Devo Averle Già Sentite Da Qualche Parte Queste Canzoni! Dear Jerry: Celebrating The Music Of Jerry Garcia

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VV.AA. – Dear Jerry: Celebrating The Music Of Jerry Garcia – Rounder 2CD – 2CD/DVD

Da dopo la morte di Jerry Garcia avvenuta nel 1995, il mercato è stato letteralmente invaso di prodotti che avevano in qualche modo a che fare con i Grateful Dead, ma nessun periodo è minimamente comparabile all’ultimo anno. Da Ottobre 2015 sono infatti usciti, nell’ordine: il megabox di 80 CD 30 Trips Around The Sun (e la sua versione ridotta in quattro CD), i vari formati dei concerti di addio Fare Thee Well, il sontuoso tributo quintuplo Day Of The Dead curato dai National, il triplo della Rhino Red Rocks 1978 (ed il superbox con tutti i concerti del periodo), due volumi ravvicinatissimi della serie Garcia Live ed il nuovo album solista di Bob Weir, Blue Mountain http://discoclub.myblog.it/2016/10/07/finalmente-arrivato-anche-il-momento-che-disco-bob-weir-blue-mountain/ . E non ho citato i nuovi episodi dei Dave’s Picks. Ma i nostri, che la paura di inflazionare il mercato direi che non l’hanno mai avuta, si saranno detti: “Ci siamo dimenticati un bel concerto tributo!”. Detto fatto, ecco qui questo doppio CD (esiste anche con DVD allegato) intitolato Dear Jerry, che documenta l’esito di una serata organizzata da Bob Weir il 14 Maggio dello scorso anno (al Merriweather Post Pavilion di Columbia, Maryland), durante la quale i quattro Dead superstiti (oltre a Weir, Phil Lesh, Bill Kreutzmann e Mickey Hart) si sono alternati sul palco con una bella serie di ospiti. Come però suggerisce il titolo, non è un tributo ai Dead, ma in particolare alle canzoni di Garcia, incluse alcune da lui incise come solista e qualche cover di brani che Jerry usava suonare dal vivo nelle varie configurazioni della Jerry Garcia Band (che è sorprendentemente assente, dato che ancora esiste e si esibisce come JGB, avrebbe potuto partecipare suonando per esempio un brano di Bob Dylan, autore più volte ripreso da Jerry e dai Dead). Certo, un altro lavoro dove si prendono in esame canzoni che nell’ultimo anno sono state strasentite potrebbe far alzare più di un sopracciglio, ma sarebbe un errore ignorarlo, in quanto siamo di fronte ad una performance splendida, con una serie di gruppi e solisti in grande forma, una house band stellare (che comprende gente del calibro di Don Was, che è anche direttore musicale e produttore, Sam Bush, Matt Rollings, Buddy Miller, Audley Freed, ex chitarrista dei Black Crowes, e le McCrary Sisters ai cori), una resa sonora strepitosa e, ma era scontato, una serie di grandi canzoni.  In poche parole, uno dei migliori prodotti Dead-related usciti nell’ultimo periodo, superiore per esempio, e di gran lunga, ai concerti di addio Fare Thee Well, sia come suono che come qualità della performance.

Che non si scherza lo fa subito capire Phil Lesh, che si esibisce con la sua nuova band, i Communion nel medley The Wheel/Uncle John’s Band, suono Dead al 100%, piano liquidissimo (Marco Benevento) e subito due grandi canzoni (anzi, la seconda è forse la mia preferita in assoluto del Morto Riconoscente), per quasi 17 minuti di musica sublime: tra le qualità di Lesh non c’è mai stata la voce, ma questa sera Phil canta stranamente bene, anche se è aiutato, e molto, dalle voci di sostegno del resto del gruppo. Allen Toussaint, qui in una delle sue ultime apparizioni, ci propone l’errebi di sua composizione Get Out Of My Life Woman, un pezzo che Jerry amava molto, con un bel botta e risposta vocale tra Allen e le sorelle McCrary: anche Toussaint non era mai stato un grande vocalist, ma quando appoggiava le dita sulla tastiera riusciva a zittire tutti. David Grisman è un vecchio compagno di viaggio di Jerry, ha inciso con lui diversi bellissimi dischi acustici (oltre a militarci insieme nel supergruppo Old And In The Way), e nell’occasione ci delizia con una splendida versione del traditional Shady Grove, tra folk, bluegrass ed old time music, con ottimi interventi di fisarmonica e violino, altri quattro minuti e mezzo di puro godimento A prima vista Peter Frampton in una serata come questa potrebbe starci come i cavoli a merenda, ma il nostro, alle prese con il classico di Junior Walker (I’m A) Roadrunner, se la cava alla grande: la voce e la chitarra ci sono, e la versione, decisamente potente e roccata, è godibilissima. Buddy Miller non lo scopriamo certo oggi e, alle prese con Deal, una grande canzone, fa faville, dandoci una delle prestazioni più convincenti della serata (bellissimo l’assolo di slide, ma pure Rollings fa i numeri al piano); Jorma Kaukonen va a nozze con brani come Sugaree, e nel concerto ci dà pure un saggio della sua classe con la chitarra, mentre il bravissimo Jimmy Cliff, e ve lo dice uno che non ama il reggae, ci diverte con la sua The Harder They Come insieme a Kreutzmann e Hart, un brano tra i più suonati dalla JGB e, raggiunto anche da Weir, bissa con una discreta Fire On The Mountain. Il primo CD si chiude con il nuovo gruppo di Kreutzmann, Billy And The Kids, che rileggono lo splendido medley che apriva Blues For Allah (Help On The Way/Slipknot!/Franklin’s Tower) in maniera rigorosa, ma con un’energia straordinaria e poi, con i Disco Biscuits, un altro medley stellare con Scarlet Begonias/I Know You Rider, davvero da applausi e con un formidabile assolo chitarristico di Tom Hamilton.

Il secondo dischetto inizia con la rock ballad Loser proposta dai Moe, molto bravi e rispettosi al limite del didascalico, ma il brano è talmente bello che ne esce benissimo ugualmente; eccellenti gli Oar con St. Stephen, alla quale tolgono gli elementi psichedelici e la trasformano in una pura e sontuosa rock song, potente e grintosa; i Los Lobos avevano già suonato Bertha sul tributo Deadicated del 1991 e, insieme a Weir, la replicano in maniera mirabile, grande canzone e grandissima band, mentre i Trampled By Turtles si esibiscono nell’abituale veste acustica con una fulgida Brown-Eyed Women, tra le mie preferite in assoluto dei Dead.

Shakedown Street non mi è mai piaciuta molto, e gli Yonder Mountain String Band, pur mettendocela tutta in una versione stripped-down, non riescono a farmi cambiare idea. Ma subito dopo torna Bob Weir che, in compagnia della bella Grace Potter, rilegge in maniera vibrante Friend Of The Devil, ottima versione, toccante a dir poco, pianistica e molto soulful. Eric Church a mio parere è un sopravvalutato, ma la sua Tennessee Jed, tra country, rock e southern, è ben fatta, anche se meglio, molto meglio fanno i Widespread Panic con una Morning Dew davvero intensa e fluida, impreziosita da un assolo di chitarra incredibile da parte di Jimmy Herring. Gran finale con tre dei quattro Dead (manca Lesh), per una stupenda e corale Touch Of Grey, perfetta in questa posizione visto il testo ottimistico, e tutti insieme per una commovente Ripple, splendida sotto ogni punto di vista, il modo migliore per chiudere una serata da ricordare.

In un anno in cui non sono certo mancati i dischi dal vivo di grande valore, questo Dear Jerry è sicuramente uno dei più belli.

Marco Verdi

Un Bel Tributo A Jerry Garcia Ci Mancava! Esce il 14 Ottobre – Dear Jerry: Celebrating The Music Of Jerry Garcia

dear jerry celebrating the music of jerry garcia 2 cd

Dear Jerry: Celebrating The Music Of Jerry Garcia 2 CD – 2 CD+DVD – 2 CD+Blu-Ray – DVD – Blu-Ray – Rounder/Universal 14/10/2016

In effetti un bel tributo a Jerry Garcia mancava. Sono usciti nel corso degli anni moltissimi tributi ai Grateful Dead, l’ultimo dei quali lo splendido quintuplo Day Of The Dead, http://discoclub.myblog.it/2016/05/24/le-celebrazioni-poteva-mancare-bel-tributo-ai-grateful-dead-various-artists-day-of-the-dead-giorno-1/, la reunion per il 50° Anniversario con relativo album, senza contare che comunque escono sempre almeno due o tre CD all’anno della serie GarciaLive, ma un tributo vero e proprio al chitarrista e mente del gruppo californiano non mi pare fosse mai uscito. Ora, il 14 ottobre p.v., a colmare la lacuna arriverà questo Dear Jerry, disponibile in vari formati, che riporta la serata tenuta il 14 maggio del 2015 al Merriweather Post Pavilion di Columbia, Maryland, due ore e mezza di musica, con una bella lista di ospiti. Ecco i nomi dei partecipanti e i titoli dei brani, oltre ad una piccola anticipazione.

1. The Wheel / Uncle John’s Band – Phil Lesh & Communion
2. Get Out Of My Life Woman – Allen Toussaint
3. Shady Grove – David Grisman
4. (I’m A) Road Runner – Peter Frampton
5. Deal – Buddy Miller
6. Sugaree – Jorma Kaukonen
7. The Harder They Come – Jimmy Cliff, Mickey Hart, Bill Kreutzmann
8. Fire On The Mountain – Jimmy Cliff, Bob Weir, Mickey Hart, Bill Kreutzmann
9. Help On The Way / Slipknot / Franklin’s Tower – Bill Kreutzmann’s Billy & The Kids
10. Scarlet Begonias / I Know You Rider – The Disco Biscuits, Bill Kreutzmann’s Billy & The Kids
11. Loser – moe.
12. St. Stephen – O.A.R.
13. Bertha – Los Lobos & Bob Weir
14. Brown-Eyed Women – Trampled By Turtles
15. Shakedown Street – Yonder Mountain String Band
16. Friend Of The Devil – Bob Weir & Grace Potter
17. Tennessee Jed – Eric Church
18. Morning Dew – Widespread Panic
19. Touch Of Grey – Bob Weir, Mickey Hart, Bill Kreutzmann
20. Ripple – Full Ensemble

E anche la house band che accompagnava i vari ospiti, per usare un eufemismo, non era male: tra gli altri Buddy Miller, Audley Freed, Sam Bush, Raymond Weber, Matthew Rollings, Russell Pahl, Regina, Freda & Ann McCrary, ovvero le McCrary Sisters. Naturalmente in rete, parlando di Dead e dintorni, c’è anche il concerto completo, 3 ore e 45 minuti in tutto, solo in audio, qualità sonora buona ma non eccelsa, però con molti brani che non sono stati inseriti nella versione ufficiale.

Lo stesso giorno è prevista anche l’uscita di un tributo simile, questa volta dedicato a Dr.John (con la presenza di Springsteen!), appena ho la lista completa vi aggiorno.

Bruno Conti

Ed Ecco Il Tributo. One More For The Fans – Lynyrd Skynyrd

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Lynyrd Skynyrd & Friends – One More For The Fans – 2 CD – 2 DVD – Blu-ray Ear Music/Edel – Solo per il mercato USA Loud & Proud Records 2CD+DVD 24-07-15

Dopo una lunga pausa riprendiamo la rubrica delle anticipazioni discografiche, per il momento con un titolo, ma nei prossimi giorni conto di rendervi conto di molte uscite estive, alcune prossime, altre più a lunga gittata. Per iniziare parliamo di questo tributo ai Lynyrd Skynyrd.

In passato ne sono usciti moltissimi, country, rock, dal vivo, in studio, alcuni belli, altri decisamente meno, ma questo One More For The Fans, mi sembra uno dei meglio riusciti, se non il migliore in assoluto di quelli usciti fino ad oggi. Come vi dicevo un paio di giorni fa nella recensione del doppio CD al Rockpalast http://discoclub.myblog.it/2015/07/16/attesa-del-tributo-vecchio-concerto-dal-vivo-lynyrd-skynyrd-sweeet-home-alabama-rockpalast-1996/, ormai della formazione originale è rimasto solo Gary Rossington alla solista, gli altri sono Johnny Van Zant, voce, Rickey Medlocke, anche lui chitarra solista, Johnny Colt al basso, Peter Keys alle tastiere e gli ultimi arrivati Michael Cartellone alla batteria e Mark Mateijka alla terza solista, che sono quelli che mi convincono meno e, secondo me, hanno reso troppo hard il sound della band negli ultimi anni (vedi i due album di studio, Last Of A Dyin’ Breed God And Guns, non a caso usciti per i “metallari” della Roadrunner e anche il Live From Freedom Hall del 2010, non era memorabile, suono troppo duro e risaputo).

Ma in questa serata del 12 novembre dello scorso anno al mitico Fox Theatre di Atlanta, Georgia, finanziata con il crowfunding dalla band ed in uscita il 24 luglio per la loro etichetta Loud And Proud negli Stati Uniti (dove ci sarà anche una versione con i 2 CD insieme al DVD) e per Ear Music/Edel in Europa, tutta funziona a meraviglia, anche grazie al cast notevole che è stato assemblato per l’occasione. Ecco artisti e titoli:

1. Whiskey Rock A Roller – performed by Randy Houser
2. You Got That Right – performed by Robert Randolph & Jimmy Hall
3. Saturday Night Special – performed by Aaron Lewis
4. Workin’ For MCA – performed by Blackberry Smoke
5. Don’t Ask Me No Questions – performed by O.A.R.
6. Gimme Back My Bullets – performed by Cheap Trick
7. The Ballad of Curtis Loew – performed by moe. & John Hiatt
8. Simple Man – performed by Gov’t Mule
9. That Smell – performed by Warren Haynes
10. Four Walls of Raiford – performed by Jamey Johnson
11. I Know A Little – performed by Jason Isbell
12. Call Me The Breeze – performed by Peter Frampton
13. What’s Your Name – performed by Trace Adkins
14. Down South Jukin’ – performed by Charlie Daniels & Donnie Van Zant
15. Gimme Three Steps – performed by Alabama
16. Tuesday’s Gone – performed by Gregg Allman
17. Travelin’ Man – performed by Lynyrd Skynyrd With Johnny and Ronnie – Ronnie on big screen
18. Free Bird – performed by Lynyrd Skynyrd
19. Sweet Home Alabama – performed by Lynyrd Skynyrd and the entire line-up

Come vedete, ormai è una consuetidine, alla fine del tributo salgono sul palco anche i Lynyrd Skynyd stessi, con la trovata scenica dei due fratelli, Johnny e Ronnie (sul grande schermo), che duettano in Travelin’ Man, prima di lanciarsi in una ottima versione di Free Bird e nella classica Sweet Home Alabama, con tutto il cast sul palco. Non tutto luccica, ma mi piaiono buone le versioni di You Got That Right con Robert Randolph e Jimmy Hall dei Wet Willie, gli O.A.R. con una versione muscolare, ma ben eseguita di Don’t Ask Me No Questions e al sottoscritto piace anche la rilettura di Working For MCA dei Blackberry Smoke. Ottima, e non poteva essere diversamente, The Ballad Of Curtis Loew di John Hiatt (visto recentemente in gran forma a Milano) accompagnato dalla jam band dei moe., come pure la Simple Man dei Gov’t Mule di Warren Hayes, che poi esegue come solista anche That Smell. Notevole anche la versione acustica, che conclude il primo CD, di Four Walls Of Raiford di un Jamey Johnson dalla voce prorompente.

Parlando sempre di cantanti-chitarristi anche Jason Isbell con I Know A Little e un sorprendente Peter Frampton, in grande spolvero con Call Me The Breeze, mantengono elevato il livello qualitativo. E pure Gregg Allman, accompagnato alle armonie vocali dalle McCrary Sisters, rilascia una versione di Tuesday’s Gone da antologia, anche grazie alla house band guidata da Don Was, anche al basso, con Sonny Emory alla batteria e Jimmy Hall, voce e armonica. Le altre versioni non sono brutte, alcune caciarone, alcune troppo country (non male gli Alabama con Gimme Three Steps), ma forse si poteva trovare di meglio, anche Randy Houser è comunque molto buono. Comunque il tutto, unito al gran finale, fa sì che questo One More For The Fans sia un disco da avere, una grande festa del southern rock, magari per metterlo sullo scaffale di fianco al giustamente più  celebrato One More From The Road.

Bruno Conti

Ripassi Per Le Vacanze: Jam, Ma Con Moderazione?!? Moe. – No Guts, No Glory

moe no guts no glory

Moe. – No Guts, No Glory – Sugar Hill Records

Come promesso proseguiamo con i “ripassi” estivi. Questa volta parliamo dell’ultimo album della nota jam band americana, Moe., uscito alla fine del mese di maggio ma sempre attuale, se non lo conoscete. Si tratta dell’undicesimo disco di studio (e quasi altrettanti dal vivo), per il gruppo di Buffalo, NY, che quest’anno festeggia i 25 anni di attività, anche se in effetti il primo album, Fatboy, uscì solo nel 1992. Con un nome che è l’abbreviazione di una famosa canzone di Louis Jordan, Five Guys Named Moe, perché all’inizio, come ora, erano effettivamente in cinque: dal 1999 la formazione si è stabilizzata intorno ai tre leader, Al Schnier, chitarra, voce e tastiere, Chuck Garvey, chitarra e voce, Rob Derhak, basso e voce, con la coppia Vinnie Amico e Rob Loughlin che si occupa del reparto ritmico.

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Per l’occasione di questo No Guts, No Glory – già titolo di un famoso album dei Molly Hatchet, che si potrebbe tradurre “chi non tenta non sbaglia”, ma forse rende di più l’idea con il più trucido “Niente Palle Niente Gloria” – i moe. si sono affidati al produttore Dave Aron, noto per le sue produzioni in ambito hip-hop, ma anche con Prince e U2 (e che nel disco suona pure il clarinetto in un brano), che ha preso quello che era nato per essere un disco acustico, o così dicono loro, e lo ha trasformato, senza combinare disastri, in un bel disco elettrico, meno esasperato nella sua dimensione jam (?) e con più spazio per le canzoni, lasciando ai loro concerti questa maggiore propensione all’improvvisazione, anche se un paio di brani sui dieci minuti sono comunque presenti nel CD. Lukky Martin, al trombone e Willie Waldman, alla tromba, costituiscono con Aron, una piccola sezione fiati, che aggiunta alle evoluzioni sonore di Loughlin al vibrafono, conferisce pure, in un brano, una piccola patina jazzata alle procedure. In ogni caso il rock è sempre la fonte primaria del sound, con i tre leader (ed autori) che si alternano alla guida: Chuck Garvey limita il suo contributo di autore solo ad un brano, con il poderoso rock-blues di Annihilation Blues che ricorda certe cose anni ’70 tipo il primo Robin Trower, anche se le chitarre acustiche di supporto fanno risaltare l’idea alla base del progetto, poi innervate da poderosi interventi delle soliste https://www.youtube.com/watch?v=b2P5AccwY3s .

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White Lightning Turpentine, del bassista Rob Derhak, con i suoi delicati intrecci delle chitarre acustiche con il vibrafono (o è una marimba?) potrebbe ricordare certe cose prog dei Gentle Giant, anche per i suoi continui cambi di tempo, le intricate armonie vocali e il violento assolo di chitarra con slide e wah-wah. Di nuovo intro acustica e fine lavoro ai martelletti di Loughlin, per This I Know il primo contributo di Al Schnier che parte piano e acquista forza rock e chitarristica nel finale gagliardo. Same Old Story con il basso di Derhak e le due chitarre che innestano un bel groove, “infestato” dalle percussioni di Loughlin e con il titolo del brano che fa la rima con “no guts, no glory” per un brano che non è solo jam ma ha anche i parametri di una canzone https://www.youtube.com/watch?v=EEJBuS7kKxw . Viceversa Silver Sun, con i suoi quasi dieci minuti, è un esempio tipico dell’attitudine jam dei moe., https://www.youtube.com/watch?v=3uHNBTaPL3c  una partenza quasi alla Grateful Dead, sulle ali della chitarra di Schnier, che dopo un inizio psichedelico e sognante, tra West Coast e Pink Floyd, quando innesta il wah-wah va quasi verso lidi zappiani e dopo una breve pausa ci regala una bella parte in twin guitars con le due soliste che lasciano spazio ad una sezione cantata che pare uscire di sana pianta da Dark Side dei Floyd e poi di nuovo protagoniste nella grintosa lunga chiusura elettrica dove il rock prende il sopravvento e le due soliste si “sfidano” di nuovo, comunque gran musica, elegante e ricca di idee sonore, a conferma della perizia tecnica dei cinque musicisti.

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Si scrive Calyphornya, ma anche grazie alle sue gustose armonie vocali si legge California, con la musica della costa occidentale rivisitata dal gruppo dell’area newyorkese, che aggiunge tocchi jam e jazzistici grazie al vibrafono, prima di lasciare andare ancora una volta in libertà le due chitarre, sostenute anche da un tappeto di acustiche. Notevole Little Miss Cup Half Empty con il suo drive incalzante e le piacevoli ed intricate derive vocali, vicine ad un pop assai raffinato e con piccoli tocchi reggae https://www.youtube.com/watch?v=MWmHEup8ixc . Blond Hair And Blue Eyes con gli interventi decisi dei fiati potrebbe ricordare alcune cose dei migliori Blood, Sweat & Tears  o dei primi Chicago, quando il pop si fondeva mirabilmente con certo “light jazz”, ma sempre con le chitarre pronte a regalare attimi di godibilità rock https://www.youtube.com/watch?v=xMxjEeNMSuQ . Do Or Die è l’idea dei moe. di come potrebbe essere un brano bluegrass-country, ovvero ricco nel reparto percussioni, con un organo sullo sfondo e con le acustiche quasi sommerse dalla sezione elettriche, però con piacevoli armonie vocali a mitigare il lato rock. The Pines And The Apple Tree, con un bel mandolino affidato alle capaci mani di Al Schnier, ha una struttura quasi country-folk-rock, guidato dalla bella voce di Derhak che ne è l’autore, potrebbe sembrare una canzone degli America dei tempi che furono (e non è inteso come un’offesa!). Chiude l’altro tour de force del disco, la super funky Billy Goat, un brano che li avvicina ai compagni di avventure jam Phish, intricate armonie vocali, ritmi serrati ma pronti a cambiare d’improvviso e i solisti che si alternano alla guida della vettura lanciata verso un finale vorticoso. La versione digitale per il dowload ha tre brani in più (lo so rompono le palle!): Hey Ho, una piacevole canzoncina pianistica che ha tutti i crismi per essere un singolo pop, Mar De Ma, un brano strumentale latin rock a forte componente percussionistica https://www.youtube.com/watch?v=y3j5ycYsTeA , scritto dal batterista Amico e che potrebbe uscire da qualche disco dei Santana (di quelli buoni), Runaway Overlude, un altro pezzo molto intricato (già nel repertorio live della band https://www.youtube.com/watch?v=XF8o8L6afGc ) che, come da titolo, conclude le operazioni in una ulteriore vorticosa ridda di ritmi, chitarre, voci e cambi di tempo. Tutti e tre i brani niente male, ma io vado ancora per il disco fisico (magari scaricando gli extra). In ogni caso, bel disco e a ben guardare la quota jam non è poi così moderata, vogliamo dire “i soliti moe,”!

Bruno Conti

Prossimamente Su Questo Blog: Tom Petty, Eric Clapton, Young Dubliners, Jenny Lewis, John Hiatt, Mary Gauthier, Allman Brothers & More To Come

tom petty hypnotic eye

Oggi, una sorta di prossimamente, quello che leggerete nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, non si chiude per ferie (così mi obbligo a scrivere delle ultime uscite, finito il compito per il Buscadero, la rivista dove scrivo abitualmente, e che vi invito a leggere), un misto delle prossime novità, ad esempio Tom Petty Hypnotic Eye, che vedete qui sopra e il nuovo della Jenny Lewis The Voyager

jenny lewis the voyager

Eric Clapton & Friends e il box degli Allman Brothers, The 1971 Fillmore Recordings, tutti in uscita, martedì prossimo 29 luglio

eric clapton & friends call me the breeze

allman brothers band fillmore east recordings box 6 cd

E ancora il nuovo degli Young Dubliners Nine, e Pitiful Blues di Malcolm Holcombe di cui vi parlerà Tino

young dubliners nine

malcolm holcombe pitful blues

E a seguire, in una sorta di rubrica ad hoc, “Ripassi per le vacanze”, qualche titolo uscito di recente, ma non solo, che per vari motivi era scappato, tipo il nuovo John Hiatt Terms Of My Surrender e Mary Gauthier Trouble & Love

john hiatt terms of my surrender

mary gauthier trouble

E altri titoli, l’ultimo dei Phish Fuego, i moe No Guts No Glory, i due nuovi titoli di Guy Forsyth, quello di Elvin Bishop su Alligator Can’t Even Do Wrong Right, alcuni titoli di gruppi e solisti italiani emergenti, sconosciuti ai più ma validi, tipo I Viaggi di Jules e Carlo Ozzella & Barbablues. Oltre a molti altri titoli che stazionano da tempo in (dis)ordinate pile di fianco al PC, o in file più ordinati all’interno dello stesso. Per non dire di alcuni titoli, tipo il nuovo Joe Bonamassa Different Shades Of Blue (esatto, un altro!), di cui non vi posso parlare, perché uscirà solo il 23 settembre: che è bello, posso anticiparlo o lo strepitoso doppio dal vivo dei Blackberry Smoke Leave A Scar.

joe bonamassa different shades blackberry smoke leave a scar

Di molti altri titoli, noti e meno noti, avete letto puntualmente, rimanete “sintonizzati” con il Blog e, nei limiti del possibile, sarete informati sulle cose più valide ed interessanti in uscita, ad insindacabile giudizio del titolare del Blog e dei suoi collaboratori. Nel caso qualcosa di interessante sfugga potete segnalarlo nei commenti e magari, ove possibile e tempo permettendo, si cercherà di parlare anche di quello.

E’ tutto, a domani.

Bruno Conti