Una Nuova Razione Di Rinvigorenti Pillole Rock-Blues (Ma Non Solo) Dal Nord Europa. Blues Pills – Lady In Gold

blues pills lady in gold

Blues Pills – Lady In Gold – CD/CD+DVD – Nuclear Blast/Warner

Seconda uscita discografica (se non contiamo il Live del 2015 e diversi EP) per la band svedese dei Blues Pills. Anche se poi, a ben vedere, solo la cantante Elin Larsson viene dalla Svezia, ed ora anche il nuovo batterista Andre Kvarnstrom, ma il bassista Zack Anderson è nato a Iowa City negli States e il giovane chitarrista, 21 anni quest’anno, ma 16 quando entrò nel gruppo nel 2011, Dorian Sorriuax, è di nazionalità francese. I primi componenti della band peraltro si sono conosciuti appunto tra lo Iowa, dove Anderson e il fratellastro Cory Berry erano la sezione ritmica dei Radio Moscow, buona band rock psichedelica americana, e la California dove risiedeva la Larsson. Tutti si sono poi trasferiti poi a Orebro in Svezia, dove sotto l’egida del produttore Don Alsterberg hanno inciso nel 2014 il loro primo album omonimo (come detto preceduto da alcuni EP e da concerti continui in giro per il mondo), CD di cui potete leggere qui http://discoclub.myblog.it/2014/10/08/pillole-rinvigorenti-blues-pills-cddvd/. La Larsson, bella voce che si inserisce nel filone delle varie Beth Hart Dana Fuchs, per non dire di Grace Potter, secondo il sottoscritto è più vicina come stile a Collen Rennison, la cantante dei No Sinner, quindi più rock-blues tendente ad un hard virato al soul o al blues, anche se gli elementi e le passioni sono quelle, e in questo disco la giovane Erin sfoggia i suoi interessi musicali, soprattutto per Janis Joplin, ma anche Aretha Franklin, condite con derive garage e psichedeliche alla Blue Cheer. E nel primo album, soprattutto grazie al chitarrista Sorriaux. come pote andare a rileggervi nel vecchio Post, c’erano anche influenze del periodo più rock dei Fleetwood Mac di Peter Green.

Nel nuovo album, sempre composto da dieci brani come il precedente, mi pare siano stati mitigati quegli accenti blues, che il nome della band farebbe presupporre, a favore di un suono decisamente più duro, che forse deriva anche dall’etichetta per cui incidono, la Nuclear Blast, che nel proprio roster di artisti vanta soprattutto gruppi di heavy metal, spesso anche estremo, ma che si tiene ben stretti i Blues Pills, che soprattutto nei paesi nordici, ma anche in Germania, Francia, Svizzera, Inghilterra, hanno avuto degli ottimi risultati di vendita nelle classifiche, entrando spesso nelle Top Ten, con un genere magari non molto più di moda, sicuramente derivativo, ma ricco di grinta, di genuinità, anche di buona tecnica e fatto con grande professionalità e soddisfacenti risultati. C’è chi ha visto una maggiore varietà di temi sonori in questo Lady In Gold, pur rimanendo dalle parti del disco di esordio, e quindi il power trio mi sembra a tratti sacrificato a favore della voce della Larsson, che è sicuramente la stella della band. Altri hanno parlato addirittura di tracce di soul psichedelico inizio anni ’70. tipo quello dei Temptations prodotti da Norman Whitfield, e ci potrebbe anche stare se pensiamo che band britanniche come i Savoy Brown, Chicken Shack, gli stessi Stones di metà anni ’70 avevano recepito queste influenze: sintomatico di questo approccio potrebbe essere il singolo che apre l’album, la title track Lady In Gold, suono duro e poderoso, una bella melodia, la voce pimpante di Elin, e anche un bel pianoforte incalzante suonato da Per Larsson (che si alterna nell’album con l’organo di Rickard Nygren e il mellotron di Tobias Winterkorn, per una abbondante presenza delle tastiere), ritmica solida e buon lavoro di fino di Dorriaux, meno presente a livello di assoli, ma sempre importante per il raccordo con i vari strumenti e le sonorità quasi psych che si intrecciano con gli elementi funky-soul.

Liite Boy Preacher è più dura e tirata, di stampo hard-rock classico, con i coretti del cosiddetto Voodoo Choir a dargli una leggera coloritura vagamente gospel, pronta però alle esplosioni selvagge della ritmica e alle svisate della chitarra che comunque rinuncia all’assolo nell’occasione. Burned Out, con una bella slide che si appoggia su un giro di basso sinuoso e con l’organo in evidenza, poi diventa un solido brano di blues-rock dove la Larsson è protagonista assoluta prima di cedere brevemente il proscenio a Darriuax nel finale del brano. A dimostrazione della maggiore varietà rispetto all’album precedente c’è anche una bella ballata di stampo quasi soul, solo voce, piano elettrico e mellotron, usato a mo’ di sezione d’archi, dove si apprezzano ancora le nuances della bella voce di Elin Larsson. Gone So Long, rimane nell’ambito della southern ballad, ma reintroduce la sezione ritmica, l’organo e la chitarra elettrica, persino uno xilofono affidato al produttore Alstenberg. per un crescendo quasi drammatico dove si insinuano la slide e la voce prepotente della cantante, per poi interrompersi all’improvviso (i brani raramente superano i 4 minuti e mezzo, l’improvvisazione è riservata ai concerti). Bad Tallkers, tenta una strada quasi jopliniana nel suo vorticare bluesy, di nuovo con inserti soul e sferzate di voce e chitarra, mentre You Gotta Try, nuovamente caratterizzata da improvvisi crescendo e con organo e chitarra minacciosi a sottolineare le accelerazioni della voce di Erin,, sorretta dal Voodoo Choir e con Darriaux che nel finale di brano scalda il suo strumento. Won’t Go Back alza ulteriormente l’asticella, con la sezione ritmica in spolvero  e le chitarre che oscillano tra slide e wah-wah in un fervente brano che profuma anche di soul-rock venue dei tempi che furono, poi ribaditi ancora nella gagliarda Rejection, dove l’organo e la chitarra battagliano tra loro, sulle fucilate vocali della Larsson semprecon coro alle spalle, mentre nel finale la chitarra va a tutta manetta con il pedale del wah-wah, Che rimane innestato anche per l’unica cover dell’album, una Elements And Things di Tony Joe White, dal suo album Continued del 1969, irriconoscibile in questa versione che è di nuovo l’occasione per un’altra violenta sferzata di rock and roll allo stato puro, con la chitarra solista ed il resto del gruppo, organo aggiunto compreso, impegnato a scatenare un’altra piccola tempesta vocale della brava vocalist svedese.

Come si suole dire, rock classico forse sentito mille volte (a chi scrive ricordano moltissimo, come già dissi, i Mama Lion di Lynn Carey, pochi li ricordano ma meritano, sentite che roba https://www.youtube.com/watch?v=9w2M7j3b3pI), ma quando è fatto bene si ascolta sempre con piacere. Se poi aggiungiamo che all’album è allegato anche un DVD registrato dal vivo a Berlino (usanza benemerita del gruppo svedese già utilizzata pure per il primo album), con dodici brani per circa un’ora di musica che rivisita il repertorio classico dei Blues Pills, con la potenza della band vieppiù messa in mostra dall’ambito Live, direi che l’acquisto è quasi d’obbligo, se amate il rock, ovviamente.

Bruno Conti