Dalla Scozia Un “Indipendente” Narratore Di Emozioni! James Yorkston – The Cellardyke Recordings…

james yorkston the cellardyke

James Yorkston – The Cellardyke Recordings And Wassailing Society – Domino/Self

Di questo signore, James Yorkston, mi ero già occupato su queste pagine virtuali in occasione del precedente lavoro I Was A Cat From A Book (12) http://discoclub.myblog.it/2012/08/31/le-raffinate-evoluzioni-di-un-nuovo-menestrello-scozzese-jam/ , quindi non sto a ripetervi l’ammirazione che ho per questo personaggio, con sette album alle spalle (e vari EP) e un rapporto più che decennale con la nota etichetta indipendente londinese Domino Records, che pubblica anche questa sua ultima fatica in studio (dal titolo breve e conciso?!), The Cellardyke Recordings And Wassailing Society.

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Yorkston è stato tra i fondatori del Fence Collective (nelle cui fila sono transitati tra gli altri, King Creosote e la più nota KT Tunstall) un collettivo di area folk dislocato nella regione del Fife, ed è qui che il buon James, nel piccolo villaggio di pescatori di Cellardyke (un dolce angolo della Scozia, forse prossima all’indipendenza?)ha trovato lo spunto per raccontare, lungo un percorso di ben 16 brani, una raccolta di storie, piccoli drammi e stranezze assortite, che ogni giorno in una piccola comunità si possono verificare.

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Registrato a Londra e prodotto da Alexis Taylor degli Hot Chip (strano connubio), questo nuovo lavoro vede ancora la partecipazione di Jon Thorne al basso e Emma Smith al violino e clarinetto (da tempo suoi fedeli collaboratori), oltre che di Rob Smoughton alle percussioni, Fimber Bravo allle steeldrums (tutti noti musicisti prettamente di ambito folk), il veterano Johnny Lynch, e come ospite alle armonie vocali e controcanto, la rediviva e sempre brava KT Tunstall, per un ritorno ai suoni più intimi degli esordi https://www.youtube.com/watch?v=OfnP_1wkf0U .

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The Cellardyke Recording… non è un “concept album” come può sembrare, ma i testi e i temi che legano il disco toccano la melanconia del villaggio costiero e delle persone che vi abitano, a partire dall’iniziale Fellow Man https://www.youtube.com/watch?v=AxwSXxO7dPA , le trame del violino folk di The Blues You Sang, o il quasi parlato di Guy Fawkes’ Signature, passando per la struggente ballata Broken Wave (A Blues For Doogie), un alto, bellissimo ,elogio funebre per un ex-membro della band, le dolci avvolgenti Thinking About Kat e Feathers Are Falling, la narrazione romantica di una Red Fox;  l’angelica voce della Tunstall lo accompagna in Great Ghost https://www.youtube.com/watch?v=xUpy521NTGM  e Honey On Thigh, fino ad arrivare alle delicatezze piano e voce di una inconsueta cover di Chris Bell, dei mai dimenticati Big Star, You & Your Sister “, rivoltata come un calzino” da James https://www.youtube.com/watch?v=KRC06j2-_pY .

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Dalla penna di James Yorkston escono canzoni intimiste e dolci, fatte spesso di lievi accordi acustici, il tutto si regge sulla chitarra e sulla voce (qualcosa di John Martyn, un tocco di Bert Jansch e del grande Nick Drake, e un pizzico, perché no, di Robyn Hitchcock e Donovan) di un cantautore che ha assimilato il meglio della tradizione scozzese, ed anche se i suoi dischi vengono recepiti magari al quinto o sesto ascolto, armatevi di pazienza e sedetevi sulla poltrona di casa, sorseggiate del buon whisky scozzese (consiglio il Glenmorangie), e scoprirete un musicista onesto, nonché narratore tenero e meraviglioso.

Tino Montanari

Novità Di Agosto, Parte III. Empty Hearts, Paul Thorn, Ruthie Foster, James Yorkston, Dr. John, Look Again To The Wind – Tribute To Johnny Cash Bitter Tears

empty hearts

Nella settimana successiva a quella in cui, per la prima volta in 37 anni di onorata carriera discografica, Tom Petty con Hypnotic Eye era salito al 1° posto delle classifiche di Billboard, e il tributo a JJ Cale di Eric Clapton era secondo (ma è stata una bella sorpresa di breve durata, questa settimana al numero uno c’è già l’Awesome Mix (?!?) della colonna sonora di Guardians of The Galaxy e al secondo, Now 51), continuiamo con l’elenco delle  novità di agosto.

Prima di tutto una sorta di supergruppo che mi era sfuggito (il CD è uscito negli States il 5 agosto): si tratta degli Empty Hearts, nome fornito per gentile concessione di Little Steven, che pare abbia una lista secreta di nomi di band mai utilizzati o comunque rari (perché in effetti mi pare ci siano dei metallari nordici, forse sevedesi, con lo stesso nome). Supergruppo è forse una parola forte, non sono musicisti particolarmente famosi, per quanto: Wally Palmar, la voce solista e chitarra ritmica viene dai Romantics, Elliot Easton, la chitarra solista, era nei Cars, Andy Babiuk, il bassista, era nei Chesterfield Kings e Clem Burke, alla batteria, viene dai Blondie. A completare la formazione, come special guest, troviamo Ian McLagan, il mitico tastierista dei Faces. E il genere, guarda un po’, mi ha ricordato, a grandi linee, proprio di quello di Tom Petty. Ampie dosi di sixties pop, mutuato dalla British Invasion, Power Pop (e rock) nel DNA di Romantics e Chesterfield Kings, armonie vocali prese dal rock anni ’70 e ’80 californiano, qualche tocco di garage punk, proveniente dalle prime esperienze di Cars e Blondie, e sempre presente nella musica di Romantics e Chesterfield Kings https://www.youtube.com/watch?v=6jaRdPgW7EI . Niente di trascendentale, ma una manciata di canzoni estremamente piacevoli, con chitarre a manetta, ritmiche fresche e pimpanti, tanta passione, sembra di essere in un disco, oltre che di Petty, di Dwight Twiley o dei Knack, ma anche dei primi Who, divertente e scanzonato, con la bella voce di Palmar spesso in evidenza e riff come piovesse. L’estate starà anche finendo, come recitava quella famosa canzone, ma secondo i maestri californiani Beach Boys ce n’è una anche senza fine, la cui colonna sonora potrebbe essere questo disco  . In I Found you again, un ballatone con uso di pedal steel, sembra di ascoltare una via di mezzo di tra il country e il Tom Petty più byrdsiano, mentre in Drop Me Off At Home sembra di essere capitati tra i solchi di Nuggets e in Meet Me ‘Round The Corner in un disco degli Animals. Come al solito niente di nuovo, ma i “cuori” non sembrano vuoti ed aridi. Etichetta 429 Records, distribuzione Universal, negli States.

paul thorn too blessed

Veniamo ai dischi in uscita domani 19 agosto. Del nuovo Paul Thorn Too Blessed To Be Stressed sono venuto a conoscenza grazie al fatto di essere iscritto alla sua mailing list: dodicesimo album della sua carriera, 10 canzoni nuove, disponibile sul suo sito in varie versioni (CD, Vinile, CD+LP+Maglietta+ammenicoli vari, CD+LP versione per fans, CD per fans con sticker, li trovate qui http://www.paulthorn.com/ , anche se il vinile uscirà a metà ottobre, nel frattempo potete dare una ascoltata). Se non conoscete l’artista californiano, e la cosa è grave, questo è quanto è stato scritto in passato su di lui nel Blog, http://discoclub.myblog.it/tag/paul-thorn/, l’ultimo avvistamento nel tributo a Jackson Browne uscito questa primavera, mentre nel 2012 era uscito un disco tutto di covers, What The Hell Is Going On, sempre sulla sua etichetta, la Perpetual Obscurity che pubblica questo nuovo. Se siete troppo pigri, due o tre link per ascoltare qualcosa del nuovo album https://www.youtube.com/watch?v=-vH8vZCwQkg  e in generale della sua musica https://www.youtube.com/watch?v=9sNb7wtlNkU, https://www.youtube.com/watch?v=rQ3O0y2iMjw!

ruthie foster promises of a brand new day

La bravissima Ruthie Foster è una delle favorite di questo Blog,  http://discoclub.myblog.it/2012/02/22/una-grande-soul-singer-ruthie-foster-let-it-burn/, ogni disco è più bello del precedente, questo Promise Of A Brand New Day (bellissimo titolo), pubblicato come di consueto dalla Blue Corn Music, mi sembra addirittura il suo migliore in assoluto https://www.youtube.com/watch?v=4056ThbbNgU . Accanto al soul classico e al blues presenti sempre nei suoi dischi c’è spazio anche per alcune ballate e brani rock che mi hanno ricordato, da quello che ho potuto ascoltare velocemente, la migliore Joan Armatrading degli anni ’70. Voce calda e suadente, potente e dolce al tempo stesso, ottima produzione a cura di Meshell Ndegeocello, che suona anche il basso nel disco, affiancata da Chris Bruce alla chitarra (anche con Sheryl Crow) e dal tastierista Jebin Bruni, pure con Aimee Mann, che suonano abitualmente con Ruthie, oltre al batterista Ivan Edwards e a due musicisti richiesti espressamente dalla Foster, Doyle Bramhall alla chitarra e Toshi Reagon, un “donnone” dalla voce incredibile, che armonizza alla grande con le altre due signore presenti e a Nayanna Holley, in alcune canzoni di questo CD. Un misto di brani nuovi scritti dalla Foster, piccoli classici del soul-rock, come Ghetto, un pezzo scritto da Bettye Crutcher/Homer Banks/Bonnie Bramlett che era su Accept No Substitute di Delaney & Bonnie, Outlaw di Eugene McDaniels, sul disco omonimo ristampato recentemente dalla Rhino, altro piccola gemma, Second Coming, un brano scritto da Willie King (con Alice Cooper, giuro!), altro nome minore, ma da esplorare del blues nero americano (qualche nome da segnalare scappa sempre, è un vizio, spero utile per chi legge). Senza dimenticarsi di It Might Not Be Right, una canzone nuova scritta dalla Foster in coppia con William Bell, uno dei grandi della Stax degli anni ’60. Insomma si “intuisce” che siamo di fronte a un gran bel disco su cui ritorneremo quanto prima sul Blog, visto che esce domani.

james yorkston the cellardyke

Oggi, ma in Inghilterra, viene pubblicato il nuovo disco di James Yorkston, uno dei nomi più fulgidi del “moderno”, non solo folk, britannico (scozzese per la precisione) dell’ultimo periodo. Il disco nuovo, The Cellardyke Recording And Wassailing Society, è il suo ottavo di studio, esce per la Domino Records https://www.youtube.com/watch?v=OfnP_1wkf0U , con la produzione di Alexis Taylor degli Hot Chip, in una commistione di alternative pop e tradizione popolare  https://www.youtube.com/watch?v=AxwSXxO7dPA (Yorkston era anche il leader degli Athletes) è il seguito di I was A Cat From A Book del 2012. Tra i musicisti che appaiono KT Tunstall, The Pictish Trail, Rob Smoughton, Fimber Bravo, e i suoi collaboratori abituali Jon Thorne e Emma Smith https://www.youtube.com/watch?v=xUpy521NTGM . Dovrebbe piacere sia a chi ama l’indie rock, sia agli appassionati di Christy Moore, del primo Donovan o dell’Incredible String Band, persino di Leonard Cohen, sentitevi Thinking About Kat. Un altro nome da appuntarvi!

dr. john ske-dat-de-dat the spirit of satch

Viceversa questo è un nome “classico” come pochi, Dr. John a.k.a Mack Rebennack che omaggia uno dei più grandi della storia della musica, nonché concitttadino di New Orleans, Louis Armstrong, con un disco Ske-Dat-De-Dat: The Spirit Of Satch https://www.youtube.com/watch?v=Ab23oyKYc4w , che non so dirvi che numero sia nella sua discografia (ho perso il conto) ma si annuncia come uno dei più interessanti, anche grazie al notevole numero di ospiti che partecipano al CD, e che esce domani negli USA (e ai primi di settembre in Europa su Proper Records) per la Concord/Universal. Da quello che ho sentito sembra veramente molto bello. d’altronde con queste canzoni e questi musicisti non è difficile immaginarlo:

1. What A Wonderful World featuring Nicholas Payton and The Blind Boys of Alabama
2. Mack The Knife featuring Terence Blanchard and Mike Ladd
3. Tight Like This featuring Arturo Sandoval and Telmary
4. I’ve Got The World On A String featuring Bonnie Raitt
5. Gut Bucket Blues featuring Nicholas Payton
6. Sometimes I Feel Like A Motherless Child featuring Anthony Hamilton
7. That’s My Home featuring Wendell Brunious and The McCrary Sisters
8. Nobody Knows The Trouble I’ve Seen featuring Ledisi and The McCrary Sisters
9. Wrap Your Troubles in Dreams featuring Terence Blanchard and The Blind Boys of Alabama
10. Dippermouth Blues featuring James 12 Andrews
11. Sweet Hunk O’Trash featuring Shemekia Copeland
12. Memories Of You featuring Arturo Sandoval
13. When You’re Smiling (The Whole World Smiles With You) featuring Dirty Dozen Brass Band

look again to the wind johnny cash bitter tears

Altro tributo, ma di artisti vari e ad un singolo disco della discografia di Johnny Cash è questo notevole Look Again To The Wind Johnny Cash’s Bitter Tears Revisited. Questo disco del 1964 aveva come titolo completo Bitter Tears: Ballads of the American Indian, un concept album sulle tribolazioni delle popolazioni native americane, quelli che in Italia chiamiamo “indiani”, per intenderci (tutte queste cose del politically correct alla lunga rompono, questo essere diversamente qualcosa puzza molto di ipocrisia e perbenismo). In ogni caso il disco originale di Johnny Cash era bellissimo https://www.youtube.com/watch?v=MCAf_Ajh_KQ  e anche questo tributo, in uscita domani negli Stati Uniti per la Sony Music Masterworks, e i primi del mese prossimo in Italia e alcuni paesi europei, direi che non è male, sempre da un veloce appunto. Forse l’unico appunto è la presenza di un solo musicista nativo indiano (facciamo pellerossa, questo però è offensivo!), Bill Miller, l’undicesimo ed ultimo ad apparire nell’album http://www.bing.com/videos/watch/video/bill-miller-talks-about-johnny-cashs-bitter-tears-ballads-of-the-american-indian/28ddczy7j?cpkey=079e68e5-86ac-4456-9685-c07bb8eb97d0%257c%257c%257c%257c , con la cover della title track, una canzone scritta da Peter La Farge,  che non era nell’album di Cash ma su quello di La Farge stesso dell’anno prima, As Long as the Grass Shall Grow: Peter La Farge Sings Of The Indians: in ogni caso un disco che presenta una serie di musicisti assai interessanti, spesso incrociati in combinazioni differenti nei diversi brani di questo CD:

  1. As Long as the Grass Shall Grow – feat. Gillian Welch & David Rawlings
  2. Apache Tears – feat. Emmylou Harris w/The Milk Carton Kids
  3. Custer – feat. Steve Earle w/The Milk Carton Kids
    http://www.bing.com/videos/watch/video/steve-earle-on-look-again-to-the-wind-johnny-cash-s-bitter-tears-revisited/28dd5jlqz?from=
  4. The Talking Leaves – feat. Nancy Blake w/ Emmylou Harris, Gillian Welch & Dave Rawlings
  5. The Ballad of Ira Hayes – feat. Kris Kristofferson w/ Gillian Welch & David Rawlings
  6. Drums – feat. Norman Blake w/ Nancy Blake, Emmylou Harris, Gillian Welch & David Rawlings
  7. Apache Tears (Reprise) – feat. Gillian Welch & Dave Rawlings
  8. White Girl – feat. The Milk Carton Kids
  9. The Vanishing Race – feat. Rhiannon Giddens
  10. As Long as the Grass Shall Grow (Reprise) – feat. Nancy Blake, Gillian Welch &  Dave Rawlings
  11. Look Again to The Wind – feat. Bill Miller 

Tra i musicisti utilizzati dal produttore, Joe Henry, perché è lui il curatore del progetto, si segnalano i “soliti” Greg Leisz (steel guitar, guitars), Keefus Ciancia (keyboards), Patrick Warren (keyboards for the L.A. sessions), Jay Bellerose (drums) and Dave Piltch (bass).

Direi che con questo siamo, più o meno, alla pari, con le uscite. Però la settimana prossima e ai primi di settembre escono altri dischi interessanti, per cui non escludo appendici a questa lista. Sempre pronti, tempo permettendo, anche a recensioni singole ed altre anticipazioni varie.

Bruno Conti

Le Raffinate Evoluzioni Di Un “Nuovo” Menestrello Scozzese. James Yorkston – I Was A Cat From A Book

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James Yorkston – I Was a Cat from a Book – Domino Recording 2012

Confesso di avere un debole per James Yorkston, cantautore scozzese di talento, dal curioso curriculum musicale. Trasferitosi adolescente ad Edimburgo (nativo di Kingsbarns, contea di Fife), James comincia come bassista per gli Huckleberry, una band di garage rock e punk, ma si stanca presto del genere e cambia rotta dedicandosi anima e corpo al folk, sua grande passione. Dopo l’uscita del primo singolo nel gennaio del 2001 per la Bad Jazz Records, Yorkston inizia un lungo cammino che culmina con la pubblicazione del suo primo album Moving Up Country (2002), che diviene addirittura disco dell’anno per la catena Rough Trade: il cast che condivide con James lo sviluppo del disco sono gli Athletes, musicisti originari di Edimburgo, ai quali viene affidata sia la sezione ritmica (basso e percussioni soft), che un grande dispiego di violino, tastiere, fisarmonica, flauto e armonica. Gli stessi Athletes lo accompagneranno anche nello splendido Just Beyond To River (2004), poi, rotto il sodalizio, seguiranno negli anni piccoli capolavori come Hoopoe (2005) un EP con sei “gioielli” inediti, The Year Of The Leopard (2006), Roaring The Gospel (2007) una raccolta di b-sides e singoli (editi solo in vinile) e il capolavoro When The Haar Rolls In (2008) (nel 2009 è uscito anche un disco di cover, Folk Songs).

Questo nuovo lavoro I Was a Cat from a Book, arriva dopo una pausa dovuta a gravi problemi personali (una rara malattia della figlia), e Yorkston si presenta con una nuova line-up di musicisti che comprende membri dei Lamb (Jon Thorne al basso), The Cinematic Orchestra (Luke Flowers alla batteria), Emma Smith al violino e vibrafono, John Ellis al pianoforte, e da illustri ospiti come Kathryn Williams e Jill O’ Sullivan, la bravissima cantante della band Sparrow & The Workshop.

Si parte con una ballata di disarmante bellezza come la dolce Catch, sfumata da un soffuso suono del pianoforte e dal leggero mormorio del violino, e a seguire Kath With Rhodes, splendido brano cantato in duetto con la cantautrice Kathryn Williams. Border Song, a mia memoria penso sia la cosa più “frenetica” che Yorkston abbia mai registrato, per tornare però subito alle sue atmosfere con This Line Says, una love-song minimale. Arriva, con Just As Scared il secondo duetto del lavoro, con la brava Jill O’Sullivan, un perfetto brano in area “swing-jazz”, dove primeggiano il piano di Ellis e il clarinetto di Sarah Scutt, mentre la melodiosa Sometimes The Act Of Giving Love si colora di tenui sfumature vocali e strumentali.

The Fire & The Flames è il brano più toccante del disco, una ballata straziante e intima, dove James racconta la malattia della figlia, un lamento con pizzicate di chitarra che ricordano il compianto collega scozzese Bert Jansch, le stesse coordinate che si riscontrano con la pastorale A Short Blues (la morte di un vecchio amico). Dopo queste meraviglie, il ritmo torna ad alzarsi con Spanish Ants, una filastrocca in crescendo suonata con la concertina da James, e punteggiata dal violino di Emma Smith, per poi chiudere con la placida Two e una sorprendente I Can Take All This, una sorta di folk-punk dove gli strumenti girano a mille e i musicisti danno sfogo alla loro versatilità (per rimanere in tema, la seconda cosa più frenetica che Yorkston abbia mai registrato!).

Quella di James Yorkston è una musica introspettiva che accompagna la voce malinconica ed intensa dell’autore, scivola lenta e meditativa su un soffice e meraviglioso tappeto acustico: ballate di una bellezza da togliere il fiato seguono le cadenze del canto di James, accompagnato da nitidi accordi di chitarra, da soavi fraseggi di violino, dal dolce fruscio delle spazzole della batteria, e dal morbido tocco di un pianoforte. Nell’intensità dei brani che compongono I Was A Cat From A Book, sembra di scorgere la magia del primo John Martyn o le trame strumentali e vocali del Nick Drake di Bryter Layter, soprattutto nell’esposizione sofferta delle liriche o nel trasporto emotivo del canto, che James riesce sempre e comunque ad emozionare in maniera profonda. Non è certamente musica per ascolti superficiali quella di questo artista schivo e dalla vita appartata (vive, beato lui, nelle highlands scozzesi), ma sarebbe un delitto che questo gioiello di cantautorato folk e un personaggio dalla classe davvero unica, passino inosservati.

Tino Montanari

Novità Di Agosto Parte I. Dead Can Dance, Karine Polwart, Gentle Giant, James Yorkston, Fleetwood Mac Tribute, Blackberry Smoke

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A dimostrazione che anche nella settimana di Ferragosto la musica non si ferma (Italia esclusa), anzi la vigilia per la precisione, tutti questi dischi usciranno il 14 agosto, ecco una sfornata di novità interessanti. E questa è solo la prima parte, domani o dopo il resto. Detto che il Box di 5 CD + 1 DVD Live At the BBC dei Kinks esce il 14 agosto nel Regno Unito, il 21 agosto in America e il 28 in Italia, ma ve lo avevo anticipato già a maggio, partiamo con

Dead Can Dance – Anastasis – Pias Recordings, il primo album di studio del gruppo dal lontano 1996, anno di uscita di Spiritchaser, il disco di ispirazione etnica che aveva concluso la prima fase della loro carriera. C’era già stata una reunion per una serie di concerti nel 2005, ma questa volta Brendan Perry e Lisa Gerrard, che nel frattempo hanno entrambi superato la soglia dei 50 anni, hanno registrato questo disco di “resurrezione” (dal greco Anastasis) che curiosamente era stato annunciato un paio di anni fa su una rivista musicale online bulgara. Sono 8 pezzi, quattro cantati da ciascuno (con Return Of The She-King, quello ispirato dalla musica celtica dove le voci si fondono), che rinverdiscono i fasti della produzione passata ed introducono anche una corposa strumentazione orchestrale in alcune tracce. Il disco mi sembra bello, in ogni caso si può ascoltare ancora in streaming sul sito del gruppo http://deadcandance.com/

A proposito di musica celtica, folk meglio, direi, esce il nuovo album, Traces, il quinto in studio della cantante scozzese Karine Polwart, una delle voci più interessanti del revival della musica tradizionale (anche se non se ne era mai andata, la musica folk). Accompagnata dal fratello Steven e da Inge Thompson, tra duetti di harmonium e fisarmonica, inserimenti di marimba e vibrafono, flauto ed altro strumenti a fiato, la voce classica della Polwart si libra serena e sicura nelle 10 tracce che compongono l’album. I dischi precedenti si sono sempre piazzati tra i migliori dell’anno nelle classifiche di preferenza della BBC di fine anno, anche questo, ottimo, mi sembra lanciato quietamente verso la stessa destinazione. Etichetta Hegri Music, quindi di non facile reperibilità sul mercato italiano.

Sempre nell’ambito folk-cantautorale esce il nuovo disco di James Yorkston, l’ex cantante degli Athletes, il disco si chiama I Was A Cat From A Book, viene pubblicato dalla Domino Records e tra i musicisti coinvolti ci sono Luke Flowers della Cinematic Orchestra, Emma Smith al violino e in duetto in Kath With Rhodes l’ottima Kathryn Williams. La musica è molto quieta, piana, agrodolce, giocata sulle sonorità di chitarra e piano, arricchite dagli interventi degli ospiti citati, se dovessi azzardare un paragone mi sembra che Yorkston sia una sorta di Nick Drake del 21° secolo (con i dovuti distinguo) e questo suo quinto album ne conferma il talento. Da scoprire, se non conoscete.

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Nell’ambito delle ripubblicazioni del catalogo della EMI inglese esce anche questo cofanetto quadruplo dedicato ai Gentle Giant, I Lost My Head, sottotitolo The Chrysalis Years 1975-1980, raccoglie i dischi incisi dal grande gruppo inglese negli anni successivi a quelli inarrivabili del periodo Vertigo. Si tratta comunque ancora di dischi fantastici che rispondono al nome di Free Hand, In’terview, Playing the Fool, The Missing Piece, Giant For a Day e Civilian. Il tutto condito da inediti, live, rarità e b-sides. Questa è la lista completa dei brani:

1 – Free Hand & bonus tracks

  1. Just the Same
  2. On Reflection
  3. Free Hand
  4. Time to Kill
  5. His Last Voyage
  6. Talybont
  7. Mobile
  8. 1976 Intro Tape (previously unreleased)
  9. Just the Same (John Peel Session) “never available on CD before”
  10. Free Hand (John Peel Session) “never available on CD before”
  11. On Reflection (John Peel Session) “never available on CD before”
  12. Give It Back (International 7″ Mix) “never available on CD before”
  13. I Lost My Head (7″ Mix) “never available on CD before”

CD 2 – In’terview & The Missing Piece

  1. In’terview
  2. Give It Back
  3. Design
  4. Another Show
  5. Empty City
  6. Timing
  7. I Lost My Head
  8. Two Weeks in Spain
  9. I’m Turning Around
  10. Betcha Thought We Couldn’t Do It
  11. Who Do You Think You Are?
  12. Mountain Time
  13. As Old As You’re Young
  14. Memories Of Old Days
  15. Winning
  16. For Nobody

CD 3 – Playing The Fool (Live 1976)

  1. Just the Same/Proclamation (Live)
  2. On Reflection (Live)
  3. Excerpts from Octopus (Live)
  4. Funny Ways (Live)
  5. The Runaway/Experience (Live)
  6. So Sincere (Live)
  7. Free Hand (Live)
  8. Sweet Georgia Brown (Live)
  9. Peel the Paint/I Lost My Head (Live)

CD 4 – Giant For A Day & Civilian

  1. Words from the Wise
  2. Thank You
  3. Giant for a Day
  4. Spooky Boogie
  5. Take Me
  6. Little Brown Bag
  7. Friends
  8. No Stranger
  9. It’s Only Goodbye
  10. Rock Climber
  11. Thank You (7″ Single Edit A) never available on CD before
  12. Words from the Wise (7″ Single Edit B) never available on CD before
  13. Convenience (Clean And Easy)
  14. All Through the Night
  15. Shadows on the Street
  16. Number One
  17. Underground
  18. I Am a Camera
  19. Inside Out
  20. It’s Not Imagination

Piatto ricco mi ci ficco, considerando che, come gli altri cofanetti della serie, dovrebbe costare intorno ai 20 euro, poco più, poco meno.

Un altro tributo? Ebbene sì. Questo si intitola Just Tell Me What You Want: A Tribute To Fleetwood Mac, pubblicato dalla Decca/Hear Music/Universal, a parte un paio di nomi classici (Billy Gibbons & Friends e Marianne Faithfull) raccoglie la crema del rock “alternativo” e indie. Questa lista dei brani e relativi artisti:

01. Lee Ranaldo Band feat. J Mascis – Albatross
02. Antony – Landslide
03. Trixie Whitley – Before The Beginning
04. Billy Gibbons & Co. – Oh Well
05. Best Coast – Rhiannon
06. The New Pornographers – Think About Me
07. Marianne Faithfull – Angel
08. Lykke Li – Silver Springs
09. Karen Elson – Gold Dust Woman
10. Matt Sweeney And Bonnie ‘Prince’ Billy – Storms
11. Washed Out – Straight Back
12. Tame Impala – That’s All For Everyone
13. Craig Wedren with St. Vincent – Sisters of the Moon
14. The Kills – Dreams
15. Gardens & Villa – Gypsy
16. The Crystal Ark – Tusk
17. MGMT – Future Games

I Blackberry Smoke sono, forse, attualmente, la migliore, o una delle migliori formazioni di southern rock in circolazione. Il precedente Little Bit Of Dixie che avevo recensito per il Buscadero ad inizio 2010 era un eccellente esempio di quanto detto sopra, questo The Whippoorwill, edito dalla Southern Ground, l’etichetta di Zac Brown, mi sembra anche meglio. Sarà sicuramente oggetto di un esame più approfondito quanto prima, ma da quanto già sentito il vecchio Sud, e le sue chitarre, ruggiscono ancora!

Alla prossima.

Bruno Conti