Confermo Ancora Una Volta, Il Talento E La Classe Non Mancano! JW-Jones – High Temperature

jw-jones high temperature

JW-Jones – High Temperature – Solid Blues Records             

JW-Jones, canadese di Ottawa, è praticamente abbonato  alle candidature ai Maple Leaf e Juno Awards, spesso li vince anche, ma è molto popolare pure oltre i confini canadesi, in quanto da qualche anno registra i suoi dischi in quel di Nashville, Tennesse. Nel 2014 per la produzione dell’ottimo Belmont Boulveard si era avvalso del lavoro di Tom Hambrdige, per questo nuovo High Temperature sul cadreghino del produttore siede il connazionale Colin Linden (Blackie And The Rodeo Kings, ma a lungo con Bruce Cockburn): i musicisti utilizzati sono in parte quelli della band di Jones, oppure pescati, come per l’album precedente http://discoclub.myblog.it/2014/12/13/proposito-bluesmen-classe-jw-jones-belmont-boulevard/ ,non solo dall’area blues specifica, ma anche in un ambito roots music, il batterista Bryan Owings (Emmylou Harris), il tastierista Kevin McKendree (a lungo con Delbert McClinton), lo stesso Linden alla seconda chitarra. Il risultato è un tipico disco di JW-Jones: molto raffinato e stiloso a tratti, con la Gibson del titolare che è in grado di tirare alcuni assoli di grande sostanza e grinta, ma anche lavorare in punta di fioretto, come ho detto in passato forse più Jimmie che Stevie Ray Vaughan, se vogliamo tracciare un parallelo con i fratelli texani.

Ci sono anche elementi di Clapton, o più ancora Robert Cray, profumi di jump e swing, ma anche sonorità più ruvide e tirate, per quanto la voce non memorabile, diciamo “adeguata”, non lo proietta tra i grandi del Blues. La distribuzione dei suoi dischi poi non è capillare, questo nuovo esce per la piccola etichetta canadese Solid Blues Records,  ma superate le difficoltà quello che andiamo ad esaminare è comunque un disco sopra la media dei prodotti blues in circolazione: ogni tanto scatta comunque quel quid che distingue l’artista che fa il compitino in modo compunto e le altre categorie, quella degli “esagerati” a tutti i costi, sopra le righe e fiammeggianti a tutti i costi, e quelli che si sono autoeletti portatori della tradizione, ma spesso sono solo noiosi e senza nerbo. Prendiamo la traccia iniziale, una Price You Pay decisamente energica, con la solista di JW-Jones che oscilla tra un timbro claptoniano e un tocco più raffinato alla Robben Ford, il blues è presente ma lo spirito del brano è decisamente rock, il nostro non ha una voce che infiamma, ma ci mette impegno e la chitarra disegna linee taglienti, mentre il resto della band, dal piano di McKendree ad una sezione ritmica in spolvero, regala una prestazione d’assieme di sicuro valore. Anche il secondo brano How Many Hearts ha questo spirito rock, grazie alla presenza della seconda voce di Jada Dreyer, cantante country canadese trapiantata anche lei a Nashville, qui grintosa e bluesata quanto basta per dare “stamina” ad un altro pezzo dal sicuro appeal. La title track High Temperature è uno shuffle più vicino alla tradizione delle 12 battute, ma la grinta non manca, il piano di McKendree è perfetto contrappunto alla solista di Jones, che si ritaglia brevi soli pungenti e di ottima tecnica.

Murder In My Heart For The Judge era un vecchio pezzo dei Moby Grape, su Wow/Grape Jam, ancora con gli elementi rock, quasi psych in questo caso, che vanno a braccetto con un blues comunque solido dove la chitarra viaggia fluida, spedita e sicura, sopra le evoluzioni della sezione ritmica, insomma si capisce che non siamo di fronte ad un Carneade qualsiasi. Who I Am è il classico slow blues con uso di organo dove di solito uno come Robert Cray eccelle, ma anche il nostro JW sa come costruire un insieme sonoro di grande presa, grazie alla sua solista dal feeling ineccepibile, e per l’occasione canta pure bene; Away Too Long ha un tocco quasi country (togliete il quasi), gradevole ed accattivante, con le armonie vocali di Liam Russell che sono perfette per il mood del brano. Same Mistakes è un altro solido blues-rock con una bella melodia facile da memorizzare, e organo e chitarra che si scambiano licks con grande fluidità e pure Leave Me Out ha quegli elementi piacevoli da ballata roots, con leggere velleità radiofoniche. che non guastano, e un sapido solo di slide che dà il tocco di classe.

Midnight Blues è una cover di un brano di Charlie Rich, uno che sapeva mescolare swing, rock, country e blues, come fa JW-Jones nella sua grintosa rilettura, prima di andare a ripescare un brano a firma Leon Russell, Out In The Woods, che diventa una sorta di tributo al recentemente scomparso pianista americano, un brano tratto da Carney, che fonde di nuovo rock, blues e R&B, in una versione veramente grintosa. Already Know è un’altra ballata morbida e melliflua che svela questo lato più da cantautore di JW-Jones, a cui forse manca la grinta ma non un gusto sopraffino; grinta che torna per Where Do You Think I Was, altro rock-blues di sicuro valore con chitarra in evidenza, come nella conclusiva Wham, il poderoso strumentale di Lonnie Mack, che è uno dei capisaldi del blues misto a R’n’R, e con la solista che viaggia che è un piacere. Insomma il talento non manca.

Bruno Conti