Da Evitare: Un’Altra “Mezza” Fregatura! Del Shannon – The Dublin Sessions

del shannon the dublin sessions

Del Shannon – The Dublin Sessions – S’More Entertainment/Rockbeat Records   

Che dire? Io inizierei, come si usa in questi casi, con un bel “Mah”! Ormai le etichette specializzate in ristampe sono alla spasmodica ricerca di materiale raro od inedito, o comunque di cui si vocifera tra i fans degli artisti in questione, di solito nomi importanti che magari hanno fatto la storia del rock. E di sicuro Del Shannon rientra in questa categoria. Però il cantante del Michigan è ormai scomparso suicida da quasi 30 anni e i suoi ultimi album, a parte un paio dove erano coinvolti Tom Petty e gli Heartbreakers, e nell’ultimo Rock On, uscito postumo nel 1991, anche Jeff Lynne, non brillavano certo per qualità https://www.youtube.com/watch?v=0vrnwu_yl4k . Proprio negli anni ’70 Shannon aveva raggiunto il nadir della sua carriera: affetto da alcolismo Del non sempre sapeva scegliere i suoi collaboratori e anche le scelte discografiche, tipo questa di registrare un disco in Irlanda, durante un tour del Regno Unito del 1977, con molte date fissate anche a Dublino, si era poi rivelata sbagliata, visto che il disco inciso, dopo essere stato proposto e rifiutato da varie case discografiche, alla fine non era mai stato pubblicato. E forse un motivo c’era: registrato insieme alla sua touring band dell’epoca, tali SMACKEE da Coventry, (di cui vi risparmio i nomi perché sono assolutamente sconosciuti), l’album contiene undici brani, tra cui quattro cover, poco più di 37 minuti di musica, che a parere di chi scrive avrebbero dovuto restare nei cassetti dove erano rimasti per tutti questi anni. So che i fans più accaniti dissentiranno, ma queste operazioni lasciano il tempo che trovano (e non solo nel caso di Del Shannon), spesso, anzi quasi sempre, sono molto più interessanti quei vituperati, da alcuni, broadcast radiofonici (semi) ufficiali che impazzano negli ultimi anni, operazioni dubbie, in prevalenza dedicate ad artisti scomparsi, che quindi non si possono “difendere”, ma spesso valide.

Dopo questa lunga concione, scusate, ma quando ci vuole ci vuole, non c’è molto da dire sul disco: se volete una sintesi potrei dirvi che sembra un disco “bruttino” di Roy Orbison degli anni ’70, prodotto da un Jeff Lynne  (o un Dave Edmunds, entrambi hanno avuto a che fare con Shannon) che nei giorni delle registrazioni era affetto però da una forte otite che gli impediva di sentire bene. Se volete elaboro: non c’è un ingegnere del suono, produce lo stesso Del, anche il suono è piuttosto bolso, a tratti sembra quasi in mono, spesso la voce è semi nascosta dagli strumenti e il sound si rifà, a momenti, alla dance music che stava per esplodere in quegli anni. E le canzoni? Un altro bel mah è d’uopo: Best Days Of My Life non è neppure malaccio, sembra un pezzo dei Rockpile, anche se i coretti e il suono dell’organo sono improponibili, Love Letters di Ketty Lester, l’aveva inciso anche Elvis, sembra appunto quasi un brano di Roy Orbison, la voce non è neppure disprezzabile ma l’arrangiamento è pessimo, e pure le melodrammatiche Till I Found You e Raylene, in questo senso non scherzano, la voce è ancora stentorea e orbisoniana (si può dire?), ma l’arrangiamento, con uso massiccio di archi e di coretti fa accapponare la pelle.

One Track Mind è un buon pezzo rock, sempre con la voce sepolta dagli strumenti, ma Black Is Black dei Los Bravos in versione disco-dance con organetto vintage è da denuncia penale, meglio Oh Pretty Woman, il classico di Roy Orbison con cui Del Shannon aveva più di una affinità, anche se ne ho sentito versioni migliori. Le morbide e “cariche” Another Lonely Night e Amanda temo che non resteranno negli annali della musica, come pure una loffia e danzereccia Love It Don’t Come Easy; paradossalmente il brano migliore è la cover di Today, I Started Loving You Again, un pezzo country che uno non vedrebbe legato alle corde vocali di Del Shannon, ma nel disastro totale si salva. Magari, anzi sicuramente, ci sono della passione e della competenza coinvolte (non dimentichiamo che i tipi della Rockbeat erano tra i fondatori della prima Rhino Records), e di tanto in tanto queste operazioni permettono la (ri)scoperta di piccoli gioiellini sepolti dalle sabbie del tempo, ma spesso, non sempre per meri motivi commerciali, semplicemente per entusiasmo, queste operazioni nascondono delle vere fregature per gli appassionati. Per me questo è uno di quei casi, forse sbaglio, ma se potete statene alla larga, oppure maneggiate con cura, e comunque non fidatevi dei fans sui social o su YouTube (sotto il video di Raylene c’è un testuale ” A Del Shannon Masterpiece”), peccato!

Esistono anche delle Nashville Sessions registrate tra il 1982 e il 1984, che sembrano quasi anche peggio, o comunque è una bella lotta, sentite qui sopra, speriamo non vengano mai pubblicate, ma temo il peggio.

Bruno Conti