Ultima puntata dedicata al meglio del 2017 in musica (mancherebbe la mia “appendice” sui migliori dischi dell’anno, ma conto di pubblicarla nei prossimi giorni), serve anche, o soprattutto, per segnalarvi qualche titolo interessante per i vostri ascolti che poteva esservi sfuggito, e qualcosa si trova sempre. Comunque considerando che nell’insieme, peraltro ormai da qualche anno, non è che i gusti del Blog coincidano molto con la cosiddetta stampa specializzata, ma visto che ci rivolgiamo sia al colto che all’inclito, c’è spazio per tutti. I vari siti riportatati hanno diritto solo ai primi cinque posti delle liste di fine anno, tanto più o meno i titoli, scontati e “bruttarelli” aggiungo io, sono sempre quelli. Fa eccezione solo il sito di http://americansongwriter.com/2017/12/american-songwriters-top-25-albums-2017-presented-daddario/ , uno dei pochi che leggo abbastanza regolarmente e che vi consiglio di visitare, qui ci siamo, molti li trovate nel Blog!
Dopo le riviste internazionali è il momento delle classifiche di fine anno di alcuni siti (il più interessante per chi scrive è il primo che leggerete, American Songwriter, quello più vicino ai gusti del nostro Blog): naturalmente le liste dei migliori sono sempre molto più lunghe, qui sopra, come vedete dal logo, si arriva a 50, ma alcune riportano anche 80 o 100 posizioni, che il sottoscritto sintetizza nei primi 10, o nel caso di alcune classifiche che sono in ordine alfabetico segnalo i titoli che reputo più interessanti.
Courtney Barnett – Sometimes I Sit and Think, and Sometimes I Just Sit
James McMurtry – Complicated Game
John Moreland – High on Tulsa Heat
Wilco – Star Wars
Craig Finn – Faith In the Future
Natalie Prass – Natalie Prass
Sufjan Stevens – Carrie & Lowell
Come vedete non c’è l’onnipresente Kendrick Lamar (che però è all’11° posto): ho anche provato ad ascoltarlo per documentarmi, ma come dicono con finezza gli inglesi “it’s not my cup of tea”, o se preferite, più esplicitamente, non mi piace proprio!
Vi segnalo Sprinter di Torres, che è un CD interessante https://www.youtube.com/watch?v=Ol61WOSzLF8 , mai segnalato sul Blog e neppure, fino ad ora, nelle varie classifiche riportate (anche se, con qualche eccezione, non nei primi 10, appare anche nelle liste di Mojo, Uncut, Billboard, Rolling Stone e in altri 11 elenchi dei Top dell’anno).
In questa lista sono in ordine alfabetico, quindi ne scelgo io 10:
Alabama Shakes – Sound & Color
Brandi Carlile – The Firewatcher’s Daughter
Chris Stapleton – Traveller
Coutney Barnett – Sometimes I Sit And Think…
Jason Isbell – Something More Than Free
Joan Shelley – Over And Even (Questa è un’altra delle piacevoli sorprese del 2015), sentire prego https://www.youtube.com/watch?v=HcR2bin7dsU, nella grande tradizione folk, già una che nomina Sandy Denny nella presentazione di un suo brano in concerto (vedi, e ascolta, sotto) è promossa a prescindere, se poi la musica è la voce sono anche molto buone, ancora meglio!
Joanna Newson – Divers
Patty Griffin – Servant Of Love
Rhiannon Giddens – Tomorrow Is My Turn
The 10 Best Albums of 2015 by Paste
1. Father John Misty – I Love You Honeybear
2. Kenrick Lamar – To Pimp A Butterfly
3.Courtney Barnett– Sometimes I Sit and Think and Sometimes I Just Sit
4. Sleater-Kinney -No Cities To Love
5. Hop Along – Painted Shut
6. Sufjan Stevens – Carrie & Lovell
7. Natalie Prass – Natalie Prass
8. Tame Impala – Currents
9. Leon Bridges – Coming Home
10. Deer Hunter – Fading Frontier
Pitchfork Top 10 Albums of the Year. Dal 10° al 1°.
10. Kamasi Washington – The Epic (questa è l’unica apparizione nelle varie liste di fine anno, mi pare, di un disco di jazz, sia pure contaminato da funky, R&B e Fusion: sotto trovate il video completo della serata in cui il disco è stato presentato). Sicuramente un disco diverso e nonostante la lunghezza, si tratta di un box di 3 CD, molto piacevole)
9. Courtney Barnett – Sometimes I Sit and Think, and Sometimes I Just Sit
8. Miguel – Wildheart
7. D’Angelo and the Vanguard – Black Messiah
6. Sufjan Stevens – Carrie & Lowell
5. Tame Impala – Currents
4. Vince Staples – Summertime ’06
3. Grimes – Art Angels
2. Jamie xx – In Colour
1. Kendrick Lamar – To Pimp A Butterfly
E per finire questo giro, aggiungo la lista dei migliori dell’anno di Billboard che quando avevo postato quelle delle riviste musicali americane non era stata ancora pubblicata. Anche in questo caso countdown dalla posizione n°10 alla n°1.
Billboard Top 10 2015
10) Jason Isbell – Something More Than Free
9) Father John Misty – I Love You Honeybar
8) D’Angelo & The Vanguard – Black Messiah
7) Alabama Shakes – Sound And Color (mi è piaciuto meno del precedente, ma non posso negare che sia un buon disco)
6) Jamie xx – In Colour
5) Adele – 25
4) Vince Staples – Summertime ’06
3) Grimes – Art Angels
2) Original Broadway Cast – Hamilton
1) Kendrick Lamar – To Pimp A Butterfly
Diciamo che le prime quattro posizioni non sono proprio il massimo dei miei sogni musicali, per usare un eufemismo (e aggiungerei un bel bah!), comunque la “bibbia” delle riviste americane, attraverso i suoi critici, ha così parlato, e uno è libero di non condividere, anche se nelle altre varie liste odierne qualche titolo interessante, che non avevo considerato, sono riuscito a scovarlo comunque per portarlo alla vostra attenzione, in fondo anche a questo servono queste “year end lists”. La prossima volta ancora altre classifiche dalle fonti più disparate, più o meno quello che è restato fuori. Per concludere, entro fine anno, la mia seconda lista a compendio e qualche scelta fattami pervenire da alcuni musicisti italiani che frequentano il blog in quanto “italiani per caso”.
Blog che comunque prosegue anche la sua programmazione abituale, con recensioni, anticipazioni e notizie varie.
Continuiamo con le nostre classifiche dei migliori album dell’anno. Questa volta tocca a tre dei siti musicali più famosi. Cominciamo con American Songwriter che per gusti musicali è quello che più si avvicina al nostro Blog, anche se una scelta, come dicevo qualche post fa, mi ha un poco destabilizzato, soprattutto perché fatta a discapito di un titolo che mi sarei aspettato non solo nella top 10, ma addirittura al primo posto, come hanno fatto rilevare molti lettori del sito http://www.americansongwriter.com/2014/11/american-songwriters-top-50-albums-2014/, parlo di Lucinda Williams Down Where The Spirit Meets The Bone, che non è neppure nei primi 50, mistero! Ecco la lista:
E finiamo le liste di oggi con i migliori di Pitchfork. Sempre più o meno quelli sono, tra ambient, nu-disco, hip-hop e elettronica, non il massimo per i miei gusti, a parte un paio. Sono i primi 10, per documentazione, gli altri 40 ve li risparmio
1) Run The Jewels – Run The Jewels 2
2) FKA Twigs – LP1
3) The War On Drugs – Lost In The Dream
4) Aphex Twins – Syro
5) Grouper – Ruins
6) Swans – To Be Kind
7) Sun Kil Moon – Benji
8) Todd Terje – It’s Album Time
9) Ariel Pink – pom pom
10) Caribou – Our Love
E’ tutto per oggi, nei prossimi altre classifiche di fine anno (e forse recensioni, dipende dal tempo).
Ovviamente scelte sempre nelle loro liste dei migliori. Ma Bowie, Kanye West e i Disclosure non mi sembrano graficamente memorabili. Era solo una curiosità da rubrica “In Breve”, mentre riprendo il giro delle recensioni. Sto “studiando” e ascoltando!
2. Mikal Cronin – MCII Confesso che non lo avevo mai ascoltato, ma la Merge Records è l’etichetta di Richard Buckner, Mountain Goats, Lambchop, She & Him, Mark Eitzel, Arcade Fire e moltissimi altri e, a giudicare da questo brano, il disco sembra interessante http://www.youtube.com/watch?v=074wHh44p10
3. Foxygen – We Are The 21st Century Ambassadors Of Peace And Magic Quello di Fiona Apple, lo scorso anno, era sicuramente il disco con il titolo più lungo tra i migliori del 2012, questo, anche se per lunghezza non gli si avvicina, mi sembra il recordman del 2013 (tra quelli incontrati fino ad ora). E anche costoro mi erano del tutto ignoti. Anche in questo caso neo psichedelia e garage 60’s & 70’s, però il terzo miglior disco dell’anno, andiamo! http://www.youtube.com/watch?v=FY-WpVpdha0
8. CHVRCHES – The Bones Of What You Believe Diciamo che fino a questo punto la lista di Paste, bene o male, si “salvava” (anche se rispetto ai vecchi tempi c’è stato un cambio radicale di gusti nella linea musicale della ex rivista), ma gli ultimi tre dei Top 10 diciamo che non sono memorabili (sempre parere personale e non condivisibile, ma lo esprimo lo stesso, senza nascondermi, un bel bah!) http://www.youtube.com/watch?v=_mTRvJ9fugM
9. Run The Jewels – Run The Jewels Niente video, non ce la faccio!
10. Haim – Days Are Gone
Anche per Pitchfork, naturalmente, solo i primi dieci. E chi c’è al numero uno, il disco più votato dell’anno…
1. Vampire Weekend – Modern Vampires Of The City Sarà vera gloria? http://www.youtube.com/watch?v=_mDxcDjg9P4 Non lo so, ma meglio loro di tantissime “tavanate” che affollano le classifiche di fine anno|
2. Kanye West – Yeezus
3. Disclosure – Settle
4. My Bloody Valentine – mbv Mancava dalla lista di Uncut
5. Danny Brown – Old
6. Deafheaven – Sunbather Un bel disco di Black Metal (?) ci mancava! Ma esiste ancora Kerrang? Penso di sì, saranno 30 anni che non lo leggo e considerando che esce dal 1981 è un bel record. Comunque per un periodo è stata la rivista musicale più venduta della storia con oltre 80.000 copie (e questa la dice lunga sulla scarsa diffusione dell’editoria che tratta di musica).
9. Savages – Silence Yourself Con video di un “noto” regista italiano http://www.youtube.com/watch?v=FuIB8HEmnoY Mi sembrano un incrocio tra Siouxsie, Lene Lovich e un pizzico di Echo & The Bunnymen, quindi nuovi!
10. Arcade Fire – Reflektor
Rinfrancato sul futuro della musica vi lascio, ci sentiamo il giorno di Natale.
Bill Mallonee – Amber Waves – Self Released 2012/2013 amber-waves
Secondo i calcoli del diretto interessato, Bill Mallonee (un musicista che non riesce proprio a stare fermo un secondo), questo Amber Waves sarebbe il 50° album della sua ventennale carriera, prima con la sua storica band i Vigilantes Of Love (di cui era l’indiscusso leader), poi come solista e partecipazioni varie (considerando gli 11 EP venduti in 4 anni tramite il Web). Premessa: i Vigilantes Of Love li adoravo, erano un gruppo in costante e inesorabile crescita, sin dall’album d’esordio Killing Floor (90), seguito da Welcome To Struggleville (94), lo splendido Blister Soul (95) per ricordare la “triade” iniziale, e Bill la vera mente della formazione, è cresciuto con la musica di Kinks, Who e simili che gli ronzava nelle orecchie, ed è straordinario che oggi come allora, le sue canzoni siano ricche di “riffs” secchi, chitarre brillanti, armonie pop, per brani pensati e arrangiati nella tipica chiave rock e che puntualmente si riscontrano anche in questo ultimo lavoro dopo The Power & The Glory dello scorso anno (che ho recensito su queste pagine virtuali bill+mallonee).Con Mallonee chitarra e armonica, suonano nel disco Bert Shoaff al basso in Break In The Clouds, Nathan Wall al piano elettrico e i suoi fidati compagni di merende, Jake Bradley e Kevin Heuer (la sezione ritmica dei V.O.L.), mentre Muriah Rose collabora nei testi e negli arrangiamenti.
Amber Waves si presenta subito con la title track che è un gran ballata tesa, e prosegue con To The Nines che sembra uscita dai solchi di Phychedelic Pill di Neil Young & Crazy Horse, e siamo solo all’inizio. One Kiss At A Time è più normale, mentre Faith (Comes Soaked in Gasoline) si muove su terreni cari ai riformati Jayhawks. Con Long Since Gone il tono si fa più intimistico, brano che si sviluppa su un tappeto di chitarre acustiche, e poi a seguire Pillow Of Stars un country-rock cadenzato dal ritornello orecchiabile, mentre It Was Always Autumn In My Heart è forse il brano più “normale”. Si riparte con l’ariosa Once Your Heart Gets Broken, che piacerebbe di sicuro a Tom Petty, cui fa seguito una folkeggianteYeah, Yeah, Yeah, dall’andamento incalzante, mentre Break In The Clouds si snoda su un accompagnamento molto classico, chitarra, organo, basso e batteria pulsante. Si torna dalle parti di Young con What You Take & What You Leave e Walking Disaster, cui fa seguito una splendida Into God Knows What, una ballatona affascinante, dove chitarra e piano dispensano note di pura goduria. Si chiude con la riproposta di Yeah, Yeah, Yeah fatta in una versione alternata.
Anche se i Vigilantes Of Love si sono sciolti nel 2001, Bill ha continuato a scrivere, cantare e suonare la sua musica, e molte delle sue canzoni sono concentrate sulla sua fede cristiana e la sua famiglia, e sarebbe un peccato non dare il giusto credito a questo autore, inserito dalla rivista musicale Paste nella loro Top 100 dei più grandi songwriters viventi, al 65° posto.
Tino Montanari
NDT: Si accettano scommesse sull’uscita entro l’anno del 51° album di Bill Mallonee !!!
Per consolarmi dalle liste non sempre esaltanti (almeno per i miei gusti) delle “year end lists” di riviste musicali internazionali varie, vi rendo edotti della classifica di fine anno di questo ottimo sito americano che forse non vi avevo mai citato in precedenza e sul quale vale la pena fare un giretto, si chiama http://www.americansongwriter.com/ e lo potremmo definire uno “spirito eletto affine”, gli argomenti sono quelli che mi (ci) piacciono.
Questo mi era sfuggito, è l’occasione per segnalarlo. Magari terzo è un po’ troppo, ma sono interessanti…
4) Leonard Cohen – Old Ideas
5) Bruce Springsteen – Wrecking Ball
6) Sharon Van Etten – Tramp
Questo è proprio un bel dischetto, già segnalato mesi fa, ma sempre valido.
7) The Avett Brothers – The Carpenter
8) Mumford And Sons – Babel
9) Bonnie Raitt – Slipstream
Un disco che è passato inosservato, invece è uno dei migliori in assoluto di Mrs. Bonnie Raitt.
10) Alabama Shakes – Boys And Girls
Oltre ad essere molto bravi sono di Athens, Alabama, non Georgia, ribadisco a scanso di equivoci.
E passiamo ad un altro dei siti americani più seguiti, Paste, anche se non sempre c’è da essere d’accordo con i loro giudizi, in questo caso il n.1…
1) Frank Ocean – Channel Orange
2) Father John Misty – Fear Fun
Altro album sottovalutato, quello di J Tillman, l’ex Fleet Foxes.
3) Titus Andronicus – Local Business
Un disco che colpevolmente non ho neppure segnalato nella rubrica delle novità e invece merita (non so se è il terzo miglior disco dell’anno ma è sicuramente interessante). Questi suonano, ragazzi!
4) Fiona Apple – The Idler Wheel
Lei è un po’ “fuori di testa” (vedasi video), ma è proprio brava, questo Idler Wheel (e tutto quello che segue) è uno dei gioiellini del 2012.
5) Sharon Van Etten – Tramp
6) Alabama Shakes – Boys And Girls
7) Dirty Projectors – Swing Lo Magellan
8) Japandroids – Celebration Rock
Il nome del gruppo potrebbe ingannare ma il titolo dell’album è esplicativo…
9) Beach House – Bloom
Altro dischetto molto piacevole.
10) First Aid Kit – The Lion’s Roar
Così colgo anche l’occasione per segnalare questa versione in boxettino CD+DVD dell’album delle due sorelle norvegesi, perchè quando l’avevo visto mi erano girate le balle. Non è possibile fare sempre versioni più ricche a distanza di mesi dall’uscita originale: in questo caso ci sono tre extra tracks nel CD e il DVD, oltre al documentario comprende tre video e nella confezione c’è anche un plettro. Al di là di tutto il disco è molto piacevole.
Anche per oggi è tutto. Sto lavorando sull’ampliamento delle mie liste, in attesa di altre classifiche di fine anno, oltre alle solite recensioni, siamo nel periodo Blues.
Bruno Conti
P.s Ho appena ricevuto nella mail la lista delle date europee di gennaio di Aimee Mann e come al solito mi sono girati gli ex-ministri maroni, Italia neanche in sogno, comunque se avete possibilità di spostarvi, queste sono le date:
Bill Mallonee – The Power & The Glory Self-released– 2012
A distanza di sette anni dall’ultimo lavoro Friendly Fire (2005) (ma ne ha pubblicati altri 3 di difficile reperibilità, come quest’ultimo), torna Bill Mallonee, ex-leader dei Vigilantes of Love, che sono stati una delle più fertili e ignorate formazioni del circuito roots-rock, attivi dalla fine degli anni ’80 e veri precursori del suono “americana”. Purtroppo il talento di Bill non è mai stato troppo valorizzato, nonostante amicizie importanti (per esempio Peter Buck dei R.E.M.) e alcuni album davvero notevoli per sostanza, qualcuno inciso anche per la prestigiosa Capricorn Records (su tutti per chi scrive Blister Soul del 1995). Per inquadrare meglio il personaggio di cui stiamo parlando, questo “longevo” songwriter di Athens in Georgia (una carriera che dura da più di 20 anni), è stato inserito dalla prestigiosa rivista musicale Paste, fra i 100 autori viventi più importanti (per gli amanti delle statistiche al 65° posto).
L’amore profondo per la musica di artisti quali Dylan e Neil Young, ha lasciato un segno indelebile nella sua scrittura, che spazia da un folk-rock lirico a energiche ballate che ricordano lo Young appena citato, fino a brani che riportano ai tempi del “college rock” americano dei primi R.E.M.. In questo The Power & The Glory, Bill Mallonee (voce, chitarre e armonica), si affida ad una sezione ritmica collaudata formata da Bert Shoaff al basso e Kevin Heuer alla batteria e percussioni, mentre la novità è rappresentata dalla presenza della graziosa moglie Muriah Rose al piano, organo e voce, che si dimostra ideale contrappunto alle varie tematiche musicali del marito.
Le iniziali Carolina, Carolina e The Shakers & Movers sono puro rock’n’roll con riff di chitarra e feedback, mentre la seguente Just to feel the Heat sembra uscita dai solchi del grande Tom Petty. From the Beats Down to the Buddha è una ballata aperta dall’accompagnamento classico, chitarra, organo e basso, con una melodia memorizzabile, mentre Go To Sleep With the Angels è forse il brano più normale del disco. The Ghost That I Run With è un country rock cadenzato dal refrain orecchiabile, cui segue un’ariosa Stop Breaking’ Down che piacerebbe di sicuro a Willie Nile.
Bring You Around ha una base puramente rock ed un ritornello vincente, mentre Spring in Your Spirit è una ballatona affascinante, dallo script solido come una roccia ed un accompagnamento tenue ma di grande impatto, con la Muriah Rose al controcanto. Grande brano. Si alza il tiro con Keep The Home Fires Burning che sembra suonata dai mai dimenticati Crazy Horse, seguita dalla folkeggiante Ever Born Into This World, inizio attendista, ma poi si sviluppa in un “sound” aperto e ruspante. Chiude il disco la lunga Wide Awake With Orphan Eyes dal ritmo sostenuto e chitarre in spolvero nella parte centrale, un brano generoso con tanto “feeling”.
Bill Mallonee è un autore coi fiocchi (anche per quanto riguarda le liriche), scrive canzoni corpose, classiche, piene di sostanza, suonate in maniera impeccabile e senza sbavature, accompagnate da una voce molto espressiva con influenze talvolta “dylaniane”. In definitiva una qualità medio alta (sarebbe un peccato non ascoltare queste incisioni), che segna in ogni caso un ritorno positivodopo una lunga pausa di Mr. Mallonee. Bentornato!