Il Ritorno Del Fuorilegge Gentiluomo. Royal Wade Kimes – Love Of A Cowboy

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Royal Wade Kimes – Love Of A Cowboy – Wonderment CD

Royal Wade Kimes è un vero cowboy, quasi a livello professionale, e cantante country per passione: un po’ come lo fu il grande Chris LeDoux, con la differenza che Kimes ha esordito piuttosto tardi, nel 1996 all’età di 45 anni. Originario dell’Arkansas, RW (per brevità) lavorò per anni nella segheria di famiglia, fino a quando il padre, che aveva intuito un certo talento, non gli suggerì di andare a cercare maggior fortuna a Nashville, cosa che il nostro fece nel 1983. Dopo un periodo di gavetta, durante il quale scrisse anche una canzone per Garth Brooks (all’epoca il cantante country più popolare in America), RW venne notato dal grande Eddy Arnold, che lo aiutò ad esordire appunto negli anni novanta. Da allora Kimes non si è più fermato, ha continuato a pubblicare dischi con regolarità, realizzando finalmente il proprio sogno di fare il musicista a tempo pieno, anche se il suo nome non è mai emerso a livello di vendite: troppo vera e pura infatti la sua musica, un country robusto e decisamente verace che si rifà a quello classico di gente come Waylon Jennings, Willie Nelson e Billy Joe Shaver, unito ad una certa classe che ha fruttato al nostro il soprannome di “The Gentleman Outlaw”, in virtù anche di modi pacati che a mio parere lo avvicinano anche al recentemente scomparso Don Williams (anche se Kimes è più country).

Love Of A Cowboy è il nuovo lavoro di RW, un disco che mantiene appieno ciò che promette: ottime canzoni di vero country, genuino e diretto, sufficientemente elettrico nei pezzi più movimentati e con il tasso zuccherino ampiamente sotto controllo, quando non addirittura assente, nelle ballate. Prodotto in maniera classica dal chitarrista George Bradfute (già con Hayes Carll, Sam Baker e Jason Eady), Kimes è accompagnato da un manipolo di turnisti di buon livello, che rispondono ai nomi di Paul Hollowell (piano), Mike Noble (chitarre), Matt McDowell (batteria), Doug Corbin (basso) e Larry Crowley (chitarra acustica); e poi ci sono le canzoni di RW, country classico e diretto, piacevole e di sicuro impatto. L’avvio è ottimo, con la trascinante Cowboy On The Loose, un rockin’ country dal ritmo alto e con eccellenti spunti di piano e chitarra, un inizio che predispone subito l’ascoltatore al meglio. Dust On My Heart è una ballata classica, strumentata in maniera elegante e con una melodia toccante: niente di nashvilliano, ma musica vera.

Always On My Mind non è il classico inciso anche da Elvis Presley e Willie Nelson, ma un divertente e riuscito honky-tonk dal motivo anni ’50, fattore accentuato dai cori in stile doo-wop, mentre Healer Of Heart è una country song moderna, vibrante e roccata, dominata dal vocione del nostro: davvero bella. La lenta Hello Lonely ha un accenno di archi, ma non invadenti, e poi è dotata di una melodia piacevole, pacata e raffinata (e qui il paragone con Don Williams ci sta tutto), così come I’ll Leave The Leavin’ Up To You, altra ballata per palati fini; per contro 91 Miles From Heaven torna in pieno mood country’n’roll, direi alla maniera texana, mentre Might As Well Be Mars è un altro slow di gran classe. Il CD, solo 31 minuti ma piacevolissimi, si chiude con l’intrigante Maybe Tomorrow, che sembra presa da un album di Chris Isaak, e con la pianistica Sweet Memories, altra struggente ballad eseguita con notevole feeling.  Love Of A Cowboy non rappresenterà di certo una svolta nella carriera di Royal Wade Kimes, ma al suo interno c’è comunque della buona trippa per tutti i gatti che amano la vera country music.

Marco Verdi

Tanto Per Gradire, Un Altro Bel Tributo, Anche Da Parte Dei Nomi Meno “Sicuri”. Gentle Giants: The Songs Of Don Williams

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Various Artists – Gentle Giants: The Songs Of Don Williams – Slate Creek CD

Don Williams, cantautore texano in attività come solista dal 1971 (ma precedentemente membro dei Pozo-Seco Singers), è stato sempre considerato un personaggio di secondo piano, anche se nella sua lunga carriera i successi non sono certo mancati. Depositario di uno stile pacato e raffinato decisamente in contrasto con il suo imponente aspetto fisico (da cui il soprannome The Gentle Giant, niente a che vedere dunque con il gruppo prog britannico), Williams viene spesso dimenticato quando vengono stilate le classifiche dei grandi della country music, anche se lui c’è sempre stato, ha sempre fatto la sua musica senza rompere le scatole a nessuno, e si è ritagliato uno zoccolo duro di fans che non lo ha mai abbandonato: proprio lo scorso anno, su queste pagine virtuali, ho recensito il suo ultimo lavoro, un album dal vivo intitolato Don Williams In Ireland, nel quale il vecchio texano passava in rassegna con il suo tipico approccio tranquillo il meglio del suo repertorio http://discoclub.myblog.it/2016/06/18/bella-opportunita-chi-lo-conoscesse-don-williams-ireland-the-gentle-giant-concert/ . Ora Don viene finalmente omaggiato da una bella schiera di colleghi, in questo ottimo Gentle Giants: The Songs Of Don Williams, un tributo fatto con grande amore e rispetto e pubblicato in collaborazione con la nota associazione benefica MusiCares (proprio quella che ogni anno omaggia un big della musica con un grande concerto-tributo, quest’anno è toccato a Tom Petty), che si occupa di fornire assistenza sanitaria gratuita ai musicisti che hanno bisogno di cure e non possono pagarsele da soli (non avendo tutti il conto in banca di un Paul McCartney o di un Bruce Springsteen).

Un gran bel dischetto quindi, con interpretazioni molto rispettose degli originali, con dentro veri e propri fuoriclasse, qualche outsider e perfino due-tre nomi che di solito sono da evitare come la peste, ma che qui si dimenticano di essere delle superstars e fanno semplicemente i musicisti. Williams è anche un cantautore molto particolare, nel senso che non è che nel corso della propria carriera le sue canzoni le abbia scritte proprio tutte lui, anzi di quelle più note forse neppure una, ragione per la quale degli undici brani scelti per questo tributo nessuno porta la firma di Don. Il disco è prodotto, tranne in qualche caso, da Gary Fundis, ed oltre agli artisti coinvolti troviamo in session davvero tanti nomi molto noti, come Colin Linden (songwriter canadese e membro dei Blackie & The Rodeo Kings), Glenn Worf, Mickey Raphael, Fred Eltringham, Bryan Sutton, Sam Bush, Jerry Douglas, Dan Dugmore e Lee Roy Parnell, altro ottimo chitarrista e musicista per suo conto. Si parte molto bene con la famosa Tulsa Time, brano scritto da Danny Flowers e noto maggiormente nella versione di Eric Clapton: qui troviamo riunite per l’occasione le Pistol Annies (Miranda Lambert, Ashley Monroe ed Angaleena Presley) in una splendida rilettura country-rock piena di ritmo, grinta e passione ed un mood coinvolgente e molto texano, un inizio scintillante. La brava Brandy Clark ci regala una I Believe In You molto ben fatta, una ballata suonata in modo classico e dal motivo decisamente melodico, una versione di classe; quando ho letto che nel disco c’erano anche i solitamente pessimi Lady Antebellum ho pensato “ma che ca…spiterina c’entrano?”, ma il trio country-pop fortunatamente si contiene e rilascia una We’ve Got A Good Fire Goin’ di buon livello, cantata bene e suonata con gli strumenti giusti, con un leggero accompagnamento d’archi che non guasta, mentre Dierks Bentley, che quando vuole è bravo, convince con un bel arrangiamento elettroacustico della vivace honky-tonk song Some Broken Hearts Never Mend (e poi la voce c’è).

A proposito di grandi voci, ecco l’ottimo Chris Stapleton, in compagnia della moglie Morgane, alle prese con la celebre Amanda (brano di Bob McDill e portato al successo anche da Waylon Jennings), in una intensissima rilettura dal vivo, con pochi strumenti ma tanto pathos, e voce di Chris davvero strepitosa. Sempre parlando di ugole d’oro, ecco Alison Krauss con una dolce e toccante Till The Rivers All Run Dry, bellissimo slow pianistico che avrebbe ben figurato anche nell’ultimo album della bionda cantante e violinista; splendida Love Is On A Roll, squisita country ballad scritta nel 1983 da John Prine e Roger Cook appositamente per Williams, che qui viene riproposta in duetto proprio dai due autori: Prine mostra di essere in grande forma, facendomi sperare in un suo nuovo disco di brani originali al più presto. La coppia formata da Jason Isbell ed Amanda Shires (anche nella vita) ci delizia con una cristallina If I Needed You, prodotta da Dave Cobb (e ci mancava…); Trisha Yearwood, un’altra che non sempre è garanzia di qualità, ci dona invece una Maggie’s Dream molto misurata e di buona intensità (e la voce non si discute), mentre il bravissimo Keb’ Mo’ dimentica per un momento di essere un bluesman e con la saltellante e solare Lord I Hope This Day Is Good ci regala una delle migliori performance del disco, in puro country style. Quando ho letto che l’album era chiuso da Garth Brooks,  il re indiscusso del country commerciale (e marito della Yearwood), ho avuto paura, ma fortunatamente Garth non è uno stupido e sa quando è il momento di fare musica seriamente, e la sua Good Ole Boys Like Me, pianistica e vibrante, è di ottimo livello.

Un plauso agli artisti coinvolti ed alla MusiCares per questo sentito omaggio all’arte di Don Williams, un disco che mi sento di consigliare senza remore, anche perché il ricavato verrà speso per una buona causa.

Marco Verdi