Sono Tornati: Più Che Da 6 Almeno Da7 e ½ o 8 , Ottimo Anche Il Concerto Di Milano Con “Sorpresa”! Mandolin Brothers – 6

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Mandolin Brothers – 6 – Martinè Records/Ird

Diciamo che 6 dischi in 40 anni (quelli di carriera che festeggiano quest’anno) non sono proprio una media da record, considerando che uno è anche un EP con allegato un DVD, ma se consideriamo che fino al 2000, anno in cui esce il primo CD For Real, avevano pubblicato solo una cassetta autoprodotta (che non mi pare di avere mai sentito) ecco che la frequenza delle uscite si fa più ragionevole, considerando anche l’album solista di Jimmy Ragazzon del 2016 https://discoclub.myblog.it/2016/12/01/come-i-suoi-amati-bluesmen-un-pavese-americano-finalmente-esordisce-con-una-valigetta-piena-di-belle-canzoni-jimmy-ragazzon-songbag/ , e poi, per essere onesti, gli unici che festeggiamo veramente 40 anni di carriera sono Jimmy e il chitarrista Paolo Canevari, gli altri alla data di fondazione del gruppo probabilmente non erano ancora nati (confermato!) o andavano all’asilo o alle elementari. Comunque, come si è soliti dire, quella che conta è la qualità, e nei loro dischi non è mai mancata, come testimonia anche questo nuovo “6”: 11 brani in tutto, di cui uno scritto da Jono Manson, che è anche il produttore, confermato dopo il precedente Far Out  , e una cover di The Other Kind di Steve Earle, sorta di inno generazionale come dice Jimmy, magari meno conosciuto di altre canzoni del cantautore texano, ma amato da tutti i componenti della band.

Nelle altre 9 canzoni Ragazzon appare come autore e co-autore in sei, con anche Riccardo Maccabruni e Marco Rovino che contribuiscono in modo consistente, e pure Canevari è co-autore di due brani, tra cui la celebrativa e suggestiva 40 Long Years, brano in cui appare il vecchio mandolinista (e chitarrista) del gruppo Bruno De Faveri. Tra gli ospiti, ai cori in It’s Time, il cantautore alessandrino Dado Bargioni, e alla chitarra, nella potente Bad Nights, il genovese, ma piemontese acquisito, Paolo Bonfanti. Il disco mi sembra un filo più rock del precedente, ma forse è solo una impressione, diciamo più elettrico, c’è un po’ meno blues, ma ci sono i soliti punti di riferimento della buona musica americana, Dylan, Springsteen, gli Stones (ops, diciamo del periodo americano),Allman Brothers, ovviamente Earle, la West Coast, i Little Feat, e potremmo andare avanti per anni. Purtroppo anche in questa nuova prova, a differenza di altri, magari anche bravi, che di recente sono usciti di melone, niente trap, indie, electro,  o qualche bel duetto hip-hop, anzi si dice featuring, si chiama ironia prima che qualcuno fraintenda. Tornando ai Little Feat, quando è partito il primo brano del CD, My Girl In Blue, mi sono chiesto se non mi avessero fatto uno scherzetto sostituendo il disco con uno della band di Lowell George, ma poi la voce era diversa, quella di Ragazzon, più matura e ben definita, grazie anche all’ottimo lavoro di produzione di Manson sembra addirittura migliorata, altri 40 anni e canterà meglio di Mick Jagger o Van Morrison: ma il tiro della slide, Rovino per l’occasione, e il groove, sono quelli, con la ritmica di Joe Barreca e Daniele Negro sul pezzo, l’organo di Maccabruni insinuante a spalleggiare la slide in gran spolvero e anche belle armonie vocali, ottima partenza.

C’è voluto tempo per completare questo nuovo disco, ma valeva la pena di aspettare, tutto è stato fatto con molta cura per i particolari, e le canzoni si ascoltano con grande piacere, come conferma l’incalzante Down Here, un solare ed avvolgente brano country-rock, o preferite Americana che fa più figo? Con un testo  ricco di speranze e resilienza, anche se non privo di note pessimiste, ma la musica vibra vigorosa, tra acustiche, elettriche tintinnanti e il pianoforte, quasi come i Byrds quando cantavano Dylan, con Roy Bittan al piano. It’s Time, con una melodia circolare, è più lenta e riflessiva, un mid-tempo, sempre con un bel suono delle pungenti chitarre elettriche, ottimo il piano e le armonie vocali più complesse, grazie alla presenza di Bargioni, melodie che profumano di West Coast; Face The Music, il pezzo scritto da Jono Manson è un R&R di quelli gagliardi, riff quasi stonesiano, ritmi  accelerati e chitarre sempre vibranti, fino a un cambio di tempo nella parte centrale che ci fa tuffare dalle parti di New Orleans, con slide e solista che tagliano l’aria, quasi come se i Little Feat ci fossero ancora (RIP Paul Barrere).  A Sip Of Life è una sorta di ondeggiante valzerone rock, cantato a due voci  dagli autori Maccabruni e Rovino, con un “piccolo” aiuto di Jimmy, anche all’armonica, mentre Lazy Days dell’accoppiata Manson/Ragazzon è più riflessiva ed intima, dolce e malinconica, elettroacustica, raffinata e con echi californiani, o visto l’autore, anche New Mexico. Lost Love è uno due brani firmato dalla vecchia guardia, con Canevari che si concede qualche soprassalto southern, tra chitarre “riffatissime”, organo d’ordinanza e sezione ritmica decisamente energica, fino alla coda chitarristica che dal vivo farà un figurone in concerto.

If You Don’t Stop di Maccabruni, tra mandolino e fisarmonica, ha un’aria più campestre e pastorale, grazie anche ad un bel intervento di una national steel nella parte centrale. Bad Nights è uno di quei brani elettrici tipici di quando la band inizia a tirare di brutto, tra folate di rock, come dicono gli americani che se intendono “firing on all cylinders”, avete presenti quei pezzi  sudisti degli Outlaws, quando le chitarre, anche Bonfanti che si aggiunge al festino, si sfidano a viso aperto, nel disco si interrompe all’improvviso, ma dal vivo prevedo sfracelli e comunque l’ascoltatore gode come un riccio. Il brano successivo, introdotto da un mandolino, sembra quasi una canzone di Steve Earle, e in effetti lo è, un sentito omaggio a Mr. Earle, una splendida versione di The Other Kind, uno di quei pezzi dove i Mandolin’ Brothers sono maestri nel convogliare le atmosfere quasi epiche di certe composizioni  di Steve, una meraviglia, tra mandolini, fisarmoniche e le citazioni del mito americano nel testo. A chiudere arriva 40 Long Years https://www.youtube.com/watch?v=pWec4JhLhqo , una sorta di autocelebrazione, con De Faveri della partita, ancora mandolino, fisa, chitarre acustiche in evidenza, e Jimmy che nel testo butta lì piccole citazioni, uno “Still Got Dreams” qui, un “Willin’” là, uno “Sleepless nights” sopra, sarà voluto? Glielo chiederò (NDB Ha confermato!): il risultato comunque è da veri Mandolin’ Brothers, quelli di un tempo ma anche quelli di oggi. Direi che più che 6 gli darei un bel 7 e ½ o 8!

Bruno Conti

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P:S. Spazio Teatro 89 Milano – 30 Novembre 1989

Ieri sera c’è stato anche il concerto di presentazione a Milano: di fronte ad un teatro quasi esaurito la band ha sciorinato l’album integralmente, più o meno anche seguendo l’esatta sequenza dei brani del disco. Jimmy aveva un principio di bronchite con raucedine, ma con la sua elegante camicia laotiana (così mi è stato detto) ha applicato la solita formula dello “show must go on” e se l’è cavata più che egregiamente. Come è noto i Mandolin’ Brothers dal vivo, come direbbe Abatantuono, sono “una putenza” e anche ieri sera non si sono smentiti: partenza a tutta slide con una gagliarda My Girl In Blue, e da lì in avanti non ce n’è stata per nessuno, Dado Bargioni è salito sul palco per It’s Time, Face The Music il brano di Jono Manson spostato più avanti nella scaletta, ma a questo punto accade l’imponderabile: un bel blackout improvviso e tutti al buio senza corrente. Dopo un attimo di sconcerto vengono serrate la fila e si procede in versione unplugged (ma senza microfoni), Bruno De Faveri sale sul palco in anticipo e viene improvvisata all’impronta una 40 Long Years acustica. Il pubblico approva e allora vai con Willin’ dei Little Feat Sweet Virginia degli Stones. Poi quando torna la corrente si provvede a completare a tutto R&R una sapida Face The Music, seguita da If You Dont Stop di Maccabruni. A questo punto sale sul palco anche Paolo Bonfanti (di cui è uscito di recente, insieme a Martino Coppo, un bellissimo Pracina Stomp, prodotto dal grande Larry Campbell, prossimamente sul Blog), e Jimmy giustamente dice “se ce l’abbiamo perché usarlo per un solo brano?”, e allora vai con la dylaniana Scarlet da Still Got Dreams e poi una poderosa Talk To Your Daughter di JB Lenoir (l’unico blues puro della serata), con trazione a tripla chitarra + armonica e fisa, con Canevari e soprattutto Bonfanti e Rovino, di fianco sul palco, che “se le suonano” di brutto, prima di ribadire, ovviamente con Canevari, in Bad Nights, con una vorticosa cavalcata chitarristica a tre, in pieno trip southern, che quando vogliono non ce n’è per nessuno. The Other Kind di Steve Earle è un tripudio di mandolini e fisarmoniche. Bombay Skyline è l’occasione per (ri)portare sul palco De Faveri e di fare un omaggio al “Fat man In the Bathtub” ovvero Lowell George, con un ritmo, ca va sans dire”, ondeggiante, alla Little Feat (italiani). 40 Long Years ci riporta a un suono più rootsy per il finale (del disco e del concerto), ma tornano, con Bargioni che canta una strofa, per l’omaggio a Dylan di Went To See The Poet, sempre da Still Got  Dreams,  che viene poi suonata, alla Born To Run di Springsteen.

Infine tutti e nove i musicisti insieme appassionatamente sul palco per un tributo al R&R ad alta densità di ottani dei Blasters, con una deragliante So Long Baby Goodbye. A questo punto, come Yanez, visto l’abbigliamento, Jimmy ci saluta e va a fumarsi l’ennesima sigarettina.. 

Stanno Tornando! Mandolin’ Brothers, Sabato 30 Novembre Allo Spazio Teatro 89 Di Milano Presentazione Del Nuovo Album “6”

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Ah, quei bei titoli di una volta, “6”, sarà mica per caso il sesto album della band pavese (diciamo di Voghera e dintorni)? Certo che sì: a cinque anni dal precedente album Far Out, e a due anni dall’uscita del disco solista di Jimmy Ragazzon,i Mandolin’ Brothers pubblicano un nuovo album anche per festeggiare 40 anni di carriera (ok i dischi hanno iniziato a farli parecchi anni dopo, ma non stiamo a spaccare il capello in quattro, anche perché non per tutti ce ne sono ancora molti). La formazione si è stabilizzata da parecchi anni in un sestetto, dove oltre a Jimmy, voce solista, armonica e chitarra acustica, ci sono Marco Rovino, chitarre, mandolino e voce, Paolo Canevari, chitarra elettrica e slide, Riccardo Maccabruni, piano, organo, fisarmonica e voce, Joe Barreca, basso e Daniele Negro, batteria.

Per questa serata speciale, che si terrà alla Spazio Teatro 89 a Milano in Via F.lli Zoia 89, ci saranno alcuni ospiti, non a sorpresa, visto che sono annunciati Paolo Bonfanti, Bruno De Faveri e Dado Bargioni; non ci sarà Jono Manson, che ha prodotto il nuovo album ai suoi Kitchen Sink Studios di Santa Fé nel New Mexico, disco che è stato registrato nel corso dell’ultimo anno tra i Downtown Studios di Pavia e il Raw Wine Studio di Buffalora (PV), Jono che sarà probabilmente presente nelle date di febbraio del tour. Il disco riporta nove nuove composizioni della band, un brano inedito di Jono Manson e una cover di Steve Earle, da sempre uno dei preferiti del gruppo, insieme agli amati Bob Dylan, Stones, Little Feat e ai grandi bluesmen della tradizione della musica americana, tanto per citare solo alcune delle influenze che animano la musica dei sei: quindi blues, rock, country, folk, roots music, vogliamo chiamarla Americana (quello che si offende se usi il termine è Dan Stuart dei Green On Red)? Ovviamente il concerto prevede, oltre alla esecuzione dei nuovi brani, anche una carrellata di canzoni dai vecchi album e qualche cover succosa scelta nel loro sterminato repertorio.

Che altro dire? Il prezzo del biglietto sarà 13 euro, 10 euro quello ridotto. Poi la settimana prossima, o comunque non appena in possesso del CD, che verrà venduto pure al Teatro, recensione dell’album sul Blog. Non mi rimane che dirvi di intervenire numerosi: se li conoscete già è quasi pleonastico dirlo, ma se non li avete mai visti dal vivo (vedere sopra), si tratta di una esperienza da fare assolutamente, in quanto siamo di fronte ad una delle migliori band in circolazione, e non solo in Italia.

Bruno Conti

Variazioni Lievi Ma Significative, Sempre Ottima Musica! Jono Manson – The Slight Variations

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Jono Manson – The Slight Variations – Appaloosa/IRD

Non so se avete mai avuto l’occasione di assistere ad un concerto di Jono Manson? Il nostro amico si presenta sul palco armato di una chitarra acustica, che suona con una pennata forte ed energica, una chitarra elettrica a quattro corde (per i brani con elementi rock e blues), una bella voce, ma soprattutto tanta simpatia che estrinseca in una serie di aneddoti e storie, usati per presentare le sue canzoni e qualche rara cover, l’insieme lo rende un perfetto uomo da palcoscenico, cosa che fa da oltre trent’anni, in giro per il mondo. Ma Manson è anche un ottimo cantautore, rocker all’occorrenza (quando si esibisce con i suoi amici Brother’s Keeper, ovvero Scott Rednor, Michael Jude e John Michel, tutti presenti nel nuovo album, rafforzati anche da Jason Crosby, alle tastiere e violino e da John Popper dei Blues Traveler all’armonica), produttore, arrangiatore, ingegnere e tecnico del suono, di recente con  i Mandolin’ Brothers e nel disco solista di Jimmy Ragazzon, oltre che produttore anche del nuovo album dei Gang Calibro 77, in uscita il prossimo 24 febbraio: ma è anche un abituale frequentatore del nostro paese, dove ha stretto amicizie e frequentazioni musicali, prima con Paolo Bonfanti, e poi con i Barnetti Bros, ovvero Andrea Parodi, Massimo Bubola e Massimiliano Larocca, con i quali ha inciso un album, Chupadero, che prende il nome della località, nel New Mexico, dove Jono vive e ha anche il suo studio di registrazione, in cui è stato inciso questo The Slight Variations, secondo album pubblicato dall’italiana Appaloosa, per la quale aveva registrato anche l’ottimo Angels On The Other Side, di cui avevo parlato in termini più che lusinghieri su queste pagine virtuali http://discoclub.myblog.it/2014/03/14/conflitto-interessi-what-jono-manson-angels-on-the-other-side/ .

Per volere essere sinceri fino in fondo, per chi scrive, e il giudizio è sempre soggettivo, il nuovo CD è leggermente inferiore al suo predecessore, ma è proprio una “anticchia”, più una impressione (che magari nel tempo e con ulteriori ascolti potrebbe cambiare) che una vera realtà. Comunque un bel disco, dal suono sempre brillante e vario, dove rock, canzone d’autore, roots music, Americana, blues, folk e country (ho dimenticato qualcosa?) si alternano e si mescolano, “frullati” con maestria da Jono Manson, grazie all’aiuto dei musicisti ricordati poc’anzi, con una citazione speciale per Jason Crosby, ottimo polistrumentista, di recente in azione anche con gli Hard Working Americans, ma puree Kevin Trainor, chitarrista elettrico dal tocco leggero e di gran classe, e della sezione ritmica composta da Mark Clark e Steve Lindsay, che si alternano con Jude e Michel. In totale sono dodici pezzi, sei scritti con la moglie Caline Welles, due collaborazioni con l’altro vecchio amico Chris Barron degli Spin Doctors, due con Joe Flood e due in solitaria: a fare crescere di molto il giudizio critico, sempre a mio giudizio, è il trittico iniziale, una splendida Trees, che mescola canzone d’autore e suggestioni celtiche, grazie all’insinuante violino di Crosby e ad una pervasiva melanconia che dà fascino al brano, cantato in modo intimo e raccolto da Jono. Che poi si scatena in Rough And Tumble, un grande R&R, scritto con Barron, tra Stones e Little Feat, con chitarre a tutto riff, un pianino saltellante e le armonie vocali sudiste di Hillary Smith.

E pure I’m Ready è una bellissima rock ballad, tra Dylan e la Band, con un uso sontuoso dell’organo di Crosby e una melodia avvolgente che cita anche qualche mood beatlesiano. Molto piacevole la tenue e delicata Wildflower, che evoca uno spirito alla James Taylor, con il piano che si alterna allo strumento indiano del dilruba per creare esotiche sonorità orientali, e anche The Sea Is The Same appartiene a questa categoria di brani “folky”, raccolti ma ben tratteggiati, autunnali e malinconici. Footprints On The Moon nasce, come racconta lui dal vivo, da vecchi ricordi della sua infanzia, e prende lo spunto dalla prima missione lunare americana del 1969, vista alla TV in bianco e nero, una briosa e movimentata canzone di impianto più rock, con un arrangiamento molto corposo e raffinato, degno delle sue tracce migliori, con begli spunti di chitarra e organo. The Slight Variations (a proposito l’album è diviso in una overture, due movimenti e un epilogo, ispirato dalle Goldberg Vaariatons di J.S. Bach?) è un funky-rock carnale vagamente littlefeattiano con uso d’organo R&B, anche se non mi piace l’idea della voce filtrata e distorta, ma il produttore è lui; What Would I Not Do? è l’altro brano pop-rock dai sapori Beatlesiani, raffinato come sempre. Piacevoli anche la rockeggiante Brother’s Keeper, con le chitarre che si fanno sentire, e la West-Coastiana So The Story Goes, sempre con il lodevole lavoro delle tastiere di Crosby e delle chitarre elettriche, anche se forse manca il colpo d’ala. When The Time Is Right è il classico brano da cantautore, un folk-rock morbido che mi ha ricordato di nuovo il lavoro di James Taylor, mentre l’epilogo di Little Bird Song rimane sempre in queste atmosfere quiete e rarefatte!

Bruno Conti

Jimmy Ragazzon Intervista E Concerto: Una Valigia Piena Di Canzoni!

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Una veloce premessa, questa è una intervista che ho realizzato insieme a Jimmy per il Buscadero, e quindi la potete leggere anche sul numero di Febbraio della rivista, in edicola e nei punti vendita in questi giorni. Aggiungo anche che in virtù dell’amicizia (spero) che mi lega al musicista di Voghera gli ho chiesto se avrà voglia in futuro, tra un impegno e l’altro, di tornare a scrivere qualcosa per il Blog. Considerando che proprio per le sue collaborazioni avevo aperto una categoria specifica di Post sul Blog, ovvero “Da Musicista A Musicista”, mi ha dato la sua disponibilità senza impegno, per cui quando avrò qualche parto del suo inegegno ve la proporrò sul Blog ( e scrivendolo qui lo inchiodo alle sue responsabilità, scherzo!). Alla fine dell’intervista trovate anche il resoconto del concerto di Milano del 13 gennaio scorso. Quindi buona lettura!

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Quasi sul finire dell’anno scorso un paio di musicisti italiani dell’area pavese (l’altro è Ed Abbiati) hanno dato alle stampe dei dischi di musica chiaramente ispirati dalle loro passioni per il suono che siamo soliti definire Americana, roots music, ma anche i più tradizionali folk e country, senza dimenticare il blues ed il bluegrass, soprattutto nel caso del primo disco solista di Jimmy Ragazzon, quel Songbag che esce dopo oltre 35 anni (diciamo 37, quasi 38) di onorata carriera con la sua band dei Mandolin’ Brothers (ecco la recensione http://discoclub.myblog.it/2016/12/01/come-i-suoi-amati-bluesmen-un-pavese-americano-finalmente-esordisce-con-una-valigetta-piena-di-belle-canzoni-jimmy-ragazzon-songbag/. Visto che il prima lo conosciamo bene, siamo andati a chiedergli con alcune domande la genesi del disco e i futuri eventuali sviluppi.

Allora, Jimmy, immagino che il disco, molto bello, uno dei migliori di questo scorcio finale di anno, non sia nato come una improvvisa Epifania, ma venga da un desiderio di esplorare anche cammini contigui a quelli della musica del gruppo, cercando di usare un suono “più austero” ma sempre ricco di sonorità brillanti e ben definito nei particolari. Quale è stato , se c’è stato, il fattore scatenante, oppure si è trattato di un processo lento e ponderato? Insomma ti sei svegliato una mattina, e invece di farti una shampoo (come diceva Gaber) hai deciso di lanciarti in un disco solista o è stato un desiderio covato per anni e portato a compimento?

Pensavo ad un album totalmente acustico da molto tempo, che contenesse alcune canzoni nate per essere suonate in quel modo, senza troppe elucubrazioni ed arrangiate in modo scarno ma spontaneo. La mia idea era quella di suonare i pezzi, correggere eventuali pecche e poi registrare, senza pensarci troppo e senza rivedere gli arrangiamenti più volte. Volevo anche registrare ogni singolo brano con tutti, o quasi, i musicisti contemporaneamente in studio, per ottenere un feeling unico e seguire il flusso del momento. Il risultato finale è molto vicino a questa mia idea di base e ne sono contento.

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 Della “tua” band appare solo Marco Rovino, che peraltro ha un ruolo decisivo, sia come autore che musicista nell’album. Gli altri ottimi musicisti italiani come li hai scelti?

Ho conosciuto Paolo Ercoli, Rino Garzia e Luca Bartolini, cioè i musicisti con cui suono dal vivo Songbag, nel corso degli anni. Conoscendo le loro indubbie qualità tecniche e la loro predilezione per la musica acustica, li ho coinvolti nel progetto, lasciando che ognuno di loro si esprimesse e portasse idee e suggerimenti. Il loro apporto è stato fondamentale, anche nei rapporti interpersonali, basati sull’amicizia ed il rispetto reciproco. Comunque in un paio di brani ci sono altri due Mandolins, cioè Joe Barreca e Riccardo Maccabruni. Senza dimenticare Chiara Giacobbe, Roberto Diana, Maurizio Gnola e tutti quelli che hanno collaborato, non ultimo Stefano Bertolotti, della Ultra Suond, che mi ha offerto la possibilità di realizzare questo mio progetto.

Ed al tuo fianco, anche questa volta c’è l’immancabile Jono Manson. Quale è stata questa volta la sua funzione nell’economia del disco?

Jono ha mixato e masterizzato l’album, dando anche preziosi suggerimenti, con tutta la sua esperienza e la sua cultura musicale. Ha evidenziato al meglio il suono del legno degli strumenti, che era quello che cercavo, rendendolo il più caldo e naturale possibile. Inoltre mi ha ancora una volta stupito, inserendo un banjo tenore in 24 Weeks, che trovo molto bello e diverso rispetto al suono del resto delle canzoni.

E ancora, come sei arrivato alla scelta delle due cover inserite nell’album? Due dei tuoi preferiti assoluti: Dylan quasi inevitabile, ma perché quella canzone e Guy Clark, immagino altro punto di riferimento anche nei tuoi ascolti come appassionato di musica?

Ho sempre amato Dylan, uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. Ho pensato a come avrebbe potuto suonare Spanish Is The Loving Tongue, diciamo nel periodo inizio anni ‘70 e di conseguenza ho creato un arrangiamento che si potesse avvicinare a questa mia fantasticheria. Anche per Guy Clark ho sempre avuto una grande ammirazione e The Cape è una delle sue perfect songs, in cui testo e linea melodica si coniugano magistralmente. E poi che il ragazzino con il suo logoro mantello riuscisse finalmente a volare, malgrado la dura realtà e contro il parere di tutti…beh… è una gran bella storia.

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Torniamo alla creazione delle canzoni contenute nel disco. Sono tutte nuove, scritte in tempi recenti o ce ne sono alcune che “covavi” da tempo e non avevi mai utilizzato negli album dei Mandolin’ Brothers perché non le ritenevi adatte allo stile del gruppo?

Sono tutti brani nati nel corso di questi ultimi anni, diciamo post Far Out. Come MB abbiamo suonato parecchie volte con la line up acustica e certe sonorità, la rilassatezza delle esecuzioni, il loro soft mood, mi hanno definitivamente convinto ad iniziare il progetto Songbag, visti anche gli impegni personali del resto della band, che avrebbero comportato poco tempo a disposizione per pensare ad un nuovo disco dei MB. Comunque penso che certe canzoni e soprattutto certi testi, dovessero essere proposti in maniera più personale e diretta anche per i temi trattati, spesso autobiografici.

E, domanda collaterale, che si aggancia agli eventuali futuri sviluppi citati all’inizio: ne avete incise altre poi non usate nel disco, magari ci sono state altre cover papabili che poi non sono state utilizzate?

 Sono rimasti fuori sostanzialmente solo un paio di pezzo miei ed altrettante cover, come Friend Of The Devil dei Grateful Dead, che comunque eseguiamo in concerto.

 L’idea di fare un disco acustico era prevista fin dall’inizio oppure era solo una delle opzioni a disposizione? Magari un bel disco di blues elettrico o da cantautore “impegnato” non sarebbero stati male?

 No, doveva essere fin dall’inizio un disco acustico con le mie canzoni. Credo che Dirty Dark Hands, Sold (ispirata da una poesia di P. B. Shelley) e Evening Rain, si possano considerare canzoni impegnate a sfondo sociale e/o quantomeno piuttosto esplicite del mio modo di pensare, almeno nel testo. Di certo mi piacerebbe molto fare un album di blues elettrico rigorosamente old style, come il bellissimo ultimo Stones, con suoni sporchi e ruvidi. Non è detto che prima o poi non si riesca a realizzare anche questo progetto.

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Dicevi che alcuni testi dei brani contenuti nel disco hanno anche connotati autobiografici, vuoi elaborare questo tuo pensiero e raccontare di quali canzoni si tratta?

D Tox Song, che parla di un periodo oscuro e pesante della mia vita. 24 Weeks ovvero “della risoluzione del caso” cura & salute…In A Better Life, su quello che ci rimane verso la fine, nel mio caso la musica, la strada percorsa e le persone importanti che non posso assolutamente dimenticare. Ci sono comunque altri riferimenti in altri pezzi, ma sarebbero troppi da spiegare. Credo comunque che sia sempre meglio scrivere di quello che conosci, che provi o che pensi.

Ho visto una delle date del tuo tour solista a Milano e devo dire che suonate veramente in modo splendido, questo può voler dire che ci saranno altri sviluppi futuri anche in questa tua carriera come solista o i Mandolin’ Brothers rimangono comunque il progetto primario?

I MB rimangono ovviamente il mio progetto principale, con l’apertura del cantiere per il nuovo album a breve, anche se ci vorrà un bel po di tempo prima di chiuderlo. Per quanto riguarda Songbag e la collaborazione con The Rebels, intendo portarla avanti diciamo in parallelo, visti i riscontri molto positivi dell’album, dei primi concerti ed il fatto che stiamo bene insieme e ci divertiamo, soprattutto quando ci lanciamo in “inusuali” idee di arrangiamenti per brani nuovi o per cover non proprio ortodosse nel nostro genere musicale.

Tra l’altro chiacchierando fra di noi ad un certo punto era saltata fuori anche la faccenda che una canzone di Songbag “Evening Rain” era stata scelta come Track Of The Week della versione on line della rivista Classic Rock UK, in lizza anche contro i Rolling Stones. E poi la settimana successiva è stata scelta come prima classificata dal voto dei lettori. Quando hai visto che avevi battuto gli amati Stones cosa hai pensato?

Che c’era qualcosa che non andava, che non aveva alcun senso. Siamo sinceri: ma quando mai? Di certo molti amici mi avranno aiutato votandomi dall’Italia e diciamo che gli Stones o Iggy Pop non avessero tutto quell’interesse per questa classifica settimanale…per usare un eufemismo… Rimane comunque il piacere e la grande soddisfazione di aver vinto un contest di una delle riviste musicali più prestigiose d’Europa, non solo con un mio brano, ma anche tratto dal mio primo album solo.

E infine domanda classica: quali sono i tuoi dischi da isola deserta. Almeno quelli di oggi, perché poi si sa che le preferenze cambiano di continuo?

Eccone alcuni, ed è molto difficile che io possa cambiare idea su questi capolavori…

Bob Dylan: Highway 61 Revisited. Rolling Stones: Exile On Main Street

David Crosby: If I Could Only Remember My Name. The Beatles: White Album

The Clash: London Calling. Bob Dylan: The Freewheelin’. Muddy Waters: Hard Again.

Tom Waits: Rain Dogs. Mississippi John Hurt: The Best Of. Little Feat: Waiting For Columbus. Neil Young: Tonight’s The Night and so on…

Il Concerto

La sera del 13 gennaio al Nidaba di Via Gola 12 a Milano (un piccolo accogliente locale dove si ascolta musica gratis, spesso ottima, a due passi dai Navigli, di recente è stato insignito dell’Ambrogino D’Oro, benemerenza civica milanese, per vent’anni di onorata carriera nelle serate musicali della città meneghina) si tiene la prima data del 2017 del tour di Jimmy Ragazzon & The Rebels: per presentare l’album Songbag di cui si parla diffusamente nell’intervista. Gran bel concerto con una serie di ottimi “pickers” italiani che non hanno da invidiare ai migliori musicisti americani: a guidare le danze Jimmy Ragazzon, voce solista e armonica, con Marco Rovino, anche lui dei Mandolin’ Brothers, chitarra acustica, mandolino e armonie vocali (molto funzionali all’atmosfera musicale che si viene a creare), Paolo Ercoli al dobro, un vero virtuoso dello strumento che non ha nulla da invidiare (secondo me) a Mike Auldridge dei Seldom Scene o a Jerry Douglas, alla chitarra acustica e voce Luca Bartolini, al contrabbasso, con e senza archetto, Rino Garzia Ospiti speciali della serata Edward Abbiati dei Lowlands che duetta con Jimmy in una bellissima versione a due voci di Don’t Think Twice Is Alright dell’amato Bob Dylan e al mandolino aggiunto Paolo Monesi, vero protagonista, con gli altri, di una versione fantastica, lunga e molto improvvisata, di E.M.D. del David Grisman Quintet.

Tra le altre chicche della serata, in apertura, una rilettura acustica eccellente di Friend Of The Devil, che genera la gag del “presunto zio” di Garzia, Jerry Garcia, autore del pezzo, una Fortunate Son dei Creedence che diventa quasi un pezzo dei Dillards o dei Country Gazette, a tutto bluegrass. E ancora, sul lato blues, Bye Bye Blackbird di Sonny Boy Williamson II, solo voce, armonica e contrabbasso, una When I Paint My Masterpiece, il pezzo di Dylan interpretato dalla Band su Cahoots. Non mancano nei bis finali anche Swing ’42 di Django Reinhardt via David Grisman, ancora bluegrass “progressivo” o Dawg Music se preferite, con Monesi di nuovo aggiunto al mandolino, e un altro gagliardo blues Key To Highway di Big Bill Broonzy, che molti ricordano nelle versioni ripetute di Eric Clapton. In mezzo molte, forse tutte, meno una, le canzoni di Songbag, in eccellenti versioni, e anche riletture in questa veste brillante acustica di alcuni brani del repertorio dei Mandolin’ Brothers. Più di due ore di ottima musica eseguita con classe, nonchalance, sense of humor e grande partecipazione del pubblico, tra cui si aggiravano anche Mandolin’ Brothers assortiti, mogli e fidanzate. Se riuscite ad andare a vederli in concerto non fatevi sfuggire l’occasione, ci saranno ulteriori date dal vivo anche a febbraio, marzo ed aprile, inframmezzate a quelle con il gruppo.

Bruno Conti

In Viaggio In Italia, Con “Gruppo” Al Seguito. Richard Lindgren – Malmostoso

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Richard Lindgren – Malmostoso – Rootsy/Ird

Qualche mese a fa, a fine ottobre, vi avevo annunciato la serata milanese di presentazione del nuovo disco di Richard Lindgren Malmostoso, concerto che poi si è tenuto regolarmente, in una uggiosa serata milanese, con ottimi riscontri qualitativi e discreta presenza di pubblico.. Lindgren è uno svedese del Sud, viene da Malmo, e per l’occasione ha unito le forze con i “nordisti” italiani Mandolin’ Brothers, sia per la registrazione del disco come per la tournée italiana, che tra pause e riprese, è tuttora in corso. Il buon Richard è uno svedese anomalo, un buon performer in grado di intrattenere amichevolmente il pubblico anche con piccoli trucchetti e gag divertenti, oltre alle magie sonore imparate in lunghi anni on the road, e agli immancabili racconti di vita e piccoli aneddoti che tratteggiano lo spirito delle sue canzoni, che poi vivono e respirano in proprio grazie al suo talento.

Con la band pavese Lindgren ha costituito un sodalizio dai contorni quasi telepatici per questo nuovo album, disco che ruota attorno ai nuovi brani scritti dall’autore svedese nel corso dei suoi continui e ripetuti soggiorni italiani, i soggetti delle canzoni, e spesso i titoli, rimandano al Belpaese, ma la musica e i contenuti sonori sono quelli di un cantautore dal taglio internazionale, di grande talento, ispirato ed influenzato dall’opera dei grandi cantautori americani e inglesi, oltre che dalla poesia e dalla letteratura, nomi come Dylan, Waits, Morrison non vengono citati a sproposito tra le fonti di ispirazione del nostro, ma nella sua musica si ritrovano anche echi dei grandi cantanti texani, da Townes Van Zandt in giù,  qualcuno ha citato pure Jack Hardy, io potrei aggiungere, non per il tipo di voce, ma per le atmosfere sonore che evoca, uno come Eric Andersen, raffinato ed avvolgente, il tutto grazie “alla tristezza, la rabbia, la brama di vivere e l’umorismo”, che le sue canzoni spargono, ipse dixit Mary Gauthier, sua grande fan.

Il sodalizio con i Mandolin’ ha aggiunto, in alcuni brani, anche elementi blues e tratti rock più mossi e grintosi, ma Richard Lindgren rimane fondamentalmente un folksinger, uno storyteller, uno che è sempre innamorato di qualcosa, delle donne, dell’Italia, della poesia, del vino, tutti elementi che inserisce nelle sue canzoni, sempre uguali e sempre diverse tra loro. Il disco è uscito nell’autunno 2016 (e infatti l’ho inserito tra le mie scelte nei migliori album dell’anno appena passato) ma mi è sembrato giusto, anzi doveroso, sia pure in ritardo, parlarne in modo più diffuso e particolareggiato, visto che Malmostoso, se non lo avete anche ancora ascoltato, o eventualmente, acquistato, merita tutta la vostra attenzione. Chi è lombardo conosce il termine “malmostoso” (anzi in dialetto sarebbe malmustus), per gli altri forse è difficile da spiegare, ma, come dice la Treccani potremmo dire che è una persona musona, scontrosa, sgarbata, anche lunatica e stramba, più che il “sad and gloomy” citato nelle note del libretto, e penso che il titolo sia stato comunque usato anche per i significati multipli che evoca.

Nel disco, si diceva, suonano i Mandolin’ Brothers al gran completo, Jimmy Ragazzon (voce, armonica e chitarra acustica), Paolo Canevari (chitarre, slide & National Steel), Marco Rovino (mandolino, chitarre, voce), Riccardo Maccabruni (fisarmonica, tastiere, voce), Joe Barreca (basso elettrico e contrabbasso) e Daniele Negro (batteria e percussioni), oltre all’altro chitarrista Francesco Montesanti, e sin dall’apertura in chiave dylaniana dell’iniziale Dunce’s Cap, con organo e chitarre rock ben delineate, si respirano sonorità roots (d’altronde vista anche l’etichetta per cui incide è quasi inevitabile) di grande fascino. Mentre Let’s Go To Como, Baby, anche grazie all’impiego di una voce femminile eterea e sognante, è quella che più mi ricorda le splendide canzoni dell’Eric Andersen poc’anzi ricordato, una ballata introdotta da gentili arpeggi di una chitarra acustica e poi, grazie ad un violino evocativo e struggente, ti avvolge in una atmosfera calda e delicata. O ancora la splendida e letteraria Lonesome Giacomo, altra fremente ballata percorsa dall’uso del violino (anche nelle esibizioni live, sempre la bravissima Chiara Giacobbe), oppure le atmosfere più bluesy e febbrili, quasi stonesiane, grazie alle chitarre taglienti, come da titolo, di Ragazzon Blues, dove Jimmy aggiunge la sua armonica al tessuto sonoro del brano. Con Merrion Row, onirica e sospesa, che grazie all’uso della doppia tastiera si riallaccia al sound dei vecchi lavori di Lindgren, e mette in evidenza la voce roca e vissuta del cantante svedese, pur mantenendo il tocco di classe dei Mandolin’ Brothers nell’andatura incalzante della canzone; Evil Love è una intensa blues ballad dalla bella melodia vecchio stile, lenta ed avvolgente, con la chitarra solista che lavora di fino nella parte centrale e l’armonica che torna a farsi sentire nella parte finale, e le solite citazioni letterarie, questa volta Robert Burns, nel testo.

Bluesy Moss, invece, a dispetto del titolo, è una folk song splendida, di impianto acustico, ma sempre con l’organo che ti entra sottopelle, insinuante e sapido, mentre Lindgren canta con in modo piano ma appassionato; molto bella anche St. Vincent’s Blues (ma ce n’è una brutta?), introdotta da  un arpeggio di chitarra acustica, poi acquisisce un piglio tra country e bluegrass, grazie all’impiego del dobro del bravo Paolo Ercoli, sentito anche nel recente disco solista di Jimmy Ragazzon http://discoclub.myblog.it/2016/12/01/come-i-suoi-amati-bluesmen-un-pavese-americano-finalmente-esordisce-con-una-valigetta-piena-di-belle-canzoni-jimmy-ragazzon-songbag/ . Poteva mancare in un brano l’uso della fisarmonica? Certo che no, se ce l’hai, e quindi in Trouble In Garden Riccardo Maccabruni passa alla fisarmonica, Paolo Canevari è alla slide, Jimmy Ragazzon di nuovo all’armonica, e sempre quasi di esserci tuffati in qualche vecchio album anni ’80 o ’90 del miglior Joe Ely; Sailor Blue, con il contrabbasso di Joe Barreca a segnare il tempo, il violino e il dobro di nuovo in azione, mi ha ricordato molto il primo Tom Waits, quello più romantico e intimo degli anni ’70, con Richard Lindgren che adotta una voce discorsiva ed insinuante per l’occasione. Il valzerone finale, che sarebbe Viaggio A Pavia, ma come lo pronuncia il cantante svedese diventa “Agio a Pavia” o qualcosa del genere, è una ulteriore canzone fascinosa e coinvolgente, con tanto di canto corale conclusivo di tutta la truppa, e che conferma ulteriormente il talento di questo autore nordico che merita assolutamente di essere conosciuto (come testimoniamo i suoi dieci, o dodici, a seconda delle fonti, album complessivi realizzati)!

Quindi se volete conoscere, o approfondire la conoscenza, Richard Lindgren, domani sera, 28 gennaio, sarà in concerto, con i Mandolin’ Brothers, al Cinema Teatro di Macallé in quel di Castelcerioso (AL). Se non potete andare, comprate comunque il disco, perché merita assolutamente.

Bruno Conti

Il Resto Del Meglio Secondo Disco Club. Annata Musicale 2016, Parte II

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Eccoci alla seconda parte della lista dei migliori dischi del 2016, secondo il vostro Blogger preferito, spero!

michael kiwanuka love & hate

Michael Kiwanuka – Love And Hate

felice brothers life in the dark

Felice Brothers – Life In The Dark

aaron neville apache

Aaron Neville – Apache

joe bonamassa blues of desperationjoe bonmassa live at the greek theatre 2 cd

Joe Bonamassa – Blues Of Desperation

Joe Bonamassa – Live At The Greek Theatre

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Ryley Walker – Golden Sings That Have Been Sung

kiefer sutherland down in a hole

Kiefer Sutherland – Down In The Hole

Fabrizio Poggi Texas-Blues-Voices

Fabrizio Poggi And The Amazing Texas Blues Voices

steepwater band shake your faith

Steepwater Band – Shake Your Faith

james maddock jimmy immy live in italia

James Maddock/David Immergluck – Jimmy/Immy w/Alex Valle Live In Italia

kenny neal bloodline

Kenny Neal – Bloodline

jack ingram midnight motel

Jack Ingram – Midnight Motel

seth walker gotta get back

Seth Walker – Gotta Get Back

dwight yoakam swimmin' pools

Dwight Yoakam – Swimmin’ Pools, Movie Stars…

parton harris ronstadt the complete trio collection

Dolly Parton/Emmylou Harris/Linda Ronstadt – The Complete Trio Sessions

reckless kelly sunset motel

Reckless Kelly – Sunset Motel

nick cave skeleton tree

Nick Cave & The Bad Seeds – Skeleton Tree

led zeppelin complete bbc sessions front

Led Zeppelin – The Complete BBC Sessions

frankie miller's double take front

Frankie Miller’s Double Take

luke winslow-king i'm glad trouble don't last always

Luke Winslow-King – I’m Glad Trouble Don’t Last Always

bob weir blue mountain

Bob Weir – Blue Mountain

phish big boat

Phish – Big Boat

leonard cohen you want it darker

Leonard Cohen – I Want It Darker

nitty gritty dirt band circlin' back

Nitty Gritty Dirt Band – Circlin’ Back Celebrating 50 Years

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Richard Lindgren – Malmostoso

dear jerry celebrating the music of jerry garcia 2 cd

Dear Jerry – Celebrating The Music Of Jerry Garcia

madeleine peyroux secular hymns

Madeleine Peyroux – Secular Hymns

david bromberg band the blues, the whole blus and nothing but the blues

David Bromberg Band – The Blues, The Whole Blues And Nothing But The Blues

melissa etheridge MEmphis rock and soul

Melissa Etheridge – Memphis Rock And Soul

joanne shaw taylor wild

Joanne Shaw Taylor – Wild

otis clay live in switzerland

Otis Clay – Live In Switzerland, 2006

john prine for better, or worse

John Prine – For Better, Or Worse

the shelters

The Shelters – The Shelters

tim buckley lady, give me your key

Tim Buckley – lady, give me your key

life and songs of emmylou harris

The Life & Songs Of Emmylou Harris CD+DVD

planxty between the jigs and the reels

 Planxty – Betwen The Jigs And The Reels A Retrospective CD+DVD

stevie nicks bella donna

Stevie Nicks – Bella Donna

jimmy ragazzon songbag

Jimmy Ragazzon – SongBag

blue rodeo 1000 arms

Blue Rodeo – 1000 Arms

townes van zandt's last set

Lowlands And Friends Play Townes Van Zandt’s Last Set

Rolling Stones - Blue & Lonesome cd

Rolling Stones – Lonesome and Blues

Direi che è tutto. Ho lasciato fuori qualcosa da queste due liste (e da quella “ufficiale” dell’11 dicembre)? Può essere, ma credo di avere di avere quasi esagerato. In attesa delle prime uscite targate 2017 e comunque con aggiornamenti giornalieri del Blog su uscite passate e future.

Bruno Conti

 

 

Come I Suoi Amati Bluesmen, Un Pavese Americano “Finalmente Esordisce” Con Una Valigetta Piena Di Belle Canzoni! Jimmy Ragazzon – Songbag

jimmy ragazzon songbag jimmy ragazzon songbag retro

Jimmy Ragazzon – Songbag – Ultra Sound Records/Ird

Quando ho saputo, quasi un anno fa, che sarebbe uscito un disco solista di “Alessandro” Jimmy Ragazzon, mi era stato anche riferito che sarebbe stato un album “acustico”, quindi ovviamente diverso dalle recenti prove di gruppo con la sua band, i Mandolin’ Brothers, come era ovvio che fosse. Devo dire che mi aspettavo un disco legato alle sue passioni: quindi il Blues (e almeno nell’età matura in cui “esordisce” come cantautore, ci sono agganci con la tradizione dei musicisti blues di esordire appunto, diciamo avanti negli anni, però esordio è una parola forte, con oltre 35 anni di carriera e gavetta alle spalle), altra passione Mister Premio Nobel Bob Dylan, e una cover, più o meno, di un brano del Vate c’è, poi i cantautori americani, texani nello specifico, e troviamo un brano di Guy Clark, ma quello  che non mi aspettavo è la presenza massiccia di brani di derivazione country, anzi bluegrass, credo che in questo disco (esagero) si senta il suono del mandolino più che in tutta la produzione precedente della band, che prende il nome peraltro da questo strumento. Non vi racconterò per l’ennesima volta vita, morte e miracoli dei Mandolin’ Brothers (cercateli nel Blog), sappiamo che sono una delle migliori band della zona pavese, Voghera nello specifico, ma anche in generale della scena roots-rock italiana, per cui tuffiamoci nei contenuti del CD e nei musicisti che vi hanno suonato, anzi partiamo proprio da questi, quasi sempre impegnati in presa diretta, in una sorta di live in studio.

Tutti musicisti italiani, con l’esclusione di Jono Manson al banjo (un quasi naturalizzato comunque), spesso loro compagno di avventura e produttore, in questo caso impegnato a mixaggio e mastering. Il principale “Accomplice”, per mantenere questo spirito internazionale, o complice se preferite, è Marco Rovino, chitarra acustica, co-autore di due brani e degli arrangiamenti del disco, nonché alle armonie vocali (molto presenti) e soprattutto impegnato al fatidico mandolino, forse lo strumento principe dell’album. Luca Bartolini è l’altro chitarrista acustico, o picker se vogliamo continuare con queste analogie “Americane” (con la A maiuscola), molto bravo, come pure Paolo Ercoli, bravissimo al dobro in vari brani, Rino Garzia al contrabbasso in alcune tracce, e, sparsi nelle diverse canzoni: Roberto Diana alla Weissenborn guitar, Chiara Giacobbe al violino e Joe Barreca al contrabbasso, nella cover di Dylan, Maurizio “Gnola” Glielmo nel pezzo più blues del disco (e non poteva essere diversamente, in virtù anche del fatto che Jimmy Ragazzon Gnola avevano già registrato un disco in coppia nel 2009, l’ottimo Blues, Ballads And Songs, che se non lo avessero già usato sarebbe stato un ottimo titolo anche per questo nuovo album), Isha, tanpura e Franco Rivoira, tabla, nel brano che più profuma di “folk progressivo” e delle band inglesi dei primi anni ’70 (per chi scrive), Stefano Bertolotti titolare della Ultra Sound alle percussioni e, last but not least, l’altro “Mandolin” Riccardo Maccabruni alla fisarmonica e chitarra acustica. Sarà una mia mania, ma mi piace sempre ricordare chi suona in un album, per rispetto del loro lavoro, ma anche perché, a dispetto di chi pensa il contrario, sapere i nomi non è solo didascalico ma anche importante per capire cosa stiamo per ascoltare. Se poi il disco è pure bello, e questo lo è, tanto per chiarirlo subito, tanto di guadagnato.

I testi spesso oscillano tra il personale e l’autobiografico,sia pure velato e volutamente oscuro, il sociale, come in Dirty Dark Hands sull’immigrazione e Evening Rain, sull’emarginazione. Proprio questo brano, il cosiddetto singolo e video dell’album, a conferma dello status internazionale del disco, è stato, prima scelto, e poi premiato, da Classic Rock Uk versione on line, come http://teamrock.com/feature/2016-11-11/rolling-stones-steven-wilson-hotei-more-vote-for-your-track-of-the-week, facendoci esclamare, al sottoscritto, a Asterix e anche a Jimmy SPQI! (Sono Pazzi Questi Inglesi), battendo anche i beneamati Rolling Stones. Tornando ai brani il disco si apre con D Tox Song, e vi assicuro che se non sapessi che sto ascoltando questo disco avrei giurato di avere inserito nel lettore, per errore, un qualche vecchio album degli Old In The Way, dei Country Gazette o dei Dillards, perfetto bluegrass con meravigliosi intrecci sonori tra chitarre acustiche, dobro, mandolino e finissime armonie vocali, con un suono limpido e ben delineato, tutto da godere, testo scuro ma atmosfere musicali solari e avvolgenti, e pure un tocco di armonica che non guasta mai. Old Blues Man (che sia lui?) “E’ solo un vecchio bluesman Che si dimentica gli accordi”, per citare la traduzione presente nel libretto, insieme ai testi originali (senza dimenticare che all’interno sono presenti anche gli autografi di alcuni degli eroi di Jimmy), mentre l’approccio sonoro è sempre simile a quello del brano precedente, magari la voce è più vissuta, meno solare, c’è più di un tocco blues, ma il picking è sempre impeccabile e vorticoso, con il mandolino e il dobro sugli scudi. Poi arriva il prediletto Bob Dylan, con una bellissima canzone che però non è firmata dal buon Zimmerman, ma è un adattamento di un poema di Charles Badger Clark, poeta americano della prima metà del secolo scorso, a cui sono state aggiunte nuove liriche e musiche da Dylan stesso e che appariva su uno dei dischi più brutti del nostro, quel Dylan del 1973, creato dalla casa discografica senza alcun input del vecchio Bob: però nello specifico, la canzone, Spanish Is The Loving Tongue, rimane splendida (per la precisione era uscita anche come B-side di Watching The River Flow), anche in questa versione, con armonica d’ordinanza, Barreca al contrabbasso che segna il ritmo, e un paio di chitarre acustiche a colorare il tutto, più l’intervento struggente del violino di Chiara Giacobbe, che è la classica ciliegina su una torta riuscita alla perfezione.

Torna il country-bluegrass in 24 Weeks, scritta con Rovino, altro fulgido esempio di questo suono rurale che mi ricorda, anche grazie alle belle armonie vocali, un altro grande gruppo come i Seldom Scene, non li avevo ancora citati (ma sicuramente ai tempi rientravano tra gli ascolti del buon Jimmy, spero)! Sold, sta a quel crocevia tra Ry Cooder (la Weissenborn del bravissimo Roberto Diana dei Lowlands), folk e misticismo orientale, in un riuscito intreccio tra esotico e musica occidentale, grazie alla bella melodia gentile della canzone, interpretata con grande intensità da Jimmy, che la estrae con colpo da maestro dalla sua nutrita valigetta (dove riposava tra armoniche, dischi, libri e chissà quali altre misteriose diavolerie). Evening Rain, di cui vedete il video qui sopra, è un altro tripudio di strumenti acustici a corda (e l’immancabile armonica, come la sigaretta di Yanez non può mancare) accarezzati con passione dai vari musicisti impegnati in studio: se è piaciuta agli inglesi, può non piacere a noi? The Cape viene da Dublin Blues, uno dei dischi del “tardo” Guy Clark, ma visto che il musicista texano non ha mai scritto brutte canzoni, è solo meno conosciuta di altre, ma comunque splendida, l’arte del cantautore acustico distillata in 3:23 minuti, tanto basta. Dirty Dark Hands, con un riff acustico ricorrente, è incalzante nella sua denuncia, e al solito si dipana in un crescendo strumentale e vocale (cori alla CSN?) affascinante, poi entra la fisa di Maccabruni e il suono allarga il suo spettro in quello che è il pezzo più lungo del disco. Al nono brano si presenta Maurizio “Gnola” Glielmo e alla fine in Going Down arriva anche il blues, un’altra delle grandi passioni di Jimmy Ragazzon, sia musicalmente che vocalmente, per definizione, il blues non dovrebbe essere allegro, e infatti non lo è (se posso, il lavoro delle chitarre mi ha ricordato i duetti tra Jansch e Renbourn, non credo sia un’offesa) https://www.youtube.com/watch?v=1QkMuBudykM . In A Better Life è la catarsi finale, si soffre ma alla fine da qualche parte ci deve essere una “vita migliore”, per forza!

Disco del giorno! Come dite, oggi ho parlato solo di questo? Appunto!

Bruno Conti

P.s Con i video inclusi mi sono arrangiato con quello c’era in rete, in attesa dei nuovi brani.

E queste, per il momento, sono le date del breve tour:

AZ Blues presenta:
Jimmy Ragazzon and The Rebels
SongBag Tour

09/12 da TRAPANI (PV)
16/12 ALL’ UNA E TRENTACINQUE CIRCA – Cantù (CO)
13/01/17 NIDABA – Milano
16/01/17 TEATRO di RIVANAZZANO (PV)

Il Meglio del 2015: Un Manipolo Di “Italiani Per Caso”, Scelte E Progetti. Paolo Bonfanti, Fargo, Lowlands, Mandolin’ Brothers & Max Meazza

paolo bonfanti back home alive

Come negli anni scorsi ho chiesto a vari musicisti e gruppi italiani, che mi piace definire “italiani per caso”, la loro lista del “Meglio del 2015”, non necessariamente dischi nuovi, ma anche ristampe, concerti, eventi che secondo loro hanno caratterizzato l’anno. Non tutti hanno avuto il tempo di rispondere e alcuni mi hanno detto che motivi vari la loro lista non era ricca e sostanziosa. Io ho raccolto il tutto e vi propongo quanto riferitomi, non dimenticando di ricordare anche le loro produzioni presenti, e quando possibile, future, in ordine rigorosamente alfabetico, come a scuola. Partiamo da Paolo Bonfanti, chitarrista e cantante genovese, ma piemontese onorario, che nel corso dell’anno ha pubblicato un ottimo disco dal vivo Back Home Alive, di cui è in corso anche un tentativo, tramite crowfunding, di tramutarlo pure in un doppio vinile.

bonfanti back home alive vinile

https://www.becrowdy.com/back-home-alive

Manca ancora qualche giorno alla chiusura del progetto, se volte contribuire, in quanto fans di Paolo o del vinile, il link a cui donare è quello che vedete sopra. Per ciò che concerne le scelte del 2015, l’ottimo Bonfanti mi segnala i concerti dei Los Lobos a Monforte D’Alba e di Mark Knopfler a Lucca.

richard thompon stillmarc ribot young philadelphiansjames mcmurtry complicated game

los lobos gates of golddan penn spooner oldham completesteve earle terraplane

 

Per quanto riguarda gli album: Richard Thompson Still, Marc Ribot & The Young Philadelphians Live In Tokyo (che in alcuni paesi non è stato ancora pubblicato), James McMurtry Complicated Game, Los Lobos Gates Of Gold, Dan Penn & Spooner Oldham Live The Complete Duo Recordings, Steve Earle & The Dukes Terraplane Blues

nina simone at the village gate

Più la ristampa di Nina Simone At The Village Gate pubblicata dalla Hallmark a special price.

 

Fargo A Small World Special Edition

Anche gli amici Fargo da Milano, di cui vedete l’ultimo album A Small World In Black White nella special edition qui sopra, mi hanno inviato le loro scelte e anche una piccola anticipazione del nuovo lavoro in preparazione. Lascio quindi la parola a Massimo Monti, che in qualità di autore dei testi della band ne ha facoltà.

guccini se io avessi previstobeth hart better than homesouthside johnny soultime!

 

eric clapton slowhand at 70 live at royal albert halldrive-by truckers - it's great to be aliveuncle lucius the light

“Io dedicherei il 2015 a coloro che hanno dato e continuano a dare emozioni non sempre con l ultima produzione : Guccini con Se io avessi previsto tutto questo una testimonianza di passione e sensibilita’, Beth Hart con Better than home che svuota il sacco dei suoi dolori dei suoi demoni dei suoi sogni dei suoi incubi, Southside Johnny Soultime! per la carriera che avrebbe potuto fare se non avesse dovuto accettare la parte di Giovanni Battista all arrivo di Gesu’ Bruce, Eric Clapton che torna a casa sua Royal Albert Hall e al primo accordo mette le cose in chiaro e’ ancora luo il numero uno, il disco dal vivo dei Drive-by Truckers  It’s Great To Be Alive, genuino e profondo anche dopo la dipartita di Isbell, prova di maturita’ degli Uncle Lucius che sorprendono per l universalita’ e profondita’ dei temi trattati in un contesto musicale solo apparentemente tradizionale.

I Fargo stanno finendo di lavorare ad un album di 8 pezzi che si calano con forza nella realta’ del mondo conflittuale ingiusto e violento di oggi…testi e musica fanno un giro di orizzonte simbolico dentro e fuori i diversi rapporti umani a volte inumani che ci vedono tutti coinvolti senza eccezione.”

E ora la parola a Fabrizio Fargo Friggione, il frontman, cantante, chitarrista e autore delle musiche che rappresenta l’ala più “modernista” come gusti musicali:

” La musica viaggia attraverso il rock cercando di coglierne le varie sfumature. Ballad, hard rock e un po’ di groove elettronici. Chitarre elettriche e acustiche per accompagnare melodie e parole piu’ incisive e di impatto. Sicuramente il disco piu’ rock fatto fino ad adesso.

Album dell’anno: Keith Richards – Crosseyed Heart, Kendrick Lamar – To Pimp A Butterfly, Yelawolf – Love Story, Selah Sue – Reason, Mumford And Sons – Wilder Mind

 

lowlands live and acoustic

Passiamo ai Lowlands di Ed Abbiati che di recente hanno pubblicato l’eccellente doppio dal vivo CD+DVD a tiratura limitata Live And Acoustic

Il buon Ed mi ha detto che non ha avuto molto tempo per ascoltare durante l’anno, comunque le sue scelte sarebbero orientate sui seguenti:

cheap wine beggar town.

Mary & the Fairy – Cheap Wine
bob dylan shadows in the night
Shadows in the Night – Bob Dylan
rod picott fortune
Fortune – Rod Picott
keith richards crosseyed heart
Crosseyed Heart – Keith Richards
sacri cuori delone
Delone- Sacri Cuori
you ami i porridge
Porridge & Hot Sauce – You Am I (decimo album della band, uscito solo in Australia)
Nel 2016 per la serie Lowlands & Friends, dopo quello a Woody Guthrie è in preparazione un tributo alle canzoni di Townes Van Zandt di cui questa Colorado Girl, regitstrata con i Plastic Pals nel recente concerto di Milano, è una anticipazione https://www.youtube.com/watch?v=iWG-hXvgmso .
Mandolin' Brothers-Full-Band-amenobluesphermine Laboratorio-ElettroAcustico-2
Sempre da Pavia, in rigoroso ordine alfabetico, tocca ai Mandolin’ Brothers di Jimmy Ragazzon e soci che nel 2015 non hanno pubblicato nulla di nuovo ma hanno portato in giro in alcune serate il loro spettacolo dedicato alla ripresa di Highway 61 Revisited di Bob Dylan (ma non solo) e hanno dato vita anche ad un nuovo progetto chiamato Phermine -Laboratorio Elettroacustico + Mandolin’ Brothers, creato e diretto da Chiara Giacobbe (ex violinista dei Lowlands, per la serie corsi e ricorsi)  ed in collaborazione con i Mandolin’ Brothers e la Compagnia Teatrale Stregatti Come dice il loro comunicato stampa  uno spettacolo sul Blues che fonde musica e teatro e racconta le storie, i personaggi e le atmosfere tipiche di questo genere musicale, negli Stati Uniti degli anni ’40.
Sul palco ci saranno tantissimi musicisti e attori:
Direttore: Chiara Giacobbe
Violini: Elisa Traverso, Benedetta Castagnino, Laila Farag, Elena Martini, Greta Prebbenna, Carola Romano, Diana Tizzani, Marta Braga, Laetitia Zito.

Violoncelli: Martina Romano, Letizia Ferrari

Mandolin’ Brothers:

Jimmy Ragazzon – voce, armonica, chitarra acustica

Marco Rovino – voce, chitarre

Joe Barreca – basso

Daniele Negro – batteria

Compagnia Stregatti:

Giusy Barone nel personaggio di Stella Dearmond

Simone Mussi nel personaggio di Jacob Stillwater

 

Nell’anteprima del 7 agosto dello scorso anno, in quel di Casal Cermelli (AL) i brani eseguiti sono stati questi:

Brani:

Key To the Highway (Big Bill Broonzy)

Freak Out Train (A. Ragazzon)

Circus (A. Ragazzon)

Scarlet (A. Ragazzon)

Bad Liver Blues (A. Ragazzon)

I’d Rather Go Blind (E. Jordan)

Insane (A. Ragazzon)

Hey Senorita (M. Rovino – A. Ragazzon)

Nothing You Can Do (A.Ragazzon)

Blind Willie Mc Tell (Bob Dylan)

Still Got Dreams (A. Ragazzon)

bis:

Come On Linda (M.Rovino – A. Ragazzon)

 

Da quello che mi dice Jimmy (che sarebbe Alessandro, lo si deduce da quella A. davanti a Ragazzo, quando si firma come autore): La prima vera e propria sarà il 20 febbraio al Teatro Ambra di Alessandria e, + avanti, all Spazio Teatro 89 di Milano (da confermare).4 MB + 9 violini + 2 violoncelli + 1 Direttore + 2 attori….

 

Ma veniamo alle sue scelte dei migliori del 2015. Dopo averlo stressato un po’ di volte è quello che mi ha dato più soddisfazioni. Ecco la sua lista:

Best of 2015:

bob dylan the cutting edge bootleg series vol.12

Bob Dylan: The Bootleg Series Vol. 12 The Cutting Edge (* NDB secondo voi poteva mancare?)

john coltrane a love supreme the complete masters

John Coltrane: A Love Supreme – The Complete Masters

rhiannon giddens tomorrow is my turn

Rhiannon Giddens: Tomorrow Is My Turn

texas tornados a little bit is better

Texas Tornados: A Little Bit Is Better Then Nada

los lobos gates of gold

Los Lobos: Gates Of Gold

Drive By Truckers: It’s Great To Be Alive!

Keith Richards: Crosseyed Heart

Toots & The Maytals: The Best Of

Kamasi Washington: The Epic

Gang: Sangue e Cenere

De Gregori canta Bob Dylan: Amore e Furto

 DVD:

frank zappa roxy the movie

Frank Zappa: Roxy The Movie

Libro

marlon james breve storia

Marlon James: Breve Storia di 7 Omicidi – Frassinelli (a proposito di Giamaica)

Vuoto Incolmabile:

Allen Toussaint e B.B. King: R.I.P.

*NDB Qui se volete leggere quanto scritto dal sottoscritto sul Blog

http://discoclub.myblog.it/2015/05/17/profeti-sventura-se-ne-andato-anche-b-b-king-1925-2015/

http://discoclub.myblog.it/2015/11/11/se-ne-andata-anche-delle-leggende-new-orleans-morto-77-anni-allen-toussaint-attacco-cuore/

Concerto dell’anno: 

Paul Mc Cartney – Marsiglia, 5 giugno 2015

 

 

max meazza japanese cover

Last But Not Least (sempre per via dell’ordine alfabetico) il cantautore milanese Max Meazza che mi comunica l’uscita anche in Giappone se etichetta P-Vine (lo vedete qui sopra) del suo ultimo album Charlie Parker Loves Me, in Italia distribuito dalla Ird http://discoclub.myblog.it/2015/05/21/la-california-musicale-altro-vista-dallitalia-max-meazza-charlie-parker-loves-me/

Che mi segnala tra le sue scelte dell’anno tre titoli della “sua parrocchia”, come dice lui:

boz scagss a fool to care

A fool to care – Boz Scaggs
stephen bishop bowling in paris
Bowling in Paris Remastered – Stephen Bishop
bill labounty best of
The best of Bill La Bounty – Bill La Bounty
Direi che per oggi sulle liste dei migliori di fine anno è tutto. Ci saranno ancora una sorta di best of the rest con gli altri siti e riviste internazionali che mancavano all’appello e il mio “robusto compendio” con tutti gli altri dischi che non sono rientrati nella prima classifica del sottoscritto, penso tra Natale e Santo Stefano. Da oggi parte anche una piccola rubrica dedicata ai “recuperi e alle sorprese” di fine anno, ovvero quegli album che per vari motivi non sono stati recensiti con Post ad hoc: visto che fino a metà gennaio non esce nulla ci sarà tempo di parlare di vari dischi interessanti.
Bruno Conti

Il Meglio Del 2014 Di E Secondo Alcuni Gruppi E Solisti “Italiani Per Caso”: Ed Abbiati + Lowlands, Mandolin’ Brothers, Cheap Wine, Paolo Bonfanti, Fabrizio Poggi & Chicken Mambo, Fargo (Ex Psychic Twins)

Abbiati Cacavas Me And The Devillowlands love etc

La Domenica del Disco Club, supplemento festivo (di solito sono quelli più lunghi)! Il Meglio del 2014, altre classifiche.

Nel primo Post dedicato a questi resoconti di fine anno mi ero ripromesso di segnalare anche alcuni dei migliori dischi di artisti italiani (sia pure di chiara impostazione angloamericana) che mi era capitato di ascoltare nel corso dell’annata! Poi mi è venuta l’idea di ampliare la cosa e di chiedere anche a loro quali sono stati i dischi, i concerti o qualche evento e libro che hanno apprezzato in questo 2014 che sta per per finire e che, come è il fine ultimo di queste liste, magari vi farà scoprire qualche disco interessante che non conoscete o vi era sfuggito nel corso dell’anno. E’ stato un processo laborioso e particolare di cui vi presento ora i risultati. La differente lunghezza delle loro risposte dipende anche dal quantitativo di dischi (e altro) che mi hanno segnalato: per esempio Marco Diamantini dei Cheap Wine solo due album e un concerto. Se notate un certo conflitto d’interessi nelle varie liste (cioè molti di loro si segnalano a vicenda, ovviamente non è casuale, ma va benissimo, visto che si tratta di stima reciproca e le vendite, purtroppo, non schizzano al cielo, anche se si cerca di aiutare sempre). I loro dischi viceversa (sta diventando complicato?) sono quelli che ho scelto io come “migliori del 2014). Come a scuola (e c’è chi è più fortunato) procediamo per ordine alfabetico). Quindi tra i dischi migliori usciti vi segnalo sia il CD di Edward Abbiati & Chris Cacavas Me And The Devil http://discoclub.myblog.it/2014/06/02/accoppiata-anglo-italo-americana-quel-pavia-chris-cacavas-ed-abbiati-me-and-the-devil/ , quanto il disco dei Lowlands Love, Etc. http://discoclub.myblog.it/2014/11/21/continua-linvasione-delle-band-pavesi-lowlands-love-etc-disco-concerto/ , mentre questa è la lista “commentata” del meglio del 2014 di Ed (con il quale ho fatto una chiacchierata/Intervista alcuni giorni orsono che mi riprometto di pubblicare sul Blog quanto prima, operazione che spero di ripetere anche con Jimmy Ragazzon e altri, visto che la buona musica “italiana” va incentivata): già che ci siete ai link trovate anche quanto scritto dal sottoscritto sul Blog relativamente a questi album. Partiamo: Buona Lettura!

Ed Abbiati Best Of 2014

Questi li ho ascoltati tanto e con tanto piacere… non sto a dire se sono migliori o peggiori ma sono quelli che mi sono piaciuti!!

 I dischi che ho sentito ed ascoltato di più quest’anno.

Ne ho presi pochi pochi e non ho ancora sentito quello di Lucinda che probabilmente sarebbe in top 3!

cheap wine beggar town.

  1. Cheap Wine “Beggar Town” –  il disco che ho ascoltato di più e con più piacere quest’anno. Profondo ed ampio. E’ il loro disco che apprezzo di più. Meriterebbero più vento nelle loro vele.

https://www.youtube.com/watch?v=Q4dl5T8GXwc

phil cody cody sings zevon

Phil Cody “Phil sings Warren Zevon” – il principale compagno di viaggio per tutta l’estate. La sua “Mutineer” è più bella dell’originale. Bella scelta di brani e grande rispetto per le canzoni.

https://www.youtube.com/watch?v=VuFI4gwoKBY

stiv cantarelli banks of the lea

Stiv Cantarelli & The Silent Strangers “Banks of Lea” – ex compare di etichetta UK, tre dischi bellissimi uno dopo l’altro. Come fare Blues senza sembrare di impersonare qualcun’altro…The real deal.

https://www.youtube.com/watch?v=suYES-nnFco

sinead o'connor i'm not bossy

Sinead O’Connor “I’m not Bossy, I’m the Boss” – Sinead è una vera fuoriclasse sia nelle interpretazioni che nella scrittura. Qui mi ha sorpreso per l’energia e l’onestà con cui si mostra. “Take Me To Church” è un inno incredibile. “Ho fatto cosi tante cose brutte che fa male…”

https://www.youtube.com/watch?v=jMzY_KQIKjU (video dell’anno!)

mandolin' brothers far out

Mandolin’ Brothers “Far Out” – il miglior disco dei Mandolin. Punto. Hey Senorita e Circus avrei voluto scriverle io!  https://www.youtube.com/watch?v=6_AdZMuZQJg

Marah-presents-mountain-minstrelsy

Marah “Presents Mountain Minstrelsy Of Pennsylvania” – il talento di Dave Bielanko è talmente ampio che nonostante una serie incredibile di occasioni sprecate continua a tornare a galla e ad essere originale e vitale. Testi del 18mo secolo, e una folk band che ha più punk nelle vene di tutta quanta New York oggi. https://www.youtube.com/watch?v=JrtooewzJxw

*NDB Io questo fisicamente come CD non l’ho mai visto, solo per il download, però mi fido di Ed

joe henry invisble hour

Joe Henry “Invisible Hour” – quando ho saputo che era un disco folk con archi e fiati ho pronunciato parole da non ripetere davanti alle mie figlie. Sentendo il disco ho pensato che fosse una delle cose più belle sentite negli ultimi anni

https://www.youtube.com/watch?v=cRp1w8Zqr4g

war on drugs lost

The War on Drugs “Lost in the Dream” – trovai  il loro disco d’esordio nel 2009 a un euro in un negozio di Bruges. Lo presi per la copertina e mi innamorai della band. Quel disco fu uno dei riferimenti quando mixai il disco “Beyond” (A Philly proprio!). Questo disco li ha elevati all’attenzione di tutti. E’ bello vedere che un bel disco renda più nota una band. https://www.youtube.com/watch?v=vkLOg252KRE

matthew ryan boxers

Matthew Ryan “Boxers” –  sono un fan di Matthew dall’esordi. Uno di quelli che ascolto a ogni uscita. Contiene per me la canzone più bella dell’anno: “Until Kingdom Come”

https://www.youtube.com/watch?v=5hr9CfxTko8

alessandro battistini cosmic sessions

Alessandro Battistini “Cosmic Sessions” – Conosco Ale dai tempi dei Mojo Filter del mio amico Carlo Lancini. Questo disco mi ha sorpreso per la sua soffice e tranquilla originalità. Senza trucchi il disco si fa sentire e risentire. Un bel “summer album”  https://www.youtube.com/watch?v=d-mRxLn-IHs

anthony d'amato the shipwreck

10bis: Anthony D’amato “The Shipwreck from the Shore” – regalo natalizio di Rigo. Molto molto bello. The Nu-Folk movement grows and grows… https://www.youtube.com/watch?v=blLNXFyD2PE

*NDB Non conosco, sentito solo dei pezzetti, mi fido di Ed e c’è comunque il link

bruce springsteen high hopes

Last but not least, quest’anno Springsteen ha fatto uscire un disco di scarti (Da The Rising fino al più recente). Molti pezzi minori (infatti scartati in precedenza) ma vedendo in questa fine d’anno molti accanirsi su questo disco (ok) e su di lui come autore (mmmm…), e parecchi di questi sono songwriters pure, dico che personalmente sono felice che sia uscito anche solo per questa canzone. E che mi piacerebbe sognare di arrivare a tali vette un giorno. Chi tenta di scrivere canzoni dovrebbe avere un pò di orecchio e rispetto per un mastro compositore di canzoni.  https://www.youtube.com/watch?v=j3m0BXVKPu0

Film dell’anno?

Lego Movie & Dragon Trainer 2

The Complete Basement Tapes, ma magari…

Merry Xmas from Lowlands!!

https://www.youtube.com/watch?v=0ral3hh3Ycw

Ed Abbiati

 

cheap wine beggar town

Marco Diamantini è stato molto succinto e parco di parole, questo è quanto:

Dischi: “Me and the devil” (Ed Abbiati & Chris Cacavas), “Love Etc.” (Lowlands).
Concerto: Neil Young (Barolo).
Tanti auguri di buone feste.
Marco Diamantini

Comunque l’album dei Cheap Wine rimane un signor disco http://discoclub.myblog.it/2014/10/06/il-grande-rock-abita-anche-italia-molto-tempo-cheap-wine-beggar-town-album-concerto/

paolo bonfanti exiledigipack NP 0035 bonfanti 8213.cdr

In effetti in ordine alfabetico veniva prima Paolo Bonfanti, quindi per farmi perdonare oltre a Friend Of A Friend disco acustico registrato in coppia con Martino Coppo http://discoclub.myblog.it/2014/06/27/italiani-paolo-bonfanti-martino-coppo-friend-of-friend/ , vi ricordo anche quello elettrico Exile On Backstreets uscito sul finire del 2013 http://discoclub.myblog.it/2013/10/16/italiani-per-caso-da-genova-paolo-5731139/

E queste le scelte di Paolo arrivate in due parti, prima concerti e libri, poi un ripensamento discografico:

Eccomi qui!
In realtà anch’io poca roba: due concerti che ho visto soprattutto per valore affettivo, gli Eagles a Lucca e Crosby a Como; e un po’ di libri riguardanti le mie ultime manie, fisica e matematica! (da uno che già con le tabelline ha il suo bel daffare è abbastanza pazzesco!), “L’Universo Matematico” di Max Tegmark, “La Natura non è come ci appare” di Carlo Rovelli e “La rinascita del tempo” di Lee Smolin.
Magari se elenco anche qualche cd sarebbe meglio!
Eccoli:
david crosby croz
DAVI D CROSBY – “CROZ”
john hiatt terms of my surrender
JOHN HIATT – “TERMS OF MY SURRENDER”
john mellencamp trouble no more live at town hall
JOHN MELLENCAMP – ” TROUBLE NO MORE. LIVE AT TOWN HALL”
mavis staples we'll never
MAVIS STAPLES – “WE’LL NEVER TURN BACK” *NDB Sarebbe del 2007, ma si accettano anche scoperte tardive!
csny1974cover
CSN&Y – 1974
Paolo Bonfanti
mandolin' brothers far out
Come ebbe a dire lo stesso Jimmy Ragazzon nella sua recensione sul blog relativa al disco di Jono Manson, “Conflitto d’interessi?…What? http://discoclub.myblog.it/2014/03/14/conflitto-interessi-what-jono-manson-angels-on-the-other-side/, quindi mi accodo anch’io e pubblico il resoconto di un “collaboratore” saltuario, ma sempre molto gradito, del Blog (imminente una sua recensione di uno dei suoi prescelti tra i migliori, così devi lavorare, vero Jimmy?).

Premettendo che ho avuto davvero poco tempo per ascoltare, ecco  i miei preferiti:

Top Ten 2014:

bob dylan basement tapes complete

Bob Dylan & The Band: The Basement Tapes – Complete

joe henry invisble hour

Joe Henry: Invisible Hour

dave & phil alvin common ground

Dave & Phil Alvin: Common Ground

gary clark jr live

Gary Clark Jr. : Live

lucinda williams down where

Lucinda Williams: Down Where The Sprit Meets The Bone

captain beefheart sun zoom spark

Captain Beefheart & His Magic Band: Sun Zoom Spark

david crosby live at the matrix

David Crosby: Live At The Matrix 1970  in attesa di recensione

ian hunter rant band live uk

Ian Hunter & The Rant Band: Live In The UK 2010

jono manson angels

Jono Manson: Angels On The Other Side

richard lindgren sundown

Richard Lindgren: Sundown On A Lemon Tree

 

Album Italiano

Abbiati Cacavas Me And The Devil

Chris Cacavas & Edward Abbiati:  Me And The Devil

 

Concerto

 

Dave & Phil Alvin – Gallarate

 

Libro

 

James Lee Burke: Wayfaring Stranger  –  Orion Books

brothers keeper todd meadows

Canzone dell’Anno:
 
Brothers Keeper: Bring The Man Down

Jimmy Ragazzon

FargoFrontCoverCD_low

E per finire ecco i Fargo (che erano i Psychic Twins http://discoclub.myblog.it/2014/05/19/quindi-ci-siamo-album-2-concerto-psychic-twins-small-world-black-and-white/, ma sono sempre loro): Fabrizio “Fargo” Friggione compone le musica e Massimo Monti scrive i testi e quindi ha “scritto” anche la lista dei loro dischi migliori dell’anno) :

Best Of 2014 Fargo

david crosby croz

David Crosby CROZ

lucinda williams down where

Lucinda Williams WHERE THE SPIRIT MEETS THE BONE

foo fighfers sonic

Foo Fighters SONIC HIGHWAYS

jackson browne standing in the breach

Jackson Browne STANDING IN THE BREACH 

johnny winter step back

Johnny Winter STEP BACK

bob seger ride out

Bob Seger RIDE OUT

Massimo Monti

E questo è l’altro ex gemello psichico (questa volta non monozigote):

David Crosby CROZ

Foo Fighters SONIC hIGHWAYS

paolo nutini caustic love

Paolo Nutini CAUSTIC LOVE https://www.youtube.com/watch?v=ELKbtFljucQ

dr. john ske-dat-de-dat the spirit of satch

Dr. John SKE-DAT-DE-DAT THE SPIRIT OF SATCH https://www.youtube.com/watch?v=Ab23oyKYc4w

ray lamontagne supernova

Ray LaMontagne SUPERNOVA

https://www.youtube.com/watch?v=C4AgBwQyGq4

Mi scuso se eventualmente il tutto può risultare un po’ confuso, ma ho dovuto fare l’editing di molte cose scritte con sistemi e in date diverse, con aggiunte e ripensamenti e non essendo un tecnico forse il risultato non è perfetto, comunque spero accettabile.

Direi che per oggi è tutto, nei prossimi giorni altre liste.

Bruno Conti

 

 

 

Torna “Da Musicista A Musicista”. Jimmy Ragazzon Vs. Little Feat – Electrif Lycanthrope

little feat electrif

LITTLE FEAT – Electrif Lycanthrope – Ultrasonic Studio, New York, 1974 – Smokin’

Hola Amigos, Què Pasa?

E’ passato davvero troppo tempo dal mio ultimo contributo a questo bellissimo e libero blog, che il meritevole Bruno coltiva con amore e tanta, tanta passione. Per cui mi voglio scusare e fare ammenda, segnalandovi un piccolo gioiellino di una delle band a cui sono maggiormente affezionato,  i Little Feat del compianto Lowell George. Con la loro originale ed inconfondibile mistura di R&R, Blues, Folk, New Orleans Funk e Jazz-Rock Fusion, centellinati con cura nel loro suono, sono di certo tra i gruppi maggiormente sottovalutati di sempre. La voce, la slide e le inimitabili canzoni di Lowell, la chitarra di Paul Barrère, le tastiere senza limiti di Bill Payne ed una delle migliori sezioni ritmiche di tutti i tempi, cioè Richie Hayward alla batteria (R.I.P.)  Kenny Gradney al basso e Sam Clayton alle percussioni, sono stati, almeno fino alla prematura scomparsa di Lowell, quanto di meglio si potesse ascoltare, sempre se il vostro approccio alla musica fosse stato scevro da pregiudizi e/o chiusure mentali di qualsiasi tipo.

Little_Feat_-_Electrif_Lycanthrope-front-600x600 Copertina del vecchio bootleg

Tra i miei ricordi musicali più vividi c’è il momento in cui, a bordo di una Fiat 127 blu con un buon impianto stereo, ascoltavamo a manetta Waiting For Columbus appena uscito, posteggiati ai giardini della mia cittadina e spesso sloggiati dalle Gafe (i vigili urbani, in stretto slang vogherese) per il troppo baccano. Con l’aiuto di qualche blando tonificante, fu davvero una esperienza trascendentale ed indimenticabile, proprio per la massima energia, l’indiscutibile perizia tecnica dei musicisti (non dimentichiamoci la sezione fiati della Tower Of Power) e l’ironia, le storie e le battute contenute nei testi del Dottore del R&R. Il cambio di velocità in Tripe Face Boogie ci strappava letteralmente dai sedili, scagliandoci in mondi fantastici, più di qualsiasi additivo chimico-organico, anche di buona qualità…

little feat electrif ultrasonic

Come non ricordare personaggi come Juanita, la piccola tossica sexy, Monte 3 Carte, il camionista impasticcato di Willin’ (capolavoro!), Billy il Guercio e tutti gli altri tipi helzapoppiani, che si ritrovavano allo Spanish Moon, a Sausalito, in Bourbon Street o alla stazione merci di New Delhi…quanta bella roba e che tiro…(imprecazione/omissis)…

little feat 1

Beh, splendidi ricordi a parte, questo concerto del ’74, registrato piuttosto bene all’Ultrasonic Studio di New York e tramesso dalla WLIR  radio, riguarda il periodo intermedio della formazione suddetta, con brani tratti dai 4 album già realizzati, cioè da Sailing Shoes fino a Feats Don’t Fail Me Now.  Credo che questo sia un documento importante e consigliatissimo, con almeno lo stesso valore dei dischi in studio, e che dimostri (se ce ne fosse bisogno, ma non è questo il caso) la superba forza LIVE di questa band, riportandoci al periodo d’oro della musica rock, alla sua essenza stessa e ad una delle sue migliori espressioni in fatto di collettivo di musicisti.

little feat 2

Inoltre in questo concerto, nel classico e grandioso medley costituito da Cold, Cold, Cold/Dixie Chicken/Tripe Face Boogie troviamo, solo abbozzati e non sviluppati appieno come in Columbus, certi arrangiamenti un poco arditi e chiaramente ispirati alla Fusion di quel periodo (Miles, Weather Report ecc.). Questa forma musicale derivante dal jazz, fu molto amata da Bill Payne e soci, cosa che creò contrasti interni con Lowell, molto più legato al Blues e al Roots. Vanno anche citate una eccellente versione di Willin’ dalle perfette armonie vocali (ed un piccolo scherzetto) https://www.youtube.com/watch?v=yze10kM1fyI  l’iniziale Rock & Roll Doctor https://www.youtube.com/watch?v=O3Ev0Hht01o , eseguita con un groove degno della migliore Black Music ed una grande versione di On Your Way Down, del Maestro Allen Toussaint https://www.youtube.com/watch?v=PqGatDm-Nqg .

Altri tempi ed altra classe amici, ed uno dei più grandi artisti del R&R a tutto tondo, che ci avrebbe sicuramente regalato altre perle, se solo avesse rallentato un poco. Di Highlanders come Keith ne nascono pochissimi, ma il valore dell’eredità musicale lasciataci da Lowell George è molto importante ed attualissimo.

Quindi mi sembra giusto ricordarlo, condividendo con voi le parole a lui dedicate dai suoi compagni di viaggio e di musica. Parole che ora valgono anche per Richie Hayward, scomparso nel 2010, dopo una lunga lotta contro un male incurabile. Necessitava di un trapianto ma, malgrado il crowdfunding messo in piedi dalla band, altri famosi musicisti ed amici, i soldi non sono arrivati in tempo: e gli USA sarebbero un paese da cui prendere esempio? e la mutua??  la legge Bacchelli???  no comment, fratelli. Meglio lasciarci con questi versi, sinceri e commoventi:

Hey old friend, it’s been such a long time

Since I saw your smilin’ face pressed against my window pane

Though it’s the middle of the night

And we were racin’ the light of the mornin’

All those new thoughts dawnin’

About the wrong and the right

We spent our money so fine

The girls were standing in line

Every other night

Was always the same Paradise without any shame

We’d stay up all night

Tryin’ to find just the right rhymes

And we were fightin’ the good fight

Hangin’ on to the good times

Jimmy Ragazzon

P.S.

little feat today

Comunque i Feat sono ancora in forma ed attivi: ogni anno tengono una specie di convention per amici, fans e chiunque voglia partecipare e addirittura suonare con loro in Jamaica, e dove sennò.

Il prossimo anno, il Ramble On The Island, sarà sulla spiaggia di Negril, dal 4 all’8 marzo, con tutte le info nel loro sito:  littlefeat.net…se solo avessi due lirette in più…