Una Grande Folksinger Muove I Primi Passi, Ecco La Recensione Del Box. Joni Mitchell – Archives Volume 1: The Early Years 1963-1967

joni mitchell archives vol.1 front

Joni Mitchell – Archives Volume 1: The Early Years 1963-1967 – 5CD Box Set Rhino

Se volete andare a rileggervi quanto detto in sede di presentazione del cofanetto, che ovviamente rimane valido, lo trovate a questo link https://discoclub.myblog.it/2020/09/24/apre-gli-archivi-anche-laltra-grande-icona-della-musica-canadese-joni-mitchell-archives-volume-1-the-early-years-1963-1967/ , dove ho scritto le mie considerazioni generali mentre oggi ci occupiamo, come promesso, in modo approfondito dei contenuti del box, che ho avuto modo di ascoltare con attenzione dal giorno della sua pubblicazione avvenuta il 30 ottobre.

Il contenuto è stato, giustamente, pubblicato in base alla sequenza cronologica delle registrazioni, anche su suggerimento di Neil Young alla Mitchell, quindi partiamo con il primo dischetto.

CD1]
Radio Station CFQC AM, Saskatoon, Saskatchewan, Canada (ca. 1963), nove brani provenienti da quella che si ritiene la più vecchia registrazione esistente negli archivi, quando si esibiva ancora come Joan Anderson,  nella città dove abitava allora con la sua famiglia, in un repertorio prettamente tradizionale, a parte due pezzi, come testimoniano le canzoni di questa sorta di provino per una radio locale: la voce a venti anni è già cristallina e formata, con un bellissimo vibrato mutuato dalle grande voci della musica folklorica anglo-scoto-irlandese e dalle sue derivazioni americane, che però poi in seguito non avrebbe amato molto, e dalle quali non fu a sua volta molto amata, ed ecco così scorrere House Of The Rising Sun, John Hardy, il classico di MerleTravis Dark As A Dungeon, la sognanteTell Old Bill, la mossa Nancy Whiskey, Anathea con alcune ardite vocalizzazioni che anticipano le future svolte della sua carriera, per quanto sempre tenute in un ambito rigorosamente tradizionale, accompagnata solo da un ukulele a quattro corde, il suo primo strumento, a parte il pianoforte della gioventù, ad aun certo punto abbandonato, come ricorda nella amabile conversazione con il giornalista e regista Cameron Crowe, contenuta nel libretto che correda il box.

Tornando a quella prima apparizione pubblica troviamo anche, a completare questa registrazione miracolosamente ritrovata di recente, Copper Kettle di Albert Frederick Beddoe, e altri due standard del folk come Fare Thee Well (Dink’s Song) e Molly Malone. Verso la fine del 1964, poco prima di scoprire di essere incinta, Joni si esibisce nel primo importante concerto lontano da casa di fronte ad un pubblico, del quale troviamo sempre nel primo CD i due set completi, che vertono ancora su un repertorio tradizionale, anche se ci sono un paio di brani di Woody Guthrie e uno di Sydney Carter, mentre la Mitchell, come racconta sempre lei stessa, inizia ad inserire nel contesto delle sue esibizioni alcune presentazioni che fanno da raccordo alla sequenza delle canzoni e che seguono anche una ideale traccia logica tra l’una e l’altra e non sono solo pezzi eseguiti senza nessun nesso logico.

Live at the Half Beat: Yorkville, Toronto, Canada (October 21, 1964)
Lei è ancora Joni Anderson, ma appare sempre più sicura della sua vocalità, la registrazione cattura anche i rumori di fondo del piccolo locale, rumori di piatti e bicchieri, ma la qualità sonora è di nuovo eccellente:una brillante Nancy Whiskey, che il pubblico apprezza,  precede The Crow On The Cradle, una canzone contro la guerra che Joni presenta come un brano del repertorio di Ewan MacColl, ma che nel libretto viene attribuita giustamente a Carter e che comunque è sempre quella di cui esiste anche una memorabile versione di Jackson Browne.

Pastures Of Plenty è proprio quella di Woody Guthrie che Joni presenta come uno dei suoi autori preferiti, e che illustra una sempre maggiore destrezza strumentale, anche se nella registrazione appare un leggero fastidioso rumore di fondo, eccellente anche la lunga e solenne Every Night When The Sun Goes In, preceduta da una breve introduzione arriva anche Sail Away, un altro traditional che al suo interno ha anche elementi caraibici di calypso e nel quale la nostra amica timidamente incita il pubblico a cantare con lei nel ritornello, mi pare con poco successo.

Nel secondo set del concerto troviamo di nuovo una brillante John Hardy e Dark As A Dungeon, seguite dal traditional Maids When You’re Young Never Wed An Old Man, preceduta da una breve ed ironica esortazione di Joni alle giovani fanciulle; altro brano della tradizione è The Dowie Dens Of Yarrow, un brano scozzese cantato a cappella, mentre in chiusura la Mitchell esegue un altro brano di Woody Guthrie, la splendida Deportee (Plane Crash At Los Gatos), esecuzione impeccabile di una canzone poi entrata nel repertorio di tantissimi cantanti e gruppi.

Gli ultimi tre brani del primo CD provengono da una registrazione casalinga nell’abitazione dei genitori, a Saskatoon nel Saskatchewan, nel febbraio del 1965, a pochi giorni dalla nascita della figlia Kelly Dale Anderson, che fu data in adozione, visto che il padre se ne lavo le mani. Le tre canzoni sono The Long Black Rifle, Ten Thousand Miles e Seven Daffodils, tutte affascinanti e che testimoniamo la costante crescita artistica della nostra amica.

CD2)

Sempre nel 1965, ad aprile, incontra Charles Scott “Chuck” Mitchell, un nativo di New York che diventerà il suo primo marito e che la incoraggia ad intraprendere la carriera musicale suonando nelle coffee houses, e alla fine del mese, i due si avviano per gli Stati Uniti, il primo viaggio negli USA per Joni, che nel frattempo comincia a scrivere le sue canzoni, sempre spronata da Chuck che vede le sue potenzialità. Le prime tre registrazioni del secondo CD vengono da un’altra registrazione privata per il compleanno della mamma, messe su nastro a Detroit, Michigan.

Myrtle Anderson Birthday Tape: Detroit, MI (1965)

Ed ecco la prima apparizione di Urge For Going, poi apparsa come lato B di un singolo e nella compilation Hits. A seguire la deliziosa I Was Born To Take The Highway e la leggiadra Here Today Gone Tomorrow, rimaste inedite finora. Nel giugno del 1965 si sposa con Chuck, ma nel frattempo incontra il collega Eric Andersen, che le insegna quella particolare accordatura in open G tuning (sol maggiore) che rimarrà un suo marchio di fabbrica negli anni, in quanto poi Joni la farà propria in modo unico. Con questa nuova tecnica registra un demo da presentare a Jac Holzman, il boss della Elektra, che però non la mette sotto contratto. Oggi possiamo ascoltare anche noi quei cinque brani…

Jac Holzman Demo: Detroit, MI (August 24, 1965)

Tra i quali spicca secondo Cameron Crowe la bellissima Day After Day, ma anche le altre quattro sono interessanti ed inedite a livello ufficiale: What Will You Give Me, l’intricata Let It Be Me, la danzante The Student Song, e la sospesa Like The Lonely Swallow, che già indicano la strada che verrà intrapresa negli album a venire. Ancora come Joan Anderson partecipa il 4 ottobre del 1965, sempre con due canzoni nuove, alla trasmissione televisiva Let’s Sing Out della emittente CTV Winnipeg, registrata alla University Of Manitoba: si tratta di Favorite Colour e di Me And My Uncle, dove appare anche un bassista sconosciuto, molto interessanti entrambe.

Sempre registrato a Detroit in un demo casalingo di inizio ’66, ecco Sad Winds Blowin’, altro interessante brano che non avrebbe sfigurato nei suoi primi album. Al 24 ottobre del 1966 partecipa di nuovo alla trasmissione Let’s Sing Out, come Joni Mitchell questa volta, da London, Ontario: Just Like Me e Night In The City, di cui esistono anche le immagini e, come ricorda il presentatore, oltre che già molto brava, appare anche bellissima.

L’ultima parte del 2° CD è dedicata ai 6 brani, più alcune introduzioni, estratti dalla esibizione

Live at the 2nd Fret: Philadelphia, PA (November 1966)
apparsa già in diversi bootleg, ecco la lista completa

“Brandy Eyes”
Intro to “Urge For Going”
“Urge For Going”
Intro to “What’s The Story Mr. Blue”
“What’s The Story Mr. Blue”
“Eastern Rain”
Intro to “The Circle Game”
“The Circle Game”
Intro to “Night In The City”
“Night In The City”

Questa, non nascondiamocelo, è già Joni Mitchell, fatta e finita, eccellente esibizione dal vivo.

CD3)

Che pochi mesi dopo, il 12 marzo del 1967, sempre a Flladelfia appare al

Folklore Radio Broadcast,

cantando due delle canzoni che diverranno a breve dei capolavori assoluti: Both Sides Now, su Clouds del 1969, e The Circle Game su Ladies Of The Canyon del 1970, due brani di uno splendori assoluto, anche in queste registrazioni inedite, entrambe con brevi interviste e presentazioni radiofoniche.

Nel frattempo, nei primi mesi del 1967, Joni divorzia da Chuck Mtchell, del quale comunque manterrà sempre il cognome, ma prima di trasferirsi a New York registra una seconda apparizione al Second Fret di Philadelphia il 17 marzo e pochi giorni dopo, il 19, tiene anche un secondo breve set nel Folklore Radio Broadcast, sempre da Filadelfia. in entrambe le occasioni, oltre ad eseguire anteprime di altri brani che più avanti appariranno negli album ufficiali, presenta altre canzoni che poi rimarranno a lungo inedite.

Ed ecco quindi scorrere la deliziosa Morning Morgantown, poi su Ladies Of The Canyon, Born To Take The Highway, già apparsa nel nastro per il compleanno della mamma, oltre a Song To A Seagull, la title track del primo album del 1968, Winter Lady, una intima love song che poi rimarrà inedita, la prima versione live di Both Sides Now, dal 2° e 3° set registrati al Second Fret, il primo non appare nel CD. Mentre dal broadcast arrivano le inedite Eastern Rain, con elementi orientaleggianti e blues e un complesso lavoro della chitarra acustica, di cui è sempre più padrona, già presentata a novembre, ma qui più compiuta, e anche Blue On Blue, inframmezzate da dialoghi con Gene Shay, il conduttore della trasmissione, con il quale ha un ottimo rapporto.

Per completare il terzo CD troviamo

“A Record Of My Changes” – Michael’s Birthday Tapes un altro nastro casalingo, registrato a maggio del 1967 nel North Carolina, un nastro dove fanno il loro debutto altri 5 brani, più una improvvisazione di Joni: qualità delle canzoni sempre eccellente, quella sonora un po’ meno, nastro frusciato, ma comunque decisamente buono, troviamo la malinconica Gemini Twin, Strawflower Me dove la Mitchell tenta una vocalità più profonda e ricercata, l’armoniosa A Melody In Your Name, in entrambe la canzoni mi sembra di cogliere delle affinità con il primo Tim Buckley folk, e ancora Tin Angel oscura e brumosa, e la fluida I Dont Know Where I Stand, con un bel fingerpicking e una melodia sognante, seguita da una breve improvvisazione per voce e chitarra, senza testo. L’ultimo brano del CD viene dalla apparizione finale al Folklore Radio Broadcast del 28 maggio 1967, una delle rarissime cover, ovvero una versione di un brano del collega canadese Neil Young, di cui esegue Sugar Mountain, che presenta come una grande canzone: siamo d’accordo.

CD4)

Ad aprire il CD troviamo un altro demo, questa volta registrato a New York nel giugno del 1967, dove Joni presenta alcune canzoni che poi entreranno nel suo repertorio, e altre ancora inedite: I Had A King dal primo album, la bellissima Free Darling, che rimarrà inedita, ma ha tutti crismi delle tipiche scansioni delle migliori composizioni della Mitchell, stesso discorso per la lunga Conversation, con la voce che sale e scende nel suo tipico stile vocale, Morning Morgantown, la “strana” Dr. Junk, sottotitolo The Dentist Man, che però anticipa alcune soluzioni sonore che poi verranno riprese negli anni ’70, Gift Of The Magi, che nella conversazione tra Cameron Crowe e Joni viene indicato come uno dei brani che avrebbe meritato di essere recuperato in qualcuno degli album ufficiali, cosa invece avvenuta per l’euforica Chelsea Morning poi apparsa nel 1969 su Clouds e per la leggiadra e fiabesca Michael From Mountains poi pubblicata su Song To A Seagull, ma non per un altro brano delizioso come Cara’s Castle, che avrebbe meritato una miglior fine, mentre la conclusiva Jeremy rimarrà solo un frammento incompleto, per quanto intrigante.

Da qui in avanti troviamo i tre set completi registrati il 27 ottobre del 1967 alla

Canterbury House Ann Arbor, Michigan

dove una Joni Mitchell ormai divenuta una perfetta performer delizia il pubblico con le sue canzoni e anche con presentazioni sempre illuminanti, a tratti timide, sulla sua personalità. Nel quarto CD il primo set, con il pubblico che ascolta rapito una splendida Conversation, poi in una sequenza di brani noti ed inediti troviamo Come To The Sunshine, Chelsea Morning, Gift Of The Magi, la rara Play Little David, il traditional accapella The Dowie Dens Of Yarrow, I Had A King, Free Darling, Cactus Tree, poi inserita nel primo album.

CD5)

Prosegue il concerto con il secondo set, ancora ricco di brani rari come Little Green, bellissima, Marcie, ispirata dal suo primo viaggio a Londra, la soave e spensierata Ballerina Valerie, The Circle Game, una delle sue canzoni più belle, che però ad Ann Arbor ancora non conoscono, anche se lei prova a farli cantare, Michael From Mountains, Go Tell The Drummer Man, sconosciuta ovunque, ma un altro brano che avrebbe meritato maggior fortuna e a chiudere il secondo set I Don’t Know Where I Stand, una canzone dedicata al padre, con relativa lunga introduzione.

Nel terzo set A Melody In Your Name, altra piccola meraviglia della cantante canadese, cantata con voce stentorea, come pure Carnival In Kenora, un altro dei brani che Cameron Crowe indica tra i suoi preferiti tra quelli inediti contenuti nel box, in effetti splendida, e molto bella pure Songs To Aging Children Come, poi troviamo Dr. Junk, dedicata al suo amico dentista, con citazione del riff di Hey Bo Diddley, la dolcissima Morning Morgantown, la eccellente Night In The City e gran finale con Both Sides Now Urge For Going, una più bella dell’altra. Come dice lei stessa, ridendo, alla fine della conversazione con Crowe, I Was A Folksinger”! E non aveva ancora pubblicato nulla, ma qui troviamo tutto.

Grande cofanetto da avere assolutamente: attendiamo con ansia i prossimi della serie.

Bruno Conti

Una Splendida Celebrazione Di Un Grande Cantautore. Eric Andersen – Woodstock Under The Stars

eric andersen woodstock under the stars

Eric Andersen – Woodstock Under The Stars – Y&T 3CD

La storia della letteratura è piena di opere che narrano storie di personaggi il cui obiettivo ultimo è il ritorno a casa, dall’Odissea di Omero al Fu Mattia Pascal di Pirandello; anche un filosofo del calibro di Georg Friedrich von Hardenberg, più conosciuto come Novalis, scrisse una volta che “la filosofia è propriamente nostalgia, un impulso ad essere a casa propria ovunque”, citando non a caso la parola “nostalgia” che deriva dalle parole greche “nostos”, ritorno a casa, e “algos”, dolore. L’album di cui mi occupo oggi nasce in parte anche da questa nostalgia di casa e dall’obiettivo, più o meno inconscio, del farvi ritorno. Durante la sua lunga carriera iniziata negli anni sessanta Eric Andersen ha girovagato parecchio, arrivando per un certo periodo a vivere anche in Olanda, e solo in tempi recenti è tornato ad abitare a Woodstock, un posto da lui giudicato magico e fonte di continua ispirazione, con un’atmosfera capace di favorire la palingenesi artistica di chiunque, nonostante la scena musicale odierna della cittadina che sorge nello stato di New York non sia ceramente paragonabile a quella della seconda metà dei sixties.

Andersen ha dunque pensato di omaggiare il suo luogo di residenza pubblicando questo splendido triplo CD intitolato Woodstock Under The Stars, contenente una lunga serie di brani registrati perlopiù dal vivo nel periodo dal 2001 al 2011 in vari locali appunto di Woodstock, con l’aggiunta di due tracce risalenti al 1991 che sono anche le uniche che provengono da un’altra location. Un triplo album bellissimo, che oltre ad omaggiare la famosa cittadina del titolo è anche un regalo ai fans del grande cantautore di Pittsburgh (regalo si fa per dire, dato che il costo si aggira sui 40 euro), in quanto il 98% del materiale incluso è assolutamente inedito pur riguardando canzoni già note del songbook di Eric. Se aggiungiamo il fatto che l’incisione è praticamente perfetta, che le performance sono contraddistinte da un feeling molto alto e che tra i musicisti coinvolti abbiamo Garth Hudson e Rick Danko della Band, John Sebastian (ex leader dei Lovin’ Spoonful), i fratelli Happy ed Artie Traum e l’ex Hooters Eric Bazilian (oltre al fatto che le canzoni tendono dal bello allo splendido), l’acquisto di Woodstock Under The Stars è praticamente obbligatorio. Il primo CD comprende brani incisi live tra il 2001, 2003, 2004 e 2006, quindici canzoni tra le quali non mancano classici del grande folksinger (Wind And Sand, Violets Of Dawn, Blue River) uniti a pezzi magari meno noti ma di uguale bellezza, come la strepitosa Rain Falls Down In Amsterdam, la toccante Sudden Love, il puro folk della fulgida Lie With Me, la splendida Belgian Bar e la dylaniana Salt On Your Skin, ballata di notevole intensità. Ma potrei tranquillamente citarle tutte.

Ci sono anche due brani incisi in studio: una raffinata e limpida versione aggiornata di Liza Light The Candle, originariamente del 1975, ed una cover del classico di Fred Neil The Dolphins, uno dei soli tre pezzi già pubblicati ufficialmente essendo uscito nel 2018 all’interno di un album tributo allo stesso Neil; come bonus abbiamo le altre due canzoni già uscite in passato (nell’album One More Shot), e cioè due straordinarie riletture di Blue River e Come Runnin’ Like A Friend con Andersen insieme a Danko e Jonas Fjeld, registrate live in Norvegia nel 1991. Il secondo e terzo dischetto presentano 21 canzoni provenienti da un concerto (ovviamente ancora a Woodstock) del 2011 mandato in webcast, con Eric accompagnato da una band che comprende i già citati Happy Traum (chitarra e banjo) e John Sebastian (armonica), Joe Flood (violino e mandolino) e la moglie Inge Andersen alle armonie vocali. Ci sono tre pezzi in cui non è Eric a cantare, ma rispettivamente Traum (Buckets Of Rain, di Bob Dylan), Flood (Niagara) ed Inge (Betrayal, canzone decisamente bella scritta da lei), il resto è tutta farina del suo sacco: non mancano ovviamente brani che erano presenti anche nel primo CD (ma chiaramente in versione diversa dato che provengono da un altro concerto), specie nel finale, ma molte altre canzoni di grande bellezza come Dance Of Love And Death, Singin’ Man, Mary I’m Comin’ Back Home (uno splendore), Woman She Was Gentle e le trascinanti Before Everything Changed e Close The Door Lightly, per concludere con una struggente rilettura del superclassico Thirsty Boots.

Woodstock Under The Stars è quindi un’opera praticamente irrinunciabile per gli estimatori di Eric Andersen e nondimeno allettante per chiunque abbia a cuore qualunque espressione di songwriting di classe.

Marco Verdi

Non Solo Una Faccia Tra La Folla: Questo E’ Un Grande Disco! Ben Bostick – Among The Faceless Crowd

ben bostick among the faceless crowd

Ben Bostick – Among The Faceless Crowd – Simply Fantastic Music

Ben Bostick non è soltanto uno dei classici cantautori che popolano il sottobosco della musica a stelle e strisce, è un vero talento: country, folk, Americana, roots? Decidete voi, forse nella sua musica c’è un po’ di tutto questo. Nativo della South Carolina, dopo essere passato dalla California, ora vive ad Atlanta, Georgia, dove lavora e fa musica. Per il momento si arrangia con eventi One Man Band, visto che suona, bene, un po’ di tutto ed è anche la modalità con cui ha inciso in parte questo Among The Faceless Crowd, che ha ricevuto eccellenti riscontri critici, con paragoni allo Springsteen di Nebraska, anche a livello concettuale, ma che tra le sue influenze cita, oltre a Bruce, Johnny Cash, Otis Redding e il chitarrista australiano Tommy Emanuel, dato che è anche un ottimo picker. In effetti nel disco appaiono anche Luke Miller alle tastiere, il bassista Cory Tramontelli e il suo chitarrista abituale, Kyle LaLone alla elettrica nella bellissima The Last Coast, un brano quasi epico, una splendida ballata corale, con un sound dove organo, chitarre arpeggiate e sezione ritmica fanno da apripista all’assolo di LaLone, questo a smentire parzialmente il suono crudo e spoglio di Nebraska, a favore di una musicalità più compiuta, dove la voce di Bostick si eleva maestosa.

Se devo azzardare un paragone personale il tipo di voce di Ben, più che il Boss, mi ricorda moltissimo quella di Eric Andersen, epoca Blue River e seguenti: prendiamo l’iniziale Absolutely Emily, che se vogliamo mantenere il paragone con Springsteen sembra un pezzo di Tunnel Of Love o comunque uno di quelli più intimi e dolci, cantato però con la voce di Andersen, più gentile e carezzevole, sostenuto sempre dall’organo, l’acustica arpeggiata e un supporto ritmico contenuto, il tutto che permette di gustare l’elegante finezza della melodia innato in Bostick. Che non è al primo album, questo è il terzo (oltre ad un mini uscito nel 2016). Le sue canzoni hanno un legame con il sociale, la vita quotidiana non facile del lavoratore comune, negletto e triste, nella quasi desolata Wasting Gas, che timbro vocale a parte, insisto, mi ricorda moltissimo il buon Eric, ci rimanda anche al citato Cash e a Bruce, con l’intervento di un glockenspiel, dell’organo e di una elettrica discreta ma efficace, che poi sfocia in un assolo di armonica quasi commovente, grande musica, date retta.

La scandita, disperata e cruda Working For A Living è la più springsteeniana del lotto… “Something ’bout this math just don’t add up/I’m working for a living, and it’s turning me cold”Sir, don’t make me look like a loser in my baby’s eyes”, su un tappeto sonoro vibrante, con basso, percussioni, organo ed armonica a scandire quella che sembra una sentenza senza appello, e anche I Just Can’t Seem To Get Ahead, con il suo accompagnamento folksy nobilitato da un organo gospel, non sembra voler regalare consolazioni o infondere fiducia nel futuro, perché anche questa è l’America dei nostri tempi, già nell’era pre-covid e oggi ancor di più.

Anche The Thief, di nuovo con glockenspiel ed organo in evidenza, è un grande brano, approccio Johnny Cash via Eric Andersen, con una melodia superba e un testo splendido “I’m a Christian, and I don’t believe it’s right for someone to steal But I’m a man with a family to provide for, that’s the deal…”, molto bella anche Central Valley che racconta della California lontani dalle luci abbaglianti di LA, attraverso solo la voce partecipe ed una acustica arpeggiata. Too Dark To Tell si spinge ancora più a fondo nell’abisso, con accenti alla Woody Guthrie dell’epoca della Grande Depressione, sempre con il picking della acustica danzante di Bostick che tratteggia un acquerello folk di rara efficacia, Untroubled Mind ha un sottofondo religioso con le sue citazioni di Abramo e un accompagnamento meno scarno ed austero, anzi a tratti avvolgente e rigoglioso, nonostante l’argomento, risultando una ennesima canzone sopra la media in un album che ci consegna un grande Cantautore con la C maiuscola. E anche la conclusiva If I Were In A Novel non è per nulla consolatoria, scandita da lunghe note del piano, dall’organo e dal solito glockenspiel, con finale solo voce a cappella che scandisce il verdetto finale di un grande album Not a soul would notice/And none would shed a tear…No witness to the void”.

L’unica nota dolente, al solito, è la scarsa reperibilità del disco, che si può acquistare solo sul sito personale dell’artista (dove si può ascoltarlo) oppure su https://benbostick.bandcamp.com/album/among-the-faceless-crowd , peccato che le spese di spedizione dagli Usa siano comunque proibitive per noi europei: però vale la pena di cercarlò

Bruno Conti

Anche Quest’Anno Ci Siamo: Il Meglio Del 2019 Secondo Disco Club, Parte III

Proseguiamo con la pubblicazione delle liste del meglio del 2019 dei collaboratori del Blog, questa volta tocca a Tino Montanari. Come vedete sono molto creative e diverse tra loro, ognuno le imposta in modo differente, anche con categorie di fantasia, comunque visto che vogliono essere anche dei suggerimenti, delle segnalazioni delle cose più interessanti e sfiziose uscite nel corso dell’anno (nonché pure per il piacere e il divertimento di chi le scrive), qui e là vengono arricchite da video, link a post del Blog e qualche commento inserito dal sottoscritto.

Bruno Conti

P:S Visto che il Post è un po’ lungo e carico di materiale potrebbe caricarsi con lentezza.

POLL 2019

 leonard cohen thanks for the dance

 Disco Dell’Anno

Leonard Cohen – Thanks For The Dance

Canzone Dell’Anno

Leonard Cohen – The Hills

https://discoclub.myblog.it/2019/11/24/il-testamento-postumo-di-leonard-thanks-for-the-dance-leonard-cohen/

Concerto Dell’Anno

Eric Andersen Trio (Featuring Scarlet Rivera) – Spazio Musica Pavia

https://discoclub.myblog.it/2019/11/15/in-attesa-di-futuri-sviluppi-concerto-evento-a-spazio-musica-di-pavia-eric-andersen-scarlet-rivera-eric-andersen-trio-09112019-dal-nostro-inviato/

tom petty the best of everything

Cofanetto Dell’Anno

Tom Petty And The Heartbreakers – The Best Of Everything 1976-2016

*NDB Non è proprio un cofanetto, visto che si tratta di un doppio CD, ma è comunque un modo per tenere vivo il ricordo del biondo rock che ci manca sempre più.

the band the band 2 CD

Ristampa Dell’Anno

The Band . The Band 50th Anniversary

joni mitchell 75 movie

Tributo Dell’Anno

Various Artists Joni 75: A Birthday Celebration 

joe bonamassa live at sydney opera house

Disco Rock

Joe Bonamassa – Live At The Sydney Opera House

https://discoclub.myblog.it/2019/10/23/sia-pure-in-ritardo-ma-non-poteva-mancare-un-suo-nuovo-album-nel-2019-joe-bonamassa-live-at-the-sydney-opera-house/

robert randolph brighter days

Disco Rock-Blues

Robert Randolph & The Family Band – Brighter Days

Proprio in questi giorni è entrato nella cinquina delle nominations ai Grammy come Best Contemporary Blues Album

https://discoclub.myblog.it/2019/08/19/tra-blues-gospel-e-rock-un-chitarrista-eccezionale-con-la-produzione-di-dave-cobb-robert-randolph-family-band-brighter-days/

Disco Folk

Dervish – The Great Irish Songbook

Disco Roots

Tom Russell – October In The Railroad Earth

old crow medicine show live at the ryman

Disco Country

Old Crow Medicine Show – Live At The Ryman

mavis staples we get by

Disco Rhythm & Blues

Mavis Staples – We Get By

teskey brothers run home slow

Disco Soul

Teskey Brothers – Run Home Slow

peter frampton band all blues

Disco Blues

Peter Frampton Band – All Blues

https://discoclub.myblog.it/2019/06/10/una-dichiarazione-di-intenti-sin-dal-titolo-a-sorpresa-un-eccellente-disco-peter-frampton-band-all-blues/

Disco Jazz (??) *NDB Diciamo fusion.

Spyro Gyra – Vinyl Tap

vent du nord territoires

Disco World Music

Le Vent Du Nord – Territories

Disco Gospel

Marc Cohn & Blind Boys Alabama – Work To Do

creedence live at woodstock

Disco Oldies

Creedence Clearwater Revival – Live At Woodstock

Disco Live

archie roach the concert collection

Archie Roach – The Concert Collection 2012-2018

https://discoclub.myblog.it/2019/06/22/forse-il-canto-del-cigno-di-un-grande-aborigeno-australiano-archie-roach-the-concert-collection-2012-2018/ *NDB Forse, perché prossimamente vi presenteremo sul Blog un nuovo CD di Archie Roach.

cheap wine faces cd

Disco Italiano

Cheap Wine –  Faces

the irishman soundtrack

Colonna Sonora

Various Artists – The Irishman

runrig the last dance

Dvd Musicale

Runrig – The Last Dance

Il Meglio Del Resto 

Chris Knight – Almost Daylight

jimmy barnes my criminal record

Jimmy Barnes – My Criminal Record

paul kelly live at sydney opera house

Paul Kelly Live At Sidney Opera House

Nick CaveGhosteen

Van Morrison Three Chords And The Truth

christy moore magic nights

Christy Moore – Magic Nights

*NDB Questo è bellissimo, sarà anche nella mia lista dei migliori dei migliori del 2019, recensione prossimamente sul Blog, prima la leggerete sul Buscadero (tanto è sempre mia).

Jon Brooks & The Outskirts Of Approval – Moth Nor Rust II

doug seegers a story i got to tell

Doug Seegers – A Story I Got To Tell

anderson east alive in tennessee

Anderson East – Alive In Tennessee

*NDB Facciamo un’eccezione visto che è uscito solo in vinile, ma lui è veramente bravo.

Neil Young – Colorado

mary black orchestrated

Mary Black Orchestrated

Recensione sul Blog nei prossimi giorni!

Carrie Newcomer – The Point Of Arrival

janiva magness sings john fogerty

Janiva Magness – Change In The Weather Sings John Fogerty

Mavis Staples – Live In London

beth hart war in my mind deluxe

Beth Hart – War In My Mind

Rickie Lee Jones – Kicks

Lisa Hannigan & Stargaze – Live In Dublin

Loreena McKennitt – Live At The Royal Albert Hall

jude johnstone living room

Jude Johnstone – Living Room

https://discoclub.myblog.it/2019/11/09/canzoni-dal-salotto-di-casa-jude-johnstone-living-room/

allison moorer blood

Allison Moorer – Blood

 

The Delines – The Imperial

black sorrows live at the palms

Black Sorrows Live At The Palms

https://discoclub.myblog.it/2019/05/22/un-altro-disco-che-quasi-non-ce-un-mitico-locale-australiano-per-una-grande-band-black-sorrows-live-at-the-palms/

goats don't shave out the libe

Goats Don’t Shave – Out The Line

subdudes lickskillet

Subdudes – Lickskillet

The Steel Woods – Old News

Purple Mountains – Purple Mountains

doobie brothers live from the beacon theatre

Doobie Brothers – Live From The Beacon Theatre

over the rhine love and revelation

Over The Rhine – Love & Revelation

whiskey myers whiskey myers

Whiskey Myers – Whiskey Myers

session americana north east

Session Americana – North East

Tino Montanari

In Attesa Di Futuri Sviluppi! Concerto Evento a “Spazio Musica” Di Pavia: Eric Andersen & Scarlet Rivera + Eric Andersen Trio – 09/11/2019 Dal Nostro Inviato

eric andersen pavoa spazio musicaScarlet Rivera

Serata da forti emozioni l’altra sera in quel di  Pavia, e precisamente nel rinnovato Spazio Musica,  che sotto la nuova direzione artistica dell’amico Paolo Pieretto, è riuscito a portare sul palco del mitico locale il leggendario cantautore americano Eric Andersen, uno dei grandi protagonisti della gloriosa stagione del Greenwich Village, con alle spalle una carriera iniziata nei primi anni ’60 nei piccoli club di San Francisco, girando poi il mondo in lungo e in largo, e pubblicando in oltre 50 anni una trentina di album; carriera che prosegue tuttora in Europa, soprattutto al nord, come cantautore di “culto”.Ad accompagnarlo in questo “italian tour” è come al solito una band di ottimo livello, dove spicca la nota violinista Scarlet Rivera (protagonista assoluta della Rolling Thunder Revue, e nello storico album Desire di Bob Dylan), con il deciso contributo della brava percussionista canadese Cheryl Prashker (componente per molti anni della band Celtic-Roots Runa), l’eccellente musicista italiano Paolo Ercoli al dobro, e come vocalist e armonicista l’attuale moglie Inge Andersen.

La serata, iniziata puntualmente,  è stata aperta dalla ottima esibizione della cantautrice Simona Colonna (di origini piemontesi), reduce dal successo ottenuto al famoso “Premio Tenco”, che con il solo violoncello ha presentato un breve set dove oltre ai brani del suo ultimo lavoro Folli e Folletti, ha presentato una intrigante versione italiana di Blue River  (uno dei brani più famosi di Andersen).

Dopo le meritate ovazioni alla Colonna, e una breve presentazione del giornalista Paolo Vites per il suo libro dedicato, disco per disco, all’intera discografia di Andersen e inittolato Ghosts Upon The Road, sale finalmente sul palco in un completo nero (compreso il cappello) il buon Eric con la sua band, che inizia il concerto recuperando due brani quasi dimenticati dai suoi primissimi album, la delicata e struggente ballata I Shall Go Unbounded, e la grintosa Dusty Box Car Wall, seguita dalla sempre affascinante Foolish Like The Flowers, ai tempi passata quasi inosservata (la trovate su Avalanche).

Come sempre le sue storie musicali partono dagli arpeggi della sua chitarra acustica, che si manifestano nella malinconica Fooghorn, e nella ballata notturna Sheila (dal capolavoro Blue River), per poi passare ad una più recente Salt On Your Skin, registrata in un concerto dal vivo a Colonia, per poi  recuperare uno dei suoi capolavori Violets Of Dawn, una raffinata ballata notturna dedicata ai suoi poeti preferiti. Arrivati a questo punto il concerto comincia a prendere corpo con una bellissima e intensa versione di Don’t It Make You Wanna Sing The Blues, una gioiosa e ritmata Singin’ Man, e, introdotta da un simpatico aneddoto sul suo periodo italiano fine anni ’80, riproporre la dolcissima Hills Of Tuscany,  per poi raggiungere il piano e proporre al pubblico presente, sempre da Blue River, la delicata e intima Wind And Sand.

A questo punto Eric lascia spazio brevemente alla co-protagonista della serata Scarlet Rivera (non solo impegnata con il violino, ma anche seconda voce), per una grintosa interpretazione di una Lady Liberty, supportata alle percussioni dalla bravissima Cheryl, seguita da uno dei capolavori assoluti di Andersen, la pianistica e bellissima Blue River, prima di coinvolgere di nuovo tutta la band in una trascinante You Can’t Relive The Past (scritta ai tempi con Lou Reed). Nella parte finale del concerto Eric fa commuovere il pubblico in sala con la bellissima Under The Shadows, accompagnato dal violino straziante di Scarlet, per poi chiudere con una sequenza di alcuni dei suoi brani più celebri, come Close The Door Lightly When You Go e Thirsty Boots (entrambi sono sul “seminale” Bout Changes & Things). Dopo una lunga e meritata ovazione, la band si ricompone sul palco per l’ultimo pezzo della serata Mingle Of The Universe, dal penultimo lavoro di tre anni fa, dedicato alla vita di Lord Byron, ai tempi recensito dal sottoscritto su queste pagine.

Di seguito trovate la “tracklist” del concerto e i relativi album di riferimento, se non conoscete Eric Andersen, per incuriosirvi a scoprire le innumerevoli “perle” contenute nella sua discografia:

 

1   –   I Shall Go Unbounded – Bout Changes & Things (66)

2   –  Dusty Box Car Wall – Today Is The Highway (65)

3   –  Foolish Like The Flowers – Avalanche (09)

4   –  Fooghorn – Memory Of The Future (99)

5   –  Sheila – Blue River (72)

6   -.  Salt On Your Skin – The Cologne Concert (11)

7   –  Violets Of Dawn – Bout Changes & Things (66)

8   –  Don’t It Make You Wanna Sing The Blues – Blue Rain Live (07)

9   –  Singin’ Man – The Essential Eric Andersen (18)

10 –  Hills Of Tuscany – Memory Of The Future (98)

11 –  Wind And Sand – Blue River (72)

12 –  Lady Liberty – Scarlet Rivera

13 –  Blue River – Blue River (72)

14 –  You Can’t Relive The Past – You Can’t Relive The Past (00)

15 –  Under The Shadows – Beat Avenue (03)

16 –  Close The Door Lightly When You Go – Bout Changes & Things (66)

17 –  Thirsty Boots – Bout Changes & Things (66)

18 –  Mingle With The Universe – Mingle With The Universe: The Worlds Of Lord Byron (16)

C’era molta attesa per questo tour italiano di Eric Andersen (soprattutto per la presenza della violinista Scarlet Rivera), e tutte le aspettative sono state ampiamente ripagate con l’entusiasmo del folto pubblico presente , lo stesso pubblico che è stato coinvolto nelle varie pause del musicista (da vero “storyteller”) nel racconto di aneddoti inerenti al brano, con la band che si presta all’assalto dei presenti per fotografie e autografi, con Eric gentilissimo e signorile come sempre, e Scarlet un po’ sorpresa di tanto affetto. A 76 anni (compiuti) questo “signore”, anche se lontano dalla grande ribalta, si conferma ancora uno degli autori più vitali della grande scuola cantautorale americana.

*NDT La notizia buona è che il concerto è stato registrato, e prossimamente diventerà il nuovo CD dal vivo di Eric Andersen, pubblicato dalla gloriosa etichetta italiana Appaloosa, invece forse l’unico piccolo neo della serata è stato il mancato inserimento nella scaletta di un brano come Woman, She Was Gentle (cercatelo anche nella versione con Michele Gazich su The Cologne Concert), per il sottoscritto una delle “gemme” più belle del suo sconfinato songbook.

Tino Montanari

Dopo Camus E Byron, Per Concludere Il Trittico E’ Il Turno Di Heinrich Bòll. Eric Andersen – Silent Angel: Fire & Ashes Of Heinrich Bòll

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Eric Andersen – Silent Angel: Fire & Ashes Of Heinrich Bòll – EP – Meyer Records

Come precedentemente annunciato, dopo il francese Albert Camus e l’inglese Lord Byron http://discoclub.myblog.it/2017/06/04/ancora-folk-letterario-per-il-nuovo-album-eric-andersen-mingle-with-the-universe/ , il “nuovo” album di Eric Andersen completa la “triade” di autori (per ora), con un altro lavoro di impronta letteraria, dedicato questa volta allo scrittore tedesco e premio Nobel Heinrich Bòll, sicuramente per vari motivi il più difficile da interpretare e tradurre in musica. Come gli altri due, anche questo EP è stato registrato presso i Topaz Studios di Colonia, dove Eric voce e chitarra, come sempre si è avvalso di eccellenti  musicisti, a partire dal “nostro” Michele Gazich e il suo magico violino (ormai un punto fermo della band di Andersen), Martell Beigang alla batteria e basso, Steve Postell alla chitarra acustica, Cheryl Pashker alle percussioni, Harald Ruter alla fisarmonica, e la voce della brava Petra Mùnchrath, il tutto co-prodotto dallo stesso Andersen con Reinhard Kobialka.

L’EP si apre con un intrigante motivetto tradizionale tedesco, il famoso Wenn Das Wasser Im Rhein Gold’ner Wein Wàr (una canzone popolare sul fiume Reno), cantato dalla voce “teutonica” di Petra con l’accompagnamento della fisarmonica di Ruter, per poi passare al tema di una bellissima Silent Angel, dipinta dal violino di Gazich, mentre Thank You Dearest Leader è il brano più sarcastico e rock del mini-album (una “velenosa” presa in giro di Adolf Hitler). Face Of A Clown è una lenta e triste ballata (tratta dal romanzo di Bòll The Views Of A Clown), basata su violino, percussioni e chitarra elettrica, che si alternano nello sviluppo del brano, a cui fa seguito la rabbia cantata in musica di una Silence sulla repressione e il silenzio sull’Olocausto, per terminare questo mini album con la versione strumentale del già citato brano iniziale, con la fisarmonica di Ruter e il violino di Gazich.

eric andersen essential

Questo signore ha pubblicato dischi per oltre 50 anni, e fin dagli anni ’80 si è trasferito in Europa, precisamente ad Oslo (dove attualmente vive con la seconda moglie Inge), e per un tipo che è stato senza alcun dubbio una delle figure più importanti della scena gloriosa del Greenwich Village negli anni ’60 e nei primi anni ’70, non può certo stupire che in questa fase “senile” della sua carriera si sia inventato questa forma di “folk letterario”, che certamente non apre a nuovi orizzonti musicali, ma allo stesso tempo gli permette di rileggere pagine importanti dei suoi poeti preferiti, Camus, Byron e Bòll, facendoci conoscere in forma “canzone” vecchie tematiche che sono ancora terribilmente attuali. Ciò che ha sempre distinto Eric Andersen da altri suoi colleghi cantautori, è certamente la vena poetica e romantica delle sue canzoni, che puntualmente viene certificata anche da questa ultima parte di carriera, e il risultato è davvero avvincente, con Eric che prosegue con successo il suo intento di rompere lo schema tipico della scrittura cantautorale, con una voce quasi recitativa che richiama a tratti i compianti Lou Reed e John Trudell. Un altro piccolo grande EP, per un importante artista che nella sua lunga carriera forse non ha ricevuto i riconoscimenti che meritava, ma che oggi come ieri è ancora in pista a fare buona musica.

NDT: Mi auguro che il progetto “letterario” prosegua magari omaggiando altri autori, in quel caso spero che venga riscoperto un grande poeta, scrittore e drammaturgo gallese come Dylan Thomas.

Tino Montanari

*NDB Il CD doppio che vedete effigiato sopra uscirà per la Real Gone Music il 30 marzo del 2018 e avrà questo contenuto:

[CD1]
1. Everything Ain’t Been Said
2. Dusty Box Car Wall
3. (We Were) Foolish Like the Flowers
4. Dream to Rimbaud
5. Secrets
6. I Will Wait
7. Waves of Freedom
8. Mama Tried
9. Is It Really Love at All
10. Florentine
11. Blue River
12. Pearl’s Goodtime Blues
13. Woman, She Was Gentle
14. Moonchild River Song
15. Time Run Like a Freight Train
16. Wild Crow Blues

[CD2]
1. The Blues Keep Fallin’ Like the Rain
2. Thirsty Boots
3. Close the Door Lightly When You Go
4. Violets of Dawn
5. Messiah
6. Belgian Bar
7. Trouble in Paris
8. Hills of Tuscany
9. You Can’t Relive the Past
10. Rain Falls Down in Amsterdam
11. Keep This Love Alive
12. Driftin’ Away
13. Foghorn
14. Salt on Our Skin
15. Don’t It Make You Wanna Sing the Blues
16. Under the Shadows
17. Plains of Nebraska-O

Ancora Folk “Letterario” Per Il Nuovo Album. Eric Andersen – Mingle With The Universe

eric andersen mingle with the universe

Eric Andersen – Mingle With The Universe: The Worlds Of Lord Byron – Meyer Records

Come mi aveva preannunciato il buon Michele Gazich, a circa due anni di distanza dall’ottimo omaggio ad Albert Camus Shadow And Light Of Albert Camus http://discoclub.myblog.it/2015/06/05/elegia-musica-premio-nobel-eric-andersen-shadow-and-light-of-albert-camus/ , ritorna Eric Andersen con un altro lavoro, questa volta nato da uno spettacolo teatrale con canzoni basate sulle poesie di Lord Byron, musicate dallo stesso Eric (a parte due brani che sono completamente suoi), a testimonianza che il “nuovo letterato” Andersen continua ad evolversi e reinventarsi. E così il cantautore americano, ma cittadino del mondo: da anni vive in Norvegia con la famiglia, e registra e produce in Germania, ha deciso di ripetere l’esperienza del precedente disco in studio, riportando in sala d’incisione a Colonia oltre alle armonie vocali della moglie Inge, il magico violino di Gazich, turnisti di area come Giorgio Curcetti alle chitarre elettriche, all’oud e al basso, Cheryl Prashker alla batteria, djembe e percussioni, Paul Zoontjens al pianoforte Steinway, senza dimenticare la sua voce inconfondibile a servizio di chitarra e armonica, il tutto sotto la produzione di Werner Meyer.

Il nobile progetto si sviluppa con una prima poesia musicata,  There’ll Be None Of Beauty’s Daughters dalla malinconia infinita, con il sostegno del controcanto della moglie, a cui fanno seguito una Song To Augusta dal suono moderno, dove entra in gioco il violino di Michele, come nell’introduzione di una maestosa ballata come She Walks In Beauty, solo voce, pianoforte, violino e poco altro, mentre la intrigante Hail To The Curled Darling è il primo brano di Eric dedicato alla vita di Lord Byron. Con la dolcezza di Farewell To A Lady, sembra di tornare ai tempi gloriosi del Greenwich Village, per poi passare al folk rurale di una Child Harold’s Farewell, con armonica e percussioni in evidenza; si omaggia nuovamente il poeta con una personale e lunga Albion, dove si risente la melodiosa voce di Inge, mentre la brevissima Fifty Times e la seguente Darkness sono basate su un recitativo che quasi rimanda al compianto John Trudell. Dopo tanto splendore, si riparte con gli arpeggi chitarristici di un brano strumentale Taqsim, a cui fa seguito la title track Mingle With The Universe, una moderna “romanza” folk dove il lavoro al violino di Gazich e la voce di Eric, danno un impronta epica al brano.

Come nella seguente dolcissima ballata Maid Of Athens, che chiude la versione in vinile dell’album, ma nel CD ci sono due ulteriori tracce: ancora una ulteriore folk song sulle note del violino nella  ambiziosa When We Two Parted per poi chiudere con la danzante So We’ll Go No More A-Roving, un disco affascinante, profondo e coinvolgente. Questo “arzillo” settantaquattrenne è ormai sulle scene da più di cinquanta anni (il suo primo album, Today Is The Highway risale al 1965), e con questo ultimo lavoro se non ho sbagliato i conti con il “pallottoliere” è arrivato a 34 album: Andersen ha consumato scarpe e musica suonando, tra i tanti, con Joni Mitchell, Judy Collins, Leonard Cohen, Rick Danko,  ha composto pezzi per Dylan, Cash, Linda Ronstadt e i grandissimi Grateful Dead, e, influenzato da scrittori della “beat generation” come Jack Kerouac e Allen Ginsberg, o dai poeti classici francesi tra cui Charles Baudelaire e Arthur Rimbaud, invece di andare a pesca di salmoni norvegesi, nella seconda parte della vita si è creato l’hobby di adattare in musica le opere di altre icone letterarie del passato, con il risultato, per chi scrive, di una cavalcata letteraria-musicale comunque senza tempo, per orecchie colte e raffinate.

NDT: A dimostrazione che i proverbi sono veritieri, Eric Andersen sta già lavorando al terzo capitolo del progetto, dedicato al premio Nobel Heinrich Bòll (il figlio prediletto di Colonia), e il disco dovrebbe uscire a Settembre di quest’anno. Attendo fiducioso, sono già impaziente.!

Tino Montanari