Purtroppo Non E’ Un Pesce D’Aprile! The Decemberists – I’ll Be Your Girl

decemberists i'll be you girl

The Decemberists – I’ll Be Your Girl – Rough Trade/Capitol CD

In realtà questo disco è uscito lo scorso 16 Marzo, ma il fatto che ne parli oggi, che oltre che il giorno di  Pasqua è anche il primo di Aprile (giorno solitamente dedicato alle burle), ha sollecitato in me l’esigenza di specificare che non si tratta di uno scherzo, ma di una vera recensione di un album che, come vedremo tra poco, non ha davvero molte frecce al suo arco (*NDB Vedasi anche il titolo di ieri). The Decemberists sono (spero di non dover dire erano) una delle migliori band in circolazione, ed i loro due ultimi album, The King Is Dead e What A Terrible World, What A Beautiful World http://discoclub.myblog.it/2015/01/20/piu-che-terribile-bellissimo-il-disco-decemberists-what-terrible-world-what-beautiful-world/ , sono entrati in molte Top Ten dei dischi più belli delle rispettive annate, 2011 e 2015, incluso in quelle del sottoscritto (ed è decisamente riuscito anche l’esperimento folk-rock condotto insieme ad Olivia Chaney ed uscito l’anno scorso sotto il nome di Offa Rex http://discoclub.myblog.it/2017/07/22/strano-nome-a-parte-in-pratica-sono-i-decemberists-piu-olivia-chaney-che-reinventano-il-folk-rock-britannico-offa-rex-the-queen-of-hearts/ ). Per questo nuovo I’ll Be Your Girl il gruppo guidato da Colin Meloy (insieme ai fidi Chris Funk, Jenny Conlee, Nate Query e John Moen) ha però deciso di cambiare drasticamente registro, decidendo di non lavorare più con il loro abituale produttore Tucker Martine affidandosi ai servigi di John Congleton, uno che ha nel suo curriculum nomi non proprio invitanti per me come St. Vincent, Xiu Xiu e Swans.

Ma quello che più ha generato allarme tra i fans era l’annuncio che il quintetto di Portland avrebbe abbandonato le consuete atmosfere tra pop e Americana per ispirarsi al suono anni ottanta di gruppi come Depeche Mode e New Order. Ho letto diversi pareri su questo disco, dalla stroncatura più netta alla recensione positiva, e quindi ho voluto farmi un’idea mia dopo averlo ascoltato attentamente: ebbene, il risultato finale non è completamente tragico perché fortunatamente Meloy non ha perso la capacità di scrivere, e ci sono almeno tre brani che si salvano, ma il resto secondo me è da gettare alle ortiche, a causa principalmente di un suono finto, infarcito di sintetizzatori e drum machines, con arrangiamenti da mani nei capelli, che seppelliscono canzoni che con una veste sonora diversa avrebbero potuto uscire meglio. Ma ci sono anche alcuni pezzi poco riusciti, quasi come se i nostri, circondati da suoni fasulli e posticci, avessero perso il bandolo della matassa (ed ogni tanto il loro vecchio stile sembra voler emergere, ma fa molta fatica): spero che questo sia solo un (brutto) incidente di percorso, peraltro studiato a tavolino, e che non sia l’inizio di un cambio di rotta definitivo che porterà i Decemberists sulla stessa strada di Mumford & Sons, Arcade Fire e Low Anthem. Once In My Life si apre con la voce chiara di Meloy e due chitarre acustiche strimpellate con vigore, un avvio promettente che però viene in parte rovinato da una sorta di “big sound” un po’ artificioso, anche se nonostante tutto la canzone conserva una certa forza. Cutting Stone, che parte come una ballata acustica, assume quasi subito una ritmica dance anni settanta degna degli ABBA, che c’entra come i cavoli a merenda con il suono dei nostri, ed è un peccato perché il brano non era male (ma se voglio sentire gli ABBA non metto su un disco dei Decemberists).

Severed, il primo singolo, è anche peggio, un suono finto dominato da synth e drum machine, sembra di essere dalle parti di Giorgio Moroder o degli OMD: il pezzo poteva avere qualche aspetto positivo, ma il suono fa talmente schifo che non riesco a separare le due cose. Starwatcher non è nemmeno un granché come canzone, e poi il suono è davvero orripilante, mi chiedo cosa avesse in testa Meloy quando ha progettato questo album; Tripping Along avrebbe anche i suoni giusti, ma non è niente di speciale, mentre Your Ghost vorrebbe essere un brano pop solare ma riesce solo ad essere “strano” (e le chitarre dove sono?). Everything Is Awful sarebbe il titolo perfetto per questo CD (“Tutto E’ Terribile”): il suono è meno fasullo del solito, ma sempre decisamente sopra le righe. Con Sucker’s Prayer abbiamo finalmente un brano come si deve: suono giusto, melodia diretta e ritornello di presa immediata, con un delizioso sapore beatlesiano. Peccato che siamo già all’ottava canzone. We All Die Young è senza né capo né coda, brutta e persino fastidiosa https://www.youtube.com/watch?v=eR8JJdrUCaQ , ma fortunatamente con Rusalka, Rusalka/Wild Rushes abbiamo il pezzo migliore del CD: una ballata pianistica complessa e maestosa, quasi con tentazioni prog, sonorità “vere” e tracce dei Decemberists che più amiamo, con un bellissimo finale strumentale. Il dischetto si chiude con la title track, una ballata elettroacustica dallo squisito gusto melodico, una bella canzone che però mi fa ancora più arrabbiare per le puttanate elettroniche che l’hanno preceduta.  I’ll Be Your Girl è un disco da dimenticare, e pure in fretta.

Marco Verdi

P.S: colgo l’occasione per fare i migliori auguri di Buona Pasqua a blogger, collaboratori e lettori.

“Strano” Nome A Parte, In Pratica Sono I Decemberists Più Olivia Chaney Che Reinventano Il Folk-Rock Britannico! Offa Rex – The Queen Of Hearts

offa rex the queen of hearts

Offa Rex – The Queen Of Hearts – Nonesuch/Warner

In effetti un po’ il nome “misterioso” della formazione rimanda a quei gruppi storici che hanno fatto la storia del folk-rock britannico, e ai quali la band si ispira: i Fairport Convention, gli Steeleye Span, l’Albion Band, tutte formazioni in cui una voce femminile guidava un organico che era impegnato a fondere il folk tradizionale delle Isole Britanniche con il rock (e qualche traccia, più o meno percepibile, della psichedelia che imperava in quegli anni oltre oceano, nella West Coast e altrove), con creatività ma anche amore per le radici della musica popolare, e, diciamolo, una buona dose di talento nei suoi praticanti. Forse non a caso tutti questi gruppi sono stati fondati ai tempi da Ashley Hutchings, vero “genio” del folk e dell’electric folk inglese. Nel caso dei Decemberists, e nello specifico il loro leader Colin Meloy, da sempre estimatore di questo filone musicale (oltre che del rock progressivo, sempre inglese, quello più complesso) che si è professato un fan di Olivia Chaney, sin dalla pubblicazione del primo album per la Nonesuch della cantante, The Longest River, pubblicato nel 2015 (e di cui vi avevo parlato in un post doppio ad inizio 2016 http://discoclub.myblog.it/2016/01/04/recuperi-sorprese-inizio-anno-4-due-voci-femminili-scoprire-olivia-chaney-joan-shelley/ ): come racconta lei stessa, prima Meloy l’aveva contattata via Twitter esprimendo la sua ammirazione per quel album, invitandola ad andare in un tour americano con i Decemberists, e poi durante quella serie di concerti le ha proposto, con una frase che lascio volutamente in inglese, perché rende perfettamente l’idea:  ‘Have you ever thought of having a backing group? We’ll be your Albion Dance Band.'”!

Nel link del Post indicato sopra, potete trovare tutte le informazioni sulla Chaney, dei Decemberists ci siamo occupati spesso e volentieri sul Blog, basta usare la funzione ricerca e li trovate, per cui proseguiamo a vedere come è andata a finire la vicenda: intanto, per curiosità, Offa è stato un celebre Re di Mercia, un regno dell’antica Inghilterra, tra il 757 e il 796 Anno Domini, e se volete conoscerne la storia digitate in rete Offa di Mercia, ma visto che noi ci occupiamo di musica, la divulgazione culturale la lasciamo ad altri. Si diceva della proposta di Meloy, che è diventata una realtà, portando Olivia a Portland, Oregon, nella tana del leone, negli studi di Tucker Martine, per vedere cosa poteva scaturire dall’incontro tra i musicisti americani e una vera praticante del folk britannico (per quanto anche con le influenze americane citate nella recensione): insomma Sandy Denny Maddy Prior (ma anche Anne Briggs), vanno a braccetto con Joni Mitchell Natalie Merchant, nella splendida voce della Chaney, mentre i Decemberists provvedono a “ri-aggiornare” questo stile musicale, che comunque vanta ancora molti dei precursori originali in attività, e penso, oltre alla Prior e Hutchings a Richard Linda Thompson, ed altri che ricorderemo strada facendo.  Intanto lo fa andando a pescare nello stesso bacino tradizionale inglese-irlandese-scozzese da cui avevano attinto le prime band britanniche, a cavallo della fine anni ’60, primi anni ’70. Anche se la storia del disco non è solo questa: intanto agli arrangiamenti di The Queen Of Hearts ha contribuito la stessa Chaney, che nell’album, oltre a cantare con voce angelica suona pure clavicembalo elettrico, harmonium, piano, chitarra acustica e dobro, mentre Colin Meloy oltre ad essere un altro degli arrangiatori (con il resto della band) e co-produttore con Martine, suona tutti i tipi di chitarra, elettrica, classica, 12 corde ed  acustica, e, forse non è ancora stato detto, anche se si intuiva, il CD è veramente brillante e di grande qualità.

Per completare aggiungiamo che nel disco suonano pure Chris Funk, anche a lui a chitarra, mandolino, autoharp e hammered dulcimer, Nate Queery al basso, Jenny Conlee, piano elettrico Fender Rhodes, organo e fisarmonica, Jon Moen, batteria e percussioni, più Anna Fritz al cello, Ralph Carney a clarinetto e fiati, Mirabai Peart alla viola e Steve Drizos alle congas. A tratti si percepisce anche il sound abituale della band americana, specie nei brani più elettrici, ma il folk-rock (psichedelico o tradizionale) è all’ordine del giorno. Prendiamo il brano di apertura, la title track Queen Of Hearts, introdotta dal clavicembalo elettrico della Chaney poi si sviluppa in una cavalcata elettrica che sembra scaturire da Liege And Lief dei Fairport, con chitarre elettriche psych a duettare con la voce eterea e sognante di Olivia, in un pezzo dove qualcuno ha intravisto persino analogie con le prime Heart, quelle più bucoliche di inizio carriera di Dreamboat Annie. Blackleg Miner, cantata da Meloy (con Olivia poi alla seconda voce), ricorda moltissimo la versione degli Steeleye Span dal loro debutto Hark! The Village Wait, con un mandolino a guidare la melodia, mentre la versione di un altro traditional come The Gardener è direi splendida, una ballata, o “aria”, se preferite la terminologia folk, ricorda moltissimo appunto quelle ballate soffuse ed intense in cui Sandy Denny era maestra, e anche se la Chaney forse non raggiunge i vertici vocali della Sandy ci si avvicina moltissimo, con tutti i musicisti perfetti ai loro strumenti, dalla chitarra elettrica alla viola, alle tastiere, alla sezione ritmica discreta, ma comunque presente, veramente un ottimo brano. The First Time I Ever Saw Your Face è un brano celeberrimo di Ewan MacColl, un altro dei padri fondatori del revival del British folk (ha scritto anche Dirty Old Town), canzone famosa anche nella versione molto bella e quasi soft-soul di Roberta Flack, qui riacquista la sua dimensione tradizionale in un mood sonoro guidato dall’harmonium che rimanda al sound dell’Albion Dance Band a guida Shirley Collins, anche se la voce ricorda nuovamente sia la Denny che Natalie Merchant, quando affronta le canzoni folk.

Flash Company se non ricordo male dovrebbero averla cantata sia Norma Waterson (nel disco di famiglia Waterson:Carthy) che June Tabor, altre due delle grandi icone del folk inglese tuttora in attività, altra deliziosa ballata sulle ali di una chitarra elettrica e di un violino (o è una viola?) che rimanda alle più belle canzoni dei Fairport Convention di Richard Thompson e Sandy Denny, la voce, credo raddoppiata, di Olivia in questo pezzo è evocativa come raramente è dato sentire ai giorni nostri. The Old Churchyard uno dei brani più pastorali viceversa ricorda nuovamente gli Steeleye Span di Maddy Prior, anche vocalmente, tra intrecci di chitarra elettrica, tastiere, viola e harmonium, su cui svetta nuovamente la voce cristallina della Chaney. Constant Billy (Oddington) / I’ll Go Enlist (Sherborne) è un breve e coinvolgente strumentale, con la fisarmonica della Conlee a guidare letteralmente le danze, in un brano che rimanda moltissimo ai progetti più tradizionali di Hutchings nelle varie versione della Albion Band. Altro grande brano, uno dei più belli del disco è Willie o’ Wisnbury, che si ricorda in decine di versioni, forse le più famose quelle di Dick Gaughan, dei Pentangle e degli Sweeney’s Man (tra gli “antenati” dei Planxty): la rilettura degli Offa Rex, di oltre sette minuti, è un’altra di quelle canzoni dove si apprezza a fondo l’angelica voce della Chaney, ma anche la maestria del gruppo nel ricreare con pochi tocchi le malinconiche e suadenti atmosfere tipiche del miglior folk britannico. Poi replicate nelle note scandite e quasi marziali di Bonny May, altro brano legato a June Tabor, ancora pezzo corale di grande livello ed intensità. Ci avviciniamo alla fine con Sheepcrook and Black Dog, un altro dei brani più elettrici di questo CD, dove prevale l’anima più rock e psych, quasi sperimentale, del gruppo, con sciabolate di chitarre elettriche, la voce stranamente lavorata e grintosa e quell’aria tipica delle storie popolari, tra fato e disgrazie varie che si intrecciano nel racconto della canzone. L’ultimo brano viene pure dal songbook della famiglia Waterson, Lal nello specifico è l’autore di To Make You Stay, altra evocativa e sospesa ballata elettrica affidata ala voce di Colin Meloy (sempre con la doppia voce della Chaney), con chitarra acustica e pianoforte che creano altre magie sonore, orientali a tratti, che portano ad una degna conclusione questo splendido album.

Altamente consigliato, tra i migliori dischi del 2017 fino ad ora.

Bruno Conti

Ecco Il Meglio Del 2015 Secondo Disco Club. Blogger E Collaboratori Per Iniziare!

i tre pensatori

Siamo arrivati in quel periodo dell’anno in cui si fa il “giochino” dei migliori dell’anno, ovviamente parliamo di musica e dischi nello specifico: i gusti del Blog, se leggete abitualmente, li conoscete, comunque quest’anno, come vedete sopra, si sono riuniti non uno ma tre pensatori e il risultato state per leggerlo, così se magari qualcosa vi era sfuggito potete rimediare e in ogni caso, andando a ritroso, trovate più o meno tutti i dischi di cui si parla sotto, esaminati per esteso (e quelli per mancano magari verranno recuperati). A seguire, nei prossimi giorni, in una serie di Post, come tutti gli anni, ci sarà anche una disamina delle classifiche di fine anno di alcune delle riviste musicali e Blog specializzati internazionali più famosi e/o interessanti. Partiamo quindi con i tre collaboratori fissi di Disco Club e le nostre liste del Best del 2015. Inizia il sottoscritto, che poi si riserva di integrare questa lista che è quella ufficiale (ma ristretta) che andrà anche sul Buscadero, preparata al volo e dove mancano molti altri di quelli che considero i “migliori” dell’anno, comunque per partire, questo è quanto: come sempre sono in ordine casuale, né cronologico, né di posizione e neppure alfabetico:

Top 10

blue rodeo live at massey hall

 Blue Rodeo  Live At Massey Hall

 joe bonamassa muddy wolf 2 cdjoe bonamassa muddy wolf 2 dvd

Joe Bonamassa Muddy Wolf At Red Rocks

 eric clapton slowhand at 70 live at royal albert hall

Eric Clapton Slowhand At 70 Live At Royal Albert Hall

 decemberists what a terrible worlddecemberists florasongs

Decemberists What A Terrible World, What A Beautiful World + Florasongs

james mcmurtry complicated game

James McMurtry Complicated Game

 patty griffin servant of love

Patty Griffin Servant Of Love

 beth hart better than home

Beth Hart Better Than Home

richard thompon still 

Richard Thompson Still

 amy helm didn't it rain

Amy Helm Didn’t It Rain

 warren haynes ashes and dust

Warren Haynes & Railroad Earth Ashes And Dust

 

Ristampe:

 bob dylan the cutting edge bootleg series vol.12

Bob Dylan Bootleg Series vol. 12 The Cutting Edge

 bruce springsteen the ties that bind

Bruce Springsteen The Ties That Bind: The River Collection

Bruno Conti

 

Questo è quanto, per il momento, da Milano, Lombardia, passiamo ora a Valenza Po, Piemonte con le liste di Marco Verdi:

BEST OF 2015

 warren haynes ashes and dust

Disco Dell’Anno: WARREN HAYNES & RAILROAD EARTH – Ashes & Dust

 tom russell tthe rose of roscrae

Piazza D’Onore: TOM RUSSELL – The Rose Of Roscrae

Gli Altri 8 Della Top Ten:

richard thompon still

RICHARD THOMPSON – Still

 anderson east delilah

ANDERSON EAST – Delilah

 nathaniel rateliff and the night sweats

NATHANIEL RATELIFF & THE NIGHT SWEATS – Omonimo

 decemberists what a terrible world

THE DECEMBERISTS – What A Terrible World, What A Beautiful World

 tom jones long lost

TOM JONES – Long Lost Suitcase

 chris stapleton traveller

CHRIS STAPLETON – Traveller

 darlene love introducing

DARLENE LOVE – Introducing Darlene Love

 sonics this is the sonics

THE SONICS – This Is The Sonics

 

Quelli che..per un pelo:

ryan bingham fear and saturday night

RYAN BINGHAM – Fear And Saturday Night

 jimmy lafave night tribe

JIMMY LAFAVE  – The Night Tribe

 james mcmurtry complicated game

JAMES MCMURTRY – Complicated Game

 

 bob dylan the cutting edge bootleg series vol.12 18 cdgrateful dead 30 trips boxbruce springsteen the ties that bind

La Ristampa: BOB DYLAN – The Bootleg Series 12: The Cutting Edge Super Deluxe (con menzione d’onore per il box live da 80 CD dei Grateful Dead e per il box di The River del Boss, che avrebbero vinto la categoria a mani basse in qualunque altra annata)

roger waters the wall dvd

DVD/BluRay: ROGER WATERS – The Wall

beatles 1 dvd

THE BEATLES – 1+

https://www.youtube.com/watch?v=NjgvF2KbDbM

Concerto: BOB DYLAN – Milano Arcimboldi

https://www.youtube.com/watch?v=ocmJCrOz2pU

Canzone: WARREN HAYNES – Spots Of Time

NATHANIEL RATELIFF – I Need Never Get Old

 eric clapton slowhand at 70 live at royal albert hall

Disco Live: ERIC CLAPTON – Slowhand At 70 (se consideriamo il box dei Dead una ristampa)

La Cover: BOB DYLAN – That Lucky Old Sun

 dave cobb producer

Il Produttore: DAVE COBB

La Rivelazione: ANDERSON EAST

sufjan stevens carrie & lowell 

La Delusione: SUFJAN STEVENS – Carrie & Lowell (viste le recensioni entusiastiche un po’ ovunque, mi aspettavo di meglio…un disco per me monocorde ed un tantino soporifero, con canzoni che dopo un po’ sembrano tutte uguali). *NDB Ma A livello internazionale si trova in molte liste di fine anno, quindi de gustibus…

bill wyman back to basics

Disco Da Evitare: BILL WYMAN – Back To Basics

jeff lynne live hyde park dvd

Piacere Proibito: JEFF LYNNE’S ELO – Live In Hyde Park

 allman brothers idlewild south

Occasione Perduta: ALLMAN BROTHERS BAND: Idlewild South Box (intendiamoci, grandissimo disco ed il Ludlow Garage è un grandissimo live, ma forse, se davvero non c’erano inediti di studio, si poteva mettere un concerto inedito e tenersi il Ludlow per una ristampa futura)

17th Annual Critics' Choice Movie Awards - Show

Personaggio Dell’Anno: sicuramente Bob Dylan che, con estrema nonchalance, prima pubblica Shadows In The Night, un disco in cui reinventa mirabilmente una manciata di canzoni incise da Frank Sinatra, poi piazza il colpo da k.o. con quello che forse è il suo miglior Bootleg Series di sempre.

them the complete

Evento Dell’Anno “Bello”: la notizia che, finalmente, Van Morrison dovrebbe (con l’irlandese il condizionale è d’obbligo) aver dato l’ok alle ristampe potenziate di tutto il suo catalogo.

b.b. king dead

http://discoclub.myblog.it/2015/05/17/profeti-sventura-se-ne-andato-anche-b-b-king-1925-2015/

Evento Dell’Anno “Brutto”: la morte di B.B. King

Marco Verdi

 

E, last but not least, da Villanterio (PV), Lombardia ecco il meglio del 2015 secondo Tino Montanari (* NDB Ci sono anche alcuni titoli usciti nel 2014, ma visto che è un “classico” di tutti gli anni, sorvolo):

warren haynes ashes and dust

Disco Dell’Anno

Warren Haynes & Railroad Earth – Ashes & Dust

Canzone Dell’Anno

Waifs – 6000 Miles

Cofanetto Dell’Anno

Fabrizio De Andrè In Studio (14 CD + Libro)

Fotheringay nothing more

Ristampa Dell’Anno

Fotheringay – Nothing More: The Collected Fotheringay

cold and bitter tears ted hawkins

Tributo Dell’Anno

Ted Hawkins & Friends – Cold And Bitter Tears

Disco Rock

Decemberists – What A Terrible World, What A Beautiful World

waifs beautiful you

Disco Folk

Waifs – Beautiful You

asleep at thw wheel still the king

Disco Country

Asleep At The Wheel – Still The King

paul kelly merri soul sessions

Disco Soul

Paul Kelly – Paul Kelly & The Merri Soul Sessions

joe bonamassa muddy wolf 2 cd

Disco Blues

Joe Bonamassa – Muddy Wolf At Red Rocks

Disco Jazz

Danilo Rea – Something In Our Way

Disco World Music

Dom La Nena – Soyo

nathaniel rateliff and the night sweats

Rhythm & Blues

Nathaniel Rateliff – Nathaniel Rateliff & The Night Sweats

needtobreathe live from the woods

Disco Live

Needtobreathe – Live From The Woods

de gregori amore e furto

Disco Italiano

Francesco De Gregori – Amore e Furto

another-day-another-time cd

Colonna Sonora

Another Day, Another Time: Celebrating The Music Of Inside Llewyn Davis

railroad earth live red rocks

Dvd Musicale

Railroad Earth – Live At Red Rocks

GLI ALTRI

Jimmy LaFave – The Night Tribe

James McMurtry – Complicated Game

ryan adams live carnegie hall

Ryan Adams – Live At Carnegie Hall

foy vance live at bangor abbey

Foy Vance – Live At Bangor Abbey

otis taylor hey joe opus

Otis Taylor – Hey Joe Opus Red Meat

leonard cohen can't forget

Leonard Cohen – Can’t Forget A Souvenir Of The Grand Tour

richard thompon still

Richard Thompson – Still

Tom McRae & The Standing Band – Did I Sleep And Miss The Border

greg trooper live at the rock room

Greg Trooper – Live At The Rock Room

paul brady vicar st, sessions vol.1

Paul Brady – The Vicar St.Sessions Vol.1

 

beth hart better than home

Beth Hart – Better Than Home

bettye lavette worthy

Bettye Lavette – Worthy

brandi carlile the firewatcher's daughter

Brandi Carlile – The Firewatecher’s Daughter

natalie merchant paradise is there

Natalie Merchant – Paradise Is There: The New Tiger

romi mayes devil on both shoulders

Romi Mayers – Devil On Both Shoulders

dar williams emerald

Dar Williams – Emerald

shawn colvin uncovered

Shawn Colvin – Uncovered

eva cassidy nightbird

Eva Cassidy – Nightbird

6PAN1T-C PSD

Michelle Malone – Stronger Than You Think

darlene love introducing

Darlene Love – Introducing Darlene Love

 

 point quiet way and needs

Point Quiet – Ways And Needs Of A Night Horse

orphan brigade soundtrack

Orphan Brigade – Soundtrack To A Ghost Story  *NDB Bellissimo, una delle “sorprese” di fine anno, su questo ci torniamo di sicuro!

session americana pack up the circus

Session Americana – Pack Up The Circus

Continental Drifters – Drifted: In The Beginning & Beyond

blue rodeo live at massey hall

Blue Rodeo – Live At Massey Hall

lee harvey osmond beautiul scars

Lee Harvey Osmond – Beautiful Scars

black sorrows endkess sleep

Black Sorrows – Endless Sleep

Eels – Eels Royal Albert Hall

lucero all a man should do

Lucero – All A Man Should Do

ballroom thieves a wolf in the doorway

Ballroom Thieves – In Wolf In The Doorway.

Tino Montanari

Direi che per oggi è tutto, nei prossimi giorni, per arrivare al Natale, inserirò anche il meglio di riviste e siti internazionali, oltre alla seconda (e forse terza) parte del mio Personal Best, senza comunque tralasciare le solite recensioni, magari con “recuperi e sorprese” dell’anno che si sta per concludere, alla prossima.

Bruno Conti

Regalo Ai Fans O Precisa Strategia Commerciale? Intanto E’ Sempre Grande Musica! The Decemberists – Florasongs EP

decemberists florasongs

The Decemberists – Florasongs EP – Capitol CD

Uno dei dischi più belli del 2015 è senz’altro What A Terrible World, What A Beautiful World dei Decemberists http://discoclub.myblog.it/2015/01/20/piu-che-terribile-bellissimo-il-disco-decemberists-what-terrible-world-what-beautiful-world/ , un album che, nonostante sia uscito nell’ormai lontano mese di Gennaio, di sicuro ritroveremo in molte classifiche dei dieci album dell’anno (vi do un’anteprima: nella mia ci sarà). Il quintetto di Portland, Oregon, guidato dal geniale Colin Meloy (ricordo doverosamente anche gli altri: Chris Funk, Jenny Conlee, Nate Query e John Moen) è infatti ormai diventata una band sulla quale puntare, e con buone probabilità di sicurezza che ogni loro uscita discografica sarà un must. Il gruppo infatti cresce di lavoro in lavoro, e con What A Terrible World (eccetera) ha, a mio giudizio, trovato il giusto equilibrio tra rock, pop, folk e Americana, migliorando ulteriormente il già ottimo The King Is Dead del 2011 , e anche il pubblico americano ha tributato al gruppo il meritato successo mandando il disco nella Top Ten (ma il CD precedente aveva fatto ancora meglio, arrivando addirittura al numero uno). Il suono scintillante, la perfetta intesa tra i membri del gruppo, le armonie vocali e l’abilità di Meloy come songwriter hanno fatto dei Decemberists una delle band che meritano l’acquisto a scatola chiusa, e personalmente sono stato molto felice quando è uscito questo Florasongs, un EP di cinque canzoni partorite nelle stesse sessions del disco uscito a Gennaio (e prodotto anch’esso dai nostri con Tucker Martine). In realtà, come insinuo nel titolo del post, comincio a pensare che ci sia una strategia dietro a pubblicazioni come questa: non dimentichiamo infatti che anche nel 2011 a The King Is Dead era seguito nello stesso anno il mini CD Long Live The King http://discoclub.myblog.it/2011/11/06/la-band-dell-anno-the-decemberists-long-live-the-king/ , e con le stesse tempistiche (disco a Gennaio, EP in autunno), per non parlare del fatto che anche nel 2005 era successa la stessa cosa (Picaresque il CD, Picaresqueties l’EP); siccome due uscite separate nello stesso anno costano ben più di un solo CD con magari più canzoni…a pensar male si fa peccato, ma…

A parte queste considerazioni a sfondo mercantile, ciò che conta è il contenuto, ed il contenuto di Florasongs è davvero sublime, con almeno quattro quinti dei brani che non solo non avrebbero sfigurato all’interno di What A Terrible World, ma ne avrebbero addirittura aumentato il già alto valore: Meloy e soci sono ormai diventati una macchina da canzoni quasi perfetta, e con Florasongs ci regalano una ventina di minuti di grande musica nel loro stile, con l’unico problema che alla fine del mini CD ne vorremmo sentire ancora. Why Would I Now? è un limpido folk-rock con le tipiche melodie ad ampio respiro del quintetto, con accenni byrdsiani ed un suono che sembra appartenere più a The King Is Dead che all’ultimo CD. Splendida, e avrebbe dovuto stare sull’album. Riverswim ha un inizio molto evocativo, dove spiccano la chitarra acustica ed una calda fisarmonica, ed il brano è uno slow dal grande pathos, nel quale anche il pianoforte assume un ruolo importante (per non parlare del delizioso finale strumentale): anche questa è ben più di una outtake.

Fits And Starts cambia decisamente registro, un rock’n’roll molto elettrico e dal ritmo sostenuto, con sonorità quasi garage: non i Decemberists che siamo abituati a sentire, ma il risultato è comunque credibile e dà la giusta scossa di adrenalina; The Harrowed And The Haunted è stupenda, una canzone di grande impatto, che propone quella miscela di Americana e pop in cui i nostri stanno diventando dei maestri, con una melodia straordinaria ed un refrain emozionante: sicuramente il brano migliore dell’EP, ma forse lo sarebbe stato anche su What A Terrible WorldStateside chiude il dischetto (peccato non poterne ascoltare di più) con una nota malinconica, un pezzo che si basa solo sulla voce di Meloy e sulla sua chitarra elettrica, circondate da rilassanti rumori ambientali.

Un piccolo grande disco, che se possedete già What A Terrible World, What A Beautiful World diventa indispensabile.

Marco Verdi