Il Primo Album “Diversamente Bello” Della Band Inglese! Jethro Tull – A (La Mode)

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Jethro Tull – A: 40th Anniversary Edition – Parlophone/Warner 3CD/3DVD Box Set

Per rispetto verso il lavoro altrui, non amo mai definire “brutto” un disco, a meno che non siamo di fronte a qualcosa di quasi inascoltabile: ancora meno mi piace farlo nel caso dei Jethro Tull, che nel periodo dal 1968 al 1979 seppur con alti a bassi non avevano mai sbagliato un album. Non posso esimermi però di far notare che A, lavoro del gruppo inglese uscito nel 1980, non fosse esattamente un capolavoro, cosa che la critica dell’epoca non mancò di far notare stroncando sia il songwriting ma soprattutto gli arrangiamenti moderni che anticipavano il sound della nuova decade, con un uso massiccio di sintetizzatori. Ma A non doveva essere nemmeno un disco dei Tull, bensì il primo lavoro solista del leader Ian Anderson (il titolo dell’album era preso dalla scritta che compariva sulle scatole dei nastri delle sedute, A come Anderson), che si tramutò nel tredicesimo LP del gruppo su pressioni della Chrysalis, la loro etichetta all’epoca.

jethro tull A la Mode box

I musicisti coinvolti nelle sessions si ritrovarono quindi all’improvviso ad essere i nuovi membri della band, e se per il chitarrista Martin Barre non era una novità, per il bassista ex Fairport Convention Dave Pegg e per il batterista Mark Craney sì (ma mentre Pegg rimarrà con Anderson fino al 1995 dividendosi con i riformati Fairport, Craney si rivelerà una meteora), mentre il tastierista e violinista Eddie Jobson, vero responsabile del sound modernista del disco, venne accreditato solo come ospite esterno. Ora A esce in versione deluxe proseguendo la serie di ristampe a cofanetto dei Tull, nella consueta bella confezione a libro e con ben tre CD ed altrettanti DVD (che però contengono come vedremo a breve le solite ripetizioni), con il titolo “aggiornato” A (La Mode): come sempre la parte sonora è nelle mani di Steven Wilson, che oltre a rimasterizzare il tutto si occupa anche del remix, con il risultato che un po’ di patina di antico è venuta via, anche se non si poteva certo fare il miracolo di trasformare un disco traballante in un lavoro imperdibile; in compenso il box offre la solita generosa dose di bonus tracks, cioè una manciata di outtakes nel primo dischetto ed un concerto completo negli altri due.

L’album originale risentito oggi non è neanche così orrendo (secondo me il fondo i nostri lo toccheranno nel 1984 con Under Wraps): Crossfire ha una melodia tipica di Anderson, con una base strumentale leggermente funky-disco ma non spregevole, l’incalzante Flyingdale Flyer è un pop-rock gradevole ed abbastanza coinvolgente specie nel refrain, Working John, Working Joe, unico singolo estratto (senza alcun successo), è una rock song energica e dal ritmo sostenuto ma con un occhio al sound radiofonico. Un brutto intro di synth cede per fortuna il passo ad un arrangiamento più rock nella non disprezzabile Black Sunday, Protect And Survive non è niente di speciale, mentre la frenetica Batteries Not Included, già non un capolavoro, è rovinata da un florilegio di tastiere elettroniche. Il violino elettrico dona a Uniform un discreto sapore folk-rock, 4.W.D. (Low Ratio) è un midtempo piuttosto nella media e leggermente caotico, ma il folkeggiante strumentale The Pine Marten’s Jig è il pezzo più comparabile al classico suono Tull, e la rock ballad And Futher On, che chiude il disco del 1980, di sicuro non è il miglior brano dei nostri ma almeno non fa danni.

Come bonus sul primo CD abbiamo cinque outtakes inedite: a parte una versione estesa di Crossfire, una alternata di Working John, Working Joe ed il breve frammento di 39 secondi Cheerio, il meglio si ha con Coruisk, evocativa canzone strumentale tra rock e folk che era meglio di molto del materiale finito su A (ci sarebbe anche Slipstream Introduction, un breve brano in stile ambient usato all’epoca per aprire i concerti, ma non è il massimo). Gli altri due CD documentano uno show del gruppo, con la stessa lineup del disco, tenuto il 12 novembre del 1980 alla Sports Arena di Los Angeles: un buon concerto, che presenta ben sette pezzi tratti da A, con gli stessi pregi e difetti anche se on stage la componente rock è decisamente più accentuata grazie al maggior spazio riservato a Barre. Purtroppo però ci sono anche lunghe improvvisazioni strumentali che rompono un po’ il ritmo del concerto, specie i lunghi ed autoindulgenti assoli di tastiera e batteria.

La parte migliore è quindi riservata ai brani dei dischi precedenti ad A, con belle riletture delle allora recenti Songs From The Wood, Hunting Girl e Heavy Horses, un paio di classici minori tratti da War Child (Skating Away On The Thin Ice Of The New Day e Bungle In The Jungle), ed il consueto bis che non fa prigionieri, forse prevedibile ma se uno va ad un concerto dei Tull si incazza se non le suonano: una splendida Aqualung di quasi dieci minuti e la sempre trascinante Locomotive Breath, che neanche il synth riesce a rovinare. I tre DVD contengono le stesse cose dei CD, in vari formati audio compreso “l’indispensabile” (per qualcuno) 5.1 surround, e nella parte video il film Slipstream uscito all’epoca in VHS, uno strano lungometraggio che alterna videoclip, sezioni animate, brani presi da concerti e parti recitate dai membri del gruppo (con Anderson nel doppio ruolo di Aqualung e…Dracula!). L’anno prossimo le ristampe dei Tull si prenderanno una vacanza (ma A sarebbe dovuto uscire nel 2020, poi la pandemia si è messa di mezzo) fino al 2022 quando toccherà al discreto The Broadsword And The Beast, anche se alcune voci parlano per fine 2021 di un “recupero” di Benefit del 1970, l’unico a non aver ancora beneficiato (nonostante il titolo…) dell’edizione “a libro”.

Marco Verdi

Una Edizione Riveduta E Corretta Del Suo Primo Album! Joe Bonamassa – A New Day Now 20th Anniversary Edition

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Joe Bonamassa – A New Day Now 20th Anniversary Edition – JR Adventures/Mascot Provogue

Nuovo ma vecchio, o se preferite vecchio ma nuovo: di solito invertendo i fattori il risultato non cambia, in questo caso non saprei. Come è noto Joe Bonamassa appartiene alla categoria “una ne pensa e cento ne fa”. In questi mesi di pandemia se ne è stato stranamente tranquillo nel suo quartier generale di Nerdville e da lì ha imperversato con video, interviste a colleghi e altri modi per passare il tempo; ovviamente non è stato con le mani in mano, ha pubblicato il primo album della sua band collaterale Sleep Eazys, lo strumentale Easy To Buy https://discoclub.myblog.it/2020/04/20/e-sempre-il-buon-vecchio-joe-bonamassa-ma-diverso-e-in-incognito-sleep-eazys-easy-to-buy-hard-to-sell/ , e ha prodotto l’eccellente album collettivo di Dion Blues With Friends https://discoclub.myblog.it/2020/06/17/un-altro-giovanotto-pubblica-uno-dei-suoi-migliori-album-di-sempre-dion-blues-with-friends/ . Già che c’era ha iniziato anche a registrare agli Abbey Road Studios Royal Tea il suo nuovo album di studio, che dovrebbe essere pronto, uscita il 23 ottobre, sto già preprando la recensione; ma nel 2020 ricorre anche il 20° Anniversario dalla pubblicazione dei suo primo album solista A New Day Yesterday, quello che ha trasformato un giovane e promettente chitarrista che divideva il palco con B.B. King a 12 anni, e nel 1994 a 17 anni pubblicava il suo primo non memorabile disco con i Bloodline, nella “Next Big Thing” della chitarra, tanto che a produrre quel disco venne chiamato Tom Dowd (Cream, Eric Clapton, Derek & The Dominos, Allman Brothers, Aretha Franklin possono bastare?).

Il risultato non fu per nulla disprezzabile, anzi, ma oggi Bonamassa, nel suo continuo desiderio di migliorarsi, ha deciso di riprendere in mano quei nastri, affidarli al suo attuale produttore Kevin Shirley e come dice il lancio del nuovo CD, presentare un prodotto “ri-cantato, rimixato, rimasterizzato e con l’aggiunta di tre bonus”. A voler essere pignoli, il disco uscito in origine per la Okeh Records nel 2000, era già stato “ri-pubblicato” nel 2005 e nel 2010, ma questa volta, come appena accennato, Bonamassa ha voluto rifare ex novo tutte le parti vocali, con la sua maturata voce di 43enne cantante di grande esperienza: ovviamente il “bravo recensore”, come direbbe Frassica, cioè il sottoscritto, si è andato a risentire anche il disco vecchio, e devo dire che in effetti Joe già allora non cantava poi così male, il suono del disco curato da un maestro come Dowd era brillante, e il repertorio, con 6 cover e 6 brani originali era ben bilanciato, quindi a voi l’ardua sentenza se ricomprarvelo. Il disco, se già non lo avete, comunque merita, nella nuova versione ancora di più: oltre alla sezione ritmica dell’epoca Creamo Liss al basso e Tony Cintron alla batteria, prevedeva anche la partecipazione di alcuni ospiti di pregio.

Il trittico iniziale di cover, Cradle Rock di Rory Gallagher, a tutto riff e con un assatanato Joe alla slide, Walk In My Shadow dei Free e A New Day Yesterday dei Jethro Tull, è veramente strepitoso, e la voce di oggi di Bonamassa gli rende ulteriore giustizia, quindi forse, a voler ben guardare non è una operazione del tutto peregrina; si diceva degli ospiti, Rick Derringer, seconda voce e chitarra aggiunta in una versione potente di Nuthin’ I Wouldn’t Do (For a Woman Like You) di Al Kooper, che ricorda moltissimo il sound dei Johnny Winter And dei quali Derringer era elemento decisivo, con sventagliate di chitarra wah-wah a piè sospinto. Come ha detto lo stesso Joe in una recente conversazione sul suo sito con Walter Trout, riferendosi alle critiche di alcuni loro detrattori puristi, “Too Many Notes Played Way Too Loud”, se lo sono pure stampati sul retro di una t-shirt e via senza problemi, sentire una vigorosa Colour And Shape e non godere come ricci è un vero delitto.

Nella cover di un brano di Warren Haynes If Heartaches Were Nickels, uno slow blues libidinoso, Bonamassa unisce le forze con Leslie West e Gregg Allman, per sei minuti di pura magia sonora, anche se nella nuova versione sono spariti i contributi vocali degli ospiti ed un paio di minuti del brano, e questo non va bene. L’ultima cover è Burn That Bridge, dal repertorio di Albert King, un altro rock blues tiratissimo con pedale wah-wah inserito a manetta , con il babbo di Bonamassa Len, alla chitarra aggiunta. Gli altri brani originali firmati da Joe, con molti richiami a Clapton e Stevie Ray Vaughan, illustrano il lato più duro e tirato del nostro amico. Diciamo più che buoni ma non eccelsi. Eliminata l’altra bonus, la versione lunga di Miss You, Hate You, presente nella versione “radio”, sono stati aggiunti tre brani con Stevie Van Zandt (Little Steven), uno dei primi a credere nel talento del nostro amico, demos registrati nel 1997 quando Bonamassa non aveva ancora un contratto discografico, Hey Mona, I Want You e Line On Denial sono tre brani di classico rock americano, il secondo, una cover irriconoscobile e durissima di I Want You di Dylan, il terzo con vaghi riff e rimandi zeppeliniani e un sound piuttosto robusto e corposo, ma forse niente per cui strapparsi le vesti. Come avrebbe detto Gene Wilder “Si-può-fare”!

Bruno Conti

Tra Lampi Della Vecchia Classe Un Onesto Album Di Rock Classico. Wishbone Ash – Coat Of Arms

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Wishbone Ash – Coat Of Arms – Steamhammer/SPV

Improvvisamente, a 50 anni dall’uscita dello splendido album omonimo del 1970 (ma già muovevano i primi passi in quel di Torquay, Devon nel 1969), scopro, leggendo alcune valutazioni in rete, che i Wishbone Ash fanno heavy metal: sarà forse perché il nuovo album Coat Of Arms (che esce a sei anni dal precedente Blue Horizon, di cui vi avevo parlato su queste pagine virtuali https://discoclub.myblog.it/2014/03/09/vecchie-glorie-sempre-gran-forma-1-wishbone-ash-blue-horizon/ , ed è il loro 23° disco di studio) viene pubblicato dalla Steamhammer, etichetta che si occupa soprattutto di hard’n’heavy? Potrebbe essere, anche se il quartetto inglese, in cui il leader è ancora il chitarrista e cantante Andy Powell, l’unico sopravvissuto della formazione originale ai vorticosi cambiamenti nelle line-up della band che si sono succeduti nel corso dei decenni, mi pare si posizioni sempre in quello stile tra hard-rock classico con twin lead guitars (sulla scia di band come Allman Brothers e Fleetwood Mac, di cui sono più o meno contemporanei), derive blues-rock con elementi prog e un buon uso delle melodie, quindi abbastanza lontani dai metallari più cattivi, anche se con il passare degli anni il suono si è leggermente indurito, ma anche banalizzato.

Rispetto al precedente album c’è un nuovo chitarrista Mark Abrahams, che ha sostituito l’onesto e preparato musicista finlandese Muddy Manninen, che era rimasto una decina di anni nel gruppo, mentre Bob Skeat al basso e Joe Crabtree alla batteria, rimangono al loro posto: devo dire che non cambia poi molto, Powell, che suona anche il mandolino e canta, si fa supportare da Abrahams, in modo a tratti efficace, come sottolinea subito l’ottimo brano di apertura We Stand As One dove il suono delle soliste suonate all’unisono ci rimanda immediatamente ai fasti del passato, con passaggi melodici eleganti e ricercati, l’uso di tastiere di supporto al lavoro delle chitarre, una energia ancora vibrante e vitale, tra riff e brevi assoli ben assortiti, certo i tempi di Argus o Pilgrimage sono passati, ma mi sembra che siamo di fronte ad un buon surrogato che accontenterà i fans, sia della band, come del buon rock. La lunga title track conferma questa impressione, la fusione tra il cantato mai sopra sopra le righe di Powell, anche con belle armonie vocali, ed il continuo, complesso e raffinato lavoro delle due chitarre è sempre estremamente piacevole da ascoltare, specie nei continui cambi di tempo della palpitante parte strumentale dove gli assoli si susseguono senza soluzione di continuità.

Empty Man introduce consistenti elementi elettroacustici, con rimandi al folk-rock prog dei Jethro Tull, altro elemento sempre presente nel DNA dell’Osso Del Desiderio. La sognante e bucolica Floreana è ancora gradevole e ben costruita, ricca di passaggi chitarristici, ma sentita mille volte, Drive vira verso un AOR all’americana più nerboruto dove si apprezza il lavoro delle chitarre ma il resto non è memorabile, la morbida It’s Only You I See al di là dei soliti eccellenti passaggi strumentali si fatica a reggerla per sette minuti, insomma non succede molto fino al terzo minuto quando entrano le chitarre, meglio la robusta Too Cool For AC, anche se pure in questo caso nulla per cui sbattersi più di tanto, onesto e ben fatto R&R, come in tutto il CD.

Back In The Day invece ha un bel riff, un groove movimentato e potente, ma se non fosse per la parte centrale strumentale, facilmente dimenticabile, Déjà-Vu, potrebbe intitolarsi anche déja listened, di nuovo morbido folk-rock ma insomma…; When The Love Is Shared parte bene ma poi si spegne quasi subito, lasciando alla bluesata Personal Halloween, tra 12 battute e Dire Straits, anche con una sezione fiati aggiunta, il compito di concludere il disco. Qualche lampo della vecchia classe, per il resto un onesto e diligente esercizio rock.

Bruno Conti

Cofanetti Autunno-Inverno 13. L’Album Che Chiudeva (Bene) La Loro Decade Più Importante. Jethro Tull – Stormwatch 40th Anniversary

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Jethro Tull – Stormwatch 40th Anniversary – Parlophone/Warner 4CD/2DVD Box Set

Consueto appuntamento annuale con le ristampe celebrative degli album dei Jethro Tull a cura di Steven Wilson e con la fattiva collaborazione di Ian Anderson, una delle migliori serie in circolazione in termini di rapporto qualità/prezzo, con box sempre esaurienti e completi sia dal punto di vista musicale che a livello di informazioni scritte. Quest’anno è la volta di Stormwatch, disco del 1979 della band britannica ed ultimo di una ideale trilogia folk-rock iniziata nel 1977 con Songs From The Wood e proseguita nel 1978 con Heavy Horses. Stormwatch era un altro album ispirato e di ottimo livello da parte del gruppo di Blackpool, con tematiche che sarebbero attuali ancora oggi come l’inquinamento e la salvaguardia dell’ambiente, mentre musicalmente le canzoni erano quasi tutte di qualità superiore, in giusto equilibrio tra atmosfere folk e momenti più rockeggianti, ma sempre con melodie dirette e fruibili.

Il disco, oltre a chiudere più che degnamente la decade più importante della carriera dei Tull, era anche l’ultimo a presentare la line-up “classica” del gruppo in quanto, a parte Anderson e l’inseparabile chitarrista Martin Barre, sia i tastieristi David Palmer e John Evan che il batterista Barriemore Barlow lasceranno la band dopo il tour successivo alla pubblicazione dell’album, mentre il bassista John Glascock dovrà abbandonare le sessions (con Anderson stesso che si occuperà di suonare le parti di basso restanti) per un problema di insufficienza cardiaca che gli sarà purtroppo fatale nel Novembre dello stesso anno. Questa nuova ristampa, sotto intitolata Force 10 Edition, è una delle più ricche della serie, con ben quattro CD ed due DVD audio (che però ripetono gran parte del materiale incluso nei CD in differenti configurazioni sonore), con una buona quantità di brani inediti ed anche diverse rarità: ma vediamo i contenuti nel dettaglio.

CD1. L’album originale remixato da Wilson, che inizia con North Sea Oil, uno dei pezzi più immediati nonché primo singolo estratto, un folk-rock ritmato e vibrante tipico dei nostri, con i consueti ficcanti interventi di flauto ed un bell’intreccio tra chitarra acustica ed elettrica. Orion è una bellissima canzone che alterna parti mosse e rockeggianti a splendidi intermezzi acustici, con evidenti rimandi al capolavoro Aqualung, ed anche Home fa vedere che Anderson era in una fase ispirata, in quanto stiamo parlando di una toccante rock ballad con un apprezzabile e non invasivo arrangiamento orchestrale. Dark Ages è un altro notevole pezzo che alterna momenti bucolici a taglienti svisate chitarristiche per nove minuti decisamente creativi, nei quali Barre svolge un ruolo di primo piano; Warm Sporran è uno strumentale funkeggiante che ricorda più il Mike Oldfield di quel periodo che i Tull stessi, Something’s On The Move è puro rock, trascinante e con elementi quasi hard, mentre Old Ghosts è ancora folk-rock nel tipico stile della band, orecchiabile ma ricco di idee non banali. La breve e folkie Dun Ringill precede la lunga (quasi otto minuti) Flying Dutchman, che inizia come una ballata pianistica per tramutarsi prima in una deliziosa folk song e poi in un pezzo rock chitarristico e coinvolgente; chiude Elegy, bellissimo brano strumentale scritto da Palmer, puro folk pastorale orchestrato nuovamente con molto gusto.

CD2. Un dischetto di outtakes provenienti dalle stesse sessions, quindici brani di cui sette inediti assoluti ed altre rarità assortite (alcune delle quali pubblicate in antologie del passato come 20 Years Of Jethro Tull e la collezione di inediti Nightcap), come l’accattivante brano uscito solo su singolo A Stitch In Time ed il suo lato B, una potente versione dal vivo di Sweet Dream (un brano del 1969), o l’intrigante strumentale tra rock e musica medievale King Henry’s Madrigal, all’epoca uscito solo su un EP. Le outtakes dei Tull spesso non erano inferiori ai brani poi pubblicati ufficialmente, e tra gli episodi salienti segnalerei senz’altro una strepitosa prima versione di Dark Ages di dodici minuti, la take completa di Orion, altri nove minuti, l’ottima rock song Crossword che poteva benissimo finire su Stormwatch, la saltellante Kelpie, una sorta di giga rock molto piacevole, qualche strumentale di ottimo livello (A Single Man, Sweet Dream Fanfare e l’eccellente  The Lyricon Blues) e l’evocativa e folkie Broadford Bazaar.

CD 3-4. Un concerto intero, ovviamente inedito, registrato a Den Haag in Olanda il 16 Marzo 1980, con l’ex Fairport Convention (che all’epoca si erano sciolti) Dave Pegg come nuovo bassista. Uno show molto potente ed inciso benissimo, con Anderson e compagni in grande forma: si inizia con ben sette brani di Stormwatch suonati uno di fila all’altro (ma manca stranamente North Sea Oil), con ottime rese di Dark Ages, Orion e Home. Una splendida Aqualung di dieci minuti introduce la parte della serata in cui i nostri pescano dal repertorio precedente al 1979, e non mancano canzoni prese dagli altri due dischi della “trilogia folk”, cioè Jack-In-The-Green, Heavy Horses, una bellissima Hunting Girl e Songs From The Wood. Finale strepitoso con una raffica di classici sparati uno dopo l’altro: Thick As A Brick, Too Old To Rock’n’Roll, Too Young To Die, Cross-Eyed Mary, Minstrel In The Gallery e la consueta chiusura con la trascinante Locomotive Breath. Gli anni ottanta saranno problematici per i Jethro Tull così come per tanti altri gruppi e solisti della prima (o seconda) ora, a partire dal travagliato A del 1980, ma per ora godiamoci questa riedizione di Stormwatch, che come ho scritto prima è una delle più interessanti della serie.

Marco Verdi

Sia Pure “In Ritardo”, Ma Non Poteva Mancare Un Suo Nuovo Album Nel 2019! Joe Bonamassa – Live At The Sydney Opera House

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Joe Bonamassa – Live At The Sydney Opera HouseMascot/Provogue

Immagino che tutti, come me, foste in trepida attesa di notizie di Joe Bonamassa: scherzo, ma non troppo, stiamo arrivando alla fine del 2019 ed il chitarrista newyorchese al momento non aveva ancora annunciato nessuna pubblicazione discografica per l’anno in corso, dopo che nel 2018, il linea con la sua cospicua discografia, erano usciti ben tre album, l’ultimo Redemption, pubblicato a ottobre https://discoclub.myblog.it/2018/09/17/ormai-e-una-garanzia-prolifico-ma-sempre-valido-ha-fatto-tredici-joe-bonamassa-redemption/ . Persino la sua casa discografica, nell’annunciare il nuovo disco di Joe (perché sta per uscire, ebbene sì, il prossimo 25 ottobre), ci ha scherzato sopra: anche se si tratta di una uscita “strana”, un disco dal vivo, e fin lì niente di inusuale, però registrato ben tre anni fa, nel settembre del 2016, quindi nel tour di Blues Of Desperation, pochi mesi prima del concerto londinese per British Blues Explosion Live. E la cosa più strana è che non si tratta del concerto completo alla Sydney Opera House del 30 settembre del 2016, non ne esistono versioni Deluxe (se non consideriamo il vinile che ha un brano in più) e neppure edizioni in DVD, anche se cercando in rete risulta sia stato filmato.

Peccato perché la location è suggestiva, si tratta di una sala da concerto eletta dall’UNESCO tra i patrimoni dell’umanità, dove spesso si svolgono concerti epocali per la musica down under: ho investigato ulteriormente e ho visto che oltre a Livin’ Easy, che è la bonus del doppio vinile, Bonamassa nella parte finale del concerto, non documentata nel CD, ha eseguito una serie di cover rare e sfiziose, Little Girl di John Mayall, Angel Of Mercy di Albert King, If I’m in Luck I Might Get Picked Up, una cover di Betty Davis cantata da Mahalia Barnes, Boogie Woogie Woman di B.B. King, How Many More Times dei Led Zappelin e Hummingbrid di Leon Russell. Sarebbe stato un concerto sontuoso, così è “solo” un bel concerto, perché comunque dal vivo il nostro è sempre una vera forza della natura, ed è accompagnato dalla sue eccellente band, con Reese Wynans alle tastiere, Michael Rhodes  la basso, Anton Fig alla batteria, le sezione fiati con Paulie Cerra e Lee Thornburg, e i vocalist di supporto Juanita Tippins, Gary Pinto e la citata Barnes.

Nove brani con una durata media tra i sette e gli otto minuti, oltre a Love Ain’t A Love Song che supera i dieci, quindi ampio spazio per l’improvvisazione e per le scorribande chitarristiche di un Bonamassa in grande serata, che comunque difficilmente, se non mai, dal vivo delude: sono ben sette brani (più la bonus track) gli estratti da Blues Of Desperation, più il lungo brano ricordato, che viene da Different Shade Of Blue, ed una bellissima cover di Florida Mainiline da 461 Ocean Boulevard di Eric Clapton, fiatistica e gagliarda, dal periodo rock’n’soul di Manolenta, con grande assolo di Wynans all’organo e uno fantastico lunghissimo e fluido di un Joe straripante, degno epigono claptoniano. Per il resto l’iniziale This Train cita nel prologo strumentale Locomotive Breath dei Jethro Tull, poi la band inizia a macinare musica alla grande e il nostro rilascia un altro assolo formidabile, Mountain Of Climbing, anche se non ha la doppia batteria della versione in studio, è comunque rocciosa e riffata, molto alla Led Zeppelin, anche Drive ha questo afflato zeppeliniano, inizio lento e guardingo, poi un crescendo tipo Houses Of The Holy, ma con i fiati e le tastiere quasi jazzate e liquide, prima del solito solo tiratissimo.

La citata  Love Ain’t A Love Song è il tour de force del concerto, una esplosione di energia e forza dirompente, con le coriste impegnatissime come pure i fiati sincopati e il piano elettrico, fino ad un assolo che parte lento e poi prende energia nella parte finale, How Deep This River Runs, più lenta e scandita è un’altra piece de resistance con la chitarra che imperversa. Della cover di Clapton abbiamo detto, The Valley Runs Low con Joe al bottleneck è una bella soul ballad malinconica ed avvolgente, con Blues Of Desperation siamo di nuovo dalle parti degli Zeppelin, direi periodo Kashmir, anche se l’uso dei fiati lo diversifica da quel sound, benché l’assolo, ancora con uso slide, è molto Jimmy Page. A chiudere un altro ottimo disco dal vivo No Place For Lonely, una lirica hard blues ballad che rende omaggio allo stile di Gary Moore, con un assolo finale da urlo.

Bruno Conti

Due Giorni Con Gli Stones. Parte 1: Rock And Roll Circus

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The Rolling Stones & Friends – Rock And Roll Circus – ABKCO 2CD – 3LP – Deluxe 2CD/DVD/BluRay Box Set

Nel 1968 i Rolling Stones erano ai massimi della loro popolarità, avendo dato alle stampe quello che all’epoca era il loro capolavoro, Beggars Banquet (che inaugurò un filotto di quattro album consecutivi da cinque stelle, uno in più se includiamo anche il live Get Yer Ya Ya’s Out, un record ad oggi imbattuto). Per capitalizzare ulteriormente il successo a Mick Jagger e soci venne in mente il progetto Rock And Roll Circus, un vero e proprio spettacolo equestre con trapezisti, clown, mangiafuoco ed attrazioni varie che si alternavano a performance musicali di alcuni degli artisti più in voga all’epoca, con gli Stones stessi nel ruolo di maestri di cerimonie e “numero” principale. Girato in uno studio di Londra da Michael Lindsay-Hogg (che da lì a breve diventerà famoso per essere il regista delle immagini che andranno a formare il docu-film Let It Be dei Beatles, incluso il celebre concerto sul tetto) e con uno stage che ricreava un vero e proprio circo, lo spettacolo vedeva ospiti di grande prestigio: infatti, oltre agli Stones, parteciparono alla serata gli Who, John Lennon (e consorte), Eric Clapton, Taj Mahal, Marianne Faithfull ed una band che all’epoca aveva un solo album all’attivo ma che in futuro avrebbe fatto parlare abbastanza di sé, vale a dire i Jethro Tull (e pare che nell’idea iniziale fossero previsti anche i Led Zeppelin).

Girato nel mese di Dicembre, il film-concerto avrebbe dovuto essere trasmesso dalla BBC durante le feste di Natale, ma la programmazione venne cancellata per motivi mai realmente chiariti (pare che Jagger non fosse del tutto soddisfatto della performance del suo gruppo, a suo dire surclassata da quella degli Who) e poi, anche a causa della morte di Brian Jones avvenuta dopo pochi mesi, finita nel dimenticatoio per ben 28 anni. Nel 1996 infatti venne finalmente pubblicata la versione “broadcast” sia su CD che su VHS, e nel 2004 anche in DVD con varie tracce bonus (in formato solo video): ora la ABKCO, che detiene ancora i diritti sulle canzoni degli Stones per quanto riguarda gli anni sessanta, pubblica forse la versione definitiva, con un secondo CD di brani aggiuntivi (cinque dei quali sono però gli stessi del DVD del 2004, però per la prima volta in formato audio), la prima volta in assoluto in vinile (triplo) ed un box deluxe con i due CD, il DVD ed anche l’esordio del BluRay. Dal punto di vista visivo il film è una tipica e coloratissima espressione dell’epoca in cui è stato girato, con sgargianti costumi che fanno venire in mente la Swingin’ London (ma anche la copertina di Sgt. Pepper), mentre da quello musicale il Rock And Roll Circus è ancora attualissimo oggi, con diverse performance potenti e di grande livello.

 

Dopo un’introduzione circense, ecco proprio i Jethro Tull con la nota Song For Jeffrey, eseguita in playback ma con voce e flauto di Ian Anderson rigorosamente dal vivo (particolare curioso, il chitarrista presente on stage è il futuro fondatore dei Black Sabbath, Tony Iommi, nell’unica testimonianza di sempre come membro dei Tull – fu all’interno del gruppo per appena due settimane – ma siccome la sua traccia è in playback in realtà la chitarra che sentiamo è ancora quella di Mick Abrahams); subito dopo gli Who con una roboante versione della splendida mini-suite A Quick One, While He’s Away: il quartetto è in grande forma, con Keith Moon al massimo della sua devastante potenza ai tamburi, ed offre una delle migliori performance della serata. E’ il turno di Taj Mahal con una vigorosa e grintosa rilettura di Ain’t That A Lot Of Love di Sam & Dave, più rock che soul, con elementi quasi swamp ed ottima prestazione vocale (il secondo chitarrista è Jesse Ed Davis); Marianne Faithfull si distingue con una gentile e leggiadra Something Better, con base strumentale pre-registrata, mentre uno degli highlights della serata è sicuramente l’intervento dei Dirty Mac, un supergruppo estemporaneo con John Lennon alla voce e chitarra ritmica, Eric Clapton alla solista, Keith Richards al basso (!) e Mitch Mitchell della Jimi Hendrix Experience alla batteria: i quattro offrono una versione tostissima della beatlesiana Yer Blues, in cui Lennon si dimostra un grande cantante e Clapton un chitarrista supremo (avrei fatto a meno invece di Whole Lotta Yoko, sempre con i Dirty Mac – ed il violinista israeliano Ivry Gitlis – ma anche con le urla belluine di Yoko Ono).

Ed ecco il piatto forte della serata, cioè la performance dei Rolling Stones, un’ottima prestazione nonostante i dubbi di Jagger, con tre classici che fanno parte ancora oggi delle scalette dei loro concerti (Jumpin’ Jack Flash, asciutta e diretta, You Can’t Always Get What You Want e Sympathy For The Devil), il coinvolgente e ritmato blues Parachute Woman, la splendida No Expectations, con Jones impeccabile alla slide ed il piano di Nicky Hopkins, e soprattutto una limpida rilettura della meravigliosa Salt Of The Earth, tra le ballate più belle di sempre dei nostri. Il secondo dischetto come dicevo prima offre le tracce che nel 2004 erano uscite solo in video: oltre a due performance del pianista classico Julius Katchen abbiamo altri tre pezzi con Taj Mahal protagonista, una stupenda versione del classico di Sonny Boy Williamson Checkin’ Up On My Baby, puro blues d’alta classe, una lunga e vibrante Leaving Trunk (Sleepy John Estes) e la gradevole e solare rock ballad Corinna, che non è il traditional dal titolo simile ma un originale del chitarrista di colore. Ma il pezzo forte di questo CD bonus sono tre brani inediti dei Dirty Mac riscoperti solo di recente, ovvero una versione alternata di Yer Blues https://www.youtube.com/watch?v=UikHIsQl1Kg , una interessante jam di riscaldamento intitolata appunto Warmup Jam e soprattutto un rehearsal basato sul classico dei Fab Four Revolution, perfettamente in equilibrio tra blues e rock’n’roll ma che purtroppo si interrompe dopo due minuti https://www.youtube.com/watch?v=7FD0ffegRZQ  (anche se a dire il vero neppure ora il concerto è completo, in quanto manca ancora Fat Man dei Jethro Tull). Una valida ristampa, imperdibile se non avete le precedenti edizioni: domani ci occuperemo ancora di Rolling Stones, ma con un balzo in avanti di ben 30 anni.

Marco Verdi

Recensioni Cofanetti Autunno-Inverno 5. Questa Era…Praticamente Una Blues Band! Jethro Tull – This Was: The 50th Anniversary Edition

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Jethro Tull – This Was: The 50th Anniversary Edition – Parlophone/Warner 3CD/DVD Box Set

La meritoria ed apprezzata serie di ristampe del catalogo dei Jethro Tull con i remix degli album originali ad opera di Steven Wilson è arrivata, nei primi mesi di quest’anno, al disco del 1978 dello storico gruppo capitanato da Ian Anderson, Heavy Horses, e già pregustavo per il 2019 la riedizione di Stormwatch (a mio giudizio uno dei lavori più sottovalutati della band inglese), quando mi è arrivata tra capo e collo questa riedizione per il cinquantesimo anniversario di This Was, ovvero l’album di esordio dei Tull, datato 1968. La cosa ha senso, in quanto questo disco era l’unico che mancava nella serie di cofanetti curati da Wilson (nonostante già nel 2008 avesse beneficiato di una ristampa in doppio CD), e quindi ora i fans possono completare anche dal punto di vista dei manufatti una serie che è comunque in continuo sviluppo, con l’unica (e, dal punto di vista del collezionista, fastidiosa) eccezione di Benefit, che non aveva beneficiato del “trattamento” a cofanetto in stile libro. This Was è un album particolare nella discografia dei Jethro Tull, in quanto è forse il meno rappresentativo del loro classico suono rock-folk-prog, ma è bensì un lavoro che all’epoca più di un addetto ai lavori aveva inserito nel filone del British Blues.

Gran parte della responsabilità va senz’altro al chitarrista Mick Abrahams, musicista dalla chiara formazione di stampo blues, che rimarrà nel gruppo per meno di un anno e lascerà poco dopo l’uscita del disco per formare i Blodwyn Pigs, sostituito da Martin Lancelot Barre (e prima, non tutti lo sanno, per un brevissimo periodo da Toni Iommi, *NDB lo si vede nel film degli Stones Rock And Roll Circus https://www.youtube.com/watch?v=zqDxL2oyl-Y), che rimarrà nel gruppo fino allo scioglimento avvenuto nel 2011 (anche gli altri due membri dell’allora quartetto non resteranno a lungo: il bassista Glenn Cornick se ne andrà nel 1970, mentre il batterista Clive Bunker nel 1972). Questa ristampa presenta come al solito un bellissimo e curatissimo libretto pieno di commenti, testimonianze, foto rare o mai viste (anche delle sporadiche reunion di Anderson con gli altri tre membri avvenute in anni recenti), note di Ian brano per brano vergate con la consueta ironia ed i testi delle canzoni, mentre dal punto di vista musicale il box presenta tre CD più un DVD audio. Il primo dischetto offre ovviamente il disco originale, col già citato remix di Wilson, con l’aggiunta di qualche bonus track: un disco come dicevo poc’anzi dalle sonorità decisamente bluesate, ma che in più di un’occasione presenta i germogli del classico Tull sound, con il famoso flauto di Anderson a duettare bravamente con la chitarra di Abrahams.

L’album contiene già due futuri classici del gruppo: il rock-blues d’apertura My Sunday Feeling, che parte da una tipica struttura a 12 battute per diventare una palestra per le digressioni flautistiche del leader, e la famosa A Song For Jeffrey, ancora oggi una delle più trascinanti rock songs dei nostri (ed anche qui il blues non è estraneo). Some Day The Sun Won’t Shine For You è puro folk-blues, influenzato da Sonny Terry e Brownie McGhee, solo voce, chitarra ed armonica, mentre l’elettrica Beggar’s Farm ha anch’essa un impianto blues, alla Peter Green, ma Ian gioca con i cambi di tempo e melodia donando imprevedibilità al brano (un pezzo che dal vivo ha sempre fatto faville), mentre It’s Breaking Me Up è di nuovo puro blues elettrico, cadenzato e godibilissimo. C’è anche l’unica canzone in tutti gli album dei Tull non cantata da Anderson, bensì da Abrahams, Move On Alone, ed ironicamente è il brano meno blues e più sul genere rock ballad con elementi pop (e la voce di Mick non è proprio formidabile). Ci sono anche ben quattro strumentali: il jazz-rock Serenade To A Cuckoo, un pezzo di Roland Kirk in cui il flauto di Anderson sostituisce il sax del musicista americano (anticipando quello che succederà l’anno seguente con la Bourée di Bach), la frenetica Dharma For One, con grande prestazione di Bunker ai tamburi, la roboante Cat’s Squirrel, un traditional che i Tull avevano inciso ispirandosi alla versione dei Cream, e l’improvvisazione di Round, che però dura appena cinquanta secondi. Come bonus abbiamo due brani usciti all’epoca su singolo (la potente e diretta Love Story e la folkeggiante A Christmas Song), più quattro inediti: la take 1 di Serenade To A Cuckoo, Move On Alone con il flauto (la versione sul disco originale ne era priva), un pezzo intitolato Ultimate Confusion che in realtà è puro cazzeggio strumentale in studio, e soprattutto una Some Day The Sun Won’t Shine For You più veloce di quella pubblicata e forse anche migliore.

Il secondo CD parte con nove brani incisi in due diverse session alla BBC per la trasmissione Top Gear, con sei pezzi da This Was (tra cui riletture decisamente vitali di My Sunday Feeling, Cat’s Squirrel e A Song For Jeffrey), più Love Story e due cover di classici del blues, cioè una splendida So Much Trouble (proprio dei già citati Terry e McGhee), con Mick e Ian che si superano rispettivamente alla slide e armonica, e la nota Stormy Monday di T-Bone Walker, lenta, distesa e suonata con classe. Poi, oltre alla solita serie di single versions, lati A e B, in mono (tra cui lo strumentale One For John Gee, non presente sul primo CD, ed il primo 45 giri in assoluto dei Tull, Sunshine Day, all’epoca erroneamente accreditato ai “Jethro Toe”, un brano non imprescindibile e cantato da Abrahams, ed in cui il contributo di Anderson è ridotto al minimo), troviamo due canzoni della John Evan Band, che è il gruppo pre-Tull in cui militavano i quattro, due pop songs interessanti ma lontane dal futuro stile della band (Aeroplane e Blues For The 18th i titoli). Il terzo CD si limita a proporre l’album nei missaggi originali del 1968 sia stereo che mono, mentre il DVD audio lo ripropone remixato sempre da Wilson con la tecnica 4.1 DTS e con lo stereo mix del 1969 in 96/24 bit, insomma tutte robe da audiofili incalliti.

This Was, Questo Era: già dal titolo scelto all’epoca Ian Anderson voleva far capire che la direzione musicale dei Jethro Tull era destinata a cambiare a breve (con il secondo album Stand Up), ma proprio per la sua particolarità è un disco che vale la pena riscoprire.

Marco Verdi

Prossime Uscite Autunnali 7. Jethro Tull – This Was. Andando A Ritroso Il 9 Novembre Arriva Anche Il Box Del 50° Anniversario Per Il Primo Album.

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Jethro Tull – This Was – 3 DVD/1CD Box Set Rhino – 09-11-2018

Proseguendo nella ondivaga ristampa del vecchio catalogo dei Jethro Tull, che ultimamente si stava occupando del catalogo anni ’70 della band di Ian Anderson, con Heavy Horses l’ultimo a ricevere il trattamento Deluxe (e Stormwatch che era indicato come il prossimo) improvvisamente subisce una improvvisa sferzata verso il passato e il nuovo cofanetto indicato per l’uscita è This Was, il primo disco della band inglese, pubblicato in origine nel 1968, e che quindi si inserisce nel florilegio di ripubblicazioni di album che arrivano al 50° Anniversario (e altri ne sono annunciati). Si tratta dell’unico album dove alla chitarra appare Mick Abrahams (poi con i Blodwyn Pig), forse il disco più blues del gruppo, che all’epoca vedeva in formazione anche Glenn Cornick al basso e Clive Bunker alla batteria.

Già nel 2008 per i 40 anni del disco era uscita una versione ampliata del disco, con un disco di materiale extra aggiunto, ma, come per gli altri dischi curati da Steven Wilson, oltre al suono curatissimo per la gioia degli audiofili la confezione viene ulteriormente arricchita, diventando un box da 4 dischi, anche se poi, a guardare attentamente, non è che i pezzi inediti siano moltissimi: versioni mono, versioni stereo, comprese quelle del 2008, qualche singolo dell’epoca e nove BBC Sessions. Comunque ecco la lista esatta dei contenuti, replicati anche in parte nel DVD audio in Dolby Surround e stereo mix 96/24.

CD1]
1. My Sunday Feeling (Steven Wilson Stereo Remix)
2. Some Day The Sun Won’t Shine For You (Steven Wilson Stereo Remix)
3. Beggar’s Farm (Steven Wilson Stereo Remix)
4. Move On Alone (Steven Wilson Stereo Remix)
5. Serenade To A Cuckoo (Steven Wilson Stereo Remix)
6. Dharma For One (Steven Wilson Stereo Remix)
7. It’s Breaking Me Up (Steven Wilson Stereo Remix)
8. Cat’s Squirrel (Steven Wilson Stereo Remix)
9. A Song For Jeffrey (Steven Wilson Stereo Remix)
10. Round (Steven Wilson Stereo Remix)
11. Love Story (Steven Wilson Stereo Remix)
12. A Christmas Song (Steven Wilson Stereo Remix)
13. Serenade To A Cuckoo (Take 1) [Steven Wilson Stereo Remix]
14. Some Day The Sun Won’t Shine For You (Faster Version) [Steven Wilson Stereo Remix]
15. Move On Alone (Flute Version) [Steven Wilson Stereo Remix]
16. Ultimate Confusion (Steven Wilson Stereo Remix)

[CD2]
1. So Much Trouble (BBC Sessions)
2. My Sunday Feeling (BBC Sessions)
3. Serenade To A Cuckoo (BBC Sessions)
4. Cat’s Squirrel (BBC Sessions)
5. A Song For Jeffrey (BBC Sessions)
6. Love Story (BBC Sessions)
7. Stormy Monday (BBC Sessions)
8. Beggar’s Farm (BBC Sessions)
9. Dharma For One (BBC Sessions)
10. A Song For Jeffrey (Original Mono Mix)
11. One For John Gee (Original Mono Mix)
12. Someday The Sun Won’t Shine For You (Faster Version) [Original Mono Mix]
13. Love Story (Original Mono Mix)
14. A Christmas Song (Original Mono Mix)
15. Sunshine Day
16. Aeroplane
17. Blues For The 18th
18. Love Story (1969 US Promo Single Stereo Mix for FM Radio Airplay)
19. US FM Radio Spot #1
20. US FM Radio Spot #2

[CD3]
1. My Sunday Feeling (Original Stereo Mix)
2. Some Day The Sun Won’t Shine For You (Original Stereo Mix)
3. Beggar’s Farm (Original Stereo Mix)
4. Move On Alone (Original Stereo Mix)
5. Serenade To A Cuckoo (Original Stereo Mix)
6. Dharma For One (Original Stereo Mix)
7. It’s Breaking Me Up (Original Stereo Mix)
8. Cat’s Squirrel (Original Stereo Mix)
9. A Song For Jeffrey (Original Mono Mix)
10. Round (Original Stereo Mix)
11. My Sunday Feeling (2008 Remastered Version – Mono)
12. Some Day The Sun Won’t Shine For You (2008 Remastered Version – Mono)
13. Beggar’s Farm (2008 Remastered Version – Mono)
14. Move On Alone (2008 Remastered Version – Mono)
15. Serenade To A Cuckoo (2008 Remastered Version – Mono)
16. Dharma For One (2008 Remastered Version – Mono)
17. It’s Breaking Me Up (2008 Remastered Version – Mono)
18. Cat’s Squirrel (2008 Remastered Version – Mono)
19. A Song For Jeffrey (2008 Remastered Version – Mono)
20. Round (2008 Remastered Version – Mono)

[DVD]
1. My Sunday Feeling (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
2. Some Day The Sun Won’t Shine For You (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
3. Beggar’s Farm (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
4. Move On Alone (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
5. Serenade To A Cuckoo (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
6. Dharma For One (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
7. It’s Breaking Me Up (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
8. Cat’s Squirrel (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
9. A Song For Jeffrey (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
10. Round (Steven Wilson 4.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
11. Love Story (Steven Wilson 5.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
12. A Christmas Song (Steven Wilson 5.1 Surround Sound Mix in DTS and Dolby Digital)
13. My Sunday Feeling (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
14. Some Day The Sun Won’t Shine For You (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
15. Beggar’s Farm (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
16. Move On Alone (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
17. Serenade To A Cuckoo (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
18. Dharma For One (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
19. It’s Breaking Me Up (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
20. Cat’s Squirrel (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
21. A Song For Jeffrey (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
22. Round (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
23. Love Story (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
24. A Christmas Song (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
25. Serenade To A Cuckoo (Take 1) [Steven Wilson Stereo Remix 96/24]
26. Some Day The Sun Won’t Shine For You (Faster Version) [Steven Wilson Stereo Remix 96/24]
27. Move On Alone (Flute Version) [Steven Wilson Stereo Remix 96/24]
28. Ultimate Confusion (Steven Wilson Stereo Remix 96/24)
29. My Sunday Feeling (Original 1969 US stereo mix 96/24)
30. Some Day The Sun Won’t Shine For You (Original 1969 US stereo mix 96/24)
31. Beggar’s Farm (Original 1969 US stereo mix 96/24)
32. Move On Alone (Original 1969 US stereo mix 96/24)
33. Serenade To A Cuckoo (Original 1969 US stereo mix 96/24)
34. Dharma For One (Original 1969 US stereo mix 96/24)
35. It’s Breaking Me Up (Original 1969 US stereo mix 96/24)
36. Cat’s Squirrel (Original 1969 US stereo mix 96/24)
37. A Song For Jeffrey (Original 1969 US stereo mix 96/24)

Comunque se non lo avete, un gran bel disco.

Alla prossima.

Bruno Conti

Una Celebrazione Senza Sorprese, Ma E’ Sempre Bella Musica! Jethro Tull – 50 For 50

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Jethro Tull – 50 For 50 – Parlophone/Warner 3CD

Non devo certo dirvi chi sono i Jethro Tull, uno dei gruppi più longevi della storia del rock, da sempre guidati dal carismatico Ian Anderson, musicista di Blackpool che è anche una delle figure più iconiche della nostra musica, al punto che la sua immagine degli anni settanta, da menestrello pazzo intento a suonare il flauto su una gamba sola, è praticamente diventato il logo non ufficiale della band. Formatisi nel 1967 come blues band, Anderson è stato il primo ad introdurre proprio il flauto come strumento solista in un gruppo rock, e dopo l’esordio This Was, ancora legato a stilemi blues, ha via via attraversato una lunga serie di generi musicali, passando con disinvoltura dal prog al folk-rock, dalla new wave al pop fino (alla fine degli eighties) ad un rock elegante ed un po’ di maniera sullo stile dei Dire Straits (vincendo anche nel 1987 per l’album Crest Of A Knave il Grammy come miglior performance hard rock/heavy metal, battendo i Metallica, cosa assurda visto che quel disco, pur ottimo, non doveva neanche concorrere per quel genere musicale, e Ian da allora non mancherà di scherzarci su ad ogni occasione). Quest’anno ricorrono i cinquant’anni dal loro esordio, appunto This Was, e, anche se in effetti come gruppo i Tull non esistono più dal 2012, cosa c’è di meglio dell’(ennesima) antologia definitiva, cioè un triplo CD con 50 canzoni scelte da Anderson stesso ed intitolato appunto 50 For 50?

Non esultate troppo, in quanto in questo triplo (il cui libretto è davvero ben fatto, e contiene un bel saggio biografico da parte di Martin Webb, e riferimenti alle mille formazioni diverse dei Tull, solo il chitarrista Martin Barre ha resistito in tutti gli album, a parte il primo dove c’era Mick Abrahams) non contiene né inediti né brani rari, ed è quindi un prodotto pensato per i neofiti,  benchérisentire tutte insieme così tante belle canzoni è un’esperienza comunque notevole anche per chi del gruppo ha già tutto. Evidentemente Anderson, che ormai è rimasto il solo a portare avanti la “legacy” della band, gli inediti li tiene esclusivamente per la serie di ristampe deluxe partita già da diversi anni con la collaborazione di Steven Wilson, e che al momento è arrivata a Heavy Horses del 1978 (uno dei loro album migliori tra l’altro). In 50 For 50 (esiste anche una versione singola con soli 15 brani, quella sì inutile: fatela almeno doppia!) è presente almeno un pezzo per ogni album di studio dei Tull, comprendendo quindi anche dischi non proprio eccelsi come Roots To Branches, J-Tull Dot Com e A, ed anche il criticatissimo Under Wraps. I classici ci sono ovviamente tutti, da Aqualung a Locomotive Breath, passando per A Song For Jeffrey, Living In The Past, A New Day Yesterday, Life Is A Long Song, il loro celebre arrangiamento della Bourée di Bach, Bungle In The Jungle, Too Old To Rock’n’Roll, Too Young To Die, ed altri, ma anche grandi canzoni meno note, come Heavy Horses, Dun Ringill, Pussy Willow e la splendida Budapest, uno dei loro capolavori assoluti (anche secondo Anderson).

Ecco comunque la lista completa dei cinquanta brani, con accanto l’album dal quale provengono:

1.”Nothing Is Easy” – Stand Up (1969)
2. “Love Story” – This Was (1968)
3. “Beggars Farm” – This Was (1968)
4. “Living In The Past” – Living In The Past (1972)
5. “A Song For Jeffrey” – This Was (1968)
6. “A New Day Yesterday” – Stand Up (1969)
7. “The Witch’s Promise” – Benefit (1970)
8. “Mother Goose” – Aqualung (1971)
9. “With You There To Help Me” – Benefit (1970)
10. “Teacher” – Benefit (1970)
11. “Life Is A Long Song” – Living In The Past (1972)
12. “Sweet Dream” (Studio) – Stand Up (1969)
13. “Aqualung” – Aqualung (1971)
14. “Minstrel In The Gallery” – Minstrel In The Gallery (1975)
15. “Critique Oblique” (Steven Wilson Remix) – A Passion Play (1973)
16. “Weathercock” – Heavy Horses (1978)
17. “Cross-Eyed Mary” – Aqualung (1971)
18. “Bouree” – Stand Up (1969)
19. “Dun Ringill” – Stormwatch (1979)
20. “Heavy Horses” – Heavy Horses (1978)
21. “Hunting Girl” – Songs From The Wood (1977)
22. “Bungle In The Jungle” – War Child (1974)
23. “Salamander” – Songs From The Wood (1977)
24. “Pussy Willow” – The Broadsword And The Beast (1982)
25. “Too Old To Rock ‘n’ Roll: Too Young To Die” – Too Old To Rock ‘n’ Roll: Too Young To Die! (1976)
26. “Songs From The Wood” – Songs From The Wood (1977)
27. “The Whistler” – Songs From The Wood (1977)
28. “Really Don’t Mind/See There A Son Is Born” – Thick As A Brick (1972)
29. “Moths” – Heavy Horses (1978)
30. “One White Duck / Nothing At All” – Minstrel In The Gallery (1975)
31. “Cup Of Wonder” – Songs From The Wood (1977)
32. “Ring Out Solstice Bells” – The Jethro Tull Christmas Album (2003)
33. “Skating Away” – War Child (1974)
34. “A Christmas Song” – The Jethro Tull Christmas Album (2003)
35. “One Brown Mouse” – Heavy Horses (1978)
36. “Rare And Precious Chain” – Roots To Branches (1995)
37. “Kissing Willie” – Rock Island (1989)
38. “Rocks On The Road” – Catfish Rising (1991)
39. “Fylingdale Flyer” – A (1980)
40. “Paparazzi” – Under Wraps (1984)
41. “North Sea Oil” – Stormwatch (1979)
42. “Steel Monkey” – Crest Of A Knave (1987)
43. “Black Sunday” – A (1980)
44. “European Legacy” – Under Wraps (1984)
45. “Budapest” – Crest Of A Knave (1987)
46. “Broadsword” – The Broadsword And The Beast (1982)
47. “Dot Com” – J-Tull Dot Com (1999)
48. “Farm On The Freeway” – Crest Of A Knave (1987)
49. “This Is Not Love” – Catfish Rising (1991)
50. “Locomotive Breath” – Aqualung (1971)

Devo dire che sono abbastanza d’accordo con la selezione, anche se mi dolgo dell’assenza della a mio parere splendida Another Christmas Song, una canzone che mi è sempre piaciuta moltissimo. Grandissima band comunque i Jethro Tull: so che adesso è presto, ma ricordatevi di questo triplo fra qualche mese, quando sarà ora di pensare ai regali di Natale.

Marco Verdi

Il 18 Novembre Usciranno Anche Le Ristampe Deluxe di Out Of Time Dei R.E.M. E Stand Up Elevated Edition Dei Jethro Tull

r.e.m. out of time box

Nelle varie rubriche dedicate alle ristampe dei box più o meno natalizi erano state tralasciate le segnalazioni di due uscite abbastanza importanti entrambe previste per venerdì 18 novembre, rimediamo.

La Universal, che è la nuova detentrice dei diritti di distribuzione del catalogo dei R.E.M. ripubblicherà in vari formati, per il 25° anniversario dall’uscita, quello che è stato l’album di maggior successo della band di Athens, Georgia (probabilmente non il più bello, che per il sottoscritto rimane ad appannaggio del successivo Automatic For The People). Tra l’altro proprio in questi giorni Michael Stipe ha espresso il desiderio di ritornare alla musica attiva, dopo l’apparizione negli scorsi mesi ad alcuni concerti-tributo a David Bowie. E lo ha fatto proprio in alcune interviste per promuovere l’uscita di Out Of Time.

Il disco uscirà in molte versioni: 2 CD Deluxe, CD, 3 LP, LP singolo, e la versione più interessante in 3 CD + Blu-ray, di cui a seguire trovate il contenuto:

Tracklist
[CD1]
1. Radio Song
2. Losing My Religion
3. Low
4. Near Wild Heaven
5. Endgame
6. Shiny Happy People
7. Belong
8. Half A World Away
9. Texarkana
10. Country Feedback
11. Me In Honey

[CD2]
1. Losing My Religion 1 (Demo)
2. Near Wild Heaven 1 (Demo)
3. Shiny Happy People 1 (Demo)
4. Texarkana 1 (Demo)
5. Untitled Demo 2
6. Radio – Acoustic (Radio Song 1 Demo)
7. Near Wild Heaven 2 (Demo)
8. Shiny Happy People 2 (Demo)
9. Slow Sad Rocker (Endgame Demo)
10. Radio Band (Radio Song 3 Demo)
11. Losing My Religion 2 (Demo)
12. Belong (Demo)
13. Blackbirds (Half A World Away Demo)
14. Texarkana (Demo)
15. Country Feedback (Demo)
16. Me On Keyboard (Me In Honey Demo)
17. Low (Demo)
18. 40 Sec. (40 Second Song Demo)
19. Fretless 1 (Demo)

[CD3: Live At Mountain Stage]
1. Introduction
2. World Leader Pretend
3. Radio Song
4. Fall On Me
5. Its The End Of The World As We Know It (And I Feel Fine)
6. Half A World Away
7. Belong
8. Love Is All Around
9. Losing My Religion
10. Dallas (Featuring Billy Bragg, Robyn Hitchcock, Clive Gregson & Christine Collister)
11. Radio Song
12. Disturbance At The Heron House
13. Low
14. Swan Swan H
15. Pop Song 89

[Blu-ray]
1. Out Of Time Hi-Resolution Audio
2. Out Of Time 5.1 Surround Sound
3. Radio Song (Music Video)
4. Losing My Religion (Music Video)
5. Low (Music Video)
6. Near Wild Heaven (Music Video)
7. Shiny Happy People (Music Video)
8. Belong (Music Video)
9. Half A World Away (Music Video)
10. Country Feedback (Music Video)
11. Time Piece

jethro tull stand up elevated edition

Sempre lo stesso giorno, nell’ambito delle ristampe del catalogo dei Jethro Tull a cura di Steven Wilson (che affianca questa attività alla sua carriera nei Porcupine Tree e a quella di solista), questa volta tocca a Stand Up (il loro album che prediligo in assoluto, insieme a Benefit): la nuova versione è stata definita Elevated Edition in quanto ripristina il formato pop-up del disco originale (avevo il vinile originale) con i quattro musicisti che scattano sull’attenti quando aprite la copertina del disco (in questo caso del cofanetto, cliccate sull’immagine del Post e lo vedete bene). Come sempre nelle ristampe di Wilson (anche quelle per i King Crimson) viene data molta importanza al contenuto audiofilo del remaster, con versioni 5.1, remix e quant’altro, inserite in Blu-ray o DVD (in questo caso) dove però il contenuto video è minimo, ma il prezzo è massimo, ossia di solito sono ristampe costose.

Comunque ecco i contenuti dei 2 CD e del DVD:

CD1: (Stereo remixes – Steven Wilson)
01- A New Day Yesterday
02- Jeffrey Goes To Leicester Square
03- Bouree
04- Back To The Family
05- Look Into The Sun
06- Nothing Is Easy
07- Fat Man
08- We Used To Know
09- Reasons For Waiting
10- For A Thousand Mothers
Associated Recordings
11- Living In The Past
12- Driving Song
13- Bouree (Morgan version)
14- Living In The Past (Original 1969 Stereo single mix – Only released in Japan and on a US FM radio promo -Previously unreleased)
15- Driving Song (Original 1969 Stereo single mix – Only released in Japan and on a US FM radio promo -Previously unreleased)
16- A New Day Yesterday (BBC Sessions – Mono, previously released on the 2010 Collector’s Edition)
17- Fat Man (BBC Sessions – Mono, previously released on the 2010 Collector’s Edition)
18- Nothing Is Easy (BBC Sessions – Mono, previously released on the 2010 Collector’s Edition)
19- Bouree (BBC Sessions – Mono, previously released on the 2010 Collector’s Edition)

CD2:
Live at The Stockholm Konserthuset 9th January 1969
01- Introduction
02- My Sunday Feeling
03- Martin’s Tune
04- To Be Sad Is A Mad Way To Be
05- Back To The Family
06- Dharma For One
07- Nothing Is Easy
08- A Song For Jeffrey
09- To Be Sad Is A Mad Way To Be (First show version)
10- Living In The Past (Original 1969 mono single mix)
11- Driving Song (Original 1969 mono single mix)
12- Stand Up Radio spot # 1 (Previously released on the 2010 Collector’s Edition)
13- Stand Up Radio spot # 2 (Previously released on the 2010 Collector’s Edition)

DVD (Audio & Video)
1- Steven Wilson remixes in 96/24 PCM stereo and DD/DTS 5.1 surround
2- 96/24 flat transfer of Stand Up original stereo master tapes from 5th June 1969
3- 96/24 flat transfer of original 1969 mono & stereo mixes of Living In The Past & Driving Song

Video footage from Stockholm 1969
01 – To Be Sad Is A Mad Way To Be
02 – Back To The Family

Comunque la quota di brani rari ed inediti rimane interessante (rispetto alle bonus presenti nella ristampa in CD del 2001), tale da giustificare un eventuale nuovo acquisto, anche se non credo si tratti di una edizione per il 47° anniversario, ma con le case discografche di oggi chi può dirlo per certo? Il tutto esce per la Parlophone/Warner.

Direi che per oggi è tutto.

Bruno Conti