Venghino Venghino, Siori, Il Divertimento E’ Assicurato! Big Bad Voodoo Daddy – Louie Louie Louie

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Big Bad Voodoo Daddy – Louie Louie Louie – Savoy Jazz

Agli inizi degli anni ’90, anzi nel 1989 per la precisione, a voler dare credito a chi indica i Royal Crown Revue da San Francisco come coloro che per primi svilupparono questo stile, (ri)parte, anzi ritorna, lo swing, ora chiamato neo-swing, una costola tardiva del jump blues, del rockabilly, del big band sound, che tra gli anni ’30 e gli anni ’50 fu tra i precursori del R&R. Subito dopo, sempre nella stessa annata arrivano anche i Big Bad Voodoo Daddy e i Cherry Poppin’ Daddies (nomi corti no?). Il grande successo del genere esplode però con la Brian Setzer Orchestra e anche con la colonna sonora del film Swingers, uscito nel 1996, dove c’erano sia i BBVD come pure i meno noti Jazz Jury, ma anche alcuni degli ispiratori di questo revival. Comunque lo stile diventava sempre più popolare: arrivano gli Squirrel Nut Zippers di Jimbo Mathus, i Mighty Mighty Bosttones e gli Hepcat, mentre ska, punk e altri elementi venivano gettati nel calderone, i Big Bad partecipano addirittura al Super Bowl nel 1999, però quando arriva l’Electro-swing per me siamo al capolinea. Negli anni 2000 progressivamente i BBVD si “specializzano”, tornano ancora più intensamente alle radici delle primarie influenze, pubblicando alcuni dei loro album migliori, anche tematici: a parte due titoli natalizi e un CD+DVD dal vivo, il disco del 2009 How Big Can You Get?, dedicato alla musica di Can Calloway e ora questo Louie, Louie, Louie, che non è uno scioglilingua ma è dedicato a tre grandi Louis della musica, Armstrong, Jordan e Prima, ognuno omaggiato attraverso la rilettura dei loro brani https://www.youtube.com/watch?v=A83OZ6aKr70 .

I due leader della band sono sempre Scotty Morris, voce solista e chitarrista, e il bravissimo pianista Joshua Levy: ma pure la sezione fiati non scherza, con il trombettista Glen “The Kid” Marhevka, Karl Hunter, sax e clarinetto e Andy Rowley, pure lui al sax; aggiungiamo una sezione ritmica coi fiocchi, così li citiamo tutti, perché sono veramente bravi, Dirk Shumaker, contrabbasso e Kurt Sodergren, batteria. Insomma, se siete alle ricerca di “nuove svolte musicali”, passate pure oltre, se invece quello che cercate è buona musica, magari già sentita ed immutabile, ma suonata con brio e passione, questo dischetto potrebbe essere una piacevole sorpresa, nell’ambito del revival di quella musica che sta tra jazz e swing e che sta avendo nuove iniezioni di entusiasmo da musicisti non più giovanissimi: penso al recente Duke Robillard, ma anche al nuovo Versatile di Van Morrison. Si parte alla grande con la voce campionata del grande Satchmo che ci introduce alle delizie di una splendida e swingante Dinah, cantata in modo quasi leggiadro da Morris, che gigioneggia come richiede il genere prima di lasciare il proscenio alla tromba di Marhevka e ai sax di Hunter e Rowley, brillantissimi. Oh, Marie di Louis Prima (nato e morto a New Orleans, e la musica di quei luoghi era presente, non a caso, a vagonate nel suo sound) è addirittura travolgente, Morris tenta anche un improbabile italiano, tra le peggiori pronunce mai sentite da chi scrive, ma il pezzo è divertente come pochi, adattamento di una vecchia canzone napoletana fatto da Prima e la band tira veramente di brutto (il 45 giri dell‘epoca aveva sull’altro lato Buona Sera). 

Is You Is, Or Is You Ain’t My Baby di Louis Jordan è felpata e raffinata come un cappotto di lusso, mentre in Jack You’re Dead, sempre di Jordan, si va alla grande di jump’n’jive, con sax, tromba e piano che sottolineano le linee vocali do Scotty & Co. Whistle Stop, di nuovo di Prima, è nel lato novelty song, con il suo fischiettare disincantato e coinvolgente, con il gruppo che non molla l’osso pure nella vorticosa Choo Choo Ch’Boogie di Jordan, con le mani di Levy che volano sulla tastiera. Poi il gruppo si fa più rigoroso in una sentita rilettura di uno dei principali cavalli di battaglia del grande Louis Armstrong, Basin Street Blues, marziale ed elegante al tempo stesso; Jump, Jive An’ Wail di nuovo di Louis Prima è tutta compresa nel suo titolo, irresistibile, mentre Knock Me A Kiss di Jordan è meno nota, più “ruffiana”, suonata quasi in souplesse dai BBVD, che poi tornano al New Orleans sound del “più” grande dei Louis, jazz delle origini magnificamente eseguito in Struttin’ With Some Barbecue. Five Months, Two Weeks, Two Day è di nuovo travolgente, con le marce superiori innestate, tipica del repertorio di Prima, e che dire dell’autoironica Ain’t Nobody Here But Us Chickens? Ancora divertimento allo stato puro e questi suonano, minchia (scusate) se suonano. Conclude un altro dei brani più celebri del repertorio di Armstrong, ovvero When The Saints Go Marching In, una “canzoncina” finale tanto per gradire, con il classico call and response del miglior Dixieland. Venghino venghino, siori, il divertimento è assicurato!

Bruno Conti

Novità Di Agosto, Parte III. Empty Hearts, Paul Thorn, Ruthie Foster, James Yorkston, Dr. John, Look Again To The Wind – Tribute To Johnny Cash Bitter Tears

empty hearts

Nella settimana successiva a quella in cui, per la prima volta in 37 anni di onorata carriera discografica, Tom Petty con Hypnotic Eye era salito al 1° posto delle classifiche di Billboard, e il tributo a JJ Cale di Eric Clapton era secondo (ma è stata una bella sorpresa di breve durata, questa settimana al numero uno c’è già l’Awesome Mix (?!?) della colonna sonora di Guardians of The Galaxy e al secondo, Now 51), continuiamo con l’elenco delle  novità di agosto.

Prima di tutto una sorta di supergruppo che mi era sfuggito (il CD è uscito negli States il 5 agosto): si tratta degli Empty Hearts, nome fornito per gentile concessione di Little Steven, che pare abbia una lista secreta di nomi di band mai utilizzati o comunque rari (perché in effetti mi pare ci siano dei metallari nordici, forse sevedesi, con lo stesso nome). Supergruppo è forse una parola forte, non sono musicisti particolarmente famosi, per quanto: Wally Palmar, la voce solista e chitarra ritmica viene dai Romantics, Elliot Easton, la chitarra solista, era nei Cars, Andy Babiuk, il bassista, era nei Chesterfield Kings e Clem Burke, alla batteria, viene dai Blondie. A completare la formazione, come special guest, troviamo Ian McLagan, il mitico tastierista dei Faces. E il genere, guarda un po’, mi ha ricordato, a grandi linee, proprio di quello di Tom Petty. Ampie dosi di sixties pop, mutuato dalla British Invasion, Power Pop (e rock) nel DNA di Romantics e Chesterfield Kings, armonie vocali prese dal rock anni ’70 e ’80 californiano, qualche tocco di garage punk, proveniente dalle prime esperienze di Cars e Blondie, e sempre presente nella musica di Romantics e Chesterfield Kings https://www.youtube.com/watch?v=6jaRdPgW7EI . Niente di trascendentale, ma una manciata di canzoni estremamente piacevoli, con chitarre a manetta, ritmiche fresche e pimpanti, tanta passione, sembra di essere in un disco, oltre che di Petty, di Dwight Twiley o dei Knack, ma anche dei primi Who, divertente e scanzonato, con la bella voce di Palmar spesso in evidenza e riff come piovesse. L’estate starà anche finendo, come recitava quella famosa canzone, ma secondo i maestri californiani Beach Boys ce n’è una anche senza fine, la cui colonna sonora potrebbe essere questo disco  . In I Found you again, un ballatone con uso di pedal steel, sembra di ascoltare una via di mezzo di tra il country e il Tom Petty più byrdsiano, mentre in Drop Me Off At Home sembra di essere capitati tra i solchi di Nuggets e in Meet Me ‘Round The Corner in un disco degli Animals. Come al solito niente di nuovo, ma i “cuori” non sembrano vuoti ed aridi. Etichetta 429 Records, distribuzione Universal, negli States.

paul thorn too blessed

Veniamo ai dischi in uscita domani 19 agosto. Del nuovo Paul Thorn Too Blessed To Be Stressed sono venuto a conoscenza grazie al fatto di essere iscritto alla sua mailing list: dodicesimo album della sua carriera, 10 canzoni nuove, disponibile sul suo sito in varie versioni (CD, Vinile, CD+LP+Maglietta+ammenicoli vari, CD+LP versione per fans, CD per fans con sticker, li trovate qui http://www.paulthorn.com/ , anche se il vinile uscirà a metà ottobre, nel frattempo potete dare una ascoltata). Se non conoscete l’artista californiano, e la cosa è grave, questo è quanto è stato scritto in passato su di lui nel Blog, http://discoclub.myblog.it/tag/paul-thorn/, l’ultimo avvistamento nel tributo a Jackson Browne uscito questa primavera, mentre nel 2012 era uscito un disco tutto di covers, What The Hell Is Going On, sempre sulla sua etichetta, la Perpetual Obscurity che pubblica questo nuovo. Se siete troppo pigri, due o tre link per ascoltare qualcosa del nuovo album https://www.youtube.com/watch?v=-vH8vZCwQkg  e in generale della sua musica https://www.youtube.com/watch?v=9sNb7wtlNkU, https://www.youtube.com/watch?v=rQ3O0y2iMjw!

ruthie foster promises of a brand new day

La bravissima Ruthie Foster è una delle favorite di questo Blog,  http://discoclub.myblog.it/2012/02/22/una-grande-soul-singer-ruthie-foster-let-it-burn/, ogni disco è più bello del precedente, questo Promise Of A Brand New Day (bellissimo titolo), pubblicato come di consueto dalla Blue Corn Music, mi sembra addirittura il suo migliore in assoluto https://www.youtube.com/watch?v=4056ThbbNgU . Accanto al soul classico e al blues presenti sempre nei suoi dischi c’è spazio anche per alcune ballate e brani rock che mi hanno ricordato, da quello che ho potuto ascoltare velocemente, la migliore Joan Armatrading degli anni ’70. Voce calda e suadente, potente e dolce al tempo stesso, ottima produzione a cura di Meshell Ndegeocello, che suona anche il basso nel disco, affiancata da Chris Bruce alla chitarra (anche con Sheryl Crow) e dal tastierista Jebin Bruni, pure con Aimee Mann, che suonano abitualmente con Ruthie, oltre al batterista Ivan Edwards e a due musicisti richiesti espressamente dalla Foster, Doyle Bramhall alla chitarra e Toshi Reagon, un “donnone” dalla voce incredibile, che armonizza alla grande con le altre due signore presenti e a Nayanna Holley, in alcune canzoni di questo CD. Un misto di brani nuovi scritti dalla Foster, piccoli classici del soul-rock, come Ghetto, un pezzo scritto da Bettye Crutcher/Homer Banks/Bonnie Bramlett che era su Accept No Substitute di Delaney & Bonnie, Outlaw di Eugene McDaniels, sul disco omonimo ristampato recentemente dalla Rhino, altro piccola gemma, Second Coming, un brano scritto da Willie King (con Alice Cooper, giuro!), altro nome minore, ma da esplorare del blues nero americano (qualche nome da segnalare scappa sempre, è un vizio, spero utile per chi legge). Senza dimenticarsi di It Might Not Be Right, una canzone nuova scritta dalla Foster in coppia con William Bell, uno dei grandi della Stax degli anni ’60. Insomma si “intuisce” che siamo di fronte a un gran bel disco su cui ritorneremo quanto prima sul Blog, visto che esce domani.

james yorkston the cellardyke

Oggi, ma in Inghilterra, viene pubblicato il nuovo disco di James Yorkston, uno dei nomi più fulgidi del “moderno”, non solo folk, britannico (scozzese per la precisione) dell’ultimo periodo. Il disco nuovo, The Cellardyke Recording And Wassailing Society, è il suo ottavo di studio, esce per la Domino Records https://www.youtube.com/watch?v=OfnP_1wkf0U , con la produzione di Alexis Taylor degli Hot Chip, in una commistione di alternative pop e tradizione popolare  https://www.youtube.com/watch?v=AxwSXxO7dPA (Yorkston era anche il leader degli Athletes) è il seguito di I was A Cat From A Book del 2012. Tra i musicisti che appaiono KT Tunstall, The Pictish Trail, Rob Smoughton, Fimber Bravo, e i suoi collaboratori abituali Jon Thorne e Emma Smith https://www.youtube.com/watch?v=xUpy521NTGM . Dovrebbe piacere sia a chi ama l’indie rock, sia agli appassionati di Christy Moore, del primo Donovan o dell’Incredible String Band, persino di Leonard Cohen, sentitevi Thinking About Kat. Un altro nome da appuntarvi!

dr. john ske-dat-de-dat the spirit of satch

Viceversa questo è un nome “classico” come pochi, Dr. John a.k.a Mack Rebennack che omaggia uno dei più grandi della storia della musica, nonché concitttadino di New Orleans, Louis Armstrong, con un disco Ske-Dat-De-Dat: The Spirit Of Satch https://www.youtube.com/watch?v=Ab23oyKYc4w , che non so dirvi che numero sia nella sua discografia (ho perso il conto) ma si annuncia come uno dei più interessanti, anche grazie al notevole numero di ospiti che partecipano al CD, e che esce domani negli USA (e ai primi di settembre in Europa su Proper Records) per la Concord/Universal. Da quello che ho sentito sembra veramente molto bello. d’altronde con queste canzoni e questi musicisti non è difficile immaginarlo:

1. What A Wonderful World featuring Nicholas Payton and The Blind Boys of Alabama
2. Mack The Knife featuring Terence Blanchard and Mike Ladd
3. Tight Like This featuring Arturo Sandoval and Telmary
4. I’ve Got The World On A String featuring Bonnie Raitt
5. Gut Bucket Blues featuring Nicholas Payton
6. Sometimes I Feel Like A Motherless Child featuring Anthony Hamilton
7. That’s My Home featuring Wendell Brunious and The McCrary Sisters
8. Nobody Knows The Trouble I’ve Seen featuring Ledisi and The McCrary Sisters
9. Wrap Your Troubles in Dreams featuring Terence Blanchard and The Blind Boys of Alabama
10. Dippermouth Blues featuring James 12 Andrews
11. Sweet Hunk O’Trash featuring Shemekia Copeland
12. Memories Of You featuring Arturo Sandoval
13. When You’re Smiling (The Whole World Smiles With You) featuring Dirty Dozen Brass Band

look again to the wind johnny cash bitter tears

Altro tributo, ma di artisti vari e ad un singolo disco della discografia di Johnny Cash è questo notevole Look Again To The Wind Johnny Cash’s Bitter Tears Revisited. Questo disco del 1964 aveva come titolo completo Bitter Tears: Ballads of the American Indian, un concept album sulle tribolazioni delle popolazioni native americane, quelli che in Italia chiamiamo “indiani”, per intenderci (tutte queste cose del politically correct alla lunga rompono, questo essere diversamente qualcosa puzza molto di ipocrisia e perbenismo). In ogni caso il disco originale di Johnny Cash era bellissimo https://www.youtube.com/watch?v=MCAf_Ajh_KQ  e anche questo tributo, in uscita domani negli Stati Uniti per la Sony Music Masterworks, e i primi del mese prossimo in Italia e alcuni paesi europei, direi che non è male, sempre da un veloce appunto. Forse l’unico appunto è la presenza di un solo musicista nativo indiano (facciamo pellerossa, questo però è offensivo!), Bill Miller, l’undicesimo ed ultimo ad apparire nell’album http://www.bing.com/videos/watch/video/bill-miller-talks-about-johnny-cashs-bitter-tears-ballads-of-the-american-indian/28ddczy7j?cpkey=079e68e5-86ac-4456-9685-c07bb8eb97d0%257c%257c%257c%257c , con la cover della title track, una canzone scritta da Peter La Farge,  che non era nell’album di Cash ma su quello di La Farge stesso dell’anno prima, As Long as the Grass Shall Grow: Peter La Farge Sings Of The Indians: in ogni caso un disco che presenta una serie di musicisti assai interessanti, spesso incrociati in combinazioni differenti nei diversi brani di questo CD:

  1. As Long as the Grass Shall Grow – feat. Gillian Welch & David Rawlings
  2. Apache Tears – feat. Emmylou Harris w/The Milk Carton Kids
  3. Custer – feat. Steve Earle w/The Milk Carton Kids
    http://www.bing.com/videos/watch/video/steve-earle-on-look-again-to-the-wind-johnny-cash-s-bitter-tears-revisited/28dd5jlqz?from=
  4. The Talking Leaves – feat. Nancy Blake w/ Emmylou Harris, Gillian Welch & Dave Rawlings
  5. The Ballad of Ira Hayes – feat. Kris Kristofferson w/ Gillian Welch & David Rawlings
  6. Drums – feat. Norman Blake w/ Nancy Blake, Emmylou Harris, Gillian Welch & David Rawlings
  7. Apache Tears (Reprise) – feat. Gillian Welch & Dave Rawlings
  8. White Girl – feat. The Milk Carton Kids
  9. The Vanishing Race – feat. Rhiannon Giddens
  10. As Long as the Grass Shall Grow (Reprise) – feat. Nancy Blake, Gillian Welch &  Dave Rawlings
  11. Look Again to The Wind – feat. Bill Miller 

Tra i musicisti utilizzati dal produttore, Joe Henry, perché è lui il curatore del progetto, si segnalano i “soliti” Greg Leisz (steel guitar, guitars), Keefus Ciancia (keyboards), Patrick Warren (keyboards for the L.A. sessions), Jay Bellerose (drums) and Dave Piltch (bass).

Direi che con questo siamo, più o meno, alla pari, con le uscite. Però la settimana prossima e ai primi di settembre escono altri dischi interessanti, per cui non escludo appendici a questa lista. Sempre pronti, tempo permettendo, anche a recensioni singole ed altre anticipazioni varie.

Bruno Conti

Una Giovane “Vecchia”? Meschiya Lake And The Little Big Horns – Foolers’ Gold

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Meschiya Lake & The Little Big Horns – Foolers’ Gold – Continental Song City/IRD

Una giovane “vecchia” o una vecchia “giovane”? Direi ovviamente la prima! E comunque come li vogliamo chiamare questi gruppi? Neo-revivalisti, neo-tradizionalisti, ammesso che ci sia differenza! Sicuramente, nonostante il nome della band, non credo ci siano riferimenti al Generale Custer, ma mai dire mai. E’ il secondo disco che pubblicano con questa “ragione sociale”: il primo Lucky Devil, ora questo Foolers’ Gold, anche se Meschiya Lake, come solista, ha pubblicato pure un disco dal vivo in coppia con Tom McDermott. Nata e cresciuta a Rapid Lake, North Dakota, la nostra amica ha un passato anche da artista da circo ed ha girato l’America in lungo e in largo prima di stabilirsi a New Orleans dalla metà degli anni duemila. Nel 2007 ha iniziato a lavorare con i Loose Marbles e nel 2009 sono nati i Little Big Horns http://www.youtube.com/watch?v=7qhn7qN2mPk .

meschiya lake band

La signorina Lake, che ora ha 33 anni (perderò mai questo vizio di dire l’età delle signore?), si è “inventata” una piacevole miscela di jazz vecchio stile alla Bessie Smith o Billie Holiday primo periodo, musica tradizionale dal Cotton Club anni ’20 e ’30, Duke Ellington e Jelly Roll Morton, un po’ di blues, del vecchio Rhythm & Blues,  forse più jump music, in definitiva New Orleans Music. Il tutto cantato con una voce pimpante e spiritata, che pesca qui e là tra i nomi citati, ma può ricordare anche una Amy Winehouse meno “moderna” e trasgressiva o Sharon Jones, che condividevano tra l’altro lo stesso gruppo di accompagnatori. Il materiale è molto “Traditional arranged” con qualche puntatina verso Cole Porter, Miss Otis Regrets, vecchio gospel, Satan, Your Kingdom Must Come Down, trovata recentemente anche sul live dei Sacred Shakers, ma era pure nel disco della Band Of Joy di Robert Plant, rischia di diventare uno standard della canzone “moderna”. Ormai gruppi e solisti che si impossessano di nuovo della grande tradizione della canzone di prima della seconda guerra mondiale impazzano negli Stati Uniti, vedi anche Pokey LaFarge o Luke Winslow-King, per non parlare della Preservation Hall Jazz Band che a New Orleans è una sorta di istituzione. Volendo, in un ambito più “leggero”, anche l’olandese Caro Emerald, a grandi linee, fa parte della stessa famiglia.

meschiya lake 1

Meschiya Lake, super tatuata ovunque, anche sulla sopracciglia (?!), ha quel quid che marchia i talenti, una bella voce che piace soprattutto (almeno al vostro recensore) nei brani lenti: il blues di Don’t Start With Me, la stupenda Midnight On The Bayou, perfetta per una gita per le strade della Big Easy, cantata con una voce che raccoglie decadi di grandi voci femminili del passato, la delicatissima The Fragrance, con un’aria quasi tzigana grazie ad un violino strappalacrime che si insinua tra i “piccoli grandi fiati”, la cadenzata Organ Grinder http://www.youtube.com/watch?v=9LqnlD1gxtU Il resto è perlopiù travolgente: dai ritmi irresistibili di Catch ‘Em Young, cantata con uno swing nella voce che replica quello che giunge dalla musica, una My Man che ricorda molto le atmosfere del Cab Calloway di Minnie The Moocher http://www.youtube.com/watch?v=3B9snMFflOM , o il dixieland alla Louis Armstrong (non lo avevamo ancora menzionato!) di It’s The Rhythm In Me. E ancora la struggente I’ll Wait For You o i ritmi latineggianti di Foolers’ Gold, vai con la rhumba.

meschiya lake 2

Young Woman’s Blues, come da titolo, è quel blues meticciato con il jazz che andava nei quartieri francesi già un centinaio di anni fa e ancora oggi ha un effetto corroborante. La già citata Satan, Your Kingdom Must Come Down comunque la arrangi è sempre una gran canzone http://www.youtube.com/watch?v=XUVIuE-YvdI e in Miss Otis Regrets per non seguire il tempo ti devi fare legare le gambe http://www.youtube.com/watch?v=VYGcVZuO67Q . La conclusiva I Believe In Music è New Orleans Sound allo stato puro, con un basso tuba che scandisce il tempo e gli altri fiati che lo seguono http://www.youtube.com/watch?v=wAk_lQAHw_0 , ha perfino un tocco più contemporaneo o come dicono quelli che parlano bene, “modernità nella tradizione”, un motto che vale per tutto il disco. E, particolare non trascurabile, lei è veramente brava, canta alla grande in tutto il disco.

Bruno Conti