Si E’ Fatto Quel Periodo Dell’Anno. Rassegna Books & Blues A Casale Monferrato Dal 19 Al 22 Ottobre 2017.

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Come tutti gli anni ricevo da Paolo Bonfanti, che ne è il direttore artistico (insieme a molti altri che organizzano l’evento) il programma della rassegna Books & Blues che si svolge nella seconda metà di ottobre in quel di Casale Monferrato, provincia di Alessandra. Il musicista genovese (da parecchio trapiantato in Piemonte, e non credo parente, sia pure alla lontana, ma glielo chiederò, di Marcus Bonfanti, il nuovo chitarrista inglese dei Ten Years After, di cui prossimamente sul Blog) organizza con i suoi collaboratori e amici questi eventi a tema: il titolo di questa VIII edizione è Me and the Devil: i buoni e i cattivi, dalla musica al cinema”. e in quattro serate che si svolgono all’interno dei locali della Libreria Labirinto a Casale Monferrato (AL) in via B. Sangiorgio, 4, dal 19 al 22 ottobre verrà sviscerato il tema di quest’anno, con diversi ospiti.

La prima serata, cioè giovedì 19 ottobre, vedrà la presenza di Aldo De Scalzi, musicista genovese (con la “ragione sociale” Pivio e Aldo De Scalzi, autori di colonne sonore dagli anni ’90 a oggi e non credo siano sono parenti): mentre invece Aldo è il fratello di Vittorio De Scalzi, fondatore dei New Trolls, e a sua volta nel gruppo progressive anni ’70 dei Picchio Dal Pozzo. Quindi ovviamente si parlerà (e si suonerà) di musica da cinema, con il recente vincitore del Soundtrack Stars Award 2017 di Venezia 74, con la colonna sonora del musical Ammore e Malavita dei Manetti Bros. De Scalzi si esibirà insieme al percussionista Alessandro Pelle, mentre Paolo Bonfanti sarà l’anfitrione della serata. 

Venerdì 20 ottobre, sempre alla 21.15, concerto di Kathy Kallick & Friends, dalla California per uno show di  musica bluegrass e folk; i friends sono: alla chitarra Paolo Bonfanti, al mandolino Martino Coppo, alla fisarmonica Roberto Bongianino e al basso Nicola Bruno.

Sabato 20 ottobre, ancora alla 21.15, serata denominata “Mandomania”, ovviamente dedicata al mandolino, con Tony Williamson, che viene dal Piedmont, North Carolina Martino Coppo, impegnati a duellare fino all’ultima nota con i loro strumenti.

Infine Domenica 22 alle 17.30, presentazione del CD, interamente strumentale Indifeso di Reno Brandoni e del libro Il Re Del Blues, dedicato a Robert Johnson.

Quindi se nel prossimo fine settimana “allungato” vi trovate a passare da quelle parti, oppure, meglio ancora, se volete organizzare una full immersion nella musica e nei libri, sapete dove andare, per ulteriori informazioni https://it-it.facebook.com/booksandbluescasale/

Bruno Conti

Prossimamente Concerto E Nuovo Disco Live! Paolo Bonfanti Band – Back Home Alive

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Come vedete dal manifesto riproposto qui sopra, sabato 28 febbraio in quel di Casale Monferrato al Teatro Municipale ci sarà un concerto della Paolo Bonfanti Band, questa è la notizia: quella buona è che la serata verrà registrata e diventerà un CD dal vivo, Back Home Alive, il primo dal lontano 1995 (cos’ mi ha detto Paolo, ma a me pareva fosse del 1996) quando uscì Tryn’to keep the whole thing rockin’ per la Club De Musique, l’ultimo Live dell’artista genovese (prima ce ne era stato uno con i Big Fat Mama e, per essere precisi, The Chosen Few del 2006 conteneva un DVD dal vivo con 5 brani). La notizia meno buona (di certo non “cattiva” per loro) è che il concerto è sold out, quindi non credo valga la pena di sobbarcarsi un viaggio fin laggiù o lassù, con il rischio molto concreto di rimanere fuori, ma se volete provare…

In nome del rapporto di amicizia epistolare via mail instaurato con Paolo mi permetto di segnalarvi la notizia anche in virtù del fatto che poi uscirà questo Live che, già a prescindere, si presume sarà ottimo, soprattutto dopo gli eccellenti risultati qualitativi degli ultimi due dischi di Bonfanti: Exile On Backstreets di fine 2013 http://discoclub.myblog.it/2013/10/16/italiani-per-caso-da-genova-paolo-5731139/ e quello acustico con Martino Coppo Friend Of A friend http://discoclub.myblog.it/2014/06/27/italiani-paolo-bonfanti-martino-coppo-friend-of-friend/, che vi ricordo nel caso ve li siate persi, visto che trattasi di ottimi dischi, schiacciate i link qui sopra e leggete perché!

Naturalmente quando verrà pubblicato l’album sarà mia cura tenervi informati e recensirlo con il giusto spazio che merita questo artista, italiano di nascita, ma internazionale per estrazione musicale. D’altronde anche il Concerto di Capodanno da Vienna viene pubblicizzato discograficamente già da prima che venga registrato, quindi perché non farlo anche in questa occasione: con Paolo Bonfanti, chitarra e voce saranno sul palco Roberto Bongianino (fisarmonica  e chitarra), Nicola Bruno (basso) e Alessandro Pelle (batteria) e non si escludono ospiti a sorpresa, annuncia il comunicato stampa. In ogni caso sarà un’otttima serata di rock e blues, garantisco! Intanto godetevi i tre video preparativi dell’evento che trovate sopra.

Bruno Conti

Sempre Da Genova E Dintorni, Con Passione! La Rosa Tatuata – Scarpe

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La Rosa Tatuata – Scarpe – Club De Musique/IRD

Continuiamo questo excursus su alcune uscite discografiche di musicisti italiani rock “indipendenti”, in tutti i sensi, ma soprattutto dal mainstream della musica leggera italiana. Di solito nel Blog, come avrete notato, non appaiono, per usare un eufemismo, molti dischi cantati in italiano,  artisti del Bel Paese, soprattutto ultimamente, alcuni ne passano, anche perché fa piacere spargere ll verbo della buona musica e di alcuni di questi album mi hanno chiesto di parlarne, quindi, se mi piacciono, provvedo più che volentieri, se no non ne sentireste neppure parlare, le recensioni negative non mi piacciono, piuttosto lascio perdere. Giusto ieri, sul Blog, avete visto la recensione del disco di Paolo Bonfanti e Martino Coppo, ebbene tutti e due sono presenti anche in questo Scarpe della band genovese La Rosa Tatuata, il secondo ospite al mandolino in un brano, Tutto quello che arriverà, il primo come co-produttore storico del gruppo, ma anche come musicista e cantante aggiunto nel nuovo disco. E’ una collaborazione che risale a molti anni indietro, quando nel gruppo militava ancora il membro fondatore della band, Max Parodi, scomparso nel 2008 per un infarto, a soli 38 anni https://www.youtube.com/watch?v=aTlkAPyicY4 . Bonfanti, genovese pure lui, ha prodotto i tre precedenti lavori della band, Al Centro Del Temporale del 1998, Bandiera genovese del 2001 e Caino del 2006. Ma il gruppo esisteva già dal 1992, e nel 1993, tra una collaborazione e l’altra con Bonfanti e Massimo Bubola, aveva già pubblicato un primo mini-album, Prigionieri del rock & roll, dove, almeno nel titolo, ma non solo, si respirava aria di Bruce.

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Proprio il rock classico americano, la scuola dei cantautori genovesi, ma anche veronesi (Bubola viene da lì), il combat folk-rock di gente come Modena City Ramblers e Gang (con cui hanno collaborato in passato) sono tra le influenze vestite con orgoglio dalla band, che nel corso degli anni ha avuto vari cambi di organico, alcuni forzati ed immagino abbia dovuto fare anche i conti con la difficile situazione del mercato discografico, sempre più deteriorata con il passare del tempo, otto anni tra un disco e l’altro non sono uno scherzo, comunque ce l’hanno fatta e questo nuovo Scarpe è un buon esempio di rock che è sì in italiano, ma allo stesso tempo di chiara matrice anglosassone https://www.youtube.com/watch?v=Y-m-K7bBmZk . Terre Di Confine, con Bonfanti ai cori, Bongianino alla fisarmonica, Claudio De Angeli dei Birkin Tree alla chitarra acustica, ha un sound che mescola folk, la canzone d’autore di Bubola, De Andrè, Guccini con il classico rock di Pogues, Steve Earle, i Men They Couldn’t Hang e certe cose più rock dei Modena City Ramblers. Ogni Notte D’estate, è un brano decisamente più rock, suono tra Mellencamp e Springsteen, sempre con in evidenza la bella voce di Giorgio Ravera, che oltre ad essere l’autore di testi e musiche, suona l’elettrica ed è il leader del gruppo, ben spalleggiato da Massimo Oliviero, l’altro chitarrista, qui anche al mandolino, che ingentilisce il sound della canzone, con un bel groove del basso di Nicola Bruno e della batteria di Massimiliano Di Fraia, a completare e a fare da collante anche l’organo di Andrea Manuelli. Ancora rock arrembante in Bei tempi andati, l’unico brano che porta la firma di Bonfanti, che la canta con Ravera e Filippo Sarti, forse siamo dalle parti del primo Ligabue e la musica del Boss, ma anche del Bubola più rockeggiante: ovviamente queste sono solo suggestioni e indicazioni suggerite al sottoscrito dall’ascolto, per una musica che ha comunque una sua dignità e un suo valore personale, simpatici i campionamenti di quella che sembra una tuba e il suono delle campane.

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Ancora rock incalzante per In Piena Luce, un bel testo poetico che parla di amori, viaggi marinari (sono pur sempre genovesi) e con un bel tappeto di chitarre elettriche ed acustiche ed un ritmo che può ricordare i primi Dire Straits di Mark Knopfler, sempre per dare dei punti di riferimento, non prendeteli per oro colato, solo come impressioni assolutamente personali di chi scrive. Molto bella Aprimi Le Ali, forse il brano migliore del disco, una ballata lirica, energica e ad ampio respiro, con la pedal steel di John Egenes (che ricordo in quasi tutti i dischi di Eliza Gilkyson ma anche con Jono Manson) e il sax di Sarti, che galleggiano sull’organo di Manuelli, mentre Ravera fornisce una delle più convincenti prove vocali dell’album https://www.youtube.com/watch?v=zM9yHLqdh9Q . Poi arriva il rock molto riffato e quasi sudista di In Fondo Allo Specchio, con Ravera e Bonfanti che si sfidano a colpi di solista e con l’armonica che fa capolino qui e là. Ancora rock italiano d’autore in una Tutto Quello Che Arriverà, arricchita dai mandolini di Coppo che aggiungono un’aria quasi country alle procedure, potremmo quasi definirla roots music italo-americana, per quella frammistione tra melodie nostrane e la tessitura musicale di tipico stampo rock. A Non C’è Più Fame partecipano David Frew,  vecchia chitarra solista degli irlandesi An Emotional Fish, band storica di inizio anni ’90 (quelli di Celebrate, la ricordate? Per i fans di Vasco, Gli Spari Sopra) e Trevor, cantante della band death metal genovese dei Sadist (?!), per un brano rock dalle ambientazioni sonore invece particolarmente raffinate.

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Danzando con i tuoi demoni, con il suono di varie chitarre stratificate che lo caratterizza, è una sorta di ballata mid-tempo, qualcosa che ricorda il giro soul di People Get Ready che poi si espande in un bel pezzo rock dalle melodie insinuanti, mentre Il Giardino Delle Rose Giganti, il brano dal testo più raffinato, ricercato e poetico, è anche una delle canzoni più ricche a livello sonoro, con un bell’intreccio di organo, pedal steel e chitarre varie. Scarpe è una specie di boogie R&R all’italiana, con tanto di pianino da saloon, a cura di Enrico Carpaneto,  mosso e divertito nella sua semplicità di fondo. Tutti cercano, di nuovo con in primo piano la fisarmonica di Bongianino, è una sorta di quadretto acustico e poetico alla Fabrizio De André, dolce e sognante, per concludere degnamente un piacevole disco, ricco di passione e impegno, probabilmente non salverà le sorti della discografia mondiale, ma mi sento di consigliarlo in quanto è in grado di garantire agli ascoltatori trequarti d’ora di onesto intrattenimento e nel desolante panorama italico attuale già non è poco!

Bruno Conti 

Ma Sono Veramente Italiani? Paolo Bonfanti & Martino Coppo – Friend Of A Friend

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Paolo Bonfanti & Martino Coppo – Friend Of A Friend – Felmay

Mi sono fatto la domanda nel titolo (una variazione di quello usato per il  disco solo di Paolo) e, come prevede il “codice Marzullo”, mi do anche la risposta. Dai nomi, ovviamente sì, sono italiani, anzi genovesi e quindi propensi alla ricerca di nuovi e vecchi territori, ma dalla musica che esce dai solchi (sia pure virtuali) di questo Friend Of A Friend non si direbbe. In ogni caso, per quello che possiamo ascoltare in questo album, si dovrebbe parlare, se ci piacciono i paroloni, di afflato internazionale: Bonfanti e Coppo (o chi per essi) sul CD ci consigliano di catalogare il contenuto sotto la voce American Roots Music, quel genere che congloba bluegrass, country, blues, folk, cajun e la musica d’autore, e non si sbagliano. Fin qui nulla di strano, lo fanno in tantissimi. Il problema sta nel farlo bene, e loro lo fanno, come dimostra l’attività solista di Paolo Bonfanti (potete leggere qui http://discoclub.myblog.it/2013/10/16/italiani-per-caso-da-genova-paolo-5731139/, quello che ho scritto sul suo ultimo ottimo album) e quella di Martino Coppo con i Red Wine, storica formazione italiana di bluegrass https://www.youtube.com/watch?v=nJCEMV8nTqs , nella quale, negli anni ’80, militò anche Bonfanti, entrato per sostituire Beppe Gambetta, altro virtuoso del genere, dalla fama internazionale.

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I due, armati dei rispettivi strumenti, il mandolino per Coppo e vari tipi di chitarra per Bonfanti, come è facilmente intuibile dalla foto di copertina non sono più dei giovanotti (ma neppure Jovanotti, per fortuna, mi scappa da dire) e quindi, forti di di una lunga militanza nella musica e di una amicizia altrettanto “storica”, hanno deciso di unire le forze per questo dischetto, Friend Of A Friend, che li vede alle prese con le loro passioni musicali. Il fatto che esca per una etichetta dal nome francese, la Felmay, situata nei pressi di Alessandria e che quello di Bonfanti sia uscito per la Club De Musique, gloriosa etichetta di Courmayeur, probabilmente è del tutto marginale, solo una piccola curiosità. Non marginale invece la scelta dei brani contenuti in questo disco di cui andiamo a parlare. Il CD, lo ammetto, è già uscito da qualche mese, ma come ebbe a dire il maestro Manzi, non è mai troppo tardi per parlarne. Si tratta di prodotti che necessitano di tutte le possibilità che è possibile mettere in campo per spargerne la conoscenza, in quanto assolutamente meritori di essere ascoltati da quanta più gente sia possibile raggiungere, sia da chi ama questo genere, magari un po’ di nicchia, ma qui siamo in un sito di carbonari, sia per i novizi. Il dischetto, oltre che sul sito dell’etichetta e nei negozi specializzati, stranamente, lo trovate anche su Amazon, per cui non avete scuse!

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Nei suoi quattordici brani, parte materiale originale e parte cover scelte con gusto e competenza (e in cui riconosco parecchi dei miei ascolti), scorre la storia della musica americana, con una piccola capatina nella terra d’Irlanda e un paio di soste in quel di Genova, vicino a New Orleans. La canzone di apertura https://www.youtube.com/watch?v=IXJYDaxCaA4 , la title-track, dove accanto alla chitarra di Bonfanti (autore del brano) e al mandolino di Coppo, troviamo anche il basso elettrico di Lucas Bellotti, la fisarmonica di Roberto Bongianino e le percussioni di Alessandro Pelle, indica una strada che potrebbe essere interessante (ri)percorrere anche in futuro, una sorta di ballata country-grass che ci riporta a formazioni storiche come i Dillards, i Country Gazette ed altri, ma con la fisarmonica usata in alternativa al suono classico del violino, canzone molto piacevole ed accattivante che predispone subito all’ascolto del disco, anche in virtù della briosa interpretazione vocale. Tennesse Blues è il primo omaggio ai classici, nel caso un brano strumentale di Bill Monroe, dove i plettri volano a velocità supersoniche sui rispettivi strumenti, un poco come ci piaceva ai tempi ascoltare in dischi come il memorabile album di Norman Blake, Tut Taylor, Sam Bush, Vassar Clements e soci. Ok, qui sono solo in due, ma lo spirito è quello e l’improvvisazione è regina. Nell’ambito cantautori John Prine è uno dei più grandi, e Paradise è una delle sue canzoni più belle, qui viene riletta in una bella versione che lascia spazio anche agli interventi strumentali misurati ma pertinenti dei due protagonisti. Naturalmente non poteva mancare mastro Muddy Waters, in una inconsueta ma intensa versione per mandolino e acustica della sua Catfish Blues.

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Interessante anche l’idea di aggiungere alcuni versi in genovese ad un brano tradizionale tra i più conosciuti, Going Down The Road Feeling Bad, fatto da tutti, da Woody Guthrie ai Grateful Dead passando per Bill Monroe, versione ricca del picking dei due https://www.youtube.com/watch?v=aleGP3umGms , propensione poi ribadita nell’ottima Matilda’s Dance (una giga o un reel?), che profuma di Irlanda o comunque di folk celtico, come usava David Bromberg nei suoi dischi, ma anche i Fairport più acustici o Dan Ar Bras (mi è sembrato di cogliere un riff che sembra uscire da Thick As A Brick dei Jethro Tull, è possibile, o me lo sono sognato?) https://www.youtube.com/watch?v=T_tkpUA8JXM&feature=youtu.be . Anche quella dopo mi pare di conoscerla, Everybody Knows This Is Nowhere è sempre una grande canzone, elettrica alla Neil Young o acustica come in questa versione, l’importante è che ci siano l’immancabile falsetto e il la-la la-la-la, e quelli ci sono entrambi, che poi la versione sia pure bella, con piacevoli intrecci vocali, non guasta. Jesus On The Mainline è un altro super classico, anche se la versione non è elettrica come quella celeberrima di Ry Cooder, la slide (acustica) d’ordinanza non manca, i due se la cantano e se la suonano di gusto, e il supporto ritmico di basso e batteria ci sta a fagiuolo.

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A seguire un trittico di composizioni originali di Paolo Bonfanti: I Got A Mind
è un’altra bellissima ballata molto evocativa, più acustica rispetto all’iniziale Friend of A Friend ma sempre di pari spessore qualititivo e pure Trains, senza tralasciare il solito intricato picking dei due, è un altro brano che utilizza la forma canzone nel migliore dei modi, mentre Dark and Lonesome Night è un altro vivace ed intricato pezzo a tempo di bluegrass. L’ultimo cantautore omaggiato dalla coppia è uno decisamente meno conosciuto, ma dal grande talento, David Wilcox, per reinterpretarne la brillante Rusty Old American Dream Coppo passa alla chitarra, riappare la slide, ma non cambiano i risultati, sempre eccellenti. Si può fare del cajun cantato in dialetto genovese? Certo, basta non dirlo a Zachary Richard che magari si inquieta: Via Da Zena è un altro esempio della formazione a cinque con fisa, che consiglierei di esplorare ancora in futuro, perché mi pare funzioni alla grande. E come direbbe quel nostro amico, Bringing It All Back Home, si conclude con una Wsm, che è l’acronimo di William Smith Monroe, per gli amici Bill, un ultimo brano strumentale che profuma anche di certe avventure di Jorma Kaukonen, tra Quah e gli Hot Tuna https://www.youtube.com/watch?v=oZFCiE2Pxe0 . Sono italiani, confermo, e questo disco è più bello del 70, ma diciamo 80%, di altri progetti omologhi che escono in giro per il mondo. E pensare che quel signore che è partito anche per poi “scoprire” questa musica, veniva dalla loro città.

Bruno Conti