Il Risveglio Di Un’Eroina Degli Anni Sessanta! Joan Baez – The Complete Gold Castle Masters

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Joan Baez – The Complete Gold Castle Masters – Razor & Tie/Concord/Proper 3CD

Gli anni ottanta sono stati una decade parecchio difficile per molti artisti che appena vent’anni prima avevano il mondo (musicale) nelle loro mani, a causa della tendenza tipica di quegli anni di staccare con il passato e di vivere il presente in maniera esagerata, creando mode effimere che però nel periodo rischiarono di cancellare intere carriere (per fortuna gli anni novanta, sebbene lontani dall’essere definiti indimenticabili, rimisero parecchie cose al loro posto). Tra i musicisti più in difficoltà ci fu sicuramente Joan Baez, vera e propria icona della musica folk nei sixties, e titolare di una buona discografia “di gestione” nei seventies, che negli ottanta era considerata una vera e propria has been, buona solo per essere chiamata quando c’era da sfilare in qualche corteo e cantare canzoni di protesta in qualche evento specifico: Joan non interessava più come artista, discograficamente parlando, e per ben sette anni non pubblicò alcunché, priva com’era anche di un contratto (anche la sua partecipazione al tour europeo del 1984 di Bob Dylan e Santana finì solo con il compromettere definitivamente i rapporti tra lei e Bob). Nel 1987 la svolta: Joan accettò la proposta di Danny Goldberg, proprietario della piccola etichetta Gold Castle e grande appassionato di folk (altri artisti sotto contratto per la stessa label in quel periodo erano Peter, Paul & Mary, Judy Collins ed Eric Andersen), ed entrò in studio con il produttore Alan Abrahams ed un manipolo di sessionmen (tra cui Fred Tackett, Caleb Quaye ed Abraham Laboriel), uscendone con Recently, un discreto album che ci faceva ritrovare un’artista in buona forma e con una voce ancora eccezionale, disco che non fu un grande successo di pubblico ma ottenne buone critiche e contribuì a rimettere in circolo il nome della Baez, al punto che dopo due anni Joan bisserà con Speaking Of Dreams, un disco anche migliore del precedente, e che le darà la fiducia necessaria per continuare, anche se con altre etichette, fino ad oggi con la pubblicazione di un nuovo album ogni cinque anni (anche se è ormai ferma all’ottimo Day After Tomorrow del 2008, ma pare che stia lavorando ad un nuovo disco che potrebbe uscire nel 2018 e comunque qualche giorno fa è stata inserita nella Rock And Roll Hall Of Fame, come vedete nel video sotto).

Oggi la Razor & Tie (e la Proper in Europa) ripubblica in un triplo CD quei due dischi ormai fuori catalogo (la Gold Castle è fallita da tempo), aggiungendo quattro bonus tracks ed anche un disco dal vivo uscito all’epoca giusto in mezzo ai due album di studio, Diamonds & Rust In The Bullring. Recently (ed anche Speaking Of Dreams) propone, come d’abitudine per la Baez, una miscela di brani originali (pochi, Joan non è mai stata un’autrice prolifica), qualche traditional e diversi pezzi di autori contemporanei, con arrangiamenti al passo coi tempi, anche se talvolta un po’ fuori posto per lo stile della cantante. Joan sceglie di cominciare con il classico dei Dire Straits Brothers In Arms, in cui sopperisce con il pathos e la purezza della sua voce all’assenza della chitarra di Mark Knopfler (e poi il pezzo è già bello di suo). Quelli erano anche gli anni delle canzoni contro l’apartheid in Sudafrica, e la Baez non si chiama certo fuori, riprendendo Asimbonanga (del musicista sudafricano Johnny Clegg, all’epoca molto popolare), un canto che alterna cori di stampo tradizionale ad una veste sonora moderna (pure troppo) ed il celebre inno di Peter Gabriel Biko, in uno squisito arrangiamento dal sapore irlandese. Ci sono anche due canzoni non collegate direttamente al Sudafrica, ma usate ugualmente come canti di libertà: il medley tradizionale Let Us Bread Together/Oh Freedom, dal vivo e con un bel coro gospel alle spalle, e MLK degli U2, voce e synth, che sebbene sia dedicata a Martin Luther King non è una grande canzone. Completano il disco due brani scritti da Joan, Recently e James And The Gang, due cristalline ballate di stampo folk (meglio la seconda, la prima è un po’ zuccherosa) e due classici del songbook americano: The Moon Is A Harsh Mistress di Jimmy Webb, in un’intensa rilettura pianistica (anche qui gli archi sono superflui, ma non esagerano) ed un’ottima Do Right Woman, Do Right Man, famoso errebi scritto da Dan Penn, in una vibrante versione soul che è anche un tributo ad Aretha Franklin.

Paradossalmente il brano migliore è la bonus track pubblicata in questa ristampa, una cover di Lebanon, brano scritto da David Palmer (songwriter e musicista con un passato negli Steely Dan), una ballata di stampo quasi rock, dal suono classico ed elettrico ed una melodia coinvolgente, un mistero come sia rimasta inedita sino ad oggi. Speaking Of Dreams, sempre prodotto da Abrahams, è come ho già detto più bello di Recently, e con un suono migliore: ben tre canzoni sono scritte da Joan, la fulgida China, dedicata ai fatti di Tienanmen Square, il gradevole reggae di Warriors Of The Sun e la title track, raffinata ballata pianistica. Due sono i traditionals, un’intensissima versione piano e chitarra del brano popolare irlandese Carrickfergus ed il medley Rambler Gambler /Whispering Bells, con la partecipazione di Paul Simon, che ha anche arrangiato il brano in puro stile Graceland usando i suoi musicisti africani; splendida El Salvador, una sontuosa ballata di Greg Copeland, impreziosita dal duetto vocale con Jackson Browne, anch’egli in quel periodo molto impegnato politicamente con album come Lives In The Balance e World In Motion, mentre Fairfax County, del cantautore David Massengill, è una delicata folk song, con Joan perfettamente calata nel suo ambiente naturale. Pollice verso invece per Hand To Mouth: già la scelta di rifare un brano di George Michael (per di più un lato B di un singolo) è di per sé discutibile, ma poi la canzone è brutta e l’arrangiamento molto anni ottanta. Ben tre sono le bonus tracks (due già edite in una precedente antologia della Baez ed una nelle varie edizioni CD dell’album): una versione alternata di Warriors Of The Sun unita in medley con She’s Got A Ticket di Tracy Chapman, una Goodnight Saigon molto bella, potente e roccata, anche meglio dell’originale di Billy Joel, ed una rilettura in spagnolo di My Way di Paul Anka, intitolata A Mi Manera ed in cui Joan è accompagnata dai Gipsy Kings (bella? Ma anche no…).

Molto bello infine il live Diamonds And Rust In The Bulling (a parte il titolo da bootleg), registrato nel 1988 nella Plaza de Toros di Bilbao, in Spagna, un live elettrico con Joan in ottima forma e con una voce ancora potentissima. Nella prima parte (il vecchio lato A) troviamo splendide versioni di Diamonds And Rust, la più bella tra le canzoni scritte da Joan, una commovente No Woman, No Cry di Bob Marley ed una meravigliosa Let It Be (Beatles, of course) in versione gospel, oltre ad una rilettura a cappella del traditional Swing Low, Sweet Chariot ed una bellissima e toccante Famous Blue Raincoat di Leonard Cohen, cantata dalla Baez per la prima volta. La seconda parte propone cinque canzoni in spagnolo (Joan, grazie anche alle sue origini messicane, ha un’ottima padronanza della lingua ispanica) ed una, Txoria Txori, addirittura in basco: oltre alla nota Gracias A La Vida, appesantita un po’ dalla debordante presenza vocale di Mercedes Sosa, un’interessante Elles Danzas Solas, versione spagnola di They Dance Alone di Sting (brano di protesta contro il dittatore cileno Augusto Pinochet) ed una deliziosa El Preso Numero Nueve con un arrangiamento flamenco. The Gold Castle Masters è dunque un’ottima opportunità per riscoprire alcune pagine poco note, ma fondamentali per la sua carriera, di Joan Baez, considerando anche il fatto che costa come un doppio CD.

Marco Verdi