Il Magico Mondo Di Robin Pecknold Capitolo Quarto. Fleet Foxes – Shore

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Fleet Foxes – Shore – Epitaph-Anti

Questo album è stato reso disponibile per il download alle 15 e 31 minuti dello scorso 22 settembre, nell’esatto momento in cui era stato calcolato l’equinozio, ovvero il passaggio dall’estate all’autunno. Tale pignoleria rende l’idea dell’estrosa personalità di Robin Pecknold, l’indiscusso leader dei Fleet Foxes, giunti alla quarta uscita, a distanza di dodici anni dal loro omonimo brillantissimo esordio. Shore, (che verrà pubblicato nel suo formato fisico in questo mese di febbraio il giorno 5) già dal titolo e dall’immagine di copertina ci indica le ambiziose intenzioni del suo autore, vale a dire creare un disco che suoni semplice e sofisticato allo stesso tempo, ennesimo tentativo di coniugare modernità e classicismo, avventura e approdo sicuro, come la battigia del titolo evoca la zona dove terra e mare si incontrano e si fondono l’una con l’altro.

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La sua gestazione è partita due anni fa, essendo stato registrato in gran parte a New York negli studi di Aaron Dessner dei National e poi completato in Francia e a Los Angeles, con l’apporto di numerosi musicisti ospiti. Tanta musica, ma i testi sono arrivati solo lo scorso giugno, in pieno lockdown, lasciando l’impressione più di una prova da solista che di un lavoro di gruppo. A conferma di ciò Pecknold ha dichiarato di voler rientrare in studio quest’anno per incidere la decina di canzoni rimaste fuori da Shore insieme ai suoi attuali compagni di viaggio, il chitarrista Skyler Skjelset, il bassista Christian Wargo, il tastierista Casey Wescott e il polistrumentista Morgan Henderson. Rispetto al precedente Crack-Up https://discoclub.myblog.it/2017/06/02/fortunatamente-non-si-sono-persi-per-strada-anteprima-fleet-foxes-crack-up/  qui si apprezza una maggiore immediatezza e solarità. Sono presenti tutti gli ingredienti che hanno reso i Fleet Foxes una band di culto per un pubblico molto variegato, che comprende new hippies, appassionati di folk prog inglese, nostalgici delle sonorità californiane degli anni settanta, seguaci del folk revival dell’ultima decade o semplici estimatori di pop raffinato.

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Photo Credit Emily Johnston

Già nell’iniziale suite Wading In Waist-High Water che sfocia in Sunblind veniamo proiettati in una dimensione sospesa tra reale e fantastico, in cui all’iniziale arrangiamento vocale degli ospiti San Fermin fa seguito una di quelle melodie vincenti che Pecknold ha ereditato dal maestro Brian Wilson  . Can I Believe You prosegue il viaggio spirituale del suo autore tra cori sognanti e chitarre che riportano indietro agli anni sessanta https://www.youtube.com/watch?v=L2E2DpWO3-Y , mentre Jara si apre e si sviluppa con le allucinazioni vocali della cantante e compositrice Meara O’Reilly che accentuano il suo carattere atemporale https://www.youtube.com/watch?v=YWJSKwgQjSs . Featherweigh e la successiva A Long Way Past The Past sono impreziosite dal notevole apporto canoro degli Whitney, band emergente di Chicago, e si rivelano una vera delizia per le orecchie. For A Week Or Two è un breve onirico intermezzo (con tanto di coda con cinguettio di uccellini), che sfocia nella turgida Maestranza. Young Man’s Game spinge sull’acceleratore in territori consoni ai gioielli della premiata ditta Crosby, Stills & Nash https://www.youtube.com/watch?v=OHsGsMD9wW0 , prima di un’oasi intima ed acustica intitolata I’m Not My Season.

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Gli ultimi fuochi d’artificio di questo album piacevolissimo amplificano la nostra immaginazione con le stratificazioni vocali e i contrappunti jazz della suite Quiet Air/Gioia e con l’uso solenne degli ottoni nella sognante Going-To-The-Sun Road, (splendido il finale con gli ultimi versi cantati in portoghese dall’ospite Tim Bernardeshttps://www.youtube.com/watch?v=DQ48DeooyTQ . Ancora un gioiellino acustico con ricamo di fiati in Thymia, poi uno dei vertici della raccolta, Cradling Mother, Cradling Woman, che parte quasi citando la DèjaVu di David Crosby per poi esplodere in una sovrapposizione di suoni e voci davvero efficace https://www.youtube.com/watch?v=n2SZCIZrllc . La chiusura è riservata alla lenta e meditativa title-track, manifesto di un lavoro che nelle stesse parole del suo giovane autore “deve esistere in uno spazio subliminale tra passato e presente, in una dimensione spirituale che comunichi un senso di sollievo”. Per quanto mi riguarda, missione compiuta mister Pecknold!

Marco Frosi

Replay. Succedeva Giusto 50 Anni Fa! La Rhino Ha Pubblicato Il 2 Agosto Il Mega Cofanetto Del Secolo: Edizione Limitata E Numerata in 38 CD Per Woodstock Back To The Garden The Definitive 50th Anniversary Archive

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Woodstock – Back To The Garden: The Definitive 50th Anniversary Archive – 38 CD + 1 Blu-ray – Rhino Tiratura Limitata E Numerata 1969 Copie!! – 02-08-2019

Quest’anno è il 50° Anniversario Dei Famosi “3 Giorni Di Pace E Musica” che si tennero in quel di Woodstock dal 15 al 18 agosto del 1969 (in effetti quattro perché alcune esibizioni, tra cui quella conclusiva di Jimi Hendrix, si tennero la mattina di lunedì 18 agosto, e per essere ancora più precisi il luogo esatto fu Bethel, una piccola località nei pressi di New York, vicina appunto alla cittadina di Woodstock). Come avrete letto o sentito era stata annunciata da Michael Lang, l’organizzatore della manifestazione originale, una edizione per festeggiare il 50° Anniversario Dell’Evento da tenersi a Watkins Glen tra il 16 ed il 18 agosto del 2019, ma poi il 29 aprile molti degli sponsors e degli investitori coinvolti nel finanziamento della produzione hanno annunciato che il Festival era stato cancellato. Ma Lang e gli altri organizzatori hanno cercato lungamente di tenere ugualmente lo spettacolo, ma poi all’inizio di agosto il “nuovo” Fesival è stato definitavamente cancellato. Tra i musicisti annunciati c’erano anche alcuni dei principali protagonisti della Woodstock originale: John Fogerty (dei Creedence Clearwater Revival), Carlos Santana (dei Santana), David Crosby (in rappresentanza di Crosby, Stills & Nash), Melanie, John Sebastian, Country Joe McDonald, 3 dei Grateful Dead sopravvissuti (come Dead & Company), i Canned Heat, e gli Hot Tuna (con due dei Jefferson Airplane originali). Alla fine però, come detto, non se ne è fatto nella, per cui occupiamoci della notizia certa.

La Rhino ha pubblicato il 2 agosto, con vendita solo sul proprio sito, questa mega versione “definitiva” che contiene le esibizioni complete di tutti gli artisti che si esibirono al Festival, quasi, perché mancano 2 brani di JImi Hendrix, la cui famiglia non ha dato l’autorizzazione alla pubblicazione, e uno degli Sha Na Na, per problemi tecnici: un totale di 432 brani, 267 mai pubblicati prima, divisi su 38 CD, più il Blu-ray della Director’s Cut ampliata del film, un libro rilegato con la storia del Festival raccontata da Michael Lang, la replica del poster e dei programmi originali, le stampe delle foto di Henry Diltz e una tracolla per chitarra. Il tutto inserito in una confezione di legno compensato e tela con copertina serigrafata, in tiratura limitata e numerata, manco a dirlo, di 1969 copie. Questa edizione costava, per quei pochi che se la sono potuta permettere in giro per il mondo, la modica cifra di 799.98 dollari (per noi europei ed italiani, tradotto e maggiorato con l’aggiunta di spese di spedizione, spese doganali, tasse e quant’altro, voleva dire circa 1000 euro presumo, ed è andata comunque completamente esaurita, ebbene sì! La lista completa dei brani non è stata annunciata (comunque si trovava facilmente in rete), ma gli artisti presenti, in rigoroso ordine cronologico di apparizione sono i seguenti.

 Richie Havens

Sweetwater

Bert Sommer

Tim Hardin

Ravi Shankar

Melanie

Arlo Guthrie

Joan Baez

Quill

Country Joe McDonald

Santana

John B. Sebastian

The Keef Hartley Band

The Incredible String Band

Canned Heat

Mountain

Grateful Dead

Creedence Clearwater Revival

Janis Joplin

Sly & The Family Stone

The Who

Jefferson Airplane

Joe Cocker

Country Joe & The Fish

Ten Years After

The Band

Johnny Winter

Blood, Sweat & Tears

Crosby, Stills & Nash

Crosby, Stills, Nash & Young

The Butterfield Blues Band

Sha Na Na

Jimi Hendrix

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Per fortuna la Rhino per i più poveri ha pubblicato anche due versioni (tre con il vinile quintuplo) “normali” con degli estratti dalla edizione completa. In uscita il 28 giugno abbiamo quindi avuto un cofanetto da 10 CD, definito Experience, con 162 brani a rappresentare con almeno un pezzo, anche in questo caso per la prima volta, tutti i gruppi e i solisti che si esibirono nei tre giorni. Questa versione costa “solo” circa 125 dollari o euro, mentre quella da 3 CD, definita Collection, con 42 delle più belle canzoni estratte dall’integrale, intorno ai 20 euro; “stranamente” sempre senza Jimi Hendrix in quella tripla, mi è cascato subito l’occhio leggendo la lista dei contenuti, che comunque trovate qui sotto, prima quella da 10 CD.

Disc One

Richie Havens

1. Hello!

2. “From The Prison>Get Together>From The Prison”

3. “High Flying Bird”

4. “With A Little Help From My Friends”

5. “Handsome Johnny”

6. “Freedom”

7. It seems there are a few cars blocking the road – John Morris

Sweetwater

8. “Look Out”

9. “Day Song”

10. “Two Worlds”

Bert Sommer

11. “Jennifer”

12. “And When It’s Over”

13. “America”

14. “Smile”

15. Let’s see how bright it can be – John Morris

Tim Hardin

16. “How Can We Hang On To A Dream”

17. “If I Were A Carpenter”

18. “Reason To Believe”

19. “Misty Roses”

20. We’re a pretty big city right now– John Morris

 

Disc Two

1. Somebody, somewhere is giving out some flat blue acid – John Morris

Ravi Shankar

2. “Raga Manj Kmahaj”

Melanie

3. “Momma Momma”

4. “Beautiful People”

5. “Mr. Tambourine Man”

6. “Birthday Of The Sun”

7. It’s a free concert from now on – John Morris

Arlo Guthrie

8. “Coming Into Los Angeles”

9. Lotta freaks!

10. “Wheel Of Fortune”

11. “Walking Down The Line”

12. “Every Hand In The Land”

13. Let’s just make the festival, not the other stuff – John Morris

Joan Baez

14. “The Last Thing On My Mind”

15. “I Shall Be Released”

16. He already had a very, very good hunger strike going

17. “Joe Hill”

18. “Drug Store Truck Drivin’ Man” – featuring Jeffrey Shurtleff

19. That brings us fairly close to the dawn – John Morris

20. I guess the reason we’re here is music – John Morris

Quill

21. “They Live The Life”

22. “That’s How I Eat”

 

Disc Three

1. Can those of you in the back hear well? – Chip Monck

Country Joe McDonald

2. “Janis”

3. “Donovan’s Reef”

4. “The “Fish” Cheer/I-Feel-Like-I’m-Fixin’-To-Die Rag”

5. Those wishing to be lost, those wishing to be found – Chip Monck

Santana

6. “Savor”

7. “Jingo”

8. “Persuasion”

9. “Soul Sacrifice”

10. An exciting set is understandable – Chip Monck

John B. Sebastian

11. “How Have You Been”

12. “Rainbows All Over Your Blues”

13. “I Had A Dream”

14. “Darling Be Home Soon”

The Keef Hartley Band

15. Halfbreed Medley: “Sinning For You>Leaving Trunk>Just To Cry>Sinning For You”

16. Bring Jerry’s nitroglycerin pills to the Indian Pavilion – Chip Monck

 

Disc Four

1. Go to Mr. Lang’s office right away – Chip Monck

The Incredible String Band

2. “Invocation”

3. “The Letter”

4. “Gather ‘Round”

5. “When You Find Out Who You Are”

6. If things aren’t going well for you or whatever – Chip Monck & Hugh Romney

Canned Heat

7. “Going Up The Country”

8. “Woodstock Boogie”

9. Can we have a little juice on this other microphone, please? – Bob Hite & Chip Monck

10. “On The Road Again”

11. It’s your own trip – Chip Monck

 

Disc Five

1. We’ll take care of that right away – Chip Monck

Mountain

2. “Theme For An Imaginary Western”

3. “Long Red”

4. “Who Am I But You And The Sun (For Yasgur’s Farm)”

5. “Southbound Train”

6. Open your eyes wide – Chip Monck & Joshua White

7. So many people have been able to participate in such a debacle – Ken Babbs

Grateful Dead

8. “Mama Tried”

9. It’s a sinister plot! – Ken Babbs, Country Joe McDonald, et al

10. “Dark Star”

11. “High Time”

12. You’re carrying Janis’s wah-wah pedals – John Morris

Creedence Clearwater Revival

13. “Green River”

14. “Bad Moon Rising”

15. “I Put A Spell On You”

16. It’s going to be a very long evening – Chip Monck

 

Disc Six

Janis Joplin

1. “To Love Somebody”

2. “Kozmic Blues”

3. “Piece Of My Heart”

4. Music’s for grooving, man

5. “Ball And Chain”

6. Just in case you should get any ideas about leaving – Chip Monck

Sly & The Family Stone

7. Medley: “Everyday People>Dance To The Music>Music Lover>I Want To Take You Higher”

8. Are you supposed to be up there rapping? No, man. – Abbie Hoffman & stagehand

The Who

9. “I Can’t Explain”

10. “Pinball Wizard”

11. I can dig it – Abbie Hoffman & Pete Townshend

12. “We’re Not Gonna Take It”

13. “Shakin’ All Over”

14. “My Generation”

15. Welcome this new day – Chip Monck

 

Disc Seven

Jefferson Airplane

1. “The Other Side Of This Life”

2. “Somebody To Love”

3. Let’s play it out of tune – Grace Slick

4. “3/5 Of A Mile In 10 Seconds”

5. “Won’t You Try/Saturday Afternoon”

6. We got a whole lot of orange and it was fine – Grace Slick

7. “Plastic Fantastic Lover”

8. “Volunteers”

9. If you’re too tired to chew, pass it on – Hugh Romney

10. The roads are fairly clear now – John Morris

11. This is the largest group of people ever assembled in one place – Max Yasgur

Joe Cocker

12. “Dear Landlord”

13. “Feelin’ Alright”

14. “Let’s Go Get Stoned”

15. “Hitchcock Railway”

16. “With A Little Help From My Friends”

17. Isn’t the rain beautiful? – John Morris, Barry Melton, rainstorm & audience

 

Disc Eight

Country Joe & The Fish

1. “Rock And Soul Music”

2. “Love”

3. “Silver And Gold”

4. “Rock And Soul Music” (Reprise)

Ten Years After

5. “Help Me”

6. “I’m Going Home”

7. Come down and say hello to us – Chip Monck

The Band

8. “Chest Fever”

9. “Tears Of Rage”

10. “This Wheel’s On Fire”

11. “I Shall Be Released”

12. “The Weight”

13. We’ve just had a slight change in running order – Chip Monck

 

Disc Nine

1. It’s really a drag – Chip Monck

Johnny Winter

2. “Leland Mississippi Blues”

3. “Mean Town Blues”

4. “Johnny B. Goode”

5. It just doesn’t seem to be necessary – Chip Monck

Blood, Sweat & Tears

6. “More And More”

7. “Spinning Wheel”

8. “Smiling Phases”

9. “You’ve Made Me So Very Happy”

Crosby, Stills & Nash

10. Tell ‘em who we are, man

11. “Suite: Judy Blue Eyes”

12. “Blackbird”

13. “Marrakesh Express”

Crosby, Stills, Nash & Young

14. “Sea Of Madness”

15. “Wooden Ships”

16. Bummer!

17. “49 Bye-Byes”

 

Disc Ten

The Butterfield Blues Band

1. “No Amount Of Loving”

2. “Love March”

3. “Everything’s Gonna Be Alright”

Sha Na Na

4. Test – Chip Monck & Sha Na Na

5. “Get A Job”

6. “Come Go With Me”

7. “Silhouettes”

8. “At The Hop”

9. “Duke Of Earl”

10. “Get A Job” (Reprise)

11. Thank you for making all this possible – Chip Monck

Jimi Hendrix

12. “Hear My Train A Comin’”

13. “Izabella”

14. “The Star Spangled Banner>Purple Haze”

15. Good wishes, good day, and a good life – Chip Monck

E poi, quella da 3 CD:

Disc One

1. “Handsome Johnny” – Richie Havens

2. “Freedom (Motherless Child)” – Richie Havens

3. Everybody’s ground getting comfortable? – John Morris

4. “Reason To Believe” – Tim Hardin

5. It’s deadly serious, man – John Morris

6. “Coming Into Los Angeles” – Arlo Guthrie

7. Lotta Freaks! – Arlo Guthrie

8. “Drug Store Truck Drivin’ Man” – Joan Baez With Jeffrey Shurtleff

9. Please come down – Chip Monck

10. “The “Fish” Cheer/I-Feel-Like-I’m-Fixin’-To-Die Rag” – Country Joe McDonald

11. “Jingo” – Santana

12. “Soul Sacrifice” – Santana

13. Helen Savage, please call your father – Chip Monck

14. “Darling Be Home Soon” – John B. Sebastian

15. It’s not poison! – Hugh Romney

16. “Going Up The Country” – Canned Heat

17. “On The Road Again” – Canned Heat

 

Disc Two

1. Country common sense! – Chip Monck, Country Joe Mcdonald, Ken Babbs

2. “Dark Star” – Grateful Dead

3. We’ve got the keys to your house – John Morris

4. “Bad Moon Rising” – Creedence Clearwater Revival

5. “I Put A Spell On You” – Creedence Clearwater Revival

6. “Kozmic Blues” – Janis Joplin

7. “Piece Of My Heart” – Janis Joplin

8. Medley: “Dance To The Music>Music Lover>I Want To Take You Higher” – Sly & The Family Stone

9. “We’re Not Gonna Take It” – The Who

10. “My Generation” – The Who

11. “Somebody To Love” – Jefferson Airplane

12. “Volunteers” – Jefferson Airplane

13. We must be in heaven, man! – Hugh Romney

 

Disc Three

1. I think you people have proven something to the world – Max Yasgur

2. “With A Little Help From My Friends” – Joe Cocker

3. Looks like we’re gonna get a little bit of rain – John Morris

4. “I’m Going Home” – Ten Years After

5. “The Weight” – The Band

6. “Spinning Wheel” – Blood, Sweat & Tears

7. “Suite: Judy Blue Eyes” – Crosby, Stills & Nash

8. “Sea Of Madness” – Crosby, Stills, Nash & Young

9. “Wooden Ships” – Crosby, Stills, Nash & Young

10. “Love March” – The Butterfield Blues Band

11. “At The Hop” – Sha Na Na

12. It’s been a delight seeing you – Chip Monck

Come avrebbe detto Totò “Alla faccia del bicarbonato di sodio”! Non male per una manifestazione che era nata contro il consumismo.

Bruno Conti

Canadesi Dal Cuore (E Dal Suono) Sudista. The Sheepdogs – Changing Colours

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The Sheepdogs – Changing Colours – Dine Alone Records/Warner Music Canada

Avete voglia di rituffarvi nei suoni degli anni Settanta? Siete rimasti degli inguaribili fans del buon rock sudista consumando i vostri vinili degli Allman Brothers o dei Lynyrd Skynyrd? Il vostro cuore batte forte quando parte lo splendido coro di Suite Judy Blue Eyes di Crosby, Stills & Nash? Vi ritrovate ogni tanto a canticchiare l’irresistibile (e un po’ ruffiano) ritornello di The Joker della Steve Miller Band? Vi do un consiglio: procuratevi il nuovo CD dei canadesi Sheepdogs e placherete subito tutte le vostre crisi di astinenza. La band, originaria di Saskatoon, la più popolosa città della provincia del Saskatchewan, è attiva dal 2006 ed ha già alle spalle cinque albums e due EPs. Si è formata grazie all’incontro, avvenuto in ambito scolastico, tra il chitarrista e cantante Ewan Currie e il bassista Ryan Gullen, a cui si aggregò il batterista Sam Corbett. Il trio, abbinando al proprio materiale di matrice rock-blues alcune covers dei Black Keys e dei Kings Of Leon, cominciò ad esibirsi nei locali della zona riuscendo a pubblicare un EP a nome The Breaks. Reclutato Leot Hanson come secondo chitarrista, mutarono il proprio nome in Sheepdogs e registrarono, autoproducendosi, i primi due albums intitolati Trying To Grow e Big Stand. La svolta per la loro carriera arrivò nel 2011, quando vinsero un concorso indetto dalla rivista Rolling Stone riservato a gruppi rock ancora privi di contratto discografico. Tale vittoria valse la copertina del prestigioso mensile nell’agosto di quell’anno, un contratto con l’etichetta Atlantic che ristampò subito il loro terzo disco Learn & Burn , oltre ad un secondo EP intitolato Five Easy Pieces, e la partecipazione a programmi musicali di rilievo come Late Night with Jimmy Fallon e ad importanti festival come il Bonnaroo, con conseguente aumento di fama e di vendite.

L’album omonimo, pubblicato nel 2012, diede ulteriore spinta agli Sheepdogs vincendo importanti premi della critica e piazzandosi nei primi posti delle classifiche canadesi. Il successivo Future Nostalgia del 2015 vide un parziale mutamento nella line-up della band, con l’abbandono di Leot Hanson, sostituito alla seconda chitarra da Rusty Matyas, e l’ingresso in pianta stabile del fratello minore di Currie, Shamus, che già saltuariamente in passato aveva suonato tastiere ed alcuni strumenti a fiato. Alla fine di quell’anno Matyas fu a sua volta rimpiazzato dal chitarrista di chiara matrice blues Jimmy Bowskill (ottimo anche alla lap steel guitar), che ha dato un notevole contributo, anche compositivo, alle 17 tracce del nuovo disco Changing Colours. Pronti, via! Come si diffondono le prime note del giro armonico che apre Nobody, sentirete il vostro piedino partire da solo tenendo il ritmo, mentre il vortice di chitarre, lap steel, basso e batteria si fa sempre più coinvolgente fino al ritornello assassino che vi entra nel cervello https://www.youtube.com/watch?v=hlPIp8DJUEI . Il primo singolo, I’ve Got A Hole Where My Heart Should Be, ribadisce le influenze sudiste del gruppo ed anche una evidente capacità di costruire riff semplici ed accattivanti, presenti anche nella successiva Saturday Night che pare quasi un outtake di Fly Like An Eagle della Steve Miller Band. Con Let It Roll ci immergiamo nei panorami bucolici del Tennessee o dell’Alabama, tra chitarre acustiche e lap steel in primo piano. Cambio radicale di atmosfere per The Big Nowhere, in cui compaiono i fiati e gli Sheepdogs sembrano voler citare i Santana dei tempi d’oro.

Ancora la sezione fiati apre la suadente ballad I Ain’t Cool dagli echi piacevolmente beatlesiani con brillanti armonie vocali e un bell’assolo di trombone del più giovane Currie, bravo pure al piano e all’hammond. You Got To Be A Man è tosta ma non particolarmente significativa, molto meglio la notturna Cool Down, che strizza l’occhio alla psichedelia californiana con un raffinato lavoro di chitarre e piano elettrico protagonista. Il finale in crescendo si interrompe bruscamente per dare spazio allo splendido duetto chitarristico di Kiss The Brass Ring, in puro stile Allman Bros, chiara fonte d’ispirazione anche per la solare Cherries Jubilee. Il continuo cambiar pelle nella sequenza delle canzoni è una delle doti vincenti di quest’album, come dimostra anche la lunga ed intensa I’m Just Waiting For My Time, che parte lenta con la voce supportata dal suono di un flauto per prendere corpo man mano che si sviluppa su trame che ci riportano indietro agli amati anni settanta. In Born A Restless Man gli Sheepdogs si travestono da bluegrass band e dopo l’oasi strumentale di The Bailieboro Turnaround ci mostrano come si scrive una grande country ballad con la turgida Up In Canada. C’è ancora spazio per le velleità da jam band di Hms Buffalo ed Esprit Des Corps, in cui Currie & soci tralasciano il cantato per suonare a ruota libera lungo le polverose strade che conducono a Sud, dove stanno ben piantate le loro radici. La conclusione è affidata alla luminosa Run Baby Run dove cogliamo, nelle raffinate armonie vocali, un riferimento per nulla nascosto ai numi ispiratori Crosby, Stills & Nash. Recentemente, il leader Ewan Currie, chiamato a definire il suono della sua band, ha risposto: pure, simple good-time music. Come dargli torto?

Marco Frosi

Uno Sguardo Al Passato Per Il “Bisonte” Parte 1. Neil Young – Official Release Series Discs 5-8

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Neil Young – Original Release Series Discs 5-8 – Reprise/Warner 4CD Box Set

Da anni Neil Young ci ha abituato al suo iperattivismo discografico, che purtroppo però non si riflette anche nella gestione dei suoi archivi (il secondo volume è atteso ormai da anni): tra dischi nuovi, live del passato ed album registrati ma mai pubblicati (tra un paio di settimane uscirà Hitchhiker, disco acustico inciso nel 1976 e finito nel dimenticatoio) il grande cantautore canadese non fa passare anno senza “deliziarci” con almeno una, a volte due, nuove uscite. Ogni tanto però riesce anche a buttare un occhio sulla sua discografia ufficiale: nel 2009 erano uscite le ristampe rimasterizzate dei suoi primi quattro album (unite poi in cofanetto nel 2012), l’ancora irrisolto Neil Young ed i fondamentali Everybody Knows This Is Nowhere, After The Goldrush e Harvest (una delle trilogie più belle della storia del rock), sia singolarmente che riuniti in cofanetto. Ora Neil prosegue nella revisione del suo passato discografico, pubblicando ben due box contemporaneamente (in vinile erano già usciti per il Record Store Day in versione ultra-limitata ed ultra-costosa), esaurendo di fatto gli anni settanta: oggi mi occupo del primo dei due volumi, Official Release Series Discs 5-8, e dedicherò all’altro un post separato. Questo primo cofanetto contiene dunque i quattro album che il nostro pubblicò all’indomani del grande successo di Harvest, quattro dischi problematici e che spiazzarono non poco il pubblico che si aspettava un bis del lavoro del 1972: il box è importante anche perché presenta per la prima volta in assoluto in CD il live del 1973 Time Fades Away, unico album di Young che mancava su supporto digitale, rimandato più volte negli anni dal canadese, che evidentemente non deve amarlo molto (gli altri tre titoli sono On The Beach, 1974, Tonight’s The Night, 1975, e Zuma, sempre 1975).

Time Fades Away è quindi il primo live album di Neil, ma è un live particolare, in quanto contiene otto canzoni all’epoca inedite (e riprese pochissimo anche negli anni a seguire), suonate in varie date americane con gli Stray Gators, la stessa band di Harvest (ma con Johnny Barbata alla batteria al posto di Kenny Buttrey, e ci sono pure David Crosby e Graham Nash ospiti in un paio di pezzi). Il disco all’epoca suscitò sconcerto tra pubblico e critica, in quanto non presentava canzoni adatte ai passaggi radiofonici, era suonato in maniera diretta e talvolta un po’ arruffata, e le canzoni erano molto poco immediate, con testi contraddistinti da un certo pessimismo (insieme ai due seguenti, questo lavoro costituirà la cosiddetta Ditch Trilogy, la “Trilogia della Fossa”, conosciuta anche come ”Trilogia del Dolore”): un album quindi che concede poco al pubblico, ma che a distanza di anni è giusto rivalutare almeno in parte, anche se resta tra i lavori minori di Young, soprattutto se pensiamo che viene subito dopo tre capolavori assoluti. I brani migliori sono la saltellante title track, il pezzo più abbordabile del disco (che infatti venne pubblicato anche come singolo, pur non riscuotendo alcun esito), due struggenti lenti pianistici come Journey Through The Past e la breve Love In Mind, l’elettrica e sinuosa Don’t Be Denied, tipica del nostro, e la fragile The Bridge. Per contro, Yonder Stands The Sinner, L.A. e Last Dance (ottima dal punto di vista chitarristico ma così così da quello dello script) sono canzoni normali, almeno per gli standard di Neil, che abbassano il livello del disco.

Le speranze dei fans di avere un altro Harvest erano dunque riposte in On The Beach, il nuovo album di studio di Young, ma sia i testi che le musiche sono ancora più cupi che in Time Fades Away, ed il suono è ancora diretto ed a tratti spigoloso. Le canzoni sono influenzate dai problemi sentimentali di Neil con la compagna di allora, l’attrice Carrie Snodgrass, e dallo sconforto causato dalle condizioni di salute del loro figlio Zeke, nato con gravi problemi cerebrali. In più, in studio si consumano come il pane le cosiddette honey slides, cioè frittelle a base di marijuana e miele, molto gradite sia da Neil che dai compagni di ventura (la sezione ritmica dei Crazy Horse, Billy Talbot e Ralph Molina, Levon Helm e Rick Danko della Band, i “soliti” Crosby e Nash, oltre all’amico di vecchia data Ben Keith). Un album poco amato all’epoca, ma che il tempo ha rivalutato come una delle perle minori del canadese: disco che si apre tra l’altro in maniera quasi solare con la limpida e distesa Walk On, molto bella, e poi presenta un classico assoluto come la splendida ballata See The Sky About To Rain; poi però l’atmosfera si fa plumbea, ci sono ben tre blues (non un genere abituale per Neil, anche se sono blues un po’ sui generis), come Revolution Blues, Vampire Blues (il più canonico dei tre) e soprattutto la lunga Ambulance Blues, nove minuti di grande intensità, anche se siamo più in territori folk (la parte strumentale è presa da Needle Of Death di Bert Jansch, che Young ammira oltremodo). Completano il disco il folk-blues For The Turnstiles, la malinconica title track e l’amara Motion Pictures, dedicata alla Snodgrass.

Tonight’s The Night, anche se è uscito dopo On The Beach, è stato inciso prima, e se possibile è ancora più cupo del suo predecessore/successore. Ispirato dalla morte di due amici carissimi di Neil, il roadie Bruce Berry e Danny Whitten, chitarrista dei Crazy Horse (entrambi per droga, e Whitten è omaggiato con l’inclusione di una Come On Baby Let’s Go Downtown dal vivo nel 1970 con lui alla voce solista), l’album è tetro e scuro fin dalla copertina, passando poi per i testi e le musiche, un grido di dolore lungo dodici tracce registrato live in studio, con un Neil spesso stonato  (e, nel caso di Mellow My Mind, anche parecchio ubriaco), cosa che rende il disco tra i più sinceri ed affascinanti del nostro (il gruppo che lo accompagna è praticamente il Cavallo Pazzo con Nils Lofgren al posto di Whitten, più Ben Keith). Il brano più famoso è l’incalzante title track, ripresa nel finale in maniera quasi identica, ma sono da segnalare anche il country sbilenco di Roll Another Number, l’elettrica e pressante World On A String, la pianistica e straziante Borrowed Tune, che riprende la melodia di Lady Jane dei Rolling Stones, la tonica Lookout Joe, che è una outtake di Harvest con gli Stray Gators come backing band (ed infatti suona molto più “professionale” del resto del disco), la commovente Tired Eyes. Lo stesso anno Neil riforma i Crazy Horse con Frank Sampedro nuovo chitarrista e pubblica l’ottimo Zuma, uno dei suoi dischi migliori della decade (e più ottimistico dei precedenti), che dimostra ai fans ed ai critici, che cominciavano a perdere fiducia in lui, che è ancora in grado di fare rock ad alto livello (copertina dell’album orribile a parte). Il capolavoro è sicuramente la lunga Cortez The Killer, una delle migliori rock ballads del nostro, con una notevole performance chitarristica (ancora oggi uno dei pezzi più apprezzati dal vivo); molto belle anche la ruspante Don’t Cry No Tears, che apre il disco, il bellissimo country-rock di Lookin’ For A Love, l’epica Danger Bird, la potente Barstool Blues, guitar rock al suo meglio. Con la chicca finale di Through My Sails, delicata ballata acustica con Crosby, Stills & Nash e presa dall’abortito reunion album del 1974, che sarà anche l’ultima canzone del quartetto fino al 1988.

La seconda metà degli anni settanta rimetterà Neil Young sui giusti binari, ma questo lo vedremo esaminando il secondo cofanetto.

Marco Verdi

Appendice Graham Nash – This Path Tonight: Molto Più Di Un Semplice Bonus DVD!

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Graham Nash – An Evening With Graham Nash DVD

La settimana scorsa vi avevo parlato in anteprima del nuovo lavoro di Graham Nash, This Path Tonight (comprese le tre bonus tracks disponibili solo per il download), ma adesso che ho avuto la possibilità di visionare anche il DVD allegato alla versione deluxe (che Amazon spaccia come esclusiva, ma vale solo per l’America) mi rendo conto che il contenuto merita una breve disamina a parte. Normalmente nei supporti video presentati come bonus si trovano un po’ sempre le stesse cose, tipo il making of del disco in questione, interviste ai musicisti (che pure qui non mancano), un paio di videoclip dei singoli e, quando si sentono generosi, una manciata di brani live: qui invece sono state fatte le cose in grande, in quanto il DVD, intitolato An Evening With Graham Nash, presenta appunto un intero concerto (venti canzoni) tratto dalla tournée dello scorso anno (per la precisione la data è quella a St. Louis) nella quale Nash si esibiva accompagnato esclusivamente da Shane Fontayne.

Ed il concerto, nonostante la dimensione pressoché acustica (ma Fontayne si esibisce spesso all’elettrica, rilasciando anche più di un bellissimo assolo, mentre Nash occasionalmente si siede al pianoforte) è altamente godibile e non annoia neppure per un momento: Nash, vestito con un completo di jeans ed a piedi scalzi, è in grande forma vocale e si dimostra un interprete di gran classe, oltre ad essere anche un abile intrattenitore, introducendo le canzoni sempre con brevi e divertenti aneddoti, con un’ironia da vero englishman (e la sua pronuncia è comprensibilissima). Fontayne, poi, si dimostra un gran chitarrista (ed anche buon vocalist di supporto), che sa stare nelle retrovie quando serve ma al bisogno rilascia assoli infuocati che fanno dimenticare che sul palco sono solo in due (come in Immigration Man e Chicago), un partner perfetto per Graham. Il concerto è una sorta di autobiografia in musica del nostro, che inizia con due noti brani degli Hollies (Bus Stop e King Midas In Reverse) per poi deliziare i presenti con pagine note e meno note tratte dalla sua carriera solista e dai dischi con CSN (&Y), ma anche dagli album in duo con David Crosby, inserendo in anteprima anche due dei migliori pezzi da This Path Tonight, cioè Golden Days e Myself At Last, ed anche uno tutt’ora inedito, una bella folk song dal testo arrabbiato intitolata Watch Out For The Wind, che non avrebbe sfigurato affatto sul nuovo album. Chiaramente non mancano i brani più popolari di Graham (Marrakesh Express, Just A Song Before I Go, la drammatica Cathedral, la già citata Chicago, Our House, oltre al solito gran finale di Teach Your Children), ma anche pezzi meno battuti come Marguerita e Simple Man, oltre ad una squisita ripresa a due voci del classico dei Beatles Blackbird (già eseguita più volte anche con Crosby e Stills).

Ecco comunque la setlist completa:

 

  1. Bus Stop

  2. King Midas In Reverse

  3. I Used To Be A King

  4. Marrakesh Express

  5. Immigration Man

  6. Golden Days

  7. Myself At Last

  8. Wasted On The Way

  9. Wind On The Water

  10. Our House

  11. Military Madness

  12. Simple Man

  13. Marguerita

  14. Taken At All

  15. Watch Out For The Wind

  16. Just A Song Before I Go

  17. Cathedral

  18. Chicago

  19. Blackbird

  20. Teach Your Children

Un ottimo concerto, che per pochi Euro in più non dovrebbe lasciare dubbi su quale sia la versione di This Path Tonight da avere.

Marco Verdi

La Classe Non Invecchia! Anteprima Graham Nash – This Path Tonight

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Graham Nash – This Path Tonight – Blue Castle CD/Deluxe Download/CD+DVD

Certe convinzioni e certi stereotipi sono duri a morire: è infatti opinione comune che, nell’ambito del più famoso dei supergruppi, cioè Crosby, Stills & Nash (e Young, nei rari casi in cui si è degnato), Graham Nash rappresentasse l’anello debole. Certo, se paragonato agli altri due compagni di ventura forse l’ex Hollies ha un filo di talento in meno (Neil Young è di un altro livello o, come dicono gli esperti di calcio, fa reparto da solo), ma mi viene da ridere solo al pensiero di considerare uno che ha scritto brani come Marrakesh Express, Our House, Chicago, Cathedral, Just A Song Before I Go, Wasted On The Way (oltre al più grande classico di CSN, Teach Your Children) come una figura di secondo piano. Di certo non è mai stato un artista prolifico, dato che a parte i (pochi) album con il trio/quartetto di cui sopra, fino allo scorso anno aveva inciso solo cinque lavori da solista (ma per correttezza dovremmo ricordare anche i dischi in duo con David Crosby, comunque solo quattro), partendo nel 1971 con il bellissimo Songs For Beginners, inferiore al debutto del baffuto socio (il mitico If I Could Only Remember My Name) ma superiore all’esordio di Stills (che si rifarà di lì a breve con i Manassas), seguito nel 1974 dal discreto Wild Tales, dal claudicante Earth & Sky (1980), dal brutto Innocent Eyes (1986) e, dopo ben sedici anni, dall’ottimo Songs For Survivors, che anche nel titolo si riallacciava al disco di 31 anni prima e senza dubbio si piazzava appena alle sue spalle anche come qualità.

Negli ultimi anni Graham è stato molto attivo soprattutto dal punto di vista produttivo, in quanto ha curato la messa a punto degli splendidi cofanetti di Crosby, il suo e quello di Stills (nell’ordine), oltre al grandioso Live 1974 di CSN&Y, ma canzoni nuove nessuna: giunge quindi gradito questo album nuovo di zecca del musicista di Manchester, This Path Tonight (esce il 15 di Aprile, fra pochi giorni dunque), dieci canzoni (o tredici, come vedremo) proposte dal nostro con il suo consueto stile raffinato e gentile, un album sicuramente riuscito che, anche se non vale Songs For Beginners, si può tranquillamente mettere sullo stesso piano di Wild Tales.

Il disco giunge in un momento molto particolare della vita di Nash, e cioè la separazione, dopo ben 38 anni, dalla moglie Susan, e dell’innamoramento da parte del nostro per la giovane fotografa newyorkese Amy Grantham (che per quanto ne so, potrebbe anche essere la causa del divorzio, certi nonnetti ad un certo punto della vita non li tieni più, vedi anche l’ex compagno Neil con Daryl Hannah), evento che sicuramente ha dato nuova linfa ed ispirazione al nostro, il quale non manca però di portare alla ribalta anche i consueti temi di attualità (ed è un peccato non avere davanti i testi, mai banali nel caso di Nash). Il produttore (ed anche co-autore dei brani) è Shane Fontayne, chitarrista anche di CSN dal vivo, un ottimo musicista e valido anche in consolle: una produzione classica, con un suono mai invadente (tranne forse nella title track) e completamente al servizio della voce di Graham, sempre bella e pulita nonostante le 74 primavere; la band in studio è composta da gente che dà del tu ai propri strumenti, dal batterista Jay Bellerose al pianista Patrick Warren, passando per l’organo di Todd Caldwell ed il basso di Jennifer Condos.

This Path Tonight (la canzone) dà il via al disco in modo forte e deciso, con un arrangiamento rock e ritmo cadenzato, un inizio tonico e grintoso, anche se forse un tantino sopra le righe nel sound. Myself At Last la conoscevo già (l’hanno suonata CSN lo scorso anno a Milano), una ballata gentile e tipica del suo autore, ma non per questo non degna di nota (anzi, questo è il tipo di pezzi che mi aspetto in un disco di Nash), mentre Cracks In The City ha una struttura folk ed un ritornello molto intenso. La delicata Beneath The Waves, con un ricorrente arpeggio acustico ed un drumming complesso, è un brano d’atmosfera, sofisticato ma anche poco immediato, meglio Fire Down Below, elettrica e dominata dalla chitarra di Fontayne, anche se il cantato di Graham si mantiene su toni pacati.

Another Broken Heart è di un gradino superiore: Nash canta con la consueta classe, il ritmo è sostenuto e la melodia fluida e decisamente ben costruita (ed anche il suono, elettrico ma misurato, è perfetto); Target ci presenta un Nash vicino a quello degli anni settanta, una bella canzone dal timbro folk, motivo limpido e strumentata in maniera classica, con preziosi interventi di steel, piano ed armonica. Bella anche Golden Days, con il nostro che ricorda con affetto i bei tempi della sua gioventù artistica, un gradevole pastiche dalla base acustica e squisito gusto pop, con qualche riferimento beatlesiano (anche nel testo, in quanto Nash cita All You Need Is Love); Back Home, lenta e rarefatta, con sonorità quasi alla Daniel Lanois e la raffinata Encore, ancora con rimandi sonori al passato, chiudono il CD, almeno nella sua versione “fisica”.

Sì, perché esiste anche una edizione deluxe, ma solo per il download, con ben tre brani in più: Mississippi Burning (un brano che parla di contrasti razziali, condividendo anche lo stesso titolo di un famoso film di Alan Parker), che ha un andamento quasi da filastrocca folk ed un intenso ritornello corale, Soft Place To Fall, altro pezzo tipico per Graham, ma con una costruzione melodica di prim’ordine ed un accompagnamento elettrico guidato da una bella slide (meritava di entrare nel CD fisico, è una delle migliori) e The Last Fall, che chiude definitivamente il lavoro con una dolce ballata acustica, semplice ma a cui non difetta il pathos.

Un buon ritorno sulle scene per Graham Nash: spero solo che non sia il suo ultimo lavoro, ma considerando la regolarità con cui incide qualche dubbio in proposito mi viene.

Marco Verdi

*NDB E ne esiste un’altra versione, ancora più deluxe, senza le tre tracce extra, ma con un DVD aggiunto di oltre due ore, dove vengono riproposti venti classici dal songbook di Nash (qui potete leggere i titoli dei brani http://discoclub.myblog.it/tag/graham-nash/), che provvederemo ad illustrarvi con una post(illa) ad hoc, non appena lo avremo visto, visto che il tutto, come detto, esce il 15 aprile.