Dalla Norvegia Con Passione! Paal Flaata – Wait By The Fire. Songs Of Chip Taylor.

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Paal Flaata – Wait By The Fire: Songs Of Chip Taylor – Rootsy 2012/2013

Scovati grazie all’infallibile fiuto della tedesca Glitterhouse, sempre attenta alla scena pop-rock indipendente, i norvegesi Midnight Choir furono considerati una delle realtà più intriganti della scena rock europea, fin dall’esordio con l’album omonimo Midnight Choir (94), cui faranno seguito Olsen’s Lot (96), Amsterdam Stranded (vincitore per il miglior album rock norvegese del  ‘98), Unsung Heroine (2000), Waiting For The Bricks To Fall (2003), tutti prodotti da Chris Eckman dei grandissimi (per chi scrive) Walkabouts, prima di sciogliersi nel 2004. La band era composta da Ron Olsen, Al DeLoner (autore di tutte le musiche e testi) e dal cantante e leader indiscusso Paal Flaata, dotato di una voce sinuosa e profonda, che dava intensità ad una musica che richiamava alla mente importanti figure che hanno scritto pagine significative nella storia del rock d’autore (a partire da Leonard Cohen, da un verso del quale prendeva il nome il gruppo).

Dopo l’abbandono dal gruppo, Paal Flaata inizia una pregevole carriera solista partendo da In Demand (2002), l’ottimo Rein (2005), una raccolta di canzoni natalizie Christmas Island (2006), Old Angel Midnight (2008), sino ad arrivare a questo Wait By The Fire, che propone, curiosamente, un intero lavoro di rivisitazioni di “classici” del cantautore americano Chip Taylor (fratello dell’attore Jon Voight, padre di Angelina Jolie, moglie di Brad Pitt, e qui mi fermo per il gossip, ma aggiungerei  giocatore di poker professionista). Come spesso accade nella vita, i due si sono conosciuti incidentalmente, in occasione della vicenda della strage sull’isola Utoya, avvenuta nel Luglio del 2011, e da quel momento si è consolidata una stima reciproca, che ha portato a queste dieci canzoni, che sono state estratte dal corposo songbook di Chip (con brani che vanno dal 1960 al 2011).

Prodotto dal collaboratore e polistrumentista Goran Grini, Wait By The Fire, nei suoi cinquanta minuti, si avvale di bravi musicisti locali (per questa volta vi risparmio, per ovvi motivi, i loro nomi), che accompagnano l’ex cantante dei Midnight Choir in questa riuscita reinterpretazione di brani di un autore come Chip Taylor, conosciuto in tutto il mondo per aver scritto successi negli anni ’60 come Wild Thing (Troggs, ma anche Hendrix al Festival di Monterey) e I Can’t Let Go (Hollies), stranamente escluse da questa selezione, ma sinceramente era talmente vasto il serbatoio da cui pescare, che non era certamente facile fare delle scelte. L’iniziale Wait By The Fire, introdotta da arpeggi di chitarra, è un brano splendido, che rispetta in modo evocativo lo spirito delle canzoni dell’autore, mentre la seguente He Sits At My Table è una dolcissima ballata (il primo successo di Willie Nelson nel 1960) con una “performance” di grande livello da parte di Paal Flaata.

Arriva il momento di Angel Of The Morning uno dei classici di Taylor , si tratta di un motivo impossibile da dimenticare, che è stato interpretato da una schiera di cantanti tra cui Juice Newton (la versione più famosa pubblicata nel 1981), Evie Sands (l’originale), Merrilee Rush, Nina Simone, Dusty Springfield (dalle nostre parti è stata fatta una versione dai Profeti con il titolo Gli occhi verdi dell’amore), a cui fa seguito l’accattivante I Can Make It With You, altro brano portato al successo nel lontano 1966 da Jackie De Shannon. Si prosegue con una meraviglia, una versione di If I Stop Loving You, una ballata di sei minuti cantata in stile Leonard Cohen, dove la bravura vocale di Paal viene messa in evidenza, mentre Sleepy Eyes è una dolce filastrocca pop. Con Graceland Souvenirs  (dove il titolo di una canzone di Elvis I Forgot To Remember To Forget è una parte del testo) si viaggia ancora verso le ballate d’atmosfera, mentre Weaker Moments è il momento più intimo del disco, un pianoforte ed un violino ci trasportano con la mente in un lussuoso piano-bar di Oslo. You Didn’t Get Here Last Night è una grande brano pianistico, con un ritornello in stile “ragtime”  che fa da preludio a This Darkest Day, una ballata struggente (che Chip Taylor scrisse il giorno dopo la strage, in ricordo delle vittime) e Flaata l’ha cantata nel corso di un bel concerto gratuito al Farm Festival di Halden.

Paal Flaata (per chi scrive) è senza ombra di dubbio una delle voci più belle della scena norvegese, e per chi conosce il cammino fatto con il suo gruppo, questo Wait By The Fire  non può altro che certificarlo, a dimostrazione che in questo genere di contesto, le canzoni pur belle, possono essere ulteriormente valorizzate con una prestazione vocale fantastica, che viene dal profondo dell’anima.

Alla fine dell’ascolto del CD, ho avuto la netta sensazione che queste canzoni fossero state scritte appositamente per Paal Flaata, in quanto anche se Chip Taylor è un grande cantante e autore, le sue migliori canzoni sono diventate più grandi di lui, e la dimostrazione è stata data da tutti i grandi artisti che hanno portato la sua musica in giro per il mondo.

Tino Montanari