Dopo 46 Anni E’ Ancora Un Gran Disco, Ed Ora E’ Pure Migliorato! Gregg Allman – Laid Back Deluxe Edition

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Gregg Allman – Laid Back Deluxe Edition – Mercury/Universal 2CD

Il 2019 si sta dimostrando un buon anno per i fan della Allman Brothers Band: prima i due live di Dickey Betts, quello d’archivio al Rockpalast e quello “attuale” al St. George Theatre, poi l’imperdibile quadruplo della ABB Fillmore West ’71 e, quasi in contemporanea, questa edizione doppia del disco solista più famoso di Gregg Allman, Laid Back. Correva l’anno 1973, e la ABB si era rimessa in pista alla grande dopo le tragiche perdite di Duane Allman e Berry Oakley con l’ottimo Brothers And Sisters, ma si cominciavano ad intravedere le prime crepe tra Gregg e Betts, che porteranno da lì a tre anni all’allontanamento del secondo. Nel corso del 1972 però Allman aveva già iniziato a pensare al suo primo disco solista, che portò avanti assieme al produttore Johnny Sandlin parallelamente ai lavori per Brothers And Sisters. E Laid Back risultò essere un grande disco, il migliore per molti anni nella discografia solista di Gregg, ed avvicinato solo dagli ultimi due, Low Country Blues https://discoclub.myblog.it/2011/01/12/il-notaio-conferma-grande-disco-gregg-allman-low-country-blu/  e soprattutto il suo magnifico testamento musicale Southern Blood https://discoclub.myblog.it/2017/09/07/il-vero-sudista-quasi-un-capolavoro-finale-gregg-allman-southern-blood/ .

In Laid Back il biondo tastierista (ma anche chitarrista) si stacca leggermente dallo stile del suo gruppo principale, e tra brani originali e cover cerca di presentarsi più come cantautore, anche se le influenze soul e blues non sono certo assenti anche per merito dei musicisti coinvolti nel progetto, tra i quali segnalerei senz’altro Chuck Leavell, grande protagonista al pianoforte (Gregg invece suona l’organo), Tommy Talton e Scott Boyer (entrambi della band Cowboy) alle doppie chitarre come da tradizione sudista, lo stesso Sandlin al basso, David “Fathead” Newman al sax, una lunga sfilza di backing vocalist femminili a dare un tocco gospel e, direttamente dalla ABB, Butch Trucks e Jaimoe a batteria e percussioni (e c’è posto anche per una sezione d’archi, usata però con molta misura). Oggi la Mercury ripubblica Laid Back in versione doppia deluxe (curata dal “mitico” Bill Levenson), rimasterizzando ad arte le otto tracce originali ed aggiungendo un bel numero di bonus tracks, la maggior parte delle quali inedite, rendendo quindi un ottimo servizio ad un album che è un vero piacere riscoprire, a partire dall’iniziale Midnight Rider, rifacimento più “roots” di un classico della ABB (uscito tre anni prima su Idlewild South) ma sempre canzone splendida, anzi oserei dire perfino meglio dell’originale, con la slide di Talton ed il piano di Leavell sugli scudi (e naturalmente la grande voce del leader).

Queen Of Hearts è un elegante e raffinato slow pianistico appena sfiorato dal blues, suonato splendidamente e con un intermezzo jazzato ad opera del sax di Newman, un pezzo che conferma la classe del nostro; la breve Please Call Home è una calda e vibrante soul ballad intrisa fino al midollo di umori sudisti, voce perfetta e pathos a mille, mentre Don’t Mess Up A Good Thing è un saltellante e vivace pezzo scritto dal sassofonista Oliver Sain, addosso al quale Gregg cuce un arrangiamento dal sapore gospel. These Days è proprio il futuro evergreen dell’allora giovane, ma già affermato, songwriter Jackson Browne, e la rilettura di Gregg è splendida, rispettosa della melodia originale ma con una veste “country got soul” che la eleva forse a brano migliore del disco; Multi-Colored Lady è il quarto ed ultimo pezzo scritto da Allman, una deliziosa slow song basata su piano e chitarra acustica, ed eseguita in maniera fluida e distesa. Finale con la bellissima All My Friends di Boyer, altra ballata pianistica di grande impatto emotivo e futuro classico delle esibizioni soliste di Gregg, e con una fulgida rilettura in puro soul style del celebre traditional Will The Circle Be Unbroken. Il primo CD presenta anche otto “early mixes” inediti dei pezzi appena citati, in pratica lo stesso disco ripetuto un’altra volta con versioni meno rifinite ma non troppo diverse.

Le chicche vere sono sul secondo dischetto (alcune prese dall’antologia di Gregg One More Try del 1997, ma la maggior parte inserite qui per la prima volta). Si parte con quattro demo full band, senza archi e cori, di brani che in tre casi finiranno poi su Laid Back (All My Friends, Please Call Home e Queen Of Hearts), ed uno, la squisita ballad Never Knew How Much, rimarrà in un cassetto fino a quando la ABB la ripescherà per Brothers On The Road del 1981. Molte altre tracce sono demo per sola voce e chitarra, ma comunque interessanti in quanto Gregg metteva feeling e anima anche in queste interpretazioni scarne: da segnalare God Rest His Soul, brano giovanile scritto durante il periodo Hourglass, il blues di Muddy Waters Rollin’ Stone (Catfish Blues), ed un altro omaggio a Browne con Shadow Dream Song, brano che finirà in una versione ben diversa nello sciagurato disco di Allman con Cher Two The Hard Way. Troviamo anche una solida “auto-cover” di Wasted Words (la versione ABB è su Brothers And Sisters) con Johnny Winter alla solista, una sempre bellissima These Days con steel guitar aggiunta e due ottime rehearsals con la Gregg Allman Band di God Rest His Soul e Midnight Rider incise durante le prove del tour seguente alla pubblicazione di Laid Back, tour da quale è tratto il pezzo finale, cioè una splendida e commossa Melissa registrata nel 1974 al Capitol Theatre di Passaic (vi dice qualcosa questa location?) e dedicata a Duane e Oakley.

Una ristampa eccellente quindi, per una volta senza cofanetti costosi ma con una serie di brani inediti che giustificano pienamente il ri-acquisto anche se possedete il disco originale.

Marco Verdi

Novità Prossime Venture 4. Gregg Allman – Laid Back In Versione Doppia Deluxe, Esce il 30 Agosto

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Gregg Allman – Laid Back – 2 CD Deluxe Mercury/Universal – 30-08-2019

Il primo album solista di Gregg Allman Laid Back, venne registrato nella primavera del 1973, qualche mese dopo le sessions di Brothers And Sisters, il primo disco degli Allman Brothers del post Duane Allman: poi entrambi vennero pubblicati a brevissima distanza l’uno dall’altro, quello degli Allman ad Agosto, mentre il disco solista di Gregg uscì ad Ottobre, e per promuovere l’album poi il nostro si imbarcò in tour americano con il supporto della band Cowboy e dei vari musicisti presenti nel disco di studio, con solo Chuck Leavell Jay Johnny Johanson (o Jaimoe se preferite) degli Allman Brothers, oltre ad una intera orchestra. Il LP venne prodotto da Johnny Sandlin, lo storico collaboratore della Capricorn, etichetta per la quale venne pubblicato il disco, ottenendo anche un buon riscontro di vendita, arrivando al 13° posto delle classifiche, e anche il singolo, la splendida Midnight Rider entrò nella Top 20.

Il disco era più orientato verso elementi soul e R&B rispetto ai dischi con il gruppo, anche se il blues ed il southern rock ne erano comunque gli ingredienti principali come al solito, pur non mancando anche qualche elemento country, ad esempio in These Days: oltre a Scott Boyer TommyTalton, i due Cowboy, impegnati ai vari tipi di chitarra, troviamo anche Bill Stewart, il loro batterista, Charlie Hayward, il bassista della Charlie Daniels Band, Paul Hornsby Chuck Leavell impegnati alle tastiere, in supporto dell’organo dello stesso Gregg, oltre ad una decina di vocalist di supporto, tra cui Cissy Houston, la mamma di Whitney, che era nelle Sweet Inspirations, uno dei più grandi gruppi vocali neri di supporto ai grandi del soul, basterebbe il nome di Aretha Franklin, al sax David “Fathead” Newman, e alle chitarre anche Jimmy Nalls Buzz Feiten. Un ottimo disco a cui sono stati aggiunte nel CD n°1 le “prime versioni” di tutte le otto tracce del disco, tra cui oltre a Midnight Rider svettano le cover di These Days di Jackson Browne, il traditional Will The Circle Be Unbroken Don’t Mess Up A Good Thing di Fontella Bass. Nel secondo CD, definito Demos, Outtakes & Alternates, ci sono altri 18 brani, tra cui alcune canzoni inedite nel disco originale, e anche una versione dal vivo di Melissa. Comunque qui sotto trovate la lista completa dei contenuti.

CD1: Remastered & Early Mixes]
1. Midnight Rider
2. Queen of Hearts
3. Please Call Home
4. Don’t Mess Up a Good Thing
5. These Days
6. Multi-Colored Lady
7. All My Friends
8. Will the Circle Be Unbroken
9. Midnight Rider (Early Mix)
10. Queen of Hearts (Early Mix)
11. Please Call Home (Early Mix)
12. Don’t Mess Up a Good Thing (Early Mix)
13. These Days (Early Mix)
14. Multi-Colored Lady (Early Mix)
15. All My Friends (Early Mix)
16. Will the Circle Be Unbroken (Early Mix)

[CD2: Demos, Outtakes & Alternates]
1. Never Knew How Much (Demo)
2. All My Friends (Demo)
3. Please Call Home (Demo)
4. Queen of Hearts (Demo)
5. God Rest His Soul (Solo Guitar & Vocal Demo)
6. Rollin’ Stone (Catfish Blues) (Solo Guitar & Vocal Demo)
7. Will the Circle Be Unbroken (Solo Guitar & Vocal Demo)
8. Multi-Colored Lady (Solo Guitar & Vocal Demo)
9. These Days (Solo Guitar, Piano & Vocal Demo)
10. Shadow Dream Song (Solo Guitar & Vocal Demo)
11. Wasted Words
12. These Days (Alternate Version with Pedal Steel Guitar)
13. Multi-Colored Lady (Rough Mix)
14. These Days (Rough Mix)
15. God Rest His Soul (Rehearsal)
16. Midnight Rider (Rehearsal)
17. Song for Adam / Shadow Dream Song (Solo Guitar & Vocal Demo)
18. Melissa (Live at the Capitol Theatre)

Quindi, fatevi un appunto per il 30 agosto, data in cui verrà pubblicata la ristampa, perché è un album che merita assolutamente, anche considerando che il prezzo sarà di poco superiore a quello di un singolo CD.

Bruno Conti

Nella Saga Delle Bande Southern Rock Fratello E Sorella Mancavano Ancora All’Appello. Thomas Wynn And The Believers – Wade Waist Deep

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Thomas Wynn And The Believers – Wade Waist Deep – Mascot/Provogue Records

 Questi Thomas Wynn And The Believers sono un sestetto, vengono da Orlando, Florida, quindi in un certo senso doppiamo aspettarci radici sudiste nella loro musica: se poi aggiungiamo che il babbo del leader (e della sorella Olivia, altro importante elemento nella formazione) Tom Wynn, era stato il primo batterista dei Cowboy, storica formazione di southern-rock e county che incideva per la Capricorn, questo sospetto viene confermato. Ok, non è che il batterista fosse un elemento importante in quel gruppo, ma il fatto di essere stati cresciuti da un musicista che per anni aveva gravitato nel giro degli Allman Brothers e di tutti gruppi dell’etichetta di Macon, Georgia, ha avuto un influenza decisiva sugli anni formativi di questa nuova band. Che comunque ha avuto già diverse fasi, prima come Wynn Brothers Band, tra il 2005 ed il 2008, dove accanto a Thomas e al fratello Jordan, c’era pure il padre alla batteria. Finita la prima fase il gruppo si è sciolto, ma subito, nel 2009, e (ri)partita l’avventura come Thomas Wynn & The Believers, arriva la sorella Olivia, come seconda vocalist aggiunta, spesso cantante all’unisono nei brani della band, dove troviamo già anche l’armonicista Chris “Bell” Antemesaris, tuttora in formazione, e registrano un primo album, The Reason nel 2009, e poi Brothers And Sisters nel 2012, doppiamente esplicativo nel titolo, sia per le radici sudiste, sia per il fatto di essere veramente fratello e sorella.

In quell’album arriva anche la nuova sezione ritmica, Dave Wagner, basso e Ryan Miranda, batteria, mentre per completare l’attuale formazione arriva pure, nel 2014, il tastierista Bill Fey. Nel frattempo la band si è creata la reputazione di miglior band di Orlando e zone limitrofe, e vengono notati dalla Mascot che decide di metterli sotto contratto per registrare il loro esordio con l’etichetta, questo Wade Waist Deep. Tra le fonti di ispirazione e le influenze vengono citati anche i Black Crowes, la Band, i Creedence, i Pink Floyd, come al solito praticamente chiunque suoni: ma anche la musica soul, e il gospel, grazie all’educazione religiosa ricevuta in gioventù, oltre a parecchio sano hard rock seventies di buona fattura. Nel nuovo album la prima cosa che salta all’orecchio, ripeto, è questo uso inconsueto delle voci dei due fratelli, spesso utilizzate all’unisono, con un effetto molto gradevole e anche spiazzante. In effetti a tratti sembra quasi di sentire due voci femminili, visto che  Thomas utilizza spesso i suoi registri più alti: prendete l’iniziale Man Out Of Time, un solido groove ritmico, su cui galleggiano le due voci, chitarre e tastiere grintose, un sound che potrebbe rimandare al prog anni ’70, ma anche ai primi album delle Heart, e quindi per proprietà transitiva ai Led Zeppelin; il produttore Vance Powell (White Stripes, Jack White, Chris Stapleton), accentua gli elementi hard, con la chitarra di Wynn che inizia a farsi sentire. Ma nel secondo brano, la title track Wade Waist Deep le radici sudiste prendono il sopravvento, piano elettrico e organo, tocchi di chitarre acustiche, un cantato pieno di soul del bravo Thomas, eccellenti armonie vocali, per una ballata che rimanda alla citata Band o ai Black Crowes più rootsy.

Anche Heartbreak Alley rimane su queste coordinate sonore, un suono elettroacustico, una bella melodia, un sound avvolgente con retrogusti gospel e country, il cantato intenso della coppia e un testo che gronda buoni sentimenti, mentre il sound della band rimane compatto e gagliardo; My Eyes Won’t Be Open svolta ancora di più verso il soul, un’altra bella ballata, che parte sulla voce dei due Wynn, che entrano lentamente sui rintocchi dell’elettrica e delle tastiere, e poi in un crescendo di notevole efficacia catturano l’attenzione dell’ascoltatore, sempre con la tonalità quasi unica del leader che spesso vira quasi su un falsetto appena accennato, mentre la band costruisce arrangiamenti di notevole qualità. Thin Love ricorda nell’andatura qualche elemento dei CCR, ma le voci sono più sognanti e meno travolgenti, con strati di chitarre e tastiere sempre molto vicine ad un sound assai raffinato. I Don’t Regret è un’altra notevole deep soul ballad dove si apprezza la voce espressiva di Wynn (e della sorella), ma anche la potenza d’insieme dei Believers, con un organo gospel e la chitarra che inizia a ruggire, ottimo rock got soul. You Can’t Hurt Me alza la quota rock-blues, doppie chitarre assatanate, ritmica incattivita e le voci che si impennano e, non ce lo eravamo dimenticato, Chris Bell che per la prima volta soffia con vigore nella sua armonica.

Mountain Fog parte acustica e sognante, tipo Led Zeppelin IV, Plant e Sandy Denny, poi alza l’asticella del sound verso derive decisamente più hard, ma di ottima fattura, con le elettriche che iniziano a farsi sentire. Altro momento blues-rock con la gagliarda Burn As One, di nuovo con l’armonica di Bell a dividersi il proscenio con la chitarra di Wynn, e qui più che i Black Crowes mi hanno ricordato band recenti come i Blues Pills. Di nuovo partenza pastorale per una Feel The Good che poi prende un groove incalzante e disvela una volta di più le radici gospel-soul-rock della band, con un travolgente call and response vocale tra i due fratelli, mentre Chris Bell è di nuovo presente all’armonica. Potente anche il rock “robusto” di We Could All Die Screaming dove la band mette in luce il lato più muscolare della propria musica, con le chitarre in overdrive. E pure la violentissima e chitarristica Turn In Into Gold, è un’altra scarica di adrenalinico rock-blues, oltre sette di minuti di poderoso rock che scalda gli animi e ci consegna una “nuova” ottima band da gustare: se vi piacciono SIMO, JJ Grey & Mofro, quel mondo insomma. Esce il 19 maggio.

Bruno Conti