Il “Solito” Disco Di Ted Horowitz. Popa Chubby – It’s A Mighty Hard Road

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Popa Chubby – It’s A Mighty Hard Road – Popa Chubby Productions/Dixiefrog

Avevamo lasciato il nostro amico Ted Horowitz, alias Popa Chubby, alle prese con una antologia Prime Cuts: The Very Best Of The Beast From The East, che pescava dal meglio degli album della sua produzione precedente, quasi 30 anni tra alti e bassi, ma che aggiungeva anche un secondo CD di materiale inedito https://discoclub.myblog.it/2018/09/21/tutto-popa-e-niente-grasso-superfluo-si-fa-per-dire-popa-chubby-prime-cuts-the-very-best-of-the-beast-from-the-east/ . Quel disco per certi versi aveva anche sancito la fine della sua collaborazione con la earMusic, per quanto bisogna dire che comunque questo vale solo per il mercato europeo, negli Stati Uniti il tutto esce sempre per la propria etichetta PCP Popa Chubby Productions: così avviene anche per il nuovo It’s A Mighty Hard Road che in Europa verrà distribuito dalla Dixiefrog, un ritorno quindi all’etichetta che gli ha dato le migliori soddisfazioni e anche il titolo del Post è abbastanza simile ad un altro che avevo già usato nel recente passato https://discoclub.myblog.it/2016/11/19/il-solito-popa-chubby-the-catfish/.

A marzo Horowitz taglia il traguardo dei 60 anni e il veterano newyorchese festeggia l’evento con un buon album. Quindici canzoni dove il nostro, accompagnato come sempre dal fedele Dave Keyes a piano e organo, dal batterista Steve Halley nei primi quattro brani, che si alterna con Dan Castagna e con lo stesso Popa in parecchie tracce, che si occupa anche del basso quando non sono disponibili Brett Bass (?) e V.D. King. Tredici pezzi portano la firma di Horowitz, che aggiunge anche due cover finali, la classica I’d Rather Be Blind del terzetto Leon Russell/Don Nix/Donald Dunn, nonché una inconsueta Kiss di Prince. Come dicevo poc’anzi il disco, registrato quasi interamente ai Chubbyland Studios di New York, a parte le prime quattro tracce, presenta un Popa piuttosto motivato, come certifica subito l’iniziale The Flavor Is In The Fat, ovvero “Il Sapore E’ Nella Ciccia”, che è quasi una dichiarazione di intenti, uno dei suoi classici e robusti brani, dove Ted canta con vibrante impeto e la chitarra è pungente e subito libera di improvvisare con gusto, con le tastiere di Keyes e la ritmica a seguirlo come un sol uomo. Anche il rock-blues della potente title track ci presenta il vecchio Popa, quello dei giorni migliori; Buyer Beware, sui rischi di comprare una chitarra di seconda mano, è un divertente e movimentato shuffle che illustra ancora una volta l’approccio ruspante del nostro amico alle 12 battute, con tanto di citazione per l’amato Jimi Hendrix.

Ottima anche la flessuosa It Ain’t Nothin’ con un eccellente lavoro alla slide, molto piacevole anche la hard ballad Let Love Free The Way con una bella linea melodica e un lirico lavoro della solista, mentre la riffata If You’re Looking For Trouble illustra il suo lato più hard-rock, con risultati comunque apprezzabili e The Best Is Yet To Come è una deliziosa “soul ballad” che traccia, con una punta di ottimismo e speranza, la situazione sociale dell’America di Trump. Il titolo dell’album già esisteva, ma la canzone I’m The Beast From The East mancava all’appello, e quindi il buon Popa rimedia subito con un solido blues che coniuga lo stile “orientale” di NY con le classiche 12 battute di Chicago, in cui Chubby esprime il meglio del suo stile chitarristico. Non manca un rilassato brano strumentale Gordito, che ha profumi latini mescolati al blues del non dimenticato Peter Green, con Enough Is Enough che bacchetta ancora le tendenze “naziste” di Trump a tempo di funky-reggae e pedale wah-wah innestato a manetta, ma non soddisfa del tutto.

More Time Making Love è un classico brano di roots-rock di buona fattura e la divertente Why You Wanna Bite My Bones? viaggia sui binari di un piacevole boogie’n’roll, lasciando alla notturna ma irrisolta Lost Again l’ultimo posto libero per i brani originali. La citata I’d Rather Be Blind è vibrante e prevede una buona performance vocale del nostro, che poi improvvisa e cazzeggia nella cover di Kiss di Prince, con un uso sorprendente della armonica. Insomma, tirate le somme, il “solito” disco di Popa Chubby, più che positivo benché forse non eclatante.

Bruno Conti

La Sua Prima Volta Dal Vivo In Europa. Paul Butterfield Band – Live At Rockpalast 1978

paul butterfield band live at rockpalast

Paul Butterfield Band – Live At Rockpalast 1978 – CD/DVD MIG/Made In Germany

Prosegue la doverosa e nutrita serie di pubblicazioni discografiche dedicate a Paul Butterfield: dopo la recente ristampa del doppio Live del 1970 https://discoclub.myblog.it/2019/05/15/uno-splendido-disco-restaurato-e-ristampato-butterfield-blues-band-live/ , alcune registrazioni inedite del periodo anni ’60 con Bloomfield e Bishop, il box dell’opera omnia 1965/1980, il live inedito dei Better Days, ora tocca a questo disco Live At Rockpalast del 1978, che segnò la prima esibizione dal vivo dell’armonicista e cantante americano in Europa, sotto il moniker Paul Butterfield Band. Volendo proprio essere completamente onesti il concerto era giù uscito una decina di anni fa, ma non nel formato CD+DVD, come Blues Rock Legends Vol. 2, però non essendo più disponibile da tempo, chi lo aveva mancato al primo giro potrebbe farci un pensierino in quanto si tratta di un buon concerto che illustra un lato più vicino al rock, al funky, al soul (presenti comunque anche nella versione anni ’70 di Butterfield), oltre all’immancabile blues: e anche la band che accompagna Paul in questo concerto, registrato alla mitica Grugahalle di Essen per la televisione tedesca il 9 settembre del 1978, è abbastanza inconsueta.

Una sezione ritmica “nera” (ma questo era normale fin dagli inizi della Butterfield Blues Band), con Ernest “Boom” Carter, uno dei primi batteristi della E Street Band, e Bobby Vega al basso, partito con il funky di Sly Stone e la jazz-fusion di Ronnie e Hubert Laws, ben due chitarristi elettrici, di quelli tosti, il rientrante Buzzy Feiten, già nella PBBB sul finire degli anni ’60 (Woodstock compresa), e Peter Atanasoff, poi praticante dell’alternative rock negli anni ’90 con Tito & Tarantula ed altri, quindi niente tastiere e fiati. Il suono è perciò più grintoso, duro e tirato rispetto ad altri periodi della formazione. Lo dimostra subito l’iniziale Fair Enough, una gagliarda esplosione di funky-rock, con le chitarrine impazzite di Feiten e Atanasoff, il basso super rotondo di Vega, su cui si innesta l’armonica di Butterfield, un po’ coperta nel mixaggio, ma sempre capace di grandi virtuosismi in questo strumentale; One More Heartache, un brano di Smokey Robinson, era già nel repertorio del gruppo dal lontano 1967, un pezzo soul gioioso virato verso il blues elettrico con maestria, grazie alla voce potente del nostro, con chitarre ed armonica a dividersi gli spazi solisti. Fool In Love, con un wah-wah travolgente, ricorda per certi versi il suono nerboruto della J.Geils Band, rock e blues che vanno a braccetto https://www.youtube.com/watch?v=T0FTz8msonc , per poi stemperarsi nelle classiche 12 battute di una ritmata e solenne New Walking Blues, di nuovo con l’armonica in grande spolvero, anche se il suono rimane decisamente “elettrico”.

La successiva It’s Alright sposa nuovamente l’arena rock, sia pure di qualità, in auge in quegli anni, poco blues, ma una buona ballata struggente. Di nuovo blues-rock con una travolgente Going Down di Don Nix, a tutte chitarre e con un sound ispirato dalla versione di Jeff Beck, anche se l’armonica cerca di farsi strada nell’impeto quasi hard della band, mentre la classica Born Under A Bad Sign di Booker T. via Albert King, è chiaramente ispirata dalla rilettura dei Cream, sempre in modalità hard-rock. Just When I Needed You Most  è una ballata francamente alla camomilla, scritta da Randy VanWarmer e che forse ci poteva essere risparmiata, in quanto non c’entra molto con il passato glorioso di Butterfield, che comunque si riscatta nella conclusiva lunghissima Be Good To Yourself, da sempre uno dei centrepiece dei concerti dell’armonicista di Chicago, dieci minuti abbondanti dove il blues (rock) venato di funky/soul riprende il sopravvento nella dinamica del concerto, tra chitarre fiammeggianti  e l’armonica suonata sempre con vigore https://www.youtube.com/watch?v=dT0K7pgjzgw . Il DVD contiene anche una intervista di 10 minuti. Una delle ultime oneste prove del buon Paul che il 4 maggio dell’87 ci lascerà a causa di una overdose, neppure a 45 anni. Peccato.

Bruno Conti

Torna A Sorpresa Una Delle Più Belle Serie Dedicate Alla Black Music. Stax Singles Rarities And The Best Of The Rest

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Stax Singles Rarities And The Best Of The Rest – 6 CD Stax/Craft/Universal – 09-02-2018 USA/2-03-2018 Europe

A distanza di parecchi anni dall’ultimo volume, parliamo ormai del 1994, torna assolutamente a sorpresa un nuovo capitolo della bellissima serie di cofanetti dedicati al catalogo dei singoli tratti dal materiale pubblicato su etichetta Stax/Volt e tutte le loro sussidiarie: uno dei compendi dedicati alla soul music, al r&b e alla musica nera in generale più esaltanti nella storia della musica. Giusto per rinfrescare la memoria, questi sono i primi tre volumi, usciti rispettivamente nel 1991, nel 1993 e, come detto, nel 1994, tutti in box formato grande tipo LP (ma in CD comunque) e poi ristampati varie volte nel corso degli anni, con formati e costi decisamente più ridotti.

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In effetti la parabola sembrava conclusa, visto che i tre box avevano coperto i tre periodi di vita della etichetta di Memphis, 1959-1968 nel primo volume, 1969-1971 nel secondo e 1972-1975 nel terzo, coprendo tutta la storia della Stax, dalle origini R&B, passando per il soul del periodo classico, fino al soul e funky degli anni ’70, attraverso una serie di canzoni, raccolte in molto certosino, che spaziavano dai maggiori successi fino ad una serie di chicche e rarità che poche se non nessun altra etichetta ha potuto pareggiare. Quindi questo quarto volume arriva come una sorpresa totale, anche se fa parte dei festeggiamenti per il 60° Anniversario della etichetta di Jim Stewart, iniziati lo scorso anno (per esempio con il bellissimo box su Isaac Hayes), a 60 anni dalla nascita della etichetta come Satellite Records nel 1957 e poi diventata Stax nel 1961, dalla unione dei nomi dei due fondatori, oltre a Stewart anche la sorella Extelle Axton (STewart/AXton = Stax), entrambi bianchi ovviamente, come tipico della storia di altre race label nate nel corso degli anni, e tuttora in vita alla rispettabile età di 87 anni, come pure la sua etichetta, che è stata rilanciata nel 2006 dalla Universal anche con una serie di nuove uscite.

.Agli inizi c’era anche la Volt, e poi sono arrivate tutte una serie di label associate, che sono tra la maggiori fonti del materiale che è stato raccolto in questo quarto volume e che va a pescare anche tra gospel, funky, country, rock e blues, attraverso varie canzoni pubblicate in origine come Truth, Chalice, Enterprise, Hip e  Ardent, soprattutto negli ultimi anni di vita della Stax. Infatti, per la prima volta dopo il primo volume, è sparita la definizione Soul nel titolo di questa raccolta, che si chiama semplicemente Stax Singles Rarities, anche se i primi 3 CD dell’antologia trattano comunque quell’argomento, attraverso una sequenza di brani dove non è difficile trovare una ulteriore serie di piccole gemme, soprattutto lati B di singoli (Carla e Rufus Thomas, Booker T. & The MG’s, Sam And Dave, Judy Clay, Delaney & Bonnie, Staple Singers, Eddie Floyd, William Bell, Bar-Kays, Isaac Hayes, David Porter e una nutrita serie di sconosciuti, quanto eccellenti interpreti) destinati ad allietare le giornate degli appassionati del genere. E negli altri tre CD si trovano anche brani, tra i tanti, dei Big Star Don Nix, che neri non erano di sicuro, anche se pure loro pescavano a piene mani dal soul e dal blues, oltre che dal rock.

Comunque ecco la lista completa dei contenuti.

 [CD1]
1. Carla & Rufus: Deep Down Inside 2:20
2. Rufus And Friend: Yeah, Yea – Ah 2:15
3. Prince Conley: All The Way 2:41
4. The Canes: I’ll Never Give Her Up 2:25
5. The Astors: Just Enough To Hurt Me 2:24
6. Eddie Kirk: I Found A Brand New Love 2:45
7. Rufus Thomas: Fine And Mellow 2:56
8. Booker T. & The MG’s: Fannie Mae 2:05
9. Floyd Newman: Sassy 2:05
10. Rufus Thomas: I Want To Get Married 2:20
11. Bobby Marchan: That’s The Way It Goes 2:36
12. The Cobras: Shake Up 2:10
13. Barbara And The Browns: You Belong To Her 2:30
14. Dorothy Williams: Watchdog 2:30
15. Barracudas: Free For All 2:18
16. Barbara & The Browns: I Don’t Want Trouble 2:00
17. Gorgeous George: Sweet Thing 2:38
18. The Astors: I Found Out 2:42
19. Rufus & Carla Thomas: We’re Tight 2:10
20. Rufus Thomas: Chicken Scratch 2:20
21. Ruby Johnson: Weak Spot 2:30
22. Rufus Thomas: Talkin’ Bout True Love 2:40
23. Mable John: If You Give Up What You Got (You’ll See What You Lost) 2:27
24. Sam And Dave: A Small Portion Of Your Love 2:35
25. Ruby Johnson: Keep On Keeping On 2:20
26. Rufus Thomas: Greasy Spoon 2:32
27. Mable John: Left Over Love 2:31
28. Ollie & The Nightingales: Girl, You Have My Heart Singing 2:02
29. Mable John: Don’t Get Caught 2:33

[CD2]
1. Shirley Walton: I’m So Glad You’re Back 2:37
2. Delaney & Bonnie: We’ve Just Been Feeling Bad 2:34
3. Linda Lyndell: I Don’t Know 2:27
4. Judy Clay & William Bell: Love – Eye
5. Judy Clay: Remove These Clouds 3:10
6. The Staple Singers: Stay With Us 2:32
7. Rufus Thomas: So Hard To Get Along With 2:57
8. Jeanne & The Darlings: I Like What You’re Doing To Me 2:41
9. Booker T. & The MG’s: Over Easy 4:05
10. Mable John: Shouldn’t I Love Him 2:31
11. William Bell & Judy Clay: Left Over Love 2:51
12. Jimmy Hughes: Sweet Things You Do 2:14
13. Art Jerry Miller: Grab A Handful 2:06
14. Eddie Floyd: Consider Me 3:26
15. Booker T. & The MG’s: Soul Clap ’69 2:40
16. Jeanne & The Darlings: Standing In The Need Of Your Love 2:42
17. The Bar – Kays: I Thank You 3:25
18. The Soul Children: Make It Good 3:06
19. Ollie & The Nightingales: I’ll Be Your Everything 3:54
20. William Bell: Let Me Ride 2:51
21. Booker T. & The MG’s: Sunday Sermon 4:10
22. Carla Thomas: Hi De Ho (That Old Sweet Roll) 2:20
23. Shack: A Love Affair That Bears No Pain 3:54
24. The Nightingales: Just A Little Overcome 3:48
25. The Newcomers: Mannish Boy 3:02

[CD3]
1. Ilana: Let Love Fill Your Heart 3:03
2. The Soul Children: Ridin’ On Love’s Merry – Go
3. Hot Sauce: I Can’t Win For Losing 2:45
4. Lee Sain: Ain’t Nobody Like Me Baby 3:39
5. Hot Sauce: Echoes From The Past 2:47
6. The Mad Lads: Did My Baby Call 2:55
7. Isaac Hayes & David Porter: Baby I’m – A Want You 4:38
8. Jean Knight: Pick Up The Pieces 2:33
9. Johnnie Taylor: Stop Teasing Me 4:28
10. Isaac Hayes: Type Thang 3:54
11. John Gary Williams: In Love With You 3:27
12. Major Lance: Since I Lost My Baby’s Love 3:19
13. Hot Sauce: Mama’s Baby (Daddy’s Maybe) 3:15
14. The Soul Children: Poem On The School House Door 4:27
15. Rufus Thomas: That Makes Christmas Day 4:40
16. The Staple Singers: What’s Your Thing 4:19
17. Shirley Brown: Yes Sir Brother 3:54
18. Hot Sauce: Funny 3:56
19. Frederick Knight: Let’s Make A Deal 3:26
20. The Green Brothers: Can’t Give You Up (I Love You Too Much) 3:15
21. John Gary Williams: Just Ain’t No Love (Without You Here) 3:28

[CD4]
1. Sid Selvidge: The Ballad Of Otis B. Watson 3:20
2. The Caboose: Black Hands White Cotton 3:48
3. Dallas County: Love’s Not Hard To Find 3:10
4. Casper Peters: April 3:54
5. Clark Sullivan: Reaching For A Rainbow 2:25
6. Billy Eckstine: I Wanna Be Your Baby 3:00
7. Chuck Boris: Why Did It Take So Long 2:45
8. Barbara Lewis: Why Did It Take So Long 2:44
9. Finley Brown: Gypsy 2:45
10. O.B. Mcclinton: Slip Away 2:07
11. Billy Eckstine: When Something Is Wrong 5:21
12. Ben Atkins: Good Times Are Coming 3:19
13. River City Band: Some Other Man 2:11
14. O.B. Mcclinton: Don’t Let The Green Grass Fool You 2:34
15. Big Ben: Would I Be Better Gone? 3:08
16. Don Nix: Black Cat Moan 3:06
17. Don Nix: She’s A Friend Of Mine 3:39
18. Larry Raspberry And The Highsteppers: Rock ‘N Roll Warning 2:40
19. Chico Hamilton: Conquistadores ’74 3:34
20. Cliff Cochran: The Way I’m Needing You 3:08
21. Connie Eaton: Let’s Get Together 3:02
22. Karen Casey: The Way I’m Needing You 3:21

[CD5]
1. Poor Little Rich Kids: Stop It, Quit It 2:27
2. Lonnie Duvall: Cigarettes 2:40
3. Poor Little Rich Kids: It’s Mighty Clear 2:21
4. The Honey Jug: Warm City Baby 2:00
5. The Goodees: For A Little While 2:17
6. The Honey Jug: For Your Love 2:50
7. Kangaroo’s: Groovy Day 2:45
8. Bobby Whitlock: And I Love You 2:04
9. Southwest F.O.B.: Smell Of Incense 2:40
10. The Goodees: Condition Red 2:52
11. Billy Lee Riley: Family Portrait 2:43
12. This Generation: The Children Have Your Tongue 2:48
13. Billy Lee Riley: Show Me Your Soul 2:51
14. The Waters: Day In And Out 2:06
15. The Village Sound: Hey Jack (Don’t Hijack My Plane) 2:37
16. The Cheques: Cool My Desire 1:36
17. The Goodees: Goodies 2:32
18. Paris Pilot: Miss Rita Famous 2:44
19. The Knowbody Else: Someone Something 3:12
20. Cargoe: Feel Alright 2:33
21. Big Star: In The Street 2:53
22. Cargoe: I Love You Anyway 3:01
23. The Hot Dogs: Say What You Mean 4:13
24. Big Star: O My Soul 2:47
25. The Hot Dogs: I Walk The Line 3:19
26. Big Star: September Gurls 2:41

[CD6]
1. The Dixie Nightingales: The Assassination 2:56
2. The Dixie Nightingales: Hush Hush 2:50
3. The Dixie Nightingales: I Don’t Know 2:53
4. The Stars Of Virginia: Wade In The Water 3:05
5. The Dixie Nightingales: Forgive These Fools 3:00
6. The Jubilee Hummingbirds: Our Freedom Song (Free At Last) 3:17
7. The Jubilee Hummingbirds: Press My Dying Pillow 3:10
8. The Pattersonaires: God’s Promise 2:15
9. Rev. Maceo Woods And The Christian Tabernacle Baptist Church Choir: Hello Sunshine 2:35
10. Roebuck “Pop” Staples: Tryin’ Time 5:10
11. Terry Lynn Community Choir: His Love Will Always Be 3:15
12. Reverend W. Bernard Avant Jr. & The St. James Gospel Choir: Don’t Let The Green Grass Fool You (Don’t Let The Devil Fool You) 3:26
13. The Rance Allen Group: There’s Gonna Be A Showdown 2:46
14. The Rance Allen Group: That Will Be Good Enough For Me 4:30
15. Reverend Maceo Woods & The Christian Tabernacle Concert Choir: The Magnificent Sanctuary Band (Marching For The Man) 3:40
16. Louise Mccord: Better Get A Move On 3:47
17. Charles May & Annette May Thomas: Satisfied 3:02
18. The Rance Allen Group: I Got To Be Myself 2:51
19. The People’s Choir Of Operation Push Under The Direction Of Reverend Marvin Yancy: He Included Me 3:42
20. The Rance Allen Group: We’re The Salt Of The Earth 3:30
21. Louise Mccord: Reflections 3:12
22. The Rance Allen Group: Ain’t No Need Of Crying 3:39

Il cofanetto, corredato come al solito da un esaustivo libretto, esce il 9 febbraio sul mercato statunitense e poi sarà pubblicato anche il 2 marzo su quello europeo (e pure in Italia), evitando di dovere effettuare costosi acquisti oltreoceano dove le spese doganali sono sempre in agguato.

Non escludo all’uscita di tornarci sopra per un excursus più approfondito sui contenuti.

Bruno Conti

Difficile Suonare Il Blues Meglio Di Così. Freddie King – Ebbet’s Field Denver ‘74

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Freddie King – Ebbet’s Field Denver ’74 – 2 CD Klondike

Mentre Little Freddie King, quello “minore” (benché comunque nato solo sei anni dopo quello vero, scomparso nel lontano 1976) continua imperterrito a sfornare nuovi album di buona qualità, del Freddie King originale ogni tanto (ri)appaiono delle testimonianze Live degli ultimi anni della sua carriera. Dopo l’ottimo  Going Down At Onkel Po’s, pubblicato un paio di anni fa dalla Rockbeat,  relativo ad un concerto del 1975, e di cui si era parlato su queste pagine http://discoclub.myblog.it/2015/08/27/il-meno-famoso-dei-re-del-blues-freddie-king-going-down-at-onkel-pos/, ecco sbucare dalle nebbie del tempo un altro eccellente concerto, questa volta registrato all’Ebbet’s Field di Denver il 27 maggio del 1974, tratto da un broadcast radiofonico, visto che quel locale della città americana spesso era teatro di eventi trasmessi dalle emittenti regionali ed esistono moltissimi CD dal vivo registrati in quella location. Freddie King quando è scomparso aveva solo 42 anni, quindi era ancora nel pieno del suo fulgore artistico, a maggior ragione in questo concerto registrato due anni prima della morte, quando era in imminente uscita il suo primo album per la RSO Burglar, prodotto da Tom Dowd e con la partecipazione del suo “pupillo” Eric Clapton e una schiera di musicisti di valore ad accompagnarlo.

Ovviamente in questa data King è accompagnato dalla sua touring band, e anche se le note del dischetto non sono molte precise e dettagliate, per quanto annuncino, al contrario, di esserlo, dovrebbero esserci, sicuramente il fratello di Freddie (Fred King all’anagrafe) l’immancabile Benny Turner al basso, Charlie Robinson alla batteria, al piano Lewis Stephens (ipotizzo in base ai musicisti che King impiegava dal vivo all’epoca, ma anche alle presentazioni durante il concerto ) Alvin Hemphill all’organo, anche se viene presentato come Babe (?), e Floyd Bonner alla seconda chitarra, ma tiro ad indovinare come Giucas Casella, quindi potrei sbagliarmi, però non credo. Quello su cui non si sbaglia è la qualità del concerto: sia a livello di contenuti, soprattutto, ma anche di quello della registrazione, di buona presenza sonora per quanto un filo rimbombante, con una partenza fantastica grazie ad una I’m Ready sparatissima, dove la band, come al solito tira la volata al leader che inizia subito ad estrarre note magiche dalle corde della sua Gibson. A seguire una versione splendida e assai bluesata, come è ovvio, di un classico di quegli anni, una bellissima Ain’t No Sunshne, il brano di Bill Withers, dove Freddie King distilla note dalla sua chitarra come neppure il suo discepolo Manolenta, e poi canta con passione ed ardore quella meravigliosa perla della soul music; molto bella anche una versione di Ghetto Woman, preceduta da una lunghissima introduzione, un brano  di “fratello” B.B. King, con un liquido piano elettrico e uno svolazzante organo, che ben spalleggiano la solista di King, sempre incisiva nelle sue improvvisazioni inimitabili. Eccellente anche la ripresa di Let The Good Times Roll, grande versione con un sound sanguigno e vicino al rock, e la Freddie King Band che dimostra il suo valore. Pack It Up è uno dei brani presenti su Burglar, un funky-blues gagliardo, peccato per la voce che è poco amplificata, ma la musica compensa alla grande.

E poi arriva una delle sue signature songs, Have You Ever Loved A Woman, in una versione sontuosa, dodici minuti di pura magia sonora, con il classico slow blues di King che viene rivoltato come un calzino in questa versione monstre, grande interpretazione vocale , e con la chitarra di uno dei maestri dell’electric blues che si libra autorevole e ricca di feeling in questo brano straordinario. La seconda parte del concerto (e secondo CD) si apre su un brano riportato come Blues Instrumental nel libretto, un’altra lunga improvvisazione con tutta la band in grande evidenza, una grinta ed una potenza d’assieme veramente ammirevoli; bellissima anche TV Mama, un altro dei cavalli di battaglia di Freddie King, presente pure nel repertorio di Eric Clapton, ce n’è una versione incredibile registrata in coppia, nel box di Eric Give Me Strength, comunque pure questa versione non scherza, intensa e di grande vivacità. Un altro dei classici live di King era Going Down (presente anche nel disco dal vivo all’Onkel Po, con cui comunque non ci sono moltissimi brani in comune), uno dei suoi brani più amati dagli Stones, anche questo presente in una versione travolgente; Wee Baby Blues è un classico, lancinante, slow blues, con la chitarra sempre in grado di stupire per la sua eloquenza sonora, seguita da un brano riportato semplicemente come Instrumental sul CD, dove King si arrampica in una velocissima serie di scale sul manico della sua chitarra, prima di accomiatarsi dal pubblico presente alla serata con una scintillante That’s Alright, altro blues lento di grande caratura, con un crescendo fantastico,  a conferma del fatto che era difficile suonare il blues meglio di Freddie King, qui preservato per i posteri!

Bruno Conti