Meglio Di Un Saggio Di Tito Boeri! Nancy McCallion – Take A Picture Of Me

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Nancy McCallion – Take A Picture Of Me To Show I Was Here – Self Released

Il titolo è un po’ provocatorio, ma non è farina del mio sacco devo ammetterlo: di solito non cito brani da altre recensioni (le copio soltanto ma senza dirlo, scherzo naturalmente!) ma in questo caso mi ha colpito il concetto espresso da Gianfranco Callieri sul Buscadero (lo so si chiama conflitto di interessi, visto che ci scrivo pure io, ma chi se ne frega). Questo disco di Nancy McCallion tratta nei suoi dodici brani i problemi legati alla grande crisi economica e quindi nello specifico soprattutto quella americana e ancora più a fondo quella dei poveri, dei nuovi poveri, dei senza lavoro e dei senza tetto, di tutti quelli che in un modo o nell’altro sono stati toccati da questo ciclone. Lo fa in modo serio come se fosse un saggio ma con la levità indispensabile fornita dalla musica e si ascolta senza doversi sorbire argomenti economici di una pallosità inusitata. Se aggiungiamo che la McCallion è una collega (di Boeri) in quanto insegnante il cerchio si chiude.

Facciamo un passo anzi due indietro: da dove viene questa “illustre sconosciuta”? E’ stata la leader di una della tante band misconosciute che hanno percorso gli anni ’90, i Mollys, un gruppo che fondeva con maestria country, rock, folk, tex-mex, bluegrass e musica celtica in una miscela affascinante caratterizzata dalle voci forti e sicure della McCallion (una sorta di Lucinda Williams più eclettica) e della socia Catherine Zavala watch?v=oSMEm4j_yL4. Si sono sciolti nel 2002 dopo avere lasciato, mi pare, una cinquina di album come loro imperitura memoria; la nostra amica ha fatto parte per un breve periodo di un gruppo a trazione femminile The Last Call Girls con la cognata Lisa. Poi ha deciso di darsi alla carriera solista (per farla facile) e dopo un primo album omonimo è approdata a questo Take a picture of me.

Il disco prende lo spunto proprio dalla vicissutidini personali di Nancy: nel 2008 ha perso il suo lavoro di insegnante (poi per sua fortuna è stata richiamata) ed avendo un marito musicista, l’ottimo chitarrista Danny Krieger, senza assicurazione medica ed un mutuo sulle spalle se l’è vista veramente brutta. Come milioni di persone in tutto il mondo. Il suo contributo è stato quello di registrare questo album ispirato dal suo vissuto ma anche da una mostra fotografica Unseen America. The Voices of Low Wage Earners con foto e storie personali di persone in difficoltà. Se comprate questo Cd (si trova, si trova) un dollaro verrà devoluto alla Primavera Foundation di Tucson, AZ che aiuti poveri e famiglie in difficoltàwatch?v=wrBP06WV7t8.

Ma veniamo alla musica: lei ha una bellissima voce, espressiva come poche, il marito Danny suona qualsiasi tipo di chitarra vi possa venire in mente e il disco scorre che è un piacere. Dal country-folk delicato dell’iniziale He’s Gone con la voce raddoppiata della Zavala allo stomping country-rock dell’energica Good Old Days. E che dire della meravigliosa ballata country got soul Brighter in The Night con tanto di organo d’ordinanza e chitarra alla Steve Cropper? Bellissima! Non manca il puro, dark-folk, con armonica, della title-track, malinconica e avvolgente e quel misto country-celtico,  che era uno dei marchi di qualità dei Mollys, della nostalgica It’s Never Too Late To get Lucky. Quando c’è da mostrare l’anima rock della coppia McCallion/Krieger (molto alla Lucinda Williams), i due non si tirano indietro come nell’energica Cruel Thing con tanto di coretti beatlesiani e chitarre pimpanti. Time never tells è un’altra bellissima ballata, dolcissima mentre Waver On ci immerge ancora in atmosfere folk-country-rock tinte di frontiera messicana. Who’s At The Window è un raffinato brano dagli arrangiamenti sofisticati, con violino e baritone guitar in evidenza, molto desert sound alla Calexico. La bluesata, knopfleriana Start a Fire illustra i pregi dell’ottimo chitarrista Danny Krieger mentre il traditional Clyde’s Bonny Banks ci riporta ad un folk quasi puro con un’intrigante fisarmonica a duettare con la slide acustica di Krieger. Conclude l’old time country (ma la faceva anche Louis Armstrong) di My Bucket’s Got A Hole on it, dai profumi sonori antichi e dalle problematiche sempre attuali. E brava la nostra Nancy McCallion, veramente un gran bel disco, semplice ed efficace.

Bruno Conti