Dopo Una “Breve” Pausa Eccoli Di Nuovo, Dall’Irlanda Goats Don’t Shave – Songs From The Earth

goats don't shave songs from the earth

Goats Don’t Shave – Songs From Earth – Goats Don’t Shave Music

Circa tre anni fà (il giorno di Natale per la precisione http://discoclub.myblog.it/tag/pat-gallagher/ ), recensivo su queste pagine gli ultimi lavori di Pat Gallagher (acquistati direttamente dal suo sito) When I Grow Up e The Collection (11), e la speranza (di chi scrive) era che prima o poi il buon Pat tornasse in sala d’incisione con la sua storica band Goats Don’t Shave (le capre che non si radono), e come regalo di Natale anticipato mi trovo sul mio lettore questo Songs From Earth (arrivato come gli altri direttamente da casa sua, anche se per la verità il CD era già uscito questa primavera), disco che è solamente il quarto in una carriera (con pause) più che venticinquennale, in un arco di sette anni dal ’92 al ’98 sono stati (sempre per il sottoscritto, parziale verso questo tipo di musica) stelle di prima grandezza nel panorama del nuovo folk-rock irlandese, alfieri di un suono intrigante che recuperava elementi popolari e li mescolava con robuste dosi di sanguigno rock. Le “Capre,” formatisi nel lontano 90, su iniziativa del capo pastore Pat Gallagher provengono dai pascoli di Dungloe nella bellissima contea del Donegal, Irlanda, e con il contributo dei “pastori” aggiunti Jason Phibin al violino, Charlie Logue alle tastiere, Declan Quinn al mandolino, Gerry Coyle al basso, Shaun Doherty alle chitarre e Michael Gallagher alla batteria, esordiscono con The Rusty Razor (92) considerato ancora oggi un piccolo capolavoro, dove tra i brani a tutto ritmo spiccano le famose Las Vegas  https://www.youtube.com/watch?v=dL_PXBt85rY e Mary Mary https://www.youtube.com/watch?v=Wjx8ecFub_Q , la corposa What She Means To Me con il suono robusto della batteria, passando per le ballate When You’re Dead e la bellissima Closing Time, un lento accompagnato dalle pennellate di un dolce violino https://www.youtube.com/watch?v=1K0IBH0psZs , e la conclusiva, strumentale, Biddy From Sligo/Connaught Man’s Rambles, una country-song con il banjo sugli scudi e un violino che pare voglia mettersi in competizione con quello del grande Dave Swarbrick (Fairport Convention e numerose collaborazioni con Martin Carthy).

Il “pascolo” successivo si manifesta con Out In The 94) con la “leadership” sempre nelle mani del “capopastore” Pat che firma tutti i brani che compongono il disco, a partire dall’iniziale, corrosiva, Coming Home, il ritmo accelerato di Last Call For Help con il violino a recitare la parte principale, mentre Children Of The Highways è una folk ballad lineare che introduce le più tirate Rose Street e Arranmore, dove si viaggia dalle parti dei Pogues https://www.youtube.com/watch?v=fCmf4N_sZLI , il folk-rock indiavolato di War, una song carica di emozione come She’s Leaving, e il lato romantico del disco con Song For Fionnuala, una grande ballata alla Hothouse Flowers, con tanto di sax e influenze “soul” https://www.youtube.com/watch?v=UiRKVbgyk7g , e le conclusive Let It Go e Lock It In, con un buon fraseggio tra violino e sax.

Dopo un periodo sabbatico di qualche anno, Pat Gallagher torna in sala d’incisione aiutato sempre dai suoi fedeli “caproni” per dare alle stampe Tor (98) (il nome proviene dal luogo, sempre nel Donegal, dove è stato registrato il disco), con un lavoro decisamente positivo che parte con la toccante Song For Pat (la canzone è dedicata ad una mamma morta suicida dopo aver contratto la malattia dell’AIDS), e prosegue con A Woman Like You, una acustica e nostalgica love song, una eccellente ballata Love Will Find Its Way, con un grande spunto di sax nel finale, passando per Ode To A Bich dove sono le chitarre e il basso a dettare il ritmo acustico, che si ripete sostanzialmente nella seguente Super Hero, chiusa da uno spunto di armonica, al pregnante sound chitarristico di These Walls, andando a chiudere con Gola (ribadendo il suo immenso amore per il mare) un bello ed ispirato folk rock che a tratti suona come una “western ballad” (descrive la splendida veduta della baia dell’isola omonima)  , e il recitativo A Returning Islander tenue brano sull’oceano Atlantico.

I Goats Don’t Shave si sono sciolti alla fine del ’90, quando la tensione è cresciuta fino a diventare insopportabile tra i membri della band, salvo poi ripresentarsi per l’ultimo concerto nel 2003 al Mary Dungloe International Festival (nonostante i tentativi successivi di Pat fino al 2006 di riformare il gruppo). Poi (fortunatamente) a causa della grande richiesta dei “fans” , i “Goats” hanno deciso di riformarsi e sono stati subito invitati a suonare nei migliori Festival Irlandesi e non (favoloso quello al Celtic Park di Glasgow, con una folla oceanica di 40.000 persone), e quindi ritornare di nuovo in studio per incidere questo Songs From Earth, che anche se non si può certamente paragonare a quelli precedenti, contribuisce a mantenere la loro meritata reputazione di grande band https://www.youtube.com/watch?v=wFGkmwmoi5A . L’attuale line-up del gruppo è composta oltre che da Pat voce, chitarra e banjo, dai veterani Shaun Doherty alle chitarre e Michael Gallagher alla batteria, Kevin Breslin alle tastiere, John Foggy Boyle al basso e Stephen Campbell al violino, per una nuova raccolta di belle canzoni popolari scritte in tempi recenti da Gallagher.

Le canzoni dalla terra iniziano con le dolci melodie folk di Walk Away e Long Time Gone, per poi passare alla prima ballata del lavoro, una The Evelyn Marie (la storia tragica di un peschereccio in cui persero la vita delle persone) cantata da Pat un po’ alla Christy Moore, cambiando subito il ritmo con la danzante Glasgow Bus, parente stretta dei migliori Pogues. Con I Driftaway arriva la seconda ballata, con un’altra bella melodia intessuta dal violino, a cui segue il folk country  di Train, condotto sempre dal violino e dal banjo, un duetto con la figlia Sarah nella delicata Strange Star, il singolo The Little King (dedicato al pugile di Glasgow Benny Lynch), un’epica ballata folk con largo uso di violino e cornamuse . Ancora le note di un violino aprono un’eccellente ballata come Sail With Me, un brano a tratti toccante che apre il cuore, mentre si cambia ancora ritmo con il folk campagnolo di You Took It All, andando a chiudere con l’ennesima ballata carica di emozioni ,She Looked My Way, che come ai vecchi tempi il cantato di Gallagher riesce a comunicare pienamente.

Da Tor a questo Songs From Earth ne sono passati di anni (quasi venti), ma per i Goats Don’t Shave è valsa la pena aspettare, in quanto ci regalano un disco fatto con passione, con alcune canzoni decisamente sopra la media, e se ancora non li conoscete cercate almeno i CD precedenti (si trovano a buoni prezzi), o contattate il buon Pat sul loro sito http://www.goatsdontshave.ie/shop.htm , è l’occasione migliore per entrare in contatto con una delle più interessanti band irlandesi di musica folk dell’ultimo ventennio. Per quanto mi riguarda, grazie!

Tino Montanari