Prossime Uscite Autunnali 12. Fleetwood Mac 50 Years: Don’t Stop – Altro Cofanetto Natalizio Fondamentalmente Inutile. In Uscita Il 16 Novembre.

fleetwood mac 50 years don't stop

Fleetwood Mac – 50 Years: Dont Stop – 3 CD Warner/Rhino – 16-11-2018

Al titolo del Post potrei aggiungere: a meno non abbiate nulla dei Fleetwood Mac! In effetti si tratta di una antologia tripla pura e semplice, in ordine cronologico, quindi meno pasticciata di 25 Years – The Chain, uscita nel 1992, appunto per il 25° Anniversario della band (anche se non capisco perché il conteggio dell’attuale box ci porta a 50 anni, se partendo dal 1967 ed essendo nel 2018, dovremmo essere a 51 anni, ma si sa che la matematica per le case discografiche è un optional e si conta dalle date degli album). Però nel caso del quadruplo del 1992, anche i brani erano inseriti alla rinfusa c’erano cinque canzoni nuove, più  alcune rarità e versione inedite di brani già noti.

Nel caso di questo 50 Years – Don’t Stop, che esce in concomitanza del nuovo tour autunnale, dove non sarà presente Lindsey Buckingham, sostituito da Neil Finn dei Crowded HouseMike Campbell degli Heartbreakers di Tom Petty, si è optato per una sequenza cronologica delle canzoni, senza versioni inedite, se non vogliamo considerare tali le single versions e gli edits, che praticamente, tradotto, vuole dire versioni più brevi. I tre CD coprono le diverse epoche della Band. nel primo si va dal 1968 (anche se il gruppo aveva iniziato a suonare già nel 1967) al 1974, quindi il periodo blues-rock inglese con Peter Green; Jeremy Spencer Danny Kirwan, e le prime avventure americane con Christine McVie, Bob Welch Bob Weston. Il secondo CD segue gli anni californiani, quelli del grande successo, con la coppia Buckingham/Stevie Nicks dal 1975 al 1980 e il terzo CD, l’ultimo periodo dal 1982 al 2013, quello dove tra uscite, rientri e nuovi arrivi, nella band transitano anche Billy Burnette, Rick Vito, Dave Mason e Bekka Bramlett. Quindi, ripeto, solo se non avete nulla, e anche in considerazione del fatto che il triplo CD dovrebbe avere un prezzo interessante, potete farci un pensierino, eventualmente anche come regalo natalizio. Aggiungo che è prevista anche una versione singola ridotta dell’antologia. In ogni caso ecco la tracklist completa.

[CD1]
1. Shake Your Moneymaker
2. Black Magic Woman
3. Need Your Love So Bad
4. Albatross
5. Man Of The World
6. Oh Well – Pt. I
7. Rattlesnake Shake
8. The Green Manalishi (With The Two Prong Crown)
9. Tell Me All The Things You Do
10. Station Man – Single Version
11. Sands Of Time – Single Version
12. Spare Me A Little Of Your Love
13. Sentimental Lady – Single Version
14. Did You Ever Love Me
15. Emerald Eyes
16. Hypnotized
17. Heroes Are Hard To Find – Single Version 1.

[CD2]
1. Monday Morning
2. Over My Head – Single Version
3. Rhiannon (Will You Ever Win) – Single Version
4. Say You Love Me – Single Version
5. Landslide
6. Go Your Own Way
7. Dreams
8. Second Hand News
9. Don’t Stop
10. The Chain
11. You Make Loving Fun
12. Tusk
13. Sara – Single Version
14. Think About Me – Single Version
15. Fireflies – Single Version
16. Never Going Back Again – Live

[CD3]
1. Hold Me
2. Gypsy
3. Love In Store
4. Oh Diane
5. Big Love
6. Seven Wonders
7. Little Lies
8. Everywhere
9. As Long As You Follow
10. Save Me – Single Version
11. Love Shines
12. Paper Doll
13. I Do – Edit
14. Silver Springs – Live-Edit
15. Peacekeeper
16. Say You Will
17. Sad Angel

P.S. Proprio a voler essere “buonisti” a tutti i costi, Sad Angel, l’ultima canzone contenuta nel triplo CD, è inedita almeno nel formato fisico, essendo stata pubblicata solo nell’Extended Play del 2013 con quattro brani, disponibili esclusivamente per il download digitale. Ma sempre per non voler essere cattivi, allora non le potevano pubblicare tutte e quattro nel box?

E’ tutto, altre news su future uscite nei prossimi giorni e settimane.

Bruno Conti

Questa Volta La Collaborazione Famigliare Non Ha Funzionato? Neil & Liam Finn – Lighsleeper

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Neil & Liam Finn – Lightsleeper – Inertia/[PIAS]/Self     

Neil Finn, per certi versi, è sempre stato uno “specialista” degli album collaborativi, soprattutto con altri membri della famiglia: negli Spli Enz divideva la leadership con il fratello Tim, insieme al quale, dopo la parentesi nei Crowded House, ha dato vita ai Finn Brothers, autori di un paio di album, e anche Paul Kelly è stato tra i suoi compagni di viaggio, Tra i tanti dischi della sua discografia solista forse il più bello è proprio l’album dal vivo collettivo 7 Worlds Collide, dove il musicista neozelandese collaborava con molti musicisti arrivati da tutto il mondo: Eddie Vedder, Johnny Marr, Ed O’Brien, Tim Finn, Sebastian Steinberg, Phil Selway, Lisa Germano, e i Betchadupa che nel 2002 erano la band del figlio Liam https://discoclub.myblog.it/2009/11/03/7-worlds-collide-sun-came-out/ (uno dei primi post del Blog, nel lontano 2009). Ma specie dal vivo i vari componenti della famiglia si sono trovati spesso sul palco, oltre a Neil, Tim e Liam, anche la moglie di Neil Sharon e l’altro figlio Elroy, rispettivamente al basso e alla batteria in alcuni brani di questo nuovo Lightsleeper.

In tre brani è presente anche Mick Fleetwood, e così sbrighiamo un’altra pratica, perché, per chi ancora non lo sapesse, Neil Finn sarà (insieme a Mike Campbell degli Heartbreakers) il nuovo chitarrista e cantante dei Fleetwood Mac per il tour autunnale, in sostituzione di Lindsey Buckingham (che però dice di essere stato estromesso dalla band, e non di essersene andato di propria volontà). Torniamo a questo album: ascolto il disco molto prima della sua uscita che sarà verso la fine di agosto, non ho moltissime informazioni ma sufficienti, per cui quindi mi affido soprattutto alla musica, che però, devo dire, non mi entusiasma. Il disco viene presentato come un incontro tra la sensibilità pop (e rock) del babbo Neil e lo stile più lo-fi e alternative del figlio Liam: in Back To Life che è il singolo che precede l’album ci sono anche i due musicisti greci Elias Dendias e Spiros Anemogianis, a bouzouki e fisarmonica, belle armonie vocali e un uso intelligente dello studio di registrazione, che è quello di Auckland di proprietà di Neil, per uno stile tra pop, qualche accenno di world music e traiettorie musicali raffinate, non lontane da quello di Peter Gabriel, che pure con una vocalità diversa e più “teatrale” potrebbe rimandare ai dischi dell’ex Genesis. Nell’iniziale Island Of Peace, preceduta da un breve preludio, c’è tutto un florilegio di electronics e tastiere da dove faticano ad emergere le abituali brillanti melodie di Finn,  ancora fin troppo annacquate nella morbida e zuccherosa Meet Me In The Air, cantata con un falsetto eccessivamente levigato, tutto molto raffinato, ma poca sostanza.

La lunga Where’s My Room si apre sul consueto tappeto di percussioni programmate, poi vira verso ritmi quasi dance sicuramente “moderni”,  ma che non sembrano consoni al solito sound della famiglia Finn e anche quando la melodia prende il sopravvento mi sembra molto sempliciotta e banale, sempre per i miei gusti ovviamente. In Angel Plays A Part, il primo dei brani dove Fleetwood siede alla batteria, lo spirito pop sembra prendere il sopravvento, la bella voce di Tim intona una piacevole melodia, nulla di memorabile, ma il tocco di classe non manca, anche se la canzone mi pare nuovamente involuta; Listen, una bella ballata pianistica, sempre molto “lavorata”, finalmente mostra il lato più interessante dei brani classici di Finn, con echi quasi Beatlesiani, diciamo lato Paul McCartney. Anche in Any Other Way si insiste con questo dream pop indie che è più farina del sacco di Liam, Fleetwood è ancora accreditato alla batteria, ma francamente non si nota molto; di Back To Life abbiamo detto, Hiding Place introdotta da arpeggi di acustica e piano, poi viene sommersa da un florilegio di tastiere che però questa volta non nascondono del tutto le melodie di Finn, benché al solito siano ”esagerate” e anche Ghosts non risulta particolarmente memorabile. Lasciando a We Know What It Means, l’ultimo brano con Fleetwood, il compito di risollevare il lato pop-rock dell’album, che si chiude sulla nota gentile della dolce e quasi acustica Hold Her Heart. Fin(n) troppo “sonnacchioso”. Esce domani.

Bruno Conti

Grande “Soul Music” Dalla Lontana Australia! Paul Kelly & The Merri Soul Sessions

paul kelly merri soul sessions

Paul Kelly Present The Merri Soul Sessions – Gawd Aggie Records 2014

Di questo signore (nato ad Adelaide nel ’55), vi avevo già parlato in occasione del precedente lavoro Spring And Fall (12) http://discoclub.myblog.it/2012/11/14/non-sono-le-quattro-di-vivaldi-ma-anche-queste-stagioni-piac/ (come anche del Live con Neil Finn http://discoclub.myblog.it/2014/09/06/due-leggende-australiane-sullo-palco-neil-finn-paul-kelly-goin-your-way/ ), una sorta di “concept album” sulle varie forme di amore. Paul Kelly, ha attraversato il mondo musicale australiano a partire dal lontano ’74, con  innata e inalterata passione, suscitando un grande interesse in patria, ma anche un discreto riscontro negli Stati Uniti e Inghilterra, vantando una discografia corposa (che comprende anche svariate colonne sonore), giunta con questo bellissimo The Merri Soul Sessions, al ventesimo capitolo in studio, riscoprendo nell’occasione, come è stato per il suo connazionale (leader dei grandi Black Sorrows), Joe Camilleri, l’amore (in tarda età) mai dimenticato,  per il genere “soul”.

paul kelly 1 paul kelly 2

Questo nuovo “combo” oltre al babbo Paul alla chitarra ritmica, si avvale del figlio Dan Kelly e di Ashley Naylor alle chitarre, Cameron Bruce alle tastiere, Bill McDonald al basso, Peter Luscombe alla batteria e percussioni, e, come ospiti, una schiera di “lead vocalists” di grande valore, tra le quali le sorelle Linda e Vika Bull (già sentite nei primi imperdibili dischi dei Black Sorrows, e con altri artisti australiani come Archie Roach e John Farnham), la “prosperosa” Clairy Browne vocalist delle Bangin’ Rackettes, e due emergenti poco conosciuti, ma altrettanto bravi, come Dan Sultan e Kira Puru, che danno tutti un notevole contributo alle undici canzoni  firmate da Paul Kelly, con il mixaggio e la produzione dell’esperto e veterano Steven Schramn https://www.youtube.com/watch?v=mme6FnU2wSY .

paul kelly vika linda bullpaul kelly merri soul live

La partenza è fulminante, con una Smell Like Rain cantata da Linda Bull su un tappeto di tastiere e chitarre slide, seguita dalla sorella Vika che con What You Want ci riporta ai favolosi anni Motown e Stax, dove i brani erano impreziositi da coretti deliziosi https://www.youtube.com/watch?v=jypbzCXi-8g , mentre la travolgente Keep On Coming Back For More (forse il brano di punta del disco), è cantata con grande grinta da Clairy Browne, che lascia poi  il passo ad una ripescata (venticinque anni dopo) Sweet Guy, rifatta in modo scintillante dalla brava Vika. Con Righteous Woman, aperta dalle chitarre acustiche, si presenta al canto Kelly con la sua inconfondibile voce, mentre Don’t Let A Good Thing Go si avvale della voce fumosa di Dan Sultan, con i “famosi coretti” che ne accompagnano il ritornello, passando in seguito ad una stratosferica ballata soul Where Were You When I Needed You (composta appositamente da Paul per la Browne), e Clairy gli rende omaggio con una interpretazione che ricorda, tanto per volare bassi, Dusty Springfield e Aretha Franklin. Con Thank You si ripresenta Paul in una delle sue classiche ballate, seguita dalla paranoica tensione di I Don’t Konow What I’d Do, cantata da una sorprendente Kira Puru, e  andando a chiudere di nuovo con le sorelle Bull, che cantano in duetto una delicata Down On The Jetty https://www.youtube.com/watch?v=IR436Vrk8Kw , e “last but not least” il gospel Hasn’t It Rained, dove tutto il gruppo viene coinvolto a cantare, come se ci si trovasse sulle strade di Harlem.

Paul Kelly, nella sua lunga carriera, da buon Australiano, ha saputo mediare le influenze britanniche e quelle americane, condensando una forma pop e una cantautorale (Bob Dylan su tutti), ma con un piglio sempre onesto e genuino, che ora gli permette di fare un ennesimo disco di alto livello come questo The Merri Soul Sessions, dove tutto è al posto giusto, a partire dalla scrittura dei brani, supportato da arrangiamenti che saranno anche nostalgici, ma che fanno bene alle orecchie, al cuore e all’anima, un album suonato come Dio comanda, e, cosa non trascurabile, cantato da alcune tra le più belle voci in circolazione nella “terra dei canguri”. Come di consueto, una menzione particolare per la cover di Peter Salmon-Lomas !

Al solito, preparate il portafoglio: per gli amanti del genere questo lavoro merita un posticino nello scaffale di casa vostra. Imperdibile !

Tino Montanari

Due Leggende Australiane Sullo Stesso Palco! Neil Finn & Paul Kelly – Goin’ Your Way

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Neil Finn & Paul Kelly – Goin’ Your Way – Emi Music Australia/Universal – 2 CD DVD o BLU-RAY

Una premessa, questo disco non è recentissimo, risale allo scorso anno (infatti nel frattempo è già uscito un disco solista di Finn, Dizzy Heights), ma l’occasione è ghiotta per recensire la collaborazione di due autentiche leggende musicali australiane, Paul Kelly e Neil Finn (anche se Finn è nato in Nuova Zelanda, è cresciuto artisticamente nella terra dei canguri). I due hanno molto in comune, oltre ad essere discendenti da famiglie Irlandesi, sono stati rispettivamente leader di gruppi musicali, i Messengers (Paul) e i Crowded House (Neil), prima di intraprendere una consolidata carriera solista (per entrambi l’esordio risale al lontano 1978) che li porta ad essere considerati dai “fans” e dalla critica tra i migliori cantautori del loro paese.

Goin’ Your Way è stato registrato il 10 Marzo 2013 presso la prestigiosa Sidney Opera House, e sul palco oltre a Neil voce, pianoforte e chitarra acustica, e Paul voce, chitarra acustica e armonica, si sono presentati i rispettivi figli, Elroy Finn alla batteria e Dan Kelly alla chitarra, con l’intrusione, in questa riunione di famiglie, di Zoe Hauptmann al basso e contrabbasso: vi segnalo il missaggio di Bob Clearmountain (uno dei migliori ingegneri del suono e produttori al mondo, che ha lavorato con profitto, tra i tanti, anche con Bruce Springsteen), con la parte video affidata al noto regista Paul Godman, il tutto sotto la professionale produzione di Pete Henderson.

Disc: 1

1 – Don’t Stand So Close To The Window

2 – Four Season In One Day

3 – Before Too Long

4 – She Will Have Her Way

5 – Not The Girl You Think You Are

6 – For The Ages

7 – Sinner

8 – Won’t Give In

9 – Careless

10 – Leaps And Bounds

11 – Only Talking Sense

12 – New Found Year

13 – Into Temptation

14 – You Can Put Your Shoes Under My Bed

15 – Private Universe

La prima parte del concerto, dopo una introduzione acustica dei due, vede Finn proporre un set di brani del periodo migliore dei Crowded House, a partire da Four Season In One Day, dove la musica tocca una sensibilità melodica senza pari, mentre il repertorio di Kelly viene rivisitato con arrangiamenti grintosi, tra le canzoni spiccano Leaps And Bounds, Only, Talking Sense dei fratelli Finn, una strepitosa ballata come Into Temptation, andando poi a ripescare dall’album Post (85) di Kelly gli accordi pianistici di una struggente You Can Put Your Shoes Under My Bed, terminando la prima parte con Private Universe altro mai dimenticato successo dei Crowded House.

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Disc: 2

1 – Dumb Things

2 – One Step Ahead

3 – Deeper Water

4 – Better Be Home Soon

5 – How To Make Gravy

6 – Distant Sun

7 – Winter Coat

8 – Fall At Your Feet

9 – To Her Door

10 – Don’t Dream It’s Over

11 – Message To My Girl

12 – Love Is The Law

13 – Words Of Love

14 – Moon River

La seconda parte inizia con l’energia di un brano di Kelly, Dumb Things, che dal vivo fa sempre la sua “sporca” figura (se non l’avete correte ad acquistare Live, May 1992), passando per la dolcezza di una Better Be Home Soon cantata da tutto il pubblico in sala, il brio contagioso di Distant Sun, il Kelly più sentimentale di Winter Coat, arrivando ai due brani più romantici e conosciuti di Finn Fall At Your Feet e Don’t Dream It’s Over (in versione italiana Alta Marea, che rimane sempre una grande canzone nonostante Venditti), e chiudendo il concerto con due “cover” d’autore, una bella Words Of Love del grande  Buddy Holly, e una sorprendente Moon River di Henry Mancini cantata in coppia, degna chiusura per i due celebri e talentuosi cantautori.

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Neil Finn e Paul Kelly sono amici fin dai primi anni ’80, ed era naturale che prima o poi potesse svilupparsi una potenziale collaborazione tra i due (ci hanno impiegato solo una trentina d’anni!), ma se il risultato è stata questa bellissima “performance” live, direi proprio che è valsa la pena di aspettare. Sono convinto che Goin’ Your Way richiami quei momenti magici che a volte la musica riesce a innescare, merito delle canzoni di Neil Finn e Paul Kelly e di una “reunion” fatta senza alcuna nostalgia, e che arriva direttamente al cuore dei fortunati presenti a questo concerto.

Tino Montanari  

NDT Per i soliti misteri della discografia, il DVD o il Blu-Ray hanno quattro brani in meno, ma esiste una costosissima edizione Deluxe che raccoglie tutti i formati e in ogni caso YouTube, come potete vedere sopra lo ha trasmesso integralmente in streaming!

Per Chi Ama La Pop Music Di Classe…Crowded House – Intriguer

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Crowded House – Intriguer – Mercury/Fantasy/Universal

In effetti il titolo completo del Post avrebbe dovuto essere “Per chi ama la musica pop di classe ma non è un modaiolo!”, ovvero “si può sentire anche se non è il disco del giorno, della settimana e del mese e loro, lui, i Crowded House, sono in giro da quasi venticinque anni”

Venticinque anni e questo è solo il settimo album (antologie e live escluse): ma la storia si fa molto più lunga se risaliamo agli Split Enz che sono già in circolazione dalla prima età degli anni ’70 ma erano più una creatura di Tim Finn, il fratello maggiore di Neil Finn, più orientati verso un rock progressivo sempre percorso da grandi aperture melodiche, ma questa è un’altra storia.

Comunque i Crowded House nascono dalle ceneri degli Split Enz, con Tim Finn e il batterista Paul Hester (morto suicida nel 2005) membri fondatori a cui si sarebbero poi aggiunti il bassista Nick Seymour e il secondo chitarrista e tastierista Mark Hart. Sembrano dettagli ma i nomi sono importanti, se nei Beatles al posto di Lennon & McCartney ci fossero stati, che so, gli italo-americani Calogero Stropparelli e Peppino Lomedico non sarebbe stata la stessa cosa, siamo d’accordo.

Perchè mi tiri fuori i Beatles proprio adesso? Non sarà mica perché i Crowded House sono stati spesso definiti i Beatles Down Under e il loro leader è considerato una sorta di gemello di Paul McCartney tenuto in embrione criogenico alla nascita e gettato una decina di anni dopo in Nuova Zelanda? Sì, è proprio per quello!

Questo nuovo album li riporta, quasi, ai fasti del passato dopo l’album di transizione Time On Earth che doveva essere un album solo di Tim Finn e poi è uscito con il marchio Crowded House. Nel frattempo Finn ha pubblicato quello stupendo doppio album intitolato Seven Worlds Collide dove ha collaborato con moltissimi musicisti ma, soprattutto, credo con Jeff Tweedy e i suoi Wilco.

Mi stupisce che nessuna recensione abbiamo colto questa analogia, considerando che il produttore dell’album è quel Jim Scott che ha prodotto il progetto 7 Worlds Collide e l’ultimo omonimo album dei Wilco, inserendo nel sound della band quelle sonorità più moderne e ricercate, quasi futuribili che hanno arricchito le ultime produzioni della band di Tweedy senza snaturare troppo l’anima melodica, Beatlesiana (lato Mccartney) di Finn.

Non solo, al disco collaborano anche Lisa Germano, al violino e alle armonie nella delicata e complessa al tempo stesso Archer’s Arrow, ma anche il chitarrista, compositore e a lungo collaboratore di Aimee Mann, Jon Brion che appare nella bellissima Twice if You’re Lucky un luminoso esempio di perfezione pop, da sempre uno dei neppure troppo reconditi desideri di Neil Finn, un instancabile cesellatore di melodie al contempo dense e stratificate e leggere e godibilissime, il pop perfetto che tanto si ricerca dai tempi di Beatles e Beach Boys.

Si diceva di questa patina di sound più “contemporaneo” che fa capolino qui e là nei brani di questo Intriguer: l’iniziale Saturday Sun, il singolo (se si può usare ancora come definizione) con sintetizzatori, bassi trattati, vocoder! e altre moderne diavolerie si fonde con il gusto innato per la melodia di Finn e le improvvise impennate vocali alla McCartney condite da un muro di chitarre acustiche e elettriche che si fondono con le tastiere.

Amsterdam è una malinconica ballata dove la voce di Finn è doppiata da una voce femminile (la moglie Sharon?)e impreziosita da un breve assolo di chitarra che richiama le sonorità dei Wilco, mentre Either Side Of This World è un altro delizioso esempio di quella ricerca della perfetta pop song (che nel passato ha prodotto Weather With You e Don’t Dream It’s Over, in Italia più nota come Alta marea del buon Venditti), qui, su un tempo vagamente di samba ma che ricorda anche Love Is in The Air dell’australiano John Paul Young, Neil Finn ricrea ( e cita) le atmosfere di quei vecchi successi, Antonello prendi nota.

Falling Dove ha degli agganci iniziali con il Paul Simon solista ma poi prendono il sopravvento quegli omaggi stilistici inconfondibili a Paul McCartney ma quello più ispirato e ricercatore di sonorità complesse stemperati nella grande classe del nostro amico Kiwi.

Isolation fluttua tra le atmosfere sognanti degli australiani Church con richiami alla Via Lattea e la solita voce femminile che rende il tutto etereo e delicato, fino all’ingresso di una chitarra elettrica che si fa sempre più aggressiva fino alla coda psichedelica del duetto di soliste con il figlio Liam che di nuovo ricorda i già citati Wilco. Anche Inside Out avrebbe fatto la sua bella figura nella seconda facciata di Abbey Road! (ma sempre con Tweedy e soci nei dintorni (musicali).

Per i più attenti c’è anche una versione Deluxe con DVD aggiunto con otto brani dal vivo in studio (simpaticamente chiamati Upstairs At Home, visto che sono stati registrati negli studi contenuti nella casa di Neil Finn), due dal vivo alla Auckland Town Hall e il video per Saturday Sun, che vedete qua sotto, o se preferite dal vivo da Jools Holland watch?v=esP6uVVwQ-c

Bruno Conti

7 worlds collide sun came out

Il disco è uscito solo nel Regno Unito e in Australia e Nuova Zelanda (dove è arrivato al n.2 delle classifiche), ne esistono due versioni, una singola e una doppia, con errate interpretazioni e notizie che annunciavano il secondo Cd come un live facendo confusione con il disco precedente (un disco dal vivo, anche dvd, pubblicato anche sul mercato italiano, con Eddie Vedder dei Pearl Jam, Johnny Marr degli Smiths, Ed O’Brien e Phil Selway dei Radiohead tra gli altri che interpretano alcune delle più belle canzoni dal repertorio di Neil Finn solista e dei Crowded House. Come dite? Sì ci sono sia Weather with you che Don’t dream is over, esatto quella che ha fatto anche Venditti in italiano, Alta Marea.Ho visto degli ah!).

In effetti sono 24 dicansi ventiquattro pezzi tutti nuovi composti per l’occasione ( e anche questa è una rarità, di solito questi album benefici sono l’occasione per cantare classici, brani famosi o canzoni strappalacrime con amore che fa rima con cuore, magari con dei cori di bambini): se Neil Finn vi invita in Nuova Zelanda a passare le feste di Natale (anche qui non le vacanze estive come qualcuno ha scritto erroneamente), con famiglia al seguito, la Nuova Zelanda ragazzi!!, per scrivere e registrare al momento alcune nuove canzoni da inserire in un doppio album che servirà per raccogliere fondi per la Oxfam, un’organizzazione che opera in più di 100 paesi nel mondo per aiutare i poveri, i diseredati, i bambini, le famiglie in difficoltà, gli direste di no? Natale 2008, i signori di cui sopra (meno Eddie Vedder), ma con Jeff Tweedy, Pat Sansone e John Stirratt dei Wilco, Bic Runga (non una penna ma una bravissima cantautrice neozelandese di origine aborigena, ho fatto la battuta!), KT Tunstall, Don McGlashan (lo so non lo conosce nessuno, grandissimo cantante, sempre neozelandese, già leader dei misconosciuti e geniali Mutton Birds), oltre ad ulteriori membri della famiglia Finn,il fratello Tim, il figlio Liam, la moglie Sharon, un altro figlio Elroy, ma quanti sono?

Il risultato? Una delizia per i palati e le orecchie, di solito questi progetti hanno un brano nuovo e dieci riempitivi, qui vale il caso inverso: si va dal delizioso brano megaBeatlesiano (un marchio di fabbrica della famiglia Finn, ma nel modo più nobile) Too Blue della premiata ditta Finn/Marr, come direbbe Nick Lowe “Pure pop for now people” e vale per tutto il disco, per proseguire con la Harrisoniana (sempre lì caschiamo) You never know cantata da Jeff Tweedy e presente in un’altra versione anche nell’ultimo album dei Wilco (che è stato registrato in parte in nuova Zelanda, sarà l’aria buona!), un duetto con la moglie Sharon (al suo esordio) fragilmente delizioso, bellissima la love ballad Girl Make your Own di Mclashan,  il duetto KT Tunstall Bic Runga, il brano Reptile che contiene il verso che titola l’album ( e qui, ammetto, c’è un coro di bambini), sorprendente Phil Selway il batterista dei Radiohead qui all’esordio come autore e cantante, acustico e delicato (speriamo di non aver creato un nuovo Phil Collins), ma mediamente tutto è di ottima qualità, i brani del giro Wilco, i pezzi della famiglia Finn, se volete sapere tutto ma proprio tutto andate qua www.7worldscollide.com, la causa è nobile, il disco è ottimo magari lo pubblicano pure da noi.

Voto 7,5
Bruno Conti