Altro Cofanetto Interessante, Da Verificare! Otis Redding – Live At The Whisky A Go Go: The Complete Recordings Nei Negozi Dal 14 Ottobre

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Otis Redding – Live At The Whisky A Go Go: The Complete Recordings – 6 CD Stax/Universal – 14-10-2016

Continuiamo con le segnalazioni di interessanti box in uscita nei prossimi mesi, questa volta tocca a Otis Redding, The King Of Soul, il grande cantante di Dawson, Georgia, scomparso quasi 50 anni fa, nel 1967, quando di anni non ne aveva neppure 27 anni (quindi non rientrando nel “club” di cui avrebbero fatto parte, da lì a poco, in rapida sequenza, Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, e poi in anni più recenti Kurt Cobain e Amy Winehouse, ma in passato anche Robert Johnson e Alan Wilson dei Canned Heat, oltre a moltissimi altri meno noti). Dicevo che sono passati quasi 50 anni dalla morte di Otis, ma quasi ogni anno escono “nuovi” album che ne alimentano la leggenda. Il “da verificare” nel titolo del Post non è messo a caso, in quanto questo box da 6 CD Live At The Whisky A Go Go: The Complete Recordings , in uscita il prossimo autunno, è l’ennesima prova discografica che si occupa dei concerti tenuti da Redding al famoso locale Whisky A Go Go, situato sulla Sunset Strip di West Hollywood, LA; Calfiornia, nei giorni tra l’8 e il 10 aprile del 1966, l’anno prima dell’enorme successo ottenuto al Monterey Pop Festival.

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Come vedete dai due album riportati qui sopra, per rendere più facile la narrazione, quei concerti hanno avuto diversi dischi dedicati alle serate in oggetto: a cominciare dal classico In Person At The Whisky A Go Go, uscito nell’ottobre del 1968, pochi mesi dopo la morte del cantante, che conteneva dieci brani, poi bissato da Good To Me (Recorded Live At The Whisky A Go Go vol.2), uscito in CD nel 1993 per la Stax, e che era una riproposta di Recorded Live: Previously Unreleased Performances, pubblicato in LP dalla Atlantic nel 1982, e potenziato fino a 12 tracce dalle otto del vinile. Poi negli anni 2000 le ristampe di Redding hanno continuato ad uscire, anche quelle specifiche dedicate alle tre serate sul Sunset Strip.

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Ed ecco quindi che nel 2010 esce il doppio Live On The Sunset Strip, attribuito a Otis Redding & His Orchestra, con 28 brani sempre tratti da quei concerti, portando il totale delle varie pubblicazioni a 50 canzoni (ma molte si ripetono nei diversi album usciti nel corso degli anni). Comunque questi erano i brani contenuti nel doppio:

CD 1
— Show 2, Set 3 —
1. Security 3:07
2. Just One More Day 5:20
3. These Arms Of Mine 3:10
4. Satisfaction 6:44
5. I Can’t Turn You Loose 6:20
6. Chained And Bound 4:52
7. Respect 3:36

— Show 3, Set 1 —
8. I’m Depending On You 4:46
9. I Can’t Turn You Loose 6:18
10. Satisfaction 6:06
11. Chained And Bound 7:32
12. Just One More Day 4:33
13. Any Ole Way 4:03

CD 2
— Show 3, Set 1 —
1. I’ve Been Loving You Too Long (To Stop Now) 3:56
2. Satisfaction 5:02
3. Destiny 2:56
4. Security 2:57
5. Good To Me 3:35
6. Respect 2:13
7. Chained And Bound 6:57
8. Mr. Pitiful 2:18
9. Satisfaction 6:28
10. Ole Man Trouble 2:40
11. I Can’t Turn You Loose 4:41
12. A Hard Day’s Night 4:13
13. These Arms Of Mine 3:34
14. Papa’s Got A Brand New Bag 10:08
15. Satisfaction 3:31

Come vedete questa volta c’è più precisione, i pezzi sono attributi ai singoli concerti, ma anche in questa occasione in modo frammentario, una parte del secondo concerto, una parte del terzo, dove comunque i brani sono sempre presentati in versioni molto differenti tra loro, prendete Satisfaction che dura 3, 5 o quasi 7 minuti, a seconda dei diversi set, e con una lunghissima Papa’s Got A Brand New Bag di James Brown, oltre a A Hard Day’s Night dei Beatles a bilanciare il pezzo degli Stones. Non vorrei ricordarvi l’importanza di Otis Redding nell’ambito del deep soul sudista e del R&B (ma lo sto facendo) un cantante e uomo di spettacolo formidabile, una vera forza della natura, con una voce che racchiudeva la dolcezza di Sam Cooke e la potenza di Solomon Burke Jackie Wilson nelle proprie corde vocali. Un vero mito della musica che quasi tutti i cantanti neri citano ancora oggi tra le loro influenze (non ultimo Michael Kiwanuka del quale nei prossimi giorni vi proporrò la recensione del nuovo album, Love & Hate), catturato in uno dei suoi momenti di massimo splendore nelle tre serate al Whisky A Go Go ora riproposte nella loro interezza nel triplo CD di prossima uscita.

Ecco la lista completa delle canzoni contenute nel cofanetto:

[CD1]
1. Introduction
2. I Can’t Turn You Loose
3. Pain in My Heart
4. Good to Me
5. Just One More Day
6. Mr. Pitiful
7. (I Can’t Get No) Satisfaction
8. I’m Depending on You
9. I’ve Been Loving You Too Long
10. Good to Me
11. Security
12. Respect

[CD2]
1. Just One More Day
2. (I Can’t Get No) Satisfaction
3. Any Ole Way
4. These Arms of Mine
5. I Can’t Turn You Loose
6. Pain in My Heart
7. Good to Me
8. (I Can’t Get No) Satisfaction

[CD3]
1. Introduction
2. Mr. Pitiful
3. Good to Me
4. Respect
5. Just One More Day
6. I Can’t Turn You Loose
7. Ole Man Trouble
8. (I Can’t Get No) Satisfaction

[CD4]
1. Introduction
2. (I Can’t Get No) Satisfaction
3. Any Ole Way
4. I ve Been Loving You Too Long
5. I’m Depending on You
6. I Can’t Turn You Loose
7. Introduction
8. Security
9. Just One More Day
10. These Arms of Mine
11. (I Can’t Get No) Satisfaction
12. I Can’t Turn You Loose
13. Chained and Bound
14. Respect

[CD5]
1. Introduction
2. I’m Depending on You
3. I Can’t Turn You Loose
4. (I Can’t Get No) Satisfaction
5. Chained and Bound
6. Just One More Day
7. Any Ole Way
8. I’ve Been Loving You Too Long
9. (I Can’t Get No) Satisfaction

[CD6]
1. Introduction
2. Destiny
3. Security
4. Good to Me
5. Respect
6. Chained and Bound
7. Mr. Pitiful
8. (I Can’t Get No) Satisfaction
9. Ole Man Trouble
10. I Can’t Turn You Loose
11. A Hard Day’s Night
12. These Arms of Mine
13. Papa’s Got a Brand New Bag

Il repertorio si ripete nei vari set, ma le versioni, molto diverse tra loro in parecchi brani, sono comunque sempre interessanti, spesso devastanti, senza dimenticare che delle 64 canzoni opportunamente rimasterizzate moltissimievengono pubblicate per la prima volta, e quindi anche in questa occasione è veramente il caso di dire “imperdibile”, sulla fiducia, in attesa dell’uscita. Un pezzo di storia della musica, non solo soul.

Bruno Conti

Solo Piano E Voce, Ma Che Voce! Katie Webster The Swamp Boogie Queen – I’m Bad

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Katie Webster – The Swamp Boogie Queen I’m Bad – Wolf Records/Ird

Katie Webster ormai è scomparsa dal lontano 1999, e quando se ne è andata aveva solo 63 anni. Considerata una delle grandi interpreti del blues e del soul, ma anche grande pianista boogie-woogie ( e in questa guisa aveva già inciso alcune cose sul finire degli anni ’50), la Webster, cosa nota, ma non notissima, negli anni ’60 aveva fatto parte della band che accompagnava Otis Redding, spesso aprendone anche i concerti. Accostata giustamente alla swamp music di New Orleans, di cui era gloriosa interprete, in effetti la nostra amica era nata a Houston, e sempre in Texas, a League City, è morta. In mezzo ci sono stati vari anni di carriera, con alcune pause: dopo la non lunghissima militanza con Otis, aveva tentato una prima volta la carriera solista, ma senza tanta convinzione,  dedicandosi negli anni ’70 alla cura dei genitori malati, per poi lanciarsi a fondo nella musica verso la metà degli anni ’80, quando incise prima due buoni dischi per la Arhoolie e poi dal 1988 al 1991,  tre notevoli album per la Alligator, due dei quali, The Swamp Boogie Queen e Two-Fisted Mama, dei mezzi capolavori. Questo I’m Bad la cattura proprio dopo l’uscita del secondo disco citato poc’anzi: si tratta di un concerto registrato ad Atene (quella “vera” in Grecia, non le varie copie sparse per gli Stati Uniti), inedito a livello discografico, ed ora pubblicato per la prima volta dalla etichetta austriaca Wolf Records, specializzata in blues, nella serie denominata appunto Louisiana Swamp Blues, di cui è il settimo volume.

La Grecia, che era un paese dove ritornava spesso, avendo stretto delle amicizie con musicisti locali, tra cui John Angelatos che firma le note dell’album, in un certo senso le fu fatale: infatti Katie ebbe un primo infarto proprio ad Atene nel 1993, ritornando sulle scene l’anno successivo, ma fu poi costretta a diminuire le sue apparizioni, fino alla morte avvenuta nel 1999 a causa di un altro infarto. Ma in questo concerto del 12 novembre 1990 la troviamo in gran forma, solo voce e piano, ma con quella voce è comunque un piacere ascoltarla, anche se nei dischi di studio, con un adeguato accompagnamento, era devastante il suo impatto vocale. Il repertorio proposto è ricco e variegato: si va dal blues travolgente di una serrata Got My Mojo Workin’ alla più riflessiva I Want You To Love Me, dove già si colgono le qualità che la avevano fatta definire “Two Fisted, Piano Pounding, Soul Singing, Swamp Boogie Quuen”. Una perizia al piano che risalta ancor più in un travolgente Katie’s Boogie, uno dei vari pezzi che porta la sua firma, con il vero nome di Kathryn Jewel Thorne. Come pure l’ottima title track I’m Bad, scritta insieme a Vasti Jackson, una slow blues ballad intensa e dalla grande carica emotiva, per non parlare di una soave e divertita Basin Street Blues, sempre con le mani che volano sul piano. Come dimostra di nuovo nella grintosa Two Fisted Mama, sempre con quella voce strepitosa, per poi sorprenderci con una delicata cover di So For Away, il bellissimo brano dei Dire Straits presente in Two Fisted Mama https://www.youtube.com/watch?v=_Ihqk7iapM8  e stenderci con un medley di un paio di brani di John Lee Hooker, Hobo Blues/Boogie Chillen.

Tra i classici del soul di New Orleans una splendida versione di Sea Of Love, per poi tornare al blues con una notevole rilettura di Honest I Do di Jimmy Reed, ammiccante e ritmata il giusto. Altra chicca sul lato belle canzoni (dove si apprezza ancora di più la voce calda ed avvolgente) I Can’t Give You Anything But Love, con Lord I Wonder, un suo brano che tocca anche il lato gospel, sempre misto al boogie woogie e al blues, poi è la volta dell’omaggio a quello che è stato il suo mentore, Otis Redding, con una fantastica Sittin’ On The Dock Of The Bay. Non manca un breve ma sentito Spiritual Medley, con quattro super classici riproposti in rapida sequenza. E anche It’s Good To See You è una scelta sorprendente, un brano scritto dal grande cantautore inglese Allan Taylor, interpretata ed adattata come fosse una soul ballad. Gran finale di nuovo con il grande Otis, attraverso una delle più belle canzoni d’amore di tutti i tempi, una Try A Little Tenderness che non finisce mai di stupire per la sua passione e per la versione superba del brano https://www.youtube.com/watch?v=H5gyI4ExU6o , specie se la canta una in possesso di una voce così ci si può solo “arrendere”!

Bruno Conti

Una Piccola Enciclopedia Della Soul Music! Back To The River – More Southern Soul Stories 1961-1978

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Back To The River/More Southern Soul Stories 1961-1978 – 3 CD Kent/Ace

Nove anni fa, a fine 2006, era uscito il primo volume, Take Me To The River, un cofanetto da 3 CD, pubblicato dalla Ace su etichetta Kent, che conteneva un piccolo compendio del meglio della musica soul registrata nel Sud degli Stati Uniti: 75 brani pescati dal repertorio di etichette come Stax, Dial, Fame, Dot, Volt, Goldwax, Cadet e molte altre, con pezzi celebri di William Bell, Otis Redding, Wilson Pickett, Eddie Floyd, James Carr, Aretha Franklin, Sam & Dave, Etta James, Al Green, Johnnie Taylor e diversi altri nomi celebri della musica nera di qualità, quasi tutti nelle versioni originali dei singoli d’epoca, spesso in versione mono, arricchiti, i tre dischi, da molte tracce di artisti sconosciuti ai più se non, forse, agli appassionati di questo genere di sound, oltre a versioni rare ed alternative di pezzi celebri. Ora la stessa etichetta pubblica il secondo capitolo, sempre corredato da un libretto di 64 pagine che racconta vita, morte e miracoli delle canzoni e degli artisti contenuti nel Box, e quindi altrettanto indispensabile come il primo cofanetto.

Non costa pochissimo e non è di facilissima reperibilità, ma leggendo la lista dei brani è un degno confratello del primo capitolo https://www.youtube.com/watch?v=21tuPv5eAnchttps://www.youtube.com/watch?v=oTxVyx-0v1A e https://www.youtube.com/watch?v=olTYKIlT6Wk, che se volete vi potete ascoltare nella sua completezza ai tre link sopra riportati. Questa sotto, viceversa, è la tracking list completa del nuovo box, sempre 75 canzoni, ma con una quota di brani poco noti, ma in ogni caso fantastici, assolutamente superiore, come quota di pezzi poco conosciuti, rispetto alla prima uscita e con materiale che non proviene solo dal Sud degli States, ma anche realizzato nel nord, nell’est e nell’ovest, pur rimanendo sempre influenzati da quell’area geografica:

disc one
1. I WISH I KNEW (HOW IT WOULD FEEL TO BE FREE) – Solomon Burke
2. NEARER TO YOU – Bettye Lavette
3. PRIVATE NUMBER (EXTENDED VERSION) – William Bell and Judy Clay
4. FREE ME (TAKE 1) – Otis Redding
5. A TOUCH OF THE BLUES – Bobby Bland
6. THIS LOVE WON’T RUN OUT – Dee Dee Sharp
7. I GOT EVERYTHING I NEED – Eddie Floyd
8. PLEASE DON’T DESERT ME BABY – Gloria Walker and the Chevelles
9. SUGARMAN (EXTENDED VERSION) – Sam Baker
10. THINK I’LL GO SOMEWHERE AND CRY MYSELF TO SLEEP – Joe Perkins
11. SURE AS SIN – Jeanie Greene
12. WHAT’S THAT YOU GOT – Rudolph Taylor
13. I FOUND WHAT I WANTED – Mary Wells
14. I’VE GOT MEMORIES (DEMO) – Melvin Carter
15. MESSAGE FROM MARIA – Joe Simon
16. PROBLEMS – Mable John
17. I’VE BEEN SEARCHING – O.V. Wright
18. SHE AIN’T GONNA DO RIGHT (DEMO) – Clarence Carter
19. GIVE ME BACK THE MAN I LOVE – Barbara West
20. YOU’RE GONNA WANT ME – Bill Coday
21. I’M JUST LIVIN’ A LIE – Bettye Swann
22. HOME FOR THE SUMMER – Jimmy Braswell
23. TOO WEAK TO FIGHT (EXTENDED VERSION) – Ella Washington
24. EVERYTIME IT RAINS (TEARDROPS FROM MY EYES) – Na Allen
25. YESTERDAY – The Soul Children

disc two
1. THE ONLY GIRL I’VE EVER LOVED – Joe Tex
2. RAINY NIGHT IN GEORGIA – Brook Benton
3. LOVE COMES IN TIME – John Fred and the Playboys
4. SOMEBODY DONE TOOK MY BABY AND GONE – Joey Gilmore
5. I FOUND ALL THESE THINGS – C.P. Love
6. A WOMAN WILL DO WRONG – Helene Smith
7. DEPEND ON ME – Steve Dixon
8. I’M IN LOVE – Esther Phillips
9. EASIER TO SAY THAN DO – Sam Dees
10. WITHOUT LOVE WHAT WOULD LIFE BE – Terrie & Joy LaRoy with the Bill Parker Show Band
11. I’VE GOT TO TELL YOU – Count Willie with LRL and the Dukes
12. YOU NEED ME – Joe Wilson
13. NEARER TO YOU – Joe Medwick
14. YOUR LOVE IS ALL I NEED – Della Humphrey
15. NOTHING TAKES THE PLACE OF YOU – Toussaint McCall
16. HOW SWEET IT WOULD BE – George Perkins
17. DAYDREAMIN’ – Warren Storm
18. NO MORE GHETTOS IN AMERICA – Stanley Winston
19. DO RIGHT MAN – Little Beaver
20. (SOMETIMES) A MAN WILL SHED A FEW TEARS TOO – Johnny Adams
21. ASKING FOR THE TRUTH – Reuben Bell
22. I CAN’T STAND TO SEE YOU GO – Joe Valentine
23. YOU GOT EVERYTHING I NEED – Don Hollinger
24. A SAD SAD SONG – Charles Crawford
25. TELL IT LIKE IT IS – Aaron Neville

disc three
1. GOING BACK HOME – Ground Hog
2. CRY TO ME – Freddie Scott
3. LOOKING FOR A HOME – Little Buster
4. THE GIRLS FROM TEXAS (EXTENDED VERSION) – Jimmy Lewis
5. AIN’T NO WAY – Aretha Franklin
6. I FOUND A MAN IN MY BED – Roy C
7. TAKE YOUR TIME – Clay Hammond
8. JUST A TOUCH OF YOUR HAND – Al Gardner
9. YOU’RE GOOD FOR ME – Don Covay
10. I FOUND THE ONE – Billy Sha-Rae
11. DON’T MAKE ME PAY FOR HIS MISTAKES – ZZ Hill
12. WHAT CAN YOU DO WHEN YOU AIN’T GOT NOBODY- The Soul Brothers Six
13. THAT’S HOW IT IS (WHEN YOU’RE IN LOVE) – Otis Clay
14. GO ON FOOL (EXTENDED VERSION) – Marion Black
15. I WANT EVERYONE TO KNOW – Fontella Bass
16. YOU WANTS TO PLAY – Oscar Weathers
17. (I WANT HER) BY MY SIDE – The Fuller Brothers
18. SHACKIN’ UP – Barbara Mason
19. DON’T BLAME ME – Willie Hightower
20. STOP – Lester Young
21. SOMEONE TO TAKE YOUR PLACE – Bill Locke
22. IF LOVING YOU IS A CRIME (I’LL ALWAYS BE GUILTY) – Lee Moses
23. EASY AS SAYING 1-2-3 – Timmy Willis
24. I DON’T KNOW WHAT YOU GOT BUT IT’S GOT ME PARTS 1 & 2 – Little Richard
25. MARY JANE – Bobby Rush

Il Natale è vicino, ma questo cofanetto è da avere assolutamente, anche dopo, trattasi di goduria suprema!

Bruno Conti

In Arrivo A Fine Ottobre Anche I Cofanetti Atlantic Dei King & Queen Of Soul, Otis Redding e Aretha Franklin: Peccato Non Siano Completi!

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Sempre il 30 ottobre la Warner/Rhino pubblicherà due box dedicati alla discografia di Otis Redding e Aretha Franklin con le etichette Atlantic e Stax. La buona notizia è che non era mai stato fatto in passato (anche se esistevano i due bellissimi cofanetti quadrupli “Otis”: The Definitive Otis Redding del 1993, più o meno sostituito dalla versione budget The King Of Soul del 2014 per Redding Aretha Queen Of Soul: The Atlantic Recordings del 1992, anche questo rimpiazzato da un box omonimo economico dello scorso anno); infatti si trattava in entrambi i casi di antologie, ottime e il sottoscritto ne è felice possessore, ma non riportavano gli album ufficiali della discografia, cosa che era stata viceversa fatta per la Franklin con Take A Look: Aretha Franklin Complete On Columbia, il cofanetto che in 12 CD copriva il periodo dal 1960 al 1965. Mancherebbero quindi il periodo Atlantic, di cui tra un attimo, e i dischi con Arista e RCA dal 1980 ad oggi (di cui peraltro potremmo fare anche a meno)!

Ma torniamo a Otis Redding. Il cofanetto che uscirà il 30 ottobre, Soul Manifesto:1964-1970 in effetti copre tutta la discografia del grande “Mr. Pitiful”, compresi gli album usciti postumi, ma mancano alcuni album live, tra cui il leggendario concerto di Monterey, uscito ai tempi in comproprietà con l’esibizione di Jimi Hendrix, e le tantissime esibizioni in concerto pubblicate negli anni successivi, come pure le raccolte di materiale inedito uscite nel corso degli anni, non ultime quelle contenute nella versione doppia di Otis Blue/Otis Redding Sings Soul del 2008, ristampata proprio in questi giorni a prezzo economico. Comunque il cofanetto della Atco/Rhino/Warner da 12 CD in uscita a fine ottobre è una ottima notizia per gli aficionados della grande soul music e avrà il seguente contenuto:

Pain In My Heart (1964)
The Great Otis Redding Sings Soul Ballads (1965)
Otis Blue: Otis Redding Sings Soul (1965)
The Soul Album (1966)
Complete & Unbelievable: The Otis Redding Dictionary Of Soul (1966)
King & Queen – with Carla Thomas (1967)
Live In Europe (1967)
The Dock Of The Bay (1968)
The Immortal Otis Redding (1968)
In Person At The Whisky A Go Go (1968)
Love Man (1969)
Tell The Truth (1970)

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Per Aretha Franklin, in uscita lo stesso giorno, il 30 ottobre (e in quella data uscirà anche un bellissimo box dedicato a Paul Butterfield, ma ne parliamo in un’altra occasione) la situazione è più nebulosa: si sa il titolo, The Atlantic Albums Collection, quindi non “complete”,  il numero dei dischetti, 19 CD, ma non ancora l’esatto contenuto, svelato solo a livello ufficioso. Le ultime notizie danno questa lista di album:

I Never Loved A Man The Way I Love You
Aretha Arrives
Aretha Now
Lady Soul
Aretha In Paris
Soul ’69
This Girl’s In Love With You
Spirit In The Dark
Live At Fillmore West [Deluxe]
Young, Gifted And Black
Amazing Grace: The Complete Recordings
Let Me In Your Life
Hey Now Hey (The Other Side Of The Sky)
Sparkle
Rare & Unreleased Recordings From The Golden Reign Of The Queen Of Soul
Oh Me Oh My: Aretha Live In Philly, 1972

Quindi per iniziare vediamo cosa manca: With Everything I Feel In Me 1974, You 1975, Sweet Passion 1977, Almighty Fire 1978 La Diva 1979, tutti titoli mai usciti in CD. In compenso il concerto del 1972 Oh Me Oh My: Aretha Live In Philly era uscito postumo in CD nel 2008, mentre Live At Fillmore West (Deluxe) vuol dire che parliamo della versione doppia potenziata, come presumo sia anche per Amazing Grace: The Complete Recordings, lo splendido album di gospel nella versione doppia ampliata. Infine Rare & Unreleased Recordings From The Golden Reign Of The Queen Of Soul è la compilation di materiale raro ed inedito in 2 CD uscita nel 2007. In tutto dovrebbe fare 19 dischetti, ma è da confermare. Vi terrò informati sui prossimi sviluppi. Entrambi i box usciranno ovviamente a special price.

Direi che anche per oggi è tutto.

Bruno Conti

Per Ora, Il Migliore Album Di “Rock’N’Soul” Dell’Anno! – Nathaniel Rateliff & The Night Sweats

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Nathaniel Rateliff – Nathaniel Rateliff & Night Sweats – Stax / Universal

Avevo lasciato Nathaniel Rateliff che sussurrava le canzoni di Falling Faster Than You Can Run http://discoclub.myblog.it/2014/02/23/il-ritorno-del-giardiniere-nathaniel-rateliff-falling-faster-than-you-can-run/ , e ora lo ritrovo sul mio lettore con questo nuovo lavoro dove  ha cambiato completamente stile e suono, una manciata di canzoni intinte nel classico soul della “Stax” anni sessanta, che ci rimandano ai mitici Otis Redding e Sam & Dave, ma anche Sam Cooke, Wilson Pickett e compagnia cantante. Prodotto dal navigato ex (?)-cantautore  Richard Swift (Black Keys, Damien Jurado fra i tanti), Nathaniel Rateliff & The Night Sweats, oltre al barbuto e tatuato Rateliff alla voce, chitarre, basso e percussioni, si avvale di una “gang” di musicisti dalle facce poco raccomandabili, ma di indubbio valore, tra i quali lo stesso Richard Swift all’organo e piano, Patrick Meese alle chitarre, basso, batteria e percussioni, Mark Shusterman alle tastiere, Starett Rogers al basso, e una formidabile sezione fiati composta da Nick Krier, Adam Shaffner, Leah Concialdi, Andreas Wild al sassofono baritono e tenore, Rick Benjamin al trombone, e Derek Banach  e Wesley Watkins alla tromba, per undici tracce che ripercorrono in un certo senso la storia dei mitici Muscle Shoals Studios.

La partenza è fulminante fin dall’iniziale I Need Never Get Old con atmosfere che richiamano il “sound” Stax, a cui fanno seguito una Howling At Nothing con la voce baritonale di Nathaniel che viene supportata dai cori della sua band, Trying So Hard Not To Know dove viene evidenziato un grande lavoro di chitarre e percussioni, per poi passare all’honky-tonky di I’ve Been Falling, introdotto dal piano su un tessuto di fiati dall’arrangiamento corposo, e una S.O.B. (una delle più belle canzoni dell’anno), che inizia con dei semplici battimani e un coro che richiama i canti di lavoro dei neri nelle piantagioni di cotone e che poi si trasforma, nel ritornello, in una “vampata” di suoni irresistibili, dove è proprio impossibile non muovere il piedino. Dopo questa scossa adrenalinica si riparte con il moderno country di Wasting Time, mentre con Thank You si ritorna alla classica ballata soul alla Sam Cooke, passando pure per un R&B d’antan come Look It Here, a cui fanno seguito Shake, un bel blues d’atmosfera, una deliziosa ballata folk-soul I’d Be Waiting cantata in un tono confidenziale alla Gary U.S. Bonds (recuperate ad ogni costo, se già non l’avete, Dedication, l’album che contiene alcuni brani di e con Springsteen https://www.youtube.com/watch?v=nTKtcsUjVMc ), andando a chiudere forse con il brano più debole del disco, Mellow Out con un ritornello ossessivo ma comunque piacevole da ascoltare.

Nathaniel Rateliff & The Night Sweats è un sorprendente album di soul classico, forse nulla di nuovo ma fatto un gran bene, con belle canzoni che trovano le loro radici nel “gospel” e nella musica nera in generale, suonato in modo impeccabile da una potenziale grande band come i Night Sweats, dove spicca il talento e il timbro vocale di Nathaniel Rateliff, con tutto l’insieme di questi fattori che dà a questo lavoro concreto e robusto lo spirito che ha illuminato quei meravigliosi anni.

Per il sottoscritto, sicuramente uno dei dischi dell’anno, per tutti gli altri, fidatevi, grande musica.!

Tino Montanari

Quattro Decadi Del Miglior Blues Contemporaneo Dal Vivo. Robert Cray Band – 4 Nights Of 40 Years Live

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Robert Cray Band – 4 Nights Of 40 Years Live – 2CD+DVD/2CD+Blu-Ray/” LP – Provogue/Mascot

In effetti, a ben vedere, gli anniversari discografici sono sempre abbastanza vaghi, prendiamo il caso di questo peraltro bellissimo piccolo box dedicato a Robert Cray: da dove si parte a contare? Dalle prime apparizioni di Cray con band regionali assolutamente sconosciute ai più (lui nel video racconta che tutto iniziò nel gennaio 1974), però il primo album Who’s Been Talkin’? risale al 1980 e i primi riconoscimenti arrivano con Bad Influence del 1983! Certo, nelle varie brevi interviste che corredano la versione in DVD, Bonnie Raitt, Jimmie Vaughan, Eric Clapton magnificano il giovane Cray come una speranza del blues già dagli anni ’70, ma ho seri dubbi che lo conoscessero. Comunque sofismi e lamentele del vostro recensore a parte, questo 4 Nights Of 40 Years Live è una eccellente dimostrazione del perché il nostro sia sempre stato giustamente considerato uno dei “futuri del blues”, sin dalle sue prime apparizioni negli anni ’80. Keith Richards lo ha voluto nella house band per il film Hail! Hail!Rock’n’Roll su Chuck Berry, Clapton lo considera un suo pari e lo ho invitato spesso nei suoi Crossroads Guitar Festival, John Lee Hooker, Muddy Waters e B.B. King erano suoi amici ed estimatori, Buddy Guy ne esalta senza riserve le doti di chitarrista e cantante nel suo intervento nel video, dove appaiono anche alcune testimonianze sonore dal vivo del giovane Robert, con baffi e afro, nelle sue prime apparizioni al SFO Blues Festival di San Francisco del 1982, alle prese con versioni già da manuale del perfetto bluesman di T-Bone Shuffle e Too Many Cooks, con la sua Fender Stratocaster dal suono inconfondibile in bella evidenza, e una formazione con fiati, che ritorna poi per il concerto recente registrato a Los Angeles, prodotto da Steve Jordan, presente in un paio di filmati delle prove che aprono il DVD e nel concerto, con i musicisti che in giro in automobile raccontano episodi della carriera di Cray, integrati da vecchi interventi dello stesso Robert e poi da spezzoni tratti da un concerto per la televisione olandese nello spettacolo “Showdown” del 1987.

Se volete la sequenza esatta, l’ideale è ascoltare il doppio CD, ma il DVD ha comunque una immagine nitida, un suono perfetto e segue le evoluzioni di Cray e soci con dovizia di telecamere. Per l’occasione sul palco ci sono Richard Cousins, il suo bassista sin dai tempi dell’infanzia (va bene, facciamo dal ’79), il “nuovo” tastierista Dover Weinberg che era nella band nei primordi, dal 1974 al 1979 e il batterista Les Falconer che si alterna con Jordan sullo sgabello. Detto tutto questo ci possiamo tranquillante sparare una novantina di minuti di blues and soul dal vivo come solo Robert Cray sa fare: è pur vero che nella sua discografia in studio ci sono stati alti e bassi, comunque da quando è arrivato alla Provogue solo album eccellenti, ma in concerto il nostro amico è sempre stato una forza della natura e questo ennesimo disco Live è uno dei suoi migliori in assoluto. Shiver e Love Gone To Waste, presi dalle prove, danno subito una idea di quello che ci aspetta, poi seguono delle versioni da antologia di I’ll Always Remember You e di una intensa e sofferta Your Good Thing Is About To End, con la stupenda voce soul di Cray e la chitarra Fender dal suono cristallino e ricco di feeling, tecnica e forza, come il suo maestro e mentore Albert Collins gli ha insegnato,  ci deliziano come nel blues contemporaneo è difficile riscontrare. Le locations si susseguono, quattro diverse come ricorda il titolo, al Belly Up di Aspen arriva Kim Wilson dei Fabulous Thunderbirds per una versione fantastica della loro Wrap It Up, senza dimenticare che i musicisti impiegati ai fiati sono Trevor Lawrence, Steve Madaio e Tom Scott, non certo i primi che passano per strada https://www.youtube.com/watch?v=uuAf7lJFAD0 .

Tra gli ospiti, all’armonica appare anche il leggendario Lee Oskar dei War. Per inciso, come ricorda lo stesso Robert nelle interviste del video, ormai il nostro amico non è più un giovanissimo (62 anni compiuti all’inizio di agosto) e quindi oggi i giovani e le famiglie mostrano verso di lui la stessa deferenza che aveva il giovane Cray verso Buddy Guy & Junior Wells, Collins e gli altri grandi del Blues. Tornando al concerto Won’t Be Coming Home è una delle sue consuete blues ballads, ricche di soul e del suono limpido della sua chitarra, Smoking Gun, uno dei classici, viene dal concerto olandese, anche se il suono eighties fa un po’ a pugni con il lavoro ottimo della chitarra. Sittin’ On Top Of The World è quella con Lee Oskar all’armonica, una versione rispettosa ma ricca di fuoco https://www.youtube.com/watch?v=sORnx51VECA , mentre Two Steps From The World, molto bella, viene da Twenty, a conferma che il concerto va a pescare in tutta la produzione, nuova e vecchia, e non manca, con l’introduzione di Clapton che ricorda di averla incisa per August, Bad Influence, un brano che come puntualizza lo stesso Eric ha qualche parentela con il repertorio dei Dire Straits dell’epoca, gran bella canzone.

Altro classico di Cray, These Things, versione tirata e ad altissima densità chitarristica, prima di entrare nella fase finale con un trittico fantastico, Right Next Door (Because Of Me) viene da Strong Persuader, il suo album più celebre ed è una classica canzone tra soul e blues, tipicamente alla Robert Cray, chiamiamolo contemporary blues, con la solista che si lancia in saliscendi vorticosi di inarrivabile tecnica chitarristica, anche The Forecast (Calls For Pain) come These Things, viene da Midnight Stroll, e con i fiati sincopati ci rimanda a quel Memphis Soul & blues tanto amato dal nostro (Otis Redding un altro mito che Cray ricorda a tratti nel timbro vocale), infine, a chiudere, Time Makes Two, altra ballata che unisce i due amori di Robert Cray, la soul music e il blues, esecuzione fantastica, come peraltro in tutto il concerto https://www.youtube.com/watch?v=uuAf7lJFAD0 . Si dice spesso, ma per questa volta (non la sola) si può dire: imperdibile!

Bruno Conti

L’Ascesa Dopo La “Caduta” Per Una Grande Cantante! Dayna Kurtz – Rise And Fall

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Dayna Kurtz – Rise And Fall – Appaloosa Records / Ird – 2 CD – Deluxe Edition

Di questa signora, Dayna Kurtz (uno dei tanti e preziosi segreti “nascosti” della scena musicale americana), mi ero già occupato in occasione del precedente lavoro Secret Canon Vol.2 http://discoclub.myblog.it/2013/06/14/una-tom-waits-al-femminile-dayna-kurtz-secret-canon-vol-2/ , e come al solito il buon Bruno mi dà l’opportunità (conoscendo la mia simpatia per questa cantante) di parlarvi di questo ultimo lavoro Rise And Fall (il settimo della sua carriera), che viene ora edito solo per l’Italia e per merito della “brianzola” Appaloosa Records, in una versione Deluxe Digipack apribile, con libretto accluso con le traduzioni dei testi in italiano, e un bonus CD con cinque pezzi inediti. La Kurtz, nata in New Jersey e poi sviluppatasi artisticamente a New York, ora dopo la separazione dal marito vive a New Orleans (con il suo nuovo compagno), e con il ritrovato amore ha rinovato l’ispirazione e la voglia di scrivere canzoni in Rise And Fall (tutti brani molto personali), e con la co-produzione di Randy Crafton, ha riunito presso il Kaleidoscope Sound Studio di Union City nel New Jersey il cast di musicisti di valore con cui collabora da diversi anni: il chitarrista Robert Mache (Continental Drifters), il bassista David Richards (Linda Thompson, Richie Havens), il tastierista e fisarmonicista Peter Vitalone,  il batterista Dan Rieser (Norah Jones, Amos Lee), in alternativa allo stesso produttore Randy Crafton, nel settore percussioni, oltre ad un quartetto d’archi e come ospite in un brano la cantante franco-israeliana Keren Ann. Il disco è stato finanziato dai fans attraverso il sito pledgemusic.com. https://www.youtube.com/watch?v=vg7ZsM8H_Ss

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Una volta inserito il cd nel lettore partono subito le suadenti note di  It’s How You Hold Me, dipanate su un tessuto di piano, violino e chitarre, a cui fa seguito una meravigliosa ballata in stile Stax,(che purtroppo Aretha Franklin non osa più) You’re Not What I Need , l’incedere folk di RaiseThe Last Glass con la fisarmonica in evidenza, la ninna-nanna dolorosa di una passionale e sentita If I Go First, poi fanno capolino gli archi nella romantica Eat It Up https://www.youtube.com/watch?v=k3g4a4UvgX8 . Si riparte con la dolce e sussurrata Yes, You Win con la chitarra slide di Dayna (che per inciso suona molto tipi di chitarra nell’album), a cui fanno seguito un moderno madrigale come Far Away Again, l’oscura litania di A Few Confessions con gli archi e il controcanto di Keren Ann ad accompagnare la melodia, mentre The Hole, cantata dalla Kurtz solo con l’accompagnamento di un violino, è veramente “spettrale”; si va a chiudere con una cover d’autore firmata dal duo David Allan Coe e Bobby Charles You’ll Always Live Inside Of Me (con un coretto finale “gospel”), interpretata in modo spirituale e sublime da Dayna https://www.youtube.com/watch?v=CSP0YhfLgQs .

Il bonus CD contempla una inedita ballata, Touchstone firmata dalla Kurtz stessa, andando poi come sempre a ripescare negli “standard” d’autore come All Too Soon di Carl Sigman e Duke Ellington in chiave “jazz d’annata” e una My Babe di Willie Dixon con batteria spazzolata e vibrafono da suonare e cantare nei migliori locali blues, rendere omaggio a Jim Reeves con la delicata I Get The Blues When It Rains, dove Dayna si accompagna in solitaria al banjo (e una spruzzata d’archi) e rivisitare in modo meraviglioso una delle più belle e famose ballate di Otis Redding, That’s How Strong My Love Is, degna conclusione di una lavoro praticamente perfetto.

Proprio in questi giorni parte il Rise And Fall Tour 2015 italiano  di Dayna Kurtz, di seguito le date:

25/5 CANTU’ (CO – 1&35 CIRCA With Luca Ghelmetti & Tim Sparks

26/5  PIOMBINO (LI) – GATTAROSSA

28/5  PAVIA – PIAZZA CAVAGNERIA With Patrizia Laquidara

29/5  GORLA MINORE (VA) – COLLEGIO ROTONDI

30/5  CONCOREZZO (MB) – PARCO DI VILLA ZOIA

31/5  VICENZA – RETRO’ With Bob Malone

1/6   UDINE – SCIMMIA NUDA SOCIAL CLUB

Dayna Kurtz – voce e chitarra

Robert Mache – chitarra elettrica, mandolino e cori

Le date del 28 maggio e 30 maggio dovrebbero essere gratuite, le altre non so (ma non credo).

Dayna Kurtz negli ultimi anni ha condiviso il palco con artisti del calibro di Elvis Costello, Richard Thompson, Rufus Wainwright, Dr. John, Richie Havens, Mavis Staples, Blind Boys Alabama, Norah Jones, Bonnie Raitt e il compianto B.B.King, e per una delle più belle voci americane, cresciuta nei Club di Manhattan assimilando jazz, folk e blues, sembra sia giunto il momento di un ulteriore salto di qualità con questo Rise And Fall che può essere il coronamento  di una carriera sempre vissuta ai margini, ma nello stesso tempo riconosciuta dagli amanti della buona musica (anche dalle nostre parti), in quanto la Kurtz, pur attraverso le sue recenti avversità (morte del padre, come detto la separazione dal marito e una forte depressione), ha maturato una consolidata visione del suo lavoro, esorcizzando la realtà attraverso la passione e l’amore per la sua musica. Assolutamente da scoprire e ascoltare!

Tino Montanari

Sembra Uno Bravo. Ben Poole – Live At The Royal Albert Hall A BBC Recording

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Ben Poole – Live At The Royal Hall – Manhaton Records

Non è parente di Brian Poole, la famosa pop star inglese, leader dei Tremeloes, conosciuti per la loro cover di Twist And Shout, e per una lunga e consistente carriera nelle classifiche pop inglesi: si tratta solo di un caso di omonimia. Ben Poole è un ennesimo giovane cantante e chitarrista di orientamento blues che si affaccia sulla scena inglese. Avevo letto e ascoltato qualcosa su questo 25enne, autore fino ad ora di un EP nel 2010 e di un album d’esordio nel 2013, Let’s Go Upstairs, ben considerati entrambi dalla critica musicale..

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Alla luce di questo Live At The Royal Albert devo dire che la fiducia mi sembra ben spesa: non siamo di fronte ad un nuovo “salvatore” del Blues, ma il giovane ha talento (eccellente chitarrista con una notevole tecnica di base, applicata con profitto alla sua Les Paul), cantante con una voce accattivante e melodica, anche se non graffiante, e buona presenza scenica https://www.youtube.com/watch?v=6jlyffWLjYQ . Tutti elementi che confluiscono in questa registrazione dal vivo, realizzata nel corso della BluesFest tenuta nell’ottobre del 2013 (e replicata quest’anno – 2014) alla mitica Royal Albert Hall. Ovviamente non è che gli artisti emergenti approdino subito in uno dei templi della musica londinese (o almeno una volta era così), infatti gli headliners dell’edizione dello scorso anno erano Robert Plant, Chris Rea e Van Morrison (ma che fine ha fatto?), presenti anche la Tedeschi Trucks Band, Bobby Womack, in una delle sue ultime apparizioni, e Mavis Staples, per citarne alcuni.

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Però devo dire che questo “giovanotto” fa la sua porca figura: se dovessi definire il suo genere, per aiutare chi spesso deve orientarsi tra gli sproloqui di vanitosi recensori (mi ci metto anch’io), direi che possiamo parlare di una sorta di easy blues rock and soul! Please? Avete presente uno dei dischi di maggior successo degli anni ’70, quel Frampton Comes Alive che fece la fortuna del biondo chitarrista e cantante inglese? Siamo da quelle parti,la voce non è fantastica, ma molto piacevole, il repertorio oscilla tra rock classico di buona qualità, con robusti innesti di soul, R&B, ma anche pop, il tutto innervato da una cospicua dose di Blues  e rock, anche derive hendrixiane https://www.youtube.com/watch?v=FXjFzWS3i2M. Accompagnato da un eccellente quartetto, dove spiccano le tastiere di Sam Mason, Ben Poole si districa in uno stile che potrebbe ricordare quello degli esordi di Jonny Lang (o anche, ma meno, di Kenny Wayne Shepherd, di cui sarà l’opening act nel prossimo tour 2015); prendete l’iniziale Let’s Go Upstairs, un funky-rock che ha qualche parentela con la musica dei primi Doobie Brothers, con riff e soli di chitarra fluidi e ben realizzati https://www.youtube.com/watch?v=mSuRIAYw3KI , o la ballad mid-tempo soul, assai gradevole Love Nobody No More, illuminata dagli sprazzi chitarristici di Poole, che è un solista in grado di regalare alla platea interventi del suo strumento che si trasformano in crescendo irresistibili https://www.youtube.com/watch?v=tKBs9gmpfm4 , come quello presente in questo brano, o di perdersi in una lunghissima rivisitazione di uno dei classici della Tamla-Motown, quella (I Know) I’m Losing You, che oltre che dei Temptations, ha fatto la fortuna di molti artisti del blues-rock inglese, che si sono spesso cimentati con questa canzone https://www.youtube.com/watch?v=S7l3O0hFe2Q .

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Proprio questo brano, anche con chiari inserti più hendrixiani e rock, è uno di quelli che lo potrebbero avvicinare, come tipo di approccio, al famoso Frampton Comes Alive appena citato, con tastiere, basso e batteria che macinano ritmo, mentre il nostro Brian ci dà dentro di gusto alla chitarra, con un lungo tour de force strumentale. Non male anche la cover di Mr. Pitiful di Otis Redding, a conferma dei buoni ascolti del giovane inglese, che poi li mette in pratica, con il giusto rispetto per i classici, ma anche con un fare sbarazzino, a conferma dell’amore per la musica “giusta”. Non male pure It Doesn’t Have To Be That Way e Leave It On, tratte dai suoi dischi, soprattutto per le parti chitarristiche, sempre mozzafiato e, a coronamento di un buon concerto, una lunga versione del super classico di Freddie King, Have You Ever Loved A Man, cavallo di battaglia live di Clapton, dove Brian Poole può finalmente dare libero sfogo alla sua passione per il Blues, con una serie torrenziale di assolo di grande potenza e tecnica che ne illustrano le qualità.

Il tutto registrato e riproposto nel Paul Jones Show della BBC: in conclusione del CD una bonus track in studio, Starting All Over Again, piacevole ballata tra pop e soul. Sembra uno bravo, vedremo in futuro!

Bruno Conti

Quindi Le “Cantanti Vere” Nel Rock Esistono Ancora! Dana Fuchs – Songs From The Road

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Dana Fuchs – Songs From The Road – CD+DVD Ruf/Ird

Dana Fuchs, nata nel New Jersey, ma cresciuta in Florida, dopo una lunga gavetta, è dovuta andare a New York per lanciare la sua carriera, passare per la parte di Janis Joplin nel musical off-Broadway Love Janis, dove è stata notata dalla regista Julie Taymor che l’ha voluta per il suo “visionario” film Across the Universe, basato tutto sulle canzoni dei Beatles, dove faceva la parte di (sexy) Sadie. Nel frattempo Dana aveva iniziato a farsi conoscere, con un primo album, molto bello, Lonely For A Lifetime, e con un album dal vivo, Live In NYC, sia in CD che DVD, entrambi distribuiti a livello indipendente, ovvero difficoltosi da reperire. Ovviamente, in virtù sia del suo vistoso aspetto fisico, sia della sua potenza vocale https://www.youtube.com/watch?v=T46xz1O0Zb0 , che tanto si rifanno alla Joplin citata (impressionante a momenti), la Fuchs ha iniziato ad essere chiamata dai colleghi musicisti per duettare nelle loro esibizioni live e ha ottenuto un contratto discografico in Europa con la Ruf Records. Dopo due buoni dischi di studio approda anche lei al classico CD+DVD dal vivo della serie Songs From The Road.

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E qui bisogna dire che Dana è veramente nel suo elemento: registrato proprio a New York, quindi casa sua, all’Highline Ballroom, un famoso locale sulla 16° Strada della Grande Mela, circondata da un pubblico che la apprezza e la ama, con la sua band abituale, guidata dal chitarrista e co-autore Jon Diamond, ampliata per l’occasione con un secondo chitarrista, un tastierista e tre coriste di spessore, la nostra amica dà il meglio di sé in questo torrido concerto, che, come sempre, unisce le sue passioni per il rock, il soul, il blues, tutti amalgamati in uno stile che ricorda le classiche revue classic rock dei tempi d’oro, naturalmente Janis è il faro, il punto di riferimento, e la voce per farlo la Fuchs è una delle poche ad averla, nell’attuale panorama musicale. Una pennellona bionda con una lunga chioma bionda e ricciuta Dana Fuchs urla, strepita, sussurra, accarezza e scuote i suoi ascoltatori con una vigorosa dose di 16 brani nella versione CD e 17 nel DVD. La scena è quasi sempre incentrata su di lei, che non si risparmia con le classiche movenze dell’animale da palcoscenico (come ho già ricordato altre volte, l’unica che al momento le può stare alla pari è un’altra Jopliniana, ma non solo, come Beth Hart) e una voce che esplode dai microfoni e dagli amplificatori,con una grinta, e una classe, invidiabili.

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La band la asseconda, Diamond inanella assolo su assolo, non è un chitarrista formidabile ma assai funzionale, il veterano Pete Levin alle tastiere dà il suo contributo per rendere il suono più caldo e vicino alla soul music, il resto lo fanno le loro canzoni: nell’ottantina di minuti del concerto si parte con il rock-blues jopliniano di Bliss Avenue, dove la voce stentorea e le urla da leonessa ferita del rock della Fuchs si fanno strada tra le chitarre affilate di Diamond e Beck (Matt, non conosco), costruzioni più raffinate ma sempre energiche, come Handful Too Many, dove le tre coriste e l’organo, ben spalleggiati da una sezione ritmica d’esperienza costituita dai fratelli Daley, permettono alla Fuchs di essere una novella regina del rock più ruspante. Ma non manca il soul sanguigno e coinvolgente di Livin’ On Sunday, dai ritmi ondeggianti, il rock’n’roll quasi stonesiano di How Did Things Get This Way, una ballata straniante e ad alto contenuto emotivo come So Hard To Love, dedicata al fratello scomparso, dove Dana canta veramente con il cuore in mano, un attimo di dolce malinconia che poi si riversa nelle gioiose derive funky-soul di una deliziosa Summersong e nuovamente nel R&R intemerato della poderosa Set It On Fire, quasi alla Creedence, con l’onnipresente call and response con le brave vocalist aggiunte che rispondono ai nomi di Elaine Caswell, Nicki Richards e Bette Sussman.

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Sad Salvation e Tell Me I’m Not Drinking https://www.youtube.com/watch?v=WR8xK81mLcM , in diversa sequenza nell’audio o nel video, sono i brani dell’intermezzo acustico, quasi gospel, la prima, accapella e poi accompagnata solo da una chitarra e una delicata ballata, la seconda. Love To Beg, solo sul DVD, la title-track del terzo disco e l’incalzante Rodents In The Attic, rialzano la quota rock del concerto, mentre Nothin’ On My Mind è un blues in quota pianistica, Vagabond Wind è un mid-tempo soul rock degno della sua “maestra” Janis Joplin, cantato a voce spiegata e anche la successiva Long Long Game sta sempre da quelle parti, prima di tuffarci nelle turbolenze chitarristiche della conclusiva Keep On Walkin’, che ti stendono definitivamente https://www.youtube.com/watch?v=Ht8s4bi8z0w . I bis ci regalano due capolavori del rock (e del soul): I’ve Been Loving You Too Long, è la soul ballad emozionante di Otis Redding https://www.youtube.com/watch?v=_29B6C5YyXE  e Don’t Let Me Down, illustra un’altra delle grandi passioni di Dana Fuchs, i Beatles https://www.youtube.com/watch?v=00ivygmm5N4 . In mezzo a tante figurine di plastica che abitano la musica di oggi, una cantante vera!

Bruno Conti

Tra Soul E Blues, E Che Qualità! John Nemeth – Memphis Grease

john nemeth memphis grease

John Nemeth – Memphis Grease – Blue Corn Music

Sempre per il famoso assioma che sapere i nomi dei musicisti che suonano in un disco non sia importante, vediamo chi appare in questo Memphis Grease, il nuovo eccellente (e qui mi scopro subito) album di John Nemeth. Si fanno chiamare The Bo-Keys, in onore dei vecchi Bar-Kays (captata l’assonanza?) e come lascia intuire il titolo del disco vengono da Memphis; Tennessee, sono bianchi e neri, come è sempre il caso in queste formidabili formazioni e sono guidati da Scott Bomar, che è il bassista e anche il produttore, nonché quello che li ha assemblati per accompagnare Sir Mack Rice (un degno epigono Stax di Wilson Pickett, basti dire che ha scritto Respect Yourself e Mustang Sally), poi il gruppo ha proseguito registrando alcune colonne sonore tipo Hustle & Flow e Soul Men, oltre all’ottimo disco di Cyndi Lauper Memphis Blues. 

Gli altri sono anche meglio: Howard Grimes, il batterista, suonava nei dischi della Hi Records con Al Green e Ann Peebles, Mark Franklin, Kirk Smothers e Art Edmaiston erano con Rufus Thomas, Bobby “Blue” Bland e sempre Al Green, Joe Restivo e Al Gamble, sono più giovani, come Bomar, ma hanno già un pedigree notevole. Tra i vocalist coinvolti c’è anche l’ottima Susan Marshall. Se Nemeth, nativo dei dintorni di Boise nell’Idaho, ma da molti anni residente nella calda California si è trasferito a Memphis un motivo ci sarà, qualcosa che si respira nell’aria, per le vie, negli studi di registrazione. Il nostro amico, cantante ed armonicista, era già bravo di suo, come dimostrano i precedenti otto album, tra cui il notevole Name The Day, uscito nel 2010 per la Blind Pig, ma in questo album fa un ulteriore salto di qualità.

La quota blues è sempre presente, ma arricchita da una abbondante dose di soul e R&B di grande qualità, originali e cover indifferentemente, se vi sono piaciuti i dischi recenti di Boz Scaggs e Paul Rodgers, o amate gente come James Hunter, Shirley Jones, Eli “Paperboy” Reed (bravissimo, peccato lo conoscano in pochi), e quindi sia blue-eyed soul che veri soulmen di colore, non abbiate problemi, questo è il disco che fa per voi. Three Times A Fool, il brano che apre il disco, è una canzone scritta da Otis Rush, ma da come i musicisti la prendono di petto, infarcita di fiati e con ritmi errebì carnali, avreste potuto trovarla su un disco d’epoca di Albert King, magari su Stax, con l’armonica al posto della proverbiale chitarra e una voce nera come il carbone. Saranno anche “revivalisti” questi musicisti, ma viva il revival se è così bello, Joe Restivo, per non sbagliare, ci piazza comunque un assolo di chitarra di quelli tosti e tirati https://www.youtube.com/watch?v=09X2TtizZLo .

Sooner Or Later è un delizioso mid-tempo soul, con fiati sincopati e la voce vellutata di Nemeth che titilla i vostri padiglioni auricolari https://www.youtube.com/watch?v=OccUNl4EHSM , mentre Her Good Lovin’ è un funky-blues di quelli duri e puri con la chitarrina di Restivo e l’organo di Gamble che spingono la voce di John verso le vette dei grandi neri del passato, senza dimenticare di soffiare con gusto nella sua armonica. Stop, il pezzo di Mort Shuman e Jerry Ragovoy, avrebbe potuto, come Piece Of My Heart, Try, Cry Baby, Get It While You Can, far parte del fantastico repertorio di Janis Joplin, invece la cantò “solo” Howard Tate e apparve in Supersession di Al Kooper & Mike Bloomfield , Nemeth la interpreta alla grande e Restivo ci piazza pure un bel assolo di chitarra, di quelli fulminanti. If It Ain’t Broke è una ballata deep soul, di quelle da tagliarsi le vene, con il nostro John che canta come fosse Al Green reincarnato in un corpo bianco, falsetto incluso, una meraviglia.

 

I Can’t Help Myself torna verso tematiche più errebi, grinta della ritmica e dei fiati, organo e chitarra d’ordinanza e vai! Poi c’è una cosa meravigliosa: una versione di Crying, proprio quella di Roy Orbison, trasformata come solo Otis Redding o qualche altro genio dei tempi, avrebbe potuto farla ai Muscle Shoals, sul finire degli anni ’60, da brividi, sentire le liriche classiche in un ambito soul è una delizia assoluta! Anche solo per questo brano il disco varrebbe il prezzo di acquisto, ma pure il resto non scherza, My Baby’s Gone sta ancora tra blues e R&B sanguigno, con l’armonica che pennella, Testify My Love addirittura va verso il gospel più celestiale, Bad Luck Is My Name è un altro funky-blues fiatistico e sanguigno, mentre Keep The Love A Comin’, è solo un bel pezzo di blues, fatto come Dio comanda e anche Elbows On The Wheel è su queste coordinate, ritmi funky e suoni blues, con corettini immancabili, anche se siamo nelle normalità, in confronto ad alcune perle di questo Memphis Grease. Che però ha un ultimo colpo di coda, con un’altra ballata languida come I Wish I Was Home dove si gusta ancora una volta il perfetto phrasing della voce di John Nemeth, l’intonazione impeccabile, se preferite in italiano. Se vi piacciono il soul e il blues, meglio se insieme, ultimamente di dischi così belli ne escono pochi.

Bruno Conti