Dal Rock Al Blues E Oltre! Jonah Tolchin – Thousand Mile Night

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Jonah Tolchin – Thousand Mile Night – Yep Roc CD

Jonah Tolchin, musicista originario del New Jersey, pur solo con due dischi alle spalle si può definire un artista completo. Il suo primo amore di gioventù è stato il blues, complice anche un’esperienza indimenticabile allorquando il grande Ronnie Earl lo vide esibirsi in un negozio di dischi e lo invitò con lui on stage, ma nei suoi primi due album (e tre EP) Jonah ha palesato anche influenze folk, rock e country, attirando l’attenzione anche di un esperto come Marvin Etzioni (ex bassista dei Lone Justice), che gli ha prodotto nel 2014 il secondo album, quel Clover Lane che ha incontrato i favori un po’ di tutti, e che vedeva ospiti del calibro di Steve Berlin, Mickey Raphael e John McCauley (leader dei Deer Tick). Thousand Mile Night, che vede ancora Etzioni in consolle, è il terzo e nuovo lavoro di Tolchin, e devo dire che le promesse fatte con Clover Lane sono state mantenute: Jonah ha messo infatti a punto un album molto coeso, con nove canzoni di buon valore ed una cover eccellente, un disco che, pure senza ospiti famosi (oltre ad Etzioni, solo Joachim Cooder, figlio di Ry, alla batteria in alcuni brani), fonde mirabilmente rock, folk ed anche un pizzico di blues, il tutto all’insegna di una strumentazione molto classica, con chitarre e organo spesso in primo piano, e della voce particolare del leader.

Un album serio e ben costruito, ma nello stesso tempo diretto e godibile, che prosegue in maniera logica e senza strattoni il percorso iniziato dal ragazzo nel 2011 con il suo primo EP, Eldawise. L’album tra l’altro è stato inciso ai mitici FAME Studios di Muscle Shoals, in Alabama, un luogo che fa tremare le gambe solo a nominarlo, ma Jonah ha assorbito bene tutte le vibrazioni positive della leggendaria  Beauty In The Ugliest Days dà il via, una ballata intensa e cantata con buon pathos da Jonah, che rivela una voce molto caratteristica: l’accompagnamento è classico, con Danny Roaman ottimo alla solista. La title track è invece un boogie elettroacustico un po’ stralunato ma assolutamente diretto, con il nostro che si dimostra bravo anche alla slide, mentre I Wonder è uno spedito e limpido folk-rock dylaniano di stampo tradizionale, un brano bello, godibile e vibrante: tre canzoni, tre stili diversi, il tutto senza risultare minimamente dispersivo. Completely è una ballata gentile, con un malinconico violino sullo sfondo https://www.youtube.com/watch?v=qHApGo1-SH0 , un intermezzo bucolico che prelude alla fluida Paint My Love, altro slow intenso, suonato con pochi strumenti (ma non ne servivano di più): un bell’esempio di cantautorato puro.

Bella anche Song About Home, ancora lenta, guidata da chitarra acustica, piano ed una leggera percussione, un arrangiamento che ricorda il Paul Simon meno contaminato, mentre Unless You Got Faith è più rock, con l’organo che le dona un sapore d’altri tempi. Niente male anche Where The Hell Are All Of My Friends, ancora tra folk e rock, un motivo denso e ben costruito, con Tolchin che se la cava ottimamente anche alla solista; Working Man Blues # 22 è invece un rock-blues elettrico e vigoroso, molto diverso da quanto proposto finora, ma di sicuro tra le tracce più riuscite. Il CD si chiude ancora all’insegna del blues, con la cover di Hard Time Killing Floor Blues di Skip James, ripresa da Jonah in maniera rigorosa, solo voce e chitarra, ma con il piglio del vero bluesman (come la farebbe uno del calibro di David Bromberg la cui voce ha tra l’altro dei punti in comune con quella di Tolchin). Se avete già Clover Lane e vi è piaciuto, questo Thousand Mile Night non potrà che confermare le vostre buone impressioni; se viceversa non avete ancora nulla di Jonah Tolchin, è il momento giusto per cominciare.

Marco Verdi