Quanto A Talento Anche Qui Non Si Scherza, “L’Album Americano” Di Laura Marling – Short Movie

laura marling short move

Laura Marling – Short Movie – Ribbon Music/Caroline/VIrgin/Universal

Laura Marling ha compiuto 25 anni il 1° febbraio scorso, ma in cinque anni di carriera ha già pubblicato cinque album; il primo Alas, I Cannot Swim, uscito in concomitanza del suo 18esimo compleanno. Ed è uno dei rari casi, in presenza di musica di qualità, in cui il successo commerciale e quello di critica sono sempre andati a braccetto. Mi è capitato alcune volte di parlare dei dischi della Marling sul Blog e non ho potuto giustamente esimermi dal magnificarne la bellezza, e anche per questo Short Movie non posso che confermare: siamo di fronte ad un talento in continuo divenire ed il nuovo album è assolutamente da gustare senza remore di alcun tipo. Nel titolo del Post parlo di “album americano”,  solo in quanto lo stesso è stato concepito ed influenzato dalla permanenza di Laura sull’altro lato dell’oceano, California e New York, soprattutto la prima, i luoghi dove ha vissuto per un paio di anni, anche se nel frattempo, alla fine del 2014, è tornata a vivere a Londra. Proprio a Londra era stato comunque completato e registrato il disco, con l’aiuto dei produttori Dan Cox Matt Ingram, quest’ultimo anche batterista e percussionista all’interno dell’album; il vecchio amico Tom Hobden dei Noah And The Whale (dove Laura aveva militato tra il 2006 e il 2008, fino alla fine della sua relazione amorosa con Charlie Fink), al violino e archi, Nick Pini (che nella presentazione del CD avevo erroneamente chiamato Pinki) al basso e la collaboratrice storica Ruth De Turberville al cello, completano il cast dei musicisti utlizzati nel disco. La stessa Laura Marling si è occupata delle chitarre, acustiche ed elettriche.

E qui sta la sorpresa nel sound del nuovo disco: il babbo di Laura le ha regalato una Gibson ES 335, e come lei stessa ha detto in varie interviste questo fatto ha inlluenzato profondamente il sound delle canzoni, tanto che in fase di presentazione aveva parlato addirittura (spaventandomi non poco) di album “elettronico”, forse anche per l’uso dei Pro-tools, utilizzati dagli assistenti al mixaggio. Per fortuna gli ingredienti tecnici e strumentali, per quanto importanti, non hanno inficiato la qualità dei brani, come al solito molto elevata e anche se possiamo parlare di un suono più elettrico, a tratti, lo stile della Marling rimane quel folk classico con innesti rock e la vicinanza ai nomi classici del cantautorato, Joni Mitchell in primis, ma anche Suzanne Vega, e gli alfieri del nuovo folk-pop, oltre ai citati Noah And The Whale, Mumford and Sons, Johnny Flynn, spesso suoi compagni di avventura, senza dimenticare quelle influenze di Pentangle (quindi Renbourn e Jansch, ma anche Donovan e Incredible String Band) Fairport Convention, Sandy Denny, Linda Thompson, e dischi classici del rock britannico, come Led Zeppelin III o i Pink Floyd più bucolici. Ovviamente per molti di questi nomi si può che parlare di influenze indirette, magari la nostra amica manco li conosce o li frequenta, ma si “respirano” nel panorama inglese e nei suoi dischi, forse incosciamente https://www.youtube.com/watch?v=mUnZybH1nTE .

Questo “lavoro” sul timbro della voce conferisce a tratti un’aura sognante alle canzoni, come nell’iniziale Warrior, percorsa anche da effetti sonori e percussioni varie che arricchiscono il tessuto del brano, per il resto sorretto solo dall’arpeggio della chitarra acustica, ma l’eco, la voce che si avvicina e si allontana danno un tocco di magia che la rende più affascinante, inizio intrigante. In False Hope appare la prima chitarra elettrica, il suono si fa decisamente più rock, un riff “sporco” e ripetuto che prelude all’ingresso della batteria, ma sempre con effetti e tocchi geniali che rendono più incisivo il risultato sonico, che qualcuno ha paragonato alle cavalcate di PJ Harvey,  eroina del rock alternativo britannico, altri ci hanno visto echi di Patti Smith e dei Velvet Underground, comunque lo si veda brano eccellente, canzone ispirata dall’incontro ravvicinato con l’uragano Sandy a New York, e che nei primi reportage sul disco era stata presentata erroneamente come Small Poke (mi ero fidato anch’io di quanto letto, ciccando di brutto). I Feel Your Love, una canzone su un amore contrastato almeno a livello cerebrale, vive sugli spunti della chitarra acustica fluida e vivace della Marling, e si colloca musicalmente a metà strada tra la divina Joni e Suzanne Vega, con il lavoro del cello e degli archi che nebulizzano il suono. Walk Alone con la sua chitarra elettrica gentilmente pizzicata profuma di California e della gloria mai passata della West Coast più geniale, con Laura che cerca anche degli arditi falsetti che ricordano sempre quella signora di cui sopra, mentre il solito cello provvede a rendere più corposo il tutto. In Strange Laura Marling assume una tonalità vocale sardonica, maliziosa, quasi “perfida”, nel suo fustigare questo uomo sposato che ama la protagonista della canzone, ma diventa a sua volta il protagonista negativo del brano, che musicalmente, tra percussioni e chitarre acustiche, si situa in quella nicchia che sta tra i Led Zeppelin e i cantautori acustici dei primi anni ’70. Don’t Let It Bring You Down racconta della sua permanenza californiana a Sliver Lake, il primo luogo da poter chiamare casa, dopo sei anni vissuti girovagando, il pezzo sembra, anche vocalmente, una canzone dei primi Pretenders di Chrissie Hynde, se avessero voluto dedicarsi al folk-rock, e prende il meglio di entrambi i mondi, l’eleganza del folk e la briosità del pop.

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Easy contiene un verso tra i più visionari del disco “How did I get lost, looking for God on Santa Cruz? Where you go to lose your mind.  Well, I went too far this time” e musicalmente naviga ancora i mari della folk music più raffinata, con influenze quasi orientaleggianti nel cantato onirico e nel fingerpicking della chitarra. Gurdjieff Daughter’s cerca di raggiungere la “quarta via” proposta dal mistico e filosofo armeno, ma musicalmente sembra quasi un brano dei primi Dire Straits, un bellissimo pezzo elettrico cantato in piena souplesse dalla Marling, che si gode questo tuffo in una canzone costruita secondo la migliore tradizione della musica pop e rock, fin nel tintinnare delizioso delle chitarre elettriche. E anche Divine, che ha quasi gli stessi accordi del brano precedente, in versione acustica, con armonie vocali appena accennate e le solite sparse coloriture del gruppo di musicisti presente nel disco, si ascolta con grande piacere, mentre How Can I, è Joni Mitchell allo stato puro, tra Blue e Hejira, con le sue percussioni dal colpo secco, il borbottio del contrabbasso, le chitarre acustiche nervose e piccoli accenni di elettrica, forse il centrepiece dell’intero album, breve ma bellissima. Howl At The Moon è una sorta di blues elettrico, leggermente psichedelico, con la chitarra elettrica che disegna una traiettoria circolare quasi onirica e il cantato molto rarefatto, volutamente minimale, che moltiplica il fascino austero della canzone. Short Movie, la canzone che dà il titolo a questa raccolta, è uno dei brani più “strani” del disco, con degli archi dal suono leggermente dissonante, una sezione ritmica incalzante, inserti sonori che illustrano questo ipotetico “film breve” che raggiunge il suo climax nel crescendo finale https://www.youtube.com/watch?v=DdCdT_dcmUI . Si conclude con Worship Me, una ode quasi mistica a Dio, condotta nella prima parte solo da una chitarra elettrica, che poi viene avvolta dalle volute malinconiche della sezione archi, per questa mini sinfonia concertante, che illustra ancora una volta la costante crescita di questa magnifica cantautrice.

Esce domani.

Bruno Conti

Novità Di Maggio Parte III. Cheap Trick, David Bowie, Thea Gilmore, Joe Satriani, Peter Rowan, Noah And The Whale

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Proseguiamo la disamina delle novità in uscita il 7 maggio (e non solo) con un paio di cofanetti e un “vecchio amico”.

L’uscita dei titoli in cofanetto della Sony dal catalogo Columbia, Epic, RCA, Arista prosegue inarrestabile. Mentre tornano disponibili per l’Europa il box dedicato alla Mahavishnu Orchestra e quello mega, da 25 CD, The Complete Rca Albums, dedicato alla discografia di John Denver e rilanciato dal recente ottimo tributo Music Is You, come novità esce questo The Complete Epic Albums Collection, che in 14 CD raccoglie tutta la produzione dei Cheap Trick tra il 1977 e il 1990:

  • 1. Cheap Trick (Expanded)
  • 2. In Color (Expanded)
  • 3. Heaven Tonight (Expanded)
  • 4. At Budokan: The Complete Concert (2 CDs)
  • 5. Dream Police (Expanded)
  • 6. Found All the Parts
  • 7. All Shook Up
  • 8. One on One (newly remastered for this box)
  • 9. Next Position Please (Authorized Version)
  • 10. Standing on the Edge (newly remastered for this box)
  • 11. The Doctor (newly remastered for this box)
  • 12. Lap of Luxury  (newly remastered for this box)
  • 13. Busted (newly remastered for this box)

Più modesto, ma sempre a prezzo “cheap”, esce anche un cofanetto da 5 CD di David Bowie, si chiama Zeit 77-79, con la trilogia berlinese, Low (1977), Heroes (1977), Lodger (1979), più il doppio dal vivo Stage (1978) nel remaster del 2005 fatto da Tony Visconti con Stand e Be My Wife aggiunte. La differenza, oltre al prezzo assai contenuto, è che escono su etichetta EMI dopo essere stati su RCA e Rykodisc.

Quest’anno a luglio compie 71 anni anche lui, ma Peter Rowan non dà segnali di volersi ritirare, questo The Old School esce a tre anni dal precedente Legacy, pubblicato come Peter Rowan Bluegrass Band e si aggiunge alla ventina di album pubblicati come solista, oltre ad innumerevoli collaborazioni ed ai dischi pubblicati con gli Earth Opera, i Seatrain, gli Old & In The Way (con Jerry Garcia) e i Rowans (con i fratelli). La musica, a parte gli inizi, tra rock, psychedelia e country, ha sempre ruotato attorno al bluegrass, la old time music, il folk e anche questo nuovo The Old School, edito a fine aprile dalla Compass, gravita sempre intorno a questi stili. Il sound del disco richiama alla mente i suoi inizi quando era uno dei componenti della band di Bill Monroe (peraltro solo per un anno tra il ’66 e il ’67): musica suonata con strumentazione acustica, molti ospiti “famosi”, Del McCoury e altri componenti della famiglia, i violinisti Buddy Spicher e Stuart Duncan, uno degli iniziatori del new grass, JD Crowe, l’ottantenne mandolinista Bobby Osborne e altri “giovanotti”, tra i quali spicca il bassista Dennis Crouch, l’unico, penso, sotto i 50 anni. Ma l’album ha una freschezza ed un vigore che lo colloca tra i migliori album in assoluto tra quelli realizzati da Rowan. Ovviamente solo per chi ama il genere.

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Altro terzetto eterogeneo.

Avevamo lasciato Thea Gilmore nel 2011 con due album “nuovi”: John Wesley Harding dove riproponeva nella sua versione tutto il classico disco di Bob Dylan e poi Don’t Stop Singing il CD con brani creati dalla stessa Thea a partire da testi inediti ritrovati di Sandy Denny (disco che era entrato anche, miracolosamente nella top 100 inglese). Entrambi i dischi molti belli per chi scrive, che ama particolarmente questa cantautrice di Oxford. Ora, dopo la pausa per maternità. esce Regardless, il nuovo album di studio distribuito come di consueto dalla Fullfill e prodotto dal collaboratore abituale Nigel Stonier. Gli arrangiamenti di archi di Pete Wingfield non hanno incontrato il favore di tutti ma da quello che ho potuto ascoltare la voce (il suo “strumento” migliore”) è sempre in bella evidenza.

Nuovo album anche per Joe Satriani, il 14° in studio, si chiama Unstoppable Momentum ed esce, come al solito, per la Epic. Tutto strumentale, e anche questa non è una novita, nel disco suonano, Vinnie Colaiuta alla batteria, Chris Chaney dei Jane’s Addiction al basso e Mike Keneally, alle tastiere, vecchio collaboratore di Zappa e Stevie Vai, che passa al “nemico”.

Quarto album di studio per Noah And The Whale, titolo Heart Of Nowhere, etichetta Mercury, as usual, nella title-track appare come ospite Anna Calvi. Le recensioni delle riviste inglesi sono state abbastanza positive, non ho avuto tempo di sentirlo per cui non vi so dire. La canzone del video è molto piacevole.

Anche per oggi, per le novità, è tutto. A domani per il resto.

A parte potete leggere la recensione del nuovo Archie Roach, Tino “dall’Australia”, ma in quali altri Blog musicali? La ricerca continua.

Bruno Conti

Novità Di Marzo Parte II. Billy Joel, Keith Emerson Band, R.e.m., Noah and The Whale, Band Of Heathens Eccetera

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Questa settimana visto che il piatto di uscite è ricco (nuove uscite per l’8 marzo, titoli già usciti e conferme) anticipo di un giorno la lista e cercherò di limitare i commenti al minimo (ma sarà dura)!

Partiamo con il nuovo triplo dal vivo di Billy Joel Live At Shea Stadium, 2CD + 1DVD Sony Music/Legacy. Per essere precisi esce l’8 marzo negli States e in Europa ma da noi la data è il 15 marzo, quindi pazientate. Si tratta della registrazione del concerto tenuto da Joel in occasione della chiusura dello storico stadio di New York (nel frattempo il concerto allo stadio che lo ha sostituito, il Citi Field, Good Evening New York City di Paul McCartney è uscito già da un paio d’anni). Il cofanetto contiene 25 brani sia nella versione CD che DVD e tra gli ospiti speciali ci sono: Paul McCartney, immancabile, Steven Tyler, Roger Daltrey, John Mellencamp, Garth Brooks, Tony Bennett e John Mayer). Classici a profusione e questa Captain Jack che è troppo bella watch?v=IhHfJ2BfsEY, Piano Man è un disco fantastico!

Il doppio Cd (o DVD) dal vivo Moscow della Keith Emerson Band esce l’8 marzo per la ear/Edel e comprende un misto di brani nuovi e classici degli E L & P rivisitati con Marc Bonilla alla chitarra. Registrato al Moscow Theatre nel 2008 in Dolby Digital Surround 5.1 ci sono rivisitazioni di Karn Evil 9, Lucky Man, The Barbarian, Tarkus e la suite dello Schiaccianoci.

Dei R.E.M. Collapse Into Now detto più volte, confermo l’uscita su Warner Bros l’8 marzo. La prima tiratura è una Special Edition Digipack limitata (ma con gli stessi brani). Niente Deluxe stavolta. C’è anche una versione in vinile, singola.

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Queste sono tre novità della Blue Rose, già disponibili da inizio settimana per i tipi dell’Ird. In effetti la data ufficiale dei Band Of Heathens, l’eccellente Top Hat Crown & The Clapmaster’s Son avrebbe dovuto essere il 25 marzo. Ma visto che ci siamo era in ballottaggio per il post odierno, entro la fine della settimana prometto recensione completa per la band di Austin.

The Baseball Project è il progetto alternativo di Steve Wynn, Peter Buck, Scott McCaughey e Linda Pitmon. In tutto e per tutto un progetto roots and rock anche se incentrato, nel contenuto dei testi, sul mondo del baseball. Questa volta ospiti a go-go: Craig Finn (Hold Steady),Ben Gibbard (Death Cab For Cutie), Steve Berlin (Los Lobos), Ira Kaplan degli Yo La Tengo e 2 dei Decemberists. Accipicchia!

Markus Rill è un cantautore tedesco (ebbene sì) ma canta in inglese, tra ufficiali e autoprodotti questo dovrebbe essere il suo nono CD, il terzo per la Blue Rose, registrato come i due precedenti in quel di Nashville, Tennessee con il fior fiore dei musicisti del country alternativo della città e con il cantante dei Not So farmer John e un paio di donzelle scandinave a duettare. Country, Roots e Americana, titolo Wild, Blue & True. Potrebbe sorprendervi, gran bella voce, profonda e vissuta, belle canzoni, consigliato, fidatevi!

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Triplete di alternative rock in uscita l’8 marzo. I primi due del gruppo Universal. Noah And The Whale che giungono al terzo album con Last Night On Earth farebbero parte di quel filone del nu-folk britannico con Mumford and Sons, Johnny Flynn e Laura Marling. Anzi, il leader Charlie Fink ( e qui entra il Corriere della Serva, un po’ di sano gossip) era il boyfriend della Marling prima di Marcus Mumford. Essendo stati loro tra i predecessori di questo filone, in questo nuovo album c’è uno spostamento verso sonorità 70’s (per ripicca?) alla Lou Reed con venature vagamente elettroniche mantenendo però molte delle basi del loro sound. Etichetta Mercury. Data italiana non conosciuta (di uscita).

Gli Elbow sono uno dei gruppi storici del rock alternativo inglese. Build a Rocket boys! è il loro quinto album. Disponibile anche in versione digipack (identica nei contenuti musicali, ma più cara).

Il nuovo Buffalo Tom si chiama Skins esce per la loro Scrawny Records (distr. Audioglobe), c’è in versione singola e doppia, è il loro ottavo album di studio, il secondo dopo il ritorno, vede la partecipazione di Tanya Donnelly in un brano e conferma lo spostamento verso sonorità più country-roots, blue collar americana, ma quando c’è da pestare la band di Bill Janowitz non si tira indietro. Non male comunque!

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Un trio di voci femminili per concludere questo giro. Heidi Talbot (che non è quella della capretta, ho fatto la battuta!) è la ex-leader del trio anglo-americano Cherish The Ladies, questo The Last Star è il suo terzo album da solista, già uscito in UK da qualche mese ora ha una distribuzione più sostenibile con l’etichetta americana Compass. Produce, come al solito, il compagno John McCusker, violinista, chitarrista e cantautore folk (non nu) sopraffino anche in proprio, tra gli altri partecipanti Boo Hewerdine, Eddi Reader, Karin Polwart e Kris Drever. Se amate il folk britannico di qualità. in conclusione c’è anche una cover di At The End of The Day di Sandy Denny. Devo aggiungere altro?

Avril Lavigne, sempre l’8 marzo pubblica il suo nuovo, quarto album Goodbye Lullaby per la Sony Music. C’è anche una versione Deluxe con il DVD che contiene il making of del disco.

Sara Evans una volta faceva country, ma proprio quello classico di Nashville. Come altre colleghe ormai si è spostata verso un country-pop che la indica come rivale della Avril di cui sopra. Questo Stronger è il suo sesto album, sempre Sony Music, il primo dopo sei anni di pausa. Brani scritti da Kara DioGuardi, Marty Frederiksen e Hilary Scott dei Lady Antebellum. Produce Simon Climie, esatto quello dei Climie Fisher che ha cercato di massacrare Clapton & Cale e Michael McDonald prima di dedicarsi, giustamente, al vincitore di American Idol del 2009. Anche in questo caso ho detto tutto.

Ce ne sarebbero molti altri ma per oggi basta così.

Alla prossima.

Bruno Conti