In Viaggio Attraverso Le Note Ammalianti Della Band Di Josh Haden. Spain – Live At The Lovesong

spain live ath the lovesong

Spain – Live At The Lovesong – Glitterhouse Records LP – CD – Download

Josh Haden, leader indiscusso degli Spain,  altri clienti abituali su queste pagine http://discoclub.myblog.it/2016/07/02/nel-nome-del-padre-spain-carolina/ , è un uomo di altri tempi: dopo la morte del padre, il mitico Charlie Haden, contrabbassista jazz di fama mondiale, avvenuta nel 2014, ha portato la sua band a suonare periodicamente (ogni martedì,) sul palco del Love Song Bar di Los Angeles, in serate aperte a continue ospitate (Bill Frisell, Matt DeMerritt, Joe Baiza, Bobb Bruno, Ryan Qualls, Craig Haynes e la sorella Pedra Haden), instaurando quindi un rapporto con il pubblico intimo e coinvolgente. Fortunatamente la benemerita Glitterhouse, dopo aver ascoltato alcuni nastri di questi eventi, si è convinta a farne un disco live, e nelle varie serate a salire sul palco la “line-up” degli Spain era composta da Josh voce e basso, Kenny Lyon alla chitarra, Shon Sullivan alle tastiere, Danny Frankel alla batteria, Joe Wong alle percussioni, riproponendo in versioni alternative e dilatate alcuni brani del proprio repertorio, pescando principalmente dal magnifico esordio The Blue Moods Of Spain, il tutto con la produzione musicale di Nate Pottker.

Come i titoli suggeriscono e chi conosce gli Spain ne troverà conferma, si tratta di musica d’atmosfera, come propone subito l’iniziale e poco convenzionale Tangerine, che  vede come ospite il sassofonista di Macy Gray Matt DeMerritt, a dare un impronta jazz all’arrangiamento del brano, seguito dalla bellissima, ma poco nota, Every Time I Try, cantata da Ryan Qualls che viene ripescata dalla colonna sonora di The End Of Violence, un film del lontano ’97 diretto da Wim Wenders, per poi saccheggiare dal citato The Blue Moods Of Spain una versione “psichedelica” di World Of Blue, dove spicca anche il chitarrista jazz Bobb Bruno, la tenue e come sempre bellissima Untitled N° 1, con il batterista jazz Craig Haynes e la tromba del bravo Mike Bolger, e una stratosferica versione di Ray Of Light dove troviamo sul anche palco la chitarra di Bill Frisell, il basso di Zander Schloss (Circle Jerks, Red Hot Chili Peppers) e il violino della sorella Petra Haden, salutata con giubilo dai clienti (e non poteva essere altrimenti), con tanto di slide e melodica aggiunte alle operazioni, per quindici minuti di musica di altissimo livello.

La parte finale dà spazio alle canzoni più recenti, una From The Dust recuperata da Sargent Place, rivoltata come un  calzino e che vede come ospite la chitarra rock-jazz di Joe Baixa, e con il “southern-rock soft” di Lorelei, tratta dal recente Carolina, per concludere con la classica e meravigliosa Spiritual, un lungo blues con ampio spazio alla voce di Petra e al coro dei Mystery Gospel Choir. Meritati applausi e sipario. Quindi dopo una carriera che ha superato ampiamente le due decadi, certificata dagli otto album precedenti, in bilico fra gli umori contaminati del folk-blues, Americana, e leggere sfumature jazz, occorre anche dire che in questo “live” brani vecchi e nuovi contribuiscono a formare una scaletta ben bilanciata, che non fa che confermare ancora una volta che gli Spain di Josh Haden sono una delle formazioni più interessanti e ingiustamente sottovalutate del sottobosco indipendente americano!

NDT: Se non fosse stato che Los Angeles non è proprio dietro l’angolo, un salto era da fare, ma se per caso dovessero ripetere l’esperienza (durata da maggio 2016 a marzo 2017) e avete un martedì sera libero, fateci un pensierino e andate a bervi una buona birra, in caso contrario “accontentatevi” di questo disco, inizialmente disponibile solo in doppio vinile e per il download, ma a breve previsto anche in una versione a tiratura molto limitata, solo per il mercato americano, in CD.

Tino Montanari

“Nel Nome Del Padre”! Spain – Carolina

spain carolina

Spain – Carolina – Glitterhouse Records

Come ampiamente ricordato da tempo, questo Carolina è il primo album che Josh Haden e i suoi Spain pubblicano dopo la morte del padre Charlie Haden (uno dei contrabbassisti jazz più significativi del 20° secolo e leader della Liberation Music Orchestra), un “gigante”che è stato coinvolto in tutti i precedenti dischi del gruppo, come musicista, e soprattutto come mentore e guida musicale Per il “nuovo corso” il buon Josh ha affidato la produzione al polistrumentista Kenny Lyon (uno che nel corso degli ultimi 40 anni ha suonato con artisti del calibro dei Lemonheads, Sting, Bruce Springsteen, Joe Walsh), un tipo che spazia dalle chitarre alla lap e pedal steel, dal pianoforte alle tastiere, e banjo, con l’apporto alla batteria di Danny Frankel (John Cale, KD. Lang, Marianne Faithfull), la solita componente familiare con la sorella Petra Haden (Decemberists) al violino e parti vocali, il tutto registrato nello Studio Gaylord di Los Angeles (particolare storico, si trova di fronte all’albergo in cui fu assassinato Robert Kennedy).

Il lavoro precedente Sargent Place si chiudeva con You And I (con ospite papà Charlie), e il passato ha una grande rilevanza in questo Carolina, a partire dalle radici country-western del brano iniziale Tennessee, per poi passare alle inconfondibili ballate “eleganti” come The Depression e Apologies, la bellezza “folk-country” di Lorelei, e il triste violino di Petra che accompagna il valzer sofferto di One Last Look (una drammatica storia vera di minatori). Haden e i suoi soci si confermano come sempre “maestri” dei ritmi blandi, del cosiddetto slowcore, con In My Hour, e in particolare con la seguente. magnifica, The Battle Of  Saratoga (il capolavoro del disco, dove il protagonista è un musicista eroinomane), la bellezza melodica di una pianistica Starry Night (altra gemma del lavoro, in stile Tindersticks), il folk-blues rallentato di For You, andando a chiudere con i ricordi dell’ infanzia con la dolce e cadenzata Station 2.

La storia della musica (in genere) è sempre stata piuttosto severa con i figli d’arte (uno per tutti Adam Cohen), Josh Haden (per chi scrive) rappresenta la classica eccezione, e lo dimostra con questo Carolina, dove in queste nuove canzoni, che viaggiano verso una nuova forma cantautorale, riesce mirabilmente ad alternare storie della Grande Depressione (The Depression), a storie di vita vissuta (Battle Of Saratoga e One Last Look) e ricordi della sua infanzia (Station 2), specchio del percorso suo personale e della sua famiglia, tipicamente “americana”.

Con sei dischi in un arco ventennale, gli Spain di Josh Haden restano una sorta di benedizione per gli amanti della buona musica, una delle band più ingiustamente sottovalutate del grande sottobosco indipendente americano, e per chi già conosce il loro percorso musicale l’acquisto di questo CD è quasi obbligatorio; a tutti gli altri consiglio di recuperare almeno il disco d’esordio The Blue Moods Of Spain (dalla splendida copertina in perfetto stile “Blue Note”), dove si trova la conclusiva Spiritual, un prodigio di canzone, quasi otto minuti di musica celestiale (da ascoltare in ogni momento della vita), che rappresenta il punto più alto come autore di Josh Haden. Papà Charlie in un angolo del Paradiso, sarà contento.!

Tino Montanari

Più Che Terribile, Bellissimo, Il Disco ! Decemberists – What A Terrible World, What A Beautiful World

decemberists what a terrible world

Decemberists – What A Terrible World, What A Beautiful World – Rough Trade/Self

La storia dei Decemberists inizia nel 2000 in quel di Portland, quando un ragazzo nativo del Montana Colin Meloy, insieme al bassista Nate Query e alla organista Jenny Conlee, con la collaborazione del chitarrista Chris Funk e del batterista Ezra Holbrook, pubblicano in maniera artigianale il primo EP 5 Songs (01), dischetto che li lancerà verso la produzione musicale professionale, poi avviata con il primo album ufficiale Castaways And Cutouts (02), dove la band svaria tra dolci melodie, arrangiamenti ariosi e anche una lieve forma di psichedelia. Il secondo lavoro dei Decemberists vede l’entrata in formazione di Rachel Blumberg (alla batteria e seconda voce), Her Majestic (03) è  un disco che coniuga sonorità rurali con l’aggiunta di archi e fiati, una sorta di “concept-album” dedicato ad un tema specifico, formula che si ripropone con Picaresque (05), un lavoro più folk con sprazzi pure di sonorità vicine al pop più “raffinato”, a cui fanno seguire The Crane Wife (06), una “miscellanea” di suoni che vanno da richiami seventies, alla psichedelia, e persino intriganti danze gitane.

decemberists 4

Il grande salto arriva con The Hazard Of Love (09), una vera e propria opera-rock dove danno il loro contributo una serie di ospiti (tra i quali Robyn Hitchcock), con una prima parte composta da ballate e madrigali, e una seconda che si affida ad un rock classico, caratterizzato da un suono progressivo e psichedelico e che prende in parte le distanze dal folk degli esordi, per poi arrivare alla maturità con lo splendido The King Is Dead (11), con una fisionomia quasi “indie-rock” (certificata in tre brani del disco) con la presenza del chitarrista dei R.E.M. Peter Buck e di Gillian Welch, seguito da un EP di inediti Love Live The King (11) http://discoclub.myblog.it/2011/11/06/la-band-dell-anno-the-decemberists-long-live-the-king/ , arrivando poi al primo live ufficiale del gruppo, We All Raise Our Voices To The Air (12), dove si evidenzia ancora una volta la bravura della formazione (che nel corso degli anni, ha annoverato tra i suoi componenti anche Petra Haden, e turnisti di valore come la brava Lisa Molinaro, Jesse Emerson e David Langenes), sempre capitanata dal quarantenne Colin Meloy.

colin-meloy-performs-in-williamsburg-brooklyn decemberists 1

Questo nuovo lavoro prodotto come di consueto da Tucker Martine (My Morning Jaket, Neko Case e la moglie Laura Veirs tra i suoi clienti ), vede la line-up del gruppo composta oltre che dal cantante, chitarrista  e compositore Meloy, da Jenny Conlee alle tastiere, piano e fisarmonica, Nate Query al basso e contrabbasso, il “nuovo” John Moen alla batteria e percussioni e il multi strumentista Chris Funk ,(che nel frattempo hanno avviato anche una carriera parallela con i Black Prairie) per quattordici brani pervasi da un senso cristallino della melodia, su un consueto impianto folk-rock. Si parte con The Singer Addresses His Audience una ballata acustica, dove spicca la coralità delle voci, seguita dalla baldanzosa Cavalry Captain, una gioiosa sinfonia come Philomena, che ricorda i favolosi anni ’60,  passando per il pomposo pop del singolo apripista Make You Better https://www.youtube.com/watch?v=Xq76aQRmbQA ,  e la trama sonora pianistica e chitarristica di Lake Song https://www.youtube.com/watch?v=_cErckfwG_8 . Con Till The Water’s All Long Gone si ritorna alla ballata elettroacustica, mentre The Wrong Year è ariosa e frizzante, di tutt’altro tenore la sofferta The Wrong Year con arpeggi di chitarra alla Bruce Cockburn https://www.youtube.com/watch?v=98XFrVREkm8 , per poi volare in Irlanda con Carolina Low e Anti-Summersong  in compagnia di violini, bouzouki e fisarmoniche. Ci si avvia al finale con la western-song Easy Come, Easy Go, un altro brano di spessore come Mistral, andando a chiudere con una ballata romantica come 12/17/12 (con una bella armonica che accompagna la melodia), e una meravigliosa A Beginning Song che inizia dentro una cornice acustica, per poi svilupparsi attraverso un crescendo alla Mumford & Sons https://www.youtube.com/watch?v=Cm6xtkX_Dvs .

decemberists 2 decemberists 3

Passano gli anni, ma Colin Meloy non perde occasione di confermarsi un grandissimo cantastorie (dentro e fuori dai Decemberists), con un gruppo che rimane sempre fedele a sé stesso, e che negli anni, con merito e coerenza, ha consolidato la propria posizione di riferimento nel grande panorama della musica indipendente americana, e non solo. Le illustrazioni del CD, sono curate, com’è consuetudine, dalla moglie di Meloy, Carson Ellis!

Tino Montanari

decemberists what a terrible world deluxe

*NDB Per i più “ricchi” tra voi esistono anche delle versioni Deluxe dell’album, che trovate qui http://www.myplaydirect.com/the-decemberists/features/33948334

I “Notturni” di Josh Haden! Spain – Sargent Place

spain sargent place

Spain – Sargent Place – Glitterhouse Records

Dopo 10 anni di silenzio, questo è il terzo lavoro di Josh Haden e soci nell’arco di due anni, dopo l’ottimo The Soul Of Spain (2012) http://discoclub.myblog.it/2012/06/26/buon-sangue-non-mente-un-affare-di-famiglia-spain-the-soul-o/ e The Morning Becomes Eclectic Session (2013), live registrato negli studi di Radio California KCRW (puntualmente recensiti dal sottoscritto su questo blog http://discoclub.myblog.it/2013/12/07/vero-paradiso-delizie-musicali-spain-the-morning-becomes-eclectic-session/ ). Il titolo dell’album (dalla bellissima copertina), si riferisce all’indirizzo dello studio di registrazione di Gus Seyffert (*NDB accreditato come produttore di Black Keys, Beck, Norah Jones in quasi tutte le recensioni perché così diceva il comunicato stampa della Glitterhouse, ma in effetti “solo” il bassista in tour della Jones e collaboratore dei Black Keys, sempre al basso)), e oltre al consueto nucleo familiare, Josh voce e chitarra, la sorella Petra al violino e il “mitico” papà Charlie ospite al contrabbasso (straordinario jazzista), l’attuale line-up del gruppo è composta da Daniel Brummel alle chitarre, Randy Kirk alle tastiere, Matt Mayhall alla batteria, con il mixaggio dell’esperto Darrell Thorp (Radiohead, Paul McCartney fra i suoi clienti e lui sì, ingegnere del suono per Beck), per l’ennesimo lavoro di classe elegante e ricercato degli Spain, con strumenti dal suono misurato e mai invadente, grazie, in questo caso sì, alla produzione di Seyffert. Con la voce del leader Josh Haden che sussurra brani che uniscono i Cowboy Junkies ai Velvet Underground psichedelici del terzo album, e direi anche ai mai dimenticati (per chi scrive) American Music Club di Mark Eitzel.

spain sargent photo

La triade iniziale è per certi versi spiazzante, a partire dall’inno ipnotico Love At First Sight, seguita dalla struggente ballata https://www.youtube.com/watch?v=5Do2UGK4Y3s The Fighter dove Daniel Brummell è protagonista con il proprio strumento https://www.youtube.com/watch?v=mfcW9OE11cQ e dal minimalismo di It Could Be Heaven. Con From The Dust e Sunday Morning le sonorità si spostano verso uno stile più “bluesy”, per poi passare alla morbida e avvolgente Let Your Angel, un’altra ballad impeccabile dal suono caldo e profondo, come pure la canzone successiva To Be A Man, aperta dalle note del basso di Josh, a cui bastano pochi accordi  selezionati con cura, una chitarra e un piano, per scolpirsi nella mente. Si riparte con In My Soul https://www.youtube.com/watch?v=-Euy195kgXg , una dolce dichiarazione d’amore appena sussurrata e soffusa dalla voce di Josh che introduce il brano più malinconico, una ammaliante You And I in duetto con il capofamiglia Charlie al basso, mentre la conclusiva Waking Song è il brano più scheletrico e rallentato, con un incedere ripetitivo, quasi psichedelico.

spain sargent photo 2

Ancora una volta il gruppo del “predestinato” Josh Haden riesce a reinventarsi senza perdere un briciolo della propria identità, assemblando un cocktail elegante ed equilibrato di blues, rock dolcemente psichedelico, soul e un pizzico di jazz, sussurandolo a voce bassa, quasi in silenzio. Tutti coloro che conoscono l’universo Spain sanno già che fare, a tutti gli altri un consiglio, ascoltatelo, vi costerà meno di una seduta dallo psicanalista!

Esce il 28 febbraio.

Tino Montanari

 

Un Vero Paradiso Di Delizie Musicali! Spain – The Morning Becomes Eclectic Session

spain morning becomes

Spain – The Morning Becomes Eclectic Session – Glitterhouse 2013

Dopo il recente The Soul Of Spain (recensito puntualmente su queste pagine virtuali), l’uscita un po’ a sorpresa di questo live (senza applausi), arriva a ricordarci quanto sono bravi gli Spain di Josh Haden e soci. Questo nuovo CD The Morning Becomes Eclectic Session, registrato alla radio KCRW di Santa Monica (la stessa del recente Live di Nick Cave) il 4 Ottobre 2012 http://www.youtube.com/watch?v=Z8WEDOEe0_Q , comprende una scaletta troppo breve per considerarla come un Best Of, ma più che emblematica di un percorso della loro non immensa produzione  (solo quattro album), comunque depositari di un suono e uno stile (per chi scrive) alla pari della migliore canzone d’autore degli ultimi vent’anni.

Spain-and-ariana

Le delizie partono con la magnifica ballata Nobody Has To Know estratta dal secondo album She Haunts My Dreams (99), mentre la seguente Untiled #1 viene ripescata dal folgorante esordio The Blue Moods Of Spain (95), per poi sciorinare una She Haunts My Dreams, rifatta in una versione più veloce, tolta dai solchi di un lavoro sottovalutato come I Believe (01). Dopo una pausa per spot radiofonici (tutto il mondo è paese), si riparte con un trittico dall’ultimo album The Soul Of Spain, con l’hammond delizioso di I’m Still Free http://www.youtube.com/watch?v=xODZxLaOcmA , il jazz notturno di Walked On The Water e la dolce e lenta ballata Only One http://www.youtube.com/watch?v=7bjcwc72Irc , per poi chiudere con l’immancabile lunga e toccante Spiritual (collocata strategicamente a fine tracklist) http://www.youtube.com/watch?v=OSbPGImK9l4 , cantata e suonata dalle Sisters Haden (Petra al violino, Tanya al violoncello e Rachel alla voce), oltre al fratello Josh alla chitarra, tutti figli del noto musicista jazz Charlie Haden.

spain live kcrw

Su questo The Morning Becomes Eclectic Session, posso sottoscrivere quanto già scritto a proposito della simile operazione condotta recentemente dai Tindersticks, per i fans del gruppo è qualcosa di più di una semplice sessione radiofonica, una rivisitazione di alcune canzoni amate che vengono dall’anima, per tutti gli altri che non conoscono già gli Spain, un’ottima occasione per scoprire la musica e la poesia di una band (per chi scrive) superlativa.

Tino Montanari

Riletture Cinematografiche. Petra Haden Goes To The Movies

petra haden.jpg

 

 

 

 

 

 

Petra Haden – Petra Goes To The Movies – Anti/Self 2013

Vorrei evitare, in queste poche righe, qualsiasi dissertazione sul fenomeno dei figli d’arte, ma devo ammettere che l’uscita di questo CD di Petra Haden, figlia del grande bassista jazz Charlie Haden e sorella di Josh (leader degli Spain) è molto intrigante. Petra, vanta già un nutrito “curriculum” come violinista e vocalist, prima come membro dei That Dog, dei Decemberists e di Tito & The Tarantula e poi attiva con molte collaborazioni con artisti importanti, i più famosi Green Day, Foo Fighter e Beck, esordendo da solista nel 1999 con Imaginaryland, poi l’eponimo Petra Haden nel 2003, seguìto dal “remake” dell’album degli Who Sell Out (2005) rivisitato a cappella.

Accompagnata in alcuni brani dal pianista Brad Mehldau, dal chitarrista Bill Frisell (suo collaboratore nel disco d’esordio omonimo) e dal papà Charlie, la Haden (che da sempre fa uso di sovra incisioni nel suo repertorio), anche in questo lavoro usa questa tecnica vocale per rivisitare alcune (una quindicina) delle più note canzoni scritte per il cinema, passate e recenti, usufruendo di pochissime parti suonate.

Si parte dall’iniziale Rebel Without A Cause Main Tittle (tratta da Gioventù Bruciata), seguita da Hand Covers Bruise (The Social Network), passando per temi leggendari pescati da Bagdad Cafe, Psycho, Goldfinger, Superman, Taxi Driver, Tootsie. Non poteva mancare un riferimento alle nostre  pellicole con Nuovo Cinema Paradiso, Carlotta’s Galop da 8 1/2, e l’epica morriconiana A Fistful Of Dollars Theme da un Per Un Pugno di Dollari, per chiudere con This Is Not America scritta ed eseguita da David Bowie e Pat Metheny, per Il Giorno Del Falco.

Mi sembra opportuno precisare che Petra Goes To The Movies non è certamente un disco di facile ascolto (nonostante la brillante trasposizione dei brani), a meno che non si sia “fans” del vocalese o delle colonne sonore, ma è altrettanto indubbio che Petra sia un’artista di spessore e personalità, come certificato da tutti i componenti della famiglia Haden.

Tino Montanari

Buon Sangue Non Mente, Un Affare Di Famiglia! Spain – The Soul Of Spain

spain the soul of.jpg

 

 

 

 

 

 

Spain – The Soul Of Spain – Glitterhouse 2012

Avviso ai naviganti: il figlio di Charlie Haden è tornato. Gli Spain sono la creatura di Josh Haden figlio d’arte, suo padre è infatti il notissimo bassista jazz, leader della mitica Liberation Music Orchestra, collaboratore stretto di Ornette Coleman e “sideman” in centinaia di dischi. La band si è formata nel ’93 ed ha esordito nel ’95 con l’acclamato The Blue Moods of Spain, ricevendo il plauso della stampa mondiale, e Josh, al tempo in compagnia della sorella Petra si è creato subito un folto seguito. Passati quattro anni da quel disco, ma il progetto Spain nel contempo ha suonato dal vivo ed è apparso in vari album e colonne sonore (come non ricordare l’eccellente brano incluso nella “soundtrack di End Of Violence di Wim Wenders), sono usciti con She Haunts My Dreams e I Believe, per poi terminare la loro storia con il capitolo finale Spirituals The Best Of Spain (2003), con l’aggiunta di due canzoni incise all’inizio di carriera, e di tre registrate dal vivo. La prima “line-up” degli Spain (quella di The Blue Moods of) comprendeva Josh, Petra e Tanya Haden, Merlo Podlewski, Ken Boudakian e Evan Hartzell, mentre per questo ritorno Josh ha voluto rimettere in piedi il gruppo con nuovi membri, Randy Kirk tastiere e chitarre, Matt Mayhall percussioni e batteria, Daniel Brummel chitarre acustiche e elettriche, ma sempre con l’apporto delle tre “grazie” Petra, Rachel e Tanya Haden.

La voce di Josh apre il disco con la dolce Only One in perfetto stile Cowboy Junkies (periodo The Caution Horses), batteria semplice in evidenza, voce profonda e pochi accordi di chitarra. Without A Sound ha un inizio simile ma questa volta è il piano a condurre la melodia a ritmo di valzer, mentre Because Your Love è  ritmica e rimanda ai pezzi dei Velvet Underground. Si prosegue con due ballate, che sono il marchio di fabbrica degli Spain, I’m Still Free e I Love You, con sonorità notturne, e un uso continuo di tastiere e chitarre arpeggiate. Il ritornello di All I Can  Give è ammaliante, mentre nella splendida Walked On The Water brano jazzato e notturno, solcato dal violino di Petra e dal violoncello di Tanya, troviamo il quarto componente della famiglia, la gemella Rachel ai cori. La pianistica Sevenfold potrebbe stare benissimo in un disco di Bruce Hornsby, seguita dal brano più veemente del lavoro Miracle Man, che sfiora la psichedelia. L’intro di Falling ricorda Colour My World (un sottovalutato brano dei Chicago), e la degna chiusura è affidata alla ballata elettrica Hang Your Head Down Low, lunga e sinuosa, che viene introdotta dalla voce profonda di Josh e si sviluppa attraverso rarefatti accordi di chitarra ed un uso semplicemente perfetto delle tastiere.

 Gli Spain danno vita ad una musica dai contorni poetici, con un suono estremamente curato e pulito nel quale brillano i limpidi arpeggi delle chitarre, le misurate variazioni delle tastiere, e la calda e coinvolgente, intima e profonda voce del “leader”. Josh scrive composizioni con testi che hanno spesso temi ricorrenti, come l’amore e le esperienze personali, dal carattere semplice e introspettivo, dalle atmosfere affascinanti e suggestive, che continuano a crescere ascolto dopo ascolto. Se non avete mai incrociato sulla vostra strada le canzoni degli Spain, è sicuramente questa l’occasione per farlo, lasciandovi trasportare nel loro mondo dei sogni, con la musica di Josh Haden, il frutto di uno scrittore sensibile e un musicista di talento.

 Tino Montanari