Ultimi Ripassi Di Fine Estate: Bella, Brava E …Texana! Kacey Musgraves – Pageant Material

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Kacey Musgraves – Pageant Material – Mercury Nashville CD

Uno dei molteplici successi da Top Ten della carriera di Rod Stewart (e che in seguito ha dato il titolo ad una antologia a lui dedicata) si intitolava Some Guys Have All The Luck, e se questa frase certo si adatta benissimo al buon Rod, di sicuro è valida anche per molte ragazze. Una di queste è sicuramente la country singer Kacey Musgraves che, oltre a vantare una splendida presenza fisica (andate su Google Immagini e capirete), è texana ( cosa che in campo musicale sappiamo essere un punto di vantaggio), ha una bella voce e, da quando ha firmato per la divisione di Nashville della Mercury (i suoi album precedenti, autodistribuiti, sono pressoché introvabili) ha portato due album su due, compreso quello di cui mi accingo a parlare, in testa alla Country Top 100 di Billboard. Kacey però non è una pop star mascherata da cantante country come va di moda ora dalle parti di Nashville e, anche se i due produttori che si è scelta per il nuovo lavoro (Luke Laird e Shane McAnally) hanno in curriculum “gentaglia” del calibro di Lady Antebellum, The Band Perry, Reba McEntire e Carrie Underwood (non ce l’ho con loro, ma il country sta da un’altra parte), la nostra, da buona texana, ha saputo tenere in mano le redini.

Pageant Material è un disco di ballate d’altri tempi, suonate e cantate in modo raffinato ma senza eccessi di zucchero (un mezzo miracolo di questi tempi), con una serie di sessionmen di prim’ordine (ad esempio, la steel guitar, grande protagonista del disco, è suonata dal noto Nashville Cat Paul Franklin, (frequente collaboratore anche di Mark Knopfler) e con i due produttori che, oltre a scrivere con Kacey tutti i brani, intervengono con mano leggera ma sapiente. La Musgraves non è la tipica texana tutta grinta, chitarre e ritmo, anche perché le sue influenze sono classiche e tutte al femminile, dalla capostipite Patsy Cline fino alle famose honky tonk angels Dolly Parton, Loretta Lynn e Tammy Wynette (replicate talvolta anche nel look, con le cotonature tipiche di quegli anni): Pageant Material è dunque un disco di piacevole ascolto, che mostra che le doti di Kacey non riguardano solo l’aspetto.High Time inquadra benissimo lo stile della Musgraves, una country song d’altri tempi, cantata in maniera gentile e dominata dalla steel, con una sezione d’archi non invadente. Con Dime Store Cowgirl siamo più ai giorni nostri, una canzone pulsante, orecchiabile e dal buon ritmo; la delicata Late To The Party ha un retrogusto pop, ma è arrangiata con gusto e si lascia ascoltare con piacere (e la voce limpida di Kacey è uno dei suoi punti di forza).

La title track ha ancora un piede negli anni sessanta, ed è dotata di una melodia per nulla banale, This Town ha un’aria blues che non credevo fosse nelle corde della ragazza, mentre la vivace Biscuits, tra country e bluegrass, ha uno splendido ritornello corale ed è una delle più riuscite. Somebody To Love è una deliziosa ballad semiacustica molto classica (e qui sento echi della reginetta del genere negli anni settanta, cioè Linda Ronstadt), mentre la tenue Miserable ha un’aria malinconica; Die Fun e Family Is Family sono due riempitivi, comunque gradevoli. L’album (prima della sorpresa finale) si chiude con il buon uptempo di Good Ol’ Boys Club, dal refrain evocativo, la bucolica e solare Cup Of Tea e la languida e romantica Fine. Finito? No: dopo pochi secondi abbiamo una ghost track, una versione molto riuscita di Are You Sure?, un pezzo non molto noto di Willie Nelson (un valzerone tipico dei suoi) che, sorpresa, vede la partecipazione proprio di Willie stesso, con l’inconfondibile Trigger e la sua voce da brividi, una partecipazione che, nonostante la bravura di Kacey, fa salire di non poco la temperatura del CD. Un dischetto piacevole e ben confezionato, anche se per il futuro non disdegnerei una maggior dose di rock.

Marco Verdi

Live “Senza Spina” Per Pochi Intimi! The Nighthawks – Back Porch Party

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The Nighthawks – Back Porch Party – Eller Soul

Secondo il modesto parere di chi scrive i Nighthawks non fanno più un bel disco dai tempi di American Landscape, o addirittura un gran disco dagli anni ’70, quando in formazione c’era ancora Jimmy Thackery, e visto che negli ultimi anni mi è capitato spesso di recensire album del quartetto blues americano http://discoclub.myblog.it/2014/09/08/longevi-prolifici-pero-ne-hanno-fatti-cosi-tanti-the-nighthawks-444/ , l’ho detto e ripetuto più volte, quindi mi scuso se lo avete già letto, ma questa è la verità. I dischi non sono mai brutti, anzi, la passione non manca, la classe e il mestiere neppure, ma latita quel sacro fuoco che un tempo animava i dischi e le performances dal vivo della storica band di Mark Wenner: anche la trovata, l’escamotage, come volete chiamarla, di registrare un disco unplugged, senza amplificazione elettrica, dal vivo in studio, l’avevano già utilizzata per Last Train To Bluesville, disco registrato nel 2009 per una emittente radiofonica e pubblicato nel 2010 con buoni riscontri di critica http://discoclub.myblog.it/2011/01/16/vecchie-glorie-5-the-nighthawks-last-train-to-bluesville/ .

Per questo Back Porch Party ripetono l’esperimento:anche se a giudicare dagli applausi scarni ci saranno una cinquantina di persone presenti, forse meno, negli studi di registrazione Montrose a Richmond, Virginia dove è stato registrato l’album. Per l’occasione almeno i Nighthawks cambiano completamente il repertorio rispetto al precedente disco unplugged, pur andando sempre a pescare nel repertorio di classici R&R, blues e swing, ma non mi pare che il disco decolli mai verso vette stratosferiche, il divertimento non manca, Wenner è sempre fior di armonicista, anche se la voce a tratti perde un po’ i colpi, ben bilanciata però da quelle di tutti gli altri componenti del gruppo che si alternano con successo alla guida vocale dei brani, spesso anche con armonie vocali d’insieme pimpanti ed accattivanti, Stutso e Castle sono una sezione ritmica agile e tecnicamente in grado di sopperire alla mancanza dei volumi “elettrici”, Paul Bell è chitarrista che riesce a giocare le sue carte anche nella dimensione “senza spina”, ma può bastare?

In ogni caso il CD è piacevole e divertente, nello swingante R&R della iniziale Rock This House, un vecchio brano del repertorio del Jimmy Rodgers bluesman o nella spiazzante rivisitazione di un brano come Walkin’ After Midnight, canzone da sempre legata ad una voce femminile, come ad esempio quella di Patsy Cline, o nei rockabilly Jana Lea, dove affiora il vecchio impeto, e Hey Miss Hey, presa a tutta velocità. C’è anche pathos nella versione intensa di una Down The Hole che si ricorda nel repertorio di Tom Waits, brano in cui Wenner soffia con vigore nell’armonica, ma non attizza più di tanto questa dimensione unplugged in un classico come Tiger in Your Tank, che ha ben altra potenza nell’originale di Muddy Waters o nella recente poderosa ripresa nel live di Joe Bonamassa. E anche Matchbox, quella di Ike Turner e Rooster Blues, non resteranno negli annali delle dodici battute, pur essendo versioni oneste e sentite. Rollin’ Stone, pure nella versione unplugged, non perde lo status del super classico, però ne ho sentite versioni migliori (quelle due o trecento), mentre Down To My Last Million Tears illustra anche il lato country “scoperto” dalla band nell’ultima parte di carriera e Back To The City è un altro swing che fa il paio con l’iniziale Rock This House. Pare che il sei politico non usi più, che ne dite di tre stellette per una stiracchiata sufficienza?

Bruno Conti  

Meglio La Figlia…Heidi Feek – The Only

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Heidi Feek – The Only – Western PinUp Records

Una delle regole auree quando recensisco qualche disco (ma anche negli ascolti privati, sin dai tempi del vinile) è quella di ascoltare prima e leggere poi, per avere un giudizio sgombro da condizionamenti. Certo le note di copertina, per i titoli, eventuali musicisti ed ospiti ed i testi, si leggono mentre si ascolta il CD. Ma nel caso di questa giovane (e assai carina) Heidi Feek le informazioni sono veramente scarse, rete esclusa, dove si trova tutto. The Only dovrebbe (lo è, poi ho verificato) essere il suo album di esordio e la mia prima impressione ascoltandolo, sin dalla canzone di apertura, I Like The Way, lo giuro sul manuale delle Giovani Marmotte, è stata quella di trovarmi di fronte ad una novella Neko Case (quella più country alternative del primo periodo), accompagnata dalla band di Chris Isaak e con molte similitudini anche con Patsy Cline e Roy Orbison. Per cui mi ha fatto poi molto piacere verificare sul suo sito che la ragazza si è autodefinita: “un misto dell’estasi di Patsy Cline, la carica emotiva di Chris Isaak e le balle di Neko Case”.

E tutto calza a pennello, la giovin signora è veramente brava, bella voce (retaggio familiare, è la figlia di Joey+Rory, un duo country-bluegrass che negli ultimi anni ha pubblicato una serie di buoni album, l’ultimo, lo stesso giorno di uscita di questo The Only), molti anni on the road proprio con i genitori per affinare le sue qualità ed una notevole freschezza, nonché una buona penna, a giudicare dalle canzoni contenute nell’album.

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E’ ovvio che ormai nulla si crea e nulla si inventa, ma se ciò che fai lo esegui bene è già è un buon punto di partenza. E qui ci siamo! Registrato negli studios di Nashville dal profetico nome Welcome To 1979 (quello mi era saltato subito all’occhio leggendo le note, pensavo fosse una cantante dedita alla musica anni ’70 e in effetti qualcosa c’è), co-prodotto con il babbo Rory (che firma con lei anche gran parte dei brani), con un manipolo di validi musicisti in cui spicca la chitarra elettrica di Jeremy Felzer (che suona anche con Caitlin Rose, un’altra di quelle brave), che nella band svolge il ruolo che fu di James Calvin Winsley nei primi quattro e migliori dischi di Chris Isaak, con un sound riverberato e meraviglioso che ci riporta agli anni ’50 e ai primi anni ’60. Dopo la movimentata apertura, i ritmi si fanno più rilassati in Someday Somebody, con il “chitarrone” di Felzer che ben si accoppia con una pedal steel e le tastiere che sono gli altri elementi portanti del sound del disco e  la voce mi ricorda quella di una delle due cantanti dei Fleetwood Mac, ma Christine McVie che non viene mai citata a favore di Stevie Nicks, pur avendo la voce migliore, anche se forse meno caratteristica. 57 Bel Air ha quell’aria Orbison/Elvis anni ’50 ma con un suono anni ’70, appunto molto Fleetwood Mac epoca West Coast. The Only ha qualche la cadenza alla Patsy Cline, o meglio, molto vicina alla prima Neko Case quando era una piccola Orbison in gonnella.

Berlin, sempre in una atmosfera molto ricca di riverberi, introduce anche qualche elemento jazzy and blues, con un bel lavoro delle tastiere e nel suo essere vintage ha comunque un “feel” contemporaneo, come tutto il disco peraltro, raffinato e ricercato, ma con la giusta dose di pop, come usavano fare ai tempi tutti i nomi citati, perché non è un delitto, se ben fatto. One Night With You si candida per qualche futura colonna sonora di Quentin Tarantino, chitarra acustica che affianca la solita elettrica svisata, contrabbasso anche con archetto, un drumming molto composito, la pedal steel sullo sfondo e un’atmosfera molto noir che potrebbe ricordare certe cose di Anna Calvi, cantata con gran classe. Pretty Boy, sempre a proposito di Fleetwood Mac, ha un groove che ricorda moltissimo Rhiannon, completa di breve assolo alla Lindsey Buckingham, sempre se l’avesse cantata la voce più profonda di Christine McVie.


Take It Slow è una bella ballata molto sixties e There Lives A Fool, viene da ancora prima, con la già citata Cline nel DNA, quel country pop di gran classe che allora usava. I Don’t Know About You è nostalgia allo stato puro, West Coast, ma di quella dei Beach Boys, surf-pop con un pizzico di Anka e Sedaka. Per l’unica cover del disco cosa ti va a pensare la geniale figlia d’arte? Ragazzi, che ne direste se facessimo una bella versione di Heartbreak Hotel? Ma rallentata, moolto rallentata, non tipo la versione di John Cale, stiamo dalle parti di Chris Isaak, non potendo competere con la voce di Orbison, facciamola ad una tonalità molto più bassa. E sapete una cosa? Funziona, come tutto il resto del disco. Vedremo come evolverà la sua carriera, per il momento, promossa!

Bruno Conti  

Novità Di Novembre Parte II, Patti Smith, O.A.R., Peter Frampton, Jason Isbell, Coldplay, Chris Isaak, Kid Rock, Patsy Cline, Joe Cocker

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Torna la rubrica delle novità, o meglio quello che avanza dai Post dedicati ai singoli dischi o dalle anticipazioni a più lunga gittata. Questa settimana, uscite del 20 novembre partiamo con tre titoli in DVD.

Il primo, Chris Isaak Behind The Sun Live è un DVD relativo al tour dell’artista californiano durante il quale, come nel disco omonimo di studio, ha eseguito i classici del periodo dei Sun Studios. Pubblicato per il mercato americano dalla Vanguard Records è stato registrato negli studi del famoso Austin City Limits per la PBS.

Quello dei Coldplay, Live 2012 edito come al solito dalla EMI, è un CD+DVD (o viceversa) relativo all’ultimo tour della band inglese. Il CD contiene estratti dai concerti di Parigi, Montreal, Madrid, Los Angeles e dal Festival di Glastonbury, 15 brani in tutto. Il DVD parrebbe avere una valanga di materiale in più perché riporta 26 tracce. In effetti ne ha uno in più e due bis, però il CD dura 66 minuti e il DVD 104 minuti, sono riportate cinque cosiddette Intermissions. Ovviamente è disponibile anche in Blu-Ray + CD. Dal vivo sono bravi e devo dire che a me piacciono, sarà un “piacere proibito”ma chissenefrega!

Anche per il primo DVD ufficiale di Patti Smith dal vivo (finora solo documentari e qualche semibootleg) non è che si siano sforzati. Live At Montreux 2005 (anche in Blu-Ray), Eagle Rock/Edel dura ben 83 minuti, però il concerto, fatto durante il tour per la promozione di Trampin’ è gagliardo e ben registrato, così potrò vedere bene e da vicino un concerto della grande Patti, visto che al leggendario concerto di Bologna del 9 settembre 1979 avevo visto poco e sentito anche meno, a seconda dei refoli di vento. Questo il contenuto: TRACKLISTING 1) Redondo Beach 2) Beneath The Southern Cross 3) Dancing Barefoot 4) Free Money 5) Ain t It Strange 6) 25th Floor 7) Like A Rolling Stone 8) 7 Ways Of Going 9) Peaceable Kingdom 10) Because The Night 11) Not Fade Away / Memento Mori 12) People Have The Power

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Sempre a proposito di leggende degli anni ’70, la prossima settimana, sia in CD che in DVD, esce anche FCA! 35 An Evening With Peter Frampton. Ossia il concerto per il 35° di Frampton Comes Alive. I capelli sono un ricordo ma la classe di Peter Frampton c’è ancora, quel disco ai tempi aveva venduto dei gazillioni di copie ma era anche un bell’album, caramelloso a tratti ma con la grinta dei vecchi Humble Pie dietro l’angolo e l’uso del talkbox fu una sorpresa per molti (anche se Joe Walsh e gli Steppenwolf lo inmpiegavano da anni). Sempre Eagle Rock, ma questa volta si sono sprecati: Il doppio DVD dura bem 189 minuti e contiene ben 26 brani: Disc One: 1) Something s Happenin 2) Doobie Wah 3) Lines On My Face 4) Show Me The Way 5) It s A Plain Shame 6) Wind Of Change 7) Penny For Your Thoughts 8) All I Wanna Be (Is By Your Side) 9) Baby, I Love Your Way 10) (I Wanna) Go To The Sun 11) (I ll Give You) Money 12) Shine On 13) Jumpin Jack Flash 14) Do You Feel Like We Do Disc Two: 1) Asleep At The Wheel 2) Restraint 3) Float 4) Boot It Up 5) Double Nickels 6) Vaudeville Nanna And The Banjolele 7) Road To The Sun 8) I Don t Need No Doctor 9) Black Hole Sun 10) Four Day Creep 11) Off The Hook 12) While My Guitar Gently Weeps. Il triplo CD è anche più lungo e di brani ne riporta 30!

Altro disco dal vivo interessante, ma relativo ai nostri giorni, è quello di Jason Isbell & The 400 Unit Live From Alabama, non è come qualcuno ha erroneamente scritto il primo disco in concerto dell’ex Drive-by-Trucker (anche se per la verità Live At Twist And Shout era un mini album con 6 brani, ma di oltre mezz’ora). Quel dischetto finiva con Into The Mystic, questo con una versione incendiaria di Like A Hurricane. Registrato ad Agosto, fa parte della serie dei “cotto e mangiato”, subito pubblicato, come dovrebbe essere sempre per i dischi dal vivo. Questi i brani:

 

1. Tour of Duty
2. Decoration Day
3. Goddamn Lonely Love
4. Heart On A String
5. Danko/Manuel
6. In A Razor Town
7. Alabama Pines
8. Outfit
9. Cigarettes and Wine
10. TVA
11. The Blue
12. Dress Blues
13. Like A Hurricane

C’è anche il doveroso omaggio a due componenti (oltre a Levon Helm) della leggendaria Band, una bellissima Danko/Manuel.

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Ancora un disco dal vivo, in versione doppia, anzi doppiamente doppia, perché c’è la versione in 2 CD e quella in DVD. Esce per il momento sul mercato americano, etichetta Wind-Up O.A.R. (Of A Revolution) Live On Red Rocks. Si tratta della prima volta della band americana accompagnata in tour da una sezione fiati, nel famoso anfiteatro vicino a Denver, Colorado.

Nuovo disco anche per Kid Rock, l’ex rapper tramutato in rocker prosegue con questo Rebel Soul la sua positiva trasformazione in erede di Lynyrd Sknyrd, Aerosmith e soprattutto di Bob Seger, il suo vero punto di riferimento. Continua a non farmi impazzire, però devo ammettere che qualche buon pezzo negli ultimi album c’è spesso e volentieri. Etichetta Atlantic, con Parental Advisory perché la parolaccia scappa sempre..

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Per finire vi segnalo un paio di stranezze del mercato discografico.

Prima di tutto il nuovo album di Joe Cocker Fire It Up, che per i misteri della discografia, nei mercati dei paesi più importanti, tipo Gran Bretagna e Stati Uniti, uscirà tra alcuni mesi, mentre in alcuni paesi, tipo Germania e Italia, è già uscito la scorsa settimana su etichetta Sony/BMG, anche in versione speciale con 2 bonus tracks e DVD live con 6 brani extra,

E di questo disco di Patsy Cline On The Air: Her Greatest TV Performances vogliamo parlarne? A quasi 50 anni dalla morte, la Hip-o-Select ha ritrovato e rimasterizzato questi nastri dal vivo, di qualità ottima per l’amor di Dio, ma se si chiama “Il meglio delle sue esibizioni televisive“, non c’erano anche le immagini?Evidentemente no, ma un po’ di sana polemica non guasta mai, comunque, al di là di queste perplessità, vale assolutamente la pena, sono 14 brani registrati tra il 1962 e 1963, tra i quali San Antonio Rose, al Greg Reeves Show il 28 febbraio, cinque giorni prima della sua morte. I classici, Crazy, Walkin’ After Midnight e I fall To pieces ci sono tutti.

Anche per oggi è tutto.

Bruno Conti

Che Storia! Audra Mae – The Happiest Lamb

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Audra Mae – The Happiest Lamb – Side One Dummy Records – 18-05-2010

Il titolo non fa riferimento ad eventuali problemi di tossicodipendenza di questa giovane donzella, semplicemente mi sembrava simpatico.

Già, la storia: Audra Mae nasce ventincinque anni fa in quel di Oklahoma City, figlia maggiore di una famiglia numerosa e fin da piccola rivela velleità artistiche. D’altronde per la bisnipote (se ho fatto i conti bene, è la figlia della sorella di Frances Ethel Gumm, mentre la sorella Virginia era la mamma di sua nonna, che casino!) di Judy Garland, nome d’arte di Frances, quindi Liza Minnelli sarebbe la prozia.

Ma bando alle genealogie: verso i diciassette anni, avendo imparato da autodidatta a suonare piano e chitarra, comincia a comporre le prime canzoni e inizia il solito percorso dei veri musicisti, quindi concerti, concerti, concerti, nastri, nastri, nastri, tutta la trafila di chi non vuole passare per i cosiddetti talent show o reality che dir si voglia (anche se… ma lo vediamo fra poco). A questo punto va a studiare alla Middle Tennessee State University, ma ci rimane poco visto che invece di studiare le sue priorità erano scrivere canzoni e fare festa (un bel programmino). Molla tutto e, secondo la sua biografia, arriva in California l’8 gennaio 2004, il giorno del compleanno di Elvis con venti dollari in tasca e questi sono i racconti che alzano l’audience. Da lì inizia il classico peregrinare tra le varie etichette discografiche, ma secondo le sue parole, tutti volevano cambiare il suo modo di cantare e fare musica.

Nel frattempo firma un contratto per la Warner Chappell come autrice e, tramite questo contatto, viene chiamata dagli autori di una serie televisiva americana “Sons of Anarchy” per cantare una cover di Forever Young di Dylan watch?v=VDzJbmZe2rw e con la voce che si ritrova (ne parliamo subito) viene notata da molti. In particolare dai boss di una etichetta indipendente americana, la Side One Dummy (la stessa di Gaslight Anthem, Flogging Molly, Gogol Bordello e altri), che le propongono un contratto. Per farla breve, la nostra amica ha pubblicato nel 2009, due Ep digitali, in particolare uno intitolato Haunt è uscito anche in CD; tramite la casa discografica e la Warner Chappell è stata contattata da un team di autori musicali svedesi, Play Productions per comporre un brano da proporre ad una cantante esordiente. Fin qua niente di strano, se non che la cantante esordiente è tale Susan Boyle (da qui l’aggancio con i talent), il brano Who I Was Born To Be, l’unica composizione originale in un disco di cover viene accettato e inciso e ora, Audra Mae, dopo nove milioni di dischi venduti (e non è finita), potrebbe fare una vita da “ricca” e vivere di rendita. Invece ha deciso di capitalizzare il successo e pubblicare questo The Happiest Lamb il 18 maggio.

Un’ultima curiosità carina raccontata da lei stessa in una intervista. Qualche tempo fa Rufus Wainwright ha fatto un tour e poi inciso un disco dove reinterpreta Judy At Carnegie Hall. La nostra amica Audra, che è una fan di Rufus, è andata ad una manifestazione dove il giovine Wainwright firmava autografi e, porgendogli il suo notebook, gli ha detto “Un giorno farò da spalla ai tuoi concerti”, beccandosi un “really” tra l’ironico il rassegnato. Due particolari, il notebook in questione, oltre a contenere i testi delle sue canzoni era tutto dedicato a Harry Potter di cui la Mae si definisce una scatenata fan 25enne e quindi ha fatto un po’ la figura della cretina e, secondo, non gli detto di essere la pronipote di Judy Garland, di sicuro avrebbe vinto molti punti!

Ma due parole sul disco non le vogliamo dire? Certo che sì. Una Meraviglia! Sono due parole.

Prodotto da Ted Hutt (come già detto per Jesse Malin, il produttore di Gaslight Anthem, Lucero, Flogging Molly e molti altri) il disco ci presenta una deliziosa cantante dalla voce forte e sicura, molto “old Wave” se vogliamo ma meglio direi “senza tempo”, quei talenti naturali che ogni tanto appaiono dal nulla e ci regalano dei bellissimi dischi e poi non sempre si ripetono. Dico questo perché la Audra Mae, tra le altre voci è stata paragonata anche a Mary Margaret O’Hara autrice di quell’unico stupendo disco e poi scomparsa, purtroppo, nel nulla (più o meno).

Qui il sound è volutamente minimale: chitarre acustiche e qualche raro sprazzo elettrico, piano, mandolino, qualche tocco fatato di fisarmonica, una sezione ritmica discreta ma anche swingante, nel senso di leggermente jazzata (ma giusto un tocco). Ma soprattutto tante belle canzoni: dall’iniziale The Happiest Lamb che potrebbe ricordare una Duffy infinitamente più sofisticata ma sempre molto sixties e piacevole passando per la riverberata The Millionaire dove la voce sexy e leggermente rauca della Mae, aiutata da un tappeto di voci di supporto ci regala un piccolo classico di pop music senza tempo. The River è il singolo dell’album, una ritmica vagamente sincopata, una voce pura e vagamente ammiccante e voilà, una Norah Jones meno ingessata nel suo stile. The Snake Bite addirittura ci riporta agli anni ’50, sempre in bilico tra jazz, folk e canzone d’autore e sempre delicatamente fuori moda ma allo stesso tempo attuale. My Lonely Worry è una stupenda ballatona che avrebbe fatto la gioia della K.d. Lang di Ingenue ( e dei suoi ascoltatori); The Fable, con una fisarmonica malandrina, ci porta in quei territori raffinati e rarefatti tanto cari alla O’Hara ma anche alla stessa k.d. Lang, la nostra amica canta con un trasporto fantastico, raggiungendo momenti strepitosi nel ritornello dove la voce si libra verso vette vocali da brivido e goduria estreme, che meraviglia!

Ma è tutto un tripudio di belle canzoni: Lightning in A Bottle, ancora arricchita dalla fisarmonica e da questa voce incredibile, ma anche Sulliivan’s Letter e Smoke sono brani decisamente superiori a quello che si ascolta in giro. Come il folk quasi puro di Bandida con mandolino e atmosfere celtiche e la voce che trova nuove sfumature. La conclusione è affidata a Little Sparrow, solo voce e piano, il brano più “difficile” del disco e altra occasione per ascoltare questa voce in piena libertà.

Segnatevi il nome e ricordate dove lo avete letto una delle prime volte, almeno in Italia. Ormai nella ricerca di “nomi strani” mi mancherebbe un bel disco di musica dei Boscimani del Kalahari ma ho deciso di risparmiarvi.

Bruno Conti

Le 500 Più Grandi Canzoni Di Tutti I Tempi Secondo La Rivista Rolling Stone Parte IX

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Solito appuntamento settimanale, posizioni dalla 81 alla 90.

81) Fats Domino – Blueberry Hill

Nel vasto canone del repertorio di Fats Domino, questo brano è quello che ha raggiunto la posizione più elevata e rappresenta anche la grande scuola musicale di New Orleans. Una strana accoppiata la esegue x283cd_blueberry-hill-celine-dion-and-john_music

82) Kinks – You Really Got Me

Questo è il riff per antonomasia dell’era post R&R, mi sorprende che Louie Louie (che rimane peraltro il riff n.2, esclusi quelli del riffatore per eccellenza Keith Richards che è fuori concorso), la superi alla posizione n.55. La leggenda metropolitana sul fatto che l’assolo sia opera di Jimmy Page, presente in sala come session man, nonostante le smentite di Dave Davies persiste. Questi sono i giovani fratelli Davies watch?v=-2GmzyeeXnQ

83) Beatles – Norwegian Wood (This Bird Has Flown)

Nota come “quella del sitar” lo sapete che, in effetti, il primo musicista rock ad utilizzare un sitar è stato il grande Shawn Phillips? Già dal 1962. Questa è la versione del virtuoso del basso elettrico Victor Wooten.


Victor Wooten – Norwegian wood
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84) Police – Every Breath You Take

Strano ma vero ci sono anche i Police nei top 100! xbmqmr_the-police-every-breath-you-take_music

85) Patsy Cline – Crazy

Questa l’ha scritta Willie Nelson, i Beatles ancora non c’erano e lui nel 1961 era già lì. Eccolo qui con Costello e la di lui consorte Diana Krall watch?v=F5BnCEPr7cU

86) Bruce Springsteen – Thunder Road

Questa è fantastica, come la metti rimane grandissima. Qui dal vivo con Mellissa Etheridge! x8e9dm_melissa-etheridge-bruce-springsteen_music

87) Johnny Cash – Ring of Fire

The Man In Black! x1oipi_johnny-cash-ring-of-fire1969_music

88) Temptations – My Girl

The Black Men! x1fa03_temptations-my-girl_music

89) Mamas And Papas – California Dreamin’

In quel di Monterey…x1ovwy_mamas-and-the-papas-california-drea_music

90) Five Satins – In The Still Of The Night

Titolo e gruppo non vi diranno molto, ma il brano è bellissimo, l’hanno usata in parecchie colonne sonore! x3acwm_the-five-satins-in-the-still-of-the_music Qualcuno ha detto Dirty Dancing? M’era parso!

Come i più attenti avranno notato, su “consiglio” di coloro che stan lassù invece dei video che occupano parecchio spazio ho inserito i link degli stessi, un click e vi si apre un mondo intero!

Settimana prossima ultima puntata.

Bruno Conti