Il Ritorno Del Cantautore “Nordico” Americano ! Kreg Viesselman – To The Mountain

kreg viesselman to the mountain Kreg Viesselman – To The Mountain – Appaloosa / IRD Dopo il meraviglioso (e inaspettato) The Pull (07), e il successivo If You Lose Your Lighjt (13) di cui si era parlato a suo tempo su questo blog http://discoclub.myblog.it/2014/01/28/storyteller-fuga-verso-il-freddo-nord-kreg-viesselman-if-you-lose-your-light/ , arriva sul mio lettore il nuovo lavoro di questo bravo cantautore originario del Minnesota, ormai da anni adottato artisticamente dalla Norvegia, un paese che è diventato l’esilio dorato anche per altri artisti di spessore come Eric Andersen, Chip Taylor,  il Tom Russell di Atzec Jazz (registrato con la Norwegian Wind Ensemble), e altri della nuove e ultime generazioni, tipo Chris Mills http://discoclub.myblog.it/2014/02/08/la-fuga-verso-il-freddo-nord-continua-chris-mills-the-distant-stars-alexandria/ oltre al suddetto Kreg Viesselman. Ad accompagnarlo in questa nuova avventura, troviamo la sua attuale band, una line-up formata da Anne Lise Frokedal alla chitarra acustica, elettrica e voce, Sondre Meisfjord al basso, il fidato Oystein Hvamen Rasmussen alla batteria e percussioni, Bard Ingebrightsen alle tastiere, Goran Grini al piano, Mari Persen al violino, con il contributo di Peter O’Toole (dei grandi e non dimenticati Hothouse Flowers) al bouzouki, e la brava Ingrid Berge alle armonie vocali, con la produzione del duo Kristiansen e Ingerbrightsen negli studi Klang di Oslo. https://www.youtube.com/watch?v=NdRKmfmgmE0 Chiariamo subito che, a mio parere, To The Mountain non è al livello di The Pull, e forse nemmeno del “sound” con chitarra e piano in evidenza di If You Lose Your Light, ma a Greg bastono poche e suadenti note per catturare e affascinare l’ascoltare, a partire dal trittico iniziale di brani: prima con il folk moderno di Garland, il duetto con Anne Lise Frokedal in una tenue e medioevale David, i coretti soul che accompagnano una Crazy Horse che ricorda il suo amico Ray LaMontagne, passando poi alla melodia acustica di Honeycomb, e cambiando ritmo con il folk arioso di Our Sun Rose, e la trascinante The Disciple Song (Summer Leaves), senza dubbio il brano più intrigante del lavoro. Se i brani sono toccanti, il merito è anche della voce fumosa e malinconica di Kreg, per esempio nella breve I Speak Loud (You Speak Louder) e nella deliziosa pop-song In The Summer In Oslo, con un bel lavoro di piano e tromba, nell valzer lento e cadenzato di The Inefficiency Waltz, andando infine a chiudere con la melanconica Demons e la bucolica title-track To The Mountain, dove i violini accompagnano il tessuto sonoro complesso della canzone. https://www.youtube.com/watch?v=K1kGklJwKuw Leggo su molte riviste di settore che il buon Kreg viene assimilato al “primo” Van Morrison, ma (per chi scrive) del “grande vecchio” di Belfast mi sembra abbia pochino, piuttosto mi sembra più giusto segnalare che la sua musica rimanda a vecchi maestri folk come Bob Dylan, Tim Buckley e Tim Hardin, ma con le sonorità e le tematiche contemporanee che rispondono anche ai cantautori delle nuove generazioni (uno su tutti che mi viene in mente e si è perso per strada, Eric Wood). https://www.youtube.com/watch?v=wp8rb3gWyw0 Kreg Viesselman negli anni è cresciuto passo dopo passo, diventando un artista di culto in paesi come Olanda, Germania e in misura minore anche in Italia, con canzoni che non hanno nulla di innovativo, ma hanno abbastanza anima di scaldare il cuore agli amanti della buona musica. NDT: Come sempre la meritoria Appaloosa, in esclusiva per il mercato italiano, pubblica il disco con tutti i testi e le traduzioni accluse. Tino Montanari

La Fuga Verso Il Freddo Nord Continua … Chris Mills And The Distant Stars – Alexandria

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Chris Mills & The Distant Stars – Alexandria – Loud Romantic Records

Cantautore di talento Chris Mills (nato e vissuto a Chicago), è un altro di quelli affascinato dal Nord Europa (la compagnia si ingrossa dopo Eric Andersen, Chip Taylor, Kreg Viesselman e vari altri), in questo caso Oslo, per trovare nuove motivazioni e idee per incidere e dare alle stampe il suo settimo album Alexandria (in oltre quindici anni di carriera). Dopo aver esordito con due EP Chris Mills Plays And Sings (96) e Nobody’s Favorite (97), incide l’ottimo Every Night Fight For You Life (98), http://www.youtube.com/watch?v=abmLI9CEUAo seguiti negli anni sempre da buoni lavori come Kiss It Goodbye (00), The Silver Line (02), The Wall To Wall Sessions (05), il sottovalutato Living In The Aftermath (08), e dall’antologia The Heavy Years 2000-2010, a completamento di un percorso musicale ricco di grandi recensioni, ma con poche vendite http://www.youtube.com/watch?v=-B06F7jpKgE .

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Il buon Chris (figlio di un militare e cresciuto tra gli Usa e la Germania), ha saputo spostare visibilmente nel tempo il suo modo di fare musica, in quanto se inizialmente ha abbracciato un certo folk rock, poi ha mutato il suo stile in un pop-rock più essenziale, fino ad arrivare in questo nuovo album a coniugare rock e melodia http://www.youtube.com/watch?v=VVb4-V4Zfao , con un suono che è figlio di due maestri di questa tipologia sonora come David Gray e Ryan Adams.

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Alexandria è stato in gran parte concepito in Scandinaviae registrato a Chicago nei Wall To WallStudios, sotto la produzione di Christer Knutsen (pianista scoperto da Chris in un Pub di Oslo) e dello stesso Mills: un lavoro intensamente personale e ambizioso, che si avvale dell’apporto della sua attuale band, composta, come detto, dal pianista e chitarrista Christer Knutsen, e da Konrad Meissner alla batteria, Ryan Hembrey al basso, ampliata dalla viola di Denise Stillwell, dal cello di Eleanor Norton e dalle violiniste Jean Cook e Claudia Chopek, tutte brave e belle (che non è fondamentale, ma aiuta).

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Subito, a partire dalla traccia iniziale Wild Places, diciamo che le parti di pianoforte di Knutsen costituiscono la spina dorsale dell’album, e si evidenziano in canzoni come Rubicon http://www.youtube.com/watch?v=0Qw8kw6XuEM e Castaways http://www.youtube.com/watch?v=Ee-oaFoWhGY  che riportano le lancette del tempo ai tempi di Kiss It Goodbye, mentre la title track Alexandria è una travolgente pop song dal motivo intrigante, orchestrata al punto giusto e cantata con trasporto. In Blooms ci sono anche delle armonie “Costelliane”, mentre la seguente The Sweet Hereafter, nuovamente pianistica e molto romantica, narrata da Chris con la sua voce struggente, fa da preludio ad una perfetta moderna “country song” come la fluida e ben strutturata Helpless Bells. Si chiude il disco con l’introversa elettroacustica Quiet Corners, brano potente e deciso, e con una  ballata orchestrale come When We Were Young, sicuramente il punto più alto del lavoro, che certifica il grande senso della melodia e dell’architettura sonora di Chris Mills.

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Nove canzoni, nove brani di grande qualità, che rendono questo disco (soprattutto per chi scrive, avendo seguito Mills dagli esordi) decisamente bello e spero sorprendente per chi non lo conosce, una musica intensa, servita da una voce piuttosto roca, molto personale, dove percussioni, chitarre, strumenti a corda e il magnifico pianoforte di Knutsen contribuiscono a fare di Alexandria il biglietto da visita più convincente per Chris Mills e i suoi The Distant Stars. Bisogna solo ascoltarlo a lungo e con cura, se lo merita http://www.youtube.com/watch?v=Dpk3NH4SdKk !

Tino Montanari

Un Grande “Storyteller” In Fuga Verso Il Freddo Nord! Kreg Viesselman – If You Lose Your Light

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Kreg Viesselman – If You Lose Your Light – Continental Song City/Ird

Kreg Viesselman dal Minnesota, è un cantautore Americano che da qualche anno è stato artisticamente adottato dalla Norvegia, dove questo suo ultimo lavoro If You Lose Your Light ha suscitato l’ammirazione degli addetti ai lavori e del pubblico. Partiamo quindi dagli esordi: nel ’98 il buon Kreg incide un EP dal vivo nel Maine, ma l’album non va oltre i confini dello stato. Nel ’02 ritorna in sala d’incisione per incidere l’omonimo Kreg Viesselman  in completa solitudine, ma anche in questo caso il nome Viesselman rimane ancora nell’oblio. Cinque anni dopo, all’incirca, (sono questi i tempi che occorrono quando non si lavora con grandi etichette), il musicista torna ad incidere con un album più ricco di contenuti e di musicisti http://www.youtube.com/watch?v=w-EOdoZj5Io , e il risultato è il bellissimo The Pull, che finalmente lo porta all’attenzione della critica e degli ascoltatori http://www.youtube.com/watch?v=hZqKxXNmidw .

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Cresciuto alla scuola di Ray LaMontagne (con un ottimo seguito di fans in Europa) Kreg scrive canzoni che viaggiano sul confine tra chitarra e pianoforte (come si faceva negli anni ’70), e tutte le canzoni di If You Lose Your Light sono farina del suo sacco, e così pure la produzione, seppur condivisa con altri amici. L’album è stato registrato in Norvegia (dove è uscito già dal 2012), con l’aiuto di musicisti del luogo, che rispondono al nome (spero di non sbagliare) di Oystein Hvamen Rasmussen alla batteria, Sondre Meisfjord al basso, Bjarne Gustavsen al pianoforte, la dolce Annelise Frokedal alle armonie vocali, e ovviamente la chitarra acustica e la voce calda e nera di Kreg Viesselman.

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Il trittico iniziale è composto da brani toccanti come If You Think You Knew Me Once http://www.youtube.com/watch?v=mODNNvcX5HU , una ballata che ricorda il già citato Ray LaMontagne (*NDB, aggiungerei anche il primo David Gray e mastro Van), a cui fanno seguito il duetto in Half Baked News con Annelise http://www.youtube.com/watch?v=U6LQ4V3kO7Q  e una Morning, Come and Help Me con le chitarre in spolvero e coretti femminili. Si riparte con la solitaria The Great Deceiver http://www.youtube.com/watch?v=AoG7NAV2s8U (*NDB Il video è stato registrato sette anni fa per una televisione locale di Como, perché noi italiani siamo avanti, e diciamolo!), la dolcissima The Cups e l’interessante esperimento di Emigration sempre in duetto con la Frokedal, su un caldo tessuto folk. La title track è una ballata calda e passionale, una dolce canzone d’amore in cui la voce di Kreg è particolarmente ispirata, mentre Freeze Of  Life è un altro brano folk vicino allo spirito di LaMontagne, per poi chiudere con le dolcissime Nantucket Woman e The Well , brani di una bellezza cristallina , valorizzati dalla sua inconfondibile voce “soul”.

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Il suono di If You Lose Your Light  è caldo e intimo, e se i brani sono toccanti, il  merito va ascritto principalmente alla voce cavernosa, fumosa e malinconica di Kreg, che si dimostra (come in The Pull) anche un ottimo performer, per un album che ricorda vagamente i dischi degli anni ’70.  Il grande Taj Mahal ha speso per questo artista (ormai scandinavo, risiede da anni in Norvegia) parole d’elogio e l’istinto del vecchio “bluesman” non sbaglia di certo, quindi segnatevi questo nome, Kreg Viesselman, risentiremo parlare di lui, ma intanto cominciate a cercarlo da subito, lui la luce non l’ha persa!

Tino Montanari