Quattro Belle Voci! Jennifer Crook, Elle Osborne, Megan Henwood & Lucy Wainwright Roche

jennifer crook merry-go-round.jpgmegan henwood making waves.jpgelle osborne so slowly.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Come promesso eccomi qua con la segnalazione di quattro belle voci femminili, tre dall’Inghilterra e un’americana, per usare un eufemismo “poco conosciute” ma molto piacevoli.

Direi di partire con Jennifer Crook che mi sembra la più interessante del lotto: questo Merry-Go-Round, etichetta Transatlantic Roots (un nome, un programma), è il suo secondo album e se devo fare un paragone il primo nome che mi viene in mente è quello di Eddi Reader (peraltro presente nel disco) o, in altri ambiti musicali, anche Rumer o Eva Cassidy possono venire in mente per l’assoluta “naturalezza” della voce unita a un semplice stile folk che ogni tanto si impreziosisce di gradevoli coloriture pop. La produzione è affidata a Boo Hewerdine, già di per sé marchio di garanzia, che duetta con Jennifer Crook in una bella Baltimore accreditata ad entrambi.

Molto bella anche Cowboys questa volta in duetto con Darrell Scott, in prestito dai Band Of Joy, con la sua voce e chitarra. E che dire della unica cover presente, One Little Song firmata da Gillian Welch? Delicata e deliziosa! Con la seconda voce della già citata Eddi Reader. Lei si accompagna alla chitarra acustica e all’arpa, ma ci sono anche hammered dulcimer, contrabbasso, Mellotron, piano, il dobro e il mandolino di Scott e di tanto in tanto una “discreta” sezione ritmica. Molto brava, se amate le voci folk con quel guizzo in più di classe.

Megan Henwood ha esordito un mesetto fa su Dharma Records con questo Making Waves: altra bellissima voce, anche qui i ritmi e le improvvise aperture strumentali ricordano la già citata Rumer, (che è il nuovo “fenomeno” inglese e di cui a fine anno è atteso un disco di cover e di cui vi ho parlato in questo Blog quando in Italia non se la filava nessuno perfect-pop-rumer-seasons-of-my-soul.html). Per esempio nella coinvolgente Hope On The Horizon con il bassista dei Jamiroquai Nick Fyffe e Barriemore Barlow dei Jethro Tull come sezione ritmica.

Ma la Henwood viene più dal folk e non per nulla la BBC Radio 2 le ha assegnato lo Young Folk Award e lei ha già cantato al Festival di Cambridge e a Cropredy con i Fairport. Nel disco suonano anche Peter Knight il violinista degli Steeleye Span e la coppia padre-figlia Joe e Sam Brown all’ukulele e backing vocals e le atmosfere oscillano anche qui tra folk e cantautorato di qualità.Se volete verificare, potete ascoltare alcuni brani nel suo sito http://meganhenwood.com/.

Delle tre sicuramente la più vicina alla “tradizione” è Elle Osborne, al secondo disco (dopo una pausa di quasi dieci anni) questo So Slowly Slowly Got She Up ci presenta una voce “importante”, nel sentiero della musica folk britannica, tra June Tabor o Maddy Prior e le più “moderne” Unthans, il repertorio pesca tra brani traditionals piuttosto oscuri e sconosciuti. L’etichetta è sintomatica del genere, Folk Police Records, tra promessa e minaccia. Si accompagna al violino e tra i musicisti presenti il nome più “noto” è l’ottimo Alasdair Roberts che se amate il genere e non conoscete vi consiglio vivamente insieme a questo.

lucy wainwright roche.jpg

 

 

 

 

 

 

Lei è del ramo americano della famiglia Wainwright, Lucy che fa Roche di secondo cognome come la mamma aveva eroicamente resistito alla musica che scorre in famiglia dedicandosi per molti anni all’insegnamento, poi circa tre anni fa ha iniziato a pubblicare un paio di EP che si chiamavano entrambi 8 Songs e ora la figlia di Loudon Wainwright III e Suzzy Roche approda al suo primo album. Inutile dire che entrambi i genitori sono presenti come pure le zie Roches, in una preziosa versione di America di Paul Simon che brilla per le fantastiche armonie vocali di famiglia ed è uno dei brani migliori dell’album. Anche il resto non è male: non ha una voce memorabile ma comunque molto piacevole, scrive belle canzoni e si fa accompagnare dalle Indigo Girls, da Steuart Smith, David Mansfield e Kelly Hogan, duetta con Ira Glass nella cover di Say Yes di Elliott Smith che è la bonus track dell’album, scrive gli altri dieci brani di questo Lucy (etichetta Strike Back Records) e si fa produrre dal concittadino newyorkese Stewart Lerman che ha lavorato con Roches e Wainwright ma anche Willie Nile, Antony and the Johnsons, Black 47, Darden Smith, David Byrne tanto per citarne alcuni e dona una patina di classe alle procedure. Nessun segno dei “fratelli” Martha e Rufus con cui peraltro si è esibita spesso dal vivo. Una gradevole aggiunta al menu familiare! Se vi mancava, l’ha fatta anche lei con Rufus, qualità video non eccelsa ma…

Questo è quanto. Più che di “carbonari” questa volta parlerei di “Carbonare” come categoria. Tutti i dischi sono già usciti e disponibili, basta cercarli. Se amate la voce femminili magari non molto conosciute ma di qualità. La ricerca continua, alla prossima!

Bruno Conti