Sarà “Vero” Country? Alabama & Friends

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Alabama & Friends – Showdog/Universal Music

Gli Alabama, stando al loro sito, festeggiano 40 anni di successi con questo tribute album, Alabama & Friends, un disco di duetti con alcuni dei nomi più famosi della attuale country music: anche se il primo album ufficiale per la RCA usciva nel 1980 e prima, quando non si chiamavano ancora Alabama ma Wildcountry, dal fatidico 1972 al 1976 non avevano pubblicato nulla, e i primi 3 album, quelli indipendenti, sono usciti, tra il 1976 e il 1979. Va bene che le date sono degli optional,  ma sarebbe come se gli Stones avessero festeggiato i loro 50 anni di carriera, iniziando a contare dal ’62 quando iniziava l’attività concertistica! Come dite? Hanno fatto proprio così! Strano. Comunque diciamo che sono in pista da parecchi anni e sono sempre gli stessi tre: i cugini Randy Owen e Teddy Gentry e il lontano cugino e chitarrista Jeff Cook. Per i “nostri” lettori in teoria sarebbero tra i nemici del country di qualità, ma in America anche gli artisti che ci piacciono sono scesi in campo in massa per sfatare questa leggenda (oltre a questo disco è uscito anche un altro tributo, High Cotton, dove appaiono Old Crow Medicine Show, Jason Isbell, Amanda Shires, Lucero, Todd Snider, Jason Boland e molti altri che certo non si possono definire paladini del country di Nashville).

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Ma anche in questo CD, a fianco di alcuni nomi canonici dell’establishment country, troviamo artisti amati e rispettati anche da chi non ama il suo country per forza caramelloso e commerciale. E in fondo (ma molto in fondo) anche gli Alabama hanno sempre avuto una tendenza verso il rock e il southern. Si tratta del primo disco con materiale originale (due canzoni, ma diamogli tempo) da una decina di anni a questa parte ed è subito entrato nei Top 10 di Billboard. Ma quello che voi vorrete sapere è, trattasi di “vero country”? E la risposta, chiara e lampante, è: si e no! Bisogna sempre intendersi di quale country si parla.

Quello roccioso e sudista (esageriamo!) dell’iniziale Tennesse River, con Jason Aldean a duettare con Randy Owen mentre le chitarre elettriche si danno da fare e  ci sono vari inserti country-rock con violini e steel. O quello più “ufficiale” ma non troppo bieco di Love In The First Degree, con le sue classiche armonie vocali che sono puro Alabama sound, mentre accompagnano l’onesto Luke Bryan. O ancora la ballata strappalacrime Old Flame, cantata dai Rascal Flatts, dove tra pedal steel piangenti e atmosfere malinconiche cominciano ad affiorare gli zuccheri. Che poi rischiano di causarti un attacco di diabete con gli archi (o è un non meglio identificato Synthezier(?!?) uno strumento o un errore di stampa) in un brano come Lady Down In Love dove il duetto tra Owen e Kenny Chesney, più che Waylon & Willie ricorda i brani di Kenny Rogers. La Eli Young Band cerca di spostare l’asse verso un country-rock più movimentato ma sempre secondo i canoni classici di Nashville. Anche Trisha Yearwood rischia di soccombere ai fiati e agli archi schierati per la ballata Forever’s As Far As I’ll Go e alla fine, anche con la sua bella voce e le armonie degli Alabama, deve alzare la bandiera a stelle e strisce.

She And I cantata da Toby Keith, nonostante una steel malandrina non è che ti faccia sobbalzare sulla poltrona, mentre i Florida Georgia Line con I’m In A Hurry (And Don’t Know Why) cercano di buttarla sul rock, ma il contrasto tra dobro, banjo e drum programming non è sempre felicissimo, sembra la solita Nashville. E anche le due nuove canzoni degli Alabama (ma non le hanno scritte loro), la lenta That’s How I Was Raised e la patriottica All American, sono tipiche del loro repertorio ma non particolarmente memorabili, ma neppure brutte, quella terra di mezzo che ha sempre caratterizzato la band sudista, vorrei ma non posso. Ci hanno venduto 75 milioni di dischi, quindi forse hanno ragione! Salva baracca e burattini una versione notevole del loro cavallo di battaglia My Home’s In Alabama cantata da Jamey Johnson che ci porta in “the other side of Nashville”, sempre country ma con quel certo non so che, peccato per gli archi aggiunti ma gli intrecci di chitarre, steel e armonica nella parte strumentale sono puro southern rock, sufficienza stiracchiata, per aficionados del genere.

Bruno Conti