Eccoli Di Nuovo, “Frizzanti” Come Sempre. String Cheese Incident – Believe

string cheese incident believe

The String Cheese Incident – Believe – SCI Fidelity Records

Secondo le discografie più o meno ufficiali della band, il precedente Song In My Head, era presentato come il quinto album in studio degli String Cheese Incident http://discoclub.myblog.it/2014/06/12/le-migliori-jam-band-circolazione-the-string-cheese-incident-song-my-head/ , ma ora il nuovo Believe è indicato come settimo, evidentemente mi sarò perso qualcosa per strada, anche perché la band del Colorado ha pure in catalogo decine di album dal vivo, quindi è difficile raccapezzarsi nella loro discografia. Quello che è certo è che si tratta del secondo disco prodotto da Jerry Harrison, l’ex Talking Heads, che pare avere creato un forte sodalizio con la jam band americana. Nella presentazione dell’album, finanziato in parte con il crowdfunding, come ormai pare un’abitudine acquisita per molte band, si diceva che per la prima volta il sestetto aveva deciso di creare le nuove canzoni ex novo, e non come facevano in precedenza, dopo averle rodate a lungo attraverso i loro numerosi tour nazionali. O così ha detto il bassista Keith Moseley in alcune interviste. Però poi fans ed esperti del repertorio della band, hanno rilevato che in effetti parecchi di questi brani sono già da anni eseguiti nel corso dei loro concerti.

In ogni caso, quale che sia la verità, gli SCI sono già pronti con un nuovo disco, a “soli” tre anni dal precedente, mentre si erano dovuti aspettare in precedenza ben nove anni tra i due album antecedenti. Il fattore che ha influito è sicuramente il fatto che ora la band ha un proprio studio di registrazione personale, SCI Sound Lab a Boulder in Colorado, dove possono provare e creare nuova musica in tutta tranquillità; per quanto mi sia capitato di leggere che il tastierista, cantante, e seconda mente degli String Cheese, Kyle Hollingsworth si sia trasferito di recente con la famiglia in Messico, per perseguire la sua nuova passione per la fisarmonica e la musica Mariachi. Devo dire che per il momento questa mossa non si percepisce nel sound di questo Believe. Stranamente per una jam band, l’album contiene solo 10 brani e supera di poco i 40 minuti di durata, con un solo pezzo che va oltre i sei minuti, e quindi questo forse mi ha fatto essere più “parco” nel giudizio critico del CD, che è comunque decisamente buono e al solito eclettico e generoso nell’utilizzo di vari generi musicali, per una band che era partita come progressive bluegrass, poi country, psichedelica, funky-rock, jam band ovviamente, ed ora unisce tutti questi elementi nel proprio repertorio.

La title track iniziale viaggia su ritmi funky-rock assai ritmati e incalzanti, grazie alla presenza del doppio elemento percussivo del batterista Michael Travis e dell’aggiunto Jason Hann, ma anche, penso, grazie all’arrangiamento di Harrison, e alle evoluzioni delle tastiere di Hollingsworth e del chitarrista Michael Kang, in un insieme che ricorda molto il suono dei Talking Heads del periodo di Remain In Light e successivi, con begli intrecci vocali anche grazie a voci femminili di supporto, usate con giudizio. Sweet Spot viaggia ancora a grandi linee su queste coordinate sonore, un brano solare, quasi vicino al sound da “Sunny California” anni ’70 o del Jimmy Buffett più spensierato, con tocchi eleganti di tastiere e chitarra, belle armonie vocali, con le coriste ancora molto presenti e chiari elementi di pop sofisticato, un poco tipo i Phish nelle loro prove di studio.. Viceversa My One And Only è una bellissima e morbida ballata di stampo country di Bill Nershi, cantata a due voci con Bonnie Paine degli Elephant Revival, bucolica e serena, con il violino di Kang in evidenza e che poi si anima in una seconda parte dove torna lo spirito bluegrass, più gioioso e ricco di improvvisazione del gruppo, in ogni caso uno splendido brano.

Down The River è uno dei brani che, a smentire Moseley, i fans della band già ricordano eseguita dal vivo fino dal lontano 2007, un’altra deliziosa e delicata ballata corale, con un arrangiamento avvolgente, ancora con il violino di Kang, il piano e le chitarre acustiche ed elettriche a caratterizzarne le trame sonore. Get Tight vede la presenza come ospite, alla seconda chitarra, una Telecaster, di Tyler Grant della band locale Grant Farm, una rilassata ed ondeggiante rock song che scivola come l’olio grazie al lavoro di fino di tutti gli SCI. Stop Drop Roll è un altro dei brani già testati dal vivo, di quelli più mossi e ballabili, dove si sente la mano di Harrison, forse fin troppo, visto che si sfiora quasi la disco, con assoli di synth vintage e ritmi da pista da ballo. Flying è una delle canzoni nuove, dove si sente di nuovo la mano di Nershi, ancora belle melodie e arrangiamenti raffinati ed avvolgenti, persino qualche tocco alla Pink Floyd, molto bella. Mentre con So Much Fun si torna al lato pop, più ludico e spensierato del gruppo, con la conclusiva Beautiful, di nuovo funky e percussiva, ma con il lato jam più in vista negli oltre sei minuti del brano, quando il lato di improvvisazione prende il sopravvento nelle parti strumentali.

Bruno Conti

Tra Le Migliori Jam Band In Circolazione. The String Cheese Incident – Song In My Head

string cheese incident song in my head

The String Cheese Incident – Song In My Head – SCI Fidelity Records

Si tratta del primo disco in studio da nove anni a questa parte, solo il quinto della loro discografia (live e collaborazioni a parte), esce per festeggiare il 20° Anniversario di attività degli String Cheese Incident ed è prodotto da Jerry Harrison, si proprio lui, quello dei Talking Heads! Elaboriamo partendo da questi dati. Dieci brani nuovi, o almeno mai registrati in studio in precedenza, visto che parecchi erano già stati testati in concerto in questi ultimi dieci anni. I nomi principali della band, per fortuna, sono i soliti: Bill Nershi, il leader, chitarrista e cantante, Michael Kang, mandolino, violino, chitarra e anche lui vocalist, Kyle Hollingsworth, alle tastiere (come vedremo molto presenti in questo disco) e al canto, sezione ritmica con Keith Moseley al basso, e all’armonica quando serve nei brani country, Michael Travis, batteria e Jason Hann alle percussioni, ospite al banjo Chris Pandolfi.

Globalmente formano una delle migliori Jam bands presenti sul territorio americano. Diciamo che in questa ultima decade Jerry Harrison non si è dannato l’anima con il suo lavoro di produttore: ricordiamo l’album dei Rides lo scorso anno, i vari dischi di Kenny Wayne Shepherd antecedenti all’ultimo e il mega successo dei Lumineers, ma in questo disco si sente la sua impronta. In Song In My Head troviamo dieci brani, tutti abbastanza lunghi, ma non lunghissimi, tra i quattro e i sette minuti la durata, e tutti completamente diversi come genere l’uno dall’altro: il bluegrass ed il country che erano due degli elementi distintivi da cui partivano le idee per le lunghe jam presenti nei loro concerti e relativi dischi dal vivo, oltre a quelli “normali” qualche decina di titoli nella serie On The Road, sembrano abbastanza scomparsi, a favore di un approccio più eclettico e ritmico, comunque sempre presente nelle variazioni rock, psichedeliche, progressive e jazzate della loro carriera.

Anche se per la verità quando una infila il CD nel lettore parte una Colorado Blue Sky, tutta banjo, mandolini, chitarre, armonie vocali, puro bluegrass/country, sembrano i Poco, se non i Dillards o qualsiasi grande band country-rock dei primi anni ’70, l’organo di Hollingsworth in agguato, ma poi parte l’improvvisazione, i migliori Grateful Dead sono dietro l’angolo, le chitarre elettriche di Nershi (che firma il brano) e Kang disegnano linee strumentali di grande fascino ma anche virtuosismi a iosa, senza perdere di vista la quota acustica e vocale, entrambe curatissime, un inizio fantastico Poi parte Betray The Dark, firmata da Michael Chang, e ti viene da controllare il lettore, un attimo di distrazione e ho infilato Abraxas o Santana 3 nel lettore? Con Santana, Shrieve e Gregg Rolie, più tutti i percussionisti indaffaratissimi! No, confermo, sono proprio gli String Cheese Incident e il brano è pure molto bello, con l’aspetto ritmico della migliore Santana Band molto presente, e anche l’assolo di organo di Hollingsworth bellissimo, non ne sentivo uno così coinvolgente da quei tempi gloriosi, una meraviglia e poi quando partono le chitarre, una vera goduria https://www.youtube.com/watch?v=j5cf6Rsag4k . A questo punto cosa devo aspettarmi per il terzo brano? Let’s Go Outside, è un bel funky-rock alla Sly & Family Stone o per restare in tempi moderni tipo Vampire Weekend, chitarre choppate e tastiere analogiche si fanno strada tra il notevole lavoro dei vari cantanti prima del breve intermezzo quasi radiofonico della parte centrale, ma con una raffinatezza che è quasi sconosciuta nel pop moderno, e qui si vede lo zampino di Harrison. Song In My Head parte acustica ma poi diventa un boogie-rock degno di una grande jam band quale gli SCI sono, dal vivo dovrebbe fare sfracelli, con tastiere e chitarre pronte a sfidarsi con le evoluzioni vocali del gruppo.

Struggling Angel porta un ulteriore cambio di atmosfere, sembra un brano degli Eagles più country, quelli di Desperado o On The Border, con tanto di armonica. A questo punto cosa dobbiamo aspettarci, i Talking Heads? Partendo dai ritmi caraibici che ricordano certe cose sempre dei Vampire Weekend o del Paul Simon più scanzonato, ma anche un pizzico di Jimmy Buffett e un giro di basso irresistibile, Can’t Wait Another Day ci porta da quelle parti, ma ci arriviamo lentamente e nella successiva Rosie, che potrebbe uscire indifferentemente da Fear of Music (I Zimbra) dei Talking Heads o da qualche ritmo afro alla Fela Kuti, con densi strati di tastiere e percussioni https://www.youtube.com/watch?v=2gXx50gy8_M . In mezzo c’è So Far From Home, un pezzo rock divertente ma più scontato, non male comunque, con i soliti tocchi country-bluegrass tipici del loro stile, ideali per le improvvisazioni dal vivo, ma organo e chitarra “viaggiano” anche nella versione in studio https://www.youtube.com/watch?v=Xl5FTMmCMrg . Stay Through, una collaborazione tra Chang e Jim Lauderdale (?), con il suo groove tra reggae e R&B mi convince meno, un po’ buttata lì, più Tom Tom Club che Talking Heads, non particolarmente memorabile anche se sempre ben suonata. Conclude la lunga Colliding, un’altra sferzata di rock ad alta densità percussiva, con tastiere, anche synth e chitarre molto trattate che aggiungono un tocco di modernità alle procedure del disco di studio, senza cedere troppo ad un suono commerciale. Nell’insieme piace, anche se non si può gridare al capolavoro, ma secondo me un bel 7 in pagella, e non in condotta, se lo merita. E il 24 giugno esce Fuego, il nuovo album di studio dei Phish!

Bruno Conti