Una Capatina In Danimarca Mancava! Thorbjorn Risager – Track Record

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Thorbjorn Risager – Track Record – Dixiefrog/Cope Records

Quando si pensa alla musica rock non è che il primo paese che venga in mente sia la Danimarca, eppure questo album di Thorbjorn Risager potrebbe cambiare le cose.

A parte Amleto noto bardo, principe e rocker di natali Shakespeariani, di solito se penso alla musica danese mi viene in mente l’Eurofestival o i mitici Michael Learns To Rock, paladini del pop rock più melodico e popolarissimi nei paesi asiatici, in particolare le Filippine dove sono dei veri e propri idoli. A livello individuale ci sarebbero Lars Ulrich il batterista dei Metallica e Mike Tramp il cantante dei White Lion ma sono naturalizzati americani, vogliamo aggiungere The Raveonettes? Ce ne sono sicuramente altri ma facendo uno sforzo di memoria mi vengono in mente i Burnin’ Red Ivanhoe grande gruppo rock progressivo, tra rock, jazz e psichedelia che a cavallo tra fine anni ’60 e primi anni ’70 ha registrato una manciata di dischi gagliardi tra cui vorrei ricordare l’ottimo WWW.

Ma non dobbiamo parlare di loro: questo Thorbjorn Risager che è il nome di uno ma anche il nome di un gruppo eccellono in un genere il Blues che non si è soliti collegare con i paesi nordici. E’ un blues venato di mille rivoli rock, soul, jazz e persino roots eseguito da una formazione ampia di sette elementi, dove accanto alla solita strumentazione fa la sua bella figura anche una piccola sezione fiati.

La prima volta che ho sentito la loro musica (e precisiamo che non sono dei novellini all’esordio hanno già fatto altri quattro album tra cui due live) e la voce dell’omonimo leader soprattutto, il primo nome, anzi i primi nomi che mi sono venuti in mente, lì come delle lampadine accese, sono stati quelli di Chris Farlowe, enfant prodige e protetto degli Stones, nonché grande cantante con Colosseum e Atomic Rooster, e, sull’altro lato dell’Atlantico, il canadese David Clayton-Thomas grandissimo cantante con i Blood, Sweat & Tears.

Entrambi condividono con il nostro amico un bel vocione potente e grintoso, una grande abilità nell’insinuarsi negli arrangiamenti del gruppo e una notevole duttilità vocale. Sono solo impressioni ma hanno un fondo di verità, veniamo al dischetto comunque.

Sono dieci brani, sette del vocalist che giustifica la sua leadership, due del batterista Martin Seidelin e una notevole cover del classico Baby Please Don’t Go qui attribuita a Big Joe Williams. Partiamo proprio da questo brano che non avrà la grinta della versione dei Them del giovane Van Morrison, ma ha un suo incedere maestoso che lo avvicina ai grandi classici, con la voce rampante di Risager che duella con tromba e sax, ben sostenuta dal motivo ricorrente della chitarra e da un organo avvolgente, breve e ficcante.

La successiva Let’s Go Down con l’armonica dell’ospite Jarno Varsted ad ampliare ulteriormente lo spetto sonoro rientra in territori blues più classici con un pianino malandrino in sottofondo e una chitarra acustica a sottolineare la voce. Ma facciamo un passo indietro all’iniziale Rock’n’Roll Ride dove una certa spinta rootsy ricorda alcune cose del primo Seger o del grande Jimmy Barnes, rock, soul, errebì, una bella slide, la voce tonante di Risager e la ritmica frizzante sono sinomini di ottima musica. You Walked Right In con un bel riff di chitarra, i fiati in evidenza, delle pimpanti voci femminili di supporto, ricorda, oltre che il già citato Clayton-Thomas, l’ottimo Delbert McClinton e certe cose degli Stones dell’era Mick Taylor, sempre per esagerare.

7 Steps To Heaven, funky e jazzata, con un drive R&B, è uno dei due brani composti dal batterista Seidelin, più complessi negli arrangiamenti ma sempre immediati e coinvolgenti nello svolgimento, con fiati e sezione ritmica in grande spolvero. Stand Beside Me è una grande ballata soul che fa risaltare le grandi capacità vocali di Thorbjorn Risager, messa in evidenza da una grande linea di basso di Soren Bojgaard e da un pungente intervento della chitarra solista, elementi chiave nelle deep soul ballads che si rispettino. Eyes That Turned Away è un altro blues venato di rhythm and blues, con fiati, coretti femminili, organo e chitarra perfettamente inquadrati nell’ottica del brano, più la “voce” di Risager. Rhythms of The Night, piacevole ma episodio minore e I’ll be Moving On, vero episodio di puro swing ci conducono alla conclusiva e lunga, il brano di maggiore durata, Bells Of Joy, l’altra composizione di Seidelin, belle atmosfere notturne e raffinate, che si aprono in improvvise fiammate chitarristiche, sempre con il blues jazzato del disco nei cromosomi del brano.

Una bella sorpresa! Qui per avere una idea di cosa vi aspetta, virati seppia come si conviene.

Bruno Conti