Tipi Tosti E Senza Fronzoli, Altro Gran Disco! JJ Grey & Mofro – Ol’ Glory

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JJ Grey & Mofro – Ol’ Glory – Mascot/Provogue – 24-02-2015

JJ Grey e i suoi Mofro per molti anni, in virtù del fatto di essere sotto contratto per la Alligator, venivano spesso catalogati come un gruppo di Blues ( genere che è comunque presente in quantità rilevante nella loro musica): ma sarebbe come dire che gente come John Hiatt, Willy DeVille, Boz Scaggs, Delbert McClinton, i primi che mi vengono in mente, in qualità di “spiriti affini” a Grey,  siano semplicemente dei cantanti blues, tout court. Quindi unendo gli elementi blues, miscelati con la canzone d’autore, funky, soul, rock ovviamente, e volendo aggiungiamo pure R&B, gospel e southern music in generale, otteniamo questo stile meticciato a cui ascrivere un personaggio come JJ Grey. In possesso di una voce “nera”, potente, ma al tempo stesso suadente e ricercata, leader di una band che, nel corso di sei album in studio e lo strepitoso live Brighter Days  http://discoclub.myblog.it/2011/10/02/ragazzi-che-grinta-jj-grey-and-mofro-brighter-days/ , ha saputo regalarci piccole pepite di buona musica, una fusione di di Florida e Georgia, i due poli di provenienza, shakerata, in un cocktail ad alta gradazione, con elementi aggiunti di soul e R&B da Memphis, il vigore del miglior roots-rock americano, senza dimenticare, per carità, il blues, più volte evocato https://www.youtube.com/watch?v=rojN_3s88RA .

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Il cambio di etichetta non mi pare abbia portato nessuna variazione nel loro stile, Grey canta in questo Ol’ Glory https://www.youtube.com/watch?v=j0xlugIvxcE sempre con una passione ed un abbandono incredibili, i suoi pard lo spalleggiano come meglio non si potrebbe e quando serve i vecchi amici Luther Dickinson e Derek Trucks forniscono i loro servizi al dobro e alla slide in alcuni brani. I Mofro sono una band dal tiro rispettabile, con le chitarre di Andrew Trube e dello stesso JJ (che si disimpegna con classe anche a tastiere ed armonica a bocca) sempre taglienti, ma capaci, a tratti, di dolcezza, la sezione fiati con Edmaiston e Marion, aggiunge un sapore speziato alle procedure, ben coadiuvata dalle tastiere di Anthony Farrell e da una sezione ritmica con il basso fondante di Todd Smallie e le variegate evoluzioni di Anthony Cole alla batteria, anche, come tutti gli altri componenti della band, ottimo vocalist di supporto. Prendiamo l’iniziale Everything Is A Song, sembra qualche perduto brano del repertorio di Ben E. King con i Drifters, un brillante R&B d’annata, innervato dai fiati e dalle armonie vocali di gruppo, con la bella melodia intonata da JJ che attinge agli stilemi della musica nera, con la voce che subito cattura l’attenzione dell’ascoltatore. The Island è anche meglio, uno slow gospel-blues dall’atmosfera rarefatta e sognante, con il dobro e la slide (probabilmente Dickinson, non ho le note sottomano), che disegnano traiettorie di grande pathos, lui canta come meglio non si potrebbe e la canzone, in un leggero crescendo, dove man mano si aggiungono i vari strumenti, è un piccolo capolavoro di equilibri sonori. Molto bella anche Every Minute, con la slide elettrica di Derek Trucks (questa lo so) aggiunta, un rock-blues sudista di grande impatto, arricchito da un pacchetto di pimpanti voci femminili, con il solito crescendo tipico della band, gli strumenti che si aggiungono gradatamente, ma con precisione quasi matematica, per creare uno sfondo perfetto per le evoluzioni vocali di Grey e, nel finale, della slide di Trucks, ancora grande musica https://www.youtube.com/watch?v=tKJVA37aEl0 .

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A Night To Remember è un altro brano sincopato, tra blues e R&B, dove la voce nerissima del nostro si fa strada tra slide e chitarra solista, il basso macina note e i fiati che lo fronteggiano mettono in luce la sua grinta incredibile. In questa alternanza di storie musicali sudiste, Light A Candle è una deep soul ballad di quelle sanguigne e coinvolgenti, mentre Turn Loose è un funky-rock della categoria “cattivi e pericolosi”, con la band che trovato un groove non lo molla più, siamo a cavallo tra New Orleans e Sly & Family Stone, con la chitarrina wah-wah che titilla la voce del leader, mentre i fiati si fanno largo nel suono d’assieme. Anche Brave Lil’ Fighter esplora territori musicali che stanno a metà tra R&R e musica nera, sempre con una carica incredibile nel reparto vocale, poi addolcita, in questa alternanza di soluzioni sonore, da un altro soul-blues come Home In The Sky, dove la slide è nuovamente protagonista del contrappunto alla voce ispirata di JJ Grey. Hold On Tight, viceversa, con una violentissima chitarra wah-wah suonata probabilmente dallo stesso JJ, vive su un call and response tra Grey e la seconda voce di Cole, in questa esplorazione delle radici “bianco-nere” della loro musica e Tic Tac Toe è uno slow blues con fiati, dagli immancabili crescendi e ripartenze, tipico della musica dei Mofro;  Ol’ Glory, la title-track è un ennesimo trascinante R&B, ritmato ed incontenibile, con voce, fiati, chitarra wah-wah ed il gruppo tutto, che si sfidano in una orgia di suoni devastante. The Hurricane, posta in chiusura, nonostante il titolo, è una ballata di impronta acustica che chiude in dolcezza questo album che conferma ancora una volta il talento di JJ Grey e dei Mofro. Esce martedì 24 febbraio.

Bruno Conti

Un Fiume Di Note Di “Rock Sudista”! JJ Grey & Mofro – This River

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JJ Grey & Mofro – This River – Alligator Records 2013

Spendere con coscienza il proprio denaro nell’acquisto dei costosissimi CD è cosa ardua, la scelta è vasta, l’offerta supera senza dubbio la domanda, e organizzare le risorse è obiettivamente difficile. Chi avrà un po’ di spregiudicato coraggio ed acquisterà il CD di JJ Grey & Mofro (uno dei gruppi di qualità che riescono ad ottenere un certo successo anche nelle chartsamericane), non rimarrà certo deluso. Vengono da Jacksonville (Florida), e il gruppo è costituito dal leader e frontman JJ Grey voce, tastiere, chitarre e armonica a bocca, Andrew Trube chitarra acustica e elettrica, Anthony Farrell piano e organo, Todd Smallie al basso, Anthony Cole alla batteria, e la sezione fiati composta da Art Edmaiston al sassofono tenore e Dennis Marion alla tromba, per un suono che si sviluppa in diversi generi tra soul, funky, R&B, blues e southern rock. Il loro esordio discografico avviene con due album a nome Mofro, ovvero Blackwater (2001) e Lochloosa (2004) distribuiti dalla Fog City, poi messi sotto contratto dalla storica label Alligator (e questo è molto indicativo) sfornano Country Ghetto (2007), Orange Blossoms (2008), la raccolta The Choice Cuts (2009), Georgia Warhorse (2010), e, buon ultimo, lo splendido live Brighter Days (2011) testimonianza del concerto tenuto alla Variety Playhouse di Atlanta ragazzi-che-grinta-jj-grey-and-mofro-brighter-days.html

Risalendo il fiume (This River) JJ Grey e i suoi Mofro incontrano il funky di Your Lady, She’s Shady e Florabama, il Rhythm’n’Blues di Tame A Wild One, 99 Shades Of Crazy e Write A Letter, il soul di Somebody Else e Standing On The Edge, il blues-funky di Harp & Drums, fino ad arrivare dolcemente alla foce del fiume con due strepitose ballate acustiche, The Ballad Of Larry Webb e la title track This River.

La musica di JJ Grey & Mofro scorre proprio come il St.John’s River che attraversa Jacksonville (a cui il disco è dedicato), a volte lenta e sinuosa (nelle ballate), più spesso impetuosa (nei brani funky), a volte spumeggiante (con il R&B e soul), ma con un groove che rimanda a nomi illustri della scena black music (James Brown e Otis Redding su tutti) e che trova una ulteriore spiccata maturità. Ascoltando This River non mi stupisce che questa band non abbia ancora sfondato in Italia (dove il mercato discografico è molto particolare, abituato a sonorità più facili), ma se però siete in vena di ascoltare della buona musica (nera), dove la musica per essere tale deve avere un’anima, qui trovate “trippa per gatti” (NDB), basta far girare il CD e stappare una birra (vi consiglio la Murphy), il resto viene da sé.

Tino Montanari

“Gregari Di Lusso” O Qualcosa di Più? Scrapomatic – I’m A Stranger And I Love The Night

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Scrapomatic –  I’m A Stranger And I Love The Night – Landslide Rec. 

Quando Derek Trucks e Susan Tedeschi hanno deciso di unire le forze sciogliendo le rispettive band, si sono lasciati alle spalle alcuni “cadaveri”, in senso metaforico naturalmente. Mike Mattison era il vocalist della Derek Trucks Band, mentre nella Tedeschi Trucks Band svolge il ruolo di background vocalist, occasionale percussionista ed autore, un ruolo che oggettivamente gli va stretto. I due chitarristi degli Scrapomatic, Paul Olsen, che è anche il secondo vocalist e co-autore con Mattison del materiale del gruppo, e Dave Yoke, l’ultimo arrivato, in passato hanno suonato nella band della Tedeschi, come occasionalmente hanno fatto anche i due componenti della sezione ritmica, Ted Pecchio, il bassista e Tyler Greenwell, il batterista. Quindi è una sorta di famiglia allargata, se aggiungiamo che gli Scrapomatic (come duo o trio) spesso aprono i concerti della band dei due coniugi. Ovviamente la band ha anche una vita propria, indipendente, nata nel lontano 1994 dall’incontro di Mattison e Olsen nelle Twin Cities e poi sviluppata in lunghi anni di concerti, fino ad approdare all’esordio discografico indipendente nel 2002 con un disco omonimo che comprendeva sia un CD che un DVD nella confezione. Poi nel 2006 sono approdati alla Alligator per Alligator Love Cry e nel 2008 alla Landslide per l’ottimo Sidewalk Caesars e ora, con calma, arriva questo I’m A Stranger And I Love The Night che, curiosamente, si apre con un brano Alligator Love Cry che non era presente nel disco dallo stesso titolo.

Mattison, forse non lo abbiamo detto, è un nero, un vocalist in possesso di una voce allo stesso tempo vellutata e rasposa come la carta vetrata, una sorta di Taj Mahal dei giorni nostri, blues, soul e rock, convivono nei suoi geni e Olsen e Yoke sono i suoi Jesse Ed Davis e Ry Cooder, sintomatico di quanto detto è quella Alligator Love Cry più volte citata, che ha un doppio riff chitarristico bluesato, alla Rising Sons o Allman, su cui Mattison appone il suo tipico vocione da bluesman vissuto. Ma il nostro buon Mike è in grado di spaziare pure in territori più rootsy, per esempio nella bellissima ballata country got soul I’m A Stranger… dove sono in evidenza anche le morbide armonie vocali di Olsen e una bella slide insinuante. O nel bar room rock di Rat Trap che ricorda la frenesia live anche del primo Springsteen alle prese con le riprese dei classici anni ’60, il tutto con le solite chitarre “cattive” in evidenza e una ritmica assolutamente in palla con il basso quasi dominante. Night Train, Distant Whistles, con la voce di Mattison che mi ricorda il primo John Popper, e i ritmi funky che si rifanno ancora ad Allmans e famiglia Trucks, ma anche all’ottimo combo JJ Grey & Mofro, altro gruppo di musicisti che sa come trattare l’argomento. Don’t Fall Apart On Me è una gentile ballata dal sapore quasi country e acustico mentre I Surrender sempre ballata è, ma di chiaro stampo sudista, ricca di deep soul e con un bell’intervento della solista di Yoke (o Olsen) che sono chitarristi di sostanza ma anche di finezza, belle le tipiche armonie vocali di sottofondo.

The Mother Of My Wolf, dal testo surreale, viceversa, è un assatanato garage rock bluesato, con la ritmica in overdrive e la voce di Mattison rauca e urlata al punto giusto e le chitarre “sporche” come si conviene. Crime Fighter è uno slow blues “lavorato” e intenso dove Mattison sfodera un falsetto fantastico mentre Malibu (That’s Where It Starts) è un’altra morbida ballata dall’apertura quasi Westcoastiana che si incattivisce strada facendo sulle ali di un’altra ottima interpretazione vocale del leader e con un inconsueto solo di sax nella parte finale. How Unfortunate For Me è uno strano brano dalla costruzione old fashioned, quasi jazzy, con una cornetta e un’aria stralunata di fondo che, come direbbe Di Pietro poco c’azzecca con il resto. The party’s over è un altro brano dalle sonorità morbide, cantato in coppia con Olsen e con le due soliste in evidenza, bello ma forse un po’ scontato e che fa calare ulteriormente la tensione del disco. Anche Gentrification Blues si muove su territori più acustici, un country blues tipo gli Stones di Beggars Banquet, ma senza quel quid in più. Tutto bello, ma dal gruppo mi sarei aspettato qualcosa in più, comunque è solo pignoleria da appassionato, perché loro sono veramente bravi e il disco merita!

Bruno Conti

I Migliori Dischi Del 2011 Appendice II. Buscadero E Addetti Ai Lavori.

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Mancava all’appello, causa leggero ritardo nella data di uscita, ma ecco anche i migliori dischi del 2011 del Buscadero, ovvero Poll 2011.

Disco dell’anno

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The Decemberists – The King Is Dead 15 voti

Immediati Inseguitori

(NDB in questa la classifica la cifre corrispondono!)

Ry Cooder – Pull Up Some Dust And Sit Down 13 voti

Lucinda Williams – Blessed 12 voti

Fleet Foxes – Helplessness Blues 10 voti

Gillian Welch – The Harrow And The Harvest 10 voti

Wilco – The Whole Love 10 voti

Ryan Adams – Ashes And Fire 9 voti

(I primi de) Gli Altri

Lou Reed & Metallica – Lulu 7 voti

Guy Clark – Songs And Stories 6 voti

James Maddock – Live At Rockwood Music Hall 6 voti

Come al solito, se volete leggere le altre posizioni e i voti dei Redattori (tutti meno la mia, perché già la sapete) vi comprate il giornale. Nel titolo del Post mi sono un po’ allargato con “addetti ai lavori”, un effetti un Addetto Ai Lavori! Visto che quest’anno il Buscadero non ha pubblicato le “preferenze” di musicisti, discografici e amici ne ho contattato uno io come rappresentante ideale trattandosi oltre che di addetto ai lavori per conto della Universal anche di un amico ed un appassionato di musica nonché destinatario dei miei strali quando le uscite italiane ritardano rispetto a quelle internazionali, per esempio la compilation Chimes Of Freedom The Songs Of Bob Dylan Honoring 50 Years Of Amnesty International, annunciata per il 31 gennaio slitta al 7 febbraio (e la colpa è sua, scherzo!). Se ci fate caso, pur essendo parte del gioco, è stato onesto e non ha infierito con prodotti della “sua famiglia”, solo il giusto! Già che c’ero ho inserito un paio di video dei brani tratti dai “Capolavori”!

(NDB* anche se ha “ciccato” proprio il titolo di un “suo disco”, come nella Settimana Enigmistica, Cerca l’errore).

Claudio Magnani 2011 In Music

2011, alcuni buoni album, senza le vette degli anni che furono.

o    ROCK:

o    1. JJ GREY & MOFRO / BRIGHTER DAYS
2. PAUL SIMON / BE BEAUTIFUL OR SO WHAT
3. DAVE ALVIN / ELEVEN ELEVEN
4. JONATHAN WILSON / GENTLE SPIRIT
5. GILLIAN WELCH / THE HARROW AND THE HARVEST
6. TOM WAITS / BAD AS ME
7. ADAM COHEN / LIKE A MAN
8. JOE HENRY / REVERIE
9. MATTHEW’S SOUTHERN COMFORT / KIND OF NEW
10. WILCO / THE WHOLE LOVE

o    ITALIANI:

o    VINICIO CAPOSSELA / MARINAI, PROFETI & BALENE
IVANO FOSSATI / DECADANCING

o    JAZZ:

o    1. MSMW / IN CASE THE WORLD CHANGES ITS MIND
2. JOHN ZORN / AT THE GATES OF PARADISE
3. ERIK FRIEDLANDER / BONEBRIDGE
4. GIACOMO GATES / THE REVOLUTION WILL BE JAZZ
5. ELIANE ELIAS / LIGHT MY FIRE

o    ARCHIVI, non in ordine, questi sono veri capolavori…

o    DEREK & THE DOMINOS / LAYLA (UNIVERSAL)
WHO / QUADROPHENIA (UNIVERSAL)
GENE CLARK / WHITE LIGHT (SUNDAZED)
BOBBY CHARLES / BOBBY CHARLES (RHINO HANDMADE)
BEAU BRUMMELS / BRADLEY’S BARN (RHINO HANDMADE)
DONOVAN / SUNSHINE SUPERMAN (SONY LEGACY)
KATE & ANNA MCGARRIGLE / TELL MY SISTER (NONESUCH)
ARTISTI VARI / DELTA SWAMP ROCK (SOUL JAZZ RECORDS)
BEACH BOYS / THE SMILE SESSIONS (EMI)
MARVIN GAYE / WHAT’S GOING ON (UNIVERSAL)

·         Cool runnings…

Claudio

Avrei anche contattato qualcun altro, vediamo se risponde, in caso pubblico!

Bruno Conti

I migliori Dischi Del 2011! Un Anno Di Musica Ter

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Capitolo tre delle mie scelte dell’anno, le riviste “serie” pubblicano almeno 50 dischi per il meglio più le categorie “speciali e quindi sono in linea, proseguiamo…

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Blackie And The Rodeo Kings – Kings and Queens

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Garland Jeffreys – The King Of In Between

 

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Jonathan Wilson – Gentle Spirit

 

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Ollabelle – Neon Blue Bird

 

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Tom Russell – Mesabi

E questa, forse, è la canzone più bella dell’anno!

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Beth Hart Joe Bonamassa – Don’t Explain

 

Questa nel disco non c’è, ma è talmente bella…

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Laura Marling – A Creature I Don’t Know

 

Anche questo avrei dovuto metterlo nei Top 10, ma purtroppo come dice la parola sono solo dieci! Non ha 21 anni è impossibile, è troppo brava!

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JJ Grey & Mofro – Brighter Days

 

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Dirk Hamilton – Thug Of Love Live

 

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The Bridge School Concerts 25th Anniversary Edition

 

E il triplo DVD concorre come migliore dell’anno nella sua categoria.

Per oggi può bastare, fine della parte tre, segue!

Bruno Conti

Ragazzi, Che Grinta! JJ Grey And Mofro – Brighter Days

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JJ Grey And Mofro – Brighter Days – Film And Live Concert Album – CD+DVD – Alligator

Anzi, per essere più chiari e precisi, azzarderei un “Minchia ragazzi, che grinta!” Ho visto che in rete per i dischi precedenti di JJ Grey & Mofro fervevano dibattiti sul fatto se facessero musica “nera”, o rock bianco, o funky marrone, grigia come i suoi capelli o qualsiasi nuance di colore vi venga in mente qui la trovate. Questo Brighter Days è un disco dal vivo come recita il suo sottotitolo e anche se non sempre l’assioma del – Caspita, ma dovrebbero fare un disco dal vivo oppure dal vivo sono fantastici – basandosi sul contenuto dei loro ottimi cinque dischi di studio precedenti nel caso del doppio manufatto in questione (perché c’è anche il DVD) si superano anche le più rosee previsioni. Si tratta di un album dal vivo fantastico registrato nella tana del lupo, The Variety Playhouse, Atlanta, Georgia, la città e lo stato che hanno “inventato” il southern rock, ma anche il deep soul viene dagli Stati del Sud e la sfida lanciata ai detentori è sicuramente vinta. Per dirla tutta JJ Grey e il suo gruppo vengono da Jacksonville, Florida, la patria dei Lynyrd Skynyrd e quindi conoscono molto bene l’argomento, ma questo doppio mi ha veramente colpito per la potenza dei suoi contenuti.

Per iniziare, e non è poco, lui ha una voce incredibile, rauca, potente ma capace anche di dolcezza e di sottigliezza, poi è un vero animale da palcoscenico con un assoluto e completo controllo sul pubblico che in vari momenti del concerto va assolutamente Gazongas (mi è scappato ma erano anni che non usavo il termine in una recensione e vuole intendere fuori di testa non di tetta). La sua aria suadente e soave e quel pizzetto luciferino non traggano in inganno, JJ Grey non tratta solo la musica del diavolo, ma anche rock, soul, funky, R&B, southern inseriti in un vorticoso shaker che frulla tutti questi stili con una irresistibile classe.

Sono quasi ottanta minuti nel CD e due ore nel DVD (preferibile, se avete tempo per vederlo) dove si gode ripetutatemente come ricci: dall’iniziale call and response fantastico tra JJ Grey, il suo batterista (e cantante) Anthony Cole e il pubblico, il ritmo è subito torrido. Un funky-rock-blues con uso di armonica che alza subito la temperatura, la voce anche distorta dal microfono dell’armonica, i fiati sincopati, la batteria e il basso che pestano di gusto, tutti i trucchi della grande musica dal vivo sono subito in azione e siamo solo all’inizio. Nella successiva A Woman una straordinaria ballata di deep soul JJ Grey inizia a titillare il pubblico con un brano che avrebbe potuto essere nel repertorio del grande Otis, con la voce che assume tonalità nere e ti emoziona per la sua carica incredibile, mentre il sassofonista Art Edmaiston comincia a scaldare lo strumento. Ma il vero protagonista è sempre Grey che incita il pubblico alla partecipazione in modo fantastico; un pubblico eterogeneo, multirazziale, bianchi, neri, giovani e meno giovani, tante donne estasiate e tutti si divertono, hanno dipinta sul volto quell’espressione ebete che ti viene quando ascolti della musica che ti prende, quando sembra che te la stai facendo addosso ma è solo concentrazione e piacere!

In Brighter Days, un pezzo superbo in un continuo crescendo da vecchie revue della soul music, più coinvolgente e travolgente con continui rilanci della sezione fiati, dell’organo, di una slide malandrina e del gruppo tutto, con quella voce straordinaria in “coppa” a tutto, si raggiunge la perfezione del genere anche se non saprei dirvi quale e il pubblico chiamato a partecipare risponde alle fantastiche evoluzioni vocali di JJ con grande calore. Ma anche lo stile raffinato, quel soul di finezza alla Gil Scott-Heron ma con la potenza di un Bill Withers, viene sviscerato in Air con il piano elettrico di Anthony Farrell chiamato al proscenio e seguito da un bel assolo jazzato di sax.

Breve interludio. Quando guarderete il DVD (perché do per assodato che lo acquisterete) oltre al concerto troverete vari intermezzi con JJ Grey nella sua casa in Florida, tra laghi, paludi ed alligatori presenti anche nei testi delle canzoni (altro che Mr.Crocodile Dundee), interviste con il boss della Alligator Bruce Iglauer, che ammette che il suo protetto non fa proprio del blues canonico ma chi se ne frega se è così bravo, e un fan ed amico, sorprendente ma non troppo, Derek Trucks (che ha suonato con loro) e che ne tesse le lodi. E tre tracce extra rispetto al CD tra cui una bollente Slow, Hot & Sweaty ricca di doppi sensi (ma anche espliciti) molto apprezzata dal pubblico femminile presente in sala.

 

In War il gruppo innesta la marcia rock e parte una travolgente cavalcata in stile southern con doppia chitarra solista che neanche i Wet Willie dei tempi d’oro e il nostro amico risponde colpo su colpo ai fendenti dell’altro chitarrista Andrew Trube senza perdere un colpo a livello vocale, sempre ad altra gradazione e con il gruppo in overdrive con organo, fiati e sezione ritmica che si scatenano sempre più. Lochloosa è il momento topico del concerto: dedicata al lago della località che loro chiamano casa e preceduta da una lunga introduzione di JJ Grey alla Springsteen, il brano è semplicemente meraviglioso, Grey viene posseduto dallo spirito del Joe Cocker di Woodstock e la canzone tra picchi e valli diventa una sorta di novella With A Little Help From My Friends, specie nella seconda parte quando inizia a urlare ed a urlare sempre più in una sorta di trance emotiva di dimensioni epiche come raramente è dato di sentire in un concerto dal vivo, una intensità che dilaga in un assolo di chitarra liberatorio dello stesso JJ Grey quasi alla Jimmy Page (che suonava nella versione originale del brano di Cocker), ma anche sulla falsariga di Freebird che è l’altra pietra di paragone per questo brano. Oltre dieci minuti di musica fantastica!

E qui è difficile superarsi anche per lui, ma ci prova: con il funky in overdrive di Dirtfloorcracker dove sfodera un assolo di wah-wah devastante che crea una immediata risposta da parte dell’altro chitarrista Trube che non scherza un c…o anche lui. Orange Blossoms era il titolo del loro esordio su Alligator ma è anche un bellissimo brano con una chitarra dal riff trillante soul alla Sam&Dave mentre Ho Cake è un travolgente funky dai ritmi alla James Brown, con JJ Grey che ne cattura alla perfezione lo spirito ma ha anche improvvise aperture e cambi di tempo in puro stile southern jazz (ammesso che esista) con la chitarra di Trube, il sax di Edmaiston e la tromba di Dennis Marion che si dividono gli assoli con spazio anche per la batteria di Cole, il basso di Todd Smallie e le tastiere di Farrell. Peccato che nella versione per il CD sia stata tagliata nel finale la presentazione della band che è uno spettacolo nello spettacolo, come lo Springsteen dei tempi d’oro con la E Street Band, con Grey che inventa aggettivi e soprannomi per i vari musicisti nella più pura tradizione delle revue soul o se preferite come gli MC dei Famous Flames di James Brown. Ma nel DVD c’è tutto.

The Sweetest Thing è un’altra soul ballad dal profondo sound cantata ancora una volta in modo fantastico e anche The Sun Is Shining Down avrebbe reso orgogliosi Otis Redding o Al Green per questo discepolo dalla voce vellutata e ricco anche di accenti gospel nel suo modo di cantare e con un altro assolo di chitarra fantastico di Grey. Si conclude come si era cominciato con il funky-soul-rock di On Fire che ancora infiamma il pubblico e la voce alla carta vetrata di JJ Grey che mi ha ricordato (anche in altri momenti del concerto) il Captain Beefheart meno estremo e più bluesy. Andrew Trube maltratta per un’ultima volta la sua chitarra e la sezione fiati, sempre ballando a tempo, lo segue, per la gioia dei presenti.

Dischi dal vivo così belli se ne fanno raramente e anche se questa è una buona annata per le uscite discografiche non lasciatevelo sfuggire.

E il nuovo album di Ryan Adams Ashes and Fire, in uscita il 10 ottobre, si annuncia come un ritorno ai fasti di Heartbreaker e Gold. Ma questa è un’altra storia.

Bruno Conti