Gli Interessanti Esordi Del Fratello Maggiore Di Ronnie. Artwoods – Art’s Gallery

artwoods art's gallery

The Artwoods – Art’s Gallery – Top Sounds/BBC

Gli Artwoods sono stati una sorta di nota a pié di pagina nella storia del rock britannico (diciamo R&B e beat), cionondimeno nelle proprie fila, oltre al leader Art Wood (fratello maggiore di Ronnie Wood), ha militato gente come Jon Lord alle tastiere e Keef Hartley alla batteria, e benché musicalmente parlando fossero dei fratelli “poveri” degli Animals, degli Zombies, o di Manfred Mann, forse l’unica loro mancanza è stata quella di non avere mai avuto grandi successi in classifica, o magari un cantante formidabile come Eric Burdon, anche se Art Wood, sia pure con una voce più stentorea e meno profonda e risonante, era un eccellente cantante, con un passato in band del giro jazz inglese, e poi nei Blues Incorporated di Alexis Korner. Comunque se volete sapere tutti i particolari della loro vicenda musicale, il CD ha un libretto di ben 24 pagine, più una mini enciclopedia che delle semplici note, assai esaustivo, fin troppo.

Il CD è una sorta di appendice al box Steady Gettin’ It – The Complete Recordings 1964–67,pubblicato nel 2014 dalla RPM/Cherry Red Records, che praticamente raccoglieva nel primo e secondo dischetto anche moltissime BBC sessions, ma curiosamente, nonostante il titolo, complete, non quelle di questa nuova ristampa: forse perché nel cofanetto c’era un CD intitolato Art Gallery, e qui troviamo Art’s Galley? Misteri della vita: comunque i 16 brani (13 se togliamo 3 “storiche” introduzioni di speaker radiofonici con il tipico accento britannico della BBC anni ’60, che imperversano anche agli inizi dei pezzi), sono estremamente godibili, tutte cover che spaziano tra il blues, il R&B e un proto beat abbastanza grintoso, con l’organo di Lord a dividersi gli spazi solisti con la chitarra di Derek Griffiths. La qualità sonora è decisamente buona  e nella session di Saturday Club del gennaio 1966 troviamo Work Work Work un successo R&B di Lee Dorsey, scritto da Alen Toussaint sotto lo pseudonimo Naomi Neville, bluesata ed atmosferica molto alla Animals, Oh My Love del marzo 1965, presente anche in una versione di aprile, ricorda i primi Beatles, quelli amanti della musica americana, con l’aggiunta di un grande assolo di organo di Jon Lord, mentre Out Of Sight dell’aprile ’65. è proprio una cover del brano di James Brown, “torbida” e ritmata il giusto, da perfetto gruppo beat.

I Ain’t Got Nothin’ but the Blues, di Duke Ellington, ma più conosciuta nella versione della Fitzgerald, è più swingata e jazzy, sempre con Lord in evidenza. I’ve Got A Woman di Ray Charles non si dovrebbe toccare, e anche se Art Wood ci prova, ovviamente “The Genius” è un’altra cosa, e comunque Keef Hartley alla batteria ci mette del suo in ogni brano e anche Griffiths non scherza come chitarrista; tra gli altri brani degni di nota una gagliarda She Knows What To Do che sembra di nuovo una outtake degli Animals, una pimpante Smack Dab In The Middle, lo strumentale That Healin’ Feelin’ di Les McCann che fa molto Wes Montgomery/Jimmy Smith, per le 12 battute classiche Black Mountain Blues dal repertorio di Bessie Smith e How Long How Long Blues di Leroy Carr. E in chiusura forse il brano migliore, una vibrante versione di Don’t Cry No More di Solomon Burke. Molto piacevole e ben fatto, per chi vuole scoprire questa band dimenticata dal tempo. Al solito, vista l’etichetta, di non facile reperibilità.

Bruno Conti

Robusto Spessore Chitarristico, In Tutti I Sensi. Danny Bryant – Temperature Rising

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Danny Bryant – Temperature Rising – Jazzhaus Records

Questo Temperature Rising segna la seconda collaborazione di Danny Bryant con il produttore (e tastierista aggiunto) Richard Hammerton, che in un certo senso è l’omologo di Kevin Shirley rispetto a Bonamassa, forse senza averne il pedigree e la classe http://discoclub.myblog.it/2013/04/14/piovono-chitarristi-1-danny-bryant-hurricane/ . Si potrebbe dire, segnando una sottilissima differenza, da azzeccagarbugli di manzoniana memoria, che lo stile di Bryant è passato dal blues-rock del passato al rock-blues. Mi rendo conto che si tratta di spaccare un capello in quattro o di studiare il sesso degli angeli, ma mentre nei primi album (e ancor di più nei Live) la quota blues era preponderante sul rock, ora il rock, a tratti anche più heavy e di maniera, è diventato il principale componente degli album di Danny. La passione per Hendrix ed altri guitar heroes del passato è stata sempre presente, come quella per il suo mentore Walter Trout, aiutato disinteressatamente da Bryant e dalla sua famiglia nelle recenti vicissitudini di salute, ma il sound ha preso questa piega leggermente più “commerciale” che qualcuno valuta positivamente, e che in altri, tra cui il sottoscritto, lascia un piccolo rimpianto verso le passate avventure del corpulento chitarra inglese.

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Intendiamoci, il nostro amico suona la chitarra sempre alla grande, ma i ritocchi estetici al suono e alla voce, con l’aggiunta di echi, parecchie tastiere e un suono più complesso, ma forse anche meno immediato e rude, indicano questa svolta rock-blues. Niente cover come in passato (Hiatt, Dylan, Hendrix, i vari King del blues), ma nove brani che portano la firma di Danny Bryant stesso e che, come di consueto, spaziano dai rockers tiratissimi alle ballate liriche ma energiche, un po’ à la Gary Moore per intenderci, quelle che vengono definite “heavy ballads”! Best Of Me, subito con pedale wah-wah innestato a manetta e tastiere alla Jon Lord, entra in rotta di collisione con la musica del Bonamassa più duro, una sorta di rivale in questo genere, pur se il chitarrista newyorkese sembra essere tornato verso il blues-rock-soul dei primi tempi. Anche Take Me Higher, è sempre nei dintorni Zeppelin, Deep Purple, più cadenzata, ma sempre con chitarre ovunque, e qui Bryant nel suo solismo non è secondo a nessuno, anche se certe forzature di Hammerton nel suono si faticano a digerire. Ottime viceversa Nothing At all, un quasi R&R con un bel pianino che si riallaccia al suono più classico di Danny e la solida ballata Together Through Life, melodica ed evocativa, ben cantata e con un lirico assolo nel finale, forse un filo ruffiana nella costruzione sonora https://www.youtube.com/watch?v=MUr7hupLym0 .

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Razor Sharp è decisamente più bluesata, sempre con l’organo di Hammerton a conferire grinta al suono, ma con la chitarra tagliente e possente come di consueto, perché questo signore, non va dimenticato, è un gran manico, e la solista viaggia che è un piacere https://www.youtube.com/watch?v=N5YUchdV_Mc . Temperature Rising risveglia ricordi Claptoniani, epoca Cream, i soliti Deep Purple, per la presenza costante delle tastiere e in generale il suono hard-rock anni ’70, quindi epoche gagliarde https://www.youtube.com/watch?v=WWenJjSkl_0 . Time è un bel lento, ricco di atmosfera, con un groove quasi sognante della ritmica (dove non c’è più Ken, il babbo di Bryant, al basso) che poi in crescendo ci porta verso la “consueta” ma graditissima esplosione della solista, con grande controllo di toni e timbriche, una formula forse risaputa ma sempre efficace, se la tecnica ti assiste https://www.youtube.com/watch?v=4hsPc9XvFpY   . Mystery è un pezzo decisamente blues, il più vicino al “vecchio” Bryant, grinta quasi alla Rory Gallagher e il vocione di Danny in primo piano, mentre la conclusione è affidata ad un’altra heavy ballad di grande intensità come Guntown, inizio scandito da un suono di campane e poi la chitarra, ben sostenuta dalle tastiere di Hammerton, si impadronisce della melodia del brano, con un ricorrente lavoro di tessitura che sfocia nel quasi inevitabile assolo liberatorio che rientra nella categoria “air guitar” davanti allo specchio. Forse, tutto sommato, mi devo dire d’accordo con chi ha apprezzato questa “nuova” svolta della carriera di Bryant, perché, a conti fatti, il CD è veramente bello e si meriterebbe anche mezza stelletta in più, un tre e mezzo quindi, Bonamassa attento!

Bruno Conti

Sempre A Proposito Di Cofanetti (In)Utili! Deep Purple – Hard Road The Mark I Studio Recordings 1968-69

deep purple hard road box

Deep Purple – Hard Road The Mark I Studio Recordings 1968-69 5 CD Parlophone/Warner 28-07-2014

Come conseguenza della suddivisione del vecchio catalogo EMI tra Universal e Warner, questo è il secondo cofanetto dedicato ai Deep Purple che vede la luce nel giro di pochi mesi in questo 2014. Un paio di mesi fa la Unversal ha pubblicato una serie di versioni concernenti Made In Japan, ora è la volta della Warner, su etichetta Parlophone, di ripubblicare i primi album della formazione inglese (Mark I, quella con Rod Evans, Nick Simper, Ritchie Blackmore, Jon Lord e Ian Paice). I più attenti avranno già notato che i CD contenuti nel box sono 5 mentre gli album registrati dalla prima formazione della band erano solo tre. Quindi una valanga di inediti? Ma figuriamoci! Semplicemente per due album su tre ci sono sia la versione mono che quella stereo e gli inediti, poche outtakes o versioni strumentali erano comunque già apparse nelle edizioni remaster del 2000. Quindi, inedita in assoluto è la versione mono di The Book Of Taliesyn, l’altra “novità” risiede nel fatto che si tratta di nuovi rimasterizzazioni targate 2014. In ogni caso, sotto c’è la tracking list completa, così potete decidere:

Disc: 1
1. And The Address (Mono Mix) [2014 – Remastered Version]
2. Hush (Mono Mix) [2014 Remastered Version]
3. One More Rainy Day (Mono Mix) [2014 Remastered Version]
4. Prelude: Happiness/I’m So Glad (Mono Mix) [2014 Remastered Version]
5. Mandrake Root (Mono Mix) [2014 Remastered Version]
6. Help (Mono Mix) [2014 Remastered Version]
7. Love Help Me (Mono Mix) [2014 Remastered Version]
8. Hey Joe (Mono Mix) [2014 Remastered Version]
9. Shadows (Album Outtake)
10. Love Help Me (Instrumental)
11. Help (Alternate Take)

Disc: 2
1. And The Address (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
2. Hush (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
3. One More Rainy Day (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
4. Prelude: Happiness/I’m So Glad (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
5. Mandrake Root (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
6. Help (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
7. Love Help Me (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
8. Hey Joe (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
9. And The Address (2003 Remix)
10. Hush (1968 Monitor Mix) [2014 Remastered Version]
11. Prelude: Happiness/I’m So Glad (2003 Remix)
12. Hey Joe (2003 Remix)

Disc: 3
1. Listen, Learn, Read On (Mono Mix) [2014 Remastered Version]
2. Wring That Neck (Mono Mix) [2014 Remastered Version]
3. Kentucky Woman (Mono Mix) [2014 Remastered Version]
4. Exposition/We Can Work It Out (Mono Mix) [2014 Remastered Version]
5. Shield (Mono Mix) [2014 Remastered Version]
6. Anthem (Mono Mix) [2014 Remastered Version]
7. River Deep, Mountain High (Mono Mix) [2014 Remastered Version]

Disc: 4
1. Listen, Learn, Read On (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
2. Wring That Neck (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
3. Kentucky Woman (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
4. Exposition/We Can Work It Out (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
5. Shield (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
6. Anthem (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
7. River Deep, Mountain High (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
8. Playground (Instrumental Outtake) [2014 Remastered Version]
9. Kentucky Woman (2003 Remix)
10. Oh No No No (Studio Outtake)
11. Playground (Remixed Instrumental Outtake)
12. River Deep, Mountain High (US Single Edit)

Disc: 5
1. Chasing Shadows (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
2. Blind (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
3. Lalena (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
4. Fault Line (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
5. The Painter (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
6. Why Didn’t Rosemary? (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
7. Bird Has Flown (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
8. April (Stereo Mix) [2014 Remastered Version]
9. Emmaretta (2012 Stereo Remix)
10. The Bird Has Flown (Early Version) [2012 Stereo Remix]
11. Why Didn’t Rosemary? (Early Instrumental Take) [Stereo Mix]
12. Blind (Stereo Mix) [2003 Remix]
13. Lalena (Stereo Mix) [Instrumental] [2014 Remastered Version]
14. April (Stereo Mix) [Part 1] [Single B-Side]
15. Emmaretta (Mono Mix) [Original Single A-Side]
16. The Bird Has Flown (Mono Mix) [Original Us Single B-Side]

https://www.youtube.com/watch?v=_4QBhC1uCP4

Bruno Conti

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*NDB Per oggi sarebbe tutto, non ho avuto tempo per altre notizie.

Volevo però quantomeno segnalarvi che il 27 giugno ci ha lasciati uno dei grandi della musica nera, Bobby Womack, It’s All Over Now per lui, come recitava il titolo del suo brano più famoso. Una piccola curiosità della sua vita, durata dal 4 marzo 1944 (nato un anno esatto dopo Lucio Dalla) al 27 giugno del 2014, era che alla morte del suo amico e mentore Sam Cooke, ne aveva sposato la vedova. Riposa in pace. E’ giusto è corretto che i Rolling Stones lo abbiamo ricordato sul loro sito e canale YouTube https://www.youtube.com/watch?v=KiC9d7JvD3A

Poteva Andare Anche Peggio…Re-Machined A Tribute To Deep Purple’s Machine Head

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Re-Machined A Tribute To Deep Purple’s Machine Head – Eagle Rock/Edel

Poteva andare peggio e pensavo che sarebbe stato un mezzo tonfo, ma evidentemente il disco, anche con 40 anni sul groppone, rimane uno degli album classici dell’hard rock all-time. L’originale è meglio? Probabilmente, anzi sicuramente sì. Ma per la bisogna verrà fatto un bel cofanetto quintuplo (dopo l’edizione doppia del venticinquennale): meglio esagerare, ormai se un gruppo, o un disco, non ha la sua bella edizione Deluxe commemorativa, meglio se pantagruelica, non conta nulla nella storia del rock. La storia di Machine Head e del suo brano/riff Smoke On The Water la conoscono tutti e la potremmo quindi “stenografare” così: Montreux ’71, concerto Zappa, incendio Casinò, Fumo sull’acqua, riff al n° 4, disco al n°1. Mi sembra chiarissimo. Il disco originale vede in azione i Deep Purple Mk II, quelli più classici, che l’anno dopo registreranno anche l’altro super classico, il doppio Made In Japan, con quattro brani ripresi proprio da Machine Head, e Who Do We Think We Are, sempre nel 1973, prima di partire con il valzer delle sostituzioni.

In un certo senso, a rappresentarli in questo tributo, c’è il bassista e cantante della versione Mark III, Glenn Hughes, che appare in due brani, perché nel terzo il suo pard Joe Bonamassa lo ha “tradito” con Jimmy Barnes. Per ovvi motivi, Hughes è forse quello più a suo agio con questo repertorio, visto che sono canzoni che avrà eseguito centinaia di volte nella sua militanza nel gruppo, anche se è più probabile che dal vivo le cantasse Coverdale. Diciamo subito che non capisco e non condivido la de-costruzione di Smoke On The Water da parte dei Flaming Lips (gruppo che peraltro apprezzo, e che nella loro versione di Dark Side On the Moon non hanno fatto male, pur con tutti i distinguo): se gli altri “ri-macchinano”, questa versione pedala contro, un po’ come avevano fatto ai tempi i Devo, con la loro de-evoluzione di Satisfaction (anche questa capìta poco ai tempi). Forse è la lotta al riff, che deve essere per forza scomposto. Comunque i compilatori del disco ne hanno messo una versione più tradizionale in apertura, per evitare l’ira funesta dei fans: però, casualmente, è un brano che era già apparso in Guitar Heaven, il disco di Santana dedicato ai classici della chitarra rock e, cantata dal tipo dei Papa Roach, Jacoby Shaddix, non si sembra una versione memorabile, un po’ latinizzata con le percussioni di Karl Perazzo, ma da 6- in pagella, ad essere generosi.

I Chickenfoot di Sammy Hagar e Joe Satriani mi sembrano più a loro agio con una Highway Star ripresa dal repertorio Live, con Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers, che curiosamente siede dietro ai tamburi anche in un’altra versione dello stesso brano, messa a fine CD, con l’arcirivale di Satriani, Steve Vai alla chitarra e ancora Glenn Hughes a voce e basso; forse meglio la seconda versione che mantiene la parte di organo di Jon Lord contro la doppia chitarra dei Chickenfoot, ma anche in questo caso, pur con tutte le infiorettature dei due virtuosi, rimane migliore la versione originale con Blackmore, che in quanto ad assoli non scherzava neppure lui. Glenn Hughes canta anche in Maybe I’m A Leo che “burnizza”, cioè rende un po’ più funky la versione della canzone, con lo sconosciuto, per me, chitarrista Luis Maldonado (lo so, ho visto che suona in una valanga di dischi, ma mi è più familiare il pilota di Formula Uno).

Discreta, come il brano, Pictures Of Home, eseguita dai Black Label Society di Zakk Wylde e francamente “scarsina” (per usare un vezzeggiativo) Never Bevore dei King Of Chaos, con uno spompato Joe Elliott, due Guns’n’Roses minori e uno Steve Stevens gigione, ma che tiene in piedi la baracca con il suo lavoro alla chitarra. Altro personaggio che con la chitarra ci sa fare è l’inesauribile Joe Bonamassa, che uno ne pensa e cento ne fa e che, come detto prima, con l’aiuto della sua band e di  Jimmy Barnes ci regala una più che onesta Lazy, quella dove più si sentiva l’organo di Lord, qui ottimamente “replicato” da Arlan Schierbaum. Per concludere i due “metallari” per antonomasia, Iron Maiden che rifanno alla loro maniera Space Truckin’, non male e i Metallica, alle prese con When A Blind Man Cries, che pur essendo stata registrata nelle sessions per Machine Head, era uscita ai tempi solo come singolo: devo dire bravi, forse la tra le cose migliori del disco, riescono anche a resistere per qualche minuto con una versione misurata prima di scatenarsi in un finale “metallico”. Sono quei dischi “piacevolmente inutili”, destinati agli appassionati del genere.

Bruno Conti    

Novità Di Settembre Parte II. Hidalgo, Nanji & Dickinson, Mark Eitzel, Larry Graham, Paul Carrack, Lucy Kaplansky, Shemekia Copeland, Pete Seeger, Preservation Hall Jazz Band, Jon Lord, Deacon Blue, Lee Ritenour Eccetera

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Siamo arrivati all’ultima settimana di settembre e il piatto delle uscite del 25 settembre è ricchissimo, per cui partiamo.

Il primo CD ha due copertine diverse (scritte blu e sfondo rosso per l’edizione americana su Blues Bureau Int’l e scritte gialle su sfondo nero per la Provogue in Europa), ma i tre teschi, 3 Skulls & The Truth, sono gli stessi e la musica contenuta pure. Si tratta di una collaborazione una tantum tra David Hidalgo dei Los Lobos, Mato Nanji degli Indigenous e Luther Dickinson dei North Mississippi Allstars (e Black Crowes). I tre si sono conosciuti durante l’Experience Hendrix Tour e hanno deciso di registrare insieme materiale scritto appositamente per l’occasione, produce Mike Varney e il sound si potrebbe definire southern-boogie-rock-blues, con tante chitarre, ma tante!

A proposito di chitarre, Joe Bonamassa, in attesa di pubblicare un nuovo album unplugged, edita anche in versione doppio CD, il famoso concerto al Beacon Theatre dello scorso anno. Per chi non ama i DVD, e stranamente sono in tanti, la Provogue vi dà l’occasione di ascoltarlo anche in dischetti audio: ho letto commenti non lusinghieri sulla qualità del suono di questa versione.

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Breve sezione dedicata alla musica nera.

Se amate il funky anni ’70, con bassi slappati (e Larry Graham, in qualità di primo bassista di Sly Stone si dice abbia inventato questa tecnica), chitarre con wah-wah, voci in falsetto e tutti gli ingredienti del genere che impazzano, potreste apprezzare questo Raise Up attribuito a Larry Graham & Graham Central Station e pubblicato dalla Razor And Tie. Indicato anche per gli amanti di Prince in crisi di astinenza, visto che il musicista di Minneapolis appare in tre brani, mentre Raphael Saadiq ne canta uno.

Shemekia Copeland è sicuramente tra le blueswomen di maggior talento (e voce, nonché peso) nelle ultime generazioni. Figlia del grande Johnny Copeland (di cui interpreta un brano in questo album), dopo una serie di quattro dischi per la Alligator, da un paio di CD è approdata alla Telarc (Concord in Europa) e questo 33 1/3 è un omaggio ai vecchi vinili. Non ricordo titoli di CD che ricordano la “ragione sociale” dei vecchi LP e comunque non è fondamentale saperlo, Produce Olivier Wood, il chitarrista dei Wood Brothers e tra i musicisti coinvolti ci sono Buddy Guy, JJ Grey, di cui viene interpretato un brano, oltre a canzoni scritte da Sam Cooke, Ain’t That Good News, e una bella versione di I’ll Be Your Baby Tonight di Bob Dylan. Quindi voce strepitosa e ottima musica, se amate il genere, blues tinto di soul, non occorre aggiungere altro.

Il terzo disco ha solo una metà “nera”, quella di Merle Saunders, grande tastierista, mentre il suo pard è Jerry Garcia. Sarebbe tutto fantastico se queste registrazioni non fossero già uscite in 50 edizioni. Ma questa volta abbiamo Keystone Companions: The Complete 1973 Fantasy Recordings, un cofanetto di 4 CD pubblicato, ovviamente, dalla Fantasy. Si tratta dei famosi concerti tenuti a Berkeley in California il 10 e 11 luglio del 1973 (sempre quelli), ma questa volta al materiale che era già uscito in precedenza in due volumi, sono stati aggiunti 7 brani, distribuiti nei vari dischetti, per un totale di circa 70 minuti. Ma come mi capita di dire spesso: non era meglio un bel CD singolo, come terzo volume della serie?

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Sezione ristampe ed “antichita”!

Parlando di cofanetti quadrupli esce queste notevole box dedicato ai 50 anni di attività della Preservation Hall Jazz Band, The 50th Anniversary Collection, pubblicato dalla Sony Legacy ripercorre in 58 brani tutta la luminosa carriera di questo glorioso gruppo di New Orleans, questo il contenuto:

Disc: 1
1. Band Introduction
2. Eh La Bas
3. Oh Didn’t He Ramble (Voice)
4. I Get The Blues When It Rains
5. St. James Infirmary (King Britt Remix)
6. Ice Cream
7. In The Evening (When The Sun Goes Down)
8. Down By the Riverside
9. Corinna, Corinna Preservation
10. I’m Alone Because I Love You
11. El Manicero
12. Do Lord (Voice)
13. St. James Infirmary
14. Just A Little While To Stay Here (Instrumental)
15. Complicated Life
16. We Shall Overcome
Disc: 2
1. His Eye Is On The Sparrow
2. Shake It and Break it
3. Nellie Grey
4. When The Saints Go Marchin’ In (Voice)
5. Little Liza Jane
6. You Don’t Love Me (Voice)
7. In the Sweet Bye and Bye
8. I’ll Fly Away
9. That Bucket’s Got A Hole In It
10. Love Song Of The Nile
11. Blue Yodel #9
12. Shine
13. Burgundy Street Blues
14. I Want A Little Girl
15. Chimes Blues
Disc: 3
1. Whenever You’re Lonesome
2. Lord, Lord, Lord, You Sure Been Good to Me (Voice)
3. Sing On (Instrumental)
4. Joe Avery (Instrumental)
5. Louisiana Fairytale
6. Shake That Thing
7. Short Dressed Gal
8. Freight Train Moanin’ Blues
9. Over In The Gloryland
10. A Good Man Is Hard To Find
11. Nobody Knows the Way I Feel This Morning
12. I Ain’t Got Nobody (Voice)
13. Amen (Instrumental)
Disc: 4
1. Tootie Ma Is A Big Fine Thing
2. Bourbon Street Parade (Voice)
3. I’m Confessin’ (That I Love You)
4. Le Petit Fleur
5. One More ‘Fore I Die
6. Shake It and Break It (Voice)
7. C.C. Rider
8. That’s A Plenty
9. Westlawn Dirge
10. Who Threw The Whiskey In The Well
11. Peanut Vendor
12. Trouble In Mind
13. A Good Gal Is Hard To Find (A Good Man Is Hard To Find)
14. Precious Lord

Ci sono anche molti duetti tratti dai loro album: Richie Havens, Andrew Bird, Tom Waits, Yim Yames, Del Mccoury e Pete Seeger.

Proprio di Pete Seeger, che ha da poco compiuto raggiunto la ragguardevole cifra dei 93 anni, ma non demorde, escono due nuovi album, entrambi per la Appleseed Recordings: uno è doppio, si chiama Pete Remembers Woody, ed è il tributo al centenario di Woody Guthrie, conosciuto nel lontano 1940 (e di cui appare un brano, proprio di quell’anno).

L’altro disco, registrato in coppia con Lorre Wyatt, si intitola A More Perfect Union, e vede tra i musicisto coinvolti, Bruce Springsteen, Tom Morello, Steve Earle, Emmylou Harris e Dar Williams (in due brani). Quindi non solo per fans di Seeger.

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Per la serie tributi, autotributi e celebrazioni (soprattutto reparto Deep Purple), ecco a voi…

L’album di Jon Lord Concerto For Group And Orchestra era già previsto in uscita per questo periodo. La scomparsa del musicista inglese lo rende una sorta di tributo postumo. Essendo stato registrato in studio, la versione CD+DVD, contiene nel DVD audio solo la versione 5.1 del disco. Questa ennesima versione vede la partecipazione dei seguenti musicisti:

Jon Lord – Hammond organ
Joe Bonamassa – guitar
Steve Morse – guitar
Darin Vasilev – guitar
Bruce Dickinson – vocals
Steve Balsamo – vocals
Kasia Laska – vocals
Guy Pratt – bass
Brett Morgan – drums

Royal Liverpool Symphony Orchestra
conducted by Paul Mann

Distribuisce la Ear Music/Edel.

Stessa casa, ma su etichetta Eagle Rock, per Re-Machined: A Tribute To Deep Purple’s Machine Head. Non preoccupatevi. il 9 ottobre esce anche il cofanetto quintuplo per il 40° anniversario della versione originale dei Deep Purple, ma ne parliamo nelle prossime settimane, per il momento:

1. Smoke On The Water – Carlos Santana & Jacoby Shaddix
2. Highway Star – Chickenfoot
3. Maybe I’m A Leo – Glenn Hughes & Chad Smith
4. Pictures Of Home – Black Label Society
5. Never Before – Kings Of Chaos: Joe Elliott, Steve Stevens, Duff McKagan, Matt Sorum
6. Smoke On The Water – Flaming Lips
7. Lazy – Jimmy Barnes with Joe Bonamassa
8. Space Truckin – Iron Maiden
9. When A Blind Man Cries – Metallica

Quello di Lee Ritenour più che un tributo è omaggio alle sezioni ritmiche: si chiama appunto Rhythm Sessions, viene pubblicato dalla Concord e i musicisti coinvolti, sezioni ritmiche e non, tra gli altri, sono Chick Corea, George Duke, Stanley Clarke, Marcus Miller, Dave Grusin, Christian McBride Dave Weckl, Vinnie Colaiuta, Sonny Emory, Melvin Davis, Larry Goldings, Patrice Rushen, Oscar Seaton, Peter Erskine, Alan Pasqua, Wil Kennedy, Tal Wilkenfeld, più i cantanti Kurt Elling e dal Sud Africa Zamajobe. Come vedete, i primi che passavano per strada.

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Per la serie a volte ritornano, un paio dall’Inghilterra e uno dagli States.

Dopo l’esperimento di reunion parziale come McIntoshRoss con il piacevolissimo The Great Lakes del 2009, per l’occasione abbiamo l’articolo originale, ovvero i Deacon Blue, The Hipsters è il primo album del gruppo da 11 anni a questa parte. E sono passati 25 anni dal primo Raintown. Tra l’altro, proprio quest’anno (lo so non ne ho parlato, ma qualcosa sfugge sempre) la Edsel ha ripubblicato tutti i vecchi CD in versione Deluxe. Anche il nuovo esce per la Edsel.

Altra “vecchia gloria”, Paul Carrack, ma lui continua a fare dischi nuovi con regolarità, ogni paio di anni. Il nuovo si chiama Good Feeling, esce distribuito in proprio, e tra i brani ci sono cover di Springsteen, Goffin-King, Nick Lowe, oltre ad un omaggio a Ray Charles e un brano scritto con l’ex Squeeze, Chris Difford. La voce è sempre molto piacevole e lui fa sempre della musica pop di buona qualità.

Dagli States Mark Eitzel. Questo disco doveva uscire sotto la sigla American Music Club, ma in seguito ad un infarto subito da Eitzel è stato rinviato più volte. Ora esce come disco solista per la Decor/Merge, si chiama Don’t Be A Stranger e secondo chi lo ha sentito è uno dei suoi migliori album in assoluto. Partecipano, l’inseparabile Vudi alla chitarra, Pete Thomas degli Attractions alla batteria e una intera sezione archi. Sentiremo!

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E per finire, dal country(bluegrass) al folk.

Prima di tutto, il nuovo Ricky Skaggs, Music To My Ears, ho perso un po’ il conto delle uscite, ma dovremmo essere intorno alla ventina. Non ha nessuna intenzione di appendere il mandolino al chiodo considerando che ha “solo” 58 anni e da parecchio i suoi dischi se li pubblica da solo su Skaggs Family. Se vi piacciono country, bluegrass e musica tradizionale in genere qui è difficile prendere delle fregature.

Reunion è il settimo album per la Red House della rinomata folksinger americana Lucy Kaplansky (che al sottoscritto, come moltissime altre cose peraltro, piace parecchio). Non ero a conoscenza di separazioni per cui direi che il titolo è solo quello di un brano dedicato alla nonna e del suo viaggio dalla Polonia al Canada agli inizi del secolo scorso. Ci sono altri brani scritti da Lucy con l’abituale collaboratore Richard Litvin, oltre a cover della collega Eliza Gilkyson, del “collega” Woody Guthrie, di Amy Correia e dei Beatles. Per gli amanti delle cantautrici, una certezza.

La famiglia Waterson è veramente tentacolare. Marry Waterson e Oliver Knight, sorella e fratello, sono i figli di Lal Waterson, nonchè collegati alla cugina Eliza Carthy e allo zio Martin Carthy, che appaiono nel disco. CD che si chiama Hidden, è il secondo che pubblicano, esce per One Little Indian, ed è il classico folk britannico elettroacustico che ci si può aspettare dai membri di questa famiglia, con lei in possesso della classica bella voce e lui che suona la chitarra elettrica ed acustica e firma i brani con la sorella. Altro che Dynasty!

Anche per questa volta, That’s All Folks. Magari, a parte, vi ragguaglio, sui nuovi 12 titoli delle ristampe di Zappa.

Bruno Conti

Se Ne E’ Andato Anche Jon Lord, “Il tastierista” Del Rock E Dei Deep Purple

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Jon Lord – Leicester 9/6/1941 – Londra 16/07/2012

E quindi alla fine se ne è andato anche Jon Lord, uno dei grandi tastieristi del rock, fondatore dei Deep Purple nel 1968, soffriva da circa un anno per un tumore al pancreas e ieri per un embolia polmonare il suo cuore ha cessato di battere.

Anche in questo anno in cui aveva scoperto la malattia non aveva smesso di fare musica, una delle sue ultime composizioni si chiamava From Darkness To Light e per settembre 2012 aveva programmato una nuova versione del suo celebre Concerto For Group And Orchestra con la partecipazione di Bruce Dickinson, Joe Bonamassa e Steve Morse tra gli altri.

Rimarrà celebre, oltre che per la sua lunga carriera, per avere scritto con gli altri componenti del gruppo, soprattutto Smoke On The Water e Child In Time, che erano le occasioni per dare libero sfogo al suo virtuosismo su quell’organo Hammond da lui collegato agli amplificatori Marshall per chitarra in grado di creare quel suono inimitabile che è una delle creazioni più originali dell’hard rock.

Se ne era andato dai Deep Purple da una decina di anni ma nei suoi concerti non mancava mai anche la musica del suo gruppo storico.

Brutta annata per la musica il 2012: Riposa In Pace anche tu!

Bruno Conti