Per Ricordare Uno dei Grandissimi :Un Fine Settimana Con Lou Reed The RCA & Arista Album Collection, Parte I

*NDB Un breve promemoria: prima di iniziare la lettura, vi ricordo che il Post, vista la lunghezza, viene diviso in tre parti, anche in modo che possiate passare un weekend con noi e soprattutto con Lou Reed.
lou reed the rca arista album collection front

Lou Reed – The RCA & Arista Album Collection – Sony Legacy Box Set 17CD

Ad un anno circa dal’uscita del Box The Sire Years, che riepilogava l’ultimo periodo della carriera del grande Lou Reed (con l’eccezione dell’album Lulu registrato con i Metallica e di Berlin Live) http://discoclub.myblog.it/2015/11/25/ripasso-piu-che-doveroso-lou-reed-the-sire-years-complete-albums-set/ , finalmente anche la Sony mette a punto un box che comprende i dischi usciti per la RCA ed Arista dal 1972 al 1985, cioè di quella che è stata a detta di tutti la golden age del rocker newyorkese: The RCA & Arista Album Collection è però, a differenza del boxettino degli anni Sire, un progetto decisamente più curato, lussuoso ed importante (ed anche il prezzo lo è), in quanto ha avuto l’imprimatur dello stesso ex Velvet Underground. Infatti, prima della sua inattesa scomparsa nel 2013, Lou stava proprio lavorando alla rimasterizzazione del suo catalogo “storico”, che prendeva in esame anche i dischi dal vivo (più o meno, come vedremo tra breve) e diversi titoli fuori commercio da qualche anno, un progetto che è stato portato a termine dal suo amico ed abituale collaboratore Hal Willner. Ebbene, il cofanetto in questione è bellissimo, con cartoline, poster ed un librone con splendide foto (molte inedite) e riproduzioni di manoscritti di Reed stesso nella sua calligrafia illeggibile, ma quello che più conta è il fatto che i suoi dischi non avevano mai suonato così bene prima, in alcuni momenti sembra di sentire addirittura strumenti che in precedenza non c’erano, un’operazione davvero certosina di restauro dei vecchi nastri (nel libro è riportata una testimonianza dello stesso Lou che, ascoltando per la prima volta il risultato dei remasters, non credeva alle sue orecchie).

lou reed the rca arista album collection standing

Un box quindi sicuramente imperdibile per chi non conosce Lou o per chi ha solo qualche disco, ma forse anche per chi ne possiede diversi (o tutti), in quanto molte edizioni del passato non suonavano proprio come avrebbero dovuto (vi risparmio le considerazioni su chi era Lou Reed, penso che tutti siate a conoscenza della sua importanza come uno degli artisti più originali e carismatici di tutti i tempi, uomo di immensa cultura ed autore di canzoni i cui testi erano spesso duri, crudi e diretti, ma talvolta anche profondamente poetici e toccanti, quando non ironici e crudeli, il classico tipo fuori da ogni catalogazione, larger than life direbbero in America). Il buon Lou però da lassù mi perdonerà se faccio notare due magagne presenti nel box, una delle quali abbastanza grave a mio parere: intanto manca qualsiasi accenno di bonus tracks (compreso in quei dischi che già avevano beneficiato di ristampe potenziate, Coney Island Baby su tutti), ma forse Reed voleva mantenere l’album come era in origine, cosa in fondo comprensibile; quello che mi spiego meno è: perché se hai deciso di inserire i dischi dal vivo, ne lasci poi fuori due? Ok che Live In Italy del 1984 era inizialmente uscito solo in Germania, Regno Unito e Giappone, ed in USA solo nel 1996, ma allora perché manca anche Lou Reed Live del 1975, che altro non era che la seconda parte di Rock’n’Roll Animal (con canzoni prese dallo stesso concerto)? A parte queste domande, destinate a restare senza risposta, nel box c’è musica tra la migliore uscita nel secolo scorso (anche se conosco diverse persone a cui Lou non è mai andato molto a genio, ma è un problema loro…), anche perché Reed apparteneva a quella ristretta schiera di musicisti che non hanno mai fatto un disco brutto (a parte Metal Machine Music, ma quello è un caso limite): quindi ecco una disamina dettagliata, e doverosa, dei 17 CD presenti.

Lou Reed (1972): composto per otto decimi da avanzi del periodo Velvet, questo album d’esordio è da sempre uno dei suoi più criticati. A me non dispiace affatto, forse è un po’ discontinuo, ma i punti di interesse non mancano di certo (ed in session ci sono due Yes, Steve Howe e Rick Wakeman), dall’apertura di I Can’t Stand It, una rock song diretta e tesa come una lama, alla turgida ballata pianistica Going Down, la quasi rollingstoniana Walk And Talk It (il riff ricorda molto quello di Brown Sugar), l’intensa e bellissima Lisa Says, vero highlight del disco, ed una prima versione di Berlin. Nella seconda parte (il vecchio lato B) l’album si siede un po’, anche se Ride Into The Sun a me piace assai. L’unica cosa davvero brutta è la copertina.

Transformer (1972): dopo pochi mesi dall’esordio, Lou centra subito il suo capolavoro. Prodotto da David Bowie e Mick Ronson, Transformer è uno dei dischi più influenti del periodo, ed uno degli album di punta del nascente movimento glam (definizione che però Reed ha sempre rifiutato), nonostante i testi parlino di droga, sesso ed omosessualità. I quattro brani forse più noti della carriera di Lou sono tutti qua (Vicious, la straordinaria Perfect Day, il superclassico Walk On The Wild Side e la splendida Satellite Of Love), ma ci sono anche la poetica e vibrante Andy’s Chest, dedicata all’amico Warhol, il travolgente rock’n’roll Hangin’ Round, la scintillante I’m So Free e la curiosa Goodnight Ladies, con accenni dixieland. Da qualunque parte lo si guardi, un disco da cinque stelle.

Marco Verdi

Fine parte 1, a domani.