Siamo Tutti Sulla Stessa Barca (Del Blues)! Elvin Bishop – Can’t Even Do Wrong Right

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Elvin Bishop – Can’t Even Do Wrong Right – Alligator/IRD

Elvin Bishop se non può essere considerato uno dei “grandissimi” del Blues elettrico dell’epoca d’oro, a cavallo anni ’60 e ’70, ne è comunque uno dei più longevi esemplari (72 anni a ottobre). Già sulle scene di Chicago (pur essendo originario della California) fin da inizio anni ’60, è stato il secondo chitarrista, a fianco di Michael Bloomfield, della Butterfield Blues Band, e di questo gliene saremo eternamente grati. Ma pur essendo solista di pregio, anche alla slide, non è mai stato un grande cantante, pur avendo, stranamente, migliorato, con il passare degli anni le sue performances vocali. Il suo periodo migliore, e di maggior successo commerciale, è coinciso con la sua permanenza alla Capricorn Records, nella seconda metà degli anni ’70, quando si era dato decisamente al rock, pur mantenendo inalterate le sue capacità di bluesman di vaglia https://www.youtube.com/watch?v=OIyWTB5vMuY . Come molti, ha avuto varie fasi stilistiche, cambiando diverse etichette nel corso degli anni: ad esempio ha già avuto un passaggio in casa Alligator tra il 1988 e il 2000, incidendo per loro ben cinque album, poi per i casi della vita le strade si sono divise e Bishop. dopo vari passaggi, nel 2008 era approdato alla Delta Groove, per cui ha registrato tre album, tra cui un eccellente disco dal vivo Raisin’ Hell Revue, che riprendeva le tracce del suo miglior disco degli anni settanta.

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Il titolo di una delle canzoni, Everybody’s In The Same Boat (“siamo tutti sulla stessa barca”, non sapevo che anche gli americani utilizassero questo modo di dire, peraltro universale), ci permette di esaminare una delle peculiarità della musica di Elvin, che ha sempre avuto questa caratteristica, per ovviare alle sue non grandi capacità vocali, del “raconteur”, piccoli aneddoti e storielle, spesso divertenti, con cui il nostro intrattiene l’ascoltatore, sorta di mini talkin’ blues, nel disco ce n’è un altro, in coppia con Charlie Musselwhite, Old School, dove i due si raccontano a vicenda dei bei tempi andati, senza dimenticare di cimentarsi ai rispettivi strumenti, su un groove che ricorda molto i vecchi classici (qualcuno ha detto Walkin’ Blues?). https://www.youtube.com/watch?v=omyYA2syhhk  Anche Can’t Even Do Wrong Right,  posta in apertura, ha questo scorrere discorsivo, con Bishop che ce la racconta prima di rilasciare un breve e ficcante assolo. Più grintosa la cover di Blues With A Feeling, dal repertorio di Walter Jacobs, con Elvin ben supportato alle armonie vocali dall’ottimo Mickey Thomas e poi protagonista di ottimi assolo sia alla slide quanto alla solista. Mickey Thomas, vecchio pard nei dischi anni ’70 https://www.youtube.com/watch?v=DyMMEmwFQUE , e poi cantante dei Jefferson Starship, è uno di quei bianchi che sanno cantare il blues ed il soul con voce chiara e potente, come dimostra in una Let Your Woman Have Her Way dal piglio gospel-soul e dalla notevole intensità, con tutta la band che segue il cantante e il leader, alla chitarra, in una interpretazione di rara efficacia, nel brano forse migliore dell’intero album, grande l’assolo di slide. Eccellente anche No More Doggin’, uno strumentale di Chicago Blues, dove l’interplay fra Bishop e Musselwhite dimostra che la classe non è acqua e la coppia, ai rispettivi strumenti, è ancora in grado di alzare la temperatura.

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Everybody’s In The Same Boat, come detto, è una di quelle favolette con morale che piacciono al nostro amico, ma è anche fior di blues, down & dirty direbbero quelli che se intendono, con il coretto che stempera la “serietà” dell’argomento. Al settimo brano, improvvisamente, Bishop ci trasporta in quel di New Orleans, il pianista Steve Willis si sposta alla fisarmonica e a ritmo di gumbo, Dancin’ ci porta dalle parti delle paludi della Louisiana. Anche lo strumentale Honest I Do, grazie al suono della fisa, mantiene questo spirito, ma a dominare sono le due soliste spesso all’unisono (l’altra è quella di Bob Welsh, ottimo in tutto il disco e co-produttore dell’album). Boo Weevil, scritta da Fats Domino, più che cajun e fatta a tempo di zydeco, divertente e trascinante come si conviene al genere, con il vocione vissuto di Bishop che ben si adatta alla filosofia della canzone, ovvero quella di divertire. Stesso obiettivo ma diversa provenienza per una scatenata Hey-Ba-Ba-Re-Bop, registrata dal vivo, che avrebbe fatto la gioia del suo autore, quel Lionel Hampton che è stato uno degli “antenati” del R&R e che va a concludere un disco che se non ci porta a riva quantomeno ci garantisce una quarantina di minuti di onesta musica da parte di un “arzillo vecchietto” https://www.youtube.com/watch?v=kQvrAwNDisU !

Bruno Conti