Ne Vale La Pena (Se Riuscite A Trovarlo), Un Altro Giorno A Nashville! Willie Nelson & Friends Live At Third Man Records

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Willie Nelson & Friends – Live At Third Man Records – Third Man Records 2LP

Willie Nelson, nella sua lunghissima carriera, non ha mai centellinato le uscite discografiche, sia in studio che dal vivo: se per quanto riguarda gli album in studio lo standard è sempre stato abbastanza alto (con qualche momento di appannamento, specie negli anni ottanta quando incideva per la Columbia), nei dischi live più di una volta è affiorata una certa routine, a stento mascherata da duetti con ospiti più o meno prestigiosi.

Questo Live At Third Man Records è però su un altro livello: inciso lo scorso anno negli studi di Nashville dell’etichetta di proprietà di Jack White per celebrare i suoi 80 anni, vede un Willie in gran forma rivisitare con vigore e freschezza alcune pagine storiche del suo repertorio (e non solo), con la compagnia di diversi amici di cui non vi rivelo ora l’identità per non rovinarvi la sorpresa.

Il problema, se di problema possiamo parlare, è che il disco, pubblicato solo in doppio vinile ed inciso su tre lati anziché quattro, è ordinabile soltanto sul sito della Third Man Records, come già altri live analoghi usciti nel recente passato.

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L’etichetta di White, tra le più dinamiche ed interessanti del panorama indie, opera infatti in tre canali ben precisi: quello delle normali uscite discografiche in CD (come i comeback albums di Wanda Jackson e Loretta Lynn, entrambi prodotti da White, e l’ultimissimo delle Haden Triplets), la ripubblicazione in tiratura limitata su vinile colorato e glow in the dark di alcuni leggendari singoli della Sun Records, e buon ultimo questa serie di album live incisi negli studi di Detroit e Nashville, quasi tutti disponibili solo in vinile (oltre ad un bel numero di artisti alternativi non molto noti, come Dex Romweber Duo, Nobunny e The Jacuzzi Boys, troviamo anche gente come i Drive-By Truckers, la stessa Jackson, i Raconteurs ed il grande Jerry Lee Lewis, quest’ultimo reperibile facilmente anche in CD su Amazon).

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Tornando a Willie, ribadisco che la qualità di questo live album vale lo sforzo di procurarselo, in quanto ci troviamo di fronte ad un musicista straordinario, uno di quelli di cui hanno buttato via lo stampo, accompagnato da una band che lo segue ad occhi chiusi (l’inseparabile Mickey Raphael, vecchi marpioni come Fats Kaplin e Phil Madeira, l’esperto batterista Marco Giovino e Dominic Davis, bassista di fiducia di White), e con una serie di canzoni a cinque stelle.

(NDM: Willie non è nuovo a questo tipo di auto-celebrazioni: vent’anni fa uscì, solo in VHS, lo splendido The Big Six-O, sorta di festa per i sessant’anni con ospiti del calibro di Bob Dylan – la loro Pancho & Lefty da sola valeva l’acquisto – Paul Simon, Ray Charles, Waylon Jennings e Lyle Lovett. Una ristampa in DVD sarebbe oltremodo gradita http://www.youtube.com/watch?v=2yL7r7-Ic9k .)

La serata si apre con l’unico brano che vede Willie senza ospiti: si tratta di una scintillante versione di Roll Me Up And Smoke Me When I Die, un tipico honky-tonk texano, fluido e coinvolgente, con assolo continui di violino, steel, piano e Nelson stesso con la sua mitica Trigger.

Poi sale sul palco Ashley Monroe, alla quale toccano due grandi brani: Angels Flying Too Close To The Ground, dove canta solo lei, e soprattutto Blue Eyes Crying In The Rain, con Willie super alla chitarra e la fisa in sottofondo che le dona un tocco mexican.

Ashley è bravina, ma sicuramente si poteva puntare più in alto (tipo Emmylou Harris).

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Poi arriva Norah Jones ed il livello sale: grande fan di Nelson (i Little Willies nascono proprio come omaggio al grande texano), Norah delizia la platea con la classicissima Funny How Time Slips Away, nella quale il suo tocco elegante dà al pezzo un tocco jazzato con cui Willie va a nozze (ricordatevi il disco in duo con Wynton Marsalis), e poi con la vivace I Gotta Get Drunk, dove però è Nelson a fare la parte del leone (e che brava che è la band) http://www.youtube.com/watch?v=C9b50PMeCf4 .

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Ed ecco il momento centrale dello show: sale sul palco nientemeno che Neil Young, che esegue con grande feeling (ma non avevo dubbi) la bella ma poco nota Sail Away (era sul mitico Rust Never Sleeps) e la stupenda (è una delle mie preferite in assoluto del Bisonte) Long May You Run http://www.youtube.com/watch?v=uQH-L78clJw : Neil fa tutto in perfetta solitudine e con Willie che lo accompagna alla chitarra, ma non alla voce.

Inutile dire che gli applausi fanno venire giù la sala.

La languida Far Away Places ospita sul palco la prezzemolina per antonomasia, cioè Sheryl Crow: la bella ex moglie di Lance Armstrong quando vuole è anche brava, e stasera fa la sua parte con grande rispetto e senso della misura http://www.youtube.com/watch?v=0q3ZdKny6IM .

Whiskey River di solito apre i concerti di Willie, ma questa sera è posta verso la fine, e vede tutti gli ospiti sul palco (con l’aggiunta di Jamey Johnson, mica un pirla qualunque) a rendere omaggio al barbuto texano: è una festa, e quindi chiudiamo gli occhi se c’è qualche stonatura o se qualcuno va fuori tempo http://www.youtube.com/watch?v=HiVunqkZ1RM .

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Un altro “gigante” in arrivo: Leon Russell, che nel 1979 aveva inciso un intero album con Willie (One For The Road), tornato in auge anche grazie ad Elton John, presta il suo vocione per il suo classico A Song For You (*NDB il video dell’80° non l’ho trovato, va bene anche quello dei 70, con Ray Charles? http://www.youtube.com/watch?v=2UW4ELmVD9M e per una godibile versione molto country’n’roll dell’evergreen di Elvis Heartbreak Hotel.

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Si chiude con i due padroni di casa, cioè Willie e Jack White, insieme per una delicata Red Headed Stranger.

“Roll Me Up” 
“Angel Flying Too Close To The Ground” – with Ashley Monroe (Unreleased)
“Blue Eyes Crying In The Rain” – with Ashley Monroe
“Funny How Time Slips Away” – with Norah Jones
“I Gotta Get Drunk” – with Norah Jones (Unreleased)
“Sail Away” – with Neil Young (Unreleased)
“Long May You Run” – with Neil Young
“Far Away Places” – with Sheryl Crow
“Whiskey River” – with Neil Young, Ashley Monroe, Sheryl Crow, Norah Jones, Jamey Johnson
“A Song For You” – with Leon Russell
“Heartbreak Hotel” – with Leon Russell (Unreleased)
“Red Headed Stranger” (Broadcast Version) – with Jack White

Un live di tutto rispetto, vale la pena di procurarselo: Willlie Nelson lo conosciamo, e poi c’è il valore aggiunto di Neil Young, mica bau bau micio micio (come direbbe Enzino Iacchetti).

Marco Verdi

Fermate Le Rotative! Billy Joe + Norah – Foreverly

Billy Joe & Norah Foreverly

Billy Joe Armstrong + Norah Jones – Foreverly – Reprise/Warner CD

Questo disco non figura nella categoria “recuperi di fine anno” in quanto è uscito relativamente da poco (Novembre), e qui mi ricollego al titolo del post.

L’urlo “Fermate le rotative!” era un gergo tipico degli albori della carta stampata, quando, nel bel mezzo della produzione delle copie del quotidiano per il giorno successivo, giungeva in redazione una notizia “bomba” (il classico scoop), che costringeva i tipografi ad una sosta improvvisa per dare il tempo ai giornalisti di inserire all’ultimo istante la notiziona: i miei ricordi di pre-adolescenza associano questa frase a John Jonah Jameson (meglio conosciuto come JJJ), mitico direttore del Daily Bugle, quotidiano con il quale lavorava il fotografo Peter Parker nelle avventure di Spiderman.

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Le rotative in questione sono quelle delle varie classifiche dei “Best of 2013”, dato che questo Foreverly, disco d’esordio dell’inedita coppia formata da Norah Jones e Billy Joe Armstrong (leader dei Green Day), ha tutte le carte in regola per venire inserito tra gli album più importanti dell’anno che sta per concludersi http://www.youtube.com/watch?v=czpMQN4CStQ .

Foreverly, come suggerisce il titolo, è un omaggio da parte del duo agli Everly Brothers, ma è un omaggio particolare: non si tratta infatti di una serie di successi di Phil e Don reinterpretati (quindi niente Bye Bye Love, Wake Up Little Suzie o All I Have To Do Is Dream), ma la riproposizione, brano dopo brano, del secondo LP del duo, quel Songs Our Daddy Taught Us composto esclusivamente da traditionals e cover di country tunes che i due fratelli consideravano basilari per la loro formazione.

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Quindi brani tradizionali country e folk (e qualche originale), portati al successo da gente come Bill Monroe, Charlie Monroe, Gene Autry, Merle Travis, Eddy Arnold, Chuck Wagon, John Jacob Niles ed altri, che rinascono a nuova vita grazie a questa sorprendente collaborazione tra la figlia di Ravi Shankhar e la popstar californiana.

Se però Norah aveva già mostrato con i suoi dischi (specie i primi due) di amare la musica di qualità, e con i due album coi Little Willies di non essere per nulla estranea al genere roots-Americana, la vera sorpresa è Armstrong, in quanto non mi sarei mai aspettato che potesse avere attinenza con questo tipo di sonorità, impegnato com’era negli ultimi anni a contraddistinguersi più per le sue bizze da star che per produrre musica decente con i Green Day.

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E invece il duo Norah/Billy Joe funziona a meraviglia, l’album degli Everly viene riproposto con grande classe e raffinatezza, non alterando né modernizzando gli arrangiamenti, ma dandogli soltanto una patina di freschezza grazie alle odierne tecniche di registrazione (l’album è prodotto da Billy e Norah stessi, e masterizzato dal leggendario Greg Calbi) http://www.youtube.com/watch?v=imjq0X7AkqU .

Un disco gradevolissimo dunque, con i nostri due leader che armonizzano quasi come i fratelli Everly, e si fanno accompagnare da pochi ma ottimi sessionmen (Tim Luntzel al basso, Dan Rieser alla batteria, Jonny Lam alla steel guitar e Charlie Burnham al violino, mandolino ed armonica), che suonano come si suol dire “in punta di dita”,  regalandoci tre quarti d’ora tra i più piacevoli di quest’anno.

Il noto traditional Roving Gambler apre il CD, arrangiato in stile country, con le due voci che si completano a vicenda in maniera perfetta ed un gran lavoro di Burnham all’armonica: se la Jones non mi stupisce (anche se da solista ultimamente ha preso strade che non condivido), Armstrong certamente sì, e molto http://www.youtube.com/watch?v=0K7vM_AhzUU .

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Long Time Gone è puro honky-tonk, fedele allo stile di Phil & Don, ma la purezza del suono è indubbiamente targata 2013: versione scintillante, da leccarsi i baffi (è il primo singolo), con Norah bravissima al piano http://www.youtube.com/watch?v=0R_rhdglVBk .

La delicata Lightning Express è cantata con una finezza ed una classe che non riconoscevamo almeno al 50% del duo (indovinate quale…), mentre Silver Haired Daddy Of Mine (uno dei grandi successi di Gene Autry), che è già una canzone strepitosa di suo, viene riletta in maniera splendida, con Norah che lascia scorrere le dita sulla tastiera con una fluidità incredibile: la migliore del lotto, almeno per me http://www.youtube.com/watch?v=LUZYwDB5mjI .

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La struggente Down In The Willow Garden vede i due armonizzare alla grande; la dolce Who’s Gonna Shoe Your Pretty Little Feet? è una ninna nanna country suonata e cantata con molto feeling: due voci e due chitarre, non serve altro.

Oh So Many Years, ancora honky-tonk, è intensa e godibile al tempo stesso, con Billy Joe che rilascia un bell’assolo di chitarra, piuttosto rock http://www.youtube.com/watch?v=q7lZhbCZ4QQ ; un violino introduce il noto traditional Barbara Allen, riproposta con molto rispetto: Armstrong qui sembra un incrocio tra Gram Parsons e Roger McGuinn, da non credere.

Rockin’ Alone, lenta, pianistica e decisamente raffinata precede I’m Here To Get My Baby Out Of Jail, una prison song dal deciso sapore folk (e Norah qui è voce solista); la distesa e quasi western Kentucky e lo slow Put My Little Shoes Away chiudono brillantemente un CD inatteso ma proprio per questo da apprezzare maggiormente.

In una parola: delizioso.

Marco Verdi

P.S: dato che, a causa di impegni pre e post-natalizi questo è il mio ultimo post del 2013, auguro a titolare, collaboratori e lettori del Blog di trascorrere delle Ottime Feste, e che il 2014 possa essere il più sereno possibile.

MV

Sono Proprio Loro, Non Avete Le Allucinazioni! Billie Joe & Norah – Foreverly

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Billie Joe + Norah – Foreverly – Reprise/Warner 25-11-2013

In effetti sono proprio quelli che sembrano: Billie Joe è Armstrong, il leader dei Green Day (scusate, un attimo che controllo, qui niente, vediamo qua sotto, niente neanche lì, non ne trovo nessuno, strano), ma rimedierò, con questo…Anche lei è quella Norah, per tutti Jones. Cosa ca…spiterina ci fanno insieme. Hanno registrato un album di cover degli Everly Brothers, anzi, per la precisione, un disco completo degli Everlys, Songs Our Daddy Taught Us, un album registrato e pubblicato nel 1958 da Don & Phil. Billie Joe Armstrong li ha conosciuti un paio di anni fa tramite questo disco, un ascolto continuo e compulsivo che sfocia nella decisione di registrarlo ex novo. L’idea è quella di farlo insieme ad una voce femminile: già ma chi? Ma è ovvio, la mia “amica” Norah Jones! I due avevano fatto conoscenza ad un concerto di Stevie Wonder, non come pubblico, sul palco, come ospiti e cantanti, e prima ai Grammys, una decina di anni fa, quindi direi “grandi amici”! Comunque la Jones va a nozze con questo tipo di repertorio, sembrano i Little Willies, ma ancora più alla camomilla, rilassante però!

Hai tempo di venire nove giorni da me per registrare questo disco? Il piano(forte) c’è, la chitarra la porto io, Tim Lutzel e Dan Rieser sono la sezione ritmica, le canzoni le abbiamo (e non sono neppure gli originali degli Everly Brothers ma, come dice il titolo, quelle che il babbo dei fratelli aveva insegnato loro), quindi brani di Gene Autry, Tex Ritter e altri autori tra le due guerre. Il sound è rigorosamente autentico e “datato”, un po’ come avevano fatto Bonnie Prince Billy e Dawn McCarthy per quell’altro delizioso album di duetti, What The Brothers Sang, uscito ad inizio anno e sempre dedicato alle canzoni dei fratelli Everly. Quindi mi sa che da qui ad un mese avrò nella mia discoteca un CD del cantante dei Green Day, ebbene sì. Da quel poco che ho sentito sembrerebbe molto gradevole…le voci armonizzano che è un piacere, vedremo e, soprattutto, sentiremo!

Esce il 25 novembre, giusto in tempo per il periodo natalizio, se non lo comprate fatevelo regalare!

Bruno Conti

“Nuove” Voci Dall’America. Miss Tess – Sweet Talk

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Miss Tess – Sweet Talk – Signature Sounds

In effetti si tratta di un gruppo, Miss Tess And The Talkbacks, che sono una diretta prosecuzione di Miss Tess & The Bon Ton Parade, e se proprio vogliamo, trattasi di Miss Tess, una pimpante ed eclettica cantante, nativa del Maryland ma newyorchese d’adozione, con 3-4 baldi giovanotti che la accompagnano, chitarra, basso, batteria, più l’occasionale steel guitar e tastiera. Genere? Bella domanda. Mah, vediamo, potremmo dire Americana, visto che ci sono elementi di jazz, country, blues, rock(and roll), western swing e canzone popolare, frullati in uno stile che, di volta in volta, spazia tra un genere e l’altro.

Brani che iniziano con un assolo di contrabbasso o prevedono al loro interno un assolo di batteria non si possono proprio definire pop e quindi fate uno sforzo di immaginazione e provate a pensare ad una Norah Jones più brillante, modello Little Willies o ad una Madeleine Peyroux meno meditativa, senza per questo voler dire che Miss Tess sia più brava, solo come indicazione musicale. Tra l’altro il suo stile si è evoluto da quello del primo gruppo (autore di una manciata di dischi, tra studio e live), i Bon Ton Parade, che prevedendo un clarinetto in formazione erano più jazzati, all’attuale formazione, che avendo introdotto una chitarra solista che si affianca a quella ritmica di Miss Tess, spazia più spesso anche in territori country swing, I’d Never Thought I’d Be Lonely, brillante e cantata con aria sbarazzina, o Everybody’s Darling altro divertente episodio quasi western swing alla Asleep At the Wheel, o proprio country, con tanto di pedal steel, come la bella ballatona Save Me St.Peter.

Ma gli elementi della ballata jazz non sono ovviamente scomparsi, come l’iniziale Don’t Tell Mama, che inizia solo chitarra elettrica e voce alla Peyroux e poi si trasforma in un potente jazz-blues con spazio per gli assolo della chitarra di Will Graefe e del batterista storico della formazione Matt Meyer. Ma c’è anche la vorticosa Adeline, con basso acustico e batteria in overdrive e l’organo di Sam Kassirer che si divide gli spazi solisti con la chitarra, a dimostrazione che siamo proprio a cospetto di un gruppo e non solo di una cantante ben accompagnata. If You Wanna Be My Man ha quel suono anni ’40-’50 dell’era pre R&R, con la bella voce di Miss Tess in evidenza ma People Come Here For Gold è un gagliardo rock and roll che farebbe la gioia dei Blasters o di Bonnie Raitt, con di nuovo l’organo a supportare le chitarre.

Introduction, come dice il nome, è il preludio, solo contrabbasso, della felpata, country meets latin, This Affair, deliziosa e delicata. Detto prima dei brani country disseminati nel CD, rimangono New Orleans, che vi lascio immaginare che tipo di brano possa essere (e il nome del precedente gruppo di Miss Tess faceva pensare ad una formazione dedita a cajun, soul e altre delizie dalla Crescent City), con un pianino insinuante che si affianca alle consuete chitarre, e la conclusiva I Don’t Want To Set The World On Fire, l’unica cover, una canzone anni ’40 degli Ink Spots, una torch song che permette di gustare appieno le qualità vocali di Miss Tess che aggiungiamo, di diritto, tra le cantanti che vale la pena di scoprire ed ascoltare!

Bruno Conti   

And So This Is Christmas…I Migliori Del 2012: Le Tante “Alternative” Parte I

Per iniziare, come doveroso, essendo il giorno di Natale, il brano di John Lennon, quello originale, non una delle tante terribili copie e cover che stanno impazzando sulla televisione e nella pubblicità. Poi, come promesso (o minacciato) “The Best Of The Rest”, ovvero tutti (beh non proprio tutti, tanti) i dischi interessanti di questo 2012, secondo il parere di chi scrive ovviamente. Sono in ordine cronologico di uscita (più o meno) da Gennaio a oggi e corredati, di tanto in tanto, dai video di alcune delle più belle canzoni di questo anno che si avvicina alla conclusione. Mancano all’appello le migliori ristampe, cofanetti e dischi dal vivo a cui dedicherò un Post apposito. E probabilmente ci sarà spazio ancora per i risultati di alcune riviste musicali e per altri addetti ai lavori (se avranno voglia). Naturalmente queste “classifiche” sono anche una ulteriore occasione per ricordare e consigliare della buona musica, spero! Partiamo con la prima parte, ebbene sì vi terro compagnia anche a Santo Stefano, a dimostrazione che di dischi belli, nonostante quello che dicono i pessimisti, ne sono usciti veramente molti, e ne ho dovuti “scartare” molti se no la lista si faceva chilometrica (ogni volta che ne saltavo uno, una stilettata, questo no! AaaaH!)…però potete sempre andare a rileggerveli sul Blog, i Post sono tutti lì…

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Ani DiFranco – Which Side Are You On

Il primo disco bello del 2012.

 

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Little Willies – For The Good Times

 

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Craig Finn – Clear Heart Full Eyes

 

A questo punto dell’anno è uscito Old Ideas di Leonard Cohen, ma quello è entrato di diritto nei Top 3!

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Bap Kennedy – The Sailor’s Revenge

 

 

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Howlin’ Rain – The Russian Wilds

 

 

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Michael Kiwanuka – Home Again

 

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The Chieftains – Voice Of Ages

 

 

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Lyle Lovett – Release Me

 

 

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Cowboy Junkies – The Nomad Series Vol. 4 The Wilderness

 

 

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Alabama Shakes – Boys And Girls

 

 

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Sister Sparrow And The Dirty Birds – Pound Of Dirt

 

 

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Counting Crows – Underwater Sunshine

 

 

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Of Monsters And Men – My Head Is An Animal

 

 

 

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Dar Williams – In The Time Of God

 

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Anders Osborne – Black Eye Galaxy

Anche in ricordo di Franco Ratti, la sua ultima apparizione sul Buscadero.

 

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Jeb Loy Nichols – The Jeb Loy Nichols Special

 

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Joe Bonamassa – Driving Towards The Daylight

 

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Tom Jones – Spirit In The Room

 

 

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Spain – The Soul Of Spain

 

 

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Alejandro Escovedo – Big Station

 

 

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Bonnie Raitt – Slipstream

 

 

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Dexys – One Day I’m Going To Soar

 

 

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Chris Robinson Brotherhood – Big Moon Ritual

 

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Brandi Carlile – Bear Creek

 

 

 

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Mary Chapin Carpenter – Ashes And Roses

 

 

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Little Feat – Rooster Rag

 

Alla fine ho messo un video per ogni album elencato, quindi la pagina è un po’ “pesante”, per Natale (o per la Befana) fatevi regalare un PC più potente o armatevi di pazienza intanto che carica tutta la pagina. Visto quanta buona musica, tanti dimenticati eh”! End Of Part One, a domani! Buona lettura e soprattutto, buona visione e ascolto, ma anche un Buon Natale a tutti!

Bruno Conti

E’ Solo Country! Little Willies – For The Good Times

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The Little Willies – For The Good Times – EMI Parlophone/Capitol

Di solito si usa dire “non solo country” ma nel caso del nuovo disco dei Little Willies For The Good Times si deve proprio usare il termine con fierezza, come era già stato peraltro per il precedente omonimo album del 2006.

Come nel caso del primo anche l’opera seconda del gruppo ha avuto una lunga gestazione. Il lavoro di “preparazione” è iniziato già tre anni fa (e infatti già da un po’ di anni le suonavano dal vivo), nelle pieghe della carriera solista e delle altre collaborazioni di Norah Jones, ma si tratta di un lavoro di gruppo, la newyorkese di nascita ma cresciuta in Texas con il country nelle orecchie, è una delle pedine del gruppo, importante, come pianista e principale vocalist ma divide la leadership con Richard Julian, l’altro ottimo cantante del gruppo e con l’asso delle chitarre Jim Campilongo di cui ho recensito Orange, l’album del 2010, per il Buscadero. Il quarto componente è Lee Alexander, bassista ed ex fidanzato della Jones con cui è rimasto un ottimo rapporto di lavoro e dietro la batteria siede Dan Rieser. Il primo album aveva avuto un moderato successo di vendita arrivando al 10° posto delle classifiche country ed al 48° di quelle generali, ma buoni riscontri di critica.

Direi che anche questo For The Good Times potrebbe ripeterne le gesta. E’ il primo disco “importante” dell’anno e potrebbe godere dell’effetto sorpresa nelle vendite. La struttura è più o meno quella del predecessore: sono 12 brani, meno di quaranta minuti di musica, tutte cover meno il brano strumentale di Campilongo Tommy Rockwood ed è ovviamente destinato agli estimatori del country. Lento, veloce, swingato, ballate, romantico o tagliente, sempre di country parliamo, quindi uomo avvisato…

Si apre con le armonizzazioni del duo Jones e Julian nel brano I Worship You scritto da Ralph Stanley poi si passa per il country swing delle parti cantate alternativamente dai due vocalist con Campilongo che si dà da fare alle chitarre e Richard Julian che in questo brano ha una voce che mi ricorda moltissimo quella del Lyle Lovett dei primi anni. Remember Me è un valzerone country scritto da Scott Wiseman e cantato con la sua tipica allure dalla Jones che duetta, il pianoforte in evidenza con la baritone guitar di Campilongo mentre Julian si occupa delle armonie vocali.

Diesel Smoke, Dangerous Curves accelera decisamente i tempi sulle note di una lap steel con Richard Julian che guida il gruppo e la brava Norah che “vampeggia” da par suo, un bravo divertente e ben eseguito dai Little Willies nella loro interezza di gruppo. Lovesick Blues è uno dei cavalli di battaglia di Hank Williams che però non l’aveva scritta, in ogni caso rimane uno degli standard della musica country e una delle canzoni più famose sul “mal d’amore” ed è cantata all’unisono dai due vocalist con rispetto ed amore per l’argomento trattato, una piccola delizia come sempre. Dello strumentale Tommy Rockwood si è detto ed è l’occasione per ascoltare Jim Campilongo, uno dei virtuosi della chitarra “country”, novello James Burton o Albert Lee, anche la Jones si “diverte” al piano.

Fist City di Loretta Lynn stranamente (o no?) è uno dei brani più rockeggianti dell’album, si fa per dire, e la nostra amica Norah la canta proprio bene. Non poteva mancare l’omaggio all’amico e “maestro” Willie Nelson e Richard Julian, con la sua vocalità pigra e sorniona, nuovamente alla Lovett, rende piena giustizia ad un brano come il melanconico Permanently Lonely, una delle chicche del disco, la Jones armonizza da par suo per rendere il favore.

Fowl Heat In the Prowl, dice la Jones in un’intervista, le è stata consigliata dalla mamma (il papà come quasi tutti sanno è Ravi Shankar) ed era nella colonna sonora di In The Heat Of the Night (per noi italiani “La Calda Notte Dell’Ispettore Tibbs); scritta da Quincy Jones non è forse propriamente country ma è un bello slow d’atmosfera cantato a due voci. Un altro dei brani migliori del CD è Wide Open Road una tipica canzone boom chika boom di Johnny Cash cantata da Lyl…, scusate, da Richard Julian (mi scappa, la tonalità e la voce sono molti simili, è inteso come un complimento e poi a fine febbraio esce il nuovo disco di Lyle Lovett, Release Me) mentre la Jones armonizza e Campilongo si diverte alla chitarra.

Una bellissima ballatona, che dà il titolo all’album, è For The Good Times, scritta da Kris Kristoffersson e cantata con grande pathos da Norah Jones che si identifica moltissimo nel brano, altra chicca! If You’ve Got The Money I’ve Got The Time è un frizzante country-swing scritto da Lefty Frizzell e cantato con particolare verve dai due “Willies”, Lee Alexander slappa il basso di gusto e tutto il gruppo si diverte. Conclusione con un altro dei classici della country music, una delle canzoni più belle del repertorio di Dolly Parton e ripresa negli anni da moltissimi artisti, anche i White Stripes ne hanno fatto una cover, questa, cantata con grande intensità dalla Jones è una delle migliori.

Il disco non è male, anzi direi buono, ma è ovviamente country, molto country, inteso nel senso più nobile del genere. Non dite che non vi avevo avvertito. Esce il 10 gennaio negli States ed Europa e il 31 in Italia (boh, misteri?).

Bruno Conti

La Prima Ristampa Dell’Anno. Elvis Presley – Elvis Country Legacy Edition

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Elvis Presley – Elvis Country – 2 CD Sony Legacy

Come sapete, a Gennaio, l’8 per la precisione, ogni anno ricorre l’anniversario per il compleanno di Elvis Presley e spesso la sua casa discografica ne approfitta per ricordarlo. Quest’anno, tra il 2 e il 3 gennaio, Statu Uniti ed Europa (ma il 17 Gennaio per il mercato italiano) è in uscita questo ulteriore capitolo della serie delle ristampe Legacy in doppio CD della discografia di Elvis. E per prendere due piccioni con una fava è anche il 40° aniversario dell’uscita dell’album originale.

A Elvis Country è stato unito anche l’album successivo Love Letters From Elvis che sarebbe stato pubblicato nel giugno 1971 ma era stato inciso nelle stesse sessions a Nashville nell’estate del 1970. Si tratta di due albums eccellenti che proseguono la rinascita musicale di Presley che avveniva in quel periodo. Il CD esce al prezzo speciale di un singolo album e conterrà 6 bonus tracks rispetto agli album originali, ecco la tracklist completa:

Disc 1: Elvis Country
1. Snowbird
2. Tomorrow Never Comes
3. Little Cabin On The Hill
4. Whole Lot-ta Shakin’ Goin’ On
5. Funny How Time Slips Away
6. I Really Don’t Want To Know
7. There Goes My Everything
8. It’s Your Baby, You Rock It
9. The Fool
10. Faded Love
11. I Washed My Hands In Muddy Water
12. Make The World Go Away

Bonus Tracks:
13. I Was Born About Ten Thousand Years Ago
14. A Hundred Years From Now (Studio Jam)
15. Where Did They Go, Lord

Disc 2: Love Letters From Elvis
1. Love Letters
2. When I’m Over You
3. If I Were You
4. Got My Mojo Working/Keep Your Hands Off Of It
5. Heart Of Rome
6. Only Believe
7. This Is Our Dance
8. Cindy, Cindy
9. I’ll Never Know
10. It Ain’t No Big Thing (But It’s Growing)
11. Life

Bonus Tracks:
12. The Sound Of Your Cry
13. Sylvia
14. Rags To Riches   

Per la precisione, nella stessa occasione era stato registrato anche Elvis: That’s The Way It Is e le prime 3 bonus erano già presenti nella ristampa del 2004. E l’Elvis Country originale uscì proprio il 2 gennaio del 1971!

Per rimanere in ambito, il secondo disco di un artista (un gruppo in questo caso) “importante” dell’anno sarà sempre un album country, ovvero il nuovo disco dei Little Willies di Norah Jones, si chiama For The Good Times, esce per la EMI/Parlophone il 10 gennaio e ne parliamo nei prossimi giorni. 

Bruno Conti