Finalmente Degno Di Tanto Padre! Shooter Jennings – The Other Life

shooter jennings the other life.jpg

 

 

 

 

 

 

Shooter Jennings – The Other Life – Black Country Rock/Entertainment One/Blue Rose

Come disse un tempo Jannacci Enzo da Milano, ogni tanto, “l’importante è esagerare”, e in questo caso mi sentirei di dire, finalmente Shooter è degno di tanto padre (e pure la mamma, Jessi Colter, sarà orgogliosa),  anche se, ad essere sinceri, Shooter Jennings di dischi belli ne ha già fatti parecchi, con Black Ribbons aveva messo a dura prova la pazienza dei suoi fans, con un disco che era un incrocio tra i Nine Inch Nails, detto da lui (e fin lì nulla di male) e il country-southern-rock, due mondi che difficilmente coincidono, più che altro collidono. Ma già il precedente Family Man, per dirla con il titolo del suo primo disco, aveva Put The O Back In Country, ed ora questo The Other Life completa l’opera, rivelandosi forse il suo migliore in assoluto. Il nostro amico Shooter, vero nome Waylon Albright Jennings, in onore del babbo, il fisico dell’outlaw ce l’ha, e anche la classe del musicista e la voce non si discutono, probabilmente non sarà mai un n.1 come il padre Waylon, che già alla fine degli anni ’50 era nella band di Buddy Holly e schivò l’incidente aereo del “The Day The Music Died” (dove oltre a Holly persero la vita anche Ritchie “Bamba”Valens e Big Bopper) per un pelo, diventando poi uno fondatori del movimento outlaw che ha rivoluzionato la musica country fino alle sue fondamenta. Il figlio ha il DNA dell’augusto genitore nelle sue cellule e questo nuovo album lo testimonia.

Essendo un figlio degli anni ’70 (1979 per la precisione) e quindi cresciuto negli anni ’90, Jennings jr. è stato influenzato anche da altri tipi di musica e questo ogni tanto traspare nelle sue canzoni, finché si tratta di rock e ancora meglio di southern rock, nulla di male, ma quando si lancia nell’alternative o nel pseudo psichedelico lo si capisce meno. Prendete ad esempio una canzone come l’iniziale Flying Saucer Song,che era uno dei brani che appariva in Pussy Cats (come bonus), il disco di Harry Nilsson prodotto da John Lennon, ma qui, in apertura di CD, sembra una outtake da qualche disco di Mike Oldfield, tastiere ovunque, suonate dallo stesso Shooter e da Erik Deutsche, piano, organo, wurlitzer, synth vari, voci trattate, vuoi vedere che ci è ricascato? Anche se poi un certo fascino si percepisce comunque, molto meglio il rock deciso e chitarristico di A Hard Lesson To Learn dove la pedal steel di Jon Graboff, co-autore del brano, comincia a spargere buona musica nei solchi digitali del disco, le tastiere ci sono, rappresentate da un gagliardo organo Hammond.

Quando però si decide di entrare a piedi uniti nel country di famiglia le cose si fanno serie: il galletto e gli uccellini che ci accolgono all’inizio di The White Trash Song (scritta da Steve Young) fanno da preludio ad un tripudio di pedal steel, violini, piano e alla follia sonora del “fuori di testa” di Austin, Texas, Scott H. Biram, che mette la testa a posto per un travolgente duetto con Jennings che più outlaw non si può. Il duetto con Patty Griffin in Wild and Lonesome è una ballata country di quelle che ormai si ascoltano raramente, del tutto degna delle migliori collaborazioni tra Gram Parsons ed Emmylou dei tempi che furono, ma anche di Waylon & Jessi, una piccola perla. Outlaw You che già dal titolo, e poi nel testo, cita e ricorda personaggi come Johnny Cash e babbo Waylon, si regge su un violino insinuante (suonato nel disco, di volta in volta, da Eleanor Whitmore, Stephanie Coleman e dal veterano Kenny Kosek), sul banjo di Bailey Cook e sulle chitarre del già citato Graboff e dei due chitarristi solisti , Jeff Hill e Steve Elliot, Steve Earle non gli fa un baffo, grande brano! La title-track, The Other Life, è un’altra ballatona di quelle struggenti, sorretta nuovamente da piano, pedal steel e chitarre, presenta i “soliti ingredienti”, ma se sono usati bene la loro porca figura la fanno sempre, soprattutto se chi canta ci mette il giusto impegno.

The Low Road è nuovamente del sano outlaw country-rock, che mescola banjo e steel con il suono rock delle chitarre, l’andamento pigro ma deciso della ritmica e la grinta del cantato, che è lontana anni luce dalla melassa di Nashville. Mama, It’s Just My Medicine è un country & roll di quelli ruspanti, con un assolo di synth che, stranamente, si inserisce perfettamente nel tessuto più moderno del brano, forse destinato alle radio, commerciale, ma averne di brani così sulle onde radio. The Outsider è un altro perfetto esempio di country song pura e dura, con l’aggiunta dell’armonica di Mickey Raphael che potrebbe proporla al suo datore di lavore Willie Nelson. 15 Million Light-Years Away presenta una accoppiata inconsueta, Jim Dandy (il cantante dei Black Oak Arkansas) con il suo vocione inconfondibile si adatta “come un pisello nel suo baccello” al mood della canzone e questo mid-tempo elettrico è un altro highlight del CD, permettendo ai due chitarristi di dare libero sfogo al loro solismo, poi reiterato nella lunga e tiratissima ode di progressive southern rock, The Gunslinger, dove chitarre, tastiere e un sax inconsueto si fanno largo tra i “motherf**ers” che nel testo si sprecano, inizio misurato e crescendo micidiale. Ben fatto, Shooter Jennings!                                        

Bruno Conti

Piccoli “Outlaws” Crescono! Richie Allbright – Kickin’ Down The Doors

richie allbright kickin'.jpg

 

 

 

 

 

 

Richie Allbright – Kickin’ Down The Doors – Richie Allbright CD

Richie Allbright (da non confondere con il quasi omonimo Richie Albright, una elle di meno nel cognome, ex batterista di Waylon Jennings) è un ragazzone di Mathis, una piccola cittadina del South Texas, cresciuto a pane e Outlaws. Infatti (e qui il punto in comune con il suo quasi omonimo drummer) la sua musica risente molto dell’influenza del grande Waylon, ma anche di gente come Willie Nelson, Billy Joe Shaver e Merle Haggard (che texano non è, né il suo nome è mai stato direttamente associato al movimento Outlaw Country, ma in realtà avrebbe potuto benissimo esserlo, anche se forse un brano come Okie From Muskogee Waylon non lo avrebbe mai scritto).

Esordiente nel 2008 con If I’d Known Then, e titolare di un’attività live molto vivace tra Texas e stati limitrofi, ora Richie si rifà sotto con Kickin’ Down The Doors, un ottimo disco di puro country texano, che si ispira chiaramente ai suoi modelli. Certo, le sue canzoni possono sembrare derivative, in alcuni momenti pare di ascoltare qualche outtake dei vari Billy Joe, Willie e Waylon, ma quello di Allbright è chiaramente un atto d’amore verso una musica che purtroppo oggi fanno in pochi (mi viene in mente la Jackson Taylor Band). D’altronde Waylon ci ha lasciato da anni, Shaver sembra aver appeso la chitarra al chiodo, e Willie, l’unico ancora super attivo, ultimamente si è spostato verso un country più classico: ben vengano quindi dischi come questo, dove si respira ancora fresca l’aria di un periodo musicalmente irripetibile. Per questo album, Richie è entrato in studio con pochi amici (tra cui Jarrod Birmingham, a sua volta musicista in proprio, e Billy Joe High), ed ha messo a punto dieci brani che, se siete appassionati del genere, non mancheranno di allietare le vostre serate. Chitarre elettriche, ritmo sempre alto, voce perfetta (uno Shaver meno nasale), grinta e feeling a piene mani, oltre ad una sicura abilità nel songwriting.

Apre la title track, un perfetto rockin’ country, giusto a metà tra Shaver e Waylon, voce in palla e melodia fluida. La frizzante I Can’t Break The Habit ricalca gli stessi canoni, con ottimi interventi di pianoforte e chitarra ed un feeling particolare che solo un texano può avere. Where The Rainbow Hits The Ground è una delle migliori del CD: una splendida ballata dal classico suono outlaw, con echi di Kristofferson (un altro fuorilegge doc) nella melodia, un brano che non mi stupirei se entrasse a far parte del repertorio dello stesso Kristofferson o di Willie (più quest’ultimo, in quanto Kris non ama molto mettere canzoni di altri nei suoi dischi).

Con You Can’t Take Away My Music siamo ancora dalle parti di Waylon, ed il ritornello è semplicemente irresistibile: grande musica, non importa se derivativa. La pacata Down Her Memory Lane offer un momento di quiete, mentre con I’m Gonna Say I’m Sorry Now, chitarristica e ritmata, Richie si ributta nei territori a lui più cari; la pianistica e lenta I Don’t Need A Thing At All dimostra che anche i fuorilegge hanno un cuore: qui avrei visto bene un duetto con una voce femminile, ma non si può avere tutto. Boland And Birmingham, omaggio all’amico Jarrod ed a Jason Boland (un altro che sta dalla parte giusta) è Texas country al 100%, Gravedigger ha un marcato sapore western, mentre I Was Born This Way chiude l’album così come si era aperto, cioè con un saltellante brano alla Billy Joe Shaver.

Davvero una bella sorpresa questo Kickin’ Down The Doors: file under Outlaw Country.

Marco Verdi

Consigli Per L’Estate (E Oltre): Uscite Prossime Venture Parte VIII. ZZTop, Melissa Etheridge, Freddie Mercury & Montserrat Caballé, Graham Bond, Supertramp Tribute, Martha Wainwright, Outlaws

zztop la futura.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Direi di completare con oggi questa serie di Post dedicati alle prossime uscite, visto che ormai le date di uscita sono più orientate al dopo estate, anche se per esempio…

ZZTop – La Futura – American/Universal Republic – 11-09-2012

Alla fine ce l’hanno fatta! Esce persino in anticipo sulle ultime previsioni che davano fine settembre. Si tratta del famoso album prodotto da Rick Rubin, conterrà tutti e quattro i brani che facevano parte dell’EP digitale Texicali e anche Flyin’ High, il brano che hanno “sparato” sulla navetta spaziale Soyuz.

Torniamo alla terminologia spagnola che ha accompagnato alcuni degli album migliori del gruppo, Tres Hombres, Fandango, El Loco, Deguello ed ora questo La Futura. Tra i brani c’è anche una It’s Too Easy Manana scritta da Gillian Welch e David Rawlings e comunque, in generale, c’è un ritorno al boogie-southern-blues-rock dei tempi migliori senza troppe concessioni alla tecnologia come già riscontrato dall’ascolto dell’ottimo EP che ha preceduto l’album. Questi sono i titoli dei 10 brani:

1. ‘I Gotsta Get Paid’
2. ‘Chartreuse’
3. ‘Consumption’
4. ‘Over You’
5. ‘Heartache in Blue’
6. ‘I Don’t Wanna Lose, Lose, You’
7. ‘Flyin’ High’
8. ‘It’s Too Easy Manana’
9. ‘Big Shiny Nine’
10. ‘Have a Little Mercy’

Non so se ci saranno anche i frutti di una presunta collaborazione con i Black Keys, annunciata però due anni fa, nei primi passi della gestazione di questa “lunga” produzione con Rick Rubin. E adesso, se ce la fanno a sopravvivere, per il 2020 vai con l’album di cover di CSN.

melissa etheridge 4th street.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Melissa Etheridge – 4Th Street Feeling – Island – 04-09-2012

L’ultimo album Fearless Love non mi aveva entusiasmato, e se è per questo neppure quello prima The Awakening, anche se se entrambi avevano avuto buone critiche. Questo 4th Street Feeling mi sembra partire da presupposti migliori: nuovo produttore in sostituzione del bombastico John Shanks, anzi due, Jacquire King, reduce dai lavori con Of Monsters And Men, Punch Brothers, Kings Of Leon e Steve Booker, dal tocco più pop, Duffy e Dionne Bromfield. Il singolo che annuncia l’album, Falling Up, addirittura è una deviazione verso territori country, un brano scritto in omaggio alle canzoni di Tammy Wynette e Loretta Lynn, visto attraverso la sua ottica, una specie di ritorno alle origini per Melissa Etheridge, che ad inizio carriera si affidava a quel tipo di repertorio e nei primi album a fianco della sua anima rockettara univa anche atmosfere più acustiche e l’arte della ballata che negli ultimi anni senza scomparire si era un po’ affievolita. Vedremo se questo album sarà un ritorno agli “antichi splendori”, per il momento…

 

freddie mercury montserrat caballé barcelona.jpgfreddie mercury barcelona special.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Freddie Mercury & Montserrat Caballé – Barcelona – Island/Universal – 3 CD + DVD 04-09-2012

Prosegue la ripubblicazione del materiale Queen e affini da parte della Universal che ha acquisito il catalogo del gruppo. Questa volta è il turno dell’album Barcelona che esce in questa Special Edition:

DELUXE ALBUM – 3 CD DISCS & 1 DVD

Disc 1 – Barcelona – The Special Edition – New Orchestrated album

1. Barcelona
2. La Japonaise
3. The Fallen Priest
4. Ensueno
5. The Golden Boy
6. Guide Me Home
7. How Can I Go On
8. Exercises In Free Love
9. Overture Piccante

Bonus Track – 10. How Can I Go On Feat. David Garrett

Disc 2: The Best of the Rarities & Session Out-takes

1. Exercises In Free Love (1987 B-side)
2. Barcelona (Early Version: Freddie’s Demo Vocal)
3. La Japonaise (Early Version: Freddie’s Demo Vocal)
4. Rachmaninov’s Revenge (The Fallen Priest) (Later Version: Freddie’s Demo Vocal)
5. Ensueno – Monsterrat’s Live Takes
6.The Golden Boy (Early Version: Freddie’s Demo Vocal)
7.Guide Me Home / How Can I Go On (Alternative Versions)
8.How Can I Go On (Alternative Piano Version)

Disc 3: – DVD Disc

1.Ku Club Ibiza Performance – Barcelona
2. La Nit Barcelona Performance
– Barcelona (5m46s)
– How Can I Go On (3m58s)
– The Golden Boy (5m58s)
3. Barcelona – Classic Video 4m25s
4. Barcelona – The Special Edition EPK
5. Barcelona – 2012 edit by Rhys Thomas 4m49s

Disc 4: – Barcelona – The Special Edition Album – Instrumental Orchestral Version

Il prezzo non dovrebbe essere troppo esagerato, si parla di una cifra intorno ai 30 euro.

graham bond organization box.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Graham Bond Organization – Wade In The Water – 4 CD – Repertoire Records – 25-09-2012

Cambiamo completamente registro per questo succoso cofanetto dedicato all’opera del grande musicista inglese che ad inizio anni ’60 fu uno dei fondatori del movimento Rhythm & Blues, Blues, Jazz-rock e poi rock, in Inghilterra. Nel suo gruppo hanno suonato Jack Bruce, Ginger Baker, John McLaughlin, Dick Heckstall-Smith, Jon Hiseman, tra gli altri. Questo cofanetto, pubblicato dalla Repertoire, è stato curato da Pete Brown (il paroliere dei Cream e Jack Bruce, oltre che ottimo musicista in proprio) e da Dick Heckstall-Smith (così dicono le note di presentazione, ma il sassofonista dei Colosseum è morto nel 2004). Graham Bond addirittura ci aveva lasciato nel lontano 1974 a soli 37 anni ma questo Wade In The Water, sottotitolato Classics, Origins & Oddities raccoglie il meglio della sua produzione con molti inediiti e rarità, 96 brani in tutto:

TRACKLIST

CD 1:
01. Roll ´Em Pete
(Previously unreleased)
Graham Bond – late January / early February, 1963
02. Cabbage Greens (Version 1)
Graham Bond – late January / early February, 1963
03. Baby What You Want Me To Do
(Previously unreleased)
Graham Bond – late January / early February, 1963
04. I Saw Her Standing There (Version 1)
Duffy Power with the Graham Bond Quartet – 20th February 1963
05. Shake, Rattle And Roll
Duffy Power with the Graham Bond Quartet – 20th February 1963
06. What’d I Say (Version 1)
Duffy Power with the Graham Bond Quartet – 20th February 1963
07. I Got A Woman
Duffy Power with the Graham Bond Quartet – 28th February 1963
08. I Saw Her Standing There (Version 2)
Duffy Power with the Graham Bond Quartet – 20th March 1963
09. Farewell Baby (Alternative take)
Duffy Power with the Graham Bond Quartet – 20th March 1963
10. Farewell Baby (Master take)
Duffy Power with the Graham Bond Quartet – 20th March 1963
11. Slippin’ & Slidin’
(Previously unreleased)
Graham Bond Quartet – 16th May 1963
12. Spanish (Version 1)
Graham Bond Quartet – 16th May 1963
13. Untitled Abbey Road Blues Instrumental
(Previously unreleased)
Graham Bond Quartet – 16th May 1963
14. It´s Happening
(Previously unreleased)
Graham Bond Quartet – 16th May 1963
15. Wade In The Water (Version 1)
Graham Bond Quartet – 16th May 1963
16. Swing-A-Ling (Part I)
Ernest Ranglin and the ‘G.Bs’ – early April 1964
17. Swing-A-Ling (Part 2)
Ernest Ranglin and the ‘G.Bs’ – early April 1964
18. Just A Little Walk (Part I)
Ernest Ranglin and the ‘G.Bs’ – early April 1964
19. Just A Little Walk (Part 2)
Ernest Ranglin and the ‘G.Bs’ – early April 1964
20. SO-HO
Ernest Ranglin and the ‘G.Bs’ – early April 1964
21. Say When (Part I)
(Previously unreleased)
Ernest Ranglin and the ‘G.Bs’ – early April 1964
22. Say When (Part 2)
(Previously unreleased)
Ernest Ranglin and the ‘G.Bs’ – early April 1964
23. Cabbage Greens (Version 2)
Graham Bond Organization – Mid April 1964
24. Long Legged Baby (Version 1)
Graham Bond Organization – Mid April 1964
25. Hoochie Coochie Man (Version 1)
Graham Bond Organization – Mid April 1964
26. Wade In The Water (Version 2)
Graham Bond Organization – Mid April 1964

CD 2:
01. Green Onions (Version 1)
Graham Bond Organization – Mid April 1964
02. High Heeled Sneakers (Version 1)
Graham Bond Organization – Mid April 1964
03. Honey Bee
(Previously unreleased)
Graham Bond Organization Mid April 1964
04. Long Tall Shorty (Version 1)
Graham Bond Organization – 5th May 1964
05. Long Legged Baby (Version 2)
Graham Bond Organization – 5th May 1964
06. Hoochie Coochie Man (Version 2)
Graham Bond Organization – 5th May 1964
07. Strut Around
Graham Bond Organization – May 1964
08. High Heeled Sneakers (Version 2)
Graham Bond Organization – May 1964
09. Little Girl (Version 1)
Graham Bond Organization – May 1964
10. Wade In The Water (Version 3)
Graham Bond Organization – 6th August 1964
11. Harmonica
Graham Bond Organization – August / September 1964
12. Half A Man (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 16th December 1964
13. Keep A ‘Drivin’ (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 16th December 1964
14. What Am I Living For
(Previously unreleased – Stereo remix)
Graham Bond Organization – 16th December 1964
15. Neighbour Neighbour (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 19th December 1964
16. Spanish Blues (Version 2 – Stereo remix)
Graham Bond Organization – 4th January 1965
17. Spanish Blues (Version 3 – Alternative take)
Graham Bond Organization – 4th January 1965
18. Tammy (Stereo remix) Graham Bond Organization
4th January 1965
19. I Want You (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 4th January 1965
20. Wade In The Water ((Version 4 – Stereo remix)
Graham Bond Organization – 4th January 1965
21. Early In The Morning (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 5th January 1965
22. Baby Make Love To Me (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 5th January 1965
23. Baby Be Good To Me (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 5th January 1965
24. Got My Mojo Working (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 5th January 1965
25. Train Time (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 4th February 1965
26. Little Girl (Version 2- Stereo remix)
Graham Bond Organization – 4th February 1965
27. Oh Baby (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 4th February 1965
28. Hoochie Coochie Man ((Version 3 – Stereo remix)
Graham Bond Organization – 4th February 1965
29. Tell Me (I’m Gonna Love Again)
Graham Bond Organization – March 1965
30. Love Come Shining Through
Graham Bond Organization – March 1965

CD 3:
01. Please Don´t Say
Winston G. – March 1965
02. Like A Baby
Winston G. – March 1965
03. Walking In The Park (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 30th June 1965
04. Don’t Let Go (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 30th June
05. My Heart’s In Little Pieces (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 30th June 1965
06. The Night Time Is The Right Time (Stereo remix)
Graham Bond Organization – probably 30th June 1965
07. What´d I Say ((Version 2 – Stereo remix)
Graham Bond Organization – 30th June 1965
08. Have You Ever Loved A Woman (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 30th June 1965
09. Who’s Afraid Of Virginia Woolf (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 1st July 1965
10. Hear Me Calling Your Name (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 1st July 1965
11. Last Night (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 1st July 1965
12. Baby Can It Be True (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 1st July 1965
13. Dick’s Instrumental (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 1st July 1965
14. Camels And Elephants (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 1st July 1965
15. Lease On Love (Stereo remix)
Graham Bond Organization – 1st July 1965
16. Cold Rain
(Previously unreleased – Stereo remix)
Graham Bond Organization – 1st July 1965
17. Positive aka HHCK Blues
(Previously unreleased master take – Stereo remix)
Graham Bond Organization – 1st July 1965
18. Positive aka HHCK Blues
(Previously unreleased alternative take – Stereo remix)
Graham Bond Organization – 1st July 1965
19. When Johnny Comes Marching Home
(Previously unreleased – Stereo remix)
Graham Bond Organzation – 5th October 1965
20. Good Good Loving
(Previously unreleased – Stereo remix)
Graham Bond Organization – 5th October 1965
21. Only Sixteen
(Previously unreleased – Stereo remix)
Graham Bond Organization – 5th October 1965
22. St. James Infirmary
Graham Bond Organization – 10th January 1966
23. Soul Tango
Graham Bond Organization – 10th January 1966

CD 4:
01. Wade In The Water (Version 5)
Graham Bond Organization – 10th January 1966
02. Down In the Valley (Previously unreleased)
Graham Bond Organization – 10th January 1966
03. Waltz For A Pig
The Who Orchestra – 11th/12th/13th March 1966
04. Wade In The Water ((Version 6 –Previously unreleased)
Graham Bond Organization – 30th June 1966
05. You’ve Gotta Have Love Babe
((Version 1 – Previously unreleased demo)
Graham Bond Organization – November 1966
06. You’ve Gotta Have Love Babe (Version 2)
Graham Bond Organization – 18th January 1967
07. I Love You
Graham Bond Organization – 18th January 1967
08. Wade In The Water (Version 7)
Live – previously unreleased
Graham Bond Trio, March 1963
09. Long Tall Shorty (Version 2)
Live – previously unreleased
Graham Bond Organization, Autumn 1964
10. Queen Of Hearts (Live – previously unreleased)
Graham Bond Organization, Autumn 1964
11. Alcoholic Blues (Live – previously unreleased)
Graham Bond Organization, Autumn 1964
12. Green Onions (Version 2)
Live – previously unreleased
Graham Bond Organization, Autumn 1964
13. High Heeled Sneakers (Version 3)
Live – previously unreleased
Graham Bond Organization, Autumn 1964
14. The First Time I Met The Blues
(Live – previously unreleased)
Graham Bond Organization, Autumn 1964
15. Little Girl (Version 3)
Live – previously unreleased
Graham Bond Organization, Autumn 1964
16. Stormy Monday (Live – previously unreleased)
Graham Bond Organization, Autumn 1964
17. What’d I Say (Version 3)
Live – previously unreleased
Graham Bond Organization, Autumn 1964

Il tutto registrato in quel breve arco di tempo che va dal 1964 al 1967. Questo è proprio un prodotto tipico da “carbonari”! Guardatevi questo “reperto” archelogico d’epoca, c’erano le ragazzine che urlavano per Hoochie Coochie Man, ma vi rendete conto, erano altri tempi!

 

songs of the century tribute of the century.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Songs Of The Century – An All-Star Tribute To Supertramp – Cleopatra Records – 14-08-2012

Questo esce la settimana prossima negli Stati Uniti per gli specialisti in “stranezze” della Cleopatra Records. Una volta che ci siamo messi d’accordo su cosa si intende per All-Star, questo tributo è molto interessante per gli appassionati del Prog ( e non solo) Colin Moulding degli Xtc che canta It’s Raining Again in coppia con Geoff Downes?!? Potrebbe essere anche bello, i Supertramp (soprattutto quelli di Crime Of The Century) sono stati uno dei piaceri proibiti del rock anni ’70. Ecco la lista dei brani e relativi interpreti:

1. Breakfast In America – John Wetton (Asia) & Larry Fast (Peter Gabriel)
2. Take The Long Way Home – John Wesley (Porcupine Tree)
3. The Logical Song – Mickey Thomas (Starship), Steve Morse (Deep Purple) & Tony Kaye (Yes)
4. Give A Little Bit – Richard Page (Mr. Mister) & Peter Banks (Yes)
5. It’s Raining Again – Colin Moulding (XTC) & Geoff Downes (Yes/Asia)
6. Crime Of The Century – Billy Sherwood (Yes), Rick Wakeman (Yes) & Tony Levin (King Crimson)
7. Dreamer – Annie Haslam (Renaissance) & David Sancious (Bruce Springsteen)
8. Goodbye Stranger – Billy Sherwood (Yes), Gary Green (Gentle Giant) & Jordan Rudess (Dream Theater)
9. Rudy – Roye Albrighton (Nektar) & Steve Porcaro (Toto)
10. Bloody Well Right – Joe Lynn Turner (Rainbow) & Dave Kerzner
11. School – Rod Argent (The Zombies) & Robby Krieger (The Doors)

Bonus Original Track

12. Let The World Revolve – Chris Squire (Yes) & Tony Kaye (Yes)

outlaws anthology live and rare.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Outlaws – Anthology (Live & rare) 1973-1981 – 4 CD – Cleopatra Records 11-09-2012

E visto che parliamo di Cleopatra Records, esce un altro dei loro gustosi box dedicati al passato, dopo Quicksilver e Santana, questa volta rivolgono la loro attenzione agli Outlaws, una delle migliori formazioni southern rock degli anni ’70. Tra l’altro nel mese di settembre, il 25, il gruppo pubblicherà anche un nuovo album di studio, It’s About Pride, il primo da 18 anni a questa parte. Della formazione originale sono rimasti Henry Paul e il batterista Monte Yoho, ma non si tratta di un caso di litigi interni, purtroppo gli altri componenti originali del gruppo, Hughie Thomasson, Billy Jones e Frank O’Keefe sono tutti scomparsi. Uno dei nuovi chitarristi è l’ottimo Billy Crain, fratello di Tom a lungo nella Charlie Daniels Band di cui si è parlato recentemente nel Blog e anche un paio di anni fa di non-solo-southern-rock-billy-crain-skeletons-in-the-closet.html.

Comunque il cofanetto pare assai interessante:

DISC 1: Live 1975
Record Plant – Sausalito, CA (3/11/1975)
1. Song In The Breeze
2. Knoxville Girl
3. Cry No More
4. Green Grass & High Tides

Agora Ballroom – Cleveland, OH (6/3/1975)
5. There Goes Another Love Song
6. Freeborn Man
7. Kansas City Queen

Ebbets Field – Denver, CO (7/23/1975)
8. Waterhole
9. Stick Around For Rock & Roll
10. Knoxville Girl
11. There Goes Another Love Song

Bryn Mawr, PA (8/27/1975)
12. Song For You
13. Prisoner
14. There Goes Another Love Song
15. Red Neck Friend

DISC 2: Live 1976
Record Plant – Los Angeles, CA (11/22/1976)
1. Waterhole
2. Stick Around For Rock & Roll
3. Song In The Breeze
4. Lover Boy
5. Freeborn Man
6. Cry No More
7. Knoxville Girl
8. Green Grass & High Tides
9. There Goes Another Love Song

DISC 3: Live 1977-1981
Stanley Theater – Pittsburgh, PA (3/19/1977)
1. South Carolina
2. Gunsmoke
3. Song In The Breeze

Capitol Theater – Passaic, NJ (5/21/1977)
4. Cold & Lonesome
5. Holiday
6. Hurry Sundown
7. Lover Boy
8. Gunsmoke

Stanley Theater – Pittsburgh, PA (11/28/1981)
9. Angels Hide
10. Blueswater
11. Keep Prayin
12. You Are The Show
13. (Ghost) Riders in the Sky

DISC 4: Studio Demos
Outlaws Sessions
1. Song For You
2. It Follows From The Heart
Lady in Waiting Sessions
3. Freeborn Man
(Hurry Sundown Sessions
4. Gunsmoke
5. Holiday
6. Hurry Sundown
7. Cold & Lonesome
8. Night Wines
9. Heavenly Blues

Unreleased 1973 Demos
10. Never See Your Face
11. Windy Cities Blue
12. Nighttime s Passing Dream

Unreleased 1975 Demos
13. True Love At First Sight
14. Where Does It Go From There
15. Goodbye Tupelo
16. Alone With You Again
17. Two Time Blues

Se qualcuno non li hai mai sentiti e ama southern rock, chitarre e belle canzoni, non necessariamente nell’ordine qui avrà da godere come un riccio…

 

martha wainwright come home to mama.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Martha Wainwright – Come Home To Mama – V2 Coop(Universal) – 16-10-2012

Qui si va molto in avanti nel tempo come data di uscita, ma già che ci siamo! Esce il nuovo album della brava Martha, figlia e sorella di…, e molto brava pure di suo. Il disco (terzo album di studio) è stato registrato in quel di New York nello studio di Sean Lennon, con la produzione di Yukio Honda delle Cibo Matto. Qualche “pirla” ha equivocato i comunicati stampa e in giro probabilmente troverete scritto che nel disco suona anche Nels Cline, il marito di Martha Wainwright?!?. Invece la frase esatta presumo dovesse essere: nel disco suonano il marito di Martha (tale Brad Albetta, al basso), virgola, Nels Cline, il grande chitarrista dei Wilco nonché Jim White alla batteria e Thomas Bartlett alle tastiere. Mancano un paio di mesi all’uscita per cui ci ritornerò con più calma (tempo permettendo), nel frattempo questi i titoli della versione Deluxe che avrà 13 brani:

 

1. I Am Sorry
2. Can You Believe It
3. Radio Star
4. Proserpina
5. Leave Behind
6. Four Black Sheep
7. Some People
8. I Wanna Make An Arrest
9. All Your Clothes
10. Everything Wrong
11. I Wanna Make An Arrest (Demo)
12. All Your Clothes (Demo)
13. Four Black Sheep (Demo)

Ci sarebbe da parlare anche del tributo ai Talk Talk, di due nuovi album di Jeff Lynne, uno di cover e l’altro di brani dell’Electric Light Orchestra re-incisi in nuove versioni, del nuovo Anita Baker, di Donald Fagen  Sunken Condos il 16 ottobre e molti altri di cui non ho ancora dati e date certe per cui rimandiamo ad altra occasione. Diciamo che da domani riprendiamo la “programmazione” abituale del Blog sempre pronti ad eventuali aggiornamenti.

Bruno Conti

“L’Ultimo Fuorilegge”? Ray Wylye Hubbard – The Grifter’s Hymnal

ray wylye hubbard.jpg

 

 

 

 

 

 

Ray Wylie Hubbard -The Grifter’s Hymnal– Bordello Records 2012

Torna, a poco più di due anni dal suo ultimo disco, Ray Wylie Hubbard, uno dei migliori texani in circolazione in assoluto, musicista e cantautore di culto, con alle spalle una carriera sviluppata in un arco di tempo più che quarantennale. Ray è diventato subito famoso negli anni settanta per avere scritto Up Against The Wall, Redneck Mother, canzone resa celebre dal grande Jerry Jeff Walker, brano che ha contribuito a lanciare la sua carriera nell’ambito del settore “outlaws”. Hubbard non è solo un “country singer”, come quella canzone poteva far prevedere, ma anche un songwriter vicino al folk, al blues ed a certe linee melodiche tipicamente Dylaniane, con una discografia abbastanza lunga, dilatata nel tempo, tra alti e bassi, ma con alcuni album di spessore, su tutti Loco Gringo’s Lament, Dangerous Spirits, Delirium Tremolos, Crusades of the Restless Knights sino ai più recenti Growl e Snake Farm.

Sono almeno venti anni che Ray dispensa grande musica e The Grifter’s Hymnal non fa eccezione, anzi è facile collocarlo tra i suoi lavori migliori. A lavorarci sono essenzialmente lui e George Reiff (co-produttore del disco), con Rick Richards alla batteria, Billy Cassis e il figlio Lucas alle chitarre, Brad Rice al basso, e con alcuni ospiti davvero speciali come Ringo Starr (grande cultore di country music) e il pianista Ian McLagan, per dodici brani tra rock, blues e folk in cui predominano le atmosfere fangose e cupe, con sonorità  crepuscolari e desertiche, il tutto guidato da una voce fumosa che mastica blues ed una sezione ritmica sempre presente quando viene chiamata in causa.

Si parte con Coricidin Bottle un honky-tonky travolgente dove le percussioni la fanno da padrone, e sembra di sentire il sibilo di un serpente a sonagli. La seguente South of the River è una delle perle del disco, una ballata desertica, ben lavorata, con l’armonica in evidenza, cantata col cuore. Con Lazarus brano bluesato ed insinuante si viaggia sulle foci del Delta, mentre New Year’s Eve at the Gates of Hell, bella e roccata, si basa solamente su chitarre e batteria (niente basso). Moss and Flowers ricorda un altro superbo songwriter texano, ovvero James McMurtry, mentre Red Badge of Courage è un blues nero e tenebroso fino al midollo, con una slide maledetta. Si cambia registro con Train Yard un talkin’ blues dalla ritmica sostenuta, e nella seguente, divertente e ossessiva, Coochy Coochy, che vede come ospite Ringo Starr, l’autore del brano, che stando alle note del libretto canta e suona vari strumenti. Un recitativo introduce Mother Blues, ballata acustica cantata con voce cavernosa, che potrebbe essere usata come “soundtrack” di un film tratto da un romanzo di Cormac McCarthy. mentre la seguente Henhouse è forse il brano meno riuscito del lotto. Ray si fa subito perdonare con una splendida Count My Blessings, canzone nera e sporca, suonata divinamente e perfettamente coerente con il suo percorso musicale, e si chiude alla grande con Ask God una preghiera blues, con un refrain che ti ritrovi a cantarle dopo solo due ascolti.

Ray Wylie Hubbard durante la sua carriera ha sempre fatto i dischi che ha voluto, quando ha voluto, senza mai scendere a compromessi, ma andando diritto per la sua strada, e come sempre nelle sue opere, gli eroi non sono né buoni né cattivi, ma coloro che accettano la dura realtà della vita; un personaggio al quale, fortunatamente, per chi scrive, è mancata soltanto la celebrità. Cosa ci vuole per ascoltare un CD come The Grifter’s Hymnal? Lo spirito giusto, il tempo che serve, e dell’ottima Tequila.

 Tino Montanari

E I Risultati Si Vedono Ma Soprattutto Si Sentono. JB And The Moonshine Band – Beer For Breakfast

JB and the Moonshine band.jpg

 

 

 

 

 

 

JB And The Moonshine Band – Beer For Breakfast – Average Joe’s Ent.  

Non so se i risultati dipendano effettivamente dal titolo ma questo mondo tipicamente Americano dove le birre (ma nel disco precedente c’era anche il whiskey), le donne, le macchine e il divertimento puro si alternano nel testo, calza a cappello a questi JB And The Moonshine Band. Si sarebbe potuto usare benissimo anche “Fiddle, pedal steel and country guitars” per descrivere questo giovane quartetto texano originato dal Red Dirt Movement e giunto al secondo album con Beer For Breakfast dopo l’esordio, sempre indipendente, di un paio di anni intitolato Ain’t Goin’ Bak To Jail.

Loro, orgogliosamente, proclamano di fare del country non adulterato, privo di orpelli e trucchi in sala di incisione, però il loro management è a Nashville, Tennessee e anche parte del disco è stato registrato lì. Indubbiamente c’è del talento nella loro musica, i brani sono firmati per la quasi totalità dal cantante JB Pattinson che suona anche chitarre elettriche (che divide con Hayden Mc Mullen), acustiche e banjo, hanno una solida sezione ritmica in grado di sfociare anche nel southern rock o comunque in un country-rock molto energico, si avvalgono di violino e pedal steel e possono ricordare (almeno a chi scrive) i primi Band Of Heathens (quelli più country, ora sono diventati una band molto più solida e rock) o anche la Randy Rogers Band o i Cross Canadian Ragweed.

I brani raramente superano i quattro minuti ma i ragazzi sanno anche fare ruggire le chitarre in brani come Hell To Pay (che cita il titolo del 1° album nel testo) o l’ottima Ride che ricorda addirittura i fasti della Marshall Tucker Band e qualche riff dei Lynyrd Skynyrd o la tiratissima Yes che nei continui rilanci delle chitarre soliste si avvicina alle sonorità degli Outlaws dei primi due album, quelli in bilico tra rock e country. Quando la pedal steel e il violino salgono al proscenio come nell’iniziale divertente Beer For Breakfast (alla Charlie Daniels) o nella ballata The Only Drug i suoni si ammorbidiscono e riescono ad evitare la melassa di molta country music mainstream per un pelo, anche se non sono originalissimi, ma le armonie vocali sono efficaci e Pattinson ha la “voce classica” del country rocker tipico. Già la successiva Black and White fatta con lo stampino rispetto alla precedente testa un po’ la tua pazienza.

Pure l’idea di mettere in conclusione dell’album due brani, I’m Down e Perfect Girl, che erano già apparsi nel precedente CD sia pure con un mixaggio diverso, a detta loro più professionale non è originalissima, anche se le canzoni erano tra le migliori di quell’album.

In definitiva, non saranno innovativi, ma se amate del buon country rock con una certa energia del boogie e del southern rock aggiunte come sovrappiù potete accostarvi con fiducia, c’è in giro molto di peggio anche di nomi più celebrati. Incoraggiamo i nuovi talenti.

Bruno Conti

Non Solo Southern Rock. Billy Crain – Skeletons In The Closet

billycrain.jpgbilly-crain.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Billy Crain – Skeletons In The Closet – Slidebilly Records

Ci sono dei dischi (che sono tanti, molto più di quello che si pensa) che navigano in una sorta di limbo che si trova tra le riviste di settore, il mondo degli appassionati, la rete e altre forme di divulgazione e che attendono che qualcuno li scopra o quantomeno che contribuisca alla diffusione degli stessi. Senza la pretesa di essere il Piero Angela della situazione con un approccio scientifico (che non sempre paga) altri appassionati cercano di approfondire con piglio critico per scremare e andare a pescare quello che di valido c’è in circolazione magari avvisando sulle eventuali bufale. Ovviamente chi scrive esprime un parere non sempre condivisibile per cui è importante anche dare il maggior numero possibile di informazioni e riferimenti per aiutare il lettore.

Questo disco (che è in circolazione da un po’ di tempo) fa parte della categoria dei dischi che vale la pena di cercare (perché anche questo è un problema non indifferente): si tratta del primo album solista di un personaggio che mi diceva qualcosa a livello mnemonico. Crain, Crain, Tommy Crain, quello è il fratello, per oltre 15 anni chitarra solista nella Charlie Daniels Band, Billy ha iniziato la carriera con lui poi ha militato in molti gruppi che hanno fatto la storia del Southern Rock, prima la Henry Paul Band dell’ex chitarrista degli Outlaws, poi il country dei Bellamy Brothers, passando per Sue Medley una canadese di cui mi ero occupato ai tempi per il Buscadero, per le sue contiguità musicali con Mellencamp e Hiatt. Billy Crain ha fatto anche l’autore di brani for hire, scrivendone uno in particolare, Let’er rip che è finito sul disco di esordio delle Dixie Chicks, che ha venduto 13 milioni di copie e poi ha collaborato con molti altri artisti country.

Nella scorsa decade il richiamo sudista si è fatto sentire di nuovo e Crain è entrato nella ultima formazione degli Outlaws sempre a fianco di Henry Paul. E quindi arriviamo a questo Skeletons in The Closet che porta alla luce i suoi “scheletri nell’ armadio”, che non sono nulla di cui vergognarsi anche se ad un primo impatto, anzi prima, leggendo le note di copertina, alla scritta “ Billy Crain did everything but mix on this records”  mi è venuto uno scioppone perché di solito non è una buona notizia. Il mondo è tappezzato di solo album fai da te che si sono rivelate delle cioffeghe terribili!

E invece devo dire che mi sono ricreduto perché il nostro amico suona bene tutti gli strumenti presenti in questo album ma soprattutto chitarre, chitarre e ancora chitarre, molte chitarre, acustiche ed elettriche ed il suono della sua solista è quello che domina questo CD. Che non è un disco di southern rock come si potrebbe pensare bensì classico rock americano con molte venature country che possono ricordare i primi Eagles o i Poco tanto per fare dei nomi ma anche gli stessi Outlaws che hanno sempre avuto una forte componente country nel loro sound.

Il suono è fresco e pimpante, la voce non è fantastica ma molto funzionale, la produzione è semplice ma curata, i brani in sé non sono memorabili, tra power pop, country, rock da FM e southern ma miscelati insieme sono molto piacevoli e quando la canzone inizia ad ammosciarsi o ad annoiare Billy Crain ti piazza uno o più assoli di chitarra, ficcanti e piccanti, con un gusto sempre molto vario che vivacizza l’ascolto e rende il sound meno “commerciale”, quello che potrebbe essere il difetto del disco si rivela il suo pregio perché il nostro amico non è un caciarone proto-metallaro ma un musicista di ottime virtù e l’ascoltatore quando le chitarre salgono al proscenio trova pane per i suoi denti.

Vi potrei citare l’iniziale Rise Up, l’ottima Muddy Waters o White Picket Fence, quella che tanto ricorda i Poco degli anni d’oro o ancora l’eccellente Hard Times At Ridgemont High, ma i titoli non vi direbbero niente senza il CD tra le mani come succede al sottoscritto per cui mi limito a consigliarvi questo genuino artefatto di artigianato rock americano, è buona musica, garantito! File under Rock.

Bruno Conti