Un Altro Passo Verso La Gloria E Il Paradiso. Archie Roach – Let Love Rule

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Archie Roach – Let Love Rule – Liberation Music Australia

Di questo signore che seguo sin dal lontano esordio del ’92 con Charcoal Lane (di cui lo scorso anno è stata pubblicata una splendida edizione deluxe per il 25° Anniversario https://www.youtube.com/watch?v=br83o_JpIFw , con un secondo CD di duetti), mi sono già occupato in occasione dell’uscita del precedente lavoro Into The Bloodstream (12) http://discoclub.myblog.it/2013/05/06/l-ultimo-viaggio-di-una-leggenda-australiana-forse-archie-ro/ , e ora con questo Let Love Rule Archie Roach giunge al decimo album in studio di una straordinaria carriera, con undici nuove canzoni che esplorano nel profondo il tema dell’amore. Come al solito Archie torna a lavorare con il suo abituale co-autore e produttore Craig Pilkington, e si avvale di un nucleo di musicisti di valore come Steve Hadley al basso, Jen Anderson al violino, Dave Folley alla batteria e Bruce Haymes al pianoforte, assemblati in studio con la sua attuale “touring band” composta da Barb Waters, Steve Hesketh, Matt Walker, Tim Neal e il leggendario musicista argentino Jaime Torres (suonatore di charango), con l’apporto alle armonie vocali delle cantanti Emma Donovan (ospite abituale) e Nancy Bates, e coinvolgendo le 40 voci del Deborah Cheetham’s Dhungala Children’s Choir e Short Black Opera.

A differenza dei suoi primi album (che vi consiglio di recuperare), questo lavoro, come detto, ruota intorno ad un concetto preciso, e l’iniziale splendida Let Love Rule ne è fedele testimonianza, con un pianoforte struggente che accompagna la magnifica voce “arrochita” di Archie, poi nello sviluppo del brano si dipana una dolce melodia arricchita (scusate il bisticcio di parole, voluto) dalle voci del coro; brano a cui fanno seguito la sognante Always Be Here, per poi cambiare ritmo con l’aria baldanzosa di Mighty Clarence River, e i “sapori” messicani di una intrigante Love Is Everything,  dove viene alla ribalta il talento e la bravura di Jaime Torres, per poi tornare alle melodie notturne di It’s Not Too Late, accompagnate da un triste e suadente violino. Le tematiche dell’amore proseguono pure in There’s A Little Child, un moderno “country-australiano” con al controcanto le brave Emma Donovan e Nancy Bates, passando per la pianistica ballata “soul” Get Back To The Land (sembra quasi di sentire il grande Solomon Burke), una divertente e solare Spiritual Love. Mancano le atmosfere “da camera” sulle note di archi e violoncello, solo piano e voce di una struggente Please Don’t Give Up On Me, e a far piangere il cuore, la meravigliosa ballata Love Sweet Love, cantata in duetto ancora con la Donovan (per chi scrive, è in corsa per la canzone dell’anno), prima di coinvolgere ancora il coro nel “new gospel” finale di No More Bleeding,

Nonostante la perdita della sua compagna di vita Ruby Hunter ( avvenuta nel 2010), e gravi problemi di salute (quest’uomo vive con un polmone in meno ed è stato colpito da ictus), Archie Roach dopo venticinque anni è ancora in grado di raccontare le storie della sua gente (lui è un “nativo” australiano), un popolo che riconosce nella sua  persona un cantautore che ha diviso il palco con gli artisti più rappresentativi del mondo, tra i quali Bob Dylan, Tracy Chapman, Paul Simon, Joan Armatrading, Suzanne Vega, Patti Smith e altri, il tutto certificato dai numerosi premi ricevuti in carriera (è stato il primo compositore a ricevere un riconoscimento ufficiale per i diritti umani, e a venire inserito nella Hall Of Fame australiana).

In questi giorni, per scrivere questa recensione, sono andato a risentirmi i primi tre album di questo straordinario musicista, e mi sono accorto che il suo “songwriting” è rimasto inalterato, in quanto allora come oggi sviluppa un suono perfettamente in equilibrio tra chitarre acustiche ed elettriche, e gli  arrangiamenti che sono di una precisione e bellezza esemplare, arricchiti nel tempo da una voce unica, magnetica e sofferta, che inevitabilmente riflette il suo particolare momento della vita. Io certamente non mi sono dimenticato di Archie Roach (e continuerò a non farlo), mi auguro che queste righe aiutino a farvi fare la conoscenza con questo personaggio, anche se questo suo ultimo lavoro (purtroppo, come sempre, non di facile reperibilità) Let Love Rule  rischia di passare inosservato, in quanto oggi la vera musica è diventata oggetto di “culto”, e la spazzatura regna sovrana!

Ufficialmente esce l’11 novembre.

Tino Montanari