Era Ora! Finalmente In CD. Tom Jans – Loving Arms The Best Of 1971-1982

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Tom Jans – Loving Arms: Best Of 1971-1982 –Raven Records ****

Tom Jans, in un certo senso, è il prototipo perfetto del “Beautiful Loser”: bello ,e magari non dannato, ma sicuramente perdente. La sua storia è lì a testimoniarlo, addirittura nella biografia su Wikipedia non è certa neppure la data di nascita (e non è che sia nato nella notte dei tempi), 9 febbraio 1948-barra 1949 riporta l’enciclopedia della rete, ma le altre biografie e il suo sito, tuttora attivo e molto interessante http://www.tomjans.com/, dicono ‘48 mentre, purtroppo, è certa la data della morte, 25 marzo 1984. Ma in mezzo sono successe molte cose, il problema è che non le conosce quasi nessuno; nativo di Yakima, nello stato di Washington, figlio di un agricoltore amante di Hank Williams e con una mamma spagnola appassionata di flamenco, la musica ha sempre girato nella sua casa, soprattutto dopo il trasferimento a San Jose in California. Saltando un po’ di passaggi, arriviamo al 1970, quando tramite gli auspici di Jeffrey Shurtley, collaboratore di Joan Baez, viene presentato alla sorella della Baez, Mimi Farina (altra cantante di talento ma sfortunatissima, vedova del grande Richard Farina, con cui registrò dei dischi epocali di folk per la Vanguard): i due appaiono lo stesso anno al Big Sur Folk Festival (non l’annata del film) e, l’anno successivo, dopo avere girato in tour come supporto di James Taylor e Cat Stevens, vengono messi sotto contratto dalla A&M, che pubblica il loro primo (e unico) album, Take Heart.

Se leggete i giudizi dei fans, a seconda dei punti di vista, quello scarso nel duo era Tom Jans o Mimi Farina, ma tutti concordano nel dire che, insieme, erano una valida coppia, sia per le armonie vocali che per la tecnica alle chitarre acustiche, che, con qualche spruzzata di pedal steel (Sneaky Pete) e l’apporto discreto di Leland Sklar, Russ Kunkel e Craig Doerge, costituivano il cuore del sound di questo disco, dove la presenza di Jans come autore è limitata a tre brani, firmati insieme alla Farina. Nell’antologia della Raven che stiamo trattando Loving Arms:Best Of 1971-1982, da quel disco provengono due dei brani migliori, Carolina, un bell’esempio di West Coast acustica alla James Taylor e Letter To Jesus, un country-folk con pedal steel, cantato all’unisono. Successo zero, e  i due si dividono, ma nel frattempo interviene quella che i più fini definirebbero “un colpo di fortuna”, ma più volgarmente fu una “botta di culo”, uno dei nuovi brani scritti da Jans, Loving Arms, diventa un successo per Dobie Gray, e secondo quello che diceva lo stesso Tom, tramite un incontro fortuito in treno con Elvis Presley, ma probabilmente è una delle tante leggende apocrife della musica rock, diventa una degli ultimi grandi successi di Elvis (la versione video che trovate nel Post è quella di Presley, perché la versione originale non è stata caricata, c’è di chiunque ma non quella di Jans, che è bellissima) e, negli anni, l’unica canzone conosciuta di Tom Jans, brano che verrà cantato, tra gli altri, da Kris Kristofferson, Dixie Chicks e Irma Thomas nelle versioni da ricordare. L’album omonimo del 1974, registrato a Nashville con la crema dei turnisti dell’epoca (Troy Seals, Reggie Young, David Briggs, Mike Leech, Weldon Myrick, Kenny Malone più Lonnie Mack) contiene questa meravigliosa ballata, un brano malinconico che rivaleggia con le canzoni più belle di Tom Waits, Jackson Browne e Eagles di quegli anni, stupenda ancora oggi.

Sempre da Tom Jans del 1974, sull’antologia Raven appaiono anche Old Time Feeling, Margarita e Free And easy, altre piccole meraviglie di country all’altezza del meglio di Townes Van Zandt, Guy Clark, Jerry Jeff Walker e Guthrie Thomas (altro grandissimo servito male dall’industria discografica). A titolo informativo, la Real Gone Music annuncia per aprile la ristampa dei primi due dischi. Dopo l’insuccesso anche di questo disco, se ne torna in California dove conosce un altro musicista tormentato dal talento immenso, Lowell George, che sarà il produttore esecutivo dell’album, The Eyes Of An Only Child, etichetta Columbia (ho verificato sul vinile, uno dei pochi che ancora posseggo, come tutti quelli di Jans), anno 1975, disco stupendo, con George che si porta dietro alcuni Little Feat, oltre a Fred Tackett, David Lindley, Jesse Ed Davis, Jerry McGee (e ricordiamo solo i chitarristi), anche i batteristi? Jeff Porcaro, Jim Keltner, Harvey Mason, oltre alle armonie vocali di Valerie Carter ed Herb Pedersen. Il disco, naturalmente, è una meraviglia, percorso dalla slide di Lowell George e con una serie di canzoni, più rock, ma che possono ricordare anche il miglior Jackson Browne: Gotta Move, Once Before I Die, Struggle In Darkness, Out Of Hand e The Eyes Of An Only Child sono quelle presenti nell’antologia Raven, da sentire per credere.

La Columbia gli concede ancora una chance, un disco “scuro” e pessimista sin dal titolo, Dark Blonde, che molti considerano il suo capolavoro (chi scrive ha una leggera preferenza per il precedente, ma averne di dischi così), Lowell George non c’è più, ma nel disco ci sono ancora Bill Payne, Fred Tackett, Jerry Swallow e una serie di ottimi musicisti californiani, difficile fare meglio di brani come di Distant Cannon Fire o Back On My Feet Again, ma anche Inside Of You e Why Don’t You Love Me, sempre presenti nel CD, non sono da meno. I due album sono apparsi brevemente in CD, solo sul mercato giapponese, e proprio in Giappone, dopo 5 anni di silenzio, viene pubblicato l’ultimo album, quasi sconosciuto (più degli altri) di Tom Jans. Siamo nel 1982, il disco si chiama Champion, è prodotto da Don Grusin, ancora una volta con un parterre de roi di musicisti, oltre ai soliti Payne, Tackett, Porcaro, Carter, Sklar ci sono anche Lee Ritenour, Steve Lukather, Bob Glaub, Paul Barrere, Ernie Watts: il sound è un po’ più leccato, commerciale, figlio di quegli anni, tra Toto e sound 80’s, ma ci sono delle eccezioni come l’eccellente ballata pianistica Mother’s Eyes e Working Hot che ha qualcosa degli Steely Dan più riflessivi o l’acustica e malinconica Lost In Your Eyes che si ricollega agli album precedenti.

Solo When The Rebel Comes Home, presente nel CD ha quel sound più modaiolo e commerciale che peraltro non gli ha fatto vendere di più, visto che di questo album, per molti anni, si è addirittura ignorata l’esistenza. Verso la fine del 1983 Jans è coinvolto in un serio incidente motociclistico e, in via di guarigione, il 25 marzo del 1984, a seguito di una overdose lo sfortunato Tom ci lascia. Direi che la sua parabola è stata esattamente inversa al suo talento, che era grandissimo, ma le strade del rock sono lastricate di queste storie. Almeno questo CD, che peraltro esce solo nella lontana Australia, colma una lacuna imbarazzante: non so se molti se ne sono accorti o ci hanno fatto caso, ma su Bone Machine, Tom Waits, gli ha dedicato una canzone Whistle Down The Wind (For Tom Jans), un tributo alla sua grandezza. Un piccolo capolavoro e un CD da avere, consigliato a tutti gli amanti della buona musica, veramente imperdibile!

Bruno Conti