Christy Moore Una Vera Leggenda Irlandese, Parte II

christy moore 6

LONDON, ENGLAND - JUNE 18: Irish folk singer Christy Moore performs on stage during day one of Feis Festival 2011 at Finsbury Park on June 18, 2011 in London, United Kingdom. (Photo by Simone Joyner/Redferns)

LONDON, ENGLAND – JUNE 18: Irish folk singer Christy Moore performs on stage during day one of Feis Festival 2011 at Finsbury Park on June 18, 2011 in London, United Kingdom. (Photo by Simone Joyner/Redferns)

Seconda parte.

A questo punto lasciamo i detours e torniamo alla lunghissima carriera solista del nostro, magari più condensata, visto che i primi album sono ben rappresentati in Early Years 1969-1981 Eravamo rimasti a metà anni ‘70, quando esce

Christy Moore Whatever_Tickles_Your_Fancy

Whatever Tickles Your Fancy – 1975 Polydor **** Uno dei suoi dischi migliori, suono elettrico con la chitarra di Jimmy Faulkner in bella evidenza, ben sette brani sono contenuti in Early Years, mancano solo la lunga e bellissima Van Diemen’s Land e Bunch Of Thyme.

Christy Moore ChristyMoore_ST1976

Christy Moore – 1976 Polydor **** Altro disco importante, senza basso e batteria, pure questo rappresentato quasi integralmente nella antologia, forse manca solo Scariff Martyrs https://www.youtube.com/watch?v=Ygr0V71O61E .

Christy Moore Iron_behind_velvet

The Iron Behind The Velvet – 1978 Tara ***1/2 con cinque brani nel recente triplo , mancano parecchie canzoni delle 12 di questo album, però riportate in versione dal vivo nel DVD contenuto nella confezione.

Chrsty Moore Liveindublin

Live In Dublin – 1978 Tara ***1/2 Lo stesso anno esce questo disco dal vivo, registrato in trio con Donal Lunny e Jimmy Faulkner, cinque pezzi vengono estratti per l’antologia rimasterizzata, forse avrebbe meritato anche Pretty Boy Floyd di Woody Guthrie https://www.youtube.com/watch?v=rcpyEPH–tc

H_Block_Album_by_Various_Irish_Folk_Artists

E ancora lo stesso anno esce la compilation antinucleare di artisti vari H-Block con 90 Miles From Dublin, una delle rare composizioni di Christy di quegli anni https://www.youtube.com/watch?v=W6BWiTVEhcM .

ChristyMooreAndFriends

E nel 1981 viene pubblicato Christy Moore And Friends dalla RTE, l’emittente di stato irlandese, con canzoni di Planxty, Stockton’s Wings, Ralph McTell e Mary Black, registrate dal vivo https://www.youtube.com/watch?v=I9L83z03C6w .

Gli Anni Warner 1983-1989

Dopo i due dischi con i Moving Hearts, Moore pubblica cinque/sei album per la WEA negli anni ‘80 che sanciscono la sua trasformazione in cantautore fatto e finito.

ChristyMooreTheTimeHasCome

The Time Has Come – 1983 WEA Ireland ***1/2 Registrato in coppia con Donal Lunny, contiene ben sei canzoni firmate da Christy https://www.youtube.com/watch?v=z90z6Z3-gDc , oltre a All I Remember di Mick Hanly, Section 31 di BarryMoore/Luka Bloom, Go Move Shift di Ewan MacColl e una nuova versione di Sacco And Vanzetti di Woody Guthrie. L’anno successivo esce quello che viene comunemente ritenuto uno dei suoi capolavori assoluti.

Christy Moore Ride On

Ride On – 1984 WEA Ireland ****1/2 Con la presenza fissa di Declan Sinnott a chitarre acustiche e violino, oltre a Lunny, il disco contiene la title track, una delle sue più belle canzoni di sempre https://www.youtube.com/watch?v=y6TSG-TRs_c , anche se porta la firma del grande Jimmy MacCarthy, brano poi registrato da decine di artisti nel corso degli anni, splendida la versione di Mary Coughlan https://www.youtube.com/watch?v=ftU2euHhLM8 , inoltre due a firma dello stesso Moore, come Lisdoonvarna e Viva La Quinta Brigada, tuttora nel suo repertorio live, nonché The City Of Chicago del fratello Barry, che poi la inciderà molti anni dopo come Luka Bloom, e due di Bobby Sands, il membro dell’IRA morto in prigione nel 1981, una Back Home In Derry insieme a Gordon Lightfoot https://www.youtube.com/watch?v=vMu6CNyn24o .

Christy Moore Ordinary551

Ordinary Man – 1985 WEA ***1/2 Un filo inferiore al precedente, ma con una strumentazione molto più ricca, contiene la celebre Delirium Tremens https://www.youtube.com/watch?v=7WyWTmYINfs  e, tra le migliori The Reel in the Flickering Light https://www.youtube.com/watch?v=_VSVzCsiI4w  e Quiet Desperation, oltre a St. Brendan Voyage.

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The Spirit Of Freedom – 1986 WEA *** dico benefico registrato nel 1983 per raccogliere fondi per i prigionieri politici, contiene le due canzoni di Bobby Sands.

ChristyMoore_UnfinishedR

Unfinished Revolution – 1987 WEA ***1/2 Album acustico prodotto da Donal Lunny, contiene The Other Side e The Bridge, scritte da Moore, oltre alla bellissima Biko Drum e la title track https://www.youtube.com/watch?v=qa3n0lu3AIM , nonché una ottima cover di A Pair Of Brown Eyes di Shane MacGowan dei Pogues https://www.youtube.com/watch?v=ARijcpeWRbo .

ChristyMoore_Voyage

Voyage – 1989 WEA **** l’ultimo album ad uscire negli anni ‘80 per la Warner, prodotto ancora da Donal Lunny, di nuovo con una strumentazione ricca e la presenza di svariati ospiti: Elvis Costello in Missing You https://www.youtube.com/watch?v=bCafNgZIgW4 , oltre ad essere l’autore di The Deportees Club, Sinead O’Connor in due canzoni, The Mad Lady And Me https://www.youtube.com/results?search_query=christy+moore+voyage+lady  e Middle Of The Island, oltre a Mary Black (se Christy è il re del folk irlandese, lei è la regina) che duetta in The Voyage https://www.youtube.com/watch?v=CkRSzhTeF34 . Eccellente anche una struggente versione di The First Time I Ever Saw Your Face https://www.youtube.com/watch?v=UK6qO0u7j-Y .

Gli Anni Della Consacrazione 1999-2020

Christy Moore Smoke_and_Strong_Whiskey

Smoke And Strong Whiskey – 1991 Newberry/Sony *** non un brutto disco ma con una produzione atratti fin troppo “esagerata” di Walter Samuel e Avert Abbing, che impiegano complessivamente ben sedici musicisti nell’album, tra i quali Sharon Shannon e Davy Spillane, oltre a Declan Sinnott e Eoghan O’Neill del giro Moving Hearts, comunque ci sono ben sei canzoni scritte dal nostro, quasi un record. In ogni caso spiccano Welcome To the Cabaret e una bella versione di Fairytale Of New York dell’amico Shane MacGowan https://www.youtube.com/watch?v=Fi1EIyss4YI .

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King Puck – 1993 Equator/Newberry ***1/2 Torna Donal Lunny alla produzione, c’è una ottima nuova versione di Before The Deluge di Jackson Browne https://www.youtube.com/watch?v=CwUP-9l6-8I e addirittura sette belle canzoni firmate da Moore, tra cui una lunghissima (13 minuti) e discorsiva Me And The Rose https://www.youtube.com/watch?v=0-xGLoV7DIQ , che poi diventerà un must delle sue elucubrazioni con il pubblico durante i concerti con conseguente sing-along.

Christy Moore Liveatthepoint

Live At The Point – 1994 Grapevine **** Dal vivo, si sa, Moore è una vera forza della natura ed in particolare in questo album, il primo dopo circa quindici anni. Il disco venne registrato in 12 diverse serate davanti a 50.000 persone complessivamente e ci presenta molti dei suoi classici e diverse chicche https://www.youtube.com/watch?v=kzhicxPANRo . Da avere.

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Graffiti Tongue – 1996 Grapevine **** Dopo il disco dal vivo Christy Moore decide di mantenere questo approccio, un uomo e la sua chitarra, suono scarno ma intenso, e per la prima volta nella sua carriera un intero album di canzoni nuove scritte tutte da lui, tra le quali vorrei citare almeno la bellissima Rory Is Gone, dedicata a Rory Gallagher, altre eroe nazionale irlandese scomparso l’anno prima https://www.youtube.com/watch?v=iTrs51PKueg .

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Traveller – 1999 Sony *** per l’ultimo disco della decade e del secolo, si tenta, anche a causa di una salute declinante per problemi cardiaci, che faceva temere per la sua carriera concertistica, di nuovo la strada di un suono più moderno e complesso, c’è anche The Edge degli U2: il disco non è male, per amor di Dio, ma certi usi di synth e batterie elettroniche in alcuni brani non mi convincono del tutto, anche se parte della critica era entusiasta. Si tratta di parecchie canzoni nuove, ancora scritte da Moore, con alcune riprese di classici del passato, tra cui una versione di Last Cold Kiss, costruita intorno alla voce del padre di Christy, Andy, morto ne 1956 e trasformata in un duetto virtuale, tra le nuove spicca The Sirens Voice sulla situazione dei rifugiati somali in Irlanda https://www.youtube.com/watch?v=Fo0Ag-toItk .

Christy Moore This_is_the_Day

This Is The Day – 2001 Sony ***1/2 Il sottoscritto preferisce di gran lunga questo album, co-prodotto da Donal Lunny e Declan Sinnott, che suonano con Moore nel CD e optano per un tipo di suono più tradizionale e raccolto, e benché per l’occasione ci sia solo una canzone scritta da Moore, la scelta degli altri brani è azzeccata: How Long di Jackson Browne https://www.youtube.com/watch?v=VNOpjGKFgWM , Jack Doyle di Jimmy McCarthy, Companeros di Ewan MacColl, Cry Like A Baby di Dan Penn, Victor Jara di Arlo Guthrie, tra le migliori. Dei restanti nove album che usciranno dal 2002 a oggi, ben quattro saranno dal vivo, segno di una ritrovata voglia di fare musica Live.

ChristyMoore_VicarStreet

Live At Vicar Street – 2002 Columbia Sony ***1/2 proprio questo album è un regalo inaspettato per i fans, che dopo quello del 1994 pensavano non ci sarebbero stati altri tour, e invece, in teoria per promuovere This Is The Day lo stesso trio di musicisti registra una serie di serate al famoso locale di Dublino a fine anno, con risultati, manco a dirlo, ottimi, anche se, stranamente, dell’ultimo disco troviamo una sola canzone, ma si sa che ogni tanto gli artisti non fanno la gioia delle case discografiche https://www.youtube.com/watch?v=4vA3Z2RDz20 .

Christy Moore Burning_Times

Burning Times – 2005 Sony International **** altro ottimo CD, sempre con la formula ristretta, solo lui e Declan Sinnott alle altre chitarre, oltre che produttore. Dodici canzoni, nessuna di Moore, ma una scelta eccellente per questo album dedicato a Rachel Corrie, una attivista americana uccisa da un bulldozer a Gaza nel 2003: Motherland di Natalie Merchant https://www.youtube.com/watch?v=0rDKiqyA0pM , ben due canzoni degli Handsome Family, Beeswing di Richard Thompson https://www.youtube.com/watch?v=ixi-jlc2PNM , The Magdalene Laundries di Joni Mitchell https://www.youtube.com/watch?v=BEOXhFv9MfI , The Lonesome Death Of Hattie Carroll di Bob Dylan, Changes di Phil Ochs. Una ennesima piccola meraviglia di questo gigante della musica irlandese, sempre più bravo.

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Live at the Point2006 2 CD Columbia/Sony **** Quarto album dal vivo, il più corposo della sua produzione con ben 35 canzoni: ancora una volta solo lui e Declan Sinnott propongono una ampia selezione di materiale, registrata nelle feste Natalizie tra fine 2005, inizio 2006 nel famoso locale di Dublino con una capacità posti di diverse migliaia di presenti https://www.youtube.com/watch?v=u8uQWCz0_mk . Ci sono canzoni da tutti i periodi della carriera di Moore, Planxty e Moving Hearts inclusi, e anche parecchie cover scelte con cura da chi ha compilato il CD. Peccato che (e non finisco mai di meravigliarmi) il DVD che esce, peraltro con un altro titolo, Christy Moore Live In Dublin 2006, contiene solo le canzoni del primo CD, boh. Comunque rimane uno di quelli indispensabili.

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Listen – 2009 Sony Music Ireland **** Ancora una volta registrato con Sinnott che lo produce e suona la chitarra, il disco prevede una sezione ritmica con Eleanor Healy, che oltre a suonare il basso, provvede anche alle armonie vocali, insieme a Wally Page, autore o co-autore con Christy di tre brani, che a sua volta ne firma tre, alla batteria Martin Leahy, Pat Crowley alla fisarmonica e Neil Martin al cello. Tra le canzoni ce ne sono tre già apparse in album precedenti, inclusa Rory’s Gone, quella dedicata a Rory Gallagher, una inconsueta, ma molto bella, versione di Shine On You Crazy Diamond dei Pink Floyd https://www.youtube.com/watch?v=-tZjbWkOjb0 come pure ancora una volta eccellente è tutto l’album.

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Folk Tale – 2011 Sony ***1/2 Sempre insieme all’inseparabile Sinnott, che per l’occasione inserisce anche una piccola sezione di archi, oltre a Tim Edey a accordion, chitarra e bouzouki, Gerry O’Connor banjo e violino e un paio di voci femminili, tutto il resto lo suona Declan. Il nostro amico scrive ben otto nuove canzoni, andando poi a pescare, come ha fatto peraltro in tutta la sua carriera nel songbook di vari autori irlandesi, anche poco noti. Tyrone Boys è dedicata ai guai dell’Irlanda, On Morecambe Bay alla tragedia di un migrante https://www.youtube.com/watch?v=4rR7wPofjbE , Haiti al terremoto avvenuto in Centro America, solo chitarra e la sua voce partecipe, profonda e solenne, non mancano le sue storie dedicate ad omicidi in giro per il mondo e la divertente Weekend In Amsterdam che diventerà un must dei suoi concerti https://www.youtube.com/watch?v=zp4d697VxTM , insomma il “solito” Christy Moore.

christy moore where i come from 3 cd

Where I Come From – 2003 3CD Sony Music **** è una strana compilation tripla con ben 45 brani: si tratta di un misto di canzoni nuove e ri-registrazioni di vecchi brani, tra cui spiccano North And South Of The River degli U2, parecchi brani di Donal Lunny, la title track scritta dal fratello Luka Bloom https://www.youtube.com/watch?v=fEO2hlqwjJg , parecchi pezzi di Wally Page. Non mancano alcuni pezzi registrati dal vivo e comunque sono coinvolti parecchi musicisti tra i quali spicca la voce femminile di Vickie Keating ,diventata in eguito una habitué nei suoi concerti. Anche questo consigliatissimo.

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Lily – 2016 Sony Music **** Per continuare il filotto di ottimi album esce quello che è a tutt’oggi il suo ultimo in studio, ancora una volta ricco di belle canzoni, strumentazioni rigogliose o più intime a cura al solito di Sinnott. “Solo” tre canzoni nuove di Christy Moore, tra le quali la splendida title track https://www.youtube.com/watch?v=Q0kjQTR4BKE , Lost Tribe Of The Wicklow Mountains e il tradzionale ri-arrangiato Green Growns The Laurel ed una splendida versione di Wallflower di Peter Gabriel https://www.youtube.com/watch?v=j4jnlt9DPtY . Se sarà l’ultimo disco della sua carriera (in considerazione anche dei 75 anni suonati) veramente un bel commiato. Ma il nostro amico, come riferito sulla rivista negli ultimi anni, ci regala anche due sontuosi doppi CD dal vivo

christy moore on the roadchristy moore magic nights

On The Road – 2017 2 CD Columbia Sony Music Ireland **** https://discoclub.myblog.it/2018/01/14/supplemento-della-domenica-forse-il-miglior-disco-ufficiale-dal-vivo-del-2017-christy-moore-on-the-road/

Magic Nights – 2019 2 CD Columbia Sony Music Ireland **** https://discoclub.myblog.it/2020/01/14/un-altro-doppio-cd-dal-vivo-formidabile-per-il-musicista-irlandese-christy-moore-magic-nights/

acquistabili anche in un elegante cofanetto da 4 CD intitolato, manco a dirlo Magic Nights On The Road, che se già non avete fa parte degli indispensabili della sua carriera. Quasi tutti gli album della sua discografia, non era ancora stato detto, sono stati spesso e volentieri al n° 1 delle classifiche irlandesi, o comunque almeno nella Top 10 e anche in Inghilterra Christy Moore ha avuto sempre un buon successo di vendite.

Piccola Appendice Finale

christy moore the box setchristy moore uncovered

Se il completista si annida in voi, oppure volete avere un cofanetto riepilogativo della sua carriera è consigliato anche The Box Set 1964-2004 – 6 CD Columbia Sony Music **** che pesca da tutti gli album usciti fino ad allora, ma è anche ricco di brani rari o inediti, ed infine a livello video vi consiglio, a parte i DVD dei Planxty ed il Live del 2006 ricordato poc’anzi, il bellissimo Christy Moore Uncovered **** uno splendido documentario uscito nel 2001, ricco di interviste, cenni biografici e parecchie canzoni https://www.youtube.com/watch?v=8GEqQ5QcYCo . E nel frattempo il nostro amico ha pubblicato una serie di video su YouTube intitolati The Lockdown Sessions, registrati a casa sua, questo è l’ottavo e ultimo episodio ihttps://www.youtube.com/watch?v=w-QmCd4sVvs&t=572s. , con una veloce ricerca trovate anche gli altri.

E’ tutto, lunga vita a Christy Moore, Re della musica folk irlandese.

Bruno Conti

Christy Moore Una Vera Leggenda Irlandese, Parte I

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Christy Moore 1970 1

Christopher AndrewChristyMoore nasce a Newbridge, nella Contea di Kildare, Irlanda, il 7 Maggio 1945, quindi hai ormai tagliato il traguardo dei 75 anni, e anche oltre 50 anni di carriera, visto che il primo album Paddy On The Road fu registrato con Dominic Behan ai Sound Techniques Chelsea di Londra nel 1969 e benché pubblicato da una etichetta importante come la Mercury ebbe una tiratura limitata in vinile di sole 500 copie, e poi in seguito, molti anni dopo, pubblicato anche in CDR a livello autogestito dallo stesso Christy, con una qualità sonora diciamo non impeccabile: stile musicale a grandi linee alla Dubliners https://www.youtube.com/watch?v=s1wF9Z0hpXY , con il nostro accompagnato da un gruppo di jazzisti assemblato da Behan, e come ebbe a dire lo stesso Moore, le affinità tra loro erano più intorno ad un boccale di birra che per motivi stilistici, benché il disco risentito oggi risulti piacevole, in parte influenzato anche dal nascente fenomeno del folk-rock britannico, da cui sarebbero uscite band come i Fairport Convention, gli Steeleye Span e i molti più raffinati Pentangle, oltre a decine di altre.

Christy Moore Paddy_On_The_Road_(1969)

Il nostro amico non era già più un giovane di belle speranze, considerando che aveva 24 anni, e nel Regno Unito dell’epoca molti erano quasi alla fine della carriera a quella età, George Harrison e Paul McCartney avevano solo 2-3 anni più di Moore. Comunque parecchi musicisti irlandesi si spostavano in Inghilterra dove c’erano molte più possibilità di lavorare, e anche la scena folk più tradizionale era in piena fioritura, tanto che che Christy Moore decide di tornare in Irlanda, dove nel 1972 viene pubblicato il suo primo vero album solista, ovvero

Christy Moore Prosperous_album_cover

Prosperous – 1972 Tara Music ***1/2, disco che prende il nome di una città delle Contea di Kildare, e dove il nostro amico, voce solista e chitarra, è affiancato da Andy Irvine, mandolino e mouth organ, Liam O’Flynn, uileann pipes e tin whistle e Donal Lunny, chitarra e bouzouki, che quasi subito dopo diventano i Planxty, ma nel disco in questione sono affiancati anche da Kevin Conneff, futuro Chieftains, al bodhran, Clive Collins al violino e Dave Bland alla concertina, entrando stilisticamente in contrasto con i citati Dubliners, più orientati verso un suono da pub, vicini ai Chieftains che cominciavano ad ampliare i loro orizzonti sonori, gli Sweeney’s Man, nei quali militavano proprio Irivine e Terry Woods, di lì a poco negli Steeleye Span e in futuro nei Pogues, oltre a Johnny Moynihan, prima nei Planxty e poi nei De Danann, dove andrà a sostituire proprio Irvine. Quindi come vedete c’era un forte intreccio e interscambio nel filone folk, prettamente più acustico e rigoroso, ma con nuove traiettorie sonore meno tradizionali rispetto alla tradizione, se mi scusate il bisticcio, anche se il repertorio veniva in gran parte da lì, come dimostra Prosperous, dove a fianco di un solo brano di Moore, la mossa e deliziosa I Wish I Was In England https://www.youtube.com/watch?v=e7SpMXFFRDE , c’erano ben sette traditionals arrangiati dallo stesso Christy, oltre ad un pezzo di Bob Dylan Tribute To Woody https://www.youtube.com/watch?v=fFkKmqcqOTI , uno dello stesso Guthrie The Ludlow Massacre https://www.youtube.com/watch?v=ktWxFtkL314 , che illustrano un approccio più cantautorale che già da allora è una caratteristica di Moore, ottime anche A Letter To Syracuse di Bill Caddick e Spancil Hill, famosa per un futuro duetto di Christy con un non più giovane, ma comunque sdentato ed “inebriato” Shane MacGowan https://www.youtube.com/watch?v=_iUEwB4ME3I , oltre a Raggle Taggle Gypsy ;Tabhair Dom Do Lámh  https://www.youtube.com/watch?v=RCJxHXax6LA poi nel primo Planxty.

christy moore the early years 1969-81

Ben sei delle canzoni del disco sono contenute in The Early Years 1969-1981 –2020 2CD +DVD Tara/Universal ****, che è stato il motivo scatenante di questo articolo e dalla cui recensione potete attingere per recuperare altre informazioni sul primo periodo della carriera di Moore. Nello stesso anno inizia la prima parte dell’avventura con i Planxty che si svolgerà in tre fasi e che accorpiamo qui sotto

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The Planxty Years 1972-1974 – 1979-1983 – 2004

PlanxtyAlbum

Planxty – 1973 Polydor/Shanachie****1/2 Uno dei dischi più belli dell’epopea del folk, ma lo sono tutti quelli della band: Christy Moore, Andy Irvine, Donal Lunny e Liam O’Flynn crearono una unità di intenti e una alchimia di suoni raramente riscontrati in altri gruppi dell’area celtica. Dall’apertura con il medley Raggle Taggle Gypsy / Tabhair Dom Do Lãmh, già presente in Prosperous, fino alla conclusiva The Blacksmith è tutto un susseguirsi di brani splendidi, Moore è il leader indiscusso, ma gli altri non sono dei semplici comprimari https://www.youtube.com/watch?v=SHefR3Ttd_c&t=6s . Tra reel, brani tradizionali arrangiati collegialmente, un brano di Ewan MacColl, una canzone di Andy Irvine, vari strumentali il disco, registrato a fine 1972 e pubblicato all’inizio del 1973. si ascolta con immenso piacere. Lo stesso anno esce

Planxty Wellbelowalbum

The Well Below The Valley – 1973 Polydor/Shanachie****1/2 Stessa formazione anche per questo album e pari risultati superbi, dodici brani in tutto https://www.youtube.com/watch?v=AcAPM-98JQw , con di nuovo solo un brano di Andy Irvine, mentre il resto è composto da traditionals arrangiati dalla band, quattro strumentali mi pare, tra gighe, reels e hornpipes, non vi ricordo i titoli del disco perché sono tutti eccellenti https://www.youtube.com/watch?v=0p3fN0RSmpM . L’anno successivo esce il terzo album

Planxty Coldblowplanxty

Cold Blow And The Rainy Night – 1974 Polydor/Shanachie****1/2 Già è bello dal titolo, fortemente evocativo. Per l’occasione c’è una novità significativa. In formazione entra anche il citato poc’anzi Johnny Moyniham a voce, bouzouki, violino e tin whistle, questa volta il repertorio è tutto tradzionale, proprio per sfizio vi ricordo la splendida iniziale corale Johnny Cope https://www.youtube.com/watch?v=4jjsK0-TfOk , la struggente title-track https://www.youtube.com/watch?v=si9gOQwanwc , e dal lato Moore la delicata e sognante The Lakes Of Pontchartrain, oltre alla lunga conclusiva The Green Fields Of Canada, veramente magnifica https://www.youtube.com/watch?v=iQWgdAew40o . Finita la fase uno, Christy torna alla carriera solista ma noi proseguiamo con gli altri album del gruppo.

Planxty Afterthebreak

After The Break – 1979 Tara/Shanachie***1/2 Esce Moyniham e arriva Matt Molloy al flauto, ex Bothy Band (con Lunny) e futuro Chieftains, sempre repertorio tradizionale arrangiato collegialmente, il vinile ha otto pezzi, nella versione in CD ne vengono aggiunti due. Prodotto da Donal Lunny ai Windmill Lane Studios di Dublino, l’album è forse leggermente inferiore ai tre precedenti, ma è comunque sempre un bel sentire: nel brano Smeceno Horo vengono unite le tradizioni irlandesi e bulgare https://www.youtube.com/watch?v=mHDPesWdFo8 , e una delle due bonus del CD è la bellissima canzone di Irvine The Bonny Light Horseman https://www.youtube.com/watch?v=Ooq3e_PnD68 . L’anno successivo arriva

Planxty Womaniloved

The Woman I Loved So Well – 1980 Tara/Shanachie**** Per l’occasione, oltre a Molloy che rimane come ospite, vengono inseriti in aggiunta Bill Whelan alle tastiere, Noel Hill alla concertina e Tony Linnane al violino: il disco si apre con una bella versione di un brano di Norman Blake True Love Knows No Season https://www.youtube.com/watch?v=7Msq5EubGZE , da notare un vorticoso strumentale The Tailor’s Twist con le uillean pipes di O’Flynn in evidenza e soprattutto https://www.youtube.com/watch?v=QteFInJBdG0 , mezza stelletta in più, per una epica versione di quasi 10 minuti della ballata Little Musgrave, che però tutti conosciamo come Matty Groves https://www.youtube.com/watch?v=vUTfv2P5oW4 . Altri tre anni di attesa e poi la terza reunion del gruppo con

Planxty Wordsandmusicplanxty

Words And Music – 1983 WEA/Shanachie***1/2 ancora line-up espansa con Bill Whelan, ora membro fisso e come ospiti i due violinisti Nollaig Casey e James Kelly, oltre a Eoghan O’Neill al basso elettrico, che nel 1982 era entrato a far parte dei Moving Hearts, altra band collaterale di Christy Moore di cui parliamo subito dopo l’excursus sui Planxty. In questo nuovo album da segnalare parecchi tradizionali tra i quali la lunghissima Lord Baker, arrangiata da Moore che la canta https://www.youtube.com/watch?v=qLFogBHY0Jo , una canzone di Irvine Aragon Mill , preceduta da uno strumentale https://www.youtube.com/watch?v=RzwwwMoGiCY e una ottima versione di I Pity The Poor Immigrant di Bob Dylan https://www.youtube.com/watch?v=60-eFNun2Ho . Altra lunga pausa e per la serie a volte ritornano, per la quarta volta, con un ottimo album dal vivo.

Planxty Live_2004_(Planxty)

Live 2004 – Columbia Sony Music Ireland anche in DVD**** Formazione originale a 4, si tratta di brani estratti da una serie di concerti in giro per l’Irlanda nel tour di quell’anno che riprende la storia da dove si era interrotta con grande fluidità ed eccellenti risultati, visto che dal vivo sono comunque strepitosi, e il DVD ha tre canzoni in più, con versioni magnifiche di tutti i loro classici https://www.youtube.com/watch?v=Nt4ySrsBBSQ .

Appendice 1 Planxty

Planxty Between_the_Jigs_and_the_Reels_-_A_Retrospective

Quatto anni fa esce una “piccola meraviglia” da non lasciarsi sfuggire, ecco quanto avevo scritto, mi cito: Between The Jigs And The Reels 2016 Universal Music **** una sorta di Santo Graal per i fans della band irlandese: un doppio album, CD+DVD, con il DVD come bonus (o se preferite due al prezzo di uno, anche dalla copertina non è chiaro il contenuto), anche con la sterlina che ultimamente dopo la botta della Brexit è risalita di valore, comunque a un prezzo veramente interessante, forse non di facilissima reperibilità, ma assolutamente fantastico per i suoi contenuti https://discoclub.myblog.it/2016/11/26/nuova-inattesa-sorpresa-dallirlanda-planxty-between-the-jigs-and-the-reel-cddvd/ . Il primo dischetto in effetti è “solo” un CD antologico, con 17 brani, tratti dalla loro discografia: ma comunque fondamentale anche per i completisti, con la presenza del raro singolo del 1981 Nancy Spain, che sul lato B presentava la suite composta da Donal Lunny e Bill Whelan, all’epoca in formazione, intitolata Timedance, da cui il secondo poi avrebbe preso spunto per creare la famosa serie di musiche e balletti conosciute in seguito come Riverdance.

planxty timedance

E l’altra chicca fu che il brano venne usato come pezzo da mandare in onda nell’intervallo dell’Eurovision Song Contest (il nostro Eurofestival per intenderci) tenutosi a Dublino il 4 aprile del 1981, con tanto di accompagnamento, insieme ai Planxty di una orchestra sinfonica e di una sezione ritmica https://www.youtube.com/watch?v=VnPI0qEDO5A . E lo si ritrova, in versione Live, anche nel DVD, estratto da un concerto del 1982 al National Stadium. E proprio la parte video è la grande sorpresa di questa confezione: 36 brani registrati per RTE, la televisione irlandese, tra il 1972 e il 1982, più o meno tutti inediti e il vero motivo per cui acquistare questo doppio, anche per chi ha già tutto di questa formazione, Ma che per non li conosce è comunque l’occasione per fare un incontro con uno dei più grandi gruppi della storia del revival del folk anglo-scoto-irlandese, tra innovazione e tradizione, guidato dai due grandi cantanti come Andy Irvine e Christy Moore, con l’ottimo Liam O’Flynn alle uilleann pipes e tin whistles, e il polistrumentista Donal Lunny, futuro catalizzatore anche della Bothy Band e dei Moving Hearts  (con Moore).

Appendice 2 Planxty

planxty one night in bremen

Per la serie la saga non finisce mai, nel 2018 la tedesca Mig Records pubblica One Night In Bremen ***1/2 altra ottima testimonianza di un concerto della band dell’aprile del 1979, nel corso della seconda reunion, 12 canzoni che testimoniano ancora una volta la grandezza del gruppo https://www.youtube.com/watch?v=4U1zAx-DTzI . Passiamo ora ai

Moving Hearts 1981-1985

moving hearts 1981-1985

Quattro album pubblicati tra il 1981 e il 1985, più una reunion nel 2007 per un Live a Dublino in CD+DVD, ma Christy Moore c’è solo nei primi due, ma che dischi ragazzi (non che gli altri siano brutti, visti a Milano dal vivo nel 1984 e anche senza Christy. con Mick Hanly alla voce, erano comunque un fior di gruppo)!

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Moving Hearts – 1981 Warner Music Group **** una delle prime band irlandesi nell’ambito folk celtico ad usare una strumentazione elettrica (non contiamo i gruppi scozzesi, inglesi o misti), forse con l’eccezione dei grandi Horslips, più vicini anche al rock: la formazione originale, con sette elementi prevedeva Christy Moore, voce, chitarra e bodhran, Donal Lunny, voce, bouzouki e synth, Declan Sinnott, chitarre elettriche ed acustiche, uno dei più grandi solisti usciti dalla Emerald isle, Davy Spillane, uilleann pipes, low whistle, un altro strumentista formidabile, Keith Donald sax tenore e soprano, Eoghan O’Neill, basso, anche fretless e Brian Calnan batteria. Questo album omonimo è un piccolo capolavoro: a partire dalla travolgente Hiroshima Nagasaki/Russian Roulette (siamo sempre negli anni del forte impegno anti-nucleare) https://www.youtube.com/watch?v=mAPXTVotR4w , una versione superba di Before The Deluge di Jackson Browne, che se la batte con l’originale https://www.youtube.com/watch?v=s5w5cuNbygg , un formidabile strumentale come McBrides dove girano a mille https://www.youtube.com/watch?v=C15AcKRQR3Q , solo per citarne alcune, ma tutto il disco è bellissimo. L’anno dopo esce

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Dark End Of The Street1982 Wea ***1/2 Leggermente inferiore all’esordio, ma sempre un ottimo disco: ancora una volta Christy Moore non scrive nessuna canzone, ma come canta. La famiglia a livello autorale è rappresentata dal fratello Barry Moore, il futuro Luka Bloom, che scrive l’iniziale elegiaca Remember The Brave Ones https://www.youtube.com/watch?v=PwwIs9yES8U ; fantastica anche la versione folk-rock di uno dei classici assoluti del soul come Dark End Of The Street https://www.youtube.com/watch?v=yiAK4YvUFbE . Let Somebody Know una delle rare canzoni scritte e cantate da Declan Sinnott, sentire l’assolo https://www.youtube.com/watch?v=JibGMkwMUXo  e Allende, con un infervorata interpretazione di Christy Moore https://www.youtube.com/watch?v=2PLqhasAajg .

Fine della prima parte, segue.

Bruno Conti

Un Altro Doppio CD Dal Vivo Formidabile Per Il Musicista Irlandese! Christy Moore – Magic Nights

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Christy Moore – Magic Nights  – 2 CD Yellow Furze Ltd./Columbia Sony Music Ireland

Vorrei  proporre di renderli fissi per decreto istituzionale (tanto in Italia siamo abituati), ogni due anni, all’incirca in questo periodo, un bel doppio CD dal vivo di Christy Moore:  soprattutto se sono sempre così belli, l’ultimo Magic Nights poi mi pare addirittura migliore del pur splendido On The Road, uscito sul finire del 2017 https://discoclub.myblog.it/2018/01/14/supplemento-della-domenica-forse-il-miglior-disco-ufficiale-dal-vivo-del-2017-christy-moore-on-the-road/ . Lo stesso Christy racconta che dopo il successo della precedente raccolta di registrazioni Live, la Columbia irlandese gli ha suggerito di approntare un seguito, e lui certo non si è fatto pregare, visto che, come fanno anche altri artisti, in pratica registra ogni concerto (se per caso vi eravate persi il primo doppio dal vivo la Sony ha pubblicato un bel cofanetto quadruplo che raccoglie entrambi gli album).

Quindi insieme al suo produttore Jimmy Higgins e all’ingegnere del suono David Meade sono andati a setacciare gli archivi e hanno scelto altre ventisei perle dal suo immenso repertorio, prese da diverse locations e annate. Nei vari brani si alternano i musicisti che ormai accompagnano, più o meno abitualmente, Moore: il grande Declan Sinnott, chitarre e voce, il citato produttore Jimmy Higgins a percussioni , tastiere, e voce di supporto, Cathal Hayden, al violino, banjo e viola, Mairtin O’Connor alla fisarmonica, Seamie O’Dowd , chitarra, armonica e voce, e Vickie Keating alle armonie vocali, manca solo questa volta il figlio di Christy Andy Moore rispetto al disco precedente. Nella scelta dei brani è drasticamente calata la quota di composizioni dello stesso Moore, solo due brani originali, oltre ai suoi arrangiamenti di quattro, più o meno celebri, brani tradizionali, ma la qualità rimane elevatissima: dall’iniziale Magic Nights In The Lobby Bar, registrata alla Opera House di Cork, una emozionante cavalcata sui ricordi di centinaia di notti passate a suonare la propria musica, dai tempi dei Planxty e dei Moving Hearts, sino ai giorni nostri, sulle ali della fisarmonica di O’Connor e del violino di Hayden, cullati dalla splendida voce di Christy.

Dal INEC Killarney di Kerry e con gli stessi musicisti, proviene Matty, un brano che scatena affettuosi ricordi della vecchia nonna di Moore e dei suoi racconti. Sonny’s Dreams, di Ron Hynes, uno dei tanti autori non notissimi che si alternano nei diversi pezzi, viene dalla serata alla Royal Symphony Hall di Birmingham, e prevede solo l’accompagnamento di Declan Sinnott alla slide acustica, una di quelle ballate struggenti in cui il nostro è maestro; senza stare a fare un resoconto dettagliato delle varie canzoni vi segnalo solo le più interessanti. Per esempio una magnifica versione di A Pair Of Brown Eyes, dei Pogues di Shane MacGowan, un brano raramente eseguito in concerto, perché, pur essendo uno dei suoi preferiti da cantare, come dice Moore richiede “una certa aria” e quella sera nel famoso locale di Vicar Street a Dublino evidentemente la si respirava; molto belle anche la malinconica Ringing That Bell e la squisita e corale Sail On Jimmy, la drammatica e recente Burning Times, che racconta del crudele omicidio avvenuto nell’aprile del 2019 della giornalista Lyra McKee, durante gli scontri In Irlanda, un brano ad alto contenuto emotivo, versione intensissima con il controcanto toccante di Vickie Keating, la mossa e trascinante The Tuam Beat che fa risalire le sue origini ai tempi dei Planxty, Back Home In Derry che narra le vicende di Bobby Sands nei suoi duri anni di prigionia.

Rosalita And Jack Campbell che sembra un brano della tradizione folk americana, la vedrei bene cantata da Springsteen o Tom Russell, una superba Motherland di Natalie Merchant, cantata durante il soundcheck a Liverpool. Sempre da Vicar Street, improvvisata all’impronta, una emozionante ed avvolgente Before The Deluge di Jackson Browne, con un superbo Declan Sinnott all’elettrica, una rarissima, ma non per questo meno suggestiva, versione di Cry Like A Man di Dan Penn, la divertente The Reel In The Flickering Light, e ancora una delle sue murder song più intense come Veronica, un’altra richiesta speciale nel concerto a Vicar Street, la drinking song Johnny Jump Up, una occasione per cazzeggiare con il pubblico. Anche uno dei brani più “antichi” del repertorio di Christy, come il  coinvolgente traditional Tippin’ It Up To Nancy, e sempre dal lontano passato proviene la toccante Only Our Rivers Run Free, una canzone che era sul primo album dei Planxty, qui impreziosita dal lavoro del violino di Cathal Hayden.

E a proposito di canzoni emozionanti ,sublime la versione di una canzone Hurt, scritta da Trent Reznor dei Nine Inch Nails, ma che tutti accostano ormai a Johnny Cash, con il cantante irlandese che la rende propria in modo naturale, grazie anche alla seconda voce incantevole di Vickie Keating,  in conclusione, cantata a cappella, solo con l’aiuto del bodrhan, troviamo un’altra canzone del repertorio dei Planxty come The Well Below The Valley e infine Mandolin Mountain, un brano di Tony Small, altro emergente autore irlandese , inserita di recente nel repertorio di Moore, ulteriore squisito esempio dell’immensa classe del folksinger irlandese, uno dei più grandi musicisti della scena mondiale, veramente una voce per tutte le stagioni.

Bruno Conti

Supplemento Della Domenica: Forse Il Miglior Disco Dal Vivo Ufficiale Del 2017. Christy Moore – On The Road

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Christy Moore – On The Road – Yellow Furze/Sony Music Ireland 2 CD

Christy Moore è una leggenda in Irlanda (e non solo nell’isola di Smeraldo), ma è anche uno dei più grandi cantautori attualmente in circolazione, con una produzione sterminata, iniziata con un disco del 1969 che si chiamava Paddy On The Road. Sarà un caso, ma a quasi 50 anni da quel disco esce questo doppio dal vivo che si chiama On The Road: di Moore esistono molti album Live, sia da solo che con Planxty e Moving Hearts.. Anche questa volta il buon Christy centra l’obiettivo, con quello che è il suo primo album Live doppio: registrato nel corso degli ultimi tre anni, tra Inghilterra, Irlanda e Scozia, contiene 24 brani estratti dal suo repertorio, messi in sequenza per costruire una sorta di concerto ideale, con la giusta alternanza tra brani lenti e più mossi, ballate e gighe, brani malinconici, di denuncia, ma anche canzoni briose, spesso salaci, ricche di ironia e umorismo britannico, seguito da platee adoranti pronte a cantare e a battere le mani ad ogni suo comando, ma rispettose ed attente nei momenti più intensi e struggenti, quindi il pubblico ideale per qualsiasi performer. E questa volta Christy Moore non è in solitaria, è accompagnato da un piccolo ma capace gruppo di musicisti che si alterna nelle varie date: guidati all’immancabile, e grande, Declan Sinnott, a chitarra elettrica, acustica e strumenti a corda, Jim Higgins, percussioni e batteria, Cathal Hayden, violino e banjo, Mairtin O’Connor alla fisarmonica, Seamie O’Dowd, chitarra, armonica e mandolino, oltre alle voci aggiunte di Vickie Keating e del figlio di Christy Andy Moore, che da alcuni anni lo accompagna con le sue armonie.

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Il risultato, manco a dirlo, è splendido, se amate la musica folk, irlandese e non, le canzoni d’autore, e in generale la buona musica, questo doppio è imprescindibile, anche considerando che il repertorio estrapolato da ben 16 diverse locations, quindi assai diversificato e completo, è arricchito anche da parecchie cover scelte con grande cura. L’apertura del concerto è spettacolare, con uno dei brani più amati e coinvolgenti appunto del suo repertorio, Ordinary Man, che dava il titolo ad un album del 1987, proposta nel corso degli anni in svariati arrangiamenti, in questo caso la pungente elettrica di Sinnott e il violino sono quasi interscambiabili, mentre la melodia molto cantabile la rende subito preda dei presenti che la cantano a squarciagola con Christy, che si vede costretto ad adeguarsi, con piacere, alla versione del pubblico presente al Barrowland di Glasgow; Ride On, tratta dall’omonimo album che lo stesso Moore considera tra i suoi più popolari (e in Irlanda il nostro è spesso ai vertici delle classifiche), è un brano scritto da Jimmy MacCarthy (che è stato omaggiato di recente anche da Mary Black, che ha inciso un intero disco dell’autore inglese, di cui leggerete sul Blog a breve), reso proprio dall’irlandese nel corso degli anni, sera dopo sera, una di quelle sue splendide ballate, cantate con voce profonda e risonante, dove la voce della Keating e la elegante solista di Sinnott sono elementi portanti della canzone, ascoltata in religioso silenzio dal pubblico. Che può subito scatenarsi di nuovo nella giga salace e incontenibile, a tempo di banjo e percussioni, della divertente Joxer Goes To Stuttgart, ma poi nella perfetta alternanza veloce-lento arriva una splendida Black Is The Colour, un brano tradizionale che ricordo in una altrettanto bella versione di Luka Bloom, il fratello di Christy, quando si chiamava ancora Barry Moore, nel suo primo disco Treaty Stone, con il fratello che dalla sua ha anche la voce inconfondibile e ad alto tasso evocativo, come la canzone, impreziosita dal lavoro di mandolino, armonica e violino.

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Don’t Forget Your Shovel è un’altra di quelle canzoni che prevedono la partecipazione del pubblico in un crescendo inarrestabile; altra title track The Voyage, malinconica e mesta, con la chitarra di Sinnott che cesella note mentre la voce di Moore sale e scende con dolcezza. Delirium Tremens è un immaginifico ed ironico resoconto sulle gioie e i dolori, nonché sugli effetti, dell’alcol, sostanza che ha avuto un ruolo sostanziale anche nella musica e nella vita di Shane MacGowan, di cui Moore interpreta con rispetto e devozione la meravigliosa Fairytale Of New York in una versione deliziosa. Lisdoonvarna viene ironicamente annunciata come canzone partecipante all’Eurofestival, ma in effetti è una delle più carnali, “sporche”, divertenti, eccessive e travolgenti canzoni del songbook di Christy https://www.youtube.com/watch?v=_SVo9W4QM5A ; The Cliffs Of Doonen è la più vecchia del repertorio, la facevano già i Planxty, altra ballad calda ed avvolgente, subito bilanciata dalla “delirante” Weekend In Amsterdam, cantata accapella e con continui colpi di scena nella narrazione senza limiti di parola nel resoconto delle avventure del protagonista https://www.youtube.com/watch?v=ZI4W1CyPtT0 . Viva La Quinta Brigada è uno di quei brani sociali, politici, storici, epici e collettivi, che costellano la carriera del cantautore irlandese, cantata coralmente dal pubblico. Si riparte subito con il secondo CD: City Of Chicago è una radiosa canzone del fratello Luka Bloom che l’ha reincisa per il recente Refuge http://discoclub.myblog.it/2017/10/17/dal-suo-rifugio-irlandese-un-lavoro-vibrante-e-intenso-luka-bloom-refuge/ , melodia scintillante, con la fisarmonica che ne sottolinea il tessuto sonoro incantevole; Go Move Shift un brano meno noto di Ewan MacColl (quello di Dirty Old Town e The First Time I Ever Saw Your Face) è ciò nondimeno un’altra canzone di grande spessore, degna della migliore tradizione folk irlandese.

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Si rimane in questo ambiente melanconico e raccolto anche con la successiva suggestiva Nancy Spain, cantata ancora una volta in modo evocativo da Moore che si appoggia anche sullo struggente violino di Hayden e sulle armonie corali del pubblico. Torna l’acuto e divertito storyteller per l’intrigante Lingo Politico e poi si passa al puro irish folk di The Raggle Taggle Gypsy, altro pezzo da novanta del songbook di Christy Moore, come pure la successiva St. Brendan’s Voyage, nuovamente estratta da Ordinary Man, sempre tipica del canzoniere più fortemente evocativo e corale di questo splendido musicista. Un altro che scrive canzoni non male è Richard Thompson, di cui Moore riprende Beeswing, una delle sue ballate più belle, interpretata con grande passione https://www.youtube.com/watch?v=zglpXd0gpuA ; McIlhatton francamente non la ricordavo, un brano dedicato a Bobby Sands, noto attivista politico nordirlandese, a lungo nelle prigioni inglesi, una canzone ”affettuosa” e piena di riconoscenza, costruita attorno ad un’aria musicale popolare. Ulteriore brano mesmerico ed ipnotico è la delicata Bright Blue Rose, altro pezzo di Jimmy MacCarthy, con Declan Sinnott splendido alla acustica con botteneck e alla seconda voce; non è da meno la versione da manuale di If I Get An Encore, per certi versi la parafrasi dell’intero concerto e di tutta la carriera di Moore, che comunque ci regala ancora un paio di brani prima di congedarci: North And South (Of the River), scritta con Bono e The Edge,  a cui consiglierei di andarsi a risentire quando scrivevano delle belle canzoni (perché ne hanno scritte tante, in passato), con la solista di Sinnott di nuovo sugli scudi https://www.youtube.com/watch?v=i-EbThBjons  e per ultima The Time Has Come, una delle sue migliori in assoluto, scritta con Donal Lunny e che conclude in gloria questo splendido concerto (virtuale), tra i migliori del 2017.

Bruno Conti

Ecco Un Altro Che Di Dischi Brutti Non Ne Fa Uno! Christy Moore – Lily

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Christy Moore – Lily – Sony CD

Per proseguire con il concetto del titolo, direi che li fa quasi sempre belli! In Irlanda, Christy Moore è una sorta di leggenda vivente: cantautore ed interprete raffinato, personaggio di grande carisma e rettitudine morale, attivamente impegnato socialmente e politicamente. Uomo di sinistra, ha avuto anche diversi problemi a causa dei testi delle sue canzoni, che sono state oggetto di censura ed indagine da parte della polizia irlandese, anche per il suo controverso appoggio alla causa dell’IRA (in seguito rinnegato), mentre dal punto di vista strettamente musicale le sue canzoni folk cantautorali hanno accompagnato diverse generazioni di abitanti dell’isola verde smeraldo, sia come solista (dal 1969), che come membro prima dei Planxty e poi dei Moving Hearts, riuscendo anche a vendere parecchio nella sua patria, un caso molto particolare per un artista che ha sempre parlato solo con la sua musica e senza svendere il proprio suono e la propria immagine. Personalmente l’ho scoperto tardi, all’inizio degli anni novanta (l’album King Puck), ma mi sono affezionato subito a questa figura di grande carattere nonostante l’aspetto fisico pacioso, è soprattutto cantautore (ed anche interprete di molti brani di altri) di grande forza ed espressività: un valido esempio in tal senso può essere lo splendido Graffiti Tongue del 1996, un album inciso dal nostro in completa solitudine ma talmente denso e pieno di feeling che non ci si accorge dell’assenza di una band.

Moore mancava all’appuntamento dal 2011, anno di Folk Tale (ma in mezzo è uscito il fantastico triplo Where I Come From, una retrospettiva parte in studio e parte dal vivo, con tutti i suoi classici incisi di nuovo per l’occasione), silenzio finalmente interrotto da Lily, una nuovissima collezione di canzoni (dieci) che conferma l’incapacità di Christy di fare dischi di livello medio: anzi, ad ascolto ultimato devo dire che Lily è forse uno dei più belli fatti uscire dal nostro negli ultimi vent’anni. Prodotto come al solito dal fido Declan Sinnott, Lily contiene un solo brano originale (la title track) e ben nove cover divise tra contemporanei e tradizione, il tutto suonato dal consueto manipolo di amici e fidati collaboratori (oltre al nostro e a Sinnott alle chitarre e bodhran, abbiamo Jimmy Higgins alle percussioni, Seamie O’Dowd al mandolino e chitarra, Martin O’Connor alla fisarmonica, Cathal Hayden al banjo e violino e Vicky Keating ed Andy Moore ai controcanti): tra gli autori abbiamo nomi poco noti come Paul Doran, Tony Small e Declan O’Rourke ed altri molto famosi come Peter Gabriel.

Mandolin Mountain ci fa ritrovare subito la voce intensa e riconoscibilissima del nostro, chitarra, mandolino ed una melodia profonda e toccante, ancor di più dopo due minuti grazie all’ingresso di uno struggente violino: subito grande musica. The Tuam Beat è più mossa, c’è una leggera percussione, e Christy canta con sicurezza un allegro motivo che sembra quasi una filastrocca, molto piacevole: dopo il primo ascolto vi ritroverete a canticchiarne il ritornello; The Gardener è una ballata da pelle d’oca, una di quelle per le quali Moore è famoso (anche se non è sua), con uno splendido motivo centrale impreziosito dalla seconda voce femminile, mentre Lily è un brano autobiografico (infatti è l’unico originale), una folk song straordinaria condotta da Christy con un pathos incredibile se si pensa che c’è solo la sua voce con tre strumenti in croce. Wallflower è il pezzo di Gabriel, ma Moore la spoglia di tutte le caratteristiche tipiche dell’ex Genesis e la fa diventare sua al 100% (ed il testo, che parla di prigionieri politici, è perfetto per il musicista irlandese), una qualità tipica dei grandi, ancora con la voce forte ed espressiva del leader a dominare un brano di grande valore; Oblivious, testo di Mick Blake a sfondo sociale (tratta infatti dei problemi dell’Irlanda contemporanea), è profonda ed evocativa, ancora con il nostro circondato dagli strumenti a corda ed il solito refrain emozionante, mentre The Ballad Of Patrick Murphy (del songwriter John Spillane) ha una melodia tipicamente Irish, un tipo di brano che Moore canta anche sotto la doccia ma che non mi stancherò mai di ascoltare, e l’intensità quasi si tocca con mano tanto è concreta: uno dei pezzi più belli del CD. Ottima anche Lighning, Bird, Wind, River Man, specie nel ritornello corale sottolineato dal malinconico violino di Hayden, e non è certo da meno il traditional Green Grows The Laurel, lenta, discorsiva, con la sua melodia d’altri tempi; l’album si chiude con un reading, una poesia di Dave Lordan intitolata Lost Tribe Of The Wicklow Mountains, recitata con un leggero suono in sottofondo ed un coro a bocca chiusa, e Christy che riesce ad emozionare anche parlando.

Senza dubbio Lily è uno dei dischi folk dell’anno (e non solo).

Marco Verdi