Di Già? Un Altro Nuovo CD! Pat Travers Band – Can Do

pat travers band can do.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pat Travers Band – Can Do – Frontiers Records

Per una volta neppure Joe Bonamassa nei suoi momenti di massima prolificità ha potuto fare di meglio. Non ho fatto in tempo a parlarvi del buon Live At the Bamboo Room, un CD+DVD uscito da pochissimo tempo vecchie-glorie-12-pat-travers-live-at-the-bamboo-room.html, che Pat Travers sforna già un nuovo album, questa volta in studio, si chiama Can Do ed esce per la italiana Frontier Records, etichetta che si sta vieppiù specializzando nella pubblicazione di dischi di, come vogliamo chiamarle, vecchie glorie dell’hard rock anglo-americano (quindi Travers come canadese rientra nel target)! Preferite se lo definisco “Classic Rock”? Ok, fatto.

Questo nuovo CD vede riapparire nell’artwork della copertina il classico logo Pat Travers Band che non veniva utilizzato da Crash And Burn del 1980 e il rientro in formazione del vecchio batterista Sandy Gennaro (non commento sul cognome, in fondo Pat ha suonato anche con Carmine Appice, altro noto scandinavo). E in ogni caso, il batterista delle ultime prove, Sean Shannon, è presente nel CD come percussionista aggiunto, nonché come co-produttore ed ingegnere del suono. Per il resto non ci sono significative variazioni da quanto detto sul recente Live: forse il precedente disco in studio era più “interessante”, in quanto Blues On Fire rivisitava vecchi classici del blues delle origini, nel classico stile power hard-rock blues di Travers. Questa volta sono brani originali, con un paio di cover, ma il risultato, non cambia, il genere è quello: o vi piace questa miscela “forte” e non per palati finissimi, molto anni ’70, ispirata dall’hard rock quanto da Hendrix, oppure potete passare ad altro. Rispetto ad altre formazioni triangolari che eccellono in questo campo, la band di Pat Travers ha dalla sua l’utilizzo di un secondo solista, il capace Kirk McKim che consente questo sound delle twin lead guitars spesso usate all’unisono, che ha antenati illustri in Allman Brothers, Wishbone Ash e in campo più hard in formazioni come i Thin Lizzy, ma le coordinate sonore sono un po’ quelle, Viiiulenza e vai!

Voce “cattiva, sezione ritmica picchiata e le twin guitars in evidenza, sin dalla title-track posta in apertura di disco, la formula è abbastanza ovvia. Se siete ancora qui, proseguo con una veloce disamina dell’album. Stand Up/Get Up con wah-wah innestato è più funky ed hendrixiana (anche se l’originale è un’altra cosa, ovviamente), Diamond Girl è più melodica e vagamente weast-coastiana, As Long As I’m with you, più riffata e mid-tempo, ha degli inserti slide ma è sempre picchiata di brutto. Con Long Time Gone, veloce e tirata, siamo di nuovo a quel classico suono hard anni ’70 della Pat Travers band originale mentre lo slow, nuovamente melodico, Wanted (This Was Then/This Is Now), con la chitarra “lavorata” di volumi e pedali, dimostra che comunque il nostro amico ha una buona tecnica da accoppiare alla consueta grinta. Armed And Dangerous di nuovo funky e con slide si ispira ai suoni southern di Orlando, Florida dove il disco è stato registrato, niente di memorabile per la verità, chitarre a parte, che è peraltro il motivo per cui si compra un disco come questo.

La cover di Here Comes The Rain Again degli Eurhytmics con la moglie di Travers, Monica alle armonie vocali, e a ritmi reggae-rock, sulla carta è una tavanata, e anche all’atto pratico. Lo strumentale Keep calm and carry on ancora con le twin lead guitars in evidenza è meglio ma non di molto e la cover di Dust and Bone, presente nell’ultimo disco di Gretchen Wilson, mi fa “accapponare i capelli”, sembra una brutta copia degli ultimi Guns’n’Roses, che già non sono il massimo. Non male Waitin’ On The End Of  Time che risolleva un po’ le sorti declinanti dell’album e decisamente buona una Red Neck Boogie che ricorda le cose migliori del compianto Alvin Lee, con tanto di pianino boogie e meriterebbe futuri approfondimenti. Peccato che non ci siano più le mezze stagioni e neppure le mezze stellette, perché in effetti, per i non aficionados del genere, il disco non meriterebbe più di due stellette e mezzo!

Bruno Conti

Vecchie Glorie 12. Pat Travers – Live At The Bamboo Room

pat travers bamboo room.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pat Travers – Live At the Bamboo Room – CD+DVD Purple Pyramid/Cleopatra

Spesso trovare un incipit per un articolo o una recensione è impresa ardua: ti infili in citazioni colte o ti rifugi in una battuta, magari scontata. Anche per gli artisti, soprattutto nei loro dischi dal vivo, non è un’arte facile da praticare. O hai un MC (Master of Ceremonies) rodato da mille battaglie (BB King, James Brown e i grandi artisti neri in generale) o stai facendo la storia del rock e lo fa per te un Bill Graham o qualcuno di simile nei grandi Festival oppure ancora ci sono quelle introduzioni “classiche”, semplici ma indimenticabili – From Los Angeles California, The Doors! A Man And His Guitar, Jimi Hendrix – e anche quelle selvagge che caricano il pubblico come per l’apertura del formidabile Kick Out The Jams degli MC5.

Nel suo piccolo anche Pat Travers in questo Live At The Bamboo si carica e “aizza” il suo pubblico con un iniziale: “ How you doin’ everybody, my name is Pat Travers, this is my band, we’re gonna kick your ass tonight…one, two, three, four” e parte una sparatissima Life In London, due chitarre, basso, batteria, del rock-blues ad alto potenziale, come se gli anni ’70 non fossero mai passati e gente come Travers continuasse a portare la bandiera di gente come Hendrix, il suo idolo, in primis, ma anche dei vari Ted Nugent, Frank Marino, Robin Trower, più raffinato e bluesy, i Thin Lizzy o Rory Gallagher con una classe superiore, gli hard rockers della seconda e terza generazione che hanno sempre tenuto alta la bandiera del genere, con cadute di gusto e qualità, come lo stesso Travers, ma senza scadere nel metal più bieco, pur senza toccare le vette dei Led Zeppelin, Deep Purple, dei primi Black Sabbath, che so, dei Free o dei Bad Company, i primi Aerosmith e mille altri che non citiamo. Pat Travers arriva sulle scene a metà anni ’70, dal Canada, scoperto da Ronnie Hawkins e portato in Inghilterra dove viene messo sotto contratto dalla Polydor e partecipa al Rockpalast nel 1976

Già dal secondo album, Makin’ Magic del 1977, il batterista della band è Nicko McBrain, che poi troverà fama e fortuna negli Iron Maiden, nel quarto album arriva il secondo chitarrista solista Pat Thrall e nello stesso anno, 1979, esce Live, Go For What You Know, che è  forse il disco da avere della sua discografia, e che contiene una versione gagliarda di Boom Boom Out Goes The Light di John Lee Hooker che rimane tuttora una dei suoi cavalli di battaglia, presente in Bamboo Room. Questo nuovo CD con DVD allegato, o viceversa, di Pat Travers riprende i temi dei suoi album migliori, un misto di brani originali, come alcuni dei suoi più grandi successi, Snortin’ Whiskey, Drinkin’ Cocaine scritta dalla coppia Travers/Thrall, Crash And Burn, Heat In The Street e alcune delle cover più riuscite della sua carriera. I’ve Got News For You dal repertorio di Ray Charles, ma perché ce lo dice lui, dalla violenza che si sprigiona dalle chitarre non si direbbe, Black Betty, scritta da Leadbelly, ma conosciuta da tutti nella versione durissima dei Ram Jam. Riprese di classici del blues come Death Letter di Son House, If I Had Possession Over Judgment Day dal repertorio di Robert Johnson o una sudista Statesboro Blues, scritta da Blind Willie McTell, ma qui nella versione resa celebre dagli Allman Brothers, con le due soliste usate all’unisono, come avviene peraltro spesso nel corso del concerto, l’altro chitarrista Kirk McKim è pure lui un ottimo manico, e ben si amalgama con la solista e la slide di Pat Travers,

Il brano appena citato, insieme a Rock’n’Roll Susie, appare solo nella versione CD del live, mentre la versione eccellente di Travers di Red House di Jimi Hendrix appare solo nel DVD, ma questi sono i misteri imperscrutabili della discografia, visto che comunque i due supporti vengono venduti insieme. Nel finale del concerto appaiono anche alcuni dei vecchi componenti della Pat Travers Band originale e devo dire che complessivamente il concerto è molto meglio di quanto mi aspettavo, non solo vecchie glorie o meglio ci sono, ma “vivi e vegeti” e in grado, soprattutto dal vivo, di fare ancora della buona musica; registrato a dicembre del 2012 in quel di Lake Worth, Florida, del sano hard rockin’ blues di grana grossa, ma ricco anche di finezze e tanta energia, gli appassionati del genere sanno di cosa stiamo parlando ed il disco è assolutamente valido.

Bruno Conti