A 76 Anni Il Suo Primo Album Di Duetti. Judy Collins – Strangers Again

judy collins strangers again

Judy Collins – Strangers Again – Wildflower/Cleopatra Records 

Prima del parlare del disco, che a scanso di equivoci, lo dico subito, è molto piacevole, due parole sui miei “amici” della Cleopatra, una etichetta che, come sapete, amo in modo particolare. Perché hanno pubblicato una Deluxe edition del CD, come ho scoperto girando in rete, ma disponibile solo per il download digitale? Qualcuno potrà obiettare che questo Strangers Again dovrebbe essere un album di duetti solo con voci maschili, mentre nelle tre bonus c’è un brano cantato con Joan Baez (oltre ad uno con Stephen Stills e un altro con i Puressence), ma il discorso dovrebbe valere pure per la versione digitale, anche se a ben guardare, essendo la Cleopatra, le tre canzoni erano già uscite tra il 2011 e il 2012 su altri dischi. Comunque, piccole polemiche a parte, l’album è tipico della discografia di Judy Collins: arrangiamenti sontuosi  e complessi, quasi barocchi, che a tratti sfociano anche in sonorità orchestrali, mescolando il gusto per il vecchio folk delle origini, quando “Judy Blue Eyes” scopriva e interpretava, a fianco di molti classici della canzone popolare, le prime canzoni di Joni Mitchell, Leonard Cohen, Stephen Stills, Sandy Denny, ma anche Dylan, Beatles, Randy Newman, mantenendo comunque anche un proprio contributo a livello compositivo, non copioso ma sempre di buona qualità. Anche nell’ultimo album Bohemian, pubblicato nel 2011, a fianco di brani di Joni Mitchell, Jacques Brel (altro grande amore), Woody Guthrie, Jimmy Webb, c’erano quattro canzoni firmate dalla Collins, e tre duetti, con Ollabelle, Kenny White Shawn Colvin, un arte che la nostra Judy ha sempre frequentato ma che per la prima volta viene a completa fruizione in questo Strangers Again.

La scelta dei compagni di avventura è quanto mai eclettica, ci sono tutti i tipi di cantanti, noti, ignoti ed emergenti e sono affrontati tutti i generi musicali, con canzoni celeberrime di grandi autori ed alcune recenti o scritte appositamente per l’occasione. La Collins si produce da sola, con l’aiuto di molti co-produttori ed arrangiatori, da Buddy Cannon a Katerine De Paul, Mac McAnally e Mickey Raphael. Alan Silverman, Sven Holcomb e altri, che alternano quel suono che si diceva all’inizio, tra un pop-rock, vogliamo chiamarlo soft rock, e un sound orchestrale, a tratti malinconico, a tratti anche pomposo, con svolte quasi obbligate nel songbook della grande canzone americana, di Leonard Bernstein e Sephen Sondheim. Non è certo un capolavoro assoluto, ma chi vuole ascoltare una delle più belle voci della canzone americana, ancora pura e cristallina a tratti, a dispetto del tempo che passa, qui troverà pane per i propri denti e anche alcuni artisti poco conosciuti che magari vale la pena di investigare. Partiamo proprio da uno di questi ultimi: Ari Hest è un nuovo (diciamo poco conosciuto, visto che ha già pubblicato una decina di album), cantautore di New York, che apre le danze con la title-track Strangers Again, una bella ballata pianistica mid-tempo avvolgente, dove si apprezza anche la voce di Hest che ha qualche punto in comune con quella di Nick Drake, anche a livello compositivo, con quei toni melanconici ed autunnali. Amy Holland è un’altra cantautrice newyorkese, con soli tre album pubblicati in 35 anni di carriera, ma la sua Miracle River è un’altra soffusa ballata elettroacustica che unisce la voce cristallina della Collins con il baritono di Michael McDonald, con risultati piacevoli anche se a tratti zuccherosi, che è il limite di McDonald quando non si dedica al soul o al rock.

Belfast To Boston è un brano di James Taylor, tratto da October Road del 2002, una bella canzone di stampo folk-rock, con Marc Cohn che fa le veci di Taylor in modo egregio, è sempre un piacere ascoltarlo. Anche When I Go, firmata dai poco conosciuti Dave Carter e Tracy Grammer https://www.youtube.com/watch?v=YLXpaTu3qEI , è un eccellente veicolo per ascoltare l’accoppiata con Willie Nelson, altro grande esperto dell’arte del duetto, bella canzone, tra country, folk e derive quasi celtiche. Make Our  Garden Grow, dall’opera Candide di Leonard Bernstein, presenta un altro strano accoppiamento, questa volta con Jeff Bridges, che non è certo un virtuoso vocale e un po’ si perde nei florilegi orchestrali del brano, ma alla fine se la cava egregiamente, anche se il brano è “molto” crossover, quasi Bocelliano, più per amanti del musical che del rock. Feels Like Home è una delle canzoni più belle di Randy Newman, che però per non volendo sfigurare a livello vocale con il soprano della Collins ha mandato avanti a sostituirlo Jackson Browne, ed il risultato è uno dei brani migliori di questo CD. Thomas Dybdahl è un altro di quei nomi che vi dicevo varrebbe la pena di scoprire, cantautore raffinatissimo norvegese, ci propone, con un falsetto particolare, la sua From Grace, altro brano composito, molto adatto alle corde vocali della Collins. Di Bhi Bhiman vi avevo già parlato da queste pagine virtuali http://discoclub.myblog.it/2012/09/09/un-musicista-dallo-sri-lanka-questo-mancava-bhi-bhiman-bhima/, e si rivela partner ideale per la rilettura di uno dei pochi brani di Leonard Cohen che Judy Collins non aveva mai inciso, una sontuosa versione di Hallelujah, e non aggiungo nulla, anzi, bellissima!

Una rara concessione a sonorità più rock, con chitarre elettriche quasi spiegate, viene utilizzata per una energica versione di un classico di Ian Tyson Someday Soon, cantata con Jimmy Buffett, che per l’occasione rispolvera il sound country-rock delle origini, deliziosa. Aled Jones è un cantante e presentatore gallese, popolarissimo nel Regno Unito, adatto per il tuffo “diabetico” in una Stars In My Eyes, di nuovo con un alto tasso di zuccheri, diciamo non è tra le mie preferite del disco. Meglio, anche se siamo sempre più o meno da quelle parti,  pop orchestrale estratto dai grandi Musical, per Send In The Clowns, il pezzo di Stephen Sondheim che però è stato anche il più grande successo discografico di Judy Collins nel lontano 1975, qui cantata insieme a Don McLean, un altro che ha sempre saputo mescolare il folk e la canzone d’autore con i brani scritti per Perry Como, il diavolo e l’acqua santa. E per concludere un altro brano scritto da un cantautore recente come Glen Hansard, nome peraltro già conosciuto ed emergente che ha un nuovo disco in uscita in questi giorni, Races è un altro dei brani più belli di questo album con le due voci che si amalgamano alla perfezione. Qui finisce la versione fisica e ci sarebbero i tre bonus della versione digitale, con la cover di Last Thing on My Mind di Tom Paxton, cantata con Stephen Stills, particolarmente bella.

Mi sono dilungato più del solito ma era l’occasione per parlare di una delle più grandi cantanti della musica americana, che almeno di nome tutti conoscono perché era il soggetto di una delle canzoni più conosciute della storia del rock, Suite:Judy Blue Eyes era infatti dedicata a lei. Ci sono sicuramente album più belli nella discografia della Collins, penso a Wildlowers, Who Knows Where The Time Goes, Whales And Nightingales, o anche i primi 5 acustici e folk, in anni recenti i tributi a Leonard Cohen e ai Beatles, oppure i tanti Live usciti negli ultimi anni, per festeggiare i 50 anni di carriera, ma questo Strangers Again conferma che la classe non è acqua.

Bruno Conti

Novità Di Settembre Parte IV. Keith Richards, Judy Collins, Dave & Phil Alvin, Robert Forster, Glen Hansard

keith richards crosseyed heart

Altre novità in uscita venerdì 18 settembre: prima di tutto il nuovo album solista di Keith Richards, Crosseyed Heart esce a 23 anni di distanza dal precedente Main Offender, ma il suo principale collaboratore è rimasto il batterista e produttore Steve Jordan, con l’aiuto di Waddy Watchel e Bernard Fowler. Quindici brani contenuti nel CD pubblicato dalla Republic/Universal (ma negli USA la catena Best Buy ne pubblica una versione con una traccia extra, che però è solo una versione alternata di Love Overdue:

1. Crosseyed Heart
2. Heartstopper
3. Amnesia
4. Robbed Blind
5. Trouble
6. Love Overdue
7. Nothing On Me
8. Suspicious
9. Blues in the Morning
10. Something for Nothing
11. Illusion
12. Just a Gift
13. Goodnight Irene
14. Substantial Damage
15. Lover’s Plea

Tra i musicisti presenti anche gli altri X-Pensive Winos Ivan Neville alle tastiere e Sarah Dash alla voce, oltre all’ospite Norah Jones che duetta con Keith in Illusion. Goodnight Irene è proprio il celebre brano di Leadbelly, l’unica cover del disco, mentre il singolo estratto dall’album è Trouble.

judy collins strangers again

Altra giovinetta, alla tenera età di 76 anni Judy Collins pubblica un nuovo album Strangers Again, per la propria etichetta Wildflowers distribuzione Cleopatra; si tratta di un disco di duetti, credo una novità assoluta per “Judy Blue Eyes” e a differenza di altri prodotti similari della Cleopatra, questa volta sembra tutto materiale originale, niente brani riciclati da altri dischi e il cast che appare nel disco comprende sia grandi nomi della musica del passato quanto interessanti personaggi emergenti. Questa la lista delle canzoni con relativi ospiti:

 1. Strangers Again feat. Ari Hest
2. Miracle River feat. Michael McDonald
3. Belfast To Boston feat. Marc Cohn
4. When I Go feat. Willie Nelson
5. Make Our Garden Grow feat. Jeff Bridges
6. Feels Like Home feat. Jackson Browne
7. From Grace feat. Thomas Dybdahl
8. Hallelujah feat. Bhi Bhiman
9. Someday Soon feat. Jimmy Buffett
10. Stars In My Eyes feat. Aled Jones
11. Send In The Clowns feat. Don McLean
12. Races feat. Glen Hansard

Un paio, Ari Hest (anche se ha pubblicato una quindicina di dischi fino a oggi e ha scritto la title-track del nuovo album https://www.youtube.com/watch?v=bjS9o5W2WSc ) e Aled Jones (cantante gallese anche lui con una discografia sterminata), non sono molto popolari, ma Michael McDonald, Marc Cohn, Willie Nelson, Jeff Bridges, Jackson Browne, Jimmy Buffett Don McLean, in ordine di apparizione, non hanno certo bisogno di una presentazione, mentre gli emergenti Thomas Dybdahl, Bhi Bhiman Glen Hansard, hanno già mostrato il loro valore in più occasioni (e di un paio abbiamo parlato nel Blog). E anche alcune delle canzoni sono molto celebri: pezzi di Leonard Bernstein, Sondheim, Randy Newman, James Taylor e l’amato Leonard Cohen con una versione di Hallelujah che non vedo l’ora di sentire!

glenn hansard didn't he ramble

Proprio Glen Hansard, uno dei partecipanti al disco della Collins, pubblicherà il 18 settembre per la Epitaph/Anti Didn’t He Ramble, il suo secondo album solista, dopo l’esordio con Rhythm And Repose del 2012, ed una lunga serie di EP usciti a cavallo dei due album. L’irlandese Hansard, ex Frames Swell Season, si fa aiutare in questo disco da due Sam, Amidon Bean (conosciuto dai più come Iron And Wine). 

Questa è la lista dei brani, l’uscita del disco è anticipata dal video di Winning Streak che conferma la classe e le qualità di questo cantautore classico, uno dei migliori delle ultime generazioni, in possesso anche di una gran voce:

Tracklist
1. Grace Beneath The Pines
2. Wedding Ring
3. Winning Streak
4. Her Mercy
5. McCormack’s Wall
6. Lowly Deserter
7. Paying My Way
8. My Little Ruin
9. Just To Be The One
10. Stay The Road

dave alvin and phil alvin lost time

Ormai sembrano averci preso gusto e vogliono recuperare il tempo perduto. Secondo disco in coppia per Dave Alvin & Phil Alvin, a poco più di un anno dal precedente Common Ground, uscito a giugno dello scorso anno e che celebrava la musica di Big Bill Broonzy, questo Lost Time è sempre un disco di blues, visto nell’ottica dei due ex Blasters, con brani di James Brown, Leadbelly, Willie Dixon, Blind Boy Fuller e Leroy Carr, e quattro pezzi dal repertorio del loro primo mentore, il grande Big Joe Turner:

1. Mister Kicks
2. World’s In A Bad Condition
3. Cherry Red Blues
4. Rattlesnakin’ Daddy
5. Hide And Seek
6. Papa’s On The House Top
7. In New Orleans (Rising Sun Blues)
8. Please Please Please
9. Sit Down Baby
10. Wee Baby Blues
11. Feeling Happy
12. If You See My Savior

A giudicare da un paio di brani che anticipano l’album in uscita per la Yep Rock, sempre il 18 settembre, hanno fatto centro ancora una volta.

e

robert forster songs to play

Altro musicista che mi piace moltissimo è l’australiano Robert Forster, prima gloria nazionale nei grandissimi Go-Betweens, insieme all’altrettanto grande Grant McLennan, scomparso per un attacco di cuore nel 2006. Forster, era dal 2008, anno in cui venne pubblicato The Evangelist (peraltro molto bello, come sempre), che non pubblicava un disco nuovo e ora rompe il silenzio con questo Songs To Play che uscirà su etichetta Tapete Records (?1?), etichetta tedesca che ha distribuito anche gli ultimi album di Lloyd Cole, antologie escluse, a dimostrazione di un certo buon gusto. Vado sulla fiducia, poi in occasione dell’uscita effettiva ci sarà un post più sostanzioso, visto che nel Blog in passato non si è mai parlato di questa musicista.

Anche per oggi è tutto, alla prossima.

Bruno Conti

Due “Signorine” Da Sposare…Musicalmente! Kim Richey – Thorn In My Heart/Amy Speace – How To Sleep In A Stormy Boat

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Kim Richey – Thorn In My Heart – Yep Roc Records 2013

Amy Speace – How To Sleep In A Stormy Boat – Windbone records 2013

Oggi vi parlo di queste due cantautrici, stranamente accomunate dal fatto che sono particolarmente stimate dalla grande Judy Collins (Amy Speace ha pubblicato anche lei dei CD per la Wildflower di proprietà di Judy).

Partiamo dalla più “stagionata”: Kim Richey (è del ’56), originaria dell’Ohio, dopo una vita vagabonda, è approdata a Nashville in cerca di fortuna, costruendosi un bagaglio di esperienze ed emozioni, valorizzate attraverso la sua voce. All’esordio con l’album omonimo Kim Richey (95)ha fatto seguire dischi dove il suono diventa più pop e ricercato come Bitter Sweet (97) e Glimmer (99), per poi approdare alla Lost Highway con Rise (2002, album) con alcune interessanti partecipazioni come l’ex Green On Red Chuck Prophet e Pete Droge (uno dei tanti talenti mancati) e l’immancabile Collection (2004). Dopo una lunga pausa, nuovo cambio di casacca (Vanguard Records) e ritorno in studio per pubblicare Chinese Boxes (2007) e Wreck Your Wheels (2010) con sonorità che ricordano Lucinda Williams (anche nel timbro vocale e nella sofferta interpretazione dei brani).

In questo Thorn In My Heart, prodotto dal pluridecorato Neilson Hubbard, Kim si accompagna con validi musicisti del valore di Carl Broemel dei My Morning Jacket  alla pedal steel, Pat Sansone dei Wilco alle armonie vocali, Will Kimbrough alla chitarra acustica e Kris Donegan alle chitarre elettriche, e  avendo come ospiti nei duetti “personcine” come Jason Isbell e la rediviva Trisha Yearwood. Il disco mischia folk, rock e country in modo disteso e piacevole, a partire dall’iniziale Thorn In My Heart, proseguendo con le splendide ballate London Town (con il corno francese di Dan Mitchell) e Angel’s Share accompagnata nel ritornello da un violino delizioso, passando per il duetto con Isbell e le armonie vocali di Trisha Yearwood nel pregevole country Break Away Speed, e ancora il valzer sognante  di Love Is, con un pianoforte scintillante, per finire con la sofisticata I’m Going Down, la folk song Take Me To The Other Side e la chiusura cupa e rallentata, ma affascinante, di Everything’s Gonna Be Good .

La seconda, Amy Speace, è di Baltimora, ha una storia musicale più breve rispetto alla Richey e il suo stile è un insieme di generi musicali diversi. Amy infatti fonde rock, blues, country e folk, si scrive le sue canzoni, e con la sua voce bella e tersa si è fatta conoscere fino ad essere scelta dalla Collins. Non è una “novellina”, il suo disco d’esordio (ma già prima, nel 1998, faceva parte di un duo folk Edith O con Erin Ash, che ha pubblicato un album, Tattoed Queen), Fable (2002) è stato realizzato con il finanziamento e le donazioni dei fans (ormai è una consuetudine dilagante), e dopo una vita “on the road” con la sua fidata band Tearjerkers, incide Songs For Bright Street (2006), anche lei incide per la Wildflower della Collins e The Killer In Me (2009), prodotto da James Mastro e Mitch Easter che la porta ad avere una certa visibilità nell’ambito del settore musicale e che verrà ripubblicato nel 2014 dalla sua etichetta, la Windbone.

Come il CD della Richey, anche questo How To Sleep In A Stormy Boat (finanziato nuovamente da fans e “amici”)  è prodotto dal “prezzemolino” Neilson Hubbard (piano e chitarre nonché collaboratore di Matthew Ryan e Garrison Starr), ritroviamo Kris Donegan alle chitarre, Michael Rinne al basso, Evan Hutchings alla batteria, Dan Mitchell tromba e tastiere, Jill Andrews alle armonie vocali, e le collaborazioni di ospiti di riguardo come Mary Gauthier e John Fullbright, per un lavoro molto particolare che la Speace costruisce ispirandosi alle opere di William Shakespeare. E l’iniziale The Fortunate Ones in duetto con la grande Mary Gauthier è subito da brividi, con degli splendidi violini in sottofondo, violini che accompagnano anche How To Sleep In A Stormy Boat. La voce baritonale di John Fullbright introduce The Sea & The Shore cantata in duetto con Amy, a cui fanno seguito l’intro a cappella di Bring Me Back My Heart, l’elettroacustica Hunter Moon, passando per le melodie sognanti di Left Me Hanging e Perfume, per concludere con le dolci confessioni acustiche di Feather & Wishbones e la ballata pianistica Hesitate cantata al meglio, come la miglior Judy Collins; le note del libretto sono firmate da Dave Marsh, uno dei migliori giornalisti musicali americani e per anni biografo di Springsteen.

Kim Richey e Amy Speace non saranno sicuramente il futuro cantautorale americano (non hanno forse una personalità straripante), ma trovando parecchie affinità elettive con colleghe come Mary Gauthier, Lucinda Williams, Mary Chapin Carpenter  (per citare le più brave), per chi scrive sono, senza alcun dubbio, la conferma della rinascita del rock d’autore al femminile.

Tino Montanari

100 Anni + Uno! Woody Guthrie At 100! Live At The Kennedy Center

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Woody Guthrie At 100! Live At The Kennedy Center – CD+DVD – Sony Legacy

Lo scorso anno, il 14 luglio, si festeggiavano 100 anni dalla nascita di Woody Guthrie e il 14 ottobre al Kennedy Center di Washington, DC, si è tenuto un concerto per ricordare l’Anniversario. Hanno partecipato alcuni dei nomi più importanti della musica americana (ed uno scozzese in trasferta), folk, country, blues e bluegrass, di qualità in generale. Questo è il resoconto, track-by-track, del DVD che è stato ricavato dall’avvenimento, il CD dura 77 minuti, il DVD, una ventina di di più, ma visto che vengono venduti insieme, al prezzo di poco più di uno, vale lo sforzo dell’acquisto anche per coloro che sono contrari per principio all’acquisto dei DVD musicali, in fondo qui c’è anche il CD.

1. Howdi Do — Old Crow Medicine Show Vestiti come dei sopravvissuti al periodo della depressione i primi a presentarsi sul palco sono gli Old Crow Medicine Show di Ketch Secor, il sestetto procede a dimostrare perchè sono una delle migliori string bands in circolazione, in bilico tra country e bluegrass, come nella indiavolata 2. Union Maid — Old Crow Medicine Show

3. This Is Our Country Here — Jeff Daniels Il primo intermezzo parlato da parte di uno degli ospiti della serata viene seguito da quello che viene indicato come uno degli eredi migliori di Woody Guthrie (e di Bob Dylan), 4. Ramblin’ Reckless Hobo — Joel Rafael è un bellissimo bravo, reso in modo dylaniano come pochi altri sapranno fare nel corso della serata.

5. Hard Travelin’ – Jimmy LaFave Questo signore texano, in trio, con mandolino e fisarmonica si conferma uno dei migliori cantautori del panorama americana.

6. Riding In My Car — Donovan Visto che il bardo di Duluth non era disponibile per la serata la cosa più vicina era il menestrello scozzese, Donovan Leitch si conferma ancora una volta animale da palcoscenico facendo cantare il pubblico con la sua disincantata simpatia e una canzone presa dal repertorio di Woody per bambini, incisa per la prima volta nel 1965.

7. I Ain’t Got No Home — Rosanne Cash with John Leventhal In rappresentanza della famiglia Cash, Rosanne, accompagnata dal marito John Leventhal e dalla sua bellissima voce regala una dei momenti salienti della serata con una canzone che lei stessa definisce perfetta, e quella che segue 8. Pretty Boy Floyd — Rosanne Cash with John Leventhal non è da meno, uno dei capolavori assoluti di Guthrie, con un po’ del boom chicka boom di babbo John nella chitarra di Leventhal

9. I’ve Got To Know — Sweet Honey In The Rock In rappresentanza del gospel e della città di Washington, con i loro intrecci vocali ancora integri dopo una lunghissima carriera.

10. House Of Earth — Lucinda Williams Alle prese con un inedito consegnatole da Nora Guthrie pochi mesi prima e completato per l’occasione, il brano viene eseguito dal vivo per l’occasione e per la prima volta dalla Williams, bella versione, anche se molti non amano Lucinda!

11. Pastures Of Plenty — Judy Collins Un altro dei brani folk più celebri di Woody Guthrie eseguito da una delle leggende di questa musica e da una delle voci più incredibili mai espresse dal genere ancora stupenda dopo tutti questi anni, solo piano, chitarra acustica e voce, grande versione.

12. Ease My Revolutionary Mind — Tom Morello Ovviamente il chitarrista dei Rage Against The Machine, grande amico e collaboratore di Springsteen e cantante folk, non necessariamente nell’ordine, sceglie uno dei brani più politici e di “battaglia politica” del cantante di Okemah e si presenta sul palco con una band “springsteeniana” composta da molti dei protagonisti della serata, in particolare molti Old Crow Medicine Show e Jackson Browne che tornerà più tardi, un altro dei momenti migliori della serata. 

13. Deportee — Ani DiFranco with Ry Cooder and Dan Gellert Altro grandissimo chitarrista al servizio di una delle cantautrici più valide delle ultime generazioni alle prese con un’altra canzone bellissima (ma ce ne sono di brutte) e forse la preferita in assoluto di chi scrive del repertorio di Guthrie. Il violino di Gellert e la chitarra “discreata” di Cooder aggiungono magia ad una canzone che Ani DiFranco canta benissimo, con rispetto e partecipazione, come è giusto che sua.  

14. I Hate A Song (spoken word) — Jeff Daniels Secondo ed ultimo intervento parlato da parte del noto attore americano

15. You Know The Night — Jackson Browne Un altro degli highlights della serata, Jackson è già apparso in altri tributi alla musica di Woody Guthrie e anche in questa serata conferma la sua classe, un altro brano “inedito” completato da Browne, con il grande Rob Wasserman al contrabbasso, che per ragioni televisive non appare nella versione monstre da 20 minuti che era stata pubblicata su Note Of Hope, bellissima comunque!

16. So Long, It’s Been Good To Know Yuh — Del McCoury Band with Tim O’Brien Di nuovo country e bluegrass per una delle migliori formazione nel genere, aumentata per l’occasione da Tim O’Brien nel primo brano e da Tony Trischka per lo strumentale 17. Woody’s Rag.

18. Do Re Mi — John Mellencamp C’era già 25 anni in A Vision Shared e canta di nuovo lo stesso brano, ma è uno dei più celebri e coinvolgenti del repertorio di Guthrie, chi meglio dell’ex “Coguaro” Mellencamp per eseguirlo?

19. 1913 Massacre — Ramblin’ Jack Elliott Altro pezzo da 90 sul palco per un altro dei cavalli di battaglia del repertorio di entrambi, la cui melodia venne usata da Dylan per scrivere la prima canzone da lui incisa, Song For Woody. Ramblin’ Jack Elliott gli 80 li ha passati da un pezzo e non si direbbe (o forse sì?) ma rimane un grande e merita rispetto.

20. Nora Guthrie (spoken word) Un breve saluto dalla figlia e poi tutti insieme appassionatamente sul palco per il gran finale con i due brani più celebri, tra cui il secondo inno americano.

21. This Train Is Bound For Glory — All Performers

22. This Land Is Your Land — All Performers

Bella serata, da avere!

Bruno Conti

Novità Di Maggio Parte IV. Valerie June, Deerhunter, Sallie Ford, Ruth Moody, Turchi, Amy Speace

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Proseguiamo con le liste delle uscite di maggio (che in una settimana hanno già superato quelle di tutto Aprile) e esaminiamo un bel terzetto di voci femminili.

La prima si chiama Valerie June, viene da Memphis, Tennesse. Non è del tutto nuova alle scene musicali, anzi, ha già pubblicato due album e un EP nel 2010 in collaborazione con gli Old Crow Medicine Show. Già, perché nonostante le apparenze esteriori, non fa jazz, blues, soul o hip-hop, anche se qualche piccolo elemento di questi generi appare. Si potrebbe definire folk-blues-gospel con elementi rock, co-produce, con Kevin Augunas, Dan Auerbach dei Black Keys, che ha firmato anche parecchi dei brani con la stessa Valerie, il disco si chiama Pushin’ Against A Stone (in ricordo delle difficoltà incontrate nella vita e nella carriera), esce per la Sunday Best Recordings in Europa e verrà pubblicato ad agosto dalla Concord negli States (pur essendo lei americana). Il suono e la voce hanno un che di old fashioned ed affascinante mescolato a sonorità più moderne, il tutto sembra assai interessante, una cantante e chitarrista da tenere d’occhio. Tra i musicisti che suonano nell’album si segnala anche la presenza di Booker T. Jones.

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Anche Sallie Ford con i suoi Sound Outside è da tenere d’occhio (e a portata d’orecchio). Il disco si chiama Untamed Beast esce in questi giorni per la Fargo inglese (anche se per la verità era già stato pubblicato a febbraio negli Stati Uniti con copertina differente, dalla Partisan, processo inverso rispetto a quello per Valerie June) si tratta del secondo CD per il gruppo e si vi sono piaciuti gli Alabama Shakes qui c’è trippa per gatti, voce della madonna, rock, blues, anni ’60, soul, surf, R&R senti che roba… poco “originale”, dirà qualcuno a cui non piacciono, pazienza, non salveranno il mondo della musica neppure loro ma ci mettono almeno una grande energia!

Ruth Moody, nata in Australia, ma da anni residente in Canada, è una signora cantautrice, ma è anche un terzo delle Wailin’ Jennys, ha cantato nell’ultimo Privateering di Mark Knopfler, che ora ricambia il favore apparendo in These Wilder Things il nuovo ottimo album solista della Moody, credo il secondo a nome proprio ma ha partecipato a una valanga di progetti musicali. Il CD esce in Canada per la True North e in America per la Red House, entrambe sinonimo di buona musica.

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Nuovo disco per una delle istituzioni dell’indie-rock americano, da Atlanta, Georgia i Deerhunter, che con Monomania, pubblicato in questi giorni dalla 4 AD, toccano il sesto album in una decina di anni di attività.

Mamma li Turchi, questa ve la dovevate aspettare! Lo so non si fa, torno serio, questo Live In Lafayette è già il secondo Cd che pubblicano, etichetta Devil Down Records, quella del giro North Mississippi All-Stars, nel primo disco di studio infatti c’era come ospite anche Luther Dickinson oltre al trio classico con Reed Turchi, solista, slide micidiale e voce, Andrew Hamlet basso e Cameron Weeks batteria. Il sottotitolo del nuovo abum recita “Kudzu Boogie From Swamplandia” e ci sarebbe poco da aggiungere, John Troutman alla pedal steel e Brian Martin completano la formazione per questo disco dal vivo, date una ascoltatina…

Nel primo brano a duettare con Amy Speace appare Mary Gauthier, nel quarto brano The Sea And The Shore il bravo John Fullbright, ma questo How To Sleep In A Stormy Boat pubblicato dalla Thirty Tigers, dopo una Kickstarter Campaign che ha finanziato il disco, è il quinto album pubblicato dalla cantautrice di Baltimora che ha una fan speciale in Judy Collins. Il CD è molto bello, una voce che si colloca a metà tra Lucinda Williams, Mary Chapin Carpente e le cantanti folk-rock classiche (molto della Collins anche), una manciata di belle canzoni, ancora buona musica in definitiva.

Per il momento è tutto, alla prossima settimana per la rubrica (mentre già nel corso di questa vi “toccheranno” un po’ di recensioni sui dischi che non sono rientrati nelle anticipazioni, Savoy Brown Live, Jason Elmore Hoodoo Witch, Cassie Taylor, Johnny Winter Live In Spain, Simon McBride, Johnny Vivino Live, insomma la solita razione mensile di blues e rock), ma anche altro, vado all’ascolto e al lavoro!

Bruno Conti

“Nostra Signora” Del Folk! Judy Collins – Live At The Metropolitan Museum

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Judy Collins – Live At The Metropolitan Museum – Wildflower Records 2012 – DVD – CD

Tra i pochi regali di Natale che ho ricevuto, mi fa estremamente piacere recensire questo DVD di Judy Collins  (che è stato già segnalato dal titolare del blog circa un mesetto fa con relativo video). Registrato il 16 Agosto scorso al Metropolitan Museum Of Art di New York,  nella sala dove fa bella mostra di sé il Tempio di Dendur: ed è in questa suggestiva location che la Collins (con Joan Baez e Joni Mitchell, una delle grandi voci della scena folk americana degli anni ’60 e non solo), celebra il 50° anniversario della sua carriera in uno show straordinario, con la partecipazione di vari artisti, coinvolti in duetti e nella rivisitazione di classici della musica americana.

Infatti entrano in scena, di volta in volta, chiamati dalla “musa” Judy, Ani DiFranco, in una sentita rilettura di Pastures Of Plenty di Woody Guthrie, il poco conosciuto ma bravo Kenny White in una versione di Helplessly Hoping di Crosby, Stills and Nash e in Veteran’s Day, Chris Bailey con Some Day Soon, l’amica Shawn Colvin in Since You’ve Asked, e una maestosa Moon Is A Harsh Mistress dal repertorio del leggendario Jimmy Webb. A completare la scaletta del concerto, la Collins pesca da una selezione straordinaria, con brani di Joni Mitchell (Both Sides Now), Joan Baez (Diamonds & Rust), Bob Dylan (Mr. Tambourine Man), una deliziosa Send In The Clowns tratta dal Musical di Stephen Sondheim A Little Night Musice non poteva certo mancare Suzanne del grande Leonard Cohen, eseguita al pianoforte, con relativa dedica all’autore, da lei, in un certo senso, scoperto e lanciato.

Tanto tempo è passato dai nostalgici giorni del Greenwich Village, ma la “nostra signora” Judy Blue Eyes non perde occasione di ricordare le sue origini, e fortunatamente, questo concerto è l’occasione per far rivivere ai suoi ammiratori (che spero non siano pochi) quella indimenticabile esperienza. Per chi scrive, questo è il mio “Concerto di Natale”, e sarei contento che fra tanti regali inutili, questo DVD fosse l’eccezione. Buone feste e l’augurio di un anno migliore.

Tino Montanari

Novità Di Novembre (E Altro) Parte III. Allan Taylor, Radiators, Southside Johnny, Scott Walker, Judy Collins, Great Big Sea, Devotchka, Kirsty McGee, Shelby Lynne, Alicia Keys, Mumford and Sons, Elvis Costello, Rage Against The Machine, Eccetera

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Pensavo di avere esaurito la disamina di tutto il materiale in uscita nel mese di novembre (e qualcosa che come sempre era sfuggito) e invece mi sono accorto che c’era ancora moltissimo che bolliva in pentola a livello discografico, per cui passiamo alle uscite del 27 novembre (e altro).

Quel cofanettino che vedete effigiato qui sopra è l’ultima opera di Allan Taylor (che peraltro ha anche registrato per l’occasione un nuovo album che uscirà nel 2013). Il titolo del doppio CD è Down The Years I Travelled e prende il titolo dall’unico brano nuovo contenuto in questa antologia rimasterizzata, tratta dal materiale registrato negli anni ’80 e ’90 e che non ha mai avuto una grande distribuzione. La Stockfish Records provvede a renderlo di nuovo disponibile. Non è forse il meglio in assoluto della produzione del grande cantautore folk britannico che risiede nei suoi dischi usciti in origine per la United Artists e ristampati in CD dalla BGO, ma se volete scoprire una delle voci più interessanti e poco conosciute della scena inglese si può iniziare anche con questo album. Tra i musicisti coinvolti ci sono anche Chris Leslie e Martin Allcock dei Fairport Convention, Rick Kemp degli Steeleye Span e altri altrettanto validi anche se meno conosciuti. Oltre al meglio della produzione di quel ventennio ci sono anche un paio di cover di qualità come Don’t Think Twice di Dylan e Across The Borderline della coppia Hiatt-Cooder. Il disco sarebbe uscito da oltre un mesetto ma il problema sta proprio nella reperibilità e nel prezzo sostenuto, in virtù di una bella confezione con libretto di 60 pagine. Oltre una 30ina di euro per 21 canzoni in effetti non è poco. 

I Radiators (From New Orleans) sono da sempre una delle mie formazioni preferite del sottobosco (di classe) della musica americana: degni “confratelli”, con gli Amazing Rhythm Aces, del filone che ha dato vita a formazioni come i Little Feat e la Band, il gruppo è sempre stato tra i protagonisti principali dell’annuale New Orleans Jazz and Heritage Festival che si svolge nella città della Louisiana. Parrebbe che questo The Last Watusi sia il loro canto del cigno dopo 33 anni di onorata carriera: registrato al Tipitina nel corso di 3 serate il 9 10 e 11 giugno del 2011, questo triplo CD raccoglie il meglio della loro produzione e un paio di cover ben scelte, come You Aint Goin’ Nowhere di Bob Dylan e Brand New Tennesse Waltz di Jesse Winchester. Grande band e grande concerti, dopo la vendita sul loro sito sarà disponibile anche attraverso i soliti canali di vendita nei prossimi giorni su etichetta Radz Records.

Credo che l’ultimo disco non dico orecchiabile ma ascoltabile di Scott Walker sia stato The Climate Of Hunter del 1984, che si potrebbe paragonare (spannometricamente) a un disco “complicato” di David Sylvian, però suonato con Mark Knopfler, Mark Isham, Peter Van Hooke, il batterista di Van Morrison, ma anche il noto sassofonista e improvvisatore free jazz Evan Parker e Billy Ocean, quello del tema del film Il gioiello del Nilo. Quindi sacro e profano per uno che ha iniziato negli anni ’60 in un gruppo, i Walker Brothers, dove nessuno si chiamava Walker di cognome e non erano neppure fratelli, però facevano della musica pop eccellente come The Sun Ain’t Gonna Shine Anymore. Poi una prima carriera solista più sofisticata e dedicata alla divulgazione diretta e indiretta in lingua inglese dell’opera di Jacques Brel, ma non solo ovviamente. Una reunion “laboriosa” dei Walker Brothers. Che dopo Climate Of Hunter ha portato, una decina di anni dopo ad un disco come Tilt con citazioni di Pasolini e la musica di alcuni brani (va bene, uno) che veniva paragonata al frinire delle zampette di un insetto (giuro). Quella categoria di musica che rimanda (per avere un’idea di cosa aspettarvi) al Peter Hammill più criptico con i Van Der Graaf o al Captain Beefheart di Trout Mask Replica, insomma dischi che non si ascoltano proprio tutti i giorni ( e neppure tutti gli anni). Questo nuovo Bish Bosh (titolo che nella interpretazione dello stesso Walker ha tre significati diversi, uno dei quali coinvolge il pittore fiammingo ma potrebbe essere anche “lavoro fatto) non scherza neppure lui con brani intitolati Epizootics, Corps de Blah e la epica (oltre 20 minuti) SDSS1416+138 (Zercon A Flagpole Sitter) che coinvolge le coordinate di piccole stelle lontane e il buffone di corte di Attila, per riassumere molto. Ma anche un brano come The Day “The Conducator” Died (An XMas Song) che racconta la storia della morte di Ceausescu avvenuta il giorno di Natale del 1989. A parte questo brano che ha qualcosa dell’epica natalizia di certe musiche hollywoodiane, il resto (per quello che ho potuto sentire velocemente) coinvolge le atmosfere musicali sopraccitate e molto altro, musica colta e complessa. Insomma non è musica facile che uno non sempre riesce a sentire, bisogna entrare nello stato d’animo giusto, quelle due volte l’anno (anche se la trovo affascinante, come pure il personaggio). Il tutto uscirà il 4 Dicembre per la 4AD in CD o vinile.

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Il primo titolo di questo trittico è uscito da qualche tempo, gli altri due sono in uscita in settimana.

Quel Southside Johnny & The Asbury Jukes Men Without Women Live 7-2-11 Asbury Park NJ, in teoria è uscito già da tempo (la scorsa estate, a giugno)), però è disponibile per la vendita solo sul loro sito oppure per il download digitale su Leroy Records. Si tratta. come vedete, della registrazione di un concerto tenuto lo scorso anno a casa loro, quando in una serata hanno eseguito interamente l’album di Little Steven Men Without Women più tre brani del loro repertorio a conclusione dello show. Strana scelta, ma questo è. Inutile dire che la reperibilità non è massima, ma era giusto segnalarlo per i fan.

Il Live At The Metropolitan Museum of Art di Judy Collins esce in questi giorni per la propria etichetta, la Wildflower Records, sia in CD che DVD. Una performance ripresa dalla TV americana per ricordare i 50 anni di carriera anche della grande “Judy Blue Eyes” con molti classici, tra cui Both Sides Now, Diamonds And Rust, Helplessy Hoping, Mr. Tambourine Man, Moon Is Harsh Mistress, Send In The Clowns, Pastures Of Plenty e la partecipazione di Shawn Colvin, Ani DiFranco, Kenny White e Jimmy Webb.

XX dei Great Big Sea ovviamente non è un film hardcore ma ricorda i 20 anni della loro carriera in una doppia antologia tratta dal meglio dei loro 10 dischi e 2 DVD. Pubblicato dalla loro etichetta e dalla Warner Music Canada da qualche settimana, ha questo contenuto:

Disc 1 – Pop

Track listing

  1. “Born to Believe”  – 3:45 (Previously Unreleased)
  2. “What Are You At”  – 3:10 (From Great Big Sea)
  3. Run Runaway”  – 2:50 (From Up)
  4. “Goin’ Up”  – 3:11 (From Up)
  5. When I’m Up (I Can’t Get Down)”  – 3:23 (From Play)
  6. Ordinary Day”  – 3:09 (From Play)
  7. “How Did We Get From Saying”  – 3:47 (From Play)
  8. Consequence Free”  – 3:14 (From Turn)
  9. “Feel It Turn”  – 3:47 (From Turn)
  10. “Boston and St. John’s”  – 3:47 (From Turn)
  11. “Sea of No Cares”  – 3:41 (From Sea of No Cares)
  12. “Clearest Indication”  – 4:12 (From Sea of No Cares)
  13. “When I Am King”  – 2:31 (From Something Beautiful*)
  14. “Something Beautiful”  – 3:47 (From Something Beautiful*)
  15. “Love Me Tonight”  – 4:12 (From Fortune’s Favour)
  16. “Walk On The Moon”  – 3:35 (From Fortune’s Favour)
  17. “Live This Life”  – 4:39 (Previously Unreleased)
  18. “Nothing But A Song”  – 3:02 (From Safe Upon The Shore)
  19. “Long Life (Where Did You Go)”  – 3:11 (From Safe Upon The Shore)
  20. “Let My Love Open The Door”  – 4:16 (Previously Unreleased)

Disc 2 – Folk

Track listing

  1. “Heart of Hearts”  – 4:09 (Previously Unreleased)
  2. “Great Big Sea / Gone By The Board”  – 3:36 (From Great Big Sea)
  3. “Donkey Riding”  – 2:22 (From Play)
  4. “A Boat Like Gideon Brown”  – 2:54 (From Sea of No Cares)
  5. “Dancing With Mrs. White”  – 2:06 (From Up)
  6. “General Taylor”  – 2:55 (From Play)
  7. “Come And I Will Sing You”  – 3:43 (From The Hard and the Easy)
  8. “Ferryland Sealer”  – 3:17 (From Turn)
  9. Lukey”  – 3:23 (With The Chieftains. From Fire in the Kitchen)
  10. “Captain Wedderburn”  – 3:37 (From Turn)
  11. “Captain Kidd”  – 2:50 (From The Hard and the Easy)
  12. “Le Bon Vin”  – 3:08 (Previously Unreleased)
  13. “England (Live)”  – 4:45 (From Courage & Patience & Grit)
  14. “Old Black Rum”  – 2:29 (From Up)
  15. “The Night Pat Murphy Died”  – 3:00 (From Play)
  16. “River Driver”  – 3:03 (From The Hard and the Easy)
  17. “Mary Mac”  – 2:33 (From Up)
  18. “Excursion Around The Bay”  – 2:28 (From Great Big Sea)
  19. “Josephine The Baker”  – 4:35 (Previously Unreleased)
  20. “Good People”  – 2:34 (From Safe Upon The Shore

 

Volendo, ne esisteva anche una versione in cofanetto quadrupla prenotabile sul loro sito, che è andata esaurita, che conteneva anche un terzo CD con altri 20 brani e un DVD con documentario sulla loro carriera, più libro e memorabilia vari.

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Altro terzetto di materiale non di facilissima reperibilità.

Il Live With The Colorado Symphony dei Devotchka è stato registrato il 18 febbraio del 2012 alla Boettcher Concert Hall di Denver con la partecipazione della Colorado Synphony Orchestra ed è “uscito” per la Cicero Recordings il 13 novembre scorso. Questi i brani contenuti:

Tracks
1. The Alley
2. The Clockwise Witness
3. Along the Way
4. The Common Good
5. You Love Me
6. All the Sand in All the Sea
7. Firetrucks on the Broadwalk
8. Comrade Z
9. Undone
10. Queen of the Surface Streets
11. We’re Leaving
12. Contrabanda
13. The Enemy Guns
14. How it Ends  

Kirsty McGee è una cantautrice inglese sconosciuta ai più, ma molto brava, che ha già pubblicato, per varie etichette, 6 album, tra cui un Live, e vari singoli ed EP, dal 2000 ad oggi. Questo nuovo Contraband esce per la Hobopop Recordings dopo un periodo difficile durante il quale, a causa di una depressione, aveva pensato di abbandonare la musica. Folk gentile e musica raffinata, una bella voce e tante belle canzoni per una cantrautrice che si colloca in quella nicchia dove opera anche gente come Boo Hewerdine, Eddi Reader, Karine Polwart e altri nomi “minori” del panorama elettroacustico inglese. Una di quelle brave “beautiful losers” che tanto piacciono a chi scrive su questo Blog.

Altra “grande” voce (di quelle che ti mandano i brividi lungo la schiena), questa volta americana, è quella di Shelby Lynne: con la sorella minore, Allison Moorer spesso citata e recensita su quest pagine virtuali, la Lynne, da qualche tempo, i dischi se li pubblica in proprio sulla etichetta Everso Records (e spesso se li suona anche da sola). Revelation Road, dello scorso anno era un piccolo gioiellino dominato dalla sua bellissima voce, come il precedente Tears, Lies And Alibis e anche il disco natalizio, Merry Christmas, non era male (per non parlare del tributo alle canzoni di Dusty Springfield, Just A Little Lovin’, del 2008, che mi era piaciuto moltissimo). Ora esce questo CD+DVD che riporta due diverse registrazioni dal vivo effettuale nel 2012, in solitaria. Shelby Lynne Live contiene nel CD il Live At McCabe’s, registrato a maggio di quest’anno e già disponibile per il download e il DVD del Live At The Union Chapel del 25 febbraio scorso. Proprio per i maniaci ci sarebbe anche una versione Deluxe di Desolation Road, che vedete qui sotto…

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che oltre ai due dischetti contiene anche una versione ampliata del disco dello scorso anno con 5 bonus tracks e un secondo DVD con un documentario con il Making of dell’album. Dovrebbe costare una cinquantina di euro e non essere molto facile da trovare. Mentre la versione doppia esce anche in questi giorni in Europa distribuita dalla benemerita Proper Records (che annuncia in questi giorni, la prossima uscita, a metà febbraio, credo il 13, del nuovo album di Richard Thompson Electric, attesissimo da chi vi scrive)! Non c’entra niente ma volevo segnalarvelo.

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Tre “piaceri proibiti”.

Alicia Keys in teoria non c’entra nulla con i contenuti di questo Blog, ma visto che il vostro solerte recensore spera sempre che la diva del “nu soul” prima o poi si redima (come è successo per il recente bellissimo disco di Joss Stone, un’altra con una gran voce) vi segnalo l’uscita del nuovo disco per la Sony Bmg, si chiama Girl On Fire e non si è redenta come testimoniano i duetti con Nicky Minaj e Jamie degli XX. Però c’è anche un duetto con Maxwell e alcune belle ballate pianistiche non troppo tamarre che ne segnalano il talento (mi ricordo sempre una sua esibizione live, credo al live Earth del 2007, dove cantava una fantastica versione di Gimme Shelter degli Stones “disintegrando” Mister Nicole Kidman, Keith Urban)! Comunque il suo primo disco e l’MTV Unplugged non sono dei brutti dischi. Essendosi sposata tale Swiss Beatz i nostri gusti musicali direi che non coincidono.

Per la serie i dischi inutili esce una compilation per la Universal, curata dallo stesso Elvis Costello, che si intitola In Motion Pictures e contiene brani, tutti editi, tratti da colonne sonore varie. Mah! Questo è piacere proibito, perché bisogna essere proprio masochisti per comprarlo (però molte delle canzoni sono bellissime, poche balle!).

Infine, per chi ama i dischi di canzoni natalizie, ne viene pubblicato uno Christmas Rules, già uscito come Holidays Rules per il mercato americano da qualche settimana, ed ora disponibile anche da noi per la Hear Music/Universal (in origine su Starbucks), che, detto fra noi, non è per niente male, sia per i brani, 17, tutti nuovi, che per molti dei musicisti impegnati:

01 fun.: “Sleigh Ride”
02 The Shins: “Wonderful Christmastime”
03 Rufus Wainwright with Sharon Van Etten: “Baby, It’s Cold Outside”
04 Paul McCartney: “The Christmas Song (Chestnuts Roasting on an Open Fire)”
05 Black Prairie: “(Everybody’s Waitin’ for) The Man With the Bag” [ft. Sallie Ford]
06 The Civil Wars: “I Heard the Bells on Christmas Day”
07 Calexico: “Green Grows the Holly”
08 AgesandAges: “We Need a Little Christmas”
09 Holly Golightly: “That’s What I Want For Christmas”
10 Irma Thomas with the Preservation Hall Jazz Band: “May Everyday Be Christmas”
11 Heartless Bastards: “Blue Christmas”
12 Eleanor Friedberger: “Santa Bring My Baby Back to Me”
13 Fruit Bats: “It’s Beginning to Look a Lot Like Christmas”
14 Y La Bamba: “Señor Santa”
15 The Punch Brothers: “O Come, O Come, Emmanuel”
16 The Head & the Heart: “What Are You Doing New Year’s Eve”
17 Andrew Bird: “Auld Lang Syne

Sulla carta non è male, e anche a sentirlo non fa schifo, tirate fuori le renne!

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Della serie come comprarsi sempre la stesse cose, ma in diverse versioni, e inc…rsi come l’automobilista di Gioele Dix, escono questi due manufatti. Il primo, in DVD o Blu-Ray, sempre dei Mumford and Sons (quindi non è per la qualità dei contenuti musicali, anzi) si chiama The Road To Red Rocks (Live In Concert), Universal Music, e testimonia il concerto dal vivo tenuto nel famoso anfiteatro del Colorado e gli annessi e i connessi della serata, 81 minuti in tutto, esce il 27 novembre, cioè domani. Ma il 4 dicembre esce Babel (Gentlemen Of The Road Edition) che oltre all’ultimo disco della band inglese, nella versione DEluxe con 15 brani, contiene anche il DVD The Road To Red Rocks e pure la versione audio in CD, quindi un bel triplo per i vostri regali natalizi. Nel senso che lo regalate o ve lo fate regalare.

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Sempre a proposito di cofanetti, domani ne escono altri tre interessanti.

Il primo è lo stesso disco, ma in due versioni differenti, sempre per il ventennale dall’uscita originale: si tratta del disco d’esordio omonimo dei Rage Against The Machine che ora si chiama XX (sempre inteso come numero e non come genere). La versione “normale” è tripla e contiene nel primo CD il disco originale rimasterizzato con tre tracce dal vivo bonus, il secondo contiene i demos, incisi nel 1991, che fruttarono alla band il contratto con la Epic, dodici canzoni in tutto, mentre il terzo dischetto, un DVD, riporta il concerto tenuto il 6 giugno del 2010 al Finsbury Park di Londra, più tutti i video del gruppo più altri brani registrati dal vivo. La versione Deluxe che supererà o si aggirerà intorno al classico ed immancabile centone (forse un po’ meno questa volta) di queste edizioni, oltre ai dischi menzionati conterrà anche un secondo DVD dal vivo con il primo concerto in assoluto del gruppo e altre live clips di brani registrati tra il 1991 e il 1994, oltre al vinile rimasterizzato, libretto e poster gigante.

Invece per la serie un cofanetto non si nega a nessuno (per fortuna) la Freud Records, ?!?, distribuisce la “definitive edition” di un disco cult dell’epoca “punk e precursori”, ovvero L.A.M.F. (Like a Motherfucker) degli Heartbreakers o meglio Johnny Thunders and The Heartbreakers (da non confondere con quelli di Tom Petty). Ben 4 CD, libretto di 44 pagine e tutto questo “Bendidio” per una band il cui motto era “Born To Lose”:

Disc 1: ‘L.A.M.F. – the lost ’77 mixes’ Recompiled in 1994, as Johnny Thunders and the Heartbreakers.
Born To Lose, Baby Talk, All By Myself, I Wanna Be Loved, It’s Not Enough, Chinese Rocks, Get Off The Phone, Pirate Love, One Track Mind, I Love You, Goin’ Steady, Let Go, Can’t Keep My Eyes On You, Do You Love Me.

Disc 2: ‘L.A.M.F.’ The original Track Records LP restored.
Restored at last! The ‘muddy’ version without the mud – how they wanted it to sound! Replica sleeve wallet.
Born To Lose, Baby Talk, All By Myself, I Wanna Be Loved, It’s Not Enough, Chinese Rocks, Get Off The Phone, Pirate Love, One Track Mind, I Love You, Goin’ Steady, Let Go.

Disc 3: ‘L.A.M.F. – the demo sessions’ Three sessions in ‘76 and ‘77, including tracks with Richard Hell.
I Wanna Be Loved (mix 2), Pirate Love, Goin’ Steady, Flight, Born To Lose, Can’t Keep My Eyes On You, It’s Not Enough, I Love You, Take A Chance, Do You Love Me, Let Go, Chinese Rocks, Born To Lose.

Disc 4: ‘L.A.M.F. – the alternative mixes’ 21 mixes from the epic sessions at five top London studios
Born To Lose, Born To Lose, Baby Talk, Baby Talk, All By Myself, All By Myself, It’s Not Enough, It’s Not Enough, Chinese Rocks, Get Off The Phone, Pirate Love, Pirate Love, One Track Mind, One Track Mind, I Love You, Goin’ Steady, Goin’ Steady, Let Go, Let Go, Can’t Keep My Eyes On You, Do You Love Me.

Anche per oggi, piatto ricco, o se preferite la faccio corta, perché poi mi scappano delle mini-recensioni in virtù del fatto che non sono sicuro di riuscire a ritornarci (spesso non è detto) ma abbiamo concluso.

Bruno Conti

Un Paio Di Novità Dalle Nostre Lande, Anche “Basse”! Lowlands – Beyond & Music is Love A Tribute To CSN&Y

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Oggi esce ufficialmente (ma circola già da un paio di giorni), il nuovo album dei Lowlands, si intitola Beyond, è prodotto da Joey Huffman, in passato tastierista con Soul Asylum, Drivin’n’Cryin e Georgia Satellites, anche ingegnere del suono in vari album di buon rock. L’etichetta è la Gypsy Child di Ed Abbiati, e il CD è il secondo del 2012 dopo il Tributo a Woody Guthrie. Ovviamente, anche per gli avvicendamenti nell’organico (non c’è più Chiara Giacobbe al violino, o meglio appare solo in Fragile Man), il suono è decisamente più elettrico del solito, addirittura quasi punk nell’iniziale Angel Visions, ma non mancano ballate e brani visionari tipici del gruppo. Alla chitarra, per il momento, c’è ancora Roberto Diana e alle tastiere e fisa Roberto Bonfiglio; la nuova sezione ritmica è quella di Ligabue (e prima dei gloriosi Rocking Chairs), ovvero Rigo Righetti al basso e Roby Pellati alla batteria. Una ennesima eccellente produzione italiana, dalla bassa pavese alla conquista del mondo: auguri Ed! Poi ci torno con calma, per il momento prendete nota e provvedete.

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Martedì 9 ottobre uscirà questo doppio CD, Music Is Love A Singer Songwriters’ Tribute To CSN&Y, una co-produzione della italiana Route 61 di Ermanno Labianca, che è uno dei produttori con Francesco Lucarelli, e la Hemifran, a cura di Peter Holmstedt. Lo scopo del disco è raccogliere fondi per la Equestrian Therapy Co-Op di Brandeis, California (sarebbe la nostra ippoterapia per aiutare bambini ed adulti con problemi psico-motori). Quindi scopo nobilissimo e il disco ha anche tutta l’aria di essere notevole, il primo vero grande tributo alla musica di Crosby, Stills, Nash & Young, con fior di musicisti, take a look:

CD 1
01. For What It’s Worth (Ron LaSalle) 02. Triad (Steve Wynn) 03. Helplessly Hoping (Judy Collins) 04. Lady Of The Island (Liam Ó Maonlaí) 05. Bluebird (Sugarcane Jane) 06. Birds (Elliott Murphy) 07. Guinnevere (Bonoff, Cowan, Szcześniak & Waldman) 08. You Don’t Have To Cry (Sonny Mone) 09. Down By The River (Bocephus King) 10. Love The One You’re With (Jennifer Stills) 11. After The Gold Rush (Venice) 12. Teach Your Children (Sadie Jemmett) 13. Fallen Eagle (The Coal Porters)

CD 2
01. Rockin’ In The Free World (Willie Nile) 02. It Doesn’t Matter (Cindy Lee Berryhill) 03. Out On The Weekend (Clarence Bucaro) 04. Hey You (Looking At The Moon) (Neal Casal) 05. Cortez The Killer (Carrie Rodriguez( 06. Bittersweet (Marcus Eaton( 07. Just A Song Before I Go (Eileen Rose & The Legendary Rich Gilbert) 08. Long May You Run (Nick Barker) 09. Southern Cross (Michael McDermott & Heather Horton) 10. Thrasher (Andy Hill & Renée Safier) 11. Wasted On The Way (Louis Ledford) 12. Tracks In The Dust (Mary Lee’s Corvette) 13. I’ll Be There For You (Jenai Huff) 14. Music Is Love (Ian McNabb).

Anche in questo caso, ci torniamo con calma, appena possibile.

Bruno Conti

 

 

L’ultimo Capolavoro? Leonard Cohen – Old Ideas

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Old Ideas – Leonard Cohen – Columbia/Sony Music 31-01-2012

Ritorno in grande stile, a quasi otto anni di distanza dal precedente disco registrato in studio Dear Heather, questo Old Ideas, dodicesimo in totale sempre per la Columbia, del grande poeta-cantautore canadese Leonard Cohen. Confesso che, personalmente, l’attesa per queste dieci canzoni era spasmodica, in quanto consapevole dei tempi abituali dell’autore mi sono chiesto se questo poteva essere l’ultimo lavoro di una carriera leggendaria, consacrata di decennio in decennio da capolavori immortali, capaci di insediarsi ai vertici della musica mondiale. A quarantacinque anni dal suo esordio Songs of Leonard Cohen (1967) il grande canadese si conferma come una delle figure più vere, durature ed intriganti della nostra musica.

Nato da una famiglia ebrea della “middle class” di Montreal nel 1934, Leonard  ha iniziato prima come scrittore pubblicando due novelle che gli hanno dato fama mondiale: The Favorite Game e Beautiful Losers, ma intanto scriveva anche canzoni, e la cantautrice Judy Collins incise una versione di Suzanne, che divenne un brano di culto. Dopo aver debuttato come cantante al Festival Folk di Newport (1967), e con la citata Suzanne che entrò nelle classifiche pop americane nella versione di Noel Harrison, figlio dell’attore Sir Rex Harrison, la sua popolarità ed il suo culto sono cresciuti, anno dopo anno, sino a raggiungere vette incredibili.

Il nuovo disco è stato prodotto oltre che dall’autore, anche da Ed Sanders (che come vedete nella foto sopra, non è quello dei Fugs), Patrick Leonard, Dino Soldo (anche al sax), e la storica collaboratrice Anjani Thomas , e lo stile vocale non varia dalle opere precedenti, Leonard declama con la sua voce bassa e calda, non avulsa da un certo fascino, le sue lenti ballate. Tra i musicisti che accompagnano il “maestro” ci sono quelli abituali della sua ultima “touring band”, con uno stuolo di “vocalists” come Dana Glover, Sharon Robison, le Webb Sisters (Hattie e Charley Webb), e una delle sue “muse” preferite Jennifer Warnes ospite in Show Me the Place.

L’iniziale Going Home è lenta quasi parlata, con le coriste che tolgono un po’ di tensione alla composizione, un brano classico che conferma la straordinaria voce dell’autore, capace di tenere viva l’attenzione dell’ascoltatore quasi senza cantare. Amen è il brano più lungo del lavoro (più di sette minuti), brano dall’incedere lento, caldo e sensuale. Show Me the Place è una ballata pianistica di struggente bellezza, dove oltre alla voce della già citata Warnes dà un notevole contributo il violino “delicato” di Bela Santelli, per un brano da brividi, perfetto per le lunghe serate invernali che ancora ci attendono. Un giro di basso introduce The Darkness, altro brano quasi parlato, con le coriste in sottofondo che danno profondità alla canzone. Con Anyhow salgono in cattedra le sorelle Webb con le loro voci, sostenute da un pianoforte che ricorda le atmosfere di Casablanca.

Crazy To Love You è una grande canzone d’amore, declamata con la consueta maestria da Cohen, e i brevi contrappunti di piano e chitarra creano il giusto equilibrio di fondo, e il brano cresce in modo perfetto. Ancora le voci  delle Webb Sisters (inconfondibili), introducono una Come Healing, dove la melodia è maestosa e prende sin dalle prime note, con un crescendo lento, quasi ciclico, in cui la voce dell’autore sembra recitare un monologo. Banjo è fresca, leggiadra, spiritosa, una canzone semplice che sembra uscita da un disco degli anni sessanta, arrangiata in modo leggero. Lullaby (già conosciuta dai fans, in quanto eseguita nell’ultimo Tour), una storia profondamente romantica, una melodia intensa, resa tale anche dall’interpretazione vocale, molto sentita del grande cantautore, e al controcanto da una grandissima Sharon Robinson. Il disco si chiude gloriosamente con la dolce Different Sides, un brano che sviluppa un suono tenue ed un bel motivo di fondo lasciando fluire in modo elegante, con vari strumenti, la melodia.

Avviso per i giovani naviganti: non giudicatelo troppo in fretta, Leonard Cohen ha 77 anni, ma è ancora in grado di emozionare nel profondo, di parlare con una voce in grado di toccare qualunque generazione, con le sue ballate poetiche e senza tempo, di straordinario impatto emotivo, con canzoni intense, letterarie, che richiedono tempo ed attenzione, come quando si legge un bel libro, canzoni che danno (a chi scrive) una soddisfazione ed una sensazione di piacere profondo, come ben poche altre. Lunga vita Leonard.

P.S.: Ringrazio Bruno, che conoscendo il mio “innamoramento” musicale per questo artista, mi ha concesso il privilegio di scrivere queste righe. Quando scende a Pavia, cena pagata !

Tino Montanari

Novità Di Novembre Parte II. Sigur Ros, Thea Gilmore, Etta James, Rush, Scorpions, Cass McCombs, Judy Collins, Laura Veirs, Billy Joel

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Seconda “ondata” di uscite di Novembre, sempre in aggiunta a quanto “anticipato” a parte con Post ad uopo, tipo Pink Floyd Wish You Were Here nelle varie edizioni, Deep Purple BBC Sessions, il Carole King natalizio, Daryl Hall Laughing Down Crying.

Esce un nuovo doppio CD con DVD (o BluRay) dei Sigur Ros, si chiama Inni e si tratta della registrazione di un concerto tenuto nel novembre del 2008 all’Alexandra Palace di Londra (Ally Pally per gli inglesi). Girato in alta definizione dal regista Vincent Morisset è stato trasferito su pellicola 16 mm e ri-filmato di nuovo e “trattato” attraverso specchi e altri oggetti, per creare degli effetti unici, da Karl Lemieux che di solito collabora con i Godspeed You! Black Emperor. Sembra un interessante seguito di Heima. Poteva mancare una limited edition con cartoline? Etichetta Krunk.

Il progetto di Thea Gilmore (ma la conoscete?), musica e voce e Sandy Denny, parole, era in gestazione dal mese di agosto. Esce per la Island la settimana prossima, si chiama Don’t Stop Singing e non vedo l’ora di sentirlo visto che mi piacciono entrambe e la Gilmore è una delle nuove cantautrici più interessanti ed era stata scelta espressamente per dare vita a questo progetto. Sulla rivista Mojo di Dicembre l’hanno un po’ stroncato ma preferisco verificare applicando il famoso principio “San Tommaso”! (anche se il giornalista che ha scritto la recensione, Andy Fyfe, non è uno di quelli di cui di solito mi fido e la rivista aveva appena dato 5 stellette all’ultimo stupendo June Tabor). Quindi, provare per credere.

Questo The Dreamer dovrebbe essere l’ultimo disco di Etta James. Mi spiego meglio: non ultimo in senso di nuovo, ma, dopo questo ultimo CD la grande cantante soul ha annunciato il suo ritiro. Speriamo di no. Esce, a macchia di leopardo, l’8 novembre negli Stati Uniti, la settimana dopo in Europa e a fine mese in Italia, sempre per la Verve Forecast/Universal. Da quello che ho sentito mi sembra ottimo come sempre, voce un po’ “affaticata” ma sempre gran classe e ottima scelta di brani, Insomma, bella musica.

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Per la serie, ma non è che gli Scorpions ci stiano pigliando per i fondelli? Prima dell’uscita di Sting In The Tail avevano annunciato che sarebbe stato il loro ultimo album e poi hanno fatto anche un Farewell World Tour. Ed adesso esce questo Comeblack per la Sony/BMG! Tutte cover di classici: brani di Beatles, Kinks, Rolling Stones, T-Rex, Small Faces, Soft Cell (?!?) e già che c’erano nuove versioni di Wind Of Change, Still Loving You, Blackout, Rock You Like A Hurricane che evidentemente loro considerano dei “classici” alla stregua di Ruby Tuesday, Across The Universe, Children Of The Revolution, Tin Soldier, All Day And All Of The Night.

Era già qualche mesetto che i Rush non pubblicavano un bel Live, ero preoccupato! Time Machine 2011:Live In Cleveland esce per la Eagle Vision in DVD o Blu-Ray e in doppio CD per la Roadrunner Records. Preferibile la versione video che dura quasi tre ore. A fine mese sono annunciati tre cofanetti da 6 CD ciascuno, Sector 1 – 2 – 3 con la discografia raccolta in box e in questi giorni è uscito per la Left Field Media un disco dal vivo di quelli semi-uffiiciali ABC 1974 con un broadcast radiofonico di un concerto del 26 agosto del 1974 all’Agora Ballroom di Cleveland. Quindi mani ai portafogli e provvedere.

A proposito di Classici, Piano Man di Billy Joel è sempre stato il mio album preferito del cantautore di Long Island, ancora di più di The Stranger, quello dove meglio ha saputo fondere il suo stile pianistico al rock classico. Brani come Piano man, The Ballad Of Billy the Kid e Captain Jack sono fantastici. In questa doppia Legacy Edition che esce per la Columbia/Sony l’8 novembre in USA e un paio di settimane dopo in Europa è stato aggiunto un secondo CD che riporta uno spettacolo radiofonico registrato ai Sigma Sound Studios di Philadelphia (proprio quelli del mitico Philly Sound) nell’aprile del 1972 quando Joel era ancora senza contratto e proprio in base a questo concerto fu scelto dalla Columbia di allora. Ovviamente nel concerto ci sono anche molti brani mai sentiti prima.

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Altra uscita in tempi differenziati nei diversi continenti è quella del nuovo Judy Collins Bohemian che esce l’8 novembre in America e ai primi di dicembre in Europa, sempre la sua etichetta, la Wildflower Records. Un misto di brani nuovi, quattro e covers di grandi artisti, tra gli altri l’amata Joni Mitchell e Jimmy Webb. Per chi ama le belle voci è sempre un bel sentire.

Cass McCombs è uno dei cantautori americani emergenti più interessanti e questo Humor Risk dovrebbe essere il suo sesto album. Esce martedì 8 novembre per la Domino Records e oltre alle sue solite ballate tormentate e raffinate questa volta ci sono anche pezzi rock più vivaci. Sempre bella musica.

Laura Veirs è una delle cantanti più amate dalla critica e da suo marito, il famoso produttore Tucker Martine, quello di Decemberists, My Morning Jacket, Bill Frisell e molti altri. Insieme hanno realizzato questo Tumble Bee che sottotitola Sings Folk Songs For Children. Ed è un disco molto piacevole e ben suonato, se volete regalare ai vostri figli (e a voi stessi) un bel disco di musica folk diverso dal solito esce per la Bella Union il prossimo 8 novembre. Piacevolissimo e non palloso. La versione di Jamaica Farewell di Harry Belafonte è una piccola meraviglia.

Bruno Conti