Janis Joplin, Gli Anni Del “Grande Fratello” 1966-1968 – Cheap Thrills E Il Rock Non Sarà Più Lo Stesso Parte I

Big Brother and the Holding Company promo shot, 1967

Big Brother and the Holding Company promo shot, 1967

“Le telecamere scivolano e si soffermano su quei lineamenti aspri e vissuti, come se lei fosse una incredibile bellezza e, a modo suo, lo è. Gli occhi degli uomini si fanno vitrei quando pensano a lei. I giornalisti la stuprano con le parole come se non ci fosse un altro modo di avere a che fare con lei. Erano anni che nessuno era così eccitato verso qualcuno, dal modo in cui la gente si comportava con Janis Joplin. Era una esperienza completamente nuova per chiunque. La gente doveva cambiare il proprio modo di pensare per adattarsi. La sua voce, per esempio. Le ragazze non potrebbero cantare a quel modo, completamente rauche ed insistenti e battendo i piedi. Non dovrebbero dare questa impressione che stanno urlando per essere liberate da qualche terribile, continuo dolore, che però non è  una sofferenza fisica interamente spiacevole. Per prima cosa questa è l’epoca del “figo” (più o meno vale per Aretha e Levi Stubbs, e loro sono neri, e Janis è bianca). Janis Joplin ha completamente ridefinito il concetto della cantante donna. E’ così bella che ti toglie il respiro, e non c’è nulla che sti possa far cambiare quella opinione – di sicuro non il fatto che in qualsiasi altra epoca avresti dovuto dire che la ragazza era una casalinga.

Saltella in giro, vestita come una zoccola dei bassifondi, buffi cappellini con le piume in testa, braccialetti alle caviglie,indosso raso trasandato. I suoi vestiti da battona li chiama, e ride come una battona. E beve – pensate un po’ – beve, in una generazione di drogati. Lei beve, whisky Southern Comfort, una ragazza cantante di 24 anni che ha le abitudini di un’altra decade (NDA Ma poi vedremo che purtroppo si adeguerà). […] Ogni volta che cantava, era come se quella voce ruvida, rovinata dal whisky, fosse sul punto di spezzarsi. Ha detto “Preferirei non cantare piuttosto che cantare piano” , e ha ragione, perché la frenesia che ha nei piedi e nei fianchi è anche nella sua gola. Non stupisce il fatto che dopo tutto quello che ha passato alcune volte sembri vecchia e consumata. Ma ci sono altre occasioni in cui sembra giovane e vulnerabile, e la transizione avviene in pochi istanti. […] Quello che un Jimi Hendrix o un Mick Jagger fanno , provocando degli svenimenti nelle ragazzine, Janis lo provoca negli uomini – facendo sembrare la sua intera esibizione una sfrenato, sudato, appassionato, esigente atto sessuale!”  

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Tutto questo, senza sapere quello che sarebbe successo in seguito, lo scriveva Lillian Roxon nel 1969, nella sua Rock Encyclopedia, forse il primo libro dedicato al rock da una scrittrice-giornalista, definita anche la Madre Del Rock, una delle più grandi conoscitrici della musica degli anni ‘60, nata ad Alassio nel 1932 da genitori polacco-australiani, e morta nel 1973 a New York, autrice di questo libro, il cui frammento che avete appena  letto, dedicato a Janis Joplin, ed estratto dalla voce dell’enciclopedia rock dedicata ai Big Brother & The Holding Company, è una mia traduzione dall’originale inglese, ma ne esiste anche una versione italiana Rock Encyclopedia E Altri Scritti, pubblicata dalla Minimum Fax, che è uno dei libri più belli dedicati alla nostra musica mai usciti (non so se la versione italiana sia completa, visto che il numero di pagine mi sembra inferiore, ma forse dipende dalla grafica diversa utilizzata).

A questo punto riavvolgiamo il nastro e torniamo all’inizio della storia.

I primi anni.

Janis Lyn Joplin nasce a Port Arthur, Texas durante la IIa Guerra Mondiale, il 19 Gennaio 1943, da una coppia in cui il padre era un ingegnere della Texaco e la madre una “cancelliera” in un college, entrambi  adepti delle “Chiese Di Cristo”. Aveva anche due fratelli minori, ma Janis è sempre stata la più inquieta e problematica, quella che richiedeva una maggiore attenzione da parte dei genitori. Già da ragazzina aveva fatto amicizia con un gruppo di “emarginati”, uno dei quali però aveva una collezione di dischi blues di Bessie Smith, Ma Raney, Lead Belly, che saranno molto importanti nella sua decisione futura di diventare una cantante. Anche se già al liceo aveva iniziato a cantare, Janis era comunque una ragazzina cicciottella e brufolosa (anzi con l’acne che le lascerà delle cicatrici perenni), bullizzata dai suoi coetanei che la chiamavano “maiale”, “fricchettona”, “mostro”, “amica dei negri”, tutte cose che la renderanno nel tempo insicura e la faranno sentire sempre poco amata, anche negli anni del suo maggior successo. Comunque, tra alti e bassi, finisce il liceo, e poi prova ad iscriversi a varie facoltà universitarie, non completandone nessuna.

Nel frattempo anche la sua carriera musicale continua in Texas a livello amatoriale, poi convinta dall’amico Chet Helms, decide di andare in autostop fino a San Francisco in California nel 1963, e l’anno successivo conosce Jorma Kaukonen con cui registra il famoso “nastro della macchina da scrivere”, che era quella usata nella stanza accanto da Margareta, la prima moglie di Jorma e che si sentiva sullo sfondo  di questi blues embrionali. Nel frattempo era stata anche arrestata per avere rubato in un negozio e nei due anni che seguirono il suo uso di droga si era fatto crescente, diventando una “speed freak” e una eroinomane, a dispetto di quanto detto dalla Roxon, tanto da essere convinta a ritornare a Port Arthur dai genitori, visto che il suo peso era calato fino a 40 chili. E anche se lei stessa, durante alcune sedute psichiatriche, si chiedeva come avrebbe fatto ad intraprendere una carriera nella musica senza cadere di nuovo nella trappola della droga, alla fine rassicurata anche dal suo medico  decide di tentare di nuovo la sorte e tra il 1965 e il 1966 ritorna ad Haight-Ashbury nella comunità hippie locale dove, tramite di nuovo la mediazione di Chet Helms, conosce il manager dei Big Brother & The Holding Co., ed inizia così la sua breve epopea musicale che la renderà la più grande voce della storia della musica rock.

The Big Brother Years 1966-1968

Per questa volta ci occupiamo dei due anni che vanno appunto dal giugno del 1966, quando si unisce alla band, al 1° dicembre 1968, giorno del suo ultimo concerto con il gruppo. Peter Albin, il leader, Sam Andrew e James Gurley, si esibivano insieme già dal 1965, partecipando anche a jam sessions organizzate dall’impresario Chet Helms, che aveva trovato loro anche un batterista Chuck Jones e quindi nel gennaio del 1966 erano nati i Big Brother & The Holding Company. A quella prima data era presente tra il pubblico anche Dave Getz, pittore e a tempo perso batterista jazz, o viceversa. Diventano la house band dell’Avalon Ballroom di San Francisco, dove suonavano un misto di pych-garage e rock strumentale, di tanto in tanto cimentandosi come cantanti, ma non era il loro forte. Per ovviare al problema Helms propose loro questa sua amica, Janis Joplin, che aveva preso anche in considerazione l’idea di entrare nei 13th Floor Elevator, il gruppo di Roky Erickson che operava in Texas. A questo punto Janis si trasferisce ancora una volta in California, e il 10 giugno del 1966 esordisce sul palco dell’Avalon Ballroom come cantante dei Big Brother.

Come ha ricordato Sam Andrew i primi incontri in cui si annusarono a vicenda non furono entusiasmanti: a Sam, per il modo in cui era vestita, come una normale ragazza del Texas e non una hippie, ricordava sua madre che veniva anche lei da quello stato, e anche a livello vocale non furono subito abbagliati dalla sua presenza, forse perché erano abituati a suonare a livelli sonori molto alti e quindi la voce si perdeva nel marasma. E a lei, come scrisse a casa, sembravano fin troppo “esotici”. Quindi ci volle del tempo prima che le due parti iniziassero ad amalgamarsi; lei si era portata dietro anche un “amico” dell’epoca, il tastierista Stephen Ryder, e poi i fans della band ci misero del tempo per abituarsi a questa nuova cantante, che però si stava impegnando a fondo per inserirsi nel suono decisamente elettrico del gruppo, e gli altri cercarono di mitigare la tendenza alle sperimentazioni sonore che li caratterizzavano. Quando ,nel settembre del 1966 si trovarono a suonare per due settimane a Chicago, alla fine i soldi ricevuti non erano sufficienti per comprarsi i biglietti per l’aereo del ritorno a San Francisco, e quindi firmarono un contratto discografico con la Mainstream Records, iniziando anche a registrare le prime quattro canzoni dell’album, che sarebbe poi stato completato a dicembre a Los Angeles.

Essendo la loro nuova etichetta abituata ad artisti jazz, il risultato finale non fu proprio quello che si aspettavano, e quindi Big Brother And The Holding Company., era a tratti più acustico e folk dell’heavy rock-blues psichedelico che erano abituati a suonare dal vivo, e francamente non particolarmente memorabile, con qualche eccezione. Oltre a tutto in quei tempi in cui tutto succedeva in fretta, il LP ci mise parecchio ad uscire: il primo singolo, con Bye Baby e Intruder, esce nei primi mesi del ’67, seguito a luglio dal secondo con Blind Man lato A e la più pimpante All Is Loneliness sul retro, e poi finalmente viene pubblicata la migliore canzone dell’album Down On Me, un traditional degli anni ’20 trasformato dalla Joplin in una vibrante canzone rock., però a questo punto siamo già ad agosto del 1967 e un fatto fondamentale ha cambiato completamente la vita del gruppo, e della sua cantante.

Fine prima parte, segue…

Un Doppio Omaggio (Sia Pure Tardivo) – Bert (Herbert) Jansch – Chitarrista – 3-11-1943/5-10-2011

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In questi giorni facendo delle ricerche per il breve spazio dedicato a John Fahey nelle anticipazioni ero capitato anche nel sito ufficiale di Bert Jansch e l’ultima notizia che riportava era che un concerto del 20 agosto che si sarebbe dovuto tenere a Edinburgo veniva cancellato perché il musicista scozzese non stava troppo bene. E’ ancora così, lo potete vedere http://www.bertjansch.com/

Purtroppo la situazione è drasticamente peggiorata e il cancro al polmone di cui Jansch soffriva da alcuni anni e per cui era stato anche operato nel 2009 alla fine ha avuto la meglio e la scorsa settimana se lo è portato via. Nel 2010 aveva anche fatto un tour degli Stati Uniti come supporto di Neil Young e la sua attività è proseguita fino all’ultimo. Il comunicato stampa con cui il musicista si rammarica di non poter fare quel concerto ad Edinburgo è addirittura commovente per la considerazione che Bert Jansch dedicava ai suoi fans.

Altri scriveranno più e meglio del sottoscritto sulla impronta importantissima che questo “chitarrista” ha lasciato sulla musica: Jimmy Page lo ha definito ” L’innovatore del tempo…tanto più avanti di quanto chiunque altro stesse facendo” e Johnny Marr “Imponente…uno dei più importanti e intriganti musicisti mai uscito dalla scena musicale inglese”.

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Il suo ultimo disco è stato “il Cigno nero”, The Black Swan, chissà se già nel 2006 sentiva il suo tempo che se ne andava (l’anno prima aveva subito anche una operazione al cuore) eppure questo disco, con la partecipazione di alcuni giovani leve, rappresentate da Devendra Banhart e Beth Orton, era ancora bellissimo e la sua partecipazione al Crossroads Guitar Festival di Clapton, nell’edizione di Chicago del 2010, ancora emozionante. Un uomo solo sul palco con la sua chitarra acustica in mezzo ai “giganti” della chitarra elettrica.

Ma prendiamo la macchina del tempo e ritorniamo al 1969. Questo è quello che scrisse Lillian Roxon nella sua Rock Encyclopedia sul musicista inglese (così faccio anche ammenda per non avere più parlato della scrittrice australiana, forse la prima grande giornalista rock donna della storia).

Bert Jansch” è apparso per la prima volta negli Stati Uniti nel 1966 con un album Lucky Thirteen costruito con il meglio dei suoi due primi album inglesi. In Inghilterra è stato a lungo considerato uno dei migliori chitarristi folk e ha suonato la chitarra solista in parecchi pezzi del primo album di Donovan. Bert’s Blues in Sunshine Superman e The House Of Jansch su Mellow Yellow fanno riferimento entrambi all’uomo che così tanto ha influenzato Donovan. Il suo stile viene dal Blues e dalla chitarra classica. I suoi assoli sono leggiadri e pieni di grazia. Hanno provato a dargli una grossa spinta promozionale per farlo diventare “il nuovo Donovan” ma lo cosa non è mai decollata. La sua fama in America è principalmente underground , anche se ha registrato parecchi album per il mercato inglese, dove è tenuto in grandissima considerazione. Nel 1968 ha messo insieme un gruppo chiamato Pentangle.” Rock Encyclopedia 1969-1971 ristampato 1976.

Era vero nel 1969 e si può sottoscrivere parola per parola ancora oggi.

Bert Jansch e John Renbourn (che è in tour in Italia in questo periodo) in una delle loro ultime apparizioni insieme al Festival di Cambridge del 2011.

Bert Jansch è morto ad Hampstead il 5 ottobre scorso all’età di 67 anni.

Riposa in Pace.

Bruno Conti

Lillian Roxon’s Rock Encyclopedia

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Ammetto di avere barato un poco, ma proprio poco, nel senso che questa è la copertina dell’edizione hardcover di questo leggendario libro, la prima enciclopedia sulla musica rock veramente seria e documentata, mentre il sottoscritto è possessore della versione paperback, quindi non avendo voglia di fare lo scanner della copertina e poi le varie fasi di editing, pigramente ho utilizzato quella foto che vedete.

Comunque io il libro ce l’ho: Lillian Roxon’s Rock Encyclopedia Grosset & Dunlap New York Copyright 1969-1971 ristampato varie volte, l’ho comprato a Londra nel 1976.

Il libro si apre con una prefazione alla Paperback Edition che recita più o meno così: “Molte cose sono successe da quando fu pubblicata l’edizione hardcover di questo libro. Crosby, Stills, Nash & Young sono apparsi e poi scomparsi. I Led Zeppelin sono diventati il gruppo più popolare del mondo. I Beatles hanno deciso di farla finita (ma call it  a day, rende meglio l’idea). I Jackson Five hanno riempito il Madison Square Garden e così pure i Grand Funk Railroad. Gli Who hanno suonato al Metropolitan. I Creedence hanno organizzato un party da 250.000 dollari per far sapere al mondo quanto fossero bravi, come se ne fosse bisogno. Iggy Stooge è emerso come la cosa più sexy dai tempi di Mick Jagger. E in una notte cosmica i Grateful Dead hanno mostrato al resto del mondo quello che San Francisco già sapeva, cioè che erano la migliore band live al mondo…e questa è solo la prefazione, prossimamente vi delizierò con aneddoti, storie, recensioni e tutto quello che ha reso questa prima enciclopedia della musica rock, così unica.

In attesa due brevi parole su Lilllian Roxon, ovvero chi è, o meglio chi è stata costei?

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Una nota giornalista australiana, ma attenzione nata nel 1932, vero nome, Lillian Ropschitz, in quel di Savano, Italia, una località nei pressi di Alassio, per la serie come è piccolo il mondo. Nel 1959 si trasferisce negli Stati Uniti, la prima corrispondente donna australiana oltreoceano e già a metà degli anni ’60 sviluppa una insana passione per la musica pop e rock (una di noi, in parole povere), nel 1967 è una delle prime a documentare la scena musicale di San Francisco e il  movimento hippie. Poi a New York entra nel circolo frequentato da Andy Warhol, Lou Reed e i Velvet Underground, Jim Morrison. E’ stata definita dai suoi colleghi critici “The Mother of rock”. Due dei suoi “amici famosi” sono stati Lenny Kaye, il mitico chitarrista della band di Patti Smith e compilatore di Nuggets uno dei “testi sacri” del garage rock e della psichedelia, l’altra amica è stata (poi hanno litigato ferocemente) Linda Eastman, fotografa e futura lady McCartney.

Il suo grande contributo alla storia della musica rimane comunque questa Rock Encyclopedia di cui andremo a fare una disamina dei contenuti in alcuni post a venire.

Lillian Roxon è morta a New York nell’agosto del 1973 a soli 41 anni.

Bruno Conti