Per Ora Solo Download E Streaming, Il CD Uscirà 14 Maggio! David Gray – Skellig

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David Gray – Skellig – Laugh A Minute Records

Nella seconda parte del 2020 appena concluso c’era stata una fioritura di uscite discografiche, materiale registrato durante la pandemia, sia nel corso dell’estate, come pure nei mesi precedenti, o addirittura appena prima della scoperta del Covid. E quindi le case discografiche si erano affrettate a pubblicarle, pur nella mancanza della possibilità di promuoverli con tour o apparizioni televisive. Questo in attesa che la situazione migliorasse: cosa che come stiamo vedendo non è ancora del tutto avvenuta. Per cui in questi primi mesi del 2021 dischi nuovi ne stanno uscendo abbastanza pochi, e parecchie di queste uscite avvengono prima soprattutto in download e streaming, con la pubblicazione delle versioni in CD e LP previste spesso per mesi dopo. Tra i tanti interessati da questa tendenza c’è anche David Gray, (artista inglese, diventato però quasi irlandese per adozione) che rilascia ora il nuovo Skellig per il dowload e streaming, mentre la versione in CD uscirà solo il 14 maggio: come vedete anche noi ci adattiamo a parlarne nel momento in cui vengono resi disponibili.

Gray ha ormai una discografia consistente, dieci album in studio: per il sottoscritto i migliori rimangono ancora i primi tre, A Century Ends, Flesh e Sell, Sell, Sell, anche se pure White Ladder, quello che ne ha decretato il successo globale, era un ottimo album. Poi nei successivi ha alternato lavori nei quali la componente folk, veniva arricchita, o depauperata, a seconda dei punti di vista, dall’utilizzo dell’elettronica, mai invadente, ma comunque presente. Il precedente Gold In A Brass Age era uno di questi, con Gray e il produttore Ben De Vries alle prese con tastiere e devices vari, che non hanno mai impedito di apprezzare la voce roca, vissuta, appassionata di David, cantautore inserito in quel filone della musica anglo-irlandese che discende da Van The Man, Nick Drake e altri musicisti di area folk e da alcuni cantautori americani, non derivativa (insomma, giusto un pochino) ma ispirata e correlata a queste coordinate sonore. Nel nuovo disco, l’undicesimo, il cui titolo Skellig viene da un piccolo scoglio vicino alle coste irlandesi, Gray è accompagnato da una pattuglia di musicisti irlandesi, Mossy Nolan, il collega David Kitt, Niamh Farrell and Robbie Malone, a piano, chitarre, basso, batteria, tastiere e voci sovrapposte, più la cellista classica britannica Caroline Dale.

Un disco tranquillo e sereno, dove certa rabbia e impeto di precedenti prove di Gray viene accantonato a favore di un approccio a tratti corale, come nell’iniziale title-track dove viene usato un coro di sei voci all’unisono che intonano melodie avvolgenti, sottolineate da una chitarra acustica arpeggiata à la Nick Drake, piano, organo e tastiere minimali, con risultati affascinanti. Dun Laoghaire, con la bella voce di David in primo piano, è un acquarello folk delizioso, solo per voce e chitarra, con gli altri vocalist che entrano nel finale; anche Accumulates privilegia questo ritorno al suono più raccolto dei primi album, con il cello della Dale a sottolineare la parte introduttiva, poi entra una batteria discreta ma incalzante che dà un certo vigore rock alla canzone https://www.youtube.com/watch?v=-Pj5pS-ud1U , e alla voce accorata del nostro. Heart And Soul potrebbe essere il manifesto dei capisaldi della propria musica, tra delicati palpiti e deliziose melodie amorose, mentre Laughing Gas è una bella ballata pianistica, appena “lavorata” a livello di suono, con lo struggente cello della Dale in evidenza.

La tenera False Gods è quasi consolatoria, Deep Water Swim, altra ballata solenne con Morrison, e il primo Springsteen, nel DNA, lascia poi spazio al lento ma inesorabile crescendo della lunga Spiral Arms e della bucolica Dares My Heart Be Free, con squarci quasi mistici delle campagne del Nord, con una voce femminile a contrappuntare quella di Gray. Molto bella anche House With No Walls, con il fingerpicking ad accompagnare la voce di David, che poi si lascia andare alle dolcezze non svenevoli di un’altra ballata pianistica come It Can’t Hurt More Than This, dove la voce di Gray ricorda molto quella del Bono più intimista https://www.youtube.com/watch?v=yt1QHkBExl8  e anche la conclusiva All That We Asked For ha questo empito di serenità conquistata a fatica attraverso una interpretazione struggente https://www.youtube.com/watch?v=nslKfgnv_PY . Un buon disco che dovrebbe piacere agli amanti della musica di un David Gray particolarmente ispirato.

Bruno Conti