Il Resto Del Meglio Secondo Disco Club. Annata Musicale 2016, Parte II

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Eccoci alla seconda parte della lista dei migliori dischi del 2016, secondo il vostro Blogger preferito, spero!

michael kiwanuka love & hate

Michael Kiwanuka – Love And Hate

felice brothers life in the dark

Felice Brothers – Life In The Dark

aaron neville apache

Aaron Neville – Apache

joe bonamassa blues of desperationjoe bonmassa live at the greek theatre 2 cd

Joe Bonamassa – Blues Of Desperation

Joe Bonamassa – Live At The Greek Theatre

ryley-walker-golden-sings-that-have-been-sung

Ryley Walker – Golden Sings That Have Been Sung

kiefer sutherland down in a hole

Kiefer Sutherland – Down In The Hole

Fabrizio Poggi Texas-Blues-Voices

Fabrizio Poggi And The Amazing Texas Blues Voices

steepwater band shake your faith

Steepwater Band – Shake Your Faith

james maddock jimmy immy live in italia

James Maddock/David Immergluck – Jimmy/Immy w/Alex Valle Live In Italia

kenny neal bloodline

Kenny Neal – Bloodline

jack ingram midnight motel

Jack Ingram – Midnight Motel

seth walker gotta get back

Seth Walker – Gotta Get Back

dwight yoakam swimmin' pools

Dwight Yoakam – Swimmin’ Pools, Movie Stars…

parton harris ronstadt the complete trio collection

Dolly Parton/Emmylou Harris/Linda Ronstadt – The Complete Trio Sessions

reckless kelly sunset motel

Reckless Kelly – Sunset Motel

nick cave skeleton tree

Nick Cave & The Bad Seeds – Skeleton Tree

led zeppelin complete bbc sessions front

Led Zeppelin – The Complete BBC Sessions

frankie miller's double take front

Frankie Miller’s Double Take

luke winslow-king i'm glad trouble don't last always

Luke Winslow-King – I’m Glad Trouble Don’t Last Always

bob weir blue mountain

Bob Weir – Blue Mountain

phish big boat

Phish – Big Boat

leonard cohen you want it darker

Leonard Cohen – I Want It Darker

nitty gritty dirt band circlin' back

Nitty Gritty Dirt Band – Circlin’ Back Celebrating 50 Years

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Richard Lindgren – Malmostoso

dear jerry celebrating the music of jerry garcia 2 cd

Dear Jerry – Celebrating The Music Of Jerry Garcia

madeleine peyroux secular hymns

Madeleine Peyroux – Secular Hymns

david bromberg band the blues, the whole blus and nothing but the blues

David Bromberg Band – The Blues, The Whole Blues And Nothing But The Blues

melissa etheridge MEmphis rock and soul

Melissa Etheridge – Memphis Rock And Soul

joanne shaw taylor wild

Joanne Shaw Taylor – Wild

otis clay live in switzerland

Otis Clay – Live In Switzerland, 2006

john prine for better, or worse

John Prine – For Better, Or Worse

the shelters

The Shelters – The Shelters

tim buckley lady, give me your key

Tim Buckley – lady, give me your key

life and songs of emmylou harris

The Life & Songs Of Emmylou Harris CD+DVD

planxty between the jigs and the reels

 Planxty – Betwen The Jigs And The Reels A Retrospective CD+DVD

stevie nicks bella donna

Stevie Nicks – Bella Donna

jimmy ragazzon songbag

Jimmy Ragazzon – SongBag

blue rodeo 1000 arms

Blue Rodeo – 1000 Arms

townes van zandt's last set

Lowlands And Friends Play Townes Van Zandt’s Last Set

Rolling Stones - Blue & Lonesome cd

Rolling Stones – Lonesome and Blues

Direi che è tutto. Ho lasciato fuori qualcosa da queste due liste (e da quella “ufficiale” dell’11 dicembre)? Può essere, ma credo di avere di avere quasi esagerato. In attesa delle prime uscite targate 2017 e comunque con aggiornamenti giornalieri del Blog su uscite passate e future.

Bruno Conti

 

 

Sempre Lui, Il Classico “Guitar Hero” Colpisce Ancora! Philip Sayce – Scorched Earth Volume 1

philip sayce scorched earth volume 1

Philip Sayce – Scorched Earth Volume 1 – Warner Music Canada

Di Philip Sayce, chitarrista nato in Galles, ma cresciuto in Canada, e in quella scena musicale molto apprezzato (grande amico di Jeff Healey, di cui è una sorta di discepolo, anche se un filo più “tamarro”), mi sono già occupato in altre occasioni, l’ultima volta per Influence il disco del 2014, ma come ho detto appunto in quella recensione  http://discoclub.myblog.it/2014/08/24/nuovo-capitolo-della-serie-bravo-basta-philip-sayce-influence/ (nonostante l’album fosse prodotto da Dave Cobb, che firmava anche alcuni brani con Philip), non mi ha mai convinto del tutto: intendiamoci, grande tecnica, una sana propensione verso un repertorio tendente al rock-blues, una eccellente presenza scenica, forgiata in lunghi anni sui palcoscenici di tutto il mondo come chitarrista della band di Melissa Etheridge. Insomma il classico “guitar hero”, sempre però della categoria Esagerati (con la E maiuscola): ma questa volta, nella dimensione Live, forse trova quasi una sorta di consacrazione, anche per chi non lo ama alla follia, ma lo rispetta, come il sottoscritto.

Come dice il titolo dovrebbe essere il primo volume (di una serie?): registrato dal vivo proprio in Canada, alla Silver Dollar Room di Toronto, città dove risiede, con una formazione triangolare, il classico power trio, in cui Joel Gottschalk è il fedele bassista, da molti anni con lui, mentre il batterista di solito è Jimmy Paxson, uno che ha suonato con Alanis Morissette, Dixie Chicks e Stevie Nicks, ma per l’occasione è sostituito da Kiel Feher. Forse l’unico difetto (o è un pregio, così non ci si annoia) è la durata del dischetto, solo 7 brani, per una durata totale di circa 40 minuti. L’influenza principale mi pare Jimi Hendrix (e per proprietà transitiva il suo discepolo Stevie Ray Vaughan) ma ci sono anche elementi del classico hard-rock, sia britannico che americano, anni ’70: Steamroller – Powerful Thing parte subito forte, una introduzione voce e chitarra, poi ci si tuffa in un power trio tirato anziché no, dove si apprezza anche la voce, piacevole quantunque non eccelsa di Sayce, il classico shouter rock, che poi però inizia a sciorinare il suo repertorio fatto di pirotecniche cavalcate soliste, dove oltre a Jimi, rivivono altri epigoni, come Frank Marino, lo stesso Jeff Healey (che però aveva un’altra classe), naturalmente SRV, di cui è ancora più evidente l’influenza nella successiva, poderosa, Blues Ain’t Nothing But A Good Woman On My Mind (pezzo di Don Covay), dove il nostro amico rivaleggia con gente come Bonamassa, Kenny Wayne Shepherd, Eric Gales e soci, una bella compagnia, in cui Philip non sfigura assolutamente.

Standing Around Crying/Aberystwyth è un eccellente slow blues in medley, il primo brano di Mastro Muddy Waters,  sognante e liquido, in cui Sayce disvela tutta la sua tecnica, ma anche un eccellente feeling, in un lungo assolo con wah-wah di proporzioni pantagrueliche, un brano che poi ricorda, nel titolo della seconda parte, la città natale del gallese. Beautiful, come il brano di apertura, viene dal disco del 2012 Steamroller, un piacevole e ritmato funky-rock, tre minuti senza infamia e senza lode, mentre A Mystic ha una grinta e una stamina notevoli, un brano tirato, con qualche elemento alla Rory Gallagher, la solita chitarra fiammeggiante e la sezione ritmica che ci dà dentro di brutto, fino all’avvento di un wah-wah forsennato, tirato allo spasimo, e che Hendrix probabilmente avrebbe approvato. Influenza ancora più evidente nel centrepiece dell’esibizione, una Out Of My Mind, epitome del perfetto pezzo per power trio, duro e tirato, a colpi di riff, con lunga improvvisazione della chitarra solista, che nel suo procedere a un certo punto cita, immancabilmente, anche il riff di Third Stone From The Sun e altre delizie di Jimi Hendrix, che però, con il dovuto rispetto per Philip Sayce, era un’altra cosa, anche se il canadese si fa rispettare con il suo stile fluido e potente., e pure Gottschalk e Paxson non scherzano. In conclusione Alchemy, un lungo brano strumentale che Sayce dedica alla moglie, di nuovo un eccellente slow blues dove si apprezza il lato più riflessivo e tecnico della sua musica: insomma sarà pure “esagerato” ma non si può negare che sia bravo.

Bruno Conti

La Quintessenza Della Musica Soul, Firmata Da Melissa Etheridge – MEmphis Rock And Soul

melissa etheridge MEmphis rock and soul

Melissa Etheridge – MEmphis Rock And Soul – Stax/Concord

Quando nella seconda metà degli anni ‘80 fece la sua apparizione sulle scene musicali Melissa Etheridge venne salutata come una delle prime rocker donne che si impossessava di nuovo del vocabolario del rock classico, sia pure mediato da innesti folk e da cantautrice pura: gli album, dal primo omonimo fino a Yes I Am del 1993 (e forse anche Your Little Secret del 1995) erano degli ottimi album. Energici e tirati, godibili ancora oggi, ma poi, a parere di chi scrive, si è persa un po’ per strada, piegandosi alle esigenze, e al suono, del mercato mainstream, infilando una serie di album mai brutti (per quanto), anche con alcune belle canzoni, ma complessivamente poco soddisfacenti. Forse con l’eccezione dei Live, comunque non memorabili (però dal vivo è rimasta sempre una performer brillante ed energica, grazie anche alla propensione a sorprendere il pubblico con cover mirate e che denotavano i suoi buoni gusti musicali) e anche se qualcuno (anche su questo Blog http://discoclub.myblog.it/2014/11/01/passano-gli-anni-la-grinta-rimane-melissa-etheridge-this-is-m/) aveva segnalato una sorta di ritorno alla miglior forma con l’album del 2014 This Is M.E e il successivo disco dal vivo A Little Bit Of Me: Live In L.A., che per quanto migliori di tutto ciò che era uscito nella decade precedente, avevano comunque, per chi scrive, quella tendenza “insana” per un suono bombastico, pompato ed esagerato, pur se con evidenti segni di miglioramento in alcune canzoni.

Forse è anche per questo che la Etheridge di solito non viene più inserita nelle liste di donne che fanno del rock ( e del soul, e pure blues) come Bett Hart, Susan Tedeschi, Dana Fuchs, Grace Potter, Joss Stone in ambito soul, ed altre che non citiamo per brevità, che mantengono alto il vessillo delle sonorità classiche: tutto questo pur riconoscendo a Melissa la sua indubbia grinta, grazie anche a quella voce roca e fumosa (in inglese “raspy & smoky” fa più figo) che è sempre stata il suo marchio di fabbrica. Ora Melissa Etheridge ha deciso di pubblicare un disco interamente dedicato ai classici del Memphis Rock And Soul, come proclama il titolo dell’album, e per farlo è andata direttamente, a marzo di quest’anno, nella tana del leone, ai Royal Studios di Memphis, quelli storici di Willie Mitchell, ora gestiti dal figlio Lawrence “Boo” Mitchell (e che ultimamente sono abbastanza “visitati”, a giudicare dai dischi usciti di recente, registrati in loco, da Solomon Burke a Bobby Rush, passando per Jim Lauderdale, Paul Rodgers, William Bell, Boz Scaggs e parecchi altri), che ha curato la registrazione del CD, anche se i produttori accreditati sono la stessa Melissa e John Burk. Però i musicisti che suonano nel disco sono quelli leggendari dell’epoca ( o i loro discendenti), la famiglia Hodges, con Charles all’organo e LeRoy al basso, James Robertson alla batteria, Michael Toles alla chitarra, Archie Turner alle tastiere aggiunte, oltre al corollario indispensabile di sezione fiati, coriste d’ordinanza e tutto quello che serve per fare un lavoro con i fiocchi, il suo migliore da lunga pezza.

Particolare non trascurabile la presenza di una dozzina di canzoni scelte con cura nell’immenso patrimonio del grande soul (e anche un paio di brani blues): e quindi scorrono, in ottime versioni, Memphis Train di Rufus Thomas, Respect Yourself degli Staples Singers ( a cui la Etheridge ha aggiunto dei versi nel testo, aggiungendo anche un People Stand Up, tra parentesi nel titolo, ma mantenendo inalterato il senso del brano) https://www.youtube.com/watch?v=rSi039HRn_A , una scintillante Who’s Making Love di Johnnie Taylor, e ancora, il super classico di Sam & Dave Hold On, I’m Coming, tutto fiati sincopati, cori coinvolgenti e ritmi rock aggiunti per dare ulteriore vigore alla ottima interpretazione della Etheridge ,che poi si ripete in una bellissima versione della ballata soul per antonomasia I’ve Been Loving You TooLong (To Stop Now), una delle perle assolute di Otis Redding. Perfino Any Other Way di William Bell, una scelta inaspettata come pure l’iniziale Memphis Train, fa il suo figurone, grazie a quel groove magico di casa Stax (e zone limitrofe) creato da organo e chitarra e che, come ricorda lei stessa in una intervista per il disco, ricorda molto le canzoni di Springsteen.

I’m A Lover è un composito del brano di Lowell Fulsom e Jimmy Cracklin, e di Tramp di Otis Redding e Carla Thomas, dal riff inconfondibile e con nuove liriche della Etherdige. Non manca il blues sapido, sanguigno ed intenso di una eccellente Rock Me Baby di B.B. King, con John Mayer eccellente aggiunto alla solista. Di nuovo William Bell (ri)scoperto di recente, con una dolcissima ballata come I Forgot To Be Your Lover, il cui testo inizia come in una celebre canzone di Van Morrison, e poi Wait A Minute di Barbara Stephens che mi sono dovuto andare a controllare nei miei cofanetti della Stax, perché non la ricordavo, c’è! Ed è pure bella, sembra un pezzo Motown, ma viene dell’altra sponda. Tra blues e soul, di nuovo con Mayer aggiunto alla chitarra, brilla anche una ottima Born Under A Bad Sign, legata ad Albert King, ma pure questa scritta da William Bell, insieme a  Booker T Jones. A chiudere il cerchio di un album veramente bello, una notevole I’ve Got Dreams To Remember, la quintessenza della soul music firmata Otis Redding. E brava, Melissa!

Bruno Conti  

Novità Prossime Venture Autunno 2016, Parte IV. John Prine, Norah Jones, Melissa Etheridge, Marcus King Band, Phish, Todd Snider, Shovels And Rope

john prine for better, or worse

Prima di passare alle uscite del 7 ottobre, ancora un titolo piuttosto importante che verrà pubblicato il 30 settembre. Una piccola precisazione già fatta in passato, ma che ribadisco: ovviamente nella rubrica, nello specifico ed anche in generale, e sul Blog parliamo solo di quello che ci pare più interessante, o anche delle uscite più importanti, sempre in riferimento ai nostri gusti (e raramente pure di qualcosa che non ci è piaciuto), quindi non di tutte le novità discografiche. Fatta la precisazione, partiamo con il primo album di oggi.

John Prine è uno dei più grandi cantautori americani degli ultimi 50 anni, anche lui, ad inizio carriera, colpito dal “morbo del nuovo Dylan”, di cui fu ed è uno dei più grandi eredi (ammesso che il buon Bob, abbia eredi e voglia mai ritirarsi); dopo una prima parte di carriera in cui era sotto contratto per delle majors (Atalntic ed Asylum, entrambe del gruppo Warner), Prine è stato uno dei primi a distribuirsi in autonomia ed indipendenza, fondando una propria etichetta, la Oh Boy Records, che pubblica i suoi album dal lontano 1984. L’etichetta è attualmente distribuita in Italia dalla Ird, che curerà anche l’uscita del nuovo disco, For Better Or Worse, una sorta di ideale seguito di In Spite Of Ourselves, album del 1999 che presentava una serie di duetti con voci femminili di ambito folk-country: anche il nuovo CD segue lo stesso copione, ed alcune delle voci partecipanti sono le stesse di quel fortunato disco, uno dei migliori in assoluto della discografia di Prine.

Ecco la lista dei brani contenuti, con i musicisti che duettano con John:

1. Who’s Gonna Take The Garbage Out (feat Iris Dement)
2. Storms Never Last (feat Lee Ann Womack)
3. Falling In Love Again (feat Alison Krauss)
4. Color of the Blues (feat Susan Tedeschi)
5. I’m Tellin’ You (feat Holly Williams)
6. Remember Me (When Candlelights Are Gleaming) (feat Kathy Mattea)
7. Look At Us (feat Morgane Stapleton)
8. Dim Lights, Thick Smoke, and Loud, Loud Music (feat Amanda Shires)
9. Fifteen Years Ago (feat Lee Ann Womack)
10. Cold, Cold Heart (feat Miranda Lambert)
11. Dreaming My Dreams With You (feat Kathy Mattea)
12. Mental Cruelty (feat Kacey Musgraves)
13. Mr. & Mrs. Used To Be (feat Iris Dement)
14. My Happiness (feat Fiona Prine)
15. Just Waitin’

Forse ho esagerato con gli “alcuni”,  perché in effetti i nomi ricorrenti sono solo due, Iris Dement Fiona Prine, la terza moglie di John, con la quale vive in quel di Nashville (ma hanno una residenza anche in Florida e una in Irlanda, terra di origine della moglie). Il nostro sembra avere superato i problemi di salute causati da un cancro scoperto nel 2013, e ci regala questo ennesimo splendido album, con la sua voce e il suo stile inconfondibile, arricchito per l’occasione da tante voci affascinanti, e di cui il Blog si occuperà più diffusamente non appena sarà disponibile sul mercato.

norah jones day breaks

Passiamo ora alle uscite del mese di ottobre, iniziando con quelle del 7.

Prima di tutto nuovo album per Norah Jones (oltre alla apparizione nel CD di Doyle Bramhall II, segnalata qualche giorno fa): si chiama Day Breaks, l’etichetta è sempre la Blue Note, anche se ora fa parte del gruppo Universal. Il sesto disco di studio, oltre ad alcuni EP, alla compilation dei duetti Featuring, e ai due dischi con i Little Willies e a quello con le Puss’n’Boots, oltre alle decine, forse centinaia, di collaborazioni ed apparizioni con gli artisti più disparati, spesso in concerti e tributi vari dal vivo. Il disco è prodotto dalla stessa Norah Jones con Eli Wolf, e vede la partecipazione di una quindicina di musicisti, tra cui spiccano i nomi di Wayne Shorter al sax, Lonnie Smith all’organo, Brian Blade alla batteria, John Patitucci al basso, una sezione fiati e le amiche Catherine Popper e Sasha Dobson delle Puss’n’Boots, alle armonie vocali. Oltre a Tony Scherr, già presente nel primo album Come Away With Me, che torna alla chitarra. Una sorta di ritorno alle origini  come suono https://www.youtube.com/watch?v=mmKavvPRmsw

Sono nove brani nuovi, otto firmati dalla Jones, da sola o in compagnia di Peter Remm Sarah Oda, uno dalla Oda da sola, e tre cover, un brano di Duke Ellington, uno di Horace Silver Don’t Be Denied di Neil Young. Ovviamente ci sarà l’immancabile versione Deluxe, con 4 tracce dal vivo, registrate nel 2016, ecco la tracklist completa:

1.Burn
2.Tragedy
3.Flipside
4.It’s A Wonderful Time For Love
5.And Then There Was You
6.Don’t Be Denied
7.Day Breaks
8.Peace
9.Once I Had Laugh
10.Sleeping Wild
11.Carry On
12.Fleurette Africaine (African Flower)
13.Carry On – Live At The Flynn Center For The Performing Arts In Burlington, VT/2016
14.Flipside – Live At The Newport Jazz Festival/2016
15.Peace – Live At The Newport Jazz Festival/2016
16.Don’t Know Why – Live At The Newport Jazz Festival/2016

melissa etheridge MEmphis rock and soul

Anche per Melissa Etheridge una sorta di ritorno ai primi tempi della carriera, un disco dedicato al grande soul e alla musica della Stax, etichetta per la quale viene pubblicato il CD, MEmphis Rock And Soul: Il vecchio studio della Stax dove vennero incisi gli originali non esiste più, ma il disco è stato registrato ai Royal Studios di Memphis, con la produzione di Boo Mitchell, il figlio di Willie Mitchell (quello dei dischi di Al Green e Ann Peebles), e nel disco suonano alcuni dei musicisti che apparivano negli album originali dell’epoca, come i fratelli Hodges.

Si capisce già dal repertorio che finalmente la Etheridge torna a regalarci buona musica:

 1. Memphis Train
2. Respect Yourself (People Stand Up)
3. Who’s Making Love
4. Hold On, I’m Coming
5. I’ve Been Loving You Too Long (To Stop Now)
6. Any Other Way
7. I’m A Lover
8. Rock Me Baby
9. I Forgot To Be Your Lover
10. Wait A Minute
11. Born Under A Bad Sign
12. Dreams To Remember

marcus king band

Al 7 ottobre, su etichetta Fantasy/Universal, esce anche il secondo album per la Marcus King Band. E giustamente voi mi chiederete: e chi cacchio è? Si tratta di un giovane cantante e chitarrista di 21 anni scarsi, originario del South Carolina, il cui primo album, lo scorso anno, era stato pubblicato dalla Evil Teen, l’etichetta dei Gov’t Mule. E già questo spiega alcune cose, se poi aggiungiamo che il nuovo album è prodotto da Warren Haynes, che suona la slide in Virginia, mentre l’ospite Derek Trucks aggiunge la sua solista nel brano Self-Hatred, cominciate a capire di cosa si tratta. La formazione, oltre a KIng, grande voce e ottimo solista, prevede anche Jack Ryan alla batteria, Stephen Campbell  al basso, Matt Jennings alle tastiere, Dean Mitchell al sax e Justin Johnson, tromba e trombone https://www.youtube.com/watch?v=sMTj-I_bU6Q .

Il disco è ottimo, ho già avuto occasione di sentirlo e vi garantisco che il ragazzo è valido. Potrebbe essere un’altra bella sorpresa come i CD dei SIMO e dei Record Company. Qui sotto trovate i titoli dei brani e, prima e dopo, anche un paio di assaggi del disco per avere una idea di cosa vi aspetta:

 1. Ain’t Nothin’ Wrong With That
2. Devil’s Land
3. Rita Is Gone
4. Self-Hatred feat. Derek Trucks
5. Jealous Man
6. The Man You Didn’t Know
7. Plant Your Corn Early
8. Radio Soldier
9. Guitar In My Hands
10. Thespian Espionage
11. Virginia feat. Warren Hayes
12. Sorry Bout Your Lover
13. The Mystery Of Mr. Eads

phish big boat

Sempre lo stesso giorno è in uscita pure il nuovo album dei Phish Big Boat, per la Jemp Records. Dopo il buon album del 2014 Fuego e quello solista di Trey Anastasio dello scorso anno, si conferma l’ottimo momento della jam band americana anche per quello che concerne i dischi di studio.

1. Friends
2. Breath And Burning
3. Home
4. Blaze On
5. Tide Turns
6. Things People Do
7. Waking Up Dead
8. Running Out Of Time
9. No Men In No Man’s Land
10. Miss You
11. I Always Wanted It This Way
12. More
13. Petrichor

Anche in questo caso, sopra leggete i titoli e sotto trovate un breve assaggio, e se volete fidarvi, l’ho sentito e mi sembra ancora, come appena detto, un buon disco,.con la conclusiva Petrichor, oltre tredici minuti, che ci riporta agli splendori del passato.

todd snider eastside bulldog

Eastside Bulldog, il nuovo disco di Todd Snider, in uscita per la Aimless, racconta le vicende dell’alter ego di Todd, Elmo Buzz, un personaggio ossessionato da Hank Williams Jr., ma musicalmente si riallaccia anche agli album solisti di Snider e alla recente produzione degli Hard Working Americans. Nel nuovo disco appaiono anche Elizabeth Cook, Jason Isbell, Amanda Shires, Chris Robinson, Hank Williams III and Shooter Jennings, alcuni presenti anche nel recente eccellente disco di Amanda Shires (la signora Isbell) My Piece Of Land, prodotto da Dave Cobb, che approfitto per segnalarvi, sperando poi di trovare anche il tempo di recensirlo https://www.youtube.com/watch?v=TUsh9CltZcA.

Il disco anche in questo caso sembra molto buono, ecco i titoli dei brani:

1. Hey Pretty Boy
2. 37206
3. The Funky Tomato
4. Eastside Bulldog
5. Check It Out
6. Bocephus
7. Are You With Me
8. Enough Is Enough
9. Ways And Means
10. Come On Up

shovels and rope little seeds

Tutti belli i dischi che escono? Purtroppo no, ve ne segnalo uno che a me pare bruttarello, o quanto meno non c’entra molto con quello che facevano una volta gli Shovels And Rope, un duo di folk-country-bluegrass, autore fino ad ora di tre buoni album, che nel nuovo Little Seeds, etichetta New West,  effettua un voltafaccia sonoro che lascia quantomeno perplessi, passando dallo stile sonoro precedente ad un garage-rock tipo White Stripes (anche se qui cantano entrambi, Michael Trent e Cary-Ann Hearst). T-Rex, iggy Pop. Nulla di male, basta saperlo, ma non c’entra un tubo con quello che facevano prima. Non l’ho sentito tutto e bene, per cui mi riservo il giudizio finale, però a occhio, anche a giudicare dalla comparsata nell’ultimo pessimo album dei Needtobreathe (di cui leggerete la recensione ultranegativa tra breve, nel frattempo evitatelo), non promette nulla di buono. Bah…

1. I Know
2. Botched Execution
3. St Annes Parade
4. The Last Hawk
5. Buffalo Nickel
6. Mourning Song
7. Invisible Man
8. Johnny Come Outside
9. Missionary Ridge
10. San Andreas Fault Line Blues
11. BWYR
12. Eric’s Birthday
13. This Ride

Anche per oggi è tutto, alla prossima.

Bruno Conti

Passano Gli Anni, Ma La Grinta Rimane! Melissa Etheridge – This Is M.E.

melissa etheridge this is m.e.

Melissa Etheridge – This Is M.E. – 10 Spot

Ormai anche Melissa Etheridge, cresciuta a pane e Springsteen (superando pure una tragica malattia), viaggia oltre i cinquant’anni, ma dallo strabiliante esordio con il disco omonimo del lontano ’88 non si è mai fermata https://www.youtube.com/watch?v=Jda-VA1gh-k , e a distanza di due anni dal precedente 4th Street Feeling (recensito puntualmente dal sottoscritto su queste pagine http://discoclub.myblog.it/2012/09/05/ritorno-alle-origini-di-una-rockeuse-melissa-etheridge-4th-s/ ), che chiudeva la lunga storia con la Island, torna in pista con questo This Is M.E. che, se non ho sbagliato i conti, è il suo quindicesimo album in carriera. Per questo nuovo lavoro, la Etheridge si affida ad un “pool” di collaboratori (e produttori) che rispondono ai nomi di Roccstar, Arden Altino, Jerry Duplessis, e affidabili musicisti, tra i quali Jerrod Bettis al basso, Jon Levin al pianoforte e tastiere, Randy Cooke alla batteria, Bernard Grobman alle chitarre, Jon Sosin al basso, la brava violoncellista Neyla Pekarek del gruppo folk Lumineers, con il non trascurabile apporto delle coriste Farah Fleurimond, Angela Hunt, Natalie Walker, ed il risultato finale è una raccolta di brani cantati da Melissa, con una grinta e una convinzione che molti colleghi (anche maschi) dovrebbero invidiarle.

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La partenza del disco ricorda il periodo iniziale (il migliore), con una potente sezione ritmica che accompagna I Won’t Be Alone Tonight e Take My Number https://www.youtube.com/watch?v=zX5UO4lYsxA , mentre A Little Hard Hearted  https://www.youtube.com/watch?v=UobZj-Mn_BY e Do It Again sono quelle classiche ballate rock da sempre marchio di fabbrica della Etheridge, passando per le atmosfere quasi “grunge” di Monster e i riff “hard rock” anni ’70 di Ain’t That Bad. Con All The Way Home, Like A Preacher e Stranger Road Melissa percorre sonorità nuove (si sente lo zampino di tale Roccstar), andando a chiudere con il pop di A Little Bit Of Me https://www.youtube.com/watch?v=laJ6dHS8p9s  e la ballata pianistica Who Are You Waiting For, dove il cello della Pekarek ricama deliziose armonie.

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In conclusione This Is M.E. ha tutti i pregi di un disco di Melissa Etheridge, bei suoni, validi “sessionmen”, e anche qualche grande pezzo, oltre alla sincerità della sua voce roca, calda e potente, che rende le sue “performances” quasi sempre intense ed emozionanti. Quella che verso la fine degli anni ’80 voleva essere una Springsteen al femminile, con giacche di pelle e stivaletti country, si è ritagliata in una lunga carriera un posto suo (senza farsi troppo usare dal sistema), perché il rock non richiederebbe compromessi ma scelte coraggiose che permettano di sprigionare il meglio che si ha dentro, magari non sempre ci riesce, ma sicuramente ci si prova, con onesti risultati, come questo album pare testimoniare.

Tino Montanari

Novità Di Ottobre, Parte II, Il “Meglio” Del Resto. Bob Seger, Jackson Browne, Stevie Nicks, Jerry Garcia Band

bob seger ride out

Mi rendo conto che siamo al 31 ottobre, e quindi in teoria è l’ultimo giorno utile, ma visto che lo avevo promesso nel Post dell’altro giorno, questi sono alcuni tra gli altri album interessanti usciti nel mese e di cui non mi ero occupato, sia con Post ad hoc, sia in questa rubrica delle novità. Detto che non escludo recensioni più complete di alcuni di questi titoli, vi anticipo che domani leggerete quella del nuovo album di Melissa Etheridge, mentre altre sono in preparazione (come sapete, scrivendo anche sul Buscadero, mi devo sdoppiare, perchè, come diceva un famoso libro di strafalcioni, “non ho il dono dell’obliquità”, e il tempo è sempre tirannno)!

NewSeger

Il nuovo ( e forse ultimo, nel senso che potrebbe non farne altri) di Bob Seger, si chiama Ride Out, è uscito negli Stati Uniti (ma non in Europa, dove non ha contratto) il 14 ottobre, su etichetta Capitol, ora del gruppo Universal, a otto anni di stanza dal precedente. Per compensare la mancata uscita nel nostro continente negli USA, sono uscite due versioni, quella standar con dieci brani, quella Deluxe, ma singola, con tre brani in più, e, per non farsi mancare mancare nulla, la catena americana Target ne ha pubblicata una ulteriore terza versione con 15 brani.  Questi sono i titoli:

1. Detroit Made
2. Hey Gypsy
3. The Devil’s Right Hand
4. Ride Out
5. Adam And Eve
6. California Stars
7. It’s Your World
8. All Of The Roads
9. You Take Me In
10. Gates Of Eden

Deluxe Edition Bonus Tracks:
11. Listen
12. The Fireman’s Talkin’
13. Let The Rivers Run

Le ulteriori tracce della versione Target sono It All Goes On e Passin’ Through. Detroit Made è una cover di un pezzo di John Hiatt, ma in pratica anche la “storia” della vita di Seger, California Stars viene dalla collaborazione tra Wilco e Billy Bragg sui brani di Woody Guthrie, The Devil’s Right Hand è il classico di Steve Earle. Nel disco, che ha l’inconfondibile suono Seger, appaiono: Rob McNelley, chitarra, al basso Glenn Worf, tastiere/chitarra Jim ‘Moose’ Brown e alla batteria Chad Cromwell. Laura Creamer, Shaun Murphy and Barb Payton sono le voci di supporto,  Vince Gill duetta nel brano Listen, quindi niente Silver Bullett Band. Alla fine del tour deciderà di un eventuale ritiro, ma visti i precedenti mai dire mai, Tina Turner si sarà ritirata ottanta volte, fino al disco o al tour successivo.

jackson browne standing in the breach

Altro bel disco di inizio autunno è questo Standing In The Breach, il nuovo album di Jackson Browne, pubblicato sul mercato americano dalla sua etichetta Inside Recordings, distribuita nel resto del mondo dalla Warner Bros. Anche per il nostro amico Jackson sono passati sei anni dal precedente album di studio Time The Conqueror e, per la serie, non si butta nulla, tra i brani presenti, You Know The Night, una canzone del 2011 e The Birds Of St. Marks, che i fans più accaniti conoscevano sotto forma di demo dal lontano 1970. Queste sono le canzoni:

1. The Birds Of St. Marks
2. Yeah Yeah
3. The Long Way Around
4. Leaving Winslow
5. If I Could Be Anywhere
6. You Know The Night
7. Walls And Doors
8. Which Side
9. Standing In The Breach
10. Here

E anche Here era nella colonna sonora di Shrink: nel disco, e anche nel tour americano, ci sono quei due fenomeni della chitarra, Greg Leisz e Val McCallum, che sostituiscono più che degnamente l’amico David Lindley You Know The Night è un adattamento di un brano di Woody Guthrie (mai fuori moda) e Walls And Doors è la versione inglese di un brano del cantautore cubano  Carlos Varela. Oltre ai due chitarristi citati, nel disco, che ha un bellissimo sound, suona una miriade di musicisti, tra i quali, per citarne alcuni, Jay Bellerose alla batteria, l’immancabile Louis Conte alle percussioni, al basso troviamo Bob Glaub, Taylor Goldsmith dei Dawes, anche alle armonie vocali, Kevin McCormick, che suona nel tour, e la giovane Tal Wilkenfeld, vista in passato con Jeff Beck, Benmont Tench alle tastiere, John Heffington e Jim Keltner alla batteria, ma ce ne sono a iosa, di quelli bravi, altro che Pro-Tools!

stevie nicks 24 carat gold

Mentre è impegnata nel tour 2014/15 dei ritrovati Fleetwood Mac (con il rientro in formazione, dopo 16 anni di assenza, di Christine McVie, e si parla anche di un nuovo album di studio), Stevie Nicks ha trovato il tempo di pubblicare il 7 ottobre per la Reprise, questo 24 Karat Gold: Songs From The Vault, che presenta un nuovo sistema di sfruttare le moderne possibilità della rete. Praticamente la Nicks si è andata a risentire su YouTube i video non ufficiali dei suoi concerti e ha scoperto che in passato aveva cantato molti brani che non erano mai apparsi nei suoi dischi ufficiali, ma invece di pubblicare semplicemente una raccolta di materiale inedito ha deciso di incidere ex novo tutte queste “canzoni dagli archivi”, come fossero nuove. Il risultato è uno dei migliori dischi della Nicks degli ultimi anni. Ovviamente non mancano le edizioni Deluxe con ben due tracce extra, ma si trovano solo per il download, oppure direttamente sul suo sito alla modica cifra di 40 dollari, con libro fotografico e 60 dollari, con photobook e litografia. Se vi accontentate della versione normale queste sono le canzoni:

1. Starshine
2. The Dealer
3. Mabel Normand
4. Blue Water
5. Cathouse Blues
6. 24KT Gold
7. Hard Advice
8. Lady
9. I Don’t Care
10. All The Beautiful Worlds
11. Belle Fleur
12. If You Were My Love
13. Carousel
14. She Loves Him Still

Produce Dave Stewart e anche qui come i chitarristi non andiamo male, Waddy Wachtel, Davey Johnstone e Mike Campbell, che si porta dagli Heartbreakers anche Benmont Tench. L’unica eccezione al materiale d’archivio è una cover di Carousel scritta da Vanessa Carlton, mentre i Lady Antebellum che si occupano delle armonie vocali in Blue Water sono meno “zuccherosi” del solito. Ma tutto il disco ha un sound vecchio stile, molto anni ’70-’80, il periodo migliore di Stevie Nicks.

jerry garcia live volume 5

Per concludere con la lista di oggi, quinto volume della serie dedicata alla Jerry Garcia Band, pubblicata non dalla etichetta dei Grateful Dead, ma dal materiale d’archivo di proprietà della vedova del vecchio Jerry, che esce su etichetta ATO (quella di Dave Matthews). Si tratta di un doppio CD registrato all’ultimo dell’anno del 1975 al Keystone di Berkeley, una delle locations preferite di Garcia.

La serie la conoscete, è molto buona, quindi con pazienza aprite il portafoglio e sui CD troverete questi brani:

Set List
Set 1

Let It Rock
Mother Nature’s Son Tuning
It Ain’t No Use
God Save The Queen Tuning
They Love Each Other
Pig’s Boogie

Set 2

New Year’s Countdown
Auld Lang Syne
How Sweet It Is (To Be Loved By You)
Catfish John >
Mystery Train >
Drums >
Mystery Train

Set 3

Tore Up Over You
C.C. Rider
(I’m A) Road Runner

Novembre sarà un mese ricchissimo di uscite, molte già anticipate, altre di cui si parlerà nei giorni a venire: qualcuno ha detto Storytone di Neil Young? Esatto, esce il 4 novembre, versione singola o doppia. State sintonizzati e leggerete tutto questo, nei limiti del possibile, sul Blog (oltre ai “soliti” dischi per carbonari”, naturalmente)!

Alla prossima.

Bruno Conti

Nuovo Capitolo Della Serie “Bravo, Ma Basta?” Philip Sayce – Influence

philip sayce influence

Philip Sayce – Influence – Mascot/Provogue/Edel

Philip Sayce è uno dei miei “clienti” abituali e ogni tanto mi ritrovo a parlare dei suoi dischi http://discoclub.myblog.it/2010/05/14/hard-rock-blues-dal-canada-philip-sayce-inner-revolution/, ma  non ho ancora capito bene che genere faccia esattamente. O meglio, l’ho capito ma non lo condivido in toto: facendo parte il nostro della categoria dei “guitar heroes”, il genere è un rock-blues assai energico che spesso sfocia in un heavy rock un po’ di maniera, il talento c’è, anche lo stile non difetta, ancorché influenzato (non per nulla il titolo del nuovo album è Influence) https://www.youtube.com/watch?v=3QCzJuduDf8  da mille diversi chitarristi, da Jimi Hendrix, il maestro assoluto a Stevie Ray Vaughan https://www.youtube.com/watch?v=6lkRiAaWQxU , passando per Eric Clapton (che lo ha chiamato anche all’ultimo Crossroads Guitar Festival), Jeff Healey, con cui ha suonato in passato https://www.youtube.com/watch?v=EOeKcwr2YYE : entrambi canadesi, anche se Sayce in effetti è nato nel Galles.

philip sayce 1

Nella sua musica c’è anche qualcosa del compagno di etichetta Joe Bonamassa, magari quello più tamarro e rocker dei primi album o dei Black Country Communion, purtroppo, di tanto in tanto, affiora anche un sound alla Lenny Kravitz o tipo la Melissa Etheridge meno ispirata, con la quale peraltro ha diviso, come lead guitarist, i palchi di tutto il mondo per quattro anni. Ho ascoltato il disco in streaming qualche tempo prima dell’uscita, che comunque avverrà questo martedì 26 agosto (il 2 settembre in Italia), e quindi non ho tutte le informazioni sull’album, però ad un ascolto rapido mi sembra buono, forse addirittura uno dei suoi migliori, con i soliti pregi e difetti dei dischi di Sayce. Come detto, nel calderone sonoro di Philip confluiscono mille influenze, sia nei brani originali quanto nelle cover, in questo album assai eclettiche https://www.youtube.com/watch?v=6qMuhy-Qqig .

philip sayce 2

Si passa in un baleno dall’hard rock più tirato, a ballate melodiche ma sempre ricche nel reparto chitarristico, brani hendrixiani puri, omaggi ai Little Feat, a sorpresa una bella Sailin’ Shoes o Graham Nash, ancor più sorprendentemente con Better Days, una di quelle ballate classiche e senza tempo, che forse il tempo ha dimenticato, ma non il nostro amico che le rende giustizia con classe e buon gusto. Buon gusto che manca in molte delle orge di wah-wah a manetta, coretti idioti e cliché heavy, come in Easy On The Eyes o in Evil Woman, che non è né quella dei Black Sabbath né quella degli ELO, che sembrano entrambi dei brani di seconda mano del peggior Bon Jovi, con un figlioccio di Hendrix alla chitarra, bravo ma assai scontato. Altrove gli omaggi a Jimi riescono meglio, come nelle atmosfere futuristiche di Triumph, un brano strumentale che ha un giro di accordi che sembra un incrocio tra gli Who diTommy e l’opera omnia di Hendrix. O in Out Of My Mind, un omaggio al Jimi più frenetico di Fire e Crosstown Traffic,anche se ovviamente la classe e l’esecuzione non sono proprio le stesse, però la chitarra c’è e si sente.

philip sayce 3

Nell’ambito Hendrix, leggasi quindi come orge di wah-wah, sorprende parzialmente una discreta versione di Green Power, un brano minore del repertorio di Little Richard, che francamente non conoscevo, anche se poi, con l’aiuto del produttore Dave Cobb, che inserisce dei coretti femminili decisamente irritanti, riescono quasi a rovinarla. L’iniziale Tom Devil non è male, sembra un brano dei Cream di Wheel’s On Fire, sempre con i dovuti distinguo e soprattutto per la parte musicale, mentre il lato vocale è quello dove Sayce deve ancora migliorare, e di molto. I’m Going Home è un’altra tiratissima versione del rock according to Philip, decisamente meglio Fade Into You, una lenta cavalcata elettroacustica tra i Pink Floyd e la psichedelia, uno dei territori sonori dove bisognerebbe insistere, chitarre tirate ma sognanti, un po’ Trower e un po’ Gilmour, quindi mille volte derivative, ma cionondimeno molto piacevoli. Tra i momenti positivi c’è anche una bella Blues Ain’t Nothing But A Good Woman, a cavallo tra Healey e Bonamassa, con un gagliardo assolo di Sayce, che anche in questo album. è uno dei motivi che salva il giudizio finale, almeno per gli amanti del genere, rock, sempre rock, fortissimamente rock (anche troppo) e quindi alla fine il solito, bravo, ma…solo per chitarrofili https://www.youtube.com/watch?v=X5kVmCZGSZ8  e https://www.youtube.com/watch?v=QaiGPUSyRS0? Comunque in giro c’è molto, ma moolto di peggio!

Bruno Conti

C’è, Ma Non Si Vede, Ancora Ottimo Gospel Rock Per Ashley Cleveland – Beauty In The Curve

ashley cleveland Beauty-In-The-Curve

Ashley Cleveland – Beauty In The Curve – 204 Records CD/Download

Una premessa, questo disco non è recentissimo in quanto la prima apparizione seppur “teorica” nelle discografie risale al 2012, ma mi permette di avere l’opportunità di parlarvi di una bravissima cantante, non più giovanissima (è del 1957),  che raggiunse una prima volta gli onori della cronaca musicale con un folgorante esordio, Big Town, Pubblicato dalla Atlantic nel lontano ’91, sicuramente non un capolavoro ma una onesta prova di sano rock, dove si evidenziava la compattezza del gruppo (di allora), e la sua splendida e potente voce http://www.youtube.com/watch?v=zkXlCjuiRfg . Quindi direi che due notizie sulla signora per inquadrarne il personaggio sono d’uopo: originaria di Knoxville, Tennessee, Ashley Cleveland si è formata musicalmente come cantante ed autrice in California, e dopo aver lavorato nei locali della Bay-area e purtroppo non intravedendo prospettive per la sua carriera, si è stabilita in quel di Nashville, dove, pur non essendo una country singer, iniziò a lavorare nei club, nei locali e nel circuito dei “colleges”. Di questo talento emergente, capace di amalgamare nella sua musica il rock, il folk, il gospel e del southern-blues, esprimendoli attraverso una non comune personalità musicale (sentitevi questa Gimme Shelter  http://www.youtube.com/watch?v=JdGG6CC_NTY ), si accorgono ai tempi Craig Krampf e Niko Bolas (produttori in coppia dell’esordio di un’altra grande scoperta del cantautorato Usa, Melissa Etheridge, e il secondo, spesso collaboratore di Neil Young), facendola entrare nel giro delle coriste di Nashville, nobilitando con la sua voce lavori di artisti noti come John Hiatt (in Stolen Moments http://www.youtube.com/watch?v=fw5VCDRE0GQ, Emmylou Harris, James McMurtry, Patti Smith e altri, con la conseguenza che le sue canzoni vengono sempre più apprezzate da musicisti ed addetti ai lavori.

AshleyCleveland-BigTown AshleyCleveland-Lesson Of Love

Rotto il ghiaccio con il sopracitato esordio, incide album di buona fattura come Bus Named Desire (93), Lesson Of Love (95), quando viene premiata con un primo Grammy nella categoria Best Rock Gospel, You Are There (98), ancora un Grammy, e dopo un periodo non fortunato, anche per problemi di alcolismo e droga, a seguito di gravidanze non pianificate, “sorella” Ashley si avvicina al cristianesimo, facendo seguire negli anni vari dischi con testi a sfondo religioso a partire da Second Skin (02), Men And Angels Say (05), Before The Daylight’s Shot (06),terzo Grammy e God Don’t Never Change (09) con cui riceve la quarta nomination ai Grammy, fino ad arrivare a questo ultimo Beauty In The Curve con la produzione e gli arrangiamenti curati dal compagno Kenny Greenberg. Recentemente ha anche partecipato alle sessions dell’ultimo album di Mary Gauthier, di cui potete leggere in altre pagine del Blog http://discoclub.myblog.it/2014/07/30/ripassi-le-vacanze-sempre-la-solita-mary-gauthier-trouble-and-love/.

AshleyCleveland 1ashley cleveland book

Tra i musicisti che accompagnano Ashley in questa “novena” musicale, oltre al marito Kenny che suona le chitarre, il basso e la pedal steel, troviamo Chad Cromwell alla batteria, Tim Lauer alle tastiere, Reese Wynans all’Hammond B3, Eric Darken alle percussioni e alla batteria, Michael Rhodes al basso, e come ospite il grande cantautore Pat McLaughlin, sia alla chitarra che alla voce, oltre al fondamentale apporto dei vocalist di supporto, Gayle Mayes-Stuart, Perry Coleman e Angela Primm. Si parte “duro” con l’iniziale chitarristica Heaven e la batteria sincopata di City On A Hill, passando per il gospel di Walk In Jerusalem e la ballata acustica Honey House, dove si risente con piacere la calda voce di Ashley. Con Beautiful Boy si viaggia verso sonorità più “bluesy”, mentre Born To Preach The Gospel è  chiara nelle sue intenzioni fin dal titolo; a seguire troviamo ancora le “atmosfere di fratellanza” di Jesus In The Sky e Thief At The Door http://www.youtube.com/watch?v=lOymaJpjc1M . La pedal-steel di Kenny è il supporto principale nella splendida title track Beauty In The Curve http://www.youtube.com/watch?v=671qyLLMs1E , seguita dalla accorata Little Black Sheep (che è anche il titolo del suo libro autobiografico, edito nel 2013), una dolce preghiera accompagnata solo dalla chitarra e la voce di Ashley http://www.youtube.com/watch?v=8zx452YD_mc , andando a chiudere questo “bel sermone” con uno spiritual dal titolo lunghissimo, Woke Up This Morning With My Mind On Jesus, dove si estrinseca di nuovo una bellezza celestiale che è pari alla bravura della Cleveland. Amen!

hippiejack

Adesso questa signora vive in quel di Nashville con i tre figli (Rebecca, Henry, Lily), viaggia verso i sessanta, ma riascoltando in questi giorni il disco d’esordio Big Town  (91), posso affermare che non ha perso una briciola della grinta e le qualità di interprete e autrice, sostenute attraverso una non comune personalità musicale ed una voce unica per potenza (sentire che versione di You Gotta Move http://www.youtube.com/watch?v=gx1R5N4TRec ), difficile da riscontrare nelle cantanti dell’ultima generazione (con le eccezioni di Dana Fuchs e Bert Hart). Intendiamoci, la Cleveland non propone nulla di nuovo, fa solo la sua parte, e per chi scrive la fa dannatamente bene, quindi vi consiglio caldamente di andare alla ricerca dei suoi dischi (a parte questo, disponibile solo suo sito http://www.ashleycleveland.com/, alcuni altri si trovano a cifre interessanti on-line), male che vada avrete le preghiere di “sorella” Ashley.

Tino Montanari

Voce E Talento In Armonia. Dal Canada Serena Ryder!

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Serena Ryder – Harmony – Serenader Source/Emi Music 2012/2013

Figlia d’arte (il padre, originario di Trinidad è stato un buon percussionista e la madre una valente corista), Serena Ryder è cresciuta ascoltando i dischi dei Beatles e del grande Leonard Cohen, che ha trovato nella collezione dei suoi genitori. Serena arriva da Millbrook, Ontario (Canada), e da quando il padre (all’età di tredici anni) le ha regalato una chitarra, la sua primaria aspirazione è stata comporre musica, suonarla e cantarla, avendo nelle orecchie i migliori artisti del folk, del rock e della scena alternativa americana e canadese, da Steve Earle a John Prine oltre al già citato Leonard Cohen.

Così a soli 24 anni la rocker canadese aveva già inciso quanto una stagionata veterana del “music-business”, a partire dall’introvabile esordio di Falling Out (99), numerosi EP, live e nastri autoprodotti, una mezza dozzina di lavori di tutto rispetto, tra cui occorre ricordare Unlikely Emergency (2004) con l’aiuto del sottovalutato Hawksley Workman (songwriter dalle eccelse qualità vocali) e If Your Memory Serves You Well (2006), una raffinata antologia di cover (riletture desunte dal repertorio di numerosi connazionali), che la porta ad aggiudicarsi in Canada il prestigioso Juno Awards 2008, come nuova artista dell’anno. Il passo successivo è il contratto con la Atlantic e l’uscita del notevole Is It O.K. (2008), cui fa seguito il folgorante Live In South Carolina (2011), e dopo una breve pausa arriva questo Harmony (uscito in Canada a Natale dello scorso anno e ora anche nel resto del mondo), prodotto da Jerrod Bettis (Gavin DeGraw) e Jon Levine (Nelly Furtado), il tutto registrato nel “cottage” di casa Ryder.

L’iniziale What I Wouldn’t Do è veloce, orecchiabile, mette subito di buon umore, poi ci sono le ballate Fall e Call Me, dove l’influenza del repertorio di Adele è facilmente riscontrabile. Con Baby Come Back  arrivano i tamburi e l’essenza di una voce che mastica rock e passione, come in Please Baby Please una perla al pianoforte, che Serena ci serve con gli arrangiamenti di archi di Rob Simonsen (confesso di non conoscere), noto autore di colonne sonore americano. For You che cita il classico I Put A Spell On You, e quindi riporta il nome di Screamin’ Jay Hawkins tra gli autori, sembra uscita dai titoli di coda di un film di James Bond, mentre Heavy Love, con le chitarre in primo piano ricorda la migliore Tracy Chapman. E ancora a seguire il “singolo” Stompa,  con un riff che ti martella e non ti lascia più. Gran finale con Mary Go Round che è quasi funky rock, splendida voce, grinta e arrangiamento musicale entusiasmante, e la chiusura a cappella di Nobody But You, solo un minuto, ma intenso.

Harmony è un lavoro piacevole e riuscito, ma dal vivo è un’altra cosa, dieci brani (sono dodici nella nuova versione internazionale) che si incrociano in diversi stili, dove la splendida voce della Ryder sembra a suo agio in tutte le situazioni, sa passare dal grido più rabbioso, alla delicatezza del sussurro (nelle ballate), e percorrere le strade tracciate dalle migliori cantanti rock “a stelle e strisce” (Melissa Etheridge su tutte, e le mie favorite Beth Hart e Dana Fuchs, oltre alla fonte di ispirazione di tutte, Janis Joplin). Serena Ryder (segnatevi il nome), un’artista canadese, una voce e un talento (per chi scrive), che lascia senza parole.

Tino Montanari

Ritorno Alle Origini Di Una “Rockeuse”. Melissa Etheridge – 4th Street Feeling

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Melissa Etheridge – 4th Street Feeling – Island Records 2012 – Deluxe Edition

Stimo molto Melissa Etheridge, bionda rockeuse del Midwest originaria di Leavenworth nel Kansas, una delle cantautrici più ruspanti ed autentiche prodotte dal rock a stelle e strisce negli ultimi 25 anni, cresciuta nella venerazione di Springsteen e Dylan. Diplomata al Berklee College of Music di Boston, si trasferisce in seguito a Los Angeles, dove si esibisce nei club della città, e qui dimostra di avere un buon talento musicale, una vena compositiva sensibile, e una voce roca e potente. Se ne accorge Chris Blackwell, boss della Island, che la scrittura, e nell’estate del 1987 a Londra la sua esibizione per il venticinquesimo della etichetta ottiene i risultati sperati che la portano ad esordire l’anno successivo con l’album omonimoMelissa Etheridge (88), tra i migliori prodotti dalla folta schiera di donne rock della seconda metà degli anni ’80. Da sempre bersagliata da molte critiche per l’impegno per i diritti dei gay, e per il desiderio, suo e della compagna, la registra Julie Cypher, di avere due figlie attraverso la donazione di sperma da parte di David Crosby, Melissa col tempo ha saputo comunque conquistarsi i favori del pubblico americano con pregevoli album (specialmente quelli del primo periodo), a partire da Brave and Crazy (89), Never Enough (92), Yes I Am (93), Your Little Secret (95), e poi nell’ultimo decennio, pur se di qualità in deciso calo, sono da segnalare Skin (2001), Lucky (2004) e The Awakening (2008).

4th Street Feeling (il dodicesimo disco della carriera) è stato registrato negli HOB Studios di Los Angeles con i produttori Jacquire King (Norah Jones, Kings Of Leon e recentemente Of Monsters And Men) e Steve Booker (Duffy, Dionne Bromfield), solo in un paio di brani, e con i suoi abituali compagni di viaggio, Blair Sinta alla batteria, Brett Simon al basso e Zac Rae alle tastiere, mentre la stessa Etheridge si è occupata di tutte le chitarre per la prima volta, creando un “sound” che spazia dalle atmosfere country-rock di Kansas City, scritta da Melissa pensando alle canzoni di Tammy Wynette e Loretta Lynn (due icone della Country Music), passando al funky soul blues di Be Real, il rock sensuale di Rock And Roll Me, e le atmosfere blues di The Shadow Of A Black Crow, oltre alla immancabile ballata I Can Wait in puro stile Etheridge, nonché il divertente singolo Falling Up. Contrariamente alla tendenza abituale di questo formato, le bonus tracks della Deluxe Edition in questo caso sono un valore aggiunto, in quanto brani come You Will e The Beating Of Your Heart sono le classiche ballate urbane dei suoi tempi migliori, mentre Change The World è “rockeggiante”, con ritmo serrato, chitarre taglienti, voce roca e sofferta, un piccolo classico.

Oggi la Etheridge, otto anni dopo la partita più complessa della sua vita (una malattia che l’ha colpita nel mezzo di un tour e che fortunatamente si è poi risolta in modo positivo, come vedete nel video sopra), dimostra di possedere una vena nuovamente ispirata, e le canzoni (sebbene il suo rock sia convenzionale e poco innovativo), hanno una forza comunicativa che la rendono figlia di Rod Stewart (per la voce) e sorella di John “Cougar” Mellencamp (per il rock ruspante). Consigliato a tutti gli amanti del genere, e di quelle cantanti che sanno dare delle emozioni sanguigne.

Tino Montanari