Una Gradita Appendice Al Disco Dell’Estate. Jimmy Buffett – Songs You Don’t Know By Heart

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Jimmy Buffett – Songs You Don’t Know By Heart – Mailboat CD

Life On The Flip Side, ultimo album di Jimmy Buffett pubblicato lo scorso maggio, è a mio parere uno dei lavori migliori del 2020 ed in generale uno dei più belli del cantautore del Mississippi ma da una vita trapiantato in Florida https://discoclub.myblog.it/2020/06/10/signore-e-signori-il-disco-dellestate-2020-jimmy-buffett-life-on-the-flip-side/ . Ovviamente, come per la maggior parte dei dischi di Jimmy che vengono messi in commercio durante i mesi estivi, anche Life On The Flip Side è stato inciso lo scorso inverno quando ancora il Covid era una malattia che sembrava dover interessare più che altro la Cina (che invece è l’unico paese a non averne risentito economicamente, e non fatemi dire di più se no mi si accusa di complottismo): nel periodo seguente anche Buffett è stato coinvolto come tutti in una sorta di lockdown mondiale, e come molti suoi colleghi ha avuto parecchio tempo a disposizione per registrare altra musica.

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Nella fattispecie Jimmy ha lanciato un sondaggio online tra i suoi fans (i famosi “Parrotheads”) chiedendo loro quali canzoni tra le sue meno famose, i cosiddetti “deep cuts”, avrebbero volentieri ascoltato in un nuovo arrangiamento. Le risposte non hanno tardato ad arrivare, e Jimmy ha scelto i quindici brani che avevano ottenuto più preferenze e li ha eseguiti in una veste sonora decisamente più intima rispetto ai concerti con la Coral Reefer Band, facendosi accompagnare da pochissimi musicisti ed in formato acustico (soltanto il fidato Mac McAnally e Peter Mayer alle chitarre e mandolino ed Eric Darken alle percussioni, più il noto Matt Rollings alla fisarmonica in un pezzo), con la figlia Delaney che riprendeva il tutto per la messa in onda sul canale web del nostro Margaritaville TV. Ebbene, l’operazione ha avuto un grande successo di ascolti e di visualizzazioni anche su YouTube, cosa da convincere Buffett a pubblicare un disco nuovo con i brani suonati, album intitolato Songs You Don’t Know By Heart, cosa che inizialmente, visto l’immagine “vintage” di Jimmy in copertina ed il titolo del CD che riprendeva quello di un suo famoso greatest hits (Songs You Know By Heart), mi aveva fatto pensare ad un’antologia di pezzi meno noti.

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Il disco è molto gradevole e riuscito, e ci presenta un Buffett diverso, meno caraibico e più cantautore, con uno stile simile a quello di James Taylor che tra l’altro è da sempre una delle sue maggiori fonti d’ispirazione. Voci, chitarre acustiche, la batteria non sempre, qualche volta ukulele e mandolino: non c’è il muro del suono tipico della Coral Reefer Band e le ballate la fanno da padrone, ma il disco non è per nulla noioso o monotono. Dei quindici pezzi totali ben undici appartengono al periodo “classico” di Jimmy, cioè quello che va dal 1970 al 1983, mentre solo tre canzoni provengono dagli anni 90 ed una dall’attuale millennio: tutte però sono talmente poco famose che è come se fossero nuove, tranne forse Tin Cup Chalice che viene ancora ripresa abbastanza di frequente in concerto  https://discoclub.myblog.it/2020/06/10/signore-e-signori-il-disco-dellestate-2020-jimmy-buffett-life-on-the-flip-side/.

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E ci sono diversi brani molto belli, come la cristallina I Have Found Me A Home, pura e folkeggiante https://www.youtube.com/watch?v=M_05R70Ienc , la splendida Woman Goin’ Crazy On Caroline Street, scritta da Jimmy insieme a Steve Goodman https://www.youtube.com/watch?v=sM7xwMRr_8o , l’intensa The Captain And The Kid, Delaney Talks To Statues, deliziosa come tutte quelle dell’album dal quale proviene (cioè Fruitcakes, forse il più bello di sempre del nostro) https://www.youtube.com/watch?v=e8lSL9oN_fA , la divertente fin dal titolo Peanut Butter Conspiracy, il valzer country Something So Feminine About A Mandolin, le raffinate Love In The Library, Chanson Pour Les Petits Enfants e Cowboy In The Jungle, chiari esempi di songwriting di classe, la già citata Tin Cup Chalice, sicuramente tra le più belle, fino alla chiusura intima di Death Of An Unpopular Poet, solo Jimmy voce e chitarra. Il disco da avere di Jimmy Buffett del 2020 è senza dubbio Life On The Flip Side, ma ciò non vuol dire che Songs You Don’t Know By Heart vada ignorato.

Marco Verdi

Se Per Sbaglio Lo Chiamate Chris Non Si Offende Di Certo! Ned LeDoux – Next In Line

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Ned LeDoux – Next In Line – Powder River/Thirty Tigers CD

Quando due anni fa ho ascoltato il disco d’esordio di Ned LeDoux, Sagebrush, dopo qualche remora iniziale ne sono stato conquistato completamente https://discoclub.myblog.it/2018/01/13/e-proprio-il-caso-di-dire-tale-padre-tale-figlio-ned-ledoux-sagebrush/ . Figlio del compianto Chris LeDoux (per chi scrive uno dei migliori countrymen in circolazione quando era in vita), Ned ha avuto la consapevolezza di essere pienamente adeguato a portare avanti l’eredità musicale del padre e, complice un buonissimo talento compositivo ed una voce che somiglia in maniera impressionante a quella del genitore, ha intelligentemente iniziato la sua carriera nel segno della continuità con lo stile di Chris, il tutto con la massima naturalezza: in poche parole, si è fatto accettare senza problemi dai fans del padre quando molti avrebbero potuto accusarlo di essere derivativo.

Ed ora Ned ci riprova a distanza di due anni con Next In Line, che al primo ascolto si rivela anche meglio del già ottimo debutto: alla produzione c’è ancora l’amico Mac McAnally (noto cantautore in proprio e da anni collaboratore di Jimmy Buffett) e, anche se non conosco i nomi di chi suona nel disco in quanto ho tra le mani un advance CD, posso affermare che ci troviamo di fronte ad un riuscitissimo album di puro rockin’ country elettrico, con ballate di stampo western sferzate dal vento e brani caratterizzati da ritmo, feeling e chitarre. La voce profonda e le canzoni di Ned fanno il resto, facendo di Next In Line un album perfetto per l’ascolto in macchina o anche in casa con una bella birra ghiacciata in mano. Basta sentire l’iniziale Old Fashioned e si è già in pieno cowboy mood: infatti il brano è un country’n’roll chitarristico e coinvolgente, dal gran ritmo e con un refrain immediato. E poi la voce, sembra di sentire Chris redivivo. Worth It è una western song elettrica e cadenzata, niente violini e steel ma solo chitarre al vento, mentre un fiddle spunta nella saltellante Dance With You Spurs On, che infatti è molto più country anche se l’approccio è sempre vigoroso, ed in più c’è la presenza di Corb Lund in duetto (e come co-autore del pezzo).

Molto bella la title track, una ballata languida ma sempre dal tempo mosso, caratterizzata da una melodia eccellente e ricca di pathos; la deliziosa A Cowboy Is All è puro country, irresistibile sia nel ritmo che nel motivo, e sembra ancora una outtake di un vecchio album di papà Chris. Where You Belong è il primo singolo, ed è un rockin’ country potente, trascinante e tutto da godere, così come Travel Alone, dal ritmo galoppante e che fa pensare a lunghe cavalcate nelle praterie del Wyoming. Path Of Broken Dreams è una salutare oasi acustica, ma il disco riprende subito a rockeggiare con Just A Little Bit Better, nella quale il nostro duetta proprio con McAnally (e Chris Stapleton partecipa alla scrittura), e con una sanguigna e travolgente cover del classico di John Fogerty Almost Saturday Night. La limpida western ballad Great Plains precede l’omaggio finale di Ned al padre, la cui voce profonda introduce (per mezzo di una registrazione inedita) la sua Homegrown Western Saturday Night, eseguita dal figlio con attitudine da vero rock’n’roll cowboy: uno dei pezzi più avvincenti del CD.

Altro ottimo lavoro per Ned LeDoux: sul vostro scaffale mettetelo pure a fianco dei dischi di Chris.

Marco Verdi

E’ Proprio Il Caso Di Dire: Tale Padre Tale Figlio! Ned LeDoux – Sagebrush

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Ned LeDoux – Sagebrush – Powder River/Thirty Tigers CD

La scomparsa nel 2005 di Chris LeDoux, a causa di un male incurabile, ha lasciato un vuoto profondo nel cuore degli appassionati di vero country, in quanto non c’era in circolazione un altro autore di cowboy songs con la stessa bravura e credibilità. Chris era infatti un personaggio unico: cowboy di professione, campione del mondo di rodeo negli anni settanta, era anche in possesso di una splendida voce e di un non comune talento compositivo, che usava per produrre dischi di pura western music, intensa, chitarristica e con la capacità di roccare alla grande quando serviva. Arrivato alla celebrità nei primi anni novanta (grazie anche all’amico Garth Brooks), ha continuato a pubblicare dischi fino al momento della sua improvvisa morte, e se negli ultimi anni qualche tentazione radiofonica era emersa, Chris ci ha comunque lasciato in eredità dischi bellissimi come Powder River, Western Underground, Whatcha Gonna Do With A Cowboy?, Under This Old Hat, oltre ad un album dal vivo, Chris LeDoux Live (1997) di raro feeling e potenza. Ora a sorpresa il testimone lasciato da LeDoux viene raccolto, e non da uno qualunque, ma dal figlio Ned LeDoux, che con il suo album d’esordio Sagebrush prosegue idealmente il lavoro del padre, interrottosi all’indomani del suo ultimo disco, Horsepower.

Ned-LeDoux

https://www.youtube.com/watch?v=-XYUJvmZmfE

E Sagebrush è, forse anche un po’ a sorpresa, un bellissimo album di country & western dal deciso sapore rock, proprio nello stile tipico di Chris, e la cosa ancora più impressionante è la voce di Ned, praticamente identica a quella del padre. Sbaglieremmo però a considerarlo un clone: Ned sa benissimo che la musica di suo padre manca da morire ai suoi fans, e non ha fatto altro che donare loro quello che aspettavano da più di dieci anni, cioè un nuovo disco in puro LeDoux style; Ned non ha paura del raffronto, sa perfettamente che la gente lo paragonerà al padre, ma lui ha comunque una sua personalità, è bravo e, cosa più importante, è in possesso di una capacità nel songwriting non inferiore a quella di Chris: per questo Sagebrush è un piccolo grande disco (anche emozionante in certi momenti), a livello dei migliori del suo genitore. L’album è prodotto da Mac McAnally, cantautore a sua volta e partner di lungo corso di Jimmy Buffett, ed al suo interno suona gente del calibro di Greg Morrow, Glenn Worf e Russ Pahl, oltre allo stesso McAnally. L’iniziale Never Change è una potente rock song, il country è un pretesto: chitarre ruggenti (la solista in tutto il CD è dell’ottimo Rob McNelley), sezione ritmica formato schiacciasassi, gran voce e motivo di stampo western. Un inizio di carattere e personalità, in cui il nostro dimostra di avere il pieno diritto di proseguire il discorso del padre.

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https://www.youtube.com/watch?v=tsCj5iaBPIA

Cowboy Life è una country song elettrica davvero eccellente (ho i brividi a sentire la voce di Ned, sembra davvero Chris redivivo), perfetta da sentire in macchina e con un refrain tutto da godere; We Ain’t Got It All è più country, elettroacustica e deliziosa, ancora con una struttura melodica che piace al primo ascolto, mentre Some People Do è una pura western tune, splendida ed evocativa, con un crescendo elettrico da applausi. Molto bella anche Brother Highway, con tutte le chitarre al posto giusto ed un motivo che profuma di spazi aperti e praterie, Better Part Of Leaving è una squisita ballata dalle cadenze western, come solo un vero cowboy può cantare, mentre Forever A Cowboy (scritta a quattro mani con McAnally) è uno slow vibrante che vede ancora Ned assomigliare in maniera impressionante al padre, ma nei suoi giorni migliori (e come vedete dai titoli, anche le tematiche affrontate sono le medesime). By My Side è bella e struggente fin dall’introduzione strumentale: Ned è bravissimo, ed anche nelle ballate sa toccare le corde giuste; la solida Another Horse To Ride sta più sul versante rock, mentre la splendida Johnson County War è proprio quella del padre, anzi è una delle sue più note (era su Powder River): western song strepitosa, con Ned che non deve fare altro che cantare come sa. Il CD si chiude con la tenue The Hawk e con This Cowboy’s Hat (in duetto con Chase Rice), un talkin’ western pieno di pathos anch’esso già inciso dal padre in passato , e con la voce proprio di Chris ad introdurre la canzone.

Ottimo disco, che non può che farmi augurare al suo autore Ned LeDoux ogni fortuna: da lassù papà Chris sorride felice.

Marco Verdi