Le Regine Dell’Alt-Country! Freakwater – Scheherazade

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Freakwater – Scheherazade – Bloodshot Records / IRD

Le Freakwater (due terzi della band è al femminile) sono un trio originario di Louisville, Kentucky, composto da due musiciste di indubbio talento come Catherine Ann Irwin e Janet Beveridge Bean, e dal membro storico, il bassista David Wayne Gay. Dovete sapere che la Bean ha una storia particolarmente interessante, in quanto per buona parte degli anni ’80 ha fatto parte di una band “underground” molto innovativa dal nome Eleventh Dream Day, dove appare con il marito Rick Rizzo, tutt’ora in attività, visto che hanno pubblicato un album nel 2015, Works For Tomorrow: nel frattempo, più o meno in contemporanea, e come ogni tanto accade, ha formato un secondo gruppo, un trio acustico tradizionale (appunto le Freakwater) che eseguiva la musica e le storie rivisitate degli Appalachi e della Carter Family. Sorrette da una strumentazione classica (chitarre acustiche, dobro, bongos, violino, cello, etc.), esordiscono con l’omonimo Freakwater (89), a cui seguiranno negli anni Dancing Underwater (91), Feels Like The Third Time (93), i meravigliosi Old Paint (95) e Springtime (98), End Time (99) che chiudeva il primo periodo, e dopo una pausa l’interlocutorio Thinking Of You…(05), e quando onestamente pensavo che avessero appeso gli strumenti “al chiodo”, tornano a distanza di undici anni con questo nuovo lavoro Scheherazade, dove ripropongono il consueto sound dal modello “Alternative Appalachian Country”, dall’arcano fascino.

Come è già avvenuto in passato la “line-up” segna alcuni cambi nella formazione: il trio di base è sempre quello con Bean, Irwin e il bassista Gay, mentre i musicisti di contorno sono questa volta Neal Argabright alla batteria e pump organ, James Elkington mandola e pedal steel (recentemente sentito nel disco di Joan Shelley), Anthony Fossaluzza al piano e organo, Evan Patterson e Morgan Geer alle chitarre, Jonathan Glen Wood al moog e alla chitarra, e come ospiti Anna Krippenstapel al violino e armonie vocali, Sarah Balliet dei Murder By Death al cello, e il grande Warren Ellis (compare di Nick Cave nei Bad Seeds e membro dei Dirty Three) al flauto e al suo “distorto” violino, il tutto registrato e mixato negli studi LaLa Land dell’ingegnere del suono dei My Morning Jacket , Kevin Ratterman.

Ascoltando la prima traccia dell’album, What The People Want, sembra proprio che il tempo si sia fermato, banjo, violini e armonie vocali rimandano agli esordi del gruppo, e sono seguite da una traccia più elettrica come l’ariosa The Asp And The Albatross, dalla tenue e dolce filastrocca di Bolshevik And Bollweevil,  per poi sorprenderci con una intrigante e psichedelica Down Will Come Baby. Con la toccante Falls Of Sleep si ritorna alla ballata con in sottofondo il violino “malato” di Ellis, mentre in Take Me With You si evidenzia l’amore per la musica degli Appalachi, a cui fanno seguito una Velveteen Matador in bilico tra country e folk, e la toccante Skinny Knee Bone cantata in coppia da Janet e Catherine sulle note (questa volta) delicate d i un violino. Ci si avvia alle tracce finali con una Number One With A Bullet che sembra uscita dal “songbook” di Bill Monroe, per poi passare ad un brano profondo, intimo e sofferto come Memory Vendor,  al suono di una chitarra che accompagna il gospel moderno di The Missionfield e chiudere un gradito ritorno con Ghost Song, una sorta di valzer lento che come anche altri hanno rilevato potrebbe rimandare alle indimenticabili sorelle McGarrigle.

Le Freakwater ci hanno messo più di dieci anni per realizzare questo Scheherazade (bellissimo titolo che proviene dall’antica principessa Persiana, narratrice delle Mille E Una Notte), un album intenso e profondo per un percorso musicale influenzato oltre che dalle note radici “appalachiane”, anche, come detto, dalla vecchia scuola della Carter Family e dai meno conosciuti Louvin Brothers e Stanley Brothers, con il risultato finale di riuscire ad affascinare sia gli amanti del genere più tradizionale e intransigente sia quelli dell’alternative country, mettendo in luce il talento formidabile di Janet Beveridge Bean e Catherine Irwin. Per quanto mi riguarda è valsa la pena di aspettare questo tempo.

Tino Montanari