Niente Hard Rock, Ma Il Divertimento E’ Assicurato! Ian Gillan And The Javelins

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Ian Gillan And The Javelins – Ian Gillan & The Javelins – Ear Music/Edel CD

I Javelins erano una delle varie band giovanili nelle quali aveva militato Ian Gillan ben prima di raggiungere la fama mondiale come cantante dei Deep Purple (e prima anche degli Episode Six): un gruppo che nella prima metà degli anni sessanta si esibiva nei club di Londra proponendo esclusivamente cover di rock’n’roll e rhythm’n’blues, senza mai aver lasciato alcuna testimonianza su disco. Una prima reunion della band avvenne nel 1994 con l’album Sole Agency & Representation, un lavoro composto solo da cover che però passò praticamente inosservato un po’ perché era accreditato semplicemente ai Javelins, senza specificare il nome di Gillan in copertina, ed un po’ perché Ian ed i Purple erano appena usciti a pezzi dall’ultima reunion della formazione “Mark II”, con Ritchie Blackmore che aveva abbandonato definitivamente il gruppo nel bel mezzo del tour seguito all’album The Battle Rages On. Oggi Gillan ci riprova con questo Ian Gillan And The Javelins (quindi mettendo il suo nome bene in evidenza stavolta) e, per quanto mi riguarda, centra perfettamente il bersaglio, tra l’altro riuscendo a coinvolgere tutti gli elementi originali del gruppo, che sono ancora vivi e vegeti: Gordon Fairminer alla chitarra solista, Tony Tacon alla ritmica, Tony Whitfiled al basso e Keith Roach alla batteria (e con ospiti Don Airey, attuale tastierista dei Purple, al pianoforte, ed una piccola sezione fiati).

Un disco che è da intendersi come un piccolo divertissement per Ian e compagni, ma fatto con grande classe e professionalità, con un esito finale di grande divertimento per l’ascoltatore. I sedici brani sono nuovamente tutte cover di classici più o meno noti del rock’n’roll e del soul, con un pizzico di blues, trattati con grande amore dal quintetto e con arrangiamenti del tutto rispettosi degli originali, interpretati con feeling e vitalità. Anche se negli ultimi anni Gillan ha perso un po’ di smalto soprattutto quando si tratta di affrontare le note più alte, ha pur sempre una gran voce, ed in questo disco canta splendidamente: non lo sentiamo gorgheggiare come nei Deep Purple, non avrebbe avuto senso, ma modulare la voce con misura e, perché no, classe. L’album parte con la notissima Do You Love Me  dei Contours, che coinvolge da subito: gran ritmo, accompagnamento vintage ma grintoso e Ian che canta benissimo, mantenendo la sua tipica inflessione. Abbiamo detto dei pezzi di matrice soul-errebi, che sono la maggior parte: Little Egypt (Ying-Yang) non è certo il brano più famoso dei Coasters, ma si lascia ascoltare con piacere, per contro Save The Last Dance For Me (The Drifters) è celeberrima, e Ian e soci la trattano con grande rispetto, in stile bossa nova (e che voce); Chains è più nota del gruppo che l’ha lanciata, i Cookies (ma è scritta dalla coppia Goffin-King, e poi l’hanno fatta anche i Beatles sul loro primo album), ed è un errebi trascinante e suonato in maniera deliziosamente vintage, mentre Another Saturday Night è una delle più belle canzoni di Sam Cooke, e rimane tale anche nelle mani dei Javelins, rivelandosi tra le più azzeccate dell’album.

E poi c’è Ray Charles, rappresentato da due classici assoluti, due vivaci riletture di Hallelujah I Love Her So e What I’d Say, entrambe rifatte con gusto e partecipazione (la seconda con una lunga introduzione strumentale che vede Airey protagonista indiscusso). Non manca ovviamente il rock’n’roll, come Dream Baby, con Gillan che non fa il verso a Roy Orbison ma ci mette il suo sigillo, un doppio Chuck Berry (Memphis, Tennessee, corretta ma un po’ scolastica, e Rock And Roll Music, decisamente più coinvolgente), Jerry Lee Lewis (High School Confidential, travolgente e godibilissima) e doppietta anche per Buddy Holly (la sempre splendida It’s So Easy, molto vicina all’arrangiamento originale, e la meno nota ma deliziosa Heartbeat). C’è anche un accenno al blues, e sono due tra i brani migliori del CD: You’re Gonna Ruin Me Baby è un pezzo poco noto di Lazy Lester (bluesman abbastanza oscuro, scomparso tra l’altro a fine Agosto, quindi da un paio di settimane), un brano energico e saltellante, eseguito in maniera eccellente con Ian che si cimenta pure all’armonica, e l’elettrica e grintosa Smokestack Lightnin’ (Howlin’ Wolf); chiude il dischetto un vibrante omaggio a Bo Diddley con l’immancabile Mona.

Quindi un piacevolissimo viaggio nelle origini della nostra musica, da parte di un veterano che nonostante l’età non ha perso la voglia di divertirsi.

Marco Verdi

Anticipazioni Della Settimana (Ferr)Agostana, Prossime Uscite Di Settembre: Parte V. Rod Stewart, Ian Gillan, Amy Helm, Tony Joe White, Muscle Shoals, Linda Thompson, Joe Strummer, Chuck Leavell.

rod stewart blood red roses 28-9

Quinta ed ultima parte dedicata alle novità di settembre, queste sono le uscite previste per il 28. Iniziamo con Rod Stewart che dopo il discreto https://discoclub.myblog.it/2015/11/02/tutta-la-buona-volonta-riesco-stroncarlo-rod-stewart-another-country/, pubblica il 30° album della sua carriera, ovvero Blood Red Roses, etichetta Republic/Decca, quindi sempre gruppo Universal, come il precedente che però era su Capitol. Il nostro amico Rod The Mod lo presenta come uno dei più caldi ed intimi della sua carriera (e ci mancherebbe): l’album contiene 13 nuove composizioni dell’artista nativo di Londra ma scozzese per elezione, nella versione standard, mentre nell’edizione Deluxe, singola (benché costerà come un doppio) altre 3 bonus tracks, tutte cover, per un totale di 16 brani. Si sa che il disco è stato co-prodotto dallo stesso Stewart e dal suo vecchio amico e collaboratore Kevin Savigar, con lui, sia pure non continuativamente, dalla fine degli anni ’70.

Non azzardo previsioni sulla qualità dei brani dell’album, mi limito a pubblicare la lista completa dei pezzi e il primo singolo estratto dal disco, Didn’t I, che trovate qui sopra, testo interessante ed intenso, canzone piacevole, ma niente per cui strapparsi i capelli e in cui la voce duettante è di tale Bridget Cady, di cui ignoravo l’esistenza. Delle tre cover presenti come bonus nella Deluxe edition, una, Who Designed The Snowflake è firmata da Paddy McAloon dei Prefab Sprout, It Was A Very Good Year è uno standard americano reso celebre da Frank Sinatra negli anni ’60 e I Don’t Want To Get Married dovrebbe sempre venire da quel periodo, ma ne esiste anche una scritta da Irving Berling, al momento non so dirvi di quale si tratti .

1. Look In Her Eyes
2. Hole In My Heart
3. Farewell
4. Didn’t I
5. Blood Red Roses
6. Grace
7. Give Me Love
8. Rest Of My Life
9. Rollin’ & Tumblin’
10. Julia
11. Honey Gold
12. Vegas Shuffle
13. Cold Old London
Deluxe Edition Bonus Tracks:
14. Who Designed The Snowflake (Paddy McAloon penned)
15. It Was A Very Good Year
16. I Don’t Want To Get Married

ian gillan and the javelins 28-9 ian gillan and the javelins open cd 28-9

Per quanto possa sembrare incredibile questa è la stessa band con cui Ian Gillan suonava e cantava cover più di 50 anni fa, agli inizi degli anni ’60, prima degli Epsode Six e ovviamente dei Deep Purple: si trattava di una band semiprofessionale, i Javelins (e tale sarebbe rimasta anche oggi, nelle parole dello stesso Gillan) che suonava nei locali nei dintorni di Londra e chi è sciolta già nel 1964. Il repertorio è quello pop, blues, soul e R&R dell’epoca, come si evince dal primo video che farebbe la gioia di Springsteen.

E dalla tracklist del CD, che verrà pubblicato dalla EarMusic il 28 settembre.

 1. Do You Love Me
2. Dream Baby (How Long Must I Dream)
3. Memphis, Tennessee
4. Little Egypt (Ying-Yang)
5. High School Confidential
6. It’s So Easy!
7. Save The Last Dance For Me
8. Rock and Roll Music
9. Chains
10. Another Saturday Night
11. You’re Gonna Ruin Me Baby
12. Smokestack Lightnin’
13. Hallelujah I Love Her So
14. Heartbeat
15. What I’d Say
16. Mona (I Need You Baby)

amy helm this too shall light 28-9

Al sottoscritto il precedente disco di Amy Helm era piaciuto moltissimo https://discoclub.myblog.it/2015/08/02/degna-figlia-tanto-padre-amy-helm-didnt-it-rain/. Questo nuovo si annuncia addirittura superiore dalla prime notizie che filtrano sul CD: d’altronde dalla figlia di Levon Helm e componente degli Ollabelle non mi aspetterei di meno. Registrato agli United Recording Studios di Los Angeles, quello dove i Beach Boys hanno registrato Pet Sounds, con la produzione di Joe Henry, che ha firmato anche alcuni nuovi brani con la stessa Amy, il disco pesca anche dal repertorio di Rod Stewart, T. Bone Burnett, Allen Toussaint, Robbie Robertson e dei Milk Carton Kids, ma contiene anche composizioni di MC Taylor ovvero Hiss Golden Messenger, Ted Pecchio dei Chris Robinson Brotherhood e della Tedeschi Trucks Band, oltre ad una rilettura del traditional Gloryland che il babbo Levon Helm aveva insegnato alla figlia.

La nuova etichetta per questo secondo disco solista della Helm This Too Shall Light è la Yep Rock, mentre la lista completa dei brani la trovate sotto, insieme ad un paio di estratti che confermano la bontà del disco.

1. This Too Shall Light
2. Odetta
3. Michigan
4. Freedom For The Stallion
5. Mandolin Wind
6. Long Daddy Green
7. The Stones I Throw
8. Heaven’s Holding Me
9. River Of Love
10. Gloryland

muscle shoals small town big sound 28-9

A proposito di studi di registrazione storici, sempre a fine settembre, su etichetta BMG, è in uscita anche questo Muscle Shoals Small Town Big Sound, che non è una compilation ma un nuovo disco tributo a quegli studios, ai grande musicisti che vi suonarono e ad alcune delle grandi canzoni che ne hanno fatto la storia.

Tutte nuove registrazioni, anche se non è ancora disponibile la lista completa dei musicisti che partecipano, tra quelli già noti alcuni sono interessanti, altri decisamente meno: Chris Stapleton, Willie Nelson, Lee Ann Womack, Jamey Johnson, Steven Tyler, Keb’ Mo’, Grace Potter, ma anche Demi Lovato e Aloe Blacc. Vedremo e soprattutto sentiremo.

1. Road of Love
2. I’d Rather Go Blind
3. Brown Sugar
4. Gotta Serve Somebody
5. I Never Loved A Man (The Way I Love You)
6. Snatching It Back
7. I’ll Take You There
8. Cry Like A Rainy Day
9. True Love
10. Come And Go Blues
11. Respect Yourself
12. Wild Horses
13. Mustang Sally
14. We’ve Got Tonight
15. Givin’ It Up For Your Love

tony joe white bad mouthin' 28-9

Sempre dal profondo Sud degli States, lui è della Louisiana, anche se tutti pensano venga dalla Georgia, arriva un nuovo album anche per Tony Joe White. Il nuovo disco, puree questo pubblicato dalla Yep Rock, è un misto di brani originali di White, cinque, che erano rimasti a lungo nel cassetto e da una serie di cover di blues dal repertorio di grandi artisti, tra gli altri Lightnin’ Hopkins, Muddy Waters, John Lee Hooker; quindi per l’occasione il classico swamp-rock del nostro si immerge profondamente nel blues. Voce sempre più vissuta e il classico sound indolente e pungente della chitarra di TJW, con qualche tocco aggiunto di armonica.

1. Bad Mouthin’
2. Baby Please Don’t Go
3. Cool Town Woman
4. Boom Boom
5. Big Boss Man
6. Sundown Blues
7. Rich Woman Blues
8. Bad Dreams
9. Awful Dreams
10. Down the Dirt Road Blues
11. Stockholm Blues
12. Heartbreak Hotel

linda thompson my mother doesn't know 28-9

Questo, come lascia intendere il titolo, non è un disco nuovo della ex moglie di Richard, nonché una delle più belle voci della scena musicale britannica: Linda Thompson Presents My Mother Doesn’t Know I’m On The Stage è un album che celebra il music hall inglese, attraverso una serie di registrazioni che verranno pubblicate dalla Omnivore Records, etichetta specializzata abitualmente soprattutto in ristampe. Quindi si tratta di brani che ruotano attraverso questo stile particolare che la Thompson ha sempre molto amato: Materiale registrato con famiglia e ospiti al seguito nel maggio del 2005 al Lyric Hammersmith di Londra, dove la nostra amica appare solo in due brani e quindi indirizzato a collezionisti incalliti o amanti del genere, per cui occhio. Interessante, ma molto di nicchia, anche se alcuni dei nomi presenti sono legati alla tradizione del folk britannico: da Bob Davenport Cara Dillon, Sam Lakeman e Jools Holland, anche James Walbourne, marito di Kami Thompson, la figlia più giovane di Richard e Linda, con cui milita nei Rails e anche l’altro fratello Teddy Thompson appare nel CD, come pure Martha Wainwright e il grande attore Colin Firth.

Ecco la lista completa delle canzoni e relativi interpreti:

1. I Might Learn To Love Him Later On (Tra-La-La-La) featuring Linda Thompson
2. Beautiful Dreamer featuring Martha Wainwright
3. My Mother Doesn’t Know I’m On The Stage featuring Colin Firth
4. London Heart featuring James Walbourne
5. Good-Bye Dolly Gray featuring Linda Thompson
6. I Wish You Were Here Again featuring Bob Davenport
7. A Good Man Is Hard To Find featuring Justin Vivian Bond
8. Here Am I Broken Hearted featuring Teddy Thompson
9. If It Wasn’t For The ‘ouses In Between (or The Cockney’s Garden) featuring John Foreman
10. Burlington Bertie From Bow featuring Teddy Thompson
11. The Lark In The Clear Air featuring Cara Dillon
12. Wotcher! (Knocked ‘Em In The Old Kent Road) featuring Roy Hudd
13. Brother, Can You Spare A Dime? featuring Teddy Thompson
14. Show Me The Way To Go Home Ensemble

joe strummer 001 28-9 joe strummer 001 deluxe 28-9

A dicembre saranno passati 16 anni dalla morte di Joe Strummer, quindi l’uscita di questo Joe Strummer 001 non pare commemorare nessun evento particolare, semplicemente sarà pubblicato il 28 settembre per la Ignition Records e raccoglierà, nelle intenzioni della etichetta, materiale estratto dalla carriera di Joe al di fuori dei Clash; quindi brani dei 101ers, dei Mescaleros, dagli album solisti, dalle colonne sonore e un album di materiale inedito. Ovviamente ci saranno vari formati: quella in doppio CD standard, che comunque conterrà tutte le canzoni, quella in 2 CD Deluxe, (molto) più costosa per via della confezione, con lo stesso libro formato A4 della Super Deluxe, ma con solo una piccola parte dei memorabilia della versione da ricchi, che costerà indicativamente oltre i 100 euro, e al cui interno troveranno posto anche un libro rilegato, 3 album in vinile, un singolo 7 pollici con 2 demo inediti e una musicassetta contenente l’U.S. North” – Basement Demo, due lyric sheets, la riproduzione della patente di guida californiana di Strummer e altre chicche varie.

Comunque ecco la lista completa dei brani delle varie edizioni, che nel doppio CD raccolgono in ogni caso le stesse canzoni.

[CD1]
1. Letsagetabitarockin (2005 Remastered Version) – The 101ers
2. Keys To Your Heart (Version 2) [2005 Remastered Version] – The 101ers
3. Love Kills – Joe Strummer
4. Tennessee Rain – Joe Strummer
5. Trash City – Joe Strummer & The Latino Rockabilly War
6. 15th Brigade – Joe Strummer
7. Ride Your Donkey – Joe Strummer
8. Burning Lights – Joe Strummer
9. Afro-Cuban Be-Bop – The Astro-Physicians
10. Sandpaper Blues – Radar
11. Generations – Electric Dog House
12. It’s A Rockin’ World – Joe Strummer
13. Yalla Yalla – Joe Strummer & The Mescaleros
14. X-Ray Style – Joe Strummer & The Mescaleros
15. Johnny Appleseed – Joe Strummer & The Mescaleros
16. Minstrel Boy – Joe Strummer & The Mescaleros
17. Redemption Song – Johnny Cash & Joe Strummer
18. Over The Border – Jimmy Cliff & Joe Strummer
19. Coma Girl – Joe Strummer & The Mescaleros
20. Silver & Gold / Before I Grow Too Old – Joe Strummer & The Mescaleros

[CD2]
1. Letsagetabitarockin’ – Joe Strummer
2. Czechoslovak Song / Where is England – Strummer, Simonon & Howard
3. Pouring Rain (1984) – Strummer, Simonon & Howard
4. Blues On The River – Joe Strummer
5. Crying On 23rd – The Soothsayers
6. 2 Bullets – Pearl Harbour
7. When Pigs Fly – Joe Strummer
8. Pouring Rain (1993) – Joe Strummer
9. Rose Of Erin – Joe Strummer
10. The Cool Impossible – Joe Strummer
11. London Is Burning – Joe Strummer & The Mescaleros
12. U.S.North – Joe Strummer & Mick Jones

[Seven-Inch Single]
1. This is England – 1984 July Demo – Previously Unreleased
2. Before We Go Forward – 1984 July Demo – Previously Unreleased

[Cassette: U.S. North Basement Demo]
1. Unreleased. Recorded 1986. Discovered in Joe’s cast cupboard.
2. Joe Strummer & Mick Jones: Vocals, Guitar, Drum Machine

chuck leavell chuck gets big 28-9

Ultima segnalazione scelta tra le tante uscite del mese di settembre (almeno quelle annunciate finora) è per il CD di Chuck Leavell With The Frankfurt Radio Big Band, già disponibile per il download digitale da giugno, verrò pubblicato su CD dalla BMG sempre il 28 settembre. Si tratta della registrazione di un concerto del 2011 tenuto in Germania, con una orchestra fiati, chitarra e sezione ritmica per un totale di 17 elementi sul palco: Chuck Gest Big rivisita il passato del grande tastierista americano andando a pescare nel repertorio di Allman Brothers, Sea Level Rolling Stones, oltre che dai suoi dischi solisti.

1. Route 66
2. King Grand
3. Losing Hand
4. Honky Tonk Woman
5. Living In A Dream
6. Blue Rose
7. Southbound
8. Tumbling Dice
9. Ashley
10. Statesboro Blues
11. Georgia On My Mind
12. Compared To What
Bonus Track:
13. Tomato Jam

Con questo è tutto, alla prossima.

Bruno Conti

Il Loro Canto Del Cigno? Se Sarà Così, Un Addio Con Stile! Deep Purple – Infinite

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Deep Purple – Infinite – earMUSIC/Edel CD – CD/DVD – 2LP/DVD – Box Set CD/DVD/2LP

Nel 2013 i Deep Purple, leggendaria band hard rock Britannica, diedero alle stampe l’ottimo Now What?! dopo un silenzio discografico di ben otto anni http://discoclub.myblog.it/2013/05/16/finalmente-un-disco-come-si-deve-deep-purple-now-what/ , un album che per molti (incluso il sottoscritto) era il migliore dall’addio definitivo di Ritchie Blackmore avvenuto nel 1993 (sostituito da Steve Morse, ex Dixie Dregs e terzo americano della storia del gruppo dopo Tommy Bolin e Joe Lynn Turner), anche se Purpendicular del 1996 e soprattutto Abandon del 1998 hanno molti estimatori tra i fans della nota band: di sicuro Now What?! era il migliore da quando Don Airey aveva preso il posto di Jon Lord alle tastiere, lasciando il drummer Ian Paice come unico membro presente in tutte le configurazioni del gruppo (anche se il cantante Ian Gillan ed il bassista Roger Glover sono ormai considerati alla sua stessa stregua, ben pochi si ricordano oggi di Rod Evans e Nick Simper). Now What?! era un solido disco di hard rock classico nel più puro “Purple style”, merito anche della scelta vincente di affidarsi ad un produttore esperto come Bob Ezrin, uno che è famoso per non soffrire di alcuna soggezione rispetto a chi ha di fronte, e che se una canzone fa schifo te lo dice in faccia anche se ti chiami Lou Reed, Roger Waters, Gene Simmons, Paul Stanley, Alice Cooper o Peter Gabriel (per citare gente prodotta da lui in passato, non esattamente personaggi dal carattere accomodante, forse con la sola eccezione di Cooper).

Quel disco deve aver fatto tornare ai nostri l’ispirazione, se è vero che dopo “soli” quattro anni ci riprovano con Infinite, che da alcune voci messe in giro (forse ad arte) potrebbe essere il loro ultimo lavoro, indiscrezione confermata dal nome scelto per il tour che partirà a Maggio, The Long Goodbye, che però potrebbe anche essere ironico dato che la storia del rock è piena di finti addii alle scene. A parte queste considerazioni, Infinite conferma l’ottimo stato di forma del quintetto, un album anche superiore al precedente, con una bella serie di canzoni nello stile che ha reso famosi i Purple, i quali però sono stati attenti a non limitarsi a riciclare il loro suono, ma sono riusciti a tenere alto il vessillo della creatività ed a rimanere attuali pur nella loro classicità, grazie anche alla decisione di proseguire la collaborazione con Ezrin anche per questo disco. Paice e Glover si confermano una delle sezioni ritmiche più devastanti della storia, Morse è un chitarrista coi controfiocchi e dal suono pulito e lirico, Airey un tastierista della Madonna, forse l’unico in quell’ambiente in grado di sostituire a dovere Lord, mentre Gillan con l’età è (giocoforza) diventato praticamente un altro cantante rispetto al passato, molto meno screamer ma con un timbro dalle tonalità più basse e calde. Un bel disco di hard rock classico quindi questo Infinite (che esce nelle solite molte versioni più o meno deluxe, con anche un DVD che racconta il making of del disco, ma senza canzoni aggiunte), niente di nuovo sotto il sole ma quello che c’è è fatto benissimo, anche perché non credo che qualcuno si aspettasse novità rivoluzionarie nel 2017 da parte di un gruppo in giro bene o male da cinquant’anni.

L’album inizia con la già nota (è in giro da qualche mese ormai) Time For Bedlam, introdotta da un’inquietante voce robotica, un uptempo potente e dal ritmo pressante, con la timbrica inconfondibile di Gillan ed una parte strumentale fluida (belle le parti di chitarra, ma sarà una costante), che mescola classico e moderno: un buon inizio, anche se mi aspetto di meglio. Ed il meglio arriva già con Hip Boots, altra granitica rock song contraddistinta dal tipico Purple sound, ottimi interplay tra chitarra ed organo, Glover e Paice che pestano di brutto e Gillan che sopperisce con il mestiere all’impossibilità di raggiungere ancora le note più alte; molto bella All I Got Is You, che ha un inizio epico ed emozionante dominato dall’organo di Airey, che accompagna alla grande la costante crescita ritmica del brano, poi entra Ian che intona una melodia molto discorsiva, e non manca neppure la solita parte strumentale scintillante, ma anche creativa: hard rock sì, ma di gran classe. One Night In Vegas è un rock-blues roccioso, con i nostri che marciano spediti come treni, Airey e Morse in gran forma, per uno dei brani più diretti del CD, mentre Get Me Outta Here non abbassa la guardia e ripropone i Deep Purple più classici, dove solo apparentemente ognuno va per conto suo, ma poi ci si accorge che fa tutto parte di uno schema preciso (e Paice qui è incontenibile).

The Surprising è forse il capolavoro del disco, una straordinaria ballata ricca di pathos con Gillan che canta magnificamente, uno dei pezzo migliori dei nostri da trent’anni a questa parte: l’accelerazione strumentale dopo due minuti e mezzo poi è da applausi, con Morse che non fa rimpiangere Blackmore, e non manca un languido assolo pianistico che è la ciliegina sulla torta. Ottima anche Johnny’s Band, mossa, diretta e chitarristica, forse il pezzo più immediato ed orecchiabile, altra conferma del notevole stato di forma dei cinque; la roboante On Top Of The World è rock duro in giacca e cravatta, classe pura, mentre la maestosa Birds Of Prey mostra ancora elementi blues ed una grinta per nulla scalfita dall’età, anche se la parte recitata alla fine del brano poteva anche non esserci. Gran finale con una splendida cover di Roadhouse Blues dei Doors (è raro che i nostri inseriscano brani di altri nei loro dischi, anche se il loro primo successo è stata proprio una cover, Hush), rilettura potente e tonica di un classico senza tempo, con i nostri che riescono nel non facile compito di personalizzare un brano che conoscono anche le pietre (ed Airey è strepitoso al pianoforte). Grandissima versione, degna conclusione di un disco di vero rock anni settanta, suonato come solo i Deep Purple sanno fare.

Marco Verdi