Una Band Per Tutte Le Stagioni! The Dukes Of September – Donald Fagen, Michael McDonald, Boz Scaggs Live At Lincoln Center

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The Dukes Of September Donald Fagen, Michael McDonald, Boz Scaggs – Live At Lincoln Center 429 Records/Universal DVD o Blu-ray

Forse qualcuno di voi (spero molti) ricorderà la New York Rock And Soul Revue, un ensemble di musicisti che ha operato nel periodo a cavallo tra il 1989 e il 1992, regalandoci un unico disco, il piacevolissimo Live At The Beacon, registrato al famoso teatro newyorkese nelle serate dell’1 e 2 marzo 1991 e pubblicato dalla Giant a fine ottobre dello stesso anno. Gli “istigatori” del progetto erano gli stessi che ora si presentano come The Dukes Of September (ma vanno bene per tutte le stagioni): ossia Donald Fagen (per tutti Mr. Steely Dan), Michael McDonald, il cantante della seconda fase dei Doobie Brothers e Boz Scaggs, nella Steve Miller Band delle origini e poi con una lunga carriera solista che ha toccato tutti i generi, dal blues degli inizi, al blue-eyed-soul e funky degli anni ’70 e poi la musica raffinata e cesellata che lo ha sempre caratterizzato fino all’ultimo, bellissimo, Memphis http://discoclub.myblog.it/2013/02/27/la-classe-non-e-acqua-boz-scaggs-memphis/. Ma nella formazione originale degli anni ’90 c’era anche uno dei maestri del blues e del R&B (e di Ray Charles, anche The Genius ne aveva uno, o più d’uno) come Charles Brown, oltre ad una delle voci più belle mai prodotte dalla musica americana (e tra le mie preferite in assoluto, come ben sa chi legge il Blog) come Phoebe Snow http://www.youtube.com/watch?v=JgBrmOZCyVg , e due terzi (i meno noti, comunque bravi) dei Rascals, Eddie & David Brigati, quelli di Groovin’, che infatti era presente nel CD.

new york rock and soul revue

Quindi il menu della Revue era ancora più ricco di voci e sapori, ma anche la versione “ristretta” della Band, quella attuale, che da qualche anno gira con il nome The Dukes Of September, per continuare a spargere il seme della buona musica (quella che piace a loro, soul, blues, errebì, funky, classici degli anni ’60 e della loro discografia) oltre che per divertire e divertirsi, è sempre un gruppo più che rispettabile, i tre leader hanno qualche annetto fa in più e ogni tanto la voce non arriva dove vorrebbe (con l’eccezione di Scaggs, sempre in forma vocale strepitosa), ma i musicisti che li accompagnano sono formidabili, a partire da Michael Leonhart, qui in versione di trombettista e leader della sezione fiati, completata da Walt Weiskopf e Jay Collins a sax e fiati, proseguendo con Jon Herington, chitarrista sopraffino, anche lui da tempo collaboratore di Donald Fagen sia nell’ultimo Sunken Condos (http://discoclub.myblog.it/2012/10/18/torna-il-cesellatore-donald-fagen-sunken-condos/) quanto nelle esibizioni Live con gli Steely Dan. Jim Beard, che si alterna e si integra alle tastiere con Fagen e McDonald, oltre ad avere una notevole discografia jazz e fusion e ad avere suonato nei dischi di Herington e Walter Becker, l’altro Steely Dan. Sezione ritmica lussuriosa con il bassista Freddie Washington, sempre del giro e Shannon Forrest, il batterista che oltre ad essere un turnista di lusso era nell’ultimo disco di Scaggs, Memphis. A completare il tutto le due vocalist di supporto, la moglie di Leonhart, Carolyn e Monet Owens. 

Poi, non avendo potuto assistere di persona (come penso tutti voi) al concerto tenutosi al Lincoln Center, nel 2012, a due passi da Manhattan o avere visto lo stesso alla PBS Television, basta inserire il dischetto nel lettore DVD e si inizia a godere. Sono 18 brani, all’incirca un’ora e mezza che traccia la storia della musica americana. Lo strumentale programmatico People Get Up And Drive Your Funky Soul presenta la band sul bellissimo palco del Lincoln Center, poi la chitarra di Herington si impossessa del celeberrimo riff di Who’s That Lady, uno dei pezzi più belli del periodo post-hendrixiano degli Isley Brothers, uno stupendo brano di, come definirlo, “soul spaziale”, con i tre protagonisti, prima Scaggs, poi Fagen e infine McDonald a dividersi le parti cantate e la band che inizia a macinare musica nella migliore tradizione delle grandi revue concertistiche. Sweet Soul Music, l’altrettanto celebre brano di Arthur Conley, che è un piccolo bigino di tutta la musica soul, con fiati e coriste che impazzano, vede Scaggs alla chitarra solista mentre i tre si dividono ancora democraticamente le strofe della canzone, deliziosa come sempre. Poi partono gli spazi solisti: Michael McDonald per primo,  con la sua melliflua e raffinata I Keep Forgettin’, che era su If That’s What It Takes, il primo disco del 1982, la voce ogni tanto “sforza” ma è sempre un bel sentire, Kid Charlemagne è uno dei brani migliori degli Steely Dan,dal groove inconfondibile, immancabile nei concerti e qui Fagen si trova decisamente più a suo agio rispetto agli altri brani, dove comunque se la cava alla grande. The Same Thing, con l’ottimo Herington alla slide, è proprio il celebre blues scritto da Willie Dixon per Muddy Waters, e qui Boz Scaggs dimostra di avere ancora una voce fantastica, la più inossidabile del trio al passare del tempo, e allo stesso tempo di essere anche un ottimo chitarrista.

Miss Sun inizia a scaldare la pista da ballo, con il funky misto a blue-eyed soul di Scaggs, un brano del 1980 che scivola liscio come l’olio sul wah-wah che lo attraversa, mentre le coriste (la Owens soprattutto, qui in duetto con Boz) e fiati si dannano sempre l’anima. E’ musica anche commerciale e easy, ma come è fatta bene, sei minuti e mezzo di delizie vocali. You Never Can Tell è proprio il classico di Chuck Berry, ancora Boz a guidare la band per una versione che ripropone lo stile country’n’roll dell’oriiginale, anche grazie alla fisarmonica di Michael McDonald e al pianino honky-tonk di Fagen. Ovviamente non potevano mancare pure un paio di classici dei Doobie Brothers, il primo a fare la sua apparizione è What A Fool Believes, chi scrive ha sempre avuto una preferenza per i primi Doobies, quelli di Tom Johnston e Patrick Simmons, ma non posso negare che le evoluzioni vocali soul-rock di McDonald hanno sempre avuto un loro fascino. Torna il repertorio degli Steely Dan per una sontuosa Hey Nineteen, uno dei brani più belli di Donald Fagen (ma ne ha fatti di brutti?), con i precisi interventi dei vari solisti e della band, poi è tempo di “Philly Sound” per una Love TKO che viene dal repertorio di Teddy Pendergrass, ma sia McDonald che Scaggs l’hanno incisa, un soul ballad sontuosa, uno degli standard della musica anni ’70 nell’era pre-disco, qui la canta splendidamente Boz, che voce che ha ancora il “ragazzo”, 70 anni quest’anno ma come canta! Di nuovo repertorio Steely Dan per una pimpante Peg, grande assolo di Herington, con Fagen che lascia il giusto spazio ai suoi pard ma spesso sale al proscenio con la sua melodica, come in questo brano.

In ogni caso secondo me il grande protagonista della serata è proprio Boz Scaggs, quando parte il riff di basso di Lowdown (uno dei più ripresi da chi ama la musica funky di gran classe dei seventies) è goduria pura http://www.youtube.com/watch?v=4p8LEAanLZs , Freddie Washington magistrale nella scansione ritmica, e Harington alla solista, ma tutta la band è magnifica. La parte finale del concerto è decollata e da qui in avanti è un tripudio per il pubblico: McDonald in gran spolvero, anche al piano, in una trascinante Takin’ It To The Streets http://www.youtube.com/watch?v=NQmYB7_Z93Q  e poi una versione eccellente di Reelin’ In The Years con la band che gira a mille, Herington alla solista su tutti, ma anche Fagen canta veramente bene. E poi si capisce che lo stile dei tre è interscambiabile e si incastra in quello degli altri senza il minimo problema. Ancora Scaggs sugli scudi per una perla della funky music virata rock come Lido Shuffle http://www.youtube.com/watch?v=iAZXVmGPhBM : non so quanti di voi lo conoscano, in caso contrario è una lacuna da colmare assolutamente, un signore che ha percorso tutte le strade del rock, dal blues con Steve Miller e Duane Allman al funky, al soul e poi di nuovo al rock, con una classe sempre integra, sentire per credere, un vero bianco “nero”! Si conclude con un altro dei capolavori di Donald Fagen, la riflessiva e bluesata (per l’occasione) Pretzel Logic con Jon Herington che viene stimolato a prendersi i suoi spazi. I tre grandi bianchi concludono con quello che era uno dei classici del rock “nero”, Buddy Miles prima, da solo e con Santana, Hendrix con la Band Of Gypsys, poi, mentre per l’occasione viene rivoltata in una versione anche jazzata, cantata da McDonald, più raffinata ma sempre vicina allo spirito “selvaggio” dell’originale. Titoli di coda e sigla finale, grazie per la bella serata, rende benissimo anche su DVD, musica per le gambe e la braccia, ma soprattutto per il cervello, funky soul come dicono le coriste nella coda del DVD?

Bruno Conti