Anche Prima Di Diventare Una “Vera” Band Erano Già Belli Pronti! New Riders Of The Purple Sage – Dawn Of The New Riders Of The Purple Sage

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New Riders Of The Purple Sage – Dawn Of The New Riders Of The Purple Sage – Owsley Stanley Foundation 5CD Box Set

E’ un bel periodo per i fans dei New Riders Of The Purple Sage, storica band californiana di country-rock “cosmico” ancora in attività anche se ben lontana dai fasti dei primi anni settanta: dopo il doppio Thanksgiving In New York City, che documentava un concerto di fine 1972, ecco ora un invitante box di ben cinque CD pubblicato nel ambito della serie Bear’s Sonic Journals, cioè album dal vivo tratti da nastri originali del leggendario tecnico del suono dei Grateful Dead (e non solo) Owsley “Bear” Stanley, una collezione nell’ambito della quale sono già usciti il bellissimo doppio di Jorma Kaukonen e Jack Casady Before We Were Them https://discoclub.myblog.it/2019/02/14/nuovi-dischi-live-dal-passato-6-prima-di-essere-gli-hot-tuna-erano-gia-formidabili-jorma-kaukonen-jack-casady-bears-sonic-journals-before-we-were-them-live-june-2/ , la riedizione di Fillmore East 1970 della Allman Brothers Band https://discoclub.myblog.it/2018/08/11/le-loro-prime-registrazioni-dal-vivo-di-nuovo-disponibili-allman-brothers-band-fillmore-east-february-1970/  ed il box di 7 CD Never The Same Way Once di Doc & Merle Watson. La cosa che rende particolarmente interessante questo Dawn Of The New Riders Of The Purple Sage è il fatto che, come suggerisce il titolo, in esso sono contenuti concerti inediti risalenti al periodo precedente al loro mitico album d’esordio del 1971.

In effetti i NROTPS erano inizialmente nati come sorta di gruppo “dopolavoristico” in orbita Grateful Dead, una sorta di band country-rock che potesse dare la possibilità a Jerry Garcia di suonare liberamente la steel guitar (strumento per il quale all’epoca Jerry aveva preso una cotta): infatti le prime uscite del gruppo erano direttamente collegate ai concerti dei Dead dato che i nostri si esibivano come gruppo spalla ed al suo interno oltre a Garcia c’erano anche il bassista Phil Lesh ed il batterista Mickey Hart, completati dal cantante e chitarrista (nonché principale compositore del gruppo e futuro leader) John “Marmaduke” Dawson e dal chitarrista David Nelson, vecchio amico di Jerry e già compagno con lui di diverse band giovanili “pre-Dead”. Dawn Of The New Riders Of The Purple Sage presenta il meglio di diversi concerti tenutisi in quattro differenti location nel biennio 1969-70, con i nostri già in possesso di un suono country-rock al 100% perfettamente in linea con quello di altri gruppi del periodo come Byrds e Flying Burrito Brothers, e con gli elementi psichedelici presenti nei loro primi lavori che per ora non sono molto evidenti. Se il frontman è Dawson, il vero leader del suono del gruppo è Garcia, con la sua steel suonata splendidamente e protagonista indiscussa di ognuno dei 61 brani del box.

L’incisione è ottima considerando che questi nastri hanno 50 e più anni sulle spalle, ed anche la qualità delle performance è in crescendo, in quanto nei primi due CD ed in parte anche nel terzo le parti vocali di Dawson sono un po’ fuori fase (per non dire stonate), unico aspetto negativo, ma non da poco, di un cofanetto altrimenti imperdibile anche per il fatto che presenta diversi brani originali dello stesso Marmaduke che non ritroveremo in seguito sugli album del gruppo oltre ad una bella serie di cover intriganti e, last but not least, la presenza costante di Garcia, che poco dopo (all’indomani del primo album) dovrà abbandonare la band perché troppo impegnato con i Dead e con l’inizio della sua carriera solista. Ma vediamo i momenti salienti dei cinque CD, ricordando che Lesh aveva già lasciato ed il suo posto era stato preso prima da Bob Matthews nei primi quattro dischetti e poi in via definitiva da David Torbert (nel quinto). CD 1-2: Berkeley 1 agosto 1969. Si inizia con il famoso inno per camionisti Six Days On The Road, con Jerry che fa già i numeri alla steel, per proseguire con altre interessanti cover tra cui spiccano il languido honky-tonk di What’s Made Milwaukee Famous (scritta da Glen Sutton ma resa popolare da Jerry Lee Lewis), il doppio omaggio a Buck Owens con le pimpanti I’ve Got A Tiger By The Tail e Hello Trouble e quello ai Rolling Stones (Connection), oltre a classici del calibro di Kaw-Liga (Hank Williams), The Lady Came From Baltimore (Tim Hardin) ed una splendida Games People Play di Joe South.

Molti anche gli originali di Dawson (nel box compaiono tutti i brani dell’album d’esordio tranne due, un paio che verranno pubblicati solo nel 1972 e come ho già detto diversi inediti), tra i quali segnalerei la guizzante Henry, suonata due volte (e qui Garcia è strepitoso), il puro country di Delilah, la ballata dead-iana Garden Of Eden, la bella Last Lonely Eagle e le deliziose Sweet Lovin’ One, Fair Chance To Know (molto Gram Parsons) e I Am Your Man. Peccato per la prestazione vocale traballante di John: per fare un parallelo con i Dead (altro gruppo che talvolta aveva le voci come punto debole) è come se Garcia e soci avessero fatto cantare tutti i brani dei loro concerti a Lesh. CD 3: San Francisco 28-29-30 agosto 1969. In questo dischetto i NROTPS brillano particolarmente nell’anteprima di Superman, che uscirà sul loro terzo album Gypsy Cowboy, ed in una Six Days On The Road più convinta. Ma la parte del leone la fa l’ospite speciale Bob Weir (presentato come “Bobby Ace”), che assume il ruolo di leader in una sorta di mini-set nel quale canta due pezzi che era solito fare anche coi Dead (Mama Tried di Merle Haggard e Me & My Uncle di John Phillips), un paio di classici di George Jones (Old Old House e Seasons Of My Heart), una limpida Cathy’s Clown degli Everly Brothers ed una vivace Slewfoot di Howard Hausey, per tornare nel finale con una energica rilettura di Saw Mill di Mel Tillis. Peccato che Dawson tenti di rovinare tutto con un controcanto totalmente fuori armonia.

CD 4: Berkeley 14-15 ottobre 1969. Questo dischetto e quello che segue sono i migliori del box, sia per l’incisione che è ancora più nitida che per la prestazione vocale di Marmaduke, rientrata nei confini dell’accettabilità. Il CD inizia con una breve ma riuscita versione di Only Daddy That’ll Walk The Line, brano portato al successo da Waylon Jennings; gli highlights sono però tre veri pezzi da novanta come I Still Miss Someone di Johnny Cash, The Weight della Band ed una eccellente rilettura dello standard Long Black Veil, tutte in versioni discretamente lunghe e con Garcia superbo. Finale con una ipnotica Death And Destruction di ben 13 minuti (e qui un accenno di psichedelia c’è), con l’armonica di Will Scarlett che duetta alla grande con mastro Jerry. CD 5: San Francisco 4-5-7 giugno 1970. Qui troviamo di nuovo Weir protagonista della “solita” Mama Tried ma anche di una frizzante rivisitazione di The Race Is On (Don Rollins) e di una inattesa Honky Tonk Women degli Stones. Per il resto a parte un’altra The Weight abbiamo solo brani di Dawson, tra i quali spiccano i futuri classici I Don’t Know You, Louisiana Lady e Portland Woman, tutti e tre in procinto di essere pubblicati sul debutto omonimo del gruppo.

Un box quindi decisamente interessante e senza dubbio importante, che documenta i primi passi di una delle band di culto per antonomasia del passato, anche se a causa dell’altalenante performance vocale di Dawson mi sento di consigliarne l’acquisto più ai fans del gruppo che ai neofiti.

Marco Verdi

“Nuovi” Dischi Live Dal Passato 6. Prima Di Essere Gli Hot Tuna Erano Già Formidabili: Jorma Kaukonen & Jack Casady – Bear’s Sonic Journals: Before We Were Them Live June 28 1969

Jorma Kaukonen & Jack Casady - Bear’s Sonic Journals Before We Were Them

Jorma Kaukonen & Jack Casady – Bear’s Sonic Journals: Before We Were Them Live 28-6-1969 – Owsley Stanley Records Foundation

Prima della nascita “ufficiale” degli Hot Tuna, sancita dalla settimana di concerti alla New Orleans House di Berkeley, nel settembre del 1969, da cui sarebbe stato estratto il primo omonimo album della band, Jorma Kaukonen e Jack Casady, avevano già fatto alcuni concerti in tarda primavera, nel periodo in cui i Jefferson Airplane erano fermi a causa della operazione per rimuovere i noduli alla gola subita da Grace Slick. Quindi, prima di riprendere l’attività concertistica, anche per promuovere il futuro album Volunteers, in uscita a novembre, ma già registrato, e pure la partecipazione al Festival di Woodstock, alcuni membri del gruppo, oltre a Kaukonen e Casady, anche Kantner, e ogni tanto Marty Balin, e con l’aiuto di Joey Covington, che aveva partecipato come percussionista alle registrazioni di Volunteers, ma non faceva ancora parte in pianta stabile dei Jefferson (dove c’era Spencer Dryden come batterista), si esibirono, come detto, in alcune serate speciali tra cui quella del 28 giugno del 1969 al Veterans Memorial Building di Santa Rosa, California, per un evento che venne registrato da Owsley Stanley, il leggendario soundman dei Grateful Dead, e che ora diventa il terzo capitolo in questa serie di pubblicazioni dai suoi archivi, dopo quelli dedicati agli Allman Brothers, Fillmore East 1970 (CD singolo e box triplo) https://discoclub.myblog.it/2018/08/11/le-loro-prime-registrazioni-dal-vivo-di-nuovo-disponibili-allman-brothers-band-fillmore-east-february-1970/ , e il cofanetto da 7 CD  di Doc & Merle Watson.

Anche questa volta la qualità sonora è sorprendente, grazie al lavoro di masterizzazione effettuato da Jeffrey Norman, attuale addetto alle “restaurazioni soniche” degli archivi dei Dead. E pure la qualità musicale è notevole: il suono è elettrico e vibrante, un power trio che rivaleggia con Cream e Jimi Hendrix Experience come potenza di fuoco, senza dimenticare che in fondo, a ben vedere, anche i Jefferson Airplane erano un trio rock-blues con elementi psych e acid rock, sia pure con due grandi cantanti e un autore visionario, a guidarli. A mio parere si tratta di un gran disco Live, probabilmente superiore a tutti quelli ufficiali della band, orientato verso lo spirito più improvvisativo e jam degli Hot Tuna, solo sette brani, tutti piuttosto lunghi, di cui quattro mai ascoltati prima e quindi inediti sotto questa forma. Quindi anche se era “prima che fossero loro”, erano già Loro, con Joey Covington perfettamente integrato nella formazione, che poi come abbiamo visto, avrebbe preso altre strade. L’interscambio tra i tre è fantastico, soprattutto Kaukonen e Casady sono formidabili nelle loro evoluzioni sonore, ma anche il batterista si dimostra uno strumentista di tutto rispetto; come è palese sin dalla partenza con il classico blues Rock Me Baby, suonato con un impeto, una grinta, una capacità tecnica che lasciano quasi senza fiato, Jorma è un chitarrista formidabile, in grado di improvvisare assoli su assoli all’impronta, il suono è muscolare e da jam band ante litteram, con continui rilanci e le parti vocali (quando ci sono), molto brevi, i paragoni con Cream ed Hendrix non sono per nulla azzardati, anzi: il pedale del wah-wah è spesso pigiato a manetta, il “rigore” del bluesman Kaukonen è accantonato a favore di un edonismo sonoro dove il rock segna sovrano.

Come conferma il lungo strumentale Turnaround, oltre dieci minuti, dove il trio imperversa in pieno trip free form, partendo da un giro rock che ricorda molto i contemporanei Allman Brothers, peraltro ancora ben lungi dall’avere acquisito la loro reputazione, le mani di Casady volano sul suo basso, Covington costruisce un muro di suoni sul quale la chitarra improvvisa con una fluidità magnifica, alla ricerca di sempre diverse soluzioni sonore. Anche Star Track, il pezzo tratto dal repertorio dei Jefferson Airplane (era su Crown Of Creation), è solo un pretesto per le continue divagazioni dei tre che qui ricordano parecchio qualcosa della psichedelia dei Quicksilver Messenger Service, con qualche deriva hendrixiana; Through The Golden Gate, con i suoi oltre tredici minuti, prima attendista e suadente, poi in continuo crescendo. ci permette di apprezzare ulteriormente un Jorma Kaukonen in serata di grazia, con la sua chitarra fluente ed acidissima in grado di aggredire i confini del rock dell’epoca, come e più di altri solisti magari più celebrati di lui.

Il futuro cavallo di battaglia Come Back Baby in questa veste sonora elettrica ha di nuovo quell’afflato allmaniano, con il drive rock innestato con ferocia su un brano blues con grande maestria, anche qui in una lettura che supera i dieci minuti, poi reiterata negli oltre undici della “inedita” Through The Grove, che parte lentamente ma  poi entra subito nuovamente nelle spire della improvvisazione strumentale pura da parte di Kaukonen e soci. L’ultimo brano, un altro inedito, Inspirations In The Hall Of Arrivals, è di nuovo uno strumentale acido che rivaleggia con le improvvisazioni sonore psichedeliche più estreme dei Quicksilver, con Jorma Kaukonen che distilla nuovamente dalla sua chitarra una serie di sonorità che profumano appunto della California più acida e “sballata” della fine anni ’60 https://www.youtube.com/watch?v=mrGJtM-JE0o , con gran finale ferocissimo dove il gruppo va quasi in overdrive. Una domanda sorge spontanea: ma dove li avevano tenuti nascosti questi nastri per così tanto tempo?

Bruno Conti

Ma Allora Ditelo! Big Brother And The Holding Company Featuring Janis Joplin – Live At The Carousel Ballroom 1968

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Big Brother And The Holding Company Featuring Janis Joplin – Live At Carousel Ballroom – Sony Legacy 13-03-2012

Ma ditelo allora, prima mi annunciano una ennesima nuova versione espansa di Pearl e poi, a sorpresa, questo concerto inedito di Janis Joplin (giustamente perplessa nella foto che apre il Post)) registrato al Carousel Ballroom di San Francisco il 23 giugno del 1968 e che uscirà per la Sony Legacy il 13 marzo di quest’anno. Per i meno avvezzi ai tempi passati il Carousel Ballroom è quello che poi sarebbe diventato il famoso Fillmore West di Bill Graham.

Il CD esce a marzo perché esattamente un anno fa (quasi, il 12 marzo) moriva in Australia (dove si era trasferito) il famoso tecnico del suono, quel Owsley “Bear” Stanley che ha legato indissolubilmente il proprio nome con i Grateful Dead e con la scena di San Francisco, vi ricordate History Of The Dead Vol.1 Bear’s Choice? Ovviamente era lui! Comunque prima di morire aveva fatto in tempo a completare la masterizzazione di questo leggendario (ed inedito) concerto che lui stesso aveva registrato a quei tempi. Dopo il Live At Winterland ’68 il secondo tassello che si aggiunge alla esigua discografia dal vivo, concerti completi, di una delle più grandi voci rock della storia (la più grande?) e anche di un gruppo, Big Brother and The Holding Company, che nelle giuste serate era una forza della natura come la sua cantante! Ascolteremo…Per il momento questa è la tracklist completa:

1. Combination Of The Two
2. I Need A Man To Love
3. Flower In The Sun
4. Light Is Faster Than Sound
5. Summertime
6. Catch Me Daddy
7. It’s A Deal
8. Call On Me
9. Jam – I’m Mad
10. Piece Of My Heart
11. Coo Coo
12. Ball & Chain
13. Down On Me

Bonus Track:

14. Call On Me (Saturday Show – June 22, 1968)

Naturalmente come bootleg esisteva, non si sfugge, ma averlo “ufficiale” è un’altra cosa! O no?

Bruno Conti